Modelli organizzativi dell assistenza infermieristica (case management) Fabio Giorgi

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1 Modelli organizzativi dell assistenza infermieristica (case management) Fabio Giorgi

2 Modelli Organizzativi Assistenza funzionale Team nursing o piccole équipe Assistenza primaria (Primary Nursing) Assistenza modulare o per settori Assistenza per cellule Chronic Care Model Case Management

3 Modelli Organizzativi Assistenza funzionale I compiti principali sono assegnati dal coordinatore agli altri membri del gruppo di lavoro Team nursing o piccole équipe Si basa sulla collaborazione di più operatori nel prendersi cura di un certo numero di pazienti. Il gruppo è diretto da un Infermiere e può comprendere operatori con minore qualificazione (OSS,OTA) che fanno riferimento a tale figura Assistenza primaria (Primary Nursing) Alla base di questo sistema vi sono i principi di un assistenza personalizzata, continua e di alta qualità. Un Infermiere si occupa di un numero limitato di pazienti e funge da Infermiere Primario o referente

4 Modelli Organizzativi Assistenza modulare o per settori A differenza del Team Nursing l Infermiere non si limita a dirigere gli altri membri del gruppo, che possono essere infermieri generici, OSS, OTA, ma eroga direttamente l assistenza con il loro aiuto ad una parte dei pazienti. Ad ogni modulo (10-12 pazienti) è assegnato un piccolo gruppo di operatori Assistenza per cellule Le cellule si differenziano dai tradizionali reparti ospedalieri perché non sono suddivise per specialità ma sono disegnate per accogliere un alto numero di pazienti con caratteristiche e bisogni simili. L utilizzazione del personale deve rispondere a criteri di efficienza ed efficacia. Il coordinatore dovrà essere affiancato da infermieri che nelle situazioni più delicate si occuperanno del percorso assistenziale (ambulatori, pre-ospedalizzazione,ricovero, intervento, degenza, dimissione, assistenza territoriale, follow-up)

5 Modelli Organizzativi Chronic Care Model Questo modello ha come obiettivo finale un paziente informato ed in grado di autogestirsi, che interagisce con un team multiprofessionale preparato e proattivo, con prevedibili vantaggi in termini di efficienza, di efficacia e di appropriatezza degli interventi. Questo modello riguarda il territorio ed il domicilio ed è rivolto a persone affette da malattie croniche.

6 Modelli Organizzativi Chronic Care Model Sei importanti elementi: Collegamento delle organizzazioni sanitarie con risorse della comunità. Organizzazioni sanitarie che considerano importante la gestione della malattia in ambito extraospedaliero. Il supporto alla cura di sé da parte di pazienti che convivono con la loro patologia per molti anni. Organizzazione del Team (MMG, Infermieri, Educatori ) che distingua accuratamente la gestione programmata dei pazienti cronici dalla cura degli acuti. Standardizzare l attività del Team sulla base di linee guida provenienti dalle evidenze scientifiche (aggiornamento continuo). Presenza di sistemi informativi computerizzati per registri di patologia e pianificare la cura e l assistenza individuale.

7 Case Management Modello gestione del caso Sistema in cui un professionista (case manager) assume il ruolo di gestore del singolo caso diventando la figura di riferimento per il paziente, i famigliari e altri operatori sanitari con la funzione di spiegare il percorso, garantirne e coordinarne l applicazione, aiutare a superare i punti critici Principio organizzativo Responsabilizzazione professionale rispetto alla globalità del percorso assistenziale Assistenza diretta Concepita come governo di un percorso complesso e multiprofessionale Interazione tra operatori Fondamentale secondo la logica del team di lavoro e della progettazione assistenziale Informazioni scritte Individuali e documentate su cartelle del paziente

8 Case Management Informazioni orali scambi continui e confronti diretti Responsabilità l infermiere case manager assume la responsabilità diretta del governo del percorso assistenziale del paziente Controllo fondato sulla documentazione scritta e sulla supervisione del case manager

9 Case Management Vantaggi maggiori soddisfazioni per pazienti e staff migliore qualità assistenziale continuità nelle cure e conoscenza più approfondita delle persone Svantaggi richiede un maggior numero di infermieri richiede indipendenza e responsabilità richiede un organizzazione complessiva per percorsi

10 Léquipe In riferimento ai reparti ospedalieri psichiatrici e alle équipe che vi lavorano, Searles ha affermato che la terapia per i pazienti gravi richiede che determinate funzioni mentali vengano inizialmente attivate fuori dell individuo (nell équipe) e che solo successivamente l individuo se ne possa appropriare. Il paziente grave che riesce ad utilizzare l équipe per attivare processi mentali in cui è carente, probabilmente vive se stesso come tutt uno con l équipe. La fantasia di fusione con l équipe gli permette di fruire dell attività di elaborazione di quest ultima, senza sentire di avere a che fare con un oggetto altro, con qualcosa di diverso da sé. ( Claudio Neri 2004)

11 Léquipe Il modo più chiaro e più semplice di descrivere il tipo di situazione sociale che il paziente dall Io frammentato tende a creare nel reparto è considerare tale situazione sociale un processo per mezzo del quale la differenziazione e successivamente l integrazione dei diversi frammenti dell Io debbono aver luogo in larga misura all esterno del paziente stesso, nelle persone che lo circondano, prima che possano avvenire dentro di lui (Searles 1965)

12 Caratteristiche dell èquipe come base sicura Competenza nel fornire aiuto Capacità di accogliere e di riconoscere i bisogni dell utente Modalità empatiche di interazione Sintonia ( la capacità di lasciarsi portare dall altro ed il sintonizzarsi permettono di condividere esperienze interiori: ciò consente di sentirsi connessi, cioè in sintonia l uno con l altro) Sincronia (modalità temporali di intervento, tempestività e prontezza) Armonia delle azioni tra i membri dell èquipe (minimizzazione di contraddizioni operative) Non intrusività (percezione da parte dell utente di rispetto per la propria quota di autonomia) Stabilità dei suoi membri (minimizzazione della rotazione di operatori) Coerenza delle risposte fornite (minimizzazione del tasso di variabilità di risposte a stimoli simili da parte degli operatori)

13 Dimensioni dell assistenza infermieristica: Tecnica L elemento più importante dell assistenza non si ritrova nell esecuzione di tecniche, ma nel metodo (autonomia, responsabilità e decisionalità dei processi) e nello stile (che viene realizzata attraverso una relazione interpersonale autentica ed empatica con il malato) La tecnica è una componente essenziale sebbene non esclusiva dell assistenza infermieristica La qualità del prendersi cura non dipende dalla scelta della tecnica ma dal suo razionale inserimento in un rapporto professionale autentico, capace di riconoscere nella persona assistita non un oggetto ma un soggetto.

14 Dimensioni dell assistenza infermieristica: La Relazione La relazione è l Assistenza Infermieristica (Hildegard Peplau) La relazione e il rapporto di fiducia tra Infermiere e assistito si fondano sulla comunicazione e sulla pratica e tecnica dell ascolto. Atteggiamenti dell Infermiere secondo Carl Rogers: Considerazione positiva incondizionata: fiducia nelle capacità di ogni individuo di determinare autonomamente la propria salute e il conseguente clima di accettazione nel quale deve svilupparsi il rapporto tra Infermiere e persona assistita. Comprensione empatica: capacità di percepire correttamente lo schema di riferimento esistenziale dell altro e il suo modo soggettivo, come se ci si immedesimasse nell altra persona. Non valutazione e non direttività: capacità di non imprimere una propria direzione, di non suggerire a priori risposte a problemi, dimostrando di avere fiducia nelle capacità di auto-assistenza del malato.

15 Dimensioni dell assistenza infermieristica: L educazione Tutela e promozione della salute e della qualità della vita attraverso il processo educativo che ha per scopo lo sviluppo integrale ed armonico di ogni persona e, nella sua applicazione all assistenza sanitaria (educazione alla salute), la trasformazione delle potenzialità di ciascuno in concrete capacità di auto-cura e auto-assistenza. Risorse: Sapere conoscenze Saper fare abilità Saper essere motivazioni

16 Olismo Approccio filosofico e scientifico dell Infermiere L uomo viene visto come un insieme, una globalità fisica, psicologica, socioculturale e spirituale Il riduzionismo scientifico e della cultura sanitaria dominante non prende in considerazione questi aspetti Evidenziare questi limiti non vuol dire necessariamente assumere una posizione antiscientifica Il riduzionismo è un metodo di indagine scientifica che implica una riduzione per scomposizione dei costituenti elementari La concezione olistica non è antiscientifica ma si alimenta dei risultati della ricerca e si riferisce a teorie accreditate, in particolare ai modelli sistemici, che impongono di osservare e studiare i fenomeni complessi secondo relazioni di funzionalità e non di causalità.

17 Il metaparadigma del Nursing Cornice filosofica dell intera disciplina, dei suoi principi e valori di fondo La persona o il gruppo di persone assistite L ambiente in cui la persona vive o si trova nel momento in cui entra in rapporto con l Infermiere, sia quello inanimato, sia quello composto dalle persone ritenute significative dall assistito La salute L assistenza infermieristica

18 Hildegard Peplau relazione interpersonale professionale Orientamento: questa fase è influenzata dagli atteggiamenti dell infermiere e del paziente, cioè dalla loro reciproca disponibilità di dare e ricevere aiuto. L infermiere, il paziente e la famiglia devono lavorare insieme per identificare, chiarire e definire il problema esistente; tale interazione diminuisce l ansia e la tensione associate alla sensazione di bisogno e di incertezza. I fattori che influenzano il rapporto tra infermiere e paziente sono rappresentati da valori, cultura, razza, religione, educazione, esperienze prgresse, idee preconcette insite in ogni essere umano. Identificazione: la risposta del paziente nei confronti dell infermiere può essere di triplice natura: partecipare ed essere interdipendente, essere autonomo e indipendente, essere passivo e dipendente.

19 Hildegard Peplau relazione interpersonale professionale Utilizzazione: il paziente trae vantaggio dal rapporto terapeutico il quale deve essere mantenuto, privilegiando gli atteggiamenti di accettazione, comprensione e fiducia. L infermiere deve creare un atmosfera psicologicamente terapeutica, nella quale poter identificare e analizzare pensieri, emozioni, sentimenti e comportamenti. Risoluzione: fase in cui il rapporto terapeutico interpersonale tra infermiere e paziente si conclude. Il paziente si libera dall identificazione con l infermiere.

20 Hildegard Peplau relazione interpersonale professionale I ruoli assunti dall infermiere nelle suddette fasi: Estraneo Insegnante Esperto Leader Sostituto Consulente

21 Definizione di crisi in psichiatria cambiamento del comportamento del paziente, nelle sue funzioni o nel suo sistema di riferimento che determina una rottura di un equilibrio psicologico (Factor e Diamond 1996). Il termine crisi non si riferisce alla gravità o alla pericolosità di un problema, ma alla sua novità rispetto alla vita precedente del paziente. Urgenza situazione acuta e grave che richiede un intervento terapeutico immediato. Per urgenza si intende una situazione psicopatologica che necessita di un intervento tempestivo. L urgenza è innanzitutto un concetto clinico, sul quale gravano aspetti sociorelazionali, anche imponenti, o problematiche familiari: Urgenze psichiatriche propriamente dette Urgenze in cui il disturbo psichiatrico è secondario ad un disturbo organico (intossicazione da sostanze, processi involutivi cerebrali, ecc. Urgenze prioritariamente somatiche ( es. delirium tremens) Urgenze legate a conflittualità gravi in ambito familiare o sociale, reazioni ad eventi che espongono a un pesante carico emotivo.

22 Trattamento ospedaliero Pausa Riorganizzazione Nuova direzione per il futuro Luogo sicuro (impedisce di recare danno a se stessi e agli altri) Trattamento farmacologico Infermieri come Io ausiliario Interventi psicoeducazionali con la famiglia e il paziente Preparare a dover affrontare una malattia cronica L obiettivo terapeutico non è la guarigione ma ridurre al minimo la disabilità Importanza di una regolare assunzione dei farmaci Essere in grado di infondere un senso di speranza Sottolineare che molte ricerche suggeriscono che invecchiando i pazienti schizofrenici diventano sempre più funzionali ( Gabbard 2007)

23 Il paziente violento Le patologie psichiatriche che espongono a maggior rischio di comportamento violento sono la schizofrenia, la mania, alcuni disturbi di personalità, le condotte di abuso e alcune lesioni cerebrali. Tra i fattori di rischio sono significativi i pregressi episodi di violenza. I pazienti schizofrenici con comportamento violento sono per lo più di sesso maschile, con una sintomatologia più severa e un precoce esordio della malattia. La schizofrenia è di tipo paranoide, con convinzioni deliranti di tipo persecutorio, a volte aggravata da uso di alcol e di sostanze. La mania può dar luogo a comportamenti violenti quando il paziente avverta la costrizione operata dall intervento degli operatori, per esempio durante un ricovero coatto. Nei disturbi di personalità il comportamento può divenire violento nel corso di un trattamento urgente, quando il soggetto sente di essere abbandonato o rifiutato, minacciato o discriminato.

24 INFERMIERI IN CORSIA (pubblicato sul giornale dell IPASVI di Vicenza 2005) Modello di aggressione nei reparti psichiatrici Variabili del paziente: psicopatologia Considerando le variabili del paziente, si ritiene che la psicopatologia grave (es. schizofrenia di tipo paranoide) sia una delle più importanti cause dell aggressione del paziente. La psicopatologia del paziente conduce al ricovero involontario, ma questo introduce inevitabilmente un certo numero di fattori stressanti. Variabili del reparto: stress ambientale Dopo il ricovero in reparto psichiatrico entrano in gioco molti fattori di stress ambientale: Per esempio, il fatto che il paziente sia generalmente all interno di un ambiente con porte e finestre chiuse a chiave e goda di poca privacy; se il reparto è affollato, può essere esposto ad una sovra stimolazione. Inoltre, al paziente può essere stabilita una terapia che non conosce e/o che non accetta. Tutto questo può dare adito a frustrazione, rabbia e violenza.

25 INFERMIERI IN CORSIA (pubblicato sul giornale dell IPASVI di Vicenza 2005) Modello di aggressione nei reparti psichiatrici Variabili dello staff: stress comunicativo Contribuisce a provocare l aggressione anche una difficile comunicazione fra staff e paziente. Per prevenire questo, bisogna spiegare al paziente attentamente e ripetutamente le finalità del trattamento e le regole di reparto. L atteggiamento di chiusura dello staff e l impossibilità per il paziente di ottenere informazioni sul suo piano di cura possono indurre all aggressività. Così come l incoerenza del personale nel delimitare i limiti del setting può agire come elemento comunicativo stressante. Variabili del paziente: distorsioni percettive Nel centro del modello, al livello delle variabili del paziente, la percezione della situazione gioca un ruolo chiave perché un paziente diventi aggressivo o no. Sotto l influenza della psicopatologia, lo stress ambientale e comunicativo può alimentare interpretazioni distorte delle attività del reparto. Esempi di interpretazioni erronee: Mi stanno rinchiudendo per sempre. Mi stanno avvelenando lentamente con le medicine.

26 INFERMIERI IN CORSIA (pubblicato sul giornale dell IPASVI di Vicenza 2005) Modello di aggressione nei reparti psichiatrici Circolo vizioso Dopo il primo eccesso aggressivo, può instaurarsi un circolo vizioso. Come reazione ai comportamenti violenti del paziente, il livello di stress ambientale può aumentare per salvaguardare la sicurezza delle persone: Il paziente può subire un trattamento coercitivo, o gli si può impedire di lasciare il reparto. Queste misure possono confermargli l errata convinzione di essere in pericolo in reparto e renderlo più diffidente nei confronti del team. I comportamenti aggressivi possono indurre nei membri dello staff reazioni controtrasferali negative (es. rabbia, ansietà), creando ulteriori problemi comunicativi. Come conseguenza dell aumento di stress ambientale e comunicativo può instaurarsi un modello ripetitivo di comportamenti violenti, seguito dall uso di misure sempre più restrittive.

27 G Ital Med Lav Erg 2007; 29:

28 Il paziente violento Lo studio ha evidenziato un rischio relativo elevato di aggressioni per il personale infermieristico in caso di ricovero per trattamento sanitario obbligatorio. Questo dato conferma la rilevanza degli infortuni sul lavoro da aggressioni denunciati dal reparto psichiatria negli stessi anni e annotati nel registro infortuni negli anni Il datore di lavoro ha la responsabilità di prevenire la violenza su lavoro e di adottare le pratiche di lavoro che prevengano i rischi sul personale. Riconoscere il rischio da violenza, inserirlo nel documento di valutazione dei rischi, svolgere un monitoraggio specifico che porti alla prevenzione e se necessario alla compensazione, svolgere la formazione in senso preventivo rappresentano i modi per conoscere il fenomeno e contribuire alla prevenzione delle circa persone che in Europa sono uccise dagli infortuni intenzionali o non. Prevenire e controllare infortuni non intenzionali e la violenza rappresenta una priorità per l azione di sanità pubblica che necessita di un forte impegno soprattutto nel settore della cura.

29 Fattori organizzativi di prevenzione dell aggressività Fattori umani Clima di reparto (relazione/comunicazione staff dirigenza, staff - utenti); Numero, preparazione, motivazione, qualifica, attitudini del personale; Formazione continua e specifica riguardo alla previsione/gestione della violenza e le tecniche di comunicazione. Clima di reparto Clima di reparto è un concetto generico prodotto da molti fattori, in particolar modo dalla filosofia prevalente del servizio. E anche il risultato della comunicazione fra dirigenza - staff - utenti e del tipo e grado di formazione di ogni figura. Katz & Kirkland (1990) affermano che nei reparti violenti e non violenti si possono distinguere modelli diversi di organizzazione sociale e di comportamenti dello staff. La violenza tende ad essere più frequente e grave in reparti nei quali le funzioni dello staff non sono chiare e nei quali le attività, gli incontri, o le interazioni staffpaziente non sono prevedibili, quando permane uno stato di incertezza. Un buon clima è di per sé terapeutico ed è determinato anche dalla disponibilità di attività utili e stimolanti per i pazienti, che hanno un potente effetto nella qualità di vita che si sperimenta nel reparto. Quando invece il clima è teso, intollerante, indifferente alla sofferenza, vanifica qualunque intervento terapeutico specifico ed è possibile che i pazienti siano più a rischio di comportamenti violenti.

30 Fattori strutturali Architettura di reparto Arredi Organizzazione e gestione degli spazi. Architettura di reparto Il Royal College of Psychiatrists (1998) raccomanda che la qualità del design e degli arredi dei reparti di psichiatria debba essere certificata, questi dovrebbero essere così confortevoli quanto un moderno hotel. Un ambiente fisico progettato appositamente deve prevedere: Spazio sufficiente Confort adeguato Salvaguardia della riservatezza e sicurezza individuale (Zaffini R. e coll., 2003). Il sovraffollamento, per molti autori, sembra essere alla base di molti atti aggressivi.

31 Fattori strumentali Le linee di condotta sono il fondamento di un approccio organizzativo ad ogni problema perché rendono esplicite le responsabilità sia dei dirigenti che degli operatori, determinano gli standard di pratica accettabile e di fatto dichiarano la cultura del team. Linee di condotta (linee guida, protocolli, procedure) per: Prevenire, gestire l emergenza Stabilire modalità e parametri di accettazione dell utente in reparto (adeguatezza del ricovero). Un grosso problema è che ancora adesso il SPDC è nell immaginario collettivo il luogo di contenimento di tutte le condotte dissociali. Chiarire e distinguere le competenze dell operatore sanitario e delle Forze dell Ordine, perché non ci può essere confusione di ruoli, e stabilire le circostanze e modalità di una eventuale collaborazione. Piano delle attività degli utenti.

32 La Riforma delle professioni sanitarie ed il riordino del SSN L.341/90 D.Leg.vi 502/92 ; 517/93; 229/99 L.43/06 L.4/4/2002 n 56 L.1/2002 D.M. 2 Aprile 2001 D.M. 509 /99 Profili Professionali Ordinamenti Didattici Legge 42/99 Codici deontologici Legge 251/00

33 Indice cronologico principali norme di interesse infermieristico L. 341/90 (istituzione diplomi universitari) D. Lgs 502/92 (e succ.mod e int.517/93-229/99) DM 739/94 (Profilo professionale) L. 42/99 (Disposizioni in materia di professioni sanitarie) DM 509/99 (Regolamento autonomia universitaria) Codice deontologico (Versione 1999) L. 251/2000 (Disciplina delle professioni sanitarie)

34 DM 2 Aprile 2001 (Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle professioni sanitarie) L. 1/02 (Disposizioni urgenti i materia sanitaria) L. 56/02 (Commissione ECM) DM 270/04 (Modalità e contenuti prova di ammissione ai corsi di laurea specialistica delle professioni sanitarie per l'anno accademico 2004/05) L. 43/06 (Carriere e ordinistica)

35 L 341 /90 Legge 19 novembre 1990, n "Riforma degli ordinamenti didattici universitari." (Pubblicata nella G.U. 23 novembre 1990, n. 274.) Art.1. Titoli universitari. 1. Le università rilasciano i seguenti titoli: a) diploma universitario (DU); b) diploma di laurea (DL); c) diploma di specializzazione (DS); d) dottorato di ricerca (DR).

36 Legge 341/90 Art. 2. Diploma universitario 1. Il corso di diploma si svolge nelle facoltà, ha una durata non inferiore a due anni e non superiore a tre, e comunque corrispondente a quella eventualmente stabilita dalle norme della Comunità economica europea per i diplomi universitari di primo livello ed ha il fine di fornire agli studenti adeguata conoscenza di metodi e contenuti culturali e scientifici orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifiche aree professionali.

37 Legge 341/90 2. Le facoltà riconoscono totalmente o parzialmente gli studi compiuti nello svolgimento dei curricula previsti per i corsi di diploma universitario e per quelli di laurea ai fini del proseguimento degli studi per il conseguimento, rispettivamente, delle lauree e dei diplomi universitari affini, secondo criteri e modalità dettati con i decreti di cui all'articolo 9, comma 1, fermo restando in ogni caso l'obbligo di tale riconoscimento.

38 Legge 341/90 Art. 3. Diploma di laurea 1. Il corso di laurea si svolge nelle facoltà, ha una durata non inferiore a quattro anni e non superiore a sei ed ha il fine di fornire agli studenti adeguate conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici e professionali di livello superiore.

39 Legge 341/90 Art. 4. Diploma di specializzazione 1. Il diploma di specializzazione si consegue, successivamente alla laurea, al termine di un corso di studi di durata non inferiore a due anni finalizzato alla formazione di specialisti in settori professionali determinati, presso le scuole di specializzazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162.

40 Legge 341/90 Art. 5. Dottorato di ricerca 1. I corsi di dottorato di ricerca sono regolati da specifiche disposizioni di legge.

41 Legge 341/90 Art. 7. Disposizioni per le scuole dirette a fini speciali 1. Entro un anno dalla pubblicazione dei decreti di cui all'articolo 9, le università deliberano la soppressione delle scuole dirette a fini speciali, ovvero ne prevedono, nello statuto: a) la trasformazione in corsi di diploma universitario; b) la conferma secondo il loro specifico ordinamento.

42 Legge 341/90 Art. 9. Ordinamento dei corsi di diploma universitario, di laurea e di specializzazione 1. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o più decreti del Presidente della Repubblica, adottati su proposta del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, sono definiti ed aggiornati gli ordinamenti didattici dei corsi di diploma universitario, dei corsi di laurea e delle scuole di specializzazione e le rispettive tabelle.

43 Legge 341/90 2. I decreti di cui al comma 1 sono emanati sentiti, per le rispettive materie, i rappresentanti dei collegi e degli ordini professionali, nell'osservanza dei seguenti criteri: a) devono rispettare la normativa comunitaria in materia; b) devono realizzare una riduzione delle duplicazioni totali o parziali e la ricomposizione o la riconversione innovativa degli insegnamenti secondo criteri di omogeneità disciplinare, tenendo conto dei mutamenti sopravvenuti nelle aree scientifiche e professionali; c) devono determinare le facoltà e la collocazione dei corsi nelle facoltà, secondo criteri di omogeneità disciplinare volti ad evitare sovrapposizioni e duplicazioni dei corsi stessi, e dettare norme per il passaggio degli studenti dal precedente al nuovo ordinamento;

44 Legge 341/90 d) devono individuare le aree disciplinari, intese come insiemi di discipline scientificamente affini raggruppate per raggiungere definiti obiettivi didattico-formativi, da includere necessariamente nei curricula didattici, che devono essere adottati dalle università, al fine di consentire la partecipazione agli esami di abilitazione per l'esercizio delle professioni o l'accesso a determinate qualifiche funzionali del pubblico impiego; e) devono precisare le affinità al fine della valutazione delle equipollenze e per il conseguimento di altro diploma dello stesso o diverso livello; f) devono tenere conto delle previsioni occupazionali

45 Legge 341/90 Art L'istituto del contratto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e dal decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, si estende ai corsi di diploma universitario. Per i professori a contratto sono rispettate le incompatibilità di cui all'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e successive modificazioni.

46 Legge 341/90 Art. 13. Tutorato 1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge ciascuna università provvede ad istituire con regolamento il tutorato, sotto la responsabilità dei consigli delle strutture didattiche. 2. Il tutorato è finalizzato ad orientare ed assistere gli studenti lungo tutto il corso degli studi, a renderli attivamente partecipi del processo formativo, a rimuovere gli ostacoli ad una proficua frequenza dei corsi, anche attraverso iniziative rapportate alle necessità, alle attitudini ed alle esigenze dei singoli. 3. I servizi di tutorato collaborano con gli organismi di sostegno al diritto allo studio e con le rappresentanze degli studenti, concorrendo alle complessive esigenze di formazione culturale degli studenti e alla loro compiuta partecipazione alle attività universitarie.

47 Legge 341/90 Art. 14. Settori scientifico-disciplinari 1. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o piu' decreti del Presidente della Repubblica, omsissi gli insegnamenti sono raggruppati in settori scientifico-disciplinari in base a criteri di omogeneità scientifica e didattica. Sulle proposte del Ministro esprimono il proprio parere, nel termine perentorio di novanta giorni, le facoltà interessate. 2. Il decreto o i decreti di cui al comma 1 stabiliscono la pertinenza delle titolarità ai settori scientifico-disciplinari, individuati ai sensi dello stesso comma 1, che costituiranno i raggruppamenti concorsuali.

48 D. LEG.VO N 502/92 N E 517/93 ART. 6 C.3 LA FORMAZIONE DEL PERSONALE SANITARIO INFERMIERISTICO TECNICO E DELLA RIABILITAZIONE, AVVIENE IN SEDE OSPEDALIERA OVVERO PRESSO ALTRE STRUTTURE DEL SSN E ISTITUZIONI PRIVATE ACCREDITATE. I REQUISITI DI IDONEITA E L ACCREDITAMENTO DELLE STRUTTURE SONO DISCIPLINATI CON DECRETO DEL M.U.R.S.T. E DEL M.S.

49 ARTICOLO 6 D. Lgv.. 502/1992 ART. 6 C. 3 per tali finalità le regioni e le università attivano appositi protocolli d intesa d... la titolarità dei corsi d insegnamento d previsti dall ordinamento didattico è affidata di norma a personale sanitario dipendente dalle strutture presso le quali si svolge la formazione i rapporti in attuazione delle predette intese sono regolati con appositi accordi tra le università e le istituzioni sede di formazione

50 ARTICOLO 6 D. Lgv.. 502/1992 ART 6 C. 3 I diplomi conseguiti sono rilasciati a firma del responsabile del corso e del rettore dell Universit Università. L esame finale abilita all esercizio professionale. Nelle commissioni d esame d è assicurata la presenza di rappresentanti dei Collegi Professionali

51 D.M.739/94 Profilo professionale D.M.739/94 Profilo professionale Articolo E' individuata la figura professionale dell'infermiere con il seguente profilo: l'infermiere è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale è responsabile dell'assistenza generale infermieristica. 2 - L'assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l'educazione sanitaria.

52 D.M.739/94 Profilo professionale D.M.739/94 Profilo professionale 3 - L'infermiere: a) partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; b) identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; c) pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; d) garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche;

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