Parlare attraverso la danza quando comunicare diventa un arte!
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- Florindo Capasso
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1 UNIVERSITA' CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Linguaggi dei Media Curriculum Teatro e Eventi culturali Parlare attraverso la danza quando comunicare diventa un arte! Relatore: Prof. Marco LOMBARDI Correlatore: Dott. Matteo VERGANI Tesi di Laurea di: Luana SPINNATO Matr Anno Accademico 2009/2010 1
2 Capitolo Primo La comunicazione non verbale Comunicare è un termine molto difficile da definire in quanto esistono tipi di comunicazione differenti. Partendo dal suo significato originale, il verbo comunicare in latino vuol dire mettere in comune cioè condividere con gli altri pensieri, opinioni, esperienze, sensazioni e sentimenti. 1 Quando si parla di comunicazione vuol dire, oltre al parlare e quindi utilizzare il mezzo vocale, anche presupporre una relazione e di conseguenza uno scambio. Esistono diversi tipi di comunicazione, quella animale, quella multimediale e quella umana che si distingue in comunicazione sociale e comunicazione interpersonale. La comunicazione sociale conosciuta anche come di massa si ottiene tra due o più persone ed è rivolta a molti individui: televisione, stampa, radio, pubblicità, utenti e riceventi. La comunicazione interpersonale, invece, coinvolge due o più persone e si basa sempre su una relazione in cui gli interlocutori si influenzano sempre l'un l'altro, anche quando non se ne rendono conto. Quest ultima si suddivide in comunicazione verbale, non verbale e paraverbale. Quella verbale avviene attraverso l utilizzo del linguaggio, un uso che può essere scritto o orale e che segue delle regole sintattiche e grammaticali ben precise. La comunicazione non verbale non riguarda, invece, l uso delle parole, ma di altri canali altrettanto efficaci come la mimica, la postura, i gesti, lo sguardo, l abbigliamento che spesso possono dire più di mille parole. La comunicazione non verbale ricordata anche con la sigla CNV fa uso di tutti e cinque i sensi dell uomo: il tatto, l olfatto, la vista, l udito, il gusto e gli aspetti paralinguistici. Utilizza prevalentemente un codice analogico cioè riproduce per immagini ciò di cui si riferisce. La comunicazione verbale chiamata anche CV utilizza, invece, un codice digitale, cioè vengono usati dei segni arbitrari, dei simboli convenzionali che si concretizzano poi nella parola scritta o orale
3 La comunicazione paraverbale indica le caratteristiche della voce: il tono, il ritmo, il volume, le pause, le risate, le espressioni sonore e il giocherellare con gli oggetti. 2 La comunicazione ha delle finalità diverse in quanto può riguardare l ambito quotidiano, cioè quello che avviene tra amici o parenti, quello pubblicitario e delle pubbliche relazioni. Per realizzare un atto comunicativo sono fondamentali degli elementi: Emittente: colui che per inviare un messaggio deve essere in grado di elaborare le proprie informazioni acquisite grazie all esperienza maturata nella sua vita oppure semplicemente attraverso una fonte; Ricevente: colui che riceve, interpreta e comprende il messaggio; Codice: utilizzo di una parola che può essere scritta o parlata, di un immagine, di una espressione che serve a formare il messaggio per renderlo comprensibile e chiaro; Canale: mezzo di diffusione del messaggio. Nel caso del verbale il mezzo sarà la bocca, al contrario nel messaggio non verbale lo sarà il corpo che attraverso i suoi movimenti comunica delle sensazioni; Contesto: l' ambiente significativo all'interno del quale si situa l'atto comunicativo; Referente: l'oggetto della comunicazione, a cui si riferisce il messaggio. 3 Concludendo, non si può parlare di comunicazione quando il flusso delle informazioni è unidirezionale, perché le norme che regolano una corretta diffusione del messaggio richiedono un interazione tra le parti e una codificazione del messaggio. Per questo motivo emittenti e riceventi assumono reciprocamente e scambievolmente lo stesso ruolo. All interno di un monologo si può parlare comunque di comunicazione perché chi parla riceve sempre un feedback continuo, che consente di capire se il messaggio è stato recepito o se apporvi delle modifiche. Non ci troveremo di fronte ad una normale comunicazione nel caso in cui chi parla si rivolge ai riceventi senza la necessità di ascoltarli. In quel caso ci troveremo di fronte ad una normale trasmissione di informazioni
4 1.1 Non si può non comunicare Il comportamento non ha un suo opposto. Questa è la sua caratteristica principale, infatti, non esiste un qualcosa che non sia un non-comportamento o per dirla più semplicemente non è possibile non avere un comportamento. Se al comportamento viene dato un valore di messaggio durante una situazione di interazione allora vuol dire che è comunicazione e che è impossibile non comunicare. Non solo le parole, ma anche il silenzio, la mobilità e la staticità hanno un valore di messaggio perché influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in questo modo comunicano anche loro. Quindi anche il semplice fatto che non si parli o che non ci si presti attenzione reciproca non vuol dire che non si comunica. Se in un viaggio in treno ci troviamo di fronte ad una persona con gli occhi chiusi, questa, pur non pronunciando delle parole, comunica che non vuole essere disturbata e non desidera parlare con nessuno, quindi, di conseguenza anche noi che cogliamo il significato di quel suo modo di star seduta rispondiamo in modo adeguato lasciandola in pace. Questo è uno scambio di comunicazione proprio come lo è una discussione animata dove c è una interazione tra gli interlocutori. La comunicazione non ha luogo soltanto quando è intenzionale, conscia ed efficace. L impossibilità di non-comunicare è parte integrante del dilemma schizofrenico. Se il comportamento schizofrenico è osservato lasciando in sospeso ogni considerazione eziologica, sembra che lo schizofrenico cerchi di non comunicare. Poiché anche l immobilità cioè il silenzio posturale è comunicazione, lo schizofrenico si trova di fronte al compito impossibile di negare che egli stia comunicando. Ogni comunicazione implica un impegno e quindi definisce il modo in cui il trasmettitore considera la sua relazione con il ricevitore. 4 4 Watzlawick P. Beavin J. Jackson Don D. Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Traduzione di M. Ferreti, Atrolabio, Roma
5 1.2 I canali della comunicazione non verbale La comunicazione non verbale viene suddivisa in quattro componenti: Sistema paralinguistico, Sistema cinestesico, Prossemica Aptica. 5 6 DECODIFICA DELLE ESPRESSIONI EMOZIONALI VOCE VOLTO VOCE+VOLTO GIOIA SORPRESA ,5 PAURA RABBIA 56 62,5 61 DISPREZZO Sistema paralinguistico Questo sistema, detto anche vocale non verbale indica tutti quei suoni che vengono emessi durante una comunicazione verbale; quindi non ha alcuna importanza il significato delle parole. Il tono, la frequenza, il ritmo della voce e il silenzio sono gli aspetti che caratterizzano questo sistema. La voce è una spia sensibile e fedele in grado di rivelare i nostri stati d animo, le nostre emozioni, il nostro comportamento. Un esempio significativo può essere l apprezzare una canzone straniera pur non comprendendola linguisticamente e testualmente. Attraverso il tono della voce, il cantante riesce a trasmettere emozioni forti pur non esprimendosi con la stessa lingua Brentano C. Parlare in pubblico, De Vecchi Editore, Milano,
6 Il tono della voce può cambiare in base a fattori fisiologici come età, sesso, costituzione fisica, e a fattori legati al contesto. Nel caso in cui una persona di elevato livello sociale si trovasse a parlare con una di livello sociale più basso tenderà ad avere un tono di voce più grave. La frequenza viene influenzata dall aspetto sociale, così un sottoposto che si trova a parlare con un superiore tenderà ad avere una frequenza di voce più bassa rispetto al normale. Il ritmo dato ad un discorso conferisce maggiore o minore autorevolezza alle parole pronunciate. Di grande importanza all interno di un discorso sono anche le pause che si distinguono in pause vuote e pause piene. Le prime rappresentano il silenzio tra una frase e l altra, le seconde le tipiche interazioni come mmm, prive di significato. Il silenzio è considerato una forma di comunicazione e in base al contesto può avere dei significati opposti. Il silenzio degli studenti all interno di un aula mentre il professore spiega è diverso dal silenzio di una persona che ad una domanda provocatoria e imbarazzante non risponde. Nello schema sopra rappresentato vengono riportati tre punteggi per ogni emozione: il primo a sinistra indica il grado di espressività che può raggiungere la nostra voce, il secondo, il grado di espressività del volto e il terzo, la media di capacità espressiva che quell emozione ci può far raggiungere. Nel caso specifico della paura e di conseguenza, tutte le forme di insicurezza, timidezza, ansia e imbarazzo sono le prime ad essere messe a nudo dalla nostra voce e dall espressione del volto. Una leggera variazione del timbro o della tonalità, una ingiustificata accelerazione, un rallentamento sospetto o un improvviso cambiamento di volume fanno capire la vera reazione che altrimenti rimarrebbe celata. Una meta difficile da raggiungere ma utile per potersi imporre sugli altri con sicurezza e fermezza è riuscire a controllare le proprie emozioni anche in quelle particolari situazioni di pressione psicologica. Rivolgersi ad un interlocutore balbettando, con un tono di voce sommesso, fare un discorso poco chiaro, con continue ripetizioni, denuncia insicurezza e confusione mentale. Allo stesso modo, parlare a voce alta, urlare senza interruzione è sintomo di incapacità di controllo. 10
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