A.I.F.I. INCUBATORI PRIVATI: REALTÀ INTERNAZIONALE E MODELLO ITALIANO

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1 A.I.F.I. INCUBATORI PRIVATI: REALTÀ INTERNAZIONALE E MODELLO ITALIANO Collana Capitale di rischio e impresa Quaderno n.10 ASSOCIAZIONE ITALIANA DEGLI INVESTITORI ISTITUZIONALI NEL CAPITALE DI RISCHIO

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3 COLLANA CAPITALE DI RISCHIO E IMPRESA QUADERNO N.10 3

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5 INCUBATORI PRIVATI: REALTÀ INTERNAZIONALE E MODELLO ITALIANO Collana Capitale di rischio e impresa Quaderno n.10 5

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7 Indice Premessa L attività d incubazione: aspetti definitori Introduzione La classificazione degli incubatori di impresa secondo il modello Nordamericano L attività di incubazione svolta dalle società di venture capital Gli incubatori non-profit Gli incubatori universitari Gli incubatori promossi da wealthy individual Gli incubatori promossi da società con centri di ricerca e sviluppo interni Gli incubatori promossi da holding companies Gli incubatori promossi da grandi società di consulenza Gli incubatori promossi da società di prodotto I facilitatori L attività di incubazione in USA L attività di incubazione in Italia Considerazioni iniziali Gli incubatori profit oriented Gli incubatori non-profit Gli incubatori universitari La ricerca sugli incubatori profit oriented Metodologia e criteri seguiti nel corso della ricerca L origine, la dimensione e la portata del fenomeno Le principali caratteristiche strutturali degli incubatori I settori di investimento, le modalità di ricavo e i modelli di riferimento...51 Bibliografia selezionata

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9 PREMESSA Il presente lavoro si pone l obiettivo di fornire un primo quadro sull attività di incubazione di impresa cosiddetta profit oriented, rappresentante una realtà in forte evoluzione nel nostro Paese e in gran parte dell Europa continentale. A partire dalla seconda metà del 1999, infatti, per lo più sulla scia di una sempre maggior diffusione delle nuove tecnologie e applicazioni informatiche Internet related e sulla base di esperienze già sperimentate con successo negli Stati Uniti, anche in Italia sono state lanciate diverse iniziative, di diversa matrice, finalizzate al sostegno di imprese di nuova costituzione o, molte volte, al supporto di aspiranti neo-imprenditori per la trasformazione della loro idea di business in impresa. Nell ambito della sua attività, A.I.F.I., rappresentando fin dalla sua fondazione gli interessi degli operatori di venture capital presenti nel nostro Paese, ha da sempre prestato particolare attenzione ai contesti istituzionali e di mercato relativi al supporto per la nascita di nuove imprese. L attività di incubazione, sia essa svolta da soggetti pubblici o privati, rientra negli sviluppi che interessano A.I.F.I. Proprio al fine di approfondire l argomento e affrontarne, in chiave istituzionale, le problematiche, A.I.F.I. ha costituito al suo interno una commissione di studio. È in tale ambito che si è deciso di approfondire le caratteristiche dell attività di incubazione profit oriented, i cui attori si sono recentemente affacciati nel nostro sistema. Pur consapevoli del ruolo dominante che in questo campo compete alle istituzioni pubbliche e universitarie, la volontà di approfondimento degli attori privati e orientati al profitto è nata dall esigenza di meglio comprendere una realtà del tutto nuova per il nostro Paese, e valutarne la complementarietà con gli altri attori del mercato. Inoltre, nell ambito di un sistema in continua evoluzione, tanto concettuale, quanto strategica e, ancor più, terminologica, attraverso questo primo studio sugli incubatori privati attivi in Italia, si è voluto proporre un tentativo di descrizione delle attività svolte da tali operatori, indipendentemente dalle diverse denominazioni attribuite, spesso derivanti da un eccessivo tentativo di segmentazione di un mercato ancora molto giovane. Analizzare il ruolo e le attività svolte dai singoli operatori, prima che il modello di business, è infatti stato l obiettivo primario della ricerca, che sarà con ogni probabilità replicata a cadenza periodica e con riferimento, speriamo, ad una sempre maggiore pluralità di 9

10 soggetti. A questo proposito, anche il fatto che questo studio venga pubblicato in un momento in cui le condizioni di base, con riferimento al mondo Internet in quanto tale, risultino radicalmente modificate rispetto al periodo di analisi, vuole essere stimolo per aiutare ad individuare coloro che, più degli altri, sapranno o hanno saputo,adattarsi ai cambiamenti di un sistema dinamico per definizione, quale quello della nuova imprenditorialità. È importante sottolineare come quanto analizzato con riferimento all Italia, corrisponda, in modo coerente, con quanto verificatosi a livello Europeo, quando, a partire dagli ultimi mesi del 1999, le iniziative private di società specializzate in attività di incubazione, prima in forma cosiddetta indipendente e, subito dopo, come emanazione di strutture industriali, di consulenza, o finanziarie, sono andate moltiplicandosi. Il presente studio, è dunque partito da un analisi degli aspetti definitori dell attività di incubazione, prendendo spunto sia dalla più recente letteratura internazionale, che da uno studio della società canadese Microforum, orientato a classificare ed esaminare i diversi attori del cosiddetto ecosistema di incubazione di impresa. Successivamente, per meglio comprendere il fenomeno, si è fatto riferimento alla realtà senza dubbio più evoluta quale quella statunitense. Anche in questo caso, l accostamento non si è posto l obiettivo di giungere ad un mero confronto o tentativo di classificazione dei diversi attori, di fatto oggi resa impossibile dal diverso grado di maturità del sistema, ma di fornire una chiave di lettura di quali potrebbero essere gli elementi comuni, quelli di strutturale diversità, e le possibili evoluzioni. Da ultimo, è stata esaminata l attività di incubazione realizzata nel nostro Paese, con un approccio sintetico per ciò che riguarda il ruolo e le caratteristiche operative degli incubatori pubblici e universitari e focalizzandosi maggiormente, attraverso l esposizione dei risultati della ricerca condotta sul campo, sul sistema degli incubatori profit oriented. Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del presente Quaderno e all elaborazione dei contenuti sia empirici che teorici: dallo staff di IdeaUp, che, in particolar modo nella persona di Andrea Elestici, ha promosso e collaborato alla realizzazione della ricerca sul contesto italiano, a Diego Dall Orto 10

11 e Matteo Facoetti, che hanno lavorato con impegno sia nella raccolta delle informazioni sul campo, sia nella stesura dei testi definitivi. Milano, aprile

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13 1. L ATTIVITÀ D INCUBAZIONE: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Introduzione Il deficit nella nascita di nuove iniziative imprenditoriali high tech costituisce uno dei principali vincoli alla diffusione di nuove ondate tecnologiche, in grado di creare nuova ricchezza e nuova occupazione. A livello di problematiche istituzionali o, comunque, di carattere macro, le ragioni di questo ritardo vanno ricercate in una serie di motivi: la distanza tra il mondo della ricerca e il sistema delle imprese; la carenza di servizi per l innovazione; l assenza di un reale mercato del trasferimento di tecnologie; la difficoltà del mercato del venture capital di intervenire nelle fasi di seed capital. Trovare i capitali necessari per portare una neo-azienda ad affacciarsi con solidità sul mercato, soprattutto per le start up che operano esclusivamente o prevalentemente con le nuove tecnologie, presenta problemi molto particolari, ai quali le strutture finanziarie tradizionali difficilmente possono far fronte. Le imprese tecnologiche, infatti, sono caratterizzate da peculiarità strutturali, che necessitano di una assistenza mirata ed intensa, soprattutto nelle primissime fasi di vita delle stesse. In prima analisi si può affermare che affinché si possano sviluppare iniziative imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico o, più semplicemente, iniziative che utilizzino la tecnologia esistente per inventare nuovi prodotti e processi (aziende innovative), è soprattutto necessario un ecosistema imprenditoriale, che sia flessibile, dinamico e preparato. Nei sistemi anglosassoni, le relazioni virtuose tra il mondo della ricerca, il sistema imprenditoriale e le esternalità necessarie alla nascita delle nuove iniziative imprenditoriali sono largamente diffuse sul territorio e si sono concretizzate in spazi urbani o locali specializzati, nei quali sono presenti tutte le condizioni necessarie allo sviluppo della nuova imprenditorialità: tecnologie, capacità imprenditoriali, spazi attrezzati, servizi avanzati, capitali. 13

14 Al contrario, ove i mercati non sono in grado di creare autonomamente le esternalità necessarie si rende opportuna la creazione sia di luoghi istituzionali ad hoc 1 che fungano da elementi catalizzatori (in grado di attrarre e sviluppare le risorse, le expertise e le reti di sistema capaci di avviare il circolo virtuoso che va dall opportunità tecnologica all attività imprenditoriale), sia di infrastrutture dedicate alla disseminazione delle tecnologie innovative 2. Sostenere economicamente un progetto che possa diventare un impresa solida e redditizia richiede, infatti, competenze nuove, profonda conoscenza delle tecnologie utilizzabili e, soprattutto, quella visione imprenditoriale indispensabile per selezionare, tra le molte iniziative possibili, quelle che effettivamente possono garantire qualche chance di successo. A tal fine, già da qualche anno, operano società focalizzate nel supportare neo imprese e società innovative nella generazione del proprio spazio sul mercato, impegnate a seguire le start up fin dalle prime fasi del loro ciclo di vita, aiutandole a sviluppare il proprio business, fino ad accompagnarle alla quotazione in Borsa. Queste specifiche realtà vengono definite incubatori e il loro scopo è proprio quello di fornire alle nuove iniziative imprenditoriali tutto ciò che possa aiutarle per nascere e crescere, offrendo spazi fisici dove poter muovere i primi passi, servizi amministrativi ed organizzativi, reclutando il personale più qualificato, fornendo assistenza nella redazione del business plan e, al momento opportuno, offrendo quei contatti e quella credibilità indispensabile per attrarre gli investimenti dei venture capitalist. Un vero incubatore, infatti, non si occupa primariamente di fornire capitali, ma di aiutare un progetto a concretizzarsi in un impresa. Occorre pertanto evitare di sovrapporre queste due figure chiave, incubatori e venture capitalist, per non confondere due ambiti di attività molto diversi tra loro. Mentre gli incubatori operano prevalentemente nella fase immediatamente precedente il finanziamento vero e proprio, dallo sviluppo del business plan ai primi cinque, sei mesi di attività, 1 D. Siniscalco, Gli incubatori, veri talent scout alle spalle dei nuovi imprenditori, Il Sole 24 ore, 6/6/ M. Marinazzo, Science parks and local technology infrastructures: demand driver approaches from SME s point of view, in Campo dall Orto S. (a cura di) Managing technological knowledge transfer, Cost/European Union,

15 i venture capitalist intervengono successivamente, per supportare tutte quelle iniziative che necessitano di finanziamenti maggiori e a più lungo termine. A livello finanziario, un incubatore fornisce il seed money, ossia il capitale per far nascere l attività imprenditoriale e, solo quando l attività si è ormai consolidata, lascia al venture capital il secondo round di finanziamento. Tutto ciò ha contribuito a rendere la figura dell incubatore complementare a quella dell investitore nel capitale di rischio, tanto che oggi risulta assai frequente che un venture capitalist si presti a finanziare un idea precedentemente seguita da un incubatore. Grafico 1.1: Stadi di sviluppo dell impresa e ruolo degli operatori finanziari VALORE DELL IMPRESA Mercato/Operatori strategici Venture Capitalist Incubatori 1 round di finanziamento 2 round di finanziamento 3 round di finanziamento IPO Tempo Fonte: M. Livian, Valutazioni.com, EGEA, Milano 2000 Caratteristica comune ad entrambi gli operatori risulta essere, invece, la naturale assunzione del rischio, ma secondo le prime stime, mentre le aziende che ricevono 15

16 il seed money hanno successo all incirca una volta su tre, il second round fa registrare successi intorno al 50% dei casi. Una delle principali differenze tra incubatori 3 e venture capitalist sta dunque nel diverso stadio di vita delle imprese finanziate. Nel primo caso si è ancora a livello di seed financing (quindi di finanziamento delle idee), mentre nel secondo caso generalmente si tratta di start up o expansion financing 4 (e quindi di imprese già nate o in fase di sviluppo). Le due tipologie di operatori si assumono anche rischi diversi. Volendo prendere il caso statunitense come esempio, in genere un incubatore finanzia un nuovo business investendo mediamente fino a un milione di dollari in cambio di circa il 50% delle quote della società, mentre i venture capitalist investono in media da 3 a 8 milioni di dollari con partecipazioni intorno al 20-40%. In Italia esistono oggi società di venture capital specializzate negli investimenti in start up tecnologici. Fino al 1997, tuttavia, il mercato italiano del capitale di rischio, pur disponendo di ingenti quantità di risorse finanziarie, si è affidato ad un criterio altamente selettivo nella scelta delle operazioni da effettuare. Esso escludeva aprioristicamente buona parte degli start up tecnologici, privilegiando le imprese che, rafforzate dalle immissioni di capitale, si sarebbero sviluppate velocemente attraverso nuove acquisizioni, oppure incrementando la propria capacità produttiva. La New Economy, tuttavia, ha imposto all improvviso regole di valutazione e reazione molto più veloci e ha richiesto, agli stessi operatori, di cambiare strategia e attività in maniera repentina. Il mercato ha così conosciuto, dapprima, la nascita di società di venture capital specializzate e, successivamente, l ingresso di nuovi investitori e di nuovi operatori, quali gli incubatori e le società di corporate venture capital. Questi ultimi rappresentano generalmente divisioni specializzate di aziende industriali di grandi dimensioni. Sono pertanto costituti da operatori altamente specializzati nei vari settori tecnologici, quali biotecnologie, informatica e 3 Noti anche come venture catalysts. 4 Per una più completa comprensione delle differenti fasi di intervento nel capitale di rischio delle imprese si veda A. Gervasoni, F.L. Satin, Private equity e Venture Capital, Guerini e Associati, Milano

17 telecomunicazioni. Le modalità di intervento possono essere le più diverse, la partecipazione può essere sia di minoranza che di maggioranza e quasi sempre viene effettuata tramite aumento di capitale. Nel caso specifico di investimenti effettuati da corporate venture capitalist, non è infrequente una clausola che riconosce alla società cui fa capo l investitore il diritto di avere una sorta di right of first refusal nel momento del disinvestimento della partecipazione. Nelle partecipazioni di minoranza possono essere adottate invece clausole di put & call che hanno come obiettivo quello di garantire all investitore una via d uscita alternativa nel caso di rifiuto da parte dell azionista di maggioranza di accedere ad un mercato regolamentato, o di vendere la società a terzi. L obiettivo finale di questo particolare investitore è comunque l acquisto da parte della casa madre dell iniziativa finanziata e il periodo di investimento è generalmente molto lungo, quasi sempre superiore ai cinque anni 5. Negli Stati Uniti, si tratta, nella maggior parte dei casi, di grandi imprese fornitrici di tecnologia/infrastrutture o società telefoniche, entrate nell arena competitiva del venture capital per sostenere lo sviluppo della rete e la diffusione globale, al fine di accrescere il mercato dei futuri potenziali clienti 6. Altre volte, invece, le big corporations cercano alleati tra le società di venture capital, come nel caso dei 35 milioni di dollari stanziati da Microsoft, Lucent, Compaq e Nortel per costituire l Internet Technology Fund II gestito da Accel Partners. In Italia gli esempi più noti di corporate venture capital riguardano invece società come: Enel, Telecom e Seat, che pur non perdendo di vista le loro attività tradizionali e istituzionali, hanno dato vita, attraverso i loro gruppi, a strutture di venture capital, con l obiettivo di investire in aziende high tech. 5 A. Gervasoni (a cura di), Finanziare l impresa, Guida pratica agli strumenti a disposizione dell azienda, Il Sole24 ore, Milano Tra le aziende più aggressive nell investire nelle start up della Silicon Valley c è ad esempio Intel, che dalla metà degli anni 90 ha già impiegato oltre 2,5 miliardi di dollari in circa 200 giovani imprese. 17

18 Grafico 1.2: Il corporate venture capital Società con programmi di corporate venture capital Destinazione di fondi al corporate venture capital ($ bn) Europa Resto del mondo Europa Resto del mondo Fonte: Asset Alternative Inc. - The Corporate Venturing Report Tornando al focus del presente studio, è necessario sottolineare come, almeno in Italia, rispetto alla presenza non certo nuova di soggetti che svolgono attività di incubazione, si sia recentemente affermato il concetto di Business Incubator, trasformandosi l operatore da semplice luogo fisico destinato ad offrire spazi e consulenza, a vero e proprio conglomerato virtuale (come lo definiscono i venture capitalist statunitensi), che offre tutti gli ingredienti necessari per creare nuovi business: spazi, consulenza ad ampio raggio, network, know how, risorse finanziarie, expertise e management. Secondo la N.B.I.A. National Business Incubation Association (USA) l attività di incubazione rappresenta un processo dinamico di creazione e sviluppo 18

19 d impresa. Gli incubatori forniscono, infatti, risorse fresche a giovani imprese aiutandole a sopravvivere e a crescere durante il periodo di start up, in cui sono maggiormente vulnerabili. Gli incubatori forniscono assistenza manageriale attiva, accesso a canali privilegiati di finanziamento ed un supporto nell utilizzo di servizi tecnici e di business, altamente critici. La funzione dell incubatore è dunque quella di monitorare la crescita del progetto e offrire supporto logistico a costi contenuti, per consentire al neo-imprenditore di implementare l attività di business. Tuttavia una definizione di questo tipo non consente di poter classificare le sempre più numerose tipologie di incubatori, rendendo così difficile potersi orientare in un mondo nuovo e costantemente in evoluzione. Uno studio di Microforum, una società canadese che opera nel campo dei servizi tecnologici a supporto delle aziende che vogliono trasformarsi in web company, fa un po di chiarezza sull argomento 7. Lo studio prende in esame i soggetti che svolgono attività di incubazione d impresa degli Stati Uniti e in generale del Nord America e li classifica in dieci categorie: università, centri di sviluppo per aree depresse, venture capitalist, ricchi imprenditori, aziende di ricerca e sviluppo, società di consulenza, aziende di prodotti, facilitatori, holding e incubatori di start up (se veda la figura di seguito proposta). 1.2 La classificazione degli incubatori di impresa secondo il modello Nordamericano L attività di incubazione svolta dalle società di venture capital 8 L attività di incubazione svolta direttamente dalle società di venture capital (soprattutto quelle high-tech oriented), o da soggetti di loro emanazione, contribuisce, da un lato, al finanziamento di aziende promettenti e, dall altro, allo sviluppo di quella struttura indispensabile per poter superare le fasi critiche connaturate alla loro stessa nascita. 7 G. Dickson, The New Entrepreneurial Ecosystem: Accelerating Time to Market and Facilitating Innovation Through Strategic Partnership, Microforum, 1/6/ AIFI, Yearbook 2000, pubblicazione interna, Milano, maggio 2000; AIFI, Capitali per lo sviluppo, Il Sole 24 Ore, Milano

20 L investimento effettuato dal venture capitalist riceve come contropartita quote di partecipazione all attività d impresa, ed è estremamente frequente che esponenti del fondo di venture capital possano entrare nel CdA dell azienda. Chi finanzia la crescita, quindi, prende parte alle decisioni strategiche anche in virtù del fatto che, oltre al finanziamento, il venture capitalist si preoccupa di fornire servizi tecnologici, nonché contatti con partner che possono essere utili allo sviluppo del business. In Italia le società di venture capital che si sono focalizzate su aziende tecnologiche e Internet based non sono ancora molto numerose. Tuttavia, una delle peculiarità del venture capital in generale è quella del rapido adattamento a nuove strategie di sviluppo che determina una grande capacità di adattamento al cambiamento. Alcune delle strutture più tradizionali si stanno, infatti, riconvertendo per poter realizzare investimenti nei settori tecnologici, quasi dimenticati fino a soli tre anni addietro. Questa modalità di affiancamento delle imprese partecipate, non può però estendersi fino a raggiungere anche idee de-strutturate che presentano un rischio strategico e finanziario eccessivamente elevato né, tantomeno, a iniziative imprenditoriali che nascono in aree in particolare ritardo di sviluppo difficilmente presidiate dalle società di venture capital. Questa è la prima spiegazione che può essere data alla nascita di una seconda tipologia di soggetti che svolgono attività di incubazione, tra i primi ad affermarsi negli Stati Uniti: i centri di sviluppo per aree depresse finalizzate allo sviluppo di iniziative imprenditoriali, che stanno infatti assumendo la veste di incubatori d impresa. 20

21 VENTURE CAPITAL Universities Universities can create Product Companies. Ex: NCSA, Mosaic, Netscape. They can offer: - Facilities - Alumni - I.P. - Faculty Product Company Product Companies can be VC. Ex: HP dot.com They can offer: -Credibility -Industry knowledge -Rapid execution -Patent -Capital reduction Corporate R&D Corporate R&D can be VC. Ex: Casio R&D Center. They can offer: - Capital - Industry knowledge - Client Base - Credibility Wealthy Individual Wealthy Individual can be VC. Ex: Paul Allen. They can offer: - Business Acumen - Capital - Industry knowledge - Credibility CAPITAL Holding Companies Holding Company can be VC. Ex: Softbank. They can offer: - Synergies - Capital - Credibility Service Companies Services Companies can be VC. Ex: Anderson Consulting Ventures. They can offer: - Industry knowledge - Rapid execution - Credibility - Capital Non Profit Non Profit Companies can be VC. Ex: Divine Interventures. They can offer: - Local Networks - Capital - Minimal support Facilitators Facilitators don t put in capital but rework business plans and make introductions. They can offer: - Credibility - Business relations New Entrepreneurial Ecosystem Fonte:MICROFORUM Much faster, more professional, easier, greater returns, safer. 21

22 1.2.2 Gli incubatori non-profit Finanziati con capitali statali o regionali a fondo perduto, sono strutture non profit e hanno lo specifico compito di creare nuovi posti di lavoro in zone ad alto tasso di disoccupazione. Sono, generalmente, le amministrazioni locali (comunali, provinciali o regionali) o quelle statali a promuovere lo sviluppo di questo tipo di incubatori, che possono essere accomunati alle nostre cittadelle tecnologiche ; essendo poi, spesso, situati in aree altamente industrializzate ormai in disuso e riconvertite per lo sviluppo di nuove tecnologie, tali incubatori possono usufruire di finanziamenti e di servizi creati appositamente per le loro esigenze. Le aziende che vengono incubate in queste strutture sono, il più delle volte, obbligate a rimanere nella zona in cui sono state create, poiché l obiettivo di lungo periodo è quello di combattere la disoccupazione. Tali strutture, offrono l opportunità, a chi è in possesso di brillanti idee, di fruire di un ambiente tutorato e protetto per ciò che riguarda l avvio di un iniziativa imprenditoriale, e si pongono come luogo di raccordo delle competenze tecnicoscientifiche utili per supportare la trasformazione di un idea in attività innovativa. Frequenti sono, inoltre, i collegamenti con centri di ricerca pubblici, che, se da un lato offrono un nuovo percorso di crescita per gli aspiranti imprenditori, dall altro forniscono le competenze per l affinamento dei prodotti e dei processi della neoimpresa Gli incubatori universitari Anche le università rappresentano un centro importante di in cubazione, ma con un focus differente rispetto ai centri di sviluppo per aree depresse ed ai venture capitalist analizzati in precedenza. Il grande potenziale intellettuale che viene sviluppato in questi ambienti può infatti essere utilizzato attivamente per fare impresa e gli incubatori possono divenire gli strumenti attraverso i quali le università riescono a monetizzare i brevetti di ricerca messi a punto all interno dei propri laboratori. Le aziende che vengono incubate all interno delle università dovr anno poi pagare i diritti per l utilizzo di questi brevetti, denaro che le università potranno reinvestire per assicurarsi i migliori 22

23 professori e i migliori studenti, che permetteranno a loro volta di sviluppare ancora di più la ricerca scientifica e i nuovi brevetti 9. Il fatto stesso di ospitare la propria start up all interno dell ateneo fornisce agli imprenditori l opportunità di crescere in un ambiente culturalmente stimolante, con un ottima visibilità verso il mondo esterno ed il mercato. La stessa università non è di per sé un venture capitalist, quindi il suo ruolo di incubatore è focalizzato sulla fornitura di spazi e servizi, e, soprattutto, di consulenza estremamente qualificata; ciò non toglie che le aziende incubate, se hanno bisogno di capitali per sostenere le proprie attività, grazie all università possono entrare in contatto con finanziatori, fondi istituzionali nazionali ed internazionali, nonché venture capitalist privati. Non va infatti dimenticato che i fondi di investimento sono gestiti da persone che provengono dal settore finanziario e bancario, con advisor che, per quanto qualificati, possono essere in difficoltà a cogliere immediatamente le questioni più squisitamente tecnologiche e innovative dei progetti che gli aspiranti imprenditori sottopongono alla loro attenzione Gli incubatori promossi da wealthy individual Un ulteriore categoria di incubatori nasce, invece, in seguito al recente successo del mercato azionario legato a Internet. Molti imprenditori di successo hanno, infatti, dato vita a loro propri incubatori, e così stanno facendo altre persone che dispongono di ingenti risorse private, imprenditori e non. Sono i cosiddetti business angels, rappresentati in genere da ex-dirigenti benestanti che hanno a disposizione notevoli risparmi e che sono disponibili ad effettuare investimenti rischiosi. Le somme messe a disposizione vanno, generalmente, dai ai dollari per cui, mettendo insieme un gruppo di angels, è possibile raccogliere somme consistenti senza per questo dover sottostare alla rigida due-diligence di un investitore istituzionale. 9 K.Balazas, Small firms at University emerging from crisis, Cost/European Union,

24 1.2.5 Gli incubatori promossi da società con centri di ricerca e sviluppo interni Le società, invece, il cui sviluppo è maggiormente legato all'innovazione tecnologica cercano di incoraggiarla investendo in nuovi business tecnologici con lo scopo di inglobare quelli con il potenziale più elevato nel gruppo societario. Queste società sostengono spesso progetti lanciati da tecnici che appartengono al loro stesso team di ricerca, investendo in maniera consistente nell analisi scientifica e nello sviluppo di nuovi prodotti. Tali operatori hanno in seguito cominciato ad esternalizzare i progetti di ricerca creando degli incubatori all'interno dei quali forniscono, in cambio di quote azionarie, tecnologia e servizi a start up. Queste società sfruttano gli eventuali brevetti registrati dalle società incubate e nel caso i prodotti sviluppati siano particolarmente interessanti, non è raro che possano arrivare ad acquisire le start up create Gli incubatori promossi da holding companies Una delle realtà più strutturate nel mondo degli incubatori, anch'essa emersa in seguito all affermarsi della New Economy, è quella degli incubatori che adottano una strategia di acquisizione di partecipazioni in diverse società, in un'ottica strettamente finanziaria. Questi incubatori assumono la configurazione di vere e proprie holding, i cui membri ottengono, dall'appartenenza al circuito, una serie di vantaggi competitivi derivanti dall'esistenza di economie di scala: non solo quindi liquidità, ma maggior credibilità, cross promotion, alleanze e accordi a condizioni più vantaggiose di quelle ottenibili normalmente sul mercato. Le holding incubator, a loro volta, sfruttano i vantaggi che l'esistenza di un circuito di aziende può portare dal punto di vista finanziario. Numerosi gli esempi in USA: Net Value Holdings, ICG, CMGI Gli incubatori promossi da grandi società di consulenza Tra gli ultimi incubatori sbarcati sul mercato molti fanno capo a grandi nomi sulla consulenza internazionale. Le grandi società globali di consulenza si stanno rendendo conto che l'attività di consulenza tradizionale rappresenta solo una delle 24

25 potenziali fonti di revenues. L impegno che queste stanno mettendo nel lancio di incubatori di impresa è guidato principalmente dalla volontà di creare start up di successo che resteranno legati alle stesse per un periodo sufficientemente lungo da garantire alle società di consulenza di recuperare i costi attraverso la ris cossione di fees da consulenza. Questo modello, in alcuni casi, è addirittura salvaguardato da accordi contrattuali tra le parti. Le società di consulenza mantengono una quota azionaria delle aziende incubate che viene poi utilizzata anche per offrire piani di stock option ai migliori talenti, al fine di farli permanere all'interno della struttura. Incubare start up di successo contribuisce, inoltre, a rafforzare l'immagine delle società che le hanno assistite. Tale modello di business è tuttavia caratterizzato dal fatto che le società di consulenza sono sottoposte a restrizioni di cash flow che impediscono loro di competere sul mercato allo stesso livello dei venture capitalist Gli incubatori promossi da società di prodotto Alle società di servizio si contrappongono quelle di prodotto. Queste ultime, generalmente appartenenti al macro settore dell ICT, producono software o hardware, ed aiutano le start up offrendo loro prodotti e servizi a costo zero o con fortissimi sconti. Ne ottengono in cambio, oltre al ritorno finanziario sull'investimento, l'espansione della loro rete di clienti (esempi eccellenti in questo campo sono Oracle e Hewlett Packard) I facilitatori Ultima categoria individuata dallo studio di Microforum è quella dei facilitatori, termine molto in voga il cui significato rimane tuttavia spesso dubbio. Sempre più numerosi sul mercato, i facilitatori non offrono capitale, ma aiutano le start up nella stesura del business plan e nella realizzazione dei progetti che queste apportano, offrendo contatti, suggerimenti, competenze. Come contropartita, generalmente, i facilitatori richiedono una partecipazione azionaria nelle start up che si servono dei loro servizi. 25

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