La crisi del fordismo e i modelli produttivi flessibili. GIORGIO MORGANTI morganti.giorgio@alice.it
|
|
- Sabrina Tucci
- 8 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 La crisi del fordismo e i modelli produttivi flessibili GIORGIO MORGANTI morganti.giorgio@alice.it
2 La crisi del fordismo e i modelli produttivi flessibili Con la political economy comparata si manifesta una ripresa di interesse e di impegno della sociologia economica a livello macroeconomico, stimolata dalle difficoltà e dalle trasformazioni dello stato sociale keynesiano. Contemporaneamente, però, prende forma una problematica teorica e di ricerca che si colloca più a livello microeconomico e si misura con i cambiamenti, non meno rilevanti, nell organizzazione delle imprese e dei processi produttivi. È quanto esamineremo in questo capitolo, partendo dalla crisi del modello «fordista»,e dallo sviluppo delle nuove forme produttive «flessibili».
3 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Nel corso del 900 si è affermato un modello di organizzazione economica, spesso definito «fordista», o «fordista taylorista», che ha raggiunto l apice soprattutto nel ventennio successivo alla seconda guerra mondiale. Tale modello si basa su grandi imprese le cui caratteristiche principali si possono cosi sintetizzare: Le IMPRESE SONO INTEGRATE VERTICALMENTE (cioè includono al loro interno diverse fasi produttive che prima erano svolte da aziende distinte), sia a valle anche al momento della distribuzione, sia a monte, nel controllo delle materie prime necessarie alla produzione (in molti casi l integrazione a monte si estende anche ai servizi di ricerca e sviluppo). Ciò fa sì che cresca anche la dimensione complessiva delle imprese;
4 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Le IMPRESE SONO IMPEGNATE NELLA PRODUZIONE DI MASSA, cioè nella produzione di beni standardizzati prodotti in grande quantità con macchine specializzate, con minori costi grazie alle economie di scala ed alle nuove tecnologie; La PRODUZIONE È REALIZZATA CON MANODOPERA SCARSAMENTE QUALIFICATA e con un ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO «TAYLORISTICA», cioè fortemente parcellizzata. Il lavoro è diviso in compiti semplici e ripetitivi che limitano l autonomia degli operai. La separazione tra concezione-progettazione dei prodotti ed esecuzione è netta e rigida, e l impresa funziona come una grande organizzazione burocratica basata sul controllo gerarchico. Ruolo del management è coordinare, integrare e controllare il complesso delle attività produttive. Vi è quindi una separazione tra la proprietà dell impresa e gestione delle attività, che è invece affidata a dirigenti specializzati.
5 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Non bisogna però immaginare che il modello si affermi uniformemente in tutti i settori produttivi e che si diffonda con la stessa intensità e con gli stessi tempi in tutti i paesi industrializzati. Non è sempre possibile introdurre in tutti i settori produttivi il modello della grande impresa e della produzione di massa: l impiego delle tecnologie necessarie è, infatti, molto costoso e richiede investimenti in macchinari che possono produrre solo determinati prodotti, che danno remunerazione solo se c è un mercato che li assorbe. Ci sono diversi tipi di produzioni (beni non standardizzati o di elevata qualità, macchine speciali) a domanda limitata o estremamente variabile (leggasi: moda) in cui ciò non è possibile, per cui c è uno spazio anche per imprese più piccole, a gestione tradizionale.
6 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA A ciò è collegato il fenomeno delle subforniture, per cui aziende grandi commercializzano beni in realtà prodotti da imprese minori, attraverso le quali coprono fasce di domanda più instabili, dovute a variazioni cicliche o risparmiano sul costo del lavoro in fasi del processo produttivo più semplici e a elevato impiego di manodopera;
7 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Un secondo aspetto da considerare è costituito dai TEMPI DI DIFFUSIONE DEL FORDISMO e il suo RADICAMENTO NEI DIVERSI CONTESTI NAZIONALI, che variano sensibilmente per fattori di natura istituzionale (grado di chiusura dell economia nazionale, differenziazione dei gusti e degli stili di vita legato a sua volta al tipo di stratificazione sociale ed alla cultura nazionale).
8 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Non è un caso che il fordismo sia nato in America e si sia radicato più rapidamente in quel contesto, caratterizzato da elevato tasso di immigrazione, carenza di manodopera specializzata, alto livello di infrastrutture di comunicazione (ferrovie). Ciò rendeva le imprese particolarmente favorevoli all introduzione di metodi di produzione come quelli fordisti tayloristi, che consentivano il rapido impiego di manodopera immigrata a bassa qualificazione, con sensibili risparmi di costo.
9 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Per l assenza o carenza di questi fattori, il fordismo arriverà più tardi e in forme più limitate in EUROPA, dove persisteranno maggiormente forme di produzione legate a imprese di piccole dimensioni, spesso concentrate territorialmente e tra loro integrate nei c.d. «distretti industriali» Marshalliani. Il fordismo si estese in tempi e gradi diversi fuori dagli Stati Uniti, ma le sue caratteristiche furono segnate dalle esperienze nazionali, (tipologia della proprietà e della gestione delle imprese, rapporti con la finanza, organizzazione interna delle imprese e del lavoro, rapporti con lo stato ).
10 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Fordismo a livello micro e stato sociale keynesiano a livello macro sono comunque strettamente legati. È proprio tenendo conto di tale integrazione che si possono meglio cogliere i fattori di crisi del modello fordista a partire dagli anni 70: SATURAZIONE DEL MERCATO DEI BENI DI MASSA; ACCRESCIUTA CONCORRENZA DEI PAESI DI NUOVA INDUSTRIALIZZAZIONE, con più basso costo del lavoro nelle produzioni più semplici e di minore qualità; IMPENNATA DEI PREZZI DEL PETROLIO E DELLE MATERIE PRIME; FINE DEL REGIME DI CAMBI FISSI (e conseguente maggiore instabilità sul mercato internazionale); ESPLOSIONE DELLA CONFLITTUALITÀ INDUSTRIALE NEI PRIMI ANNI 70.
11 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA La crisi del modello fordista si manifesta diversamente nei vari paesi, a seconda delle capacità del contesto istituzionale di frenare il conflitto industriale e di mantenere una politica di regolazione della domanda tale da garantire condizioni di maggiore stabilità (in ogni caso, anche in contesti di tipo neocorporativo le tendenze di trasformazione del fordismo non sono state frenate).
12 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA Oltre a quelli elencati, altri motivi che hanno mandato via via in crisi questo modello sono legati alla maggiore domanda di beni di maggiore qualità nei paesi ricchi, vuoi per l aumento dei redditi, vuoi per il formarsi di nuovi gruppi sociali istruiti che sviluppano nuovi stili di vita e modelli di consumo. Ciò contrae ulteriormente lo spazio per il mercato dei beni di massa tradizionali (la domanda è sempre più sostitutiva che aggiuntiva). Un secondo elemento favorisce e incentiva il tentativo di spostarsi verso una produzione più diversificata e di qualità è dato dall introduzione dele NUOVE TECNOLOGIE ELETTRONICHE (calcolatori, macchine a controllo numerico) che permettono di programmare il macchinario in modo da poterlo utilizzare per compiti e prodotti diversi. Ciò consente un sensibile abbassamento dei costi della produzione flessibile, per cui diventa possibile produrre beni non standardizzati di elevata qualità, in serie limitate, a costi più bassi.
13 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA In tal modo è possibile vendere beni di elevata qualità, prodotti in quantità limitate e soggetti a rapido cambiamento, per i quali i consumatori sono disponibili a pagare prezzi più elevati, sfuggendo anche alla concorrenza dei paesi a più basso costo del lavoro in produzioni di massa, più semplici e di bassa qualità. Naturalmente, questo non vuoi dire che la produzione di massa e il modello fordista siano abbandonati dalle imprese dei paesi più sviluppati. Da questo punto di vista sono da prendere in considerazione due tendenze che possono variamente combinarsi tra loro;1- l uso delle nuove tecnologie per riadattare il modello fordista e 2- la spinta alla multinazionalizzazione (per cui le grandi imprese della produzione di massa, investendo direttamente all estero e specie nei paesi in via di sviluppo, cercano di ritrovare le condizioni di vantaggio prima presenti nei paesi più avanzati: un mercato in crescita e condizioni di più basso costo del lavoro).
14 CRISI E TRASFORMAZIONE DEL MODELLO FORDISTA In conclusione, possiamo dunque rilevare che, specie a partire dagli anni 70, si è assistito a un processo di diversificazione e pluralizzazione dei modelli produttivi. Su questo fenomeno influisce in misura significativa il contesto istituzionale nel quale le imprese operano: per comprendere i motivi per cui alcuni paesi o alcune regioni si sono riadattati più rapidamente e più efficacemente non basta dunque guardare al livello macroeconomico e al ruolo dello stato, ma occorre prendere in considerazione l interazione tra imprese e ambiente sociale nel quale sono inserite. Ed è proprio su questo terreno che si sviluppa una ripresa della sociologia economica anche a livello micro, che analizza in particolare i rapporti tra contesto istituzionale e nuovi modelli produttivi flessibili.
15 MODELLI PRODUTTIVI FLESSIBILI E CONTESTO ISTITUZIONALE I primi ad affrontare in maniera organica il modello della specializzazione flessibile, in contrapposizione a quello fordista della produzione di massa sono stati Piore e Sabel, nel Alla produzione di beni standardizzati di massa, fatta con macchine specializzate e manodopera semi-qualificata, viene contrapposta la SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE, caratterizzata dalla produzione di beni non standardizzati con macchine utilizzabili per modelli diversi, realizzati con manodopera più qualificata. L accento è posto in particolare sulle nuove tecnologie elettroniche che riducono, come abbiamo già notato, il costo della produzione flessibile e diversificata. La specializzazione flessibile coinvolge anche le grandi imprese in trasformazione, specie in paesi come la Germania e il Giappone, anche se le maggiori possibilità che questo processo apre sono per le imprese più piccole.
16 MODELLI PRODUTTIVI FLESSIBILI E CONTESTO ISTITUZIONALE Si possono individuare tre aspetti che gli studi successivi, contribuiranno a mettere meglio a fuoco: 1. Il primo riguarda la possibile persistenza della produzione di massa nei termini prima ricordati del neofordismo; 2. Il secondo aspetto si riferisce alle forme di specializzazione flessibile praticate dalle grandi imprese, oltre che dalle piccole, con la loro trasformazione interna e la maggiore apertura a rapporti di collaborazione con imprese esterne; 3. Il terzo, infine, ha a che fare con l analisi più approfondita e dettagliata dei fattori istituzionali che consentono le forme di cooperazione tra management e lavoratori e quelle tra le imprese, necessarie per l emergenza e il funzionamento dei modelli flessibili a elevata capacità innovativa, buone condizioni di lavoro
17 PICCOLE IMPRESE E DISTRETTI INDUSTRIALI II fenomeno dei distretti di piccole e medie imprese, concentrati in alcune regioni, è stato riscontrato in diversi paesi. In qualche caso si trattava di aree già caratterizzate da strutture produttive di questo tipo, che vengono però coinvolte in una fase di forte dinamismo, in altri emergono invece delle nuove concentrazioni di aziende e specializzazioni produttive. Indipendentemente dal settore («tradizionale» o «moderno»), perché si parli di distretti industriali devono esserci due requisiti essenziali: È necessario che il processo produttivo sia divisibile in fasi diverse, tecnicamente separabili, in modo da consentire la specializzazione delle piccole imprese per fasi o componenti; Si tratta di produzioni soggette a elevata variabilità quantitativa e qualitativa della domanda, che richiede forme di organizzazione flessibile, Particolare interesse ha suscitato il fenomeno in Italia, data la sua diffusione, anche se tendenze simili sono state segnalate anche in alcune regioni tedesche (es. Baden-Württemberg), in Svezia, in alcune zone del Giappone, della Francia, della Spagna, o anche in aree degli Stati Uniti (es. Silicon Valley in California).
18 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA Nel corso degli anni 70 si nota una forte crescita delle piccole imprese, particolarmente concentrata nelle regioni del centro e del nordest. Quest area verrà definita come Terza Italia, per distinguerla dal nordovest, cioè dalle zone della prima industrializzazione e delle grandi imprese, e dal sud dove il processo di industrializzazione era rimasto fortemente limitato. Queste piccole imprese presentano la particolarità di essere concentrate in sistemi locali di uno o più comuni vicini (e popolazione generalmente < 100 mila ab.). In questi sistemi locali vi è un mercato del lavoro integrato, e un certo grado di specializzazione settoriale. Quando la specializzazione settoriale e l integrazione tra le piccole imprese sono molto elevate e danno luogo a una divisione specialistica del lavoro, si formano i «DISTRETTI INDUSTRIALI».
19 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA In un distretto sono dunque localizzate molte imprese di piccola dimensione, ciascuna delle quali si specializza in una particolare fase o nella produzione di una particolare componente del processo produttivo. Solo un numero ridotto di aziende ha però rapporti diretti con il mercato finale, e sono quelle che ricevono gli ordini, decidono la quantità e la qualità dei beni da produrre e ne affidano la realizzazione concreta ai produttori di fase, coordinando l intero processo.
20 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA L indagine sui distretti ha contribuito, in particolare, a evidenziarne due aspetti peculiari: 1. La capacità di rispondere in modo flessibile ai cambiamenti del mercato si basa non solo sull uso delle nuove tecnologie da parte delle singole aziende, ma soprattutto sui rapporti di cooperazione; 2. La capacità di innovare e migliorare la qualità dei beni prodotti è sostenuta dall esistenza di economie esterne alle singole aziende ma interne all area in cui esse sono localizzate: manodopera e collaboratori specializzati, servizi e infrastrutture, ma anche fattori immateriali che influiscono sulla produttività e che Marshall chiama «atmosfera industriale», che si caratterizza per la circolazione e diffusione rapida di conoscenze e informazioni.
21 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA Un aspetto importante di questo fenomeno è proprio quello costituito dalla DISPONIBILITÀ DI RISORSE COGNITIVE che si formano nel tempo e portano a «conoscenze tacite» o a un «sapere contestuale», cioè a un saper fare diffuso, a un linguaggio condiviso che consente di adattare agli specifici problemi produttivi il «sapere codificato» delle conoscenze scientifico-tecniche. Accanto a queste componenti cognitive, ve ne sono altre di tipo normativo, quali la COOPERAZIONE all interno delle aziende, e tra le diverse imprese.
22 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA Quanto alle origini, tre fattori istituzionali sono cruciali per lo sviluppo dell economia diffusa e dei distretti: 1) Una RETE DI PICCOLI E MEDI CENTRI nei quali vi erano tradizioni artigianali e commerciali diffuse, dalle quali sono venute in larga misura le risorse di imprenditorialità per le piccole imprese (in molti casi è stato importante il ruolo di buone scuole tecniche locali); 2) Esistenza di RAPPORTI DI PRODUZIONE IN AGRICOLTURA prima dell industrializzazione (mezzadria e piccola proprietà contadina), che ha sostenuto la formazione originaria di un offerta di lavoro flessibile, a costi ridotti, e con conoscenze e motivazioni congruenti con lo sviluppo di piccola impresa; 3) Forte presenza nelle aree in questione di TRADIZIONI E ISTITUZIONI POLITICHE LOCALI legate al movimento cattolico e a quello socialista e comunista, che hanno anzitutto contribuito a rafforzare un tessuto fiduciario molto importante per lo sviluppo di piccola impresa e, in secondo luogo, hanno influenzato le relazioni industriali e l attività dei governi locali. Il modello di relazioni industriali ha cosi assunto un carattere cooperativo e localistico.
23 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA
24 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA Gli ENTI LOCALI, a loro volta, hanno garantito quei servizi sociali che hanno favorito la flessibilità del lavoro, e hanno spesso fornito alcuni servizi e infrastrutture essenziali per lo sviluppo. Questo quadro culturale e istituzionale è importante anche per comprenderne la logica di funzionamento. Anzitutto, è evidente che la produzione richiede un elevato grado di cooperazione tra le imprese e tra imprenditori e lavoratori all interno delle unità produttive. Per quel che riguarda per esempio la subfornitura, esiste certo un elevata concorrenzialità all interno delle singole fasi produttive, ma questa è mitigata da meccanismi di cooperazione per cui il committente o il subfornitore non massimizzano l utilità a breve termine. Ciò consente vantaggi reciproci a medio e lungo termine. Queste forme di cooperazione, che integrano i meccanismi concorrenziali, si fondano quindi su un tessuto fiduciario sostenuto dagli elementi culturali e istituzionali prima ricordati.
25 I DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA Forme di cooperazione sono presenti anche nel mercato del lavoro: la produzione dei distretti richiede, infatti, un elevata flessibilità interna, in termini di orari e straordinari, ma anche di disponibilità a svolgere compiti diversi e a contribuire alla qualità della produzione, o un elevata mobilità del lavoro tra le imprese. Col tempo, è cresciuta anche una specifica forma di regolazione politica del mercato del lavoro, per cui sia le relazioni industriali che l azione dei governi locali hanno favorito l accettazione sociale del modello di sviluppo attraverso meccanismi di redistribuzione del reddito prodotto, che si affiancano a quelli di reciprocità, legati alla famiglia e alle reti parentali. In questo senso la COSTRUZIONE SOCIALE DEL MERCATO è un aspetto cruciale del successo dei distretti nella specializzazione flessibile.
26 DISTRETTI E ISTITUZIONI I principali tratti comuni ricavabili dalle ricerche sui vari paesi hanno evidenziato che i distretti industriali orientati alla produzione flessibile sono legati a specifiche risorse cognitive e normative. In particolare si possono sottolineare gli aspetti seguenti. Per quel che riguarda gli ASPETTI COGNITIVI, vi sono due ordini di fattori che influiscono sulle conoscenze e sulla formazione dell imprenditorialità: Importanti tradizioni artigianali precedenti, alimentate anche da buone scuole tecniche e da altre istituzioni formative; Vicinanza di istituzioni di ricerca pubbliche o private (legate anche a grandi imprese) e in particolare dalla presenza di importanti università che sviluppano intensi scambi con le imprese.
27 DISTRETTI E ISTITUZIONI Una CAPACITÀ DI COOPERAZIONE E LA DISPONIBILITÀ DI UN TESSUTO FIDUCIARIO, in genere influenzate da identità locali distinte (politiche o di tipo etnico) che si riproducono nel tempo; IMPORTANZA DELLE RISORSE COGNITIVE e normative non solo per lo sviluppo di tipo distrettuale, ma anche per la sua riproduzione nel tempo; Un ELEVATA CAPACITÀ DI COOPERAZIONE E ANCHE UN COINVOLGIMENTO CRESCENTE per migliorare la qualità da parte dei lavoratori, che dà loro forti motivazioni a mettersi in proprio o, in alternativa, un elevata flessibilità più contrattata e compensata. Possiamo dunque concludere che il successo nell adattamento dei distretti industriali alle sfide esterne deriva principalmente dalla capacità degli attori locali di continuare a interagire efficacemente per trovare nuove soluzioni, per produrre nuovi beni collettivi da cui dipende il benessere della società locale.
28 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE Come i distretti industriali, anche le grandi imprese, hanno cominciato a trasformarsi sperimentando modelli di produzione flessibile. Sebbene questo processo non si diffonda ovunque e con le stesse caratteristiche, è possibile identificare alcuni tratti idealtipici del nuovo modello. Il PUNTO DI PARTENZA è costituito dalla crescente instabilità e frammentazione dei mercati: mancando la prevedibilità che era un requisito essenziale del modello fordista, l investimento in macchinari specializzati diventa rischioso per i rapidi cambiamenti della domanda e l obsolescenza dei prodotti; si comincia dunque a sperimentare una riorganizzazione per offrire più prodotti e per modificarli rapidamente in funzione di ciò che verrà domandato dal mercato.
29 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE Per le grandi imprese che vogliono sopravvivere si fa strada la necessità di RIDURRE LA SEPARAZIONE TRA CONCEZIONE ED ESECUZIONE DEI PRODOTTI (tipica del fordismo), che rende la produzione di nuovi beni lenta, elaborata, e rigida. Si sperimentano così forme di decentramento dell autorità, con unità operative più vicine agli stimoli del mercato ed in grado di operare rapidamente, e strutture centrali (più snelle) lasciate alle sole decisioni strategiche. Dal punto di vista finanziario, la grande impresa, spesso multinazionale, si trasforma in una holding che controlla altre società specializzate nei diversi prodotti; CAMBIA L ORGANIZZAZIONE INTERNA, e in particolare quella DEL LAVORO, e rimettendo in discussione i modelli tayloristi. La possibilità di produrre beni differenziati in serie brevi, con aggiustamenti continui rispetto alla domanda, porta alla necessità di eliminare risorse ridondanti. Si cerca dunque di ridurre gli scarti, i tempi morti e l accumulo di scorte, sincronizzando il più possibile la produzione alla domanda proveniente dal mercato. Ciò richiede, al contrario di quella fordista-taylorista, una più attiva collaborazione e un maggior coinvolgimento della manodopera, che, per poter impiegare macchinari meno specializzati e polivalenti, devono essere più qualificati ed in grado di svolgere mansioni diverse, anche lavorando in gruppi che si compongono e scompongono a seconda delle esigenze produttive;
30 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE La grande impresa SI APRE ANCHE MAGGIORMENTE ALL ESTERNO, potenziando la collaborazione con subfornitori (spesso localizzati in aree di specializzazione produttiva) per la produzione di parti complementari, e concentrandosi più sullo sviluppo di alcune tecnologie chiave, sul design e sull assemblaggio complessivo del prodotto finale. Per rendere poi più efficace il ruolo dei subfornitori, si tende a evitare che essi lavorino solo per la sola impresa madre, incoraggiandoli ad andare sul mercato (lavorando per più committenti, la loro capacità di apprendimento aumenta); Come per i distretti, PARTICOLARE RILIEVO ASSUME IL CONTESTO ISTITUZIONALE (sottoforma di fattori cognitivi e normativi), che influisce sulla possibilità delle grandi aziende di adattarsi rapidamente ai modelli produttivi
31 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE Vengono introdotte REGOLE ISTITUZIONALIZZATE CHE INCENTIVANO NEI LAVORATORI UN COMPORTAMENTO COOPERATIVO, per cui il potenziamento delle capacità di apprendimento avviene attraverso una più intensa e più efficace cooperazione tra le varie strutture e i vari soggetti che lavorano nell ambito dell impresa. A sostegno della cooperazione, si promuove l impiego a vita nelle grandi imprese (come in Giappone) o si tengono relazioni industriali con sindacati a livello cooperativo e concertativo; per lo stesso motivo vengono fatti investimenti in formazione professionale per più rapide ed efficaci forme di adattamento a nuove produzioni; Un altro aspetto importante della strategia di potenziamento delle risorse cognitive per l innovazione è costituito dall APERTURA MAGGIORE ALLE COLLABORAZIONI ESTERNE, per cui le grandi imprese sono spinte a cercare contatti con reti di subfornitori specializzati, che sono di solito di piccole dimensioni, e sono localizzati in aree di specializzazione produttiva, o in veri e propri distretti, dove fruiscono di ampie economie esterne.
32 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE Nella sperimentazione di modelli flessibili c è quindi una certa convergenza tra la variante basata sui distretti e quella centrata sulle grandi imprese. Si allentano insomma i confini tra grandi e piccole imprese. Occorre però tenere presente che il fondamento del nuovo modello flessibile non è solo tecnologico, ma organizzativo. Sia per le grandi come per le piccole imprese, si sviluppa infatti un MODELLO ORGANIZZATIVO A RETE, fondato su un estesa collaborazione tra aziende, che rompe la chiusura e l integrazione verticale del modello fordista. In questo senso, i distretti possono essere visti come reti di piccole e medie imprese che tendono a formalizzarsi maggiormente nel tempo, mentre la grande azienda si trasforma in impresa rete.
33 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE
34 LA TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE Le reti funzionano come «SISTEMI DI APPRENDIMENTO», cioè come insiemi di relazioni formali e informali che potenziano le capacità di rapido aggiustamento rispetto al mercato: non è più l impresa a decidere i propri obiettivi produttivi e a imporli al mercato, ma è quest ultimo, diventato frammentato e instabile, che impone processi di aggiustamento più rapidi e costosi. Le reti permettono di potenziare la velocità di aggiustamento e le capacità di apprendimento, e insieme di ridurre i costi dei nuovi prodotti, distribuendoli su un più ampio ventaglio di soggetti (e abbassando quindi i rischi). Le reti si possono costruire e possono funzionare più facilmente in questi contesti nei quali vi è un tessuto fiduciario che facilita la cooperazione, e dove vi sono istituzioni che possono generarlo e riprodurlo. Per questo motivo la cooperazione rende le imprese grandi e piccole che vogliono perseguire modelli flessibili più dipendenti dall ambiente sociale nel quale sono inserite (il modello fordista, al contrario, potenziava al massimo l autonomia dell impresa dall ambiente esterno).
35 L ECONOMIA INFORMALE L economia informale, in prima approssimazione essa può essere considerata come l insieme di attività di produzione e distribuzione di beni e servizi che sfuggono in tutto o in parte alla contabilità nazionale; in altre parole, l economia informale si identifica con quella invisibile o poco visibile. Questa definizione generale include però una serie di fenomeni molto diversi tra loro, che possono andare dalla produzione familiare per autoconsumo, alla produzione industriale realizzata con lavoro non registrato, all economia criminale dei traffici di droga. In questo senso, una definizione più specifica dell economia informale, che permette di distinguere meglio le diverse componenti, si può basare su tre dimensioni: le modalità di produzione di beni e servizi, che possono essere legali o meno; il tipo di beni e servizi prodotti, che possono anch essi essere leciti o meno; e infine l orientamento al mercato della produzione.
36 L ECONOMIA INFORMALE Se l economia formale è allora costituita dalla produzione destinata al mercato di beni e servizi leciti, realizzata secondo modalità che non violano la legge, l economia informale è caratterizzata dalla mancanza di uno o più di tali requisiti. In particolare, possiamo definire: ECONOMIA CRIMINALE la componente informale legata alla produzione illecita di beni e servizi (anch essi illegali); ECONOMIA NASCOSTA (o sommersa) quella che produce beni e servizi leciti, ma con modalità che violano in tutto o in parte la legge (es. con lavoro non registrato, evasione fiscale, ecc.); ECONOMIA DOMESTICA (o comunitaria) quella orientata alla produzione legale di beni e servizi leciti, orientata non al mercato ma all autoconsumo familiare, o al consumo di un gruppo sociale, o di una comunità;
37 L ECONOMIA INFORMALE METODI DI PRODUZIONE PRODOTTI ORIENTAMENTO AL MERCATO ECONOMIA FORMALE Legali Legali Si ECONOMIA INFORMALE: nascosta criminale domestica-comunitaria Illegali Legali Si Illegali Illegali Si Legali Legali No Tab Economia formale e informale
38 L ECONOMIA INFORMALE I confini tra la sfera formale e quella informale dell economia sono molto fluidi e variabili: perché la distinzione regga, è necessario che ci sia un economia formale definita da regole giuridiche precise e applicate, che delimitano e organizzano le attività economiche per il mercato (in molti paesi del Terzo Mondo o in regioni arretrate, dove manca questo requisito, risulta difficile distinguere tra le due sfere). Singole componenti dell economia informale possono poi intrattenere relazioni tra loro e/o con pezzi dell economia formale
39 L ECONOMIA INFORMALE A partire dalla seconda metà degli anni 70 l economia informale (in particolar modo quella domestica e quella nascosta), ha cominciato a diffondersi in maniera rilevante nelle regioni e nei paesi meno sviluppati, passando da indicatore di arretratezza e isolamento, ad opportunità di inserimento nei nuovi spazi aperti nella divisione internazionale del lavoro. È però la presenza del fenomeno nelle aree più sviluppate a suscitare l interesse della ricerca. Per la diffusione ed il funzionamento dell economia informale in queste zone, (come nelle aree meno sviluppate), ricopre particolare importanza il ruolo di specifici fattori culturali e istituzionali.
40 L ECONOMIA INFORMALE Non ci sono informazioni e misurazioni precise sull andamento dell economia informale negli ultimi decenni, anche se sembra che il progressivo spostamento di attività informali verso la sfera dell economia formale, verificatosi fino agli anni 70 abbia subito un inversione di tendenza, collegata sia alle difficoltà del fordismo e della produzione di massa che alle difficoltà dei sistemi di protezione sociale pubblici.
41 L ECONOMIA INFORMALE Relativamente al primo aspetto (DIFFICOLTÀ DEL FORDISMO e DELLA PRODUZIONE DI MASSA), l ipotesi è che i problemi e le trasformazioni della produzione di massa alimentino l economia informale: Direttamente per le difficoltà occupazionali legate alle recenti spinte verso la deregolazione dei rapporti di lavoro; Indirettamente, per la tendenza delle aziende a delocalizzare a settori di economia informale fasi o componenti della produzione (per renderla più flessibile a costi più bassi), favorite in questo dal miglioramento delle tecnologie di comunicazione e di trasporto. Oltre che per il diffondersi del fenomeno del doppio lavoro.
L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE CONCETTO: L ORGANIZZAZIONE SI PONE COME OBIETTIVO LO STUDIO DELLE COMPOSIZIONI PIU CONVENIENTI DELLE FORZE PERSONALI, MATERIALI E IMMATERIALI OPERANTI NEL SISTEMA AZIENDALE.
DettagliCONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA
CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA L attuale contesto economico, sempre più caratterizzato da una concorrenza di tipo internazionale e da mercati globali, spesso
Dettaglileaders in engineering excellence
leaders in engineering excellence engineering excellence Il mondo di oggi, in rapida trasformazione, impone alle imprese di dotarsi di impianti e macchinari più affidabili e sicuri, e di più lunga durata.
DettagliIl rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna
Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna Gian Carlo Sangalli Presidente Camera di Commercio di Bologna IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO BOLOGNESE E E IN UNA FASE
DettagliGestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.
Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,
DettagliImprese multinazionali e outsourcing
Economia Internazionale Alireza Naghavi Capitolo 9 (a) L outsourcing di beni e servizi 1 Imprese multinazionali e outsourcing Gli investimenti diretti all estero rappresentano quegli investimenti in cui
DettagliIl Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico
Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico L Associazione Bancaria Italiana (ABI) Il Presidente dell ABI La CONFINDUSTRIA Il Presidente di CONFINDUSTRIA La Conferenza dei
DettagliLe Politiche Pensionistiche. Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-2012
Le Politiche Pensionistiche Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-2012 In generale la pensione è una prestazione pecuniaria vitalizia
DettagliIL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING
IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING Itis Galilei di Roma - 4 dicembre 2009 - VI CONFLUISCONO GLI INDIRIZZI PREESISTENTI: ISTITUTI TECNICI COMMERCIALI Ragioniere e perito commerciale
DettagliS i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i
S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p
DettagliCAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o
CAPITOLO 11 Innovazione e cambiamento Agenda Ruolo strategico del cambiamento Cambiamento efficace Cambiamento tecnologico Cambiamento di prodotti e servizi i Cambiamento strategico e strutturale Cambiamento
DettagliIl modello generale di commercio internazionale
Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2013/14] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania) 6-1 Struttura della presentazione Domanda e
DettagliContabilità generale e contabilità analitica
1/5 Contabilità generale e contabilità analitica La sfida della contabilità analitica è di produrre informazioni sia preventive che consuntive. Inoltre questi dati devono riferirsi a vari oggetti (prodotti,
DettagliANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING
ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING CREARE OPPORTUNITÀ PER COMPETERE Oggi le imprese di qualsiasi settore e dimensione devono saper affrontare, singolarmente o in rete, sfide impegnative sia
DettagliConvegno. Aree industriali e politiche di piano. Tra deindustrializzazione e nuova industrializzazione sostenibile. Roma 30 gennaio 2014 ore 14,00
Roma 30 gennaio 2014 ore 14,00 Università Roma Tre, Dipartimento di Architettura Via della Madonna dei Monti, 40 Convegno Aree industriali e politiche di Tra deindustrializzazione e nuova industrializzazione
DettagliALLEGATO H VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE INDIVIDUALE DEI DIPENDENTI COMUNE DI CINISI Prov. Palermo
SCHEDA di 3 II Fattore di Valutazione: Comportamenti professionali e organizzativi e competenze Anno Settore Servizio Dipendente Categoria Profilo professionale Responsabilità assegnate DECLARATORIA DELLA
DettagliSistemi Informativi e Sistemi ERP
Sistemi Informativi e Sistemi Trasformare i dati in conoscenza per supportare le decisioni CAPODAGLIO E ASSOCIATI 1 I SISTEMI INFORMATIVI LI - E IMPRESA SISTEMA DI OPERAZIONI ECONOMICHE SVOLTE DA UN DATO
DettagliPOLITICA DI COESIONE 2014-2020
INVESTIMENTO TERRITORIALE INTEGRATO POLITICA DI COESIONE 2014-2020 A dicembre 2013, il Consiglio dell Unione europea ha formalmente adottato le nuove normative e le leggi che regolano il ciclo successivo
DettagliAnno scolastico 2013/2014. Curricolo verticale. Servizi socio sanitario/ Servizi Commerciali
Istituto Istruzione Superiore 'Mattei Fortunato' Eboli (SA) Anno scolastico 2013/2014 Curricolo verticale Servizi socio sanitario/ Servizi Commerciali Disciplina: DIRITTO ED ECONOMIA Al termine del percorso
DettagliChe volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile
Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Premessa All arrivo di un nuovo volontario l intero sistema dell associazione viene in qualche modo toccato. Le relazioni si strutturano diversamente
DettagliVia Don Angelo Scapin, 36 I-35020 Roncaglia di Ponte San Nicolò (PD) ITALIA Phone/Fax: +39 049 719065 - info@spinips.com www.spinips.
Via Don Angelo Scapin, 36 I-35020 Roncaglia di Ponte San Nicolò (PD) ITALIA Phone/Fax: +39 049 719065 - info@spinips.com www.spinips.com STUDI E VERIFICHE DI FATTIBILITÀ... 2 PROGETTAZIONE MECCANICA...
DettagliNascita, caratteristiche ed evoluzione dei sistemi di welfare. Prof. Carlo Borzaga
Nascita, caratteristiche ed evoluzione dei sistemi di welfare Prof. Carlo Borzaga Sommario! alcune definizioni! perché servono politiche di welfare! i principali ambiti di intervento e i modelli di welfare!
Dettaglimanifatturiera e per i servizi
CAPITOLO 7 Tecnologie per la produzione manifatturiera e per i servizi Agenda Tecnologia e core technology Processi core ed ausiliari Tecnologia e struttura organizzativa Tecnologia core manifatturiera
DettagliI Gas palestre di democrazia
I Gas palestre di democrazia Alcune riflessioni a partire da una ricerca sull associazionismo in Lombardia Francesca Forno Università degli Studi di Bergamo Gruppo di Studio e di conricerca Cittadinanza
DettagliINTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006)
INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) Siamo nell ultimo anno di programmazione, per cui è normale fare un bilancio dell attività svolta e dell
DettagliFamiglie e welfare comunitario. Stefania Mazza 11 febbraio 2015
Famiglie e welfare comunitario Stefania Mazza 11 febbraio 2015 LE COMPETENZE A) Analizzare I bisogni B) Creare C) Progettare D) Realizzare E) Valutare IL FARE QUALE SENSO DELLA PROGETTAZIONE Che cosa ci
DettagliIndice. pagina 2 di 10
LEZIONE PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA DOTT.SSA ROSAMARIA D AMORE Indice PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA---------------------------------------------------------------------------------------- 3 LA STRUTTURA
DettagliIL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:
IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti
DettagliAGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE
AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE Milano, 19 dicembre 2012 1 Premessa L agenda digitale italiana, con le prime misure
DettagliI PROCESSI GESTITI DALLA FUNZIONE DI MARKETING. Prof. Giancarlo Ferrero Corso di marketing Università di Urbino
2 I PROCESSI GESTITI DALLA FUNZIONE DI MARKETING 1 IL PROCESSO DI CREAZIONE DEL VALORE Finalità del marketing: la creazione di valore per il cliente e per l impresa. Le fasi del processo di creazione del
DettagliCapitolo II. GLI ISTITUTI, LE AZIENDE, LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA
Capitolo II. GLI ISTITUTI, LE AZIENDE, LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA 1 LE SOCIETÀ UMANE E IL BENE COMUNE Ciascuna persona partecipa a più società umane di varia natura: famiglie, Stato, istituti pubblici
DettagliLe fattispecie di riuso
Le fattispecie di riuso Indice 1. PREMESSA...3 2. RIUSO IN CESSIONE SEMPLICE...4 3. RIUSO CON GESTIONE A CARICO DEL CEDENTE...5 4. RIUSO IN FACILITY MANAGEMENT...6 5. RIUSO IN ASP...7 1. Premessa Poiché
Dettaglischede di approfondimento.
I macro temi segnalati nella mappa sono trattati nella presentazione e fruibili attraverso schede di approfondimento. 2 è l insieme delle attività volte a smaltirli, riducendo lo spreco(inparticolaredirisorsenaturaliedienergia)elimitandoipericoliperlasalutee
DettagliIL SISTEMA INFORMATIVO
LEZIONE 15 DAL MODELLO DELLE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO AL MODELLO CONTABILE RIPRESA DEL CONCETTO DI SISTEMA AZIENDALE = COMPLESSO DI ELEMENTI MATERIALI E NO CHE DIPENDONO RECIPROCAMENTE GLI UNI DAGLI ALTRI
DettagliCOMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)
COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA
DettagliRisparmio, investimenti e sistema finanziario
Risparmio, investimenti e sistema finanziario Una relazione fondamentale per la crescita economica è quella tra risparmio e investimenti. In un economia di mercato occorre individuare meccanismi capaci
DettagliCOME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING
Febbraio Inserto di Missione Impresa dedicato allo sviluppo pratico di progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle imprese. COME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING COS E UN
DettagliSezione Elettronica ed Elettrotecnica
Sezione Elettronica ed Elettrotecnica Assemblea 17 giugno, ore 11.30 Date: 2011-06-17 1 (11) Ericsson Internal Premessa La Sezione Elettronica ed Elettrotecnica intende rappresentare un importante elemento
DettagliGuadagnare, lavorare e innovare: il ruolo del riciclo nella green economy
n. 022 - Martedì 31 Gennaio 2012 Guadagnare, lavorare e innovare: il ruolo del riciclo nella green economy Questo breve report dell Agenzia Europea per l'ambiente prende in esame il ruolo del riciclo nella
DettagliCapitolo sette. Investimenti diretti esteri. Investimenti diretti esteri nell economia mondiale
EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO Capitolo sette Investimenti diretti esteri Investimenti diretti esteri nell economia mondiale 7-3 Il flusso di IDE è l ammontare di investimenti esteri realizzati in un dato
DettagliInvestimenti Diretti Esteri
Investimenti Diretti Esteri Daniele Mantegazzi IRE, Università della Svizzera Italiana 14 novembre 2013 Daniele Mantegazzi Economia Internazionale 14 novembre 2013 1 / 24 Contenuti e struttura della lezione
DettagliPROGETTO Impari S. Impari S. Repubblica Italiana
PROGETTO Interventi di informazione, formazione e azioni di sistema per le aree GAL della Sardegna PROGETTO Interventi di informazione, formazione e azioni di sistema per le aree GAL della Sardegna Lo
Dettagli16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province. Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA
16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA Obiettivi della presentazione Illustrare i principali risultati
Dettagli,/0(5&$72',&216802,/0(5&$72 '(//(25*$1,==$=,21,,7$/,$12(' (67(52(/(/252&$5$77(5,67,&+(
,/0(5&$72',&216802,/0(5&$72 '(//(25*$1,==$=,21,,7$/,$12(' (67(52(/(/252&$5$77(5,67,&+( 6(/(=,21('(,3$(6, Nella precedente ricerca si sono distinti, sulla base di indicatori quali la produzione, il consumo
DettagliSegmentare ovvero capire il contesto di mercato di riferimento
Lezione n. 5 Segmentare ovvero capire il contesto di mercato di riferimento Prof.ssa Clara Bassano Corso di Principi di Marketing A.A. 2006-2007 Verso la strategia aziendale Mission + Vision = Orientamento
DettagliIl modello generale di commercio internazionale
Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale adattamento italiano di Novella Bottini 1 Struttura della presentazione Domanda e offerta relative Benessere e ragioni di scambio Effetti della
DettagliProblematiche, prospettive e interventi
Anche gli imprenditori stranieri soffrono la crisi Burocrazia, ritardo dei pagamenti e l accesso al credito i maggiori ostacoli all attività Più difficoltà per le imprese edili e nel Centro Italia La crisi
DettagliNOTE DI PRESENTAZIONE DELLA MALAVOLTA CONSULTING S.a.s.
NOTE DI PRESENTAZIONE DELLA MALAVOLTA CONSULTING S.a.s. Malavolta Consulting S.A.S. del Dott. Roberto Malavolta & C. 63016 Campofilone (AP) Via Borgo San Patrizio, 112 tel 0734 937058 - fax 0734 935084
DettagliRichiami di teoria della domanda di moneta
Richiami di teoria della domanda di moneta Parte seconda La teoria della preferenza della liquidità di Keynes Keynes distingue tre moventi principali per cui si detiene moneta. Transattivo Precauzionale
DettagliLezione 3. La macro struttura organizzativa: la struttura funzionale e le sue modifiche; la struttura divisionale; la struttura a matrice.
Lezione 3 La macro struttura organizzativa: la struttura funzionale e le sue modifiche; la struttura divisionale; la struttura a matrice. 1 LA STRUTTURA FUNZIONALE ALTA DIREZIONE Organizzazione Sistemi
DettagliPRODUZIONE E CRESCITA
Università degli studi di MACERATA ECONOMIA POLITICA: MICROECONOMIA A.A. 2012/2013 PRODUZIONE E CRESCITA Fabio CLEMENTI E-mail: fabio.clementi@unimc.it Web: http://docenti.unimc.it/docenti/fabio-clementi
DettagliUD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario
UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario Inquadramento generale In questa unità didattica analizzeremo come i risparmi delle famiglie affluiscono alle imprese per trasformarsi in investimenti.
DettagliDiventa fondamentale che si verifichi una vera e propria rivoluzione copernicana, al fine di porre al centro il cliente e la sua piena soddisfazione.
ISO 9001 Con la sigla ISO 9001 si intende lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la Gestione della Qualità, che rappresenta quindi un precetto universale applicabile all interno
DettagliECONOMIA DEI GRUPPI DELLE IMPRESE TURISTICHE
ECONOMIA DEI GRUPPI DELLE IMPRESE TURISTICHE Dott.ssa Francesca Picciaia Università di Perugia Facoltà di Economia LE FORME AGGREGATIVE NELLE IMPRESE TURISTICHE 2 IL CONTESTO DI RIFERIMENTO Globalizzazione
DettagliÈ un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale
Cos è un piano urbanistico? È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale È uno strumento prima di
DettagliIndice. Prefazione PARTE PRIMA LE FONDAZIONI DI PARTECIPAZIONE NELLE STRATEGIE COLLABORATIVE TRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE ED IMPRESE
Indice Prefazione XI PARTE PRIMA LE FONDAZIONI DI PARTECIPAZIONE NELLE STRATEGIE COLLABORATIVE TRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE ED IMPRESE Capitolo 1 Le partnership pubblico-privato nei nuovi modelli di gestione
DettagliPrincipi di Economia - Macroeconomia Esercitazione 3 Risparmio, Spesa e Fluttuazioni di breve periodo Soluzioni
Principi di Economia - Macroeconomia Esercitazione 3 Risparmio, Spesa e Fluttuazioni di breve periodo Soluzioni Daria Vigani Maggio 204. In ciascuna delle seguenti situazioni calcolate risparmio nazionale,
DettagliProject Cycle Management
Project Cycle Management Tre momenti centrali della fase di analisi: analisi dei problemi, analisi degli obiettivi e identificazione degli ambiti di intervento Il presente materiale didattico costituisce
DettagliIL VANTAGGIO COMPETITIVO NEI SETTORI MATURI
IL VANTAGGIO COMPETITIVO NEI SETTORI MATURI Cap. XII di R. Grant A cura di: Paola Bisaccioni INDICE Maturità e peculiarità dei settori maturi I fattori critici di successo L implementazione strategica
Dettagliqualità e certificazione
Globalizzazione, standard di qualità e certificazione Maria Angela Perito INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria Campobasso, 19 maggio 2008 Complessità del problema Cambiamenti delle esigenze del
DettagliRETI D IMPRESA. Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo la propria individualità e le proprie competenze
110 BUSINESS & IMPRESE Maurizio Bottaro Maurizio Bottaro è family business consultant di Weissman Italia RETI D IMPRESA Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo
DettagliWP 1. Knowledge Economy e processi di innovazione in Piemonte. Cultura, servizi del lavoro e del welfare
PROGETTO E.R.I.C.A - regione Piemonte Bando Scienze Umane e Sociali 2008 WP 1 Knowledge Economy e processi di innovazione in Piemonte. Cultura, servizi del lavoro e del welfare Responsabile Scientifico:
DettagliMANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6
MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.
DettagliEasyMACHINERY ERPGestionaleCRM. partner
ERPGestionaleCRM partner La soluzione software per le aziende di produzione di macchine Abbiamo trovato un software e un partner che conoscono e integrano le particolarità del nostro settore. Questo ci
DettagliIL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO
IL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO Roberto Del Giudice Firenze, 10 febbraio 2014 Il progetto Si tratta del più grande fondo italiano di capitale per lo sviluppo, costituito per dare impulso alla crescita
DettagliLa mediazione sociale di comunità
La mediazione sociale di comunità Percorso di formazione destinato agli operatori e alle operatrici del numero verde contro la tratta della Provincia di Milano Elvio Raffaello Martini Agosto 2008 MartiniAssociati
DettagliFasi di crescita. Chiara Casadio
Fasi di crescita Chiara Casadio condizioni interne ed esterne Le strategie di crescita possono essere influenzate da condizioni interne ed esterne all impresa. Le condizioni esogene principali possono
DettagliLE RAGIONI STRATEGICHE DI UNA SCELTA
vision guide line 6 LE RAGIONI STRATEGICHE DI UNA SCELTA QUANDO SI PARLA DI UN MERCATO COMPLESSO COME QUELLO DELL EDILIZIA E SI DEVE SCEGLIERE UN PARTNER CON CUI CONDIVIDERE L ATTIVITÀ SUL MERCATO, È MOLTO
DettagliRISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO
Università degli studi di MACERATA Facoltà di SCIENZE POLITICHE ECONOMIA POLITICA: MICROECONOMIA A.A. 2009/2010 RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO Fabio CLEMENTI E-mail: fabio.clementi@univpm.it
DettagliSistemi di welfare 9. L ECONOMIA DELLA FAMIGLIA. A.A. 2013-2014 Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione
A.A. 2013-2014 Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione Sistemi di welfare 9. L ECONOMIA DELLA FAMIGLIA Maria Letizia Pruna SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro mlpruna@unica.it
DettagliCorso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007
Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani AA. 2006-2007 PIANO e PIANIFICAZIONE 3 Pianificazione È il Processo con il quale un individuo, una impresa, una istituzione, una collettività territoriale
DettagliDecentramento e federalismo
Decentramento e federalismo Teoria economico-finanziaria dell ottimo livello di governo. Principi: ECONOMIA PUBBLICA (6) Le giustificazioni del decentramento e del federalismo sussidiarietà; responsabilità;
DettagliIl mercato di monopolio
Il monopolio Il mercato di monopolio Il monopolio è una struttura di mercato caratterizzata da 1. Un unico venditore di un prodotto non sostituibile. Non ci sono altre imprese che possano competere con
DettagliSistemi di welfare 10. UN NUOVO WELFARE. A.A. 2013-2014 Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione
A.A. 2013-2014 Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione Sistemi di welfare 10. UN NUOVO WELFARE Maria Letizia Pruna SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro mlpruna@unica.it
DettagliIl modello generale di commercio internazionale
Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2015/16 ] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania, Margherita Scoppola e Francesco Aiello) 6-1
DettagliIl marketing dei servizi. La gestione degli intermediari
Il marketing dei servizi La gestione degli intermediari Gli intermediari nei servizi: canali diretti Le imprese di servizi distribuiscono la propria offerta in alcuni casi direttamente, in altri casi si
DettagliASSE STORICO SOCIALE
ASSE STORICO SOCIALE 1 ASSE STORICO SOCIALE competenze attese d asse indicatori descrittori Competenze di asse Indicatori Descrittori 1. Comprendere il cambiamento e la diversità dei tempi storici in una
DettagliI principali servizi educativi gestiti direttamente dal comune sono i nidi, le scuole dell infanzia e i ricreatori.
I Servizi Educativi del Comune di Trieste rappresentano una tradizione storica, un patrimonio di tradizione culturale di cui la città e le famiglie vanno orgogliose. Un patrimonio storico che negli anni
DettagliUN GRUPPO DI LAVORO EVOLVE
GRUPPI DI LAVORO GRUPPO DI LAVORO Un gruppo di lavoro è costituito da un insieme di individui che interagiscono tra loro con una certa regolarità, nella consapevolezza di dipendere l uno dall altro e di
DettagliCorso di Economia Internazionale 2015-16 Prof. Gianfranco Viesti
1-1 Dipartimento di Scienze Politiche Università di Bari Corso di Economia Internazionale 2015-16 Prof. Gianfranco Viesti Modulo 1 Introduzione Hill, capitolo 1 molto integrato C.W.L. Hill, International
DettagliLa cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione.
La cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione. Treviso, 24 febbraio 2015 Smart Specialisation Strategy Rappresenta il rafforzamento delle specializzazioni del territorio e la promozione
DettagliISTITUZIONI DI ECONOMIA AZIENDALE
ISTITUZIONI DI ECONOMIA AZIENDALE 1 a) L organizzazione: concetti generali b) La struttura organizzativa c) I principali modelli di struttura organizzativa a) La struttura plurifunzionale b) La struttura
DettagliVALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1
VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1 Secondo i dati forniti dall Eurostat, il valore della produzione dell industria agricola nell Unione Europea a 27 Stati Membri nel 2008 ammontava a circa 377 miliardi
DettagliIngegneri, Industria: creazione di valore tecnologico sociale
Ingegneri, Industria: creazione di valore tecnologico sociale Venezia, 30 settembre 2015 La Tavola Rotonda si pone l obiettivo di analizzare i nuovi orientamenti che il sistema produttivo italiano può
DettagliUNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA FORO ITALICO. Ufficio Stampa. Rassegna stampa. Roma 30 settembre 2015
UNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA Ufficio Stampa Rassegna stampa Roma 30 settembre 2015 Argomento Testata Titolo Pag. Università scuola24.ilsole24ore.com Italia ancora indietro in abbandoni, disoccupazione
DettagliGUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni
GUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni 1 Executive summary...2 2 Business idea...2 3 Analisi di mercato...2 4 Analisi dell ambiente competitivo...2 5 Strategia di marketing...3 5.1 SWOT Analysis...3
DettagliLavorare in gruppo. Corso di formazione per i dipendenti dell Università di Palermo
Lavorare in gruppo Corso di formazione per i dipendenti dell Università di Palermo Premessa La conoscenza del gruppo e delle sue dinamiche, così come la competenza nella gestione dei gruppi, deve prevedere
DettagliCapitolo XVII. La gestione del processo innovativo
Capitolo XVII La gestione del processo innovativo Il ruolo dell innovazione nell economia dell immateriale L innovazione ha assunto un ruolo particolarmente significativo come variabile esplicativa della
DettagliBelowthebiz idee in rete
Le 5 forze di Porter Nella formulazione di una strategia un passo fondamentale è la definizione e lo studio delle principali caratteristiche del settore in cui si opera. Lo schema di riferimento più utilizzato
DettagliROADSHOW PMI ECONOMIA, MERCATO DEL LAVORO E IMPRESE NEL VENETO. A cura dell Ufficio Studi Confcommercio
ROADSHOW PMI ECONOMIA, MERCATO DEL LAVORO E IMPRESE NEL VENETO A cura dell Ufficio Studi Confcommercio LE DINAMICHE ECONOMICHE DEL VENETO Negli ultimi anni l economia del Veneto è risultata tra le più
DettagliLE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020
LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020 \ OBIETTIVI TEMATICI (art.9 Reg.Generale) Interventi attivabili nel periodo 2014-2020 Grado
DettagliEconomia e Gestione delle imprese e dei servizi. Domenico Barricelli Sociologo del Lavoro Esperto di politiche e interventi nei sistemi di PMI
PRINCIPI DI SERVICE MANAGEMENT R. Normann La gestione strategica dei servizi Economia e Gestione delle imprese e dei servizi Università dell Aquila, Facoltà di Economia Domenico Barricelli Sociologo del
DettagliPIANO REGIONALE DELLA PREVENZIONE 2014-2018
MACRO OBIETTIVO 7 Codici indicatori: 7.6.1 PIANO REGIONALE DELLA PREVENZIONE 2014-2018 Programma: Mantenimento e Implementazione del Sistema per supportare le istituzioni scolastiche nella promozione della
DettagliRUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI
INTEGRAZIONE, ORIENTAMENTO E BUONE PRASSI RUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI L iscrizione degli alunni con certificazione L.104
DettagliTITOLO DELL INSEGNAMENTO CFU. Principali conoscenze e/o Abilità. Obiettivo. Organizzazione didattica. Strategia d Impresa e Marketing 10 CFU
TITOLO DELL INSEGNAMENTO Strategia d Impresa e Marketing CFU 10 CFU Principali conoscenze e/o Abilità L American Marketing Association (1995) ha definito il marketing come il processo di pianificazione
DettagliORIENTARE = EDUCARE ALLE SCELTE
ORIENTARE = EDUCARE ALLE SCELTE Porre l individuo in grado di prendere coscienza di sé, di progredire per l adeguamento dei suoi studi e della sua professione rispetto alle mutevoli esigenze della vita
DettagliPROJECT MANAGEMENT SERVIZI DI PROJECT MANAGEMENT DI ELEVATA PROFESSIONALITÀ
PROJECT MANAGEMENT SERVIZI DI PROJECT MANAGEMENT DI ELEVATA PROFESSIONALITÀ SERVIZI DI PROJECT MANAGEMENT CENTRATE I VOSTRI OBIETTIVI LA MISSIONE In qualità di clienti Rockwell Automation, potete contare
DettagliLA NOSTRA PARTECIPAZIONE
ha interpretato e sostenuto negli anni lo sviluppo della mutualità, l affermazione dei principi solidaristici e la responsabilità sociale dell Impresa Cooperativa che ottiene benefici tramite la costituzione
DettagliMD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte
MD 9. La macroeconomia delle economie aperte In questo modulo, costituito da due Unità, ci occuperemo di analizzare il funzionamento delle economie aperte, ossia degli scambi a livello internazionale.
DettagliIl servizio di registrazione contabile. che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili
Il servizio di registrazione contabile che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili Chi siamo Imprese giovani e dinamiche ITCluster nasce a Torino
Dettagli