Repubblica Italiana ASSESSORATO REGIONALE DELL ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE DISPENSA DI PSICOLOGIA

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1 Repubblica Italiana Unione Europea Regione Siciliana ASSESSORATO REGIONALE DELL ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE DISPENSA DI PSICOLOGIA Anno Formativo 2011

2 DISPENSA DI PSICOLOGIA Il ruolo dell Operatore nell accompagnamento globale dell utente. Io Operatore MI IMPEGNO a: STARTI VICINO quando soffri, quando hai paura, quando la medicina e la tecnica non bastano. [1]

3 CAP. 1 LA FIGURA DELL OPERATORE SOCIO-ASSISTENZIALE Par. 1.1 Caratteristiche generali L OPERATORE SOCIO - ASSISTENZIALE è una figura professionale che lavora nell ambito del sociale e dell assistenza ed ha acquisito la qualifica grazie alla frequenza di un corso professionale di specializzazione riconosciuto per tale titolo. L O.S.A è responsabile del benessere generale dell utente assistito sul piano sociopsico-fisico e relazionale. Tale qualifica ha la seguente validità: qualifica valutabile nei concorsi pubblici e privati; qualifica riconosciuta dai centri per l impiego; qualifica valutabile per la fuoriuscita ex art. 23- LSU; accesso graduatoria I.T.P; accesso assistente igienico sanitario; accesso docenza corsi H sostegno ; accesso graduatoria A.T.A; titolo di preferenza ambito di lavoro; credito formativo esami di maturità; credito formativo universitario; aspiranti ad un impiego pubblico; qualifica valida per l insegnamento nei corsi regionali. Par. 1.2 Ambiti di lavoro, utenza da assistere, ruoli e competenze Gli AMBITI DI LAVORO dell O.S.A possono riferirsi sia all area privata che al settore pubblico nonché alle istituzioni scolastiche; l O.S.A infatti lavora: direttamente a casa della persona assistita, all interno del servizio di assistenza domiciliare fornito da enti pubblici (comuni) ed organizzazioni di privato sociale (cooperative, comunità) o per richiesta di privati; in strutture tutelari che sostituiscono l abitazione dell utente e dove gli è fornita l assistenza quando da solo o la sua famiglia non è in grado di farlo (casa di riposo, comunità alloggio, case famiglia, RSA ); nelle strutture scolastiche in ausilio dello svolgimento delle varie attività svolte all interno della classe e fornendo assistenza ai bambini diversamente abili. IL CAMPO DI ATTIVITÀ DELL OPERATORE SOCIO ASSISTENZIALE COMPRENDE L ACCOMPAGNAMENTO E L ASSISTENZA GLOBALE DELLA PERSONA ASSISTITA NEL SUO AMBIENTE ABITUALE (A CASA) IN CENTRI DI DEGENZA E STRUTTURE OCCUPAZIONALI. [2]

4 Gli UTENTI che l O.S.A può assistere sono: persone anziane persone adulte con gravi handicap fisici o psichici e con precedenti di malattia mentale minori allontanati dalla famiglia collocati in strutture residenziali (comunità-alloggio, case-famiglia, istituti) nuclei familiari con persone a rischio o portatori di handicap fisici o persone che necessitano di assistenza psichica persone che vivono in ambienti sociali disagiati tossicodipendenti o malati terminali disabili mentali. Le COMPETENZE dell O.S.A possono essere raggruppate in 4 aree specifiche: aiuto diretto alla persona (lavarla, vestirla, imboccarla, etc ); aiuto domestico (igiene della casa, sanitizzazione dei locali) aiuto logistico complementare o del terzo settore (orario delle terapie, concordare appuntamenti, disbrigo pratiche, etc ); competenze relazionali o di socializzazione( capacità di relazionare con utenti, famiglia,equipe di lavoro). AIUTO DIRETTO ALLA PERSONA: deve favorire l autosufficienza nella vita quotidiana, aiutare nello svolgimento delle attività personali della persona (alzarsi dal letto o coricarsi, pulizie personali, aiuto per il bagno, vestizione, nutrizione, aiuto nell assunzione dei pasti, corretta deambulazione, aiuto per la mobilizzazione). in sostituzione e appoggio dei familiari e su indicazione sempre dei medici è in grado di aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il [3]

5 giusto utilizzo dell apparecchio medico di semplice uso (macchina della pressione, aerosol). deve aiutare nella preparazione delle prestazioni sanitarie; deve osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l utente può presentare (pallore, sudorazione, tachicardia, etc ); deve segnalare al servizio sanitario di base qualsiasi anomalia osservata nella condizione dell utente; può effettuare piccole medicazioni o cambio garza; può controllare ed assistere alla somministrazione della dieta; l O.S.A segue la persona da assistere a domicilio o nelle strutture, sorvegliandola nell applicazione del trattamento terapeutico prescrittole dal medico; l O.S.A può aiutare nelle attività che favoriscono la socializzazione, il recupero ed il mantenimento delle capacità cognitive e manuali. L OSA DI SUA INIZIATIVA NON PUÒ SOMMINISTRARE FARMACI NE PER TIPOLOGIA E NÉ PER QUANTITÀ, MA PUÒ DARE AGLI UTENTI ASSISTITI LA TERAPIA PRESCRITTA DAL PERSONALE MEDICO. Può essere da ausilio al personale sanitario nell attuazione di ALCUNE MISURE TERAPEUTICHE, tra cui: effettuare clisteri; applicare pomate e fasciature; medicazioni di ferite; preparazione e somministrazione di alcune terapie dietro l indicazione del personale medico; rilevazione di vari parametri vitali (controllo della pressione o controllo del peso); attuazione di programmi terapeutici a livello motorio, di ergoterapia e logopedia; pedicure; ginnastica vescicale; assunzione di cibo, inclusa l alimentazione tramite sonda; La programmazione delle misure sopra indicate e la forma di sostegno che l operatore deve prestare nella loro adozione devono essere specificate per iscritto nella pianificazione delle cure e nella relativa documentazione. [4]

6 AIUTO DOMESTICO: l O.S.A collabora nello svolgimento delle attività di carattere domestico; si occupa della cura delle condizioni igieniche e del riordino del contesto abitativo, cambio e lavaggio della biancheria; è responsabile della corretta preparazione e somministrazione dei pasti; osserva le norme igienico-sanitarie; provvede alla sterilizzazione ambientale e degli strumenti di lavoro, cura pulizia e manutenzione delle attrezzature e dell arredo, riordino del materiale dopo l assunzione dei pasti, sterilizzazione del materiale sanitario, secondo le disposizioni avute dall infermiere o dal medico. AIUTO LOGISTICO, COMPLEMENTARE O DEL TERZO SETTORE: l O.S.A si occupa dello svolgimento delle attività amministrative e pratiche burocratiche; si occupa anche di effettuare acquisti per gli utenti e di svolgere piccole commissioni; prepara la documentazione necessaria ai fini dell assicurazione della qualità della vita e si assume la gestione della casa; in collaborazione con il personale dei servizi socio-sanitari, elabora la rilevazione dei bisogni specifici delle persone e dei gruppi da assistere collaborando con l équipe alla stesura dei piani di intervento e dei progetti da realizzare sul territorio e nei servizi; collabora all elaborazione del programma individuale o di gruppo volto a sviluppare le facoltà intellettive e le capacità fisiche delle persone assistite. COMPETENZE DI TIPO RELAZIONALE: L O.S.A deve saper relazionarsi con utenti, famiglie degli utenti ed équipe di lavoro. Il primo strumento di socializzazione è la comunicazione, veicolo che permette di creare delle relazioni o interazioni tra individui. Vi sono altri strumenti di socializzazione, ovvero varie attività artistiche che permettono l espressione della capacità creativa, come laboratori di dècoupage, bricolage, pittura, disegno, teatro, giochi di gruppo, attività culinarie, escursioni turistiche. [5]

7 Par. 1.3 Competenze tecniche e relazionali. Punti fondamentali e di sintesi LE COMPETENZE RICHIESTE ALLA FIGURA DELL OPERATORE SONO QUINDI DI 2 TIPI: COMPETENZE RELATIVE ALLA CONOSCENZA TECNICA COMPETENZE DI TIPO RELAZIONALE COMPETENZE RELATIVE ALLA CONOSCENZA TECNICA: l O.S.A deve conoscere le principali tipologie di utenti e le problematiche connesse ; deve conoscere le diverse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati; conoscere i fondamenti della legislazione socio-sanitaria e dei servizi presenti nel contesto operativo; conoscere le condizioni dell utente e la situazione familiare ; conoscere le modalità di segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi all utente ; conoscere le condizioni di rischio e i vari disturbi mentali ; conoscere i principali interventi di educazione alla salute rivolti agli utenti e ai loro familiari; conoscere l organizzazione dei servizi sociali e sanitari presenti nel territorio; conoscere le nozioni fondamentali di pronto soccorso, psicologia e sociologia. COMPETENZE DI TIPO RELAZIONALE: l O.S.A deve saper lavorare in équipe ; deve sapersi relazionare con altri operatori ed altre figure professionali; deve saper rapportarsi con utente e famiglie comunicando le attività di assistenza coinvolgendo alla comunicazione e al dialogo; deve saper agire in condizioni di emergenza ; deve saper interagire con l utente e il personale sanitario ; si deve saper rapportare con le strutture sociali, ricreative e culturali del territorio; [6]

8 deve saper collaborare alla stesura dei piani di intervento sia individuali che di gruppo; deve essere in grado di partecipare all accoglimento dell utente per assicurare una puntuale informazione sul servizio e sulle risorse; deve essere in grado di gestire la sua attività con la dovuta riservatezza e rispettare l etica e il segreto professionale. La visibilità di ciò che vediamo Sta nelle realtà in cui crediamo. Ci sono occhi che non vedono e orecchie che non sentono Ma il cuore ascolta sempre. [7]

9 L O.S.A NON PUÒ SOMMINISTRARE FARMACI DI SUA INIZIATIVA. È IMPORTANTE CHE L O.S.A PRESTI LA SUA OPERA RISPETTANDO IL SEGRETO PROFESSIONALE E SENZA DIVULGARE NOTIZIE E FATTI CHE ACCADONO NEL LUOGO DI LAVORO. L O.S.A PUÒ SVOLGERE IL SUO LAVORO SIA NEL PUBBLICO CHE NEL PRIVATO ED È TENUTO AD ACCETTARE INCONDIZIONATAMENTE LA TIPOLOGIA DI UTENZA ALLA QUALE DEVE PRESTARE LA SUA ASSISTENZA. È IMPORTANTE CHE ABBIA ACQUISITO DELLE NOZIONI BASILARI DI PSICOLOGIA PER GESTIRE E ORGANIZZARE I RAPPORTI INTERPERSONALI RELATIVI ALL AMBITO LAORATIVO, PER ANALIZZARE E VALUTARE LO STATO DI SALUTE, LE CONDIZIONI FAMILIARI E SOCIO-RELAZIONALI DELL UTENTE, PER CONOSCERE LE CARATTERISTICHE GENERALI DEI VARI DISTURBI MENTALI E SAPER RICONOSCERE I SINTOMI E GESTIRNE LE CONSEGUENZE (ES: GESTIONE DELLE CRISI NEI PAZIENTI SCHIZOFRENICI, COMPARSA DI DELIRI E ALLUCINAZIONI O GESTIONE DI CRISI DEPRESSIVE), SAPER MIGLIORARE LA COMUNICAZIONE E UTILIZZARE UN LINGUAGGIO ASSERTIVO CON COLLEGHI, UTENTI E I LORO FAMILIARI AL FINE DI CREARE UN CLIMA ACCOGLIENTE E COLLABORATIVO. LE NOZIONI DI PRONTO SOCCORSO SONO UTILI ALL O.S.A. PER RICONOSCERE I PRIMI SINTOMI DI UN MALESSERE E FORNIRE I PRIMI AIUTI DANDO COMUNICAZIONE AL PERSONALE MEDICO COMPETENTE. LE NOZIONI DI SOCIOLOGIA SONO UTILI INVECE AL FINE DI FAR CONOSCERE ALL O.S.A. LE CARATTERISTICHE DEL GRUPPO E LE SUE DINAMICHE LA FUNZIONE DELLA COMUNICAZIONE NEL GRUPPO E I GIOCHI DI ANIMAZIONE ALLO SCOPO DI CREARE UN CLIMA DI ACCETTAZIONE PER L UTENTE. [8]

10 CAP. 2 LA PSICOLOGIA E LA SUA IMPORTANZA NEL LAVORO DELL OPERATORE SOCIO-ASSISTENZIALE Par. 2.1 La scienza psicologica: caratteristiche generali, cenni storici, orientamenti teorici La Psicologia è una scienza che studia la mente umana, il comportamento, le relazioni tra gli individui e i vari disturbi mentali. È importante che l Operatore Socio Assistenziale abbia acquisito nel corso della sua preparazione delle nozioni di psicologia per diversi motivi: - per conoscere le varie tipologie di disturbi e assumere atteggiamenti adeguati dinanzi a determinate situazioni (per es. se si lavora con utenti schizofrenici è importante che conosca le caratteristiche della patologia e come interagire con essi in particolari situazioni); - per sviluppare la comunicazione e modificare lo stile comunicativo, - per contribuire a creare un clima collaborativo con gli utenti, le rispettive famiglie e l équipe di lavoro; - per capire le dinamiche di gruppo e svolgere un lavoro sinergico e di rete con le altre figure professionali nell ambito dell assistenza; - per conoscere i limiti, le potenzialità e il vissuto di una determinata persona e iniziare, grazie alla raccolta delle informazioni anamnestiche, ad analizzare e a valutare la situazione familiare, personale, sociale, affettiva e relazionale dell utente. La psicologia è una scienza che ha diverse ramificazioni ed ogni branca approfondisce lo specifico aspetto oggetto di studio a cui si riferisce. Si parla pertanto di psicologia della personalità, di comunità, del colloquio psicologico, dei test di personalità, della tossicodipendenza, sociale, delle dinamiche familiari, giuridica, clinica, psicopatologia, etc Ognuna di esse dedica l attenzione verso tematiche specifiche pertinenti alla materia da studiare. All interno della scienza psicologica si possono distinguere diversi orientamenti di studio, ognuno dei quali privilegia un particolare ambito di ricerca, tra questi è importante annoverare: l orientamento psicoanalitico: che enfatizza lo studio dei processi psichici attuando una sorta di scavo archeologico, come sosteneva Freud (padre della psicoanalisi), nell inconscio e nel vissuto del soggetto e portare alla coscienza contenuti interni rimossi; l orientamento cognitivo- comportamentale: che punta l attenzione invece sul comportamento visibile e mira a modificare variabili [9]

11 disfunzionali; l orientamento sistemico- relazionale: valuta invece il problema come il prodotto di un contesto familiare che funziona male ed è compito dello psicologo sostituire le regole disfunzionali con delle regole funzionali che controllano l intero sistema familiare. L O.S.A lavora nell ambito del sociale, un contesto complesso e piuttosto delicato in quanto si ha a che fare con la sofferenza umana e con tipologie di utenza che possono manifestare sintomi e patologie di una certa gravità con le quali bisogna adottare delle misure preventive e comportamentali adeguate. Lavorare nel sociale significa farsi carico dei disagi e della sofferenza altrui, cercando di attuare anche un certo distacco emotivo e nel contempo cercare di empatizzare con l utente (creando una certa sintonia con il suo vissuto). CAP. 3 FREUD E LA PSICOANALISI Par. 3.1 Freud e la psicoanalisi: caratteristiche generali Freud, medico e psichiatra, nel corso dei suoi studi si interessò di approfondire diverse tematiche come: l interpretazione dei sogni; il lavoro con delle pazienti isteriche che presentavano seri disturbi mentali; l elaborazione di una sua teoria chiamata Teoria dei Luoghi per descrivere la dinamica dell apparato psichico; elaborò un modello di terapia dei disturbi psichici e propose un modello descrittivo degli stadi dello sviluppo psicosessuale del bambino L interpretazione dei sogni Il SOGNO così come viene ricordato e verbalizzato (contenuto manifesto) è l espressione di un contenuto latente, nascosto, inconscio. Il contenuto latente si trasforma in contenuto manifesto attraverso il LAVORO ONIRICO, dando luogo ad un contenuto apparentemente privo di significato ma che dovrà invece essere interpretato. Il SOGNO pertanto può essere definito come l appagamento di un desiderio, perché consente al desiderio stesso di manifestarsi seppure in forma mascherata. L ANALISI permette di individuare il senso del sogno attraverso le associazioni che il paziente fa in relazione agli elementi del contenuto manifesto. [10]

12 La psicoanalisi La PSICOANALISI è per Freud: una teoria e un metodo di ricerca in Psicologia un metodo terapeutico un procedimento per l indagine psichica, la terapia psicoanalitica è fondata sullo svelamento delle rappresentazioni respinte o conservate nell inconscio La teoria dei luoghi: ES, IO, SUPERIO. CONSCIO, PRECONSCIO, INCONSCIO Freud, tra la fine del 1890 e gli inizi del 1920, elaborò una teoria generale della psiche LA TEORIA DEI LUOGHI e si interessò dello studio di particolari fenomeni osservati nella vita psichica normale e patologica e di descrivere e interpretare interessanti casi clinici (il caso di Anna O, il caso del piccolo Hans, ecc ). Freud nella Teoria dei Luoghi collocava la dinamica degli affetti all interno di un APPARATO PSICHICO suddiviso in SISTEMI aventi diverse funzioni. La PRIMA TOPICA dove veniva suddiviso l apparato psichico in: INCONSCIO PRECONSCIO CONSCIO e la SECONDA TOPICA basata sulla differenziazione tra le tre istanze: ES IO SUPERIO Per Freud la METAPSICOLOGIA è costituita dall insieme del punto di vista: TOPICO (struttura dell apparato psichico); DINAMICO (studio dei fenomeni psichici in relazione alle forze che agiscono nella psiche stessa); ECONOMICO (energia che circola e si distribuisce nella psiche). Par. 3.2 Struttura dell apparato psichico secondo la teoria di Freud Freud suddivide nella sua teoria l apparato psichico in: ES, IO e SUPERIO. L ES rappresenta per la psiche il PATRIMONIO EREDITARIO, è la sede di origine delle pulsioni e la fonte principale dell energia psichica. Rappresenta la parte oscura, inaccessibile della nostra personalità. L IO è mediatore del rapporto tra l ES di un individuo e il mondo esterno che, ai fini dell autoconservazione dell individuo stesso, svolge la funzione di CONOSCERE e [11]

13 VALUTARE gli stimoli esterni ed interni. Le minacce provenienti dall ES e dall ambiente provocano ANGOSCIA; quando è possibile, l IO affronta il problema in modo realistico utilizzando le abilità di problem-solving; quando l angoscia è così forte tanto da minacciare di soffocare l IO, entrano in gioco meccanismi di difesa che controllano e alleviano l angoscia stessa apportando distorsioni alla realtà e permettendo, tuttavia, solo un soddisfacimento parziale delle pulsioni. Dall IO si sviluppa durante l infanzia il SUPER-IO nel quale si collocano le influenze dei genitori e delle altre persone significative del proprio ambiente sociale. Esso si sviluppa quando il bambino risolve il suo complesso edipico e sviluppa l identificazione con i genitori. Il SUPER-IO è composto da due parti: la COSCIENZA e l IO IDEALE. La coscienza è fatta dalle proibizioni dei genitori, dalle loro punizioni, regole morali tanto che punisce la persona con i sensi di colpa o con un comportamento autodistruttivo. L IO ideale si riferisce ad un insieme di condotte verso cui la persona tende i propri sforzi. Per Freud l ES e il SUPER-IO, pur differendo in molte cose fondamentali, concordano nel fatto di rappresentare entrambi gli influssi del passato: l ES rappresenta l influsso di ciò che l individuo ha ereditato il SUPER-IO rappresenta l influsso di ciò che egli ha recepito da altre persone l IO invece è determinato principalmente da ciò che l individuo ha sperimentato personalmente, dunque da eventi accidentali e attuali. I processi psichici si qualificano in base al grado di coscienza che possiedono per l individuo. Alcuni processi psichici sono INCONSCI che possono restare tali o divenire CONSCI, anche se incontrano certe resistenze che possono emergere nel processo terapeutico. L INCONSCIO si riferisce a pensieri e sentimenti repressi e quindi sconosciuti. Questo materiale non è in grado di aprirsi alla coscienza e qualora accadesse si assisterebbe ad un aumento delle pulsioni o ad un indebolimento delle difese dell Io. Il PRECONSCIO è capace di diventare conscio attraverso la formazione di immagini mentali o attraverso il linguaggio. Il CONSCIO rappresenta il contenuto di cui la persona è consapevole in quel momento. I pensieri possono passare dal preconscio al conscio rapidamente. Le leggi che regolano i processi dell INCONSCIO e nell ES rientrano nel processo primario regolato dal PRINCIPIO DI PIACERE, ovvero i processi psichici mirano ad ottenere piacere, l attività psichica si ritrae dagli eventi che possono provocare dispiacere attraverso i meccanismi difensivi. [12]

14 Le leggi che regolano i processi nel PRECONSCIO e nella parte COSCIENTE o nell IO, appartengono al PROCESSO SECONDARIO e sono regolati dal PRINCIPIO DI REALTÀ ovvero si impone un esame di realtà ai fini del conseguimento del piacere, non vi è una rappresentazione allucinatoria dell oggetto desiderato ma si produce una rappresentazione mentale adeguata ad esplorare la realtà per ottenere una reale soddisfazione del bisogno. I bisogni dell organismo si esprimono e sono soddisfatti nella vita psichica come PULSIONI ovvero RAPPRESENTAZIONE PSICHICA DEL BISOGNO. La PULSIONE arriva alla META in virtù della sua forza o SPINTA e si dirige su oggetti che possono variare nel tempo. Par. 3.3 Gli stadi, le fasi o i periodi dello sviluppo psicosessuale del bambino FREUD, studiando il bambino nelle esperienze di sofferenza da lui verbalizzate o da lui affrontate, cercò di RINTRACCIARE la rilevanza delle ESPERIENZE PRECOCI legate al rapporto coi genitori (soprattutto al rapporto con la madre). Attribuisce al legame madre-bambino l importanza delle successive relazioni del soggetto da adulto col mondo e le modalità attraverso cui il bambino risolve e appaga i suoi bisogni nel corso dello sviluppo, sottolineando l esistenza o meno di problemi che hanno una certa analogia con caratteristiche della vita adulta. LO SVILUPPO DELLA SESSUALITÀ INFANTILE è stato cadenzato da FREUD in varie fasi, stadi o periodi denominate: ORALE, ANALE, FALLICA e GENITALE e da un PERIODO DI LATENZA. La successione degli stadi prosegue e l energia nasce da un investimento verso un oggetto. Secondo Freud i primissimi anni di vita sono i più importanti per la formazione della personalità, si può capire un comportamento solo se si conosce come si è sviluppato durante la storia precedente della persona. Sia il comportamento normale che anormale hanno le loro radici nei primi anni, quando viene costruita la struttura di base della personalità. Ogni stadio presenta dei nuovi bisogni che devono essere manovrati dalle strutture mentali. Tali bisogni se non vengono soddisfatti possono portare allo sviluppo di atteggiamenti caratteristici, difese, fantasie. Conflitti non risolti in ogni stadio possono essere presenti lungo tutto il corso della vita dell individuo. Il passaggio da uno stadio all altro è biologicamente determinato, il passaggio allo stadio successivo è indipendente dal completamento dello stadio precedente; ogni [13]

15 stadio è centrato su una particolare zona erogena (una zona del corpo che, una volta stimolata, produce tensioni sessuali che hanno bisogno di essere alleviate). FASE ORALE (dalla nascita a 1 anno circa) Le esperienze ORALI presentano al bambino il piacere e il dolore del mondo. Il PIACERE proviene dalla soddisfazioni delle PULSIONI ORALI. Succhiare, mangiare, masticare e morsicare danno GRATIFICAZIONE, ad es. l attività di suzione è finalizzata ad ottenere un PIACERE, nell esercitare tale attività (attaccarsi al seno o al biberon) il bambino va alla ricerca della soddisfazione di un piacere. Durante lo svezzamento può insorgere un problema, il bambino abbandona il SENO MATERNO e per gratificarsi utilizza un altro oggetto. Oltre ad esperire piacere orale, il bambino piccolo si confronta con l esperienza del dolore derivante dalla FRUSTRAZIONE e dall ANGOSCIA. Le tensioni sessuali sono piacevoli se vengono soddisfatte, ma diventano dolorose se non sono appagate e continuano ad aumentare di intensità. Potrebbe capitare che un oggetto preferito, il capezzolo o il biberon, non sia presente nel momento in cui il bambino lo desidera per cui deve aspettare e ciò risulta frustrante. Potrebbe abbandonarsi al soddisfacimento allucinatorio del desiderio, immaginando il biberon desiderato; oppure potrebbe succhiarsi il dito, una coperta o un giocattolo morbido ma il soddisfacimento non è completo. Sono i genitori che insegnano ai bambini come soddisfare le proprie pulsioni; il bambino scopre che la vita comporta delle frustrazioni oltre che piaceri e così sviluppa, per fronteggiare le frustrazioni, modalità che saranno la base della sua personalità futura. Un altra spiacevole sensazione, strettamente collegata alla frustrazione, è l ANGOSCIA. L angoscia ha origine dalla nascita, nel momento in cui il bambino, nel passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina, viene sopraffatto dalle stimolazioni. La sua reazione a questa esperienza traumatica è la PAURA. Da quel momento il bambino sperimenta angoscia in qualsiasi momento sopraggiunga una stimolazione, soprattutto se è di tipo sessuale. Il bambino prova angoscia non solo quando la spinta sessuale diventa troppo intensa, ma anche quando non è presente l oggetto gratificante o teme che l oggetto possa abbandonarlo. L angoscia durante la nascita può essere alla base di manifestazioni di tipo ansioso future. Un eccessiva o una mancata gratificazione può portare all insorgenza di problemi negli anni successivi. [14]

16 Gli effetti di una SCARSA GRATIFICAZIONE sono: angoscia frequente ricerca continua di gratificazione orale nella vita adulta (fumo eccessivo, eccesso di cibo, mangiarsi le unghie, ecc ) pessimismo Se la soddisfazione orale è ESTREMAMENTE GRATIFICANTE, il bambino può incontrare difficoltà a caricare psichicamente nuovi oggetti e si può verificare una fissazione ad uno stadio dello sviluppo psico-sessuale. Per evitare che il bambino negli stadi successivi abbia dei bisogni insoddisfatti, è necessario raggiungere un livello ottimale della gratificazione orale. Per FREUD il modo in cui il bambino si sviluppa durante lo stadio orale crea le basi per la sua personalità di adulto. FASE ANALE (da 1 a 3 anni) Verso la fine dello stadio orale, la personalità del bambino inizia a delinearsi. Crescendo e maturando, il bambino progredisce verso lo stadio anale, i suoi interessi si spostano dalla zona orale a quella anale, quindi il piacere è incentrato nella soddisfazione del bisogno che nasce nella zona anale. Il bambino comincia a farsi influenzare dall ambiente esterno, un eccessivo atteggiamento punitivo in tale periodo comincia ad influenzare il bambino che può provare un SENSO DI VERGOGNA o si crea una situazione di ANGOSCIA e di CONFLITTO. Il bambino deve risolvere il conflitto (un conflitto che può nascere dal controllo degli sfinteri). Il bisogno fisiologico di defecare crea una tensione che viene alleviata dalla defecazione stessa. Tale stimolazione anale e la conseguente riduzione della tensione produce piacere, ma la zona erogena, oltre a produrre piacere, porta a frustrazione e ansietà. Il bambino deve fronteggiare il training a tenersi pulito, se i genitori esigono il controllo degli sfinteri da parte del bambino, il suo desiderio di gratificazione immediata viene frustrato. Se il training a tenersi pulito è troppo rigido, allora la defecazione può diventare per il bambino fonte di angoscia. Alcuni bambini reagiscono a un training severo trattenendo le feci, oppure defecando in tempi e luoghi inadatti. [15]

17 QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PATOLOGICHE PRESENTI NELL ETÀ ADULTA LEGATE A QUESTO STADIO? SENSO DI ORDINE AVARIZIA CONTROLLO (persona con carattere anale, per descrive un soggetto metodico, pedante e ostinato) DISORDINE (eccessiva personalità anale) Se in questo stadio si trova un certo equilibrio tra la gratificazione e l auto-controllo, si permette al bambino lo sviluppo di un Io più maturo, in quanto è stato plasmato dal confronto con la realtà. FASE FALLICA (dai 3 ai 5 anni circa) In questo stadio, piaceri e preoccupazioni sono incentrati sull area genitale. Il compito evolutivo che il bambino deve affrontare in questa fase è la SOLUZIONE DI UN CONFLITTO. Si ha, pertanto, la nascita del COMPLESSO DI EDIPO (nascita di sentimenti di amore verso la figura genitoriale di sesso opposto, la madre, e sentimenti di odio verso la figura genitoriale dello stesso sesso, il padre); il bambino si trova quindi in una situazione triangolare che vive con forte senso di ANGOSCIA. Il bambino prova desiderio sessuale per la propria madre e ha paura che il padre possa castrarlo. Per uscire da questa situazione angosciosa, il bambino rimuove sia il suo desiderio per la madre che l ostilità per il padre. Il bambino risolve il CONFLITTO attraverso il PROCESSO DI IDENTIFICAZIONE (identificazione col padre). L identificazione non è imitazione, ma lo sviluppare un forte legame emotivo nei suoi confronti, si IDENTIFICA con le parti non esterne del padre, INTERIORIZZANDO valori, stili di vita credenze, interessi e atteggiamenti caratteristici del padre. Il bambino apprende un ruolo, un IDENTITÀ DI GENERE, identificandosi nell essere maschio. Il periodo dai 4 ai 5 anni corrisponde ad un periodo temporale, il bambino comincia ad intrattenere rapporti coi propri pari e il gruppo. PERIODO DI LATENZA (dai 5 anni all inizio della pubertà) Tale fase coincide col periodo in cui le pulsioni sessuali sono represse e non emerge alcuna area del corpo che sia fonte di eccitamento. Il bambino investe su altri oggetti e vi è uno spostamento dell energia su altre attività (attività cognitive, intellettuali, scolastiche e giochi con bambini). L energia sessuale, rivolta verso interessi sociali, è intenta alla costruzione di meccanismi di difesa per l IO (spostamento, rimozione). [16]

18 FASE GENITALE (adolescenza, dai 13 ai 18 anni) Gli impulsi sessuali, che erano stati repressi durante il periodo di latenza, ricompaiono a causa dei cambiamenti fisiologici che avvengono durante la pubertà e sono diretti verso un coetaneo di sesso opposto. L obiettivo è il raggiungimento di una intimità sessuale adulta e matura, avente come fine biologico la riproduzione. Alla fine dello stadio genitale viene raggiunta la maturità e l individuo ha una struttura dell IO forte che gli permette di fronteggiare la realtà del mondo adulto. Uno dei conseguimenti più importanti è rappresentato dall equilibrio fra amore e lavoro. Quali sono le caratteristiche presenti nell età adulta per quei soggetti che hanno raggiunto un livello di gratificazione in modo equilibrato? si è avuto il raggiungimento delle varie fasi dello sviluppo; chi supera con successo le fasi dello sviluppo psicosessuale, raggiunge alla fase genitale un legame sessuale equilibrato; la soluzione dei bisogni dello stadio genitale segna la qualità delle relazioni che il soggetto ha con gli altri individui e la capacità di orientarsi verso il mondo delle emozioni, degli affetti e dell amore e verso una attività lavorativa concreta. CAP. 4 LA COMUNICAZIONE Par.4.1 Il concetto di comunicazione La comunicazione è il primo strumento e veicolo di socializzazione. Attraverso il canale della comunicazione si stabiliscono le relazioni, ovvero le interazioni tra gli individui e si creano i rapporti. L essere umano non può non comunicare, infatti la comunicazione non ha un suo opposto anche il silenzio è pertanto una forma di comunicazione. Esistono diversi tipi di comunicazione: COMUNICAZIONE VERBALE o modulo numerico, caratterizzata dallo scambio di informazioni contenuti interni e pensieri tramite il linguaggio; COMUNICAZIONE NON VERBALE o modulo analogico, caratterizzata invece dalla gestualità, mimica, espressione facciale, postura, timbro e tono della voce ovvero il cosiddetto linguaggio del corpo. La comunicazione non verbale, però, non viene sempre interpretata allo stesso modo; ciò dipende dalla soggettiva e personale interpretazione delle emozioni e da ciò che il trasmettitore riesce a trasferire al ricevitore del messaggio. Possono entrare in gioco vissuti personali e modalità soggettive di vivere e interpretare uno stato d animo o un emozione. [17]

19 I 5 Assiomi della comunicazione Alla comunicazione vengono riconosciuti 5 assiomi (o leggi fondamentali): 1. Non si può non comunicare: qualsiasi comportamento, le parole, ma anche i silenzi, l attività o l inattività hanno tutti valori comunicativo e influenzano gli altri interlocutori. In sostanza, non si può evitare di comunicare: il nostro comportamento è già di per sé un messaggio. Per esempio: chi accoglie una persona in silenzio non può evitare di comunicare una sensazione di freddezza; 2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione. Non si trasmettono cioè solo messaggi, ma anche le chiavi per comprenderli. Per esempio il messaggio fai attenzione viene compreso, a seconda del tono e dei gesti, come minaccia, o preghiera o ordine oppure raccomandazione; 3. La natura di una relazione dipende dall intenzione tra i comunicanti. Se lo stesso punto di vista rimbalza senza modifiche fra due persone si realizza una condizione di comunicazione problematica in cui ognuno rimane sulle sue posizioni. Per esempio: il marito si chiude in se stesso e così via; 4. Gli esseri umani comunicano sia col modulo numerico ( = le parole) sia con quello analogico ( = gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, sequenza, ritmo e cadenza delle parole); 5. Tutti gli aspetti di comunicazione sono simmetrici (se basati sull eguaglianza: per esempio. Tu urli e io urlo) o complementari ( se basati sulla differenza: per esempio. Tu mi urli e io mi metto a disposizione). Alcune relazioni ( esempio. Insegnante allievo, medico paziente) sono complementari per natura. Importante è che le due modalità non si fossilizzano mai ( esempio. Tu sei sempre arrogante e io rispondo sempre in modo arrogante). Par. 4.2 La comunicazione nel gruppo. Il gruppo di lavoro Un gruppo di lavoro è costituito da un insieme di individui che interagiscono tra loro con una certa regolarità, nella consapevolezza di dipendere l uno dall altro e di condividere gli stessi obiettivi e gli stessi compiti. Ognuno svolge un ruolo specifico sotto la guida di un leader, basandosi sulla circolarità della comunicazione e provvedendo al benessere dei singoli. Perché un gruppo possa evolversi e maturare nel tempo e per permettere una maggiore collaborazione tra i suoi membri ed una loro partecipazione più attiva, è necessario che si passi dalla semplice interazione ad una vera e propria integrazione, affinché i partecipanti al gruppo possano condividere bisogni ed esigenze. La comunicazione è il processo chiave che permette il funzionamento del lavoro di gruppo poiché permette lo scambio di informazioni finalizzato al raggiungimento dei [18]

20 risultati. Essa presuppone tre livelli: interattivo, informativo e trasformativo. La comunicazione infatti permette di creare interazioni, relazioni; facilita lo scambio di informazioni e conoscenze inerenti al lavoro; produce dei cambiamenti. Par. 4.3 L O.S.A. nel lavoro di gruppo L O.S.A deve saper lavorare in gruppo e condividere saperi e nozioni con l équipe di lavoro. Se l O.S.A è inserito all interno di una comunità terapeutica deve saper creare una sinergia con gli altri membri del gruppo. Il coordinatore affiancato dall assistente sociale e altre figure professionali previste, deve saper mantenere un clima collaborativo, partecipativo e di sostegno all interno del gruppo. L O.S.A. è tenuto a comunicare tutte le vicende che accadono all interno del luogo di lavoro e a condividere o chiedere consigli e informazioni sulle strategie da adottare. Le sue mansioni sono specifiche e l O.S.A è tenuto a svolgerle correttamente, inoltre non deve divulgare notizie e fatti personali degli utenti o ciò che accade all interno del posto di lavoro; deve mantenere il segreto professionale e una certa riservatezza nello svolgimento del suo lavoro. Un ottimo metodo per avere sempre una certa circolarità e un confronto con gli altri componenti del gruppo è quello di saper comunicare e possibilmente utilizzare un tipo di comunicazione assertiva; si viene pertanto a creare un clima partecipativo e di condivisione. Tra gli aspetti negativi dello svolgimento del lavoro di gruppo, potrebbero esserci una scarsa sintonia tra i colleghi, ma utilizzando uno stile comunicativo adeguato si possono evitare incomprensioni. La responsabilità e il potere decisionale è essenzialmente a carico del coordinatore e dell assistente sociale, è ovvio che l O.S.A deve concordare ogni sua iniziativa con queste figure. CAP. 5 I MECCANISMI DI DIFESA Par. 5.1 I meccanismi di difesa: caratteristiche generali I meccanismi di difesa sono utilizzati inconsciamente per salvaguardare l Io, allo scopo di ridurre il conflitto o l angoscia ed evitare qualche sentimento minaccioso come un dolore insopportabile o un trauma. I meccanismi di difesa possono essere un normale funzionamento dell Io, sono solitamente inconsci, sono mutevoli e sono spesso associati a stati psicologici diversi. Vengono suddivisi in: difese primarie, primitive, di ordine inferiore, arcaiche; difese secondarie, di ordine superiore, mature è più evolute. [19]

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