3. L occupazione femminile in Italia

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1 3. L occupazione femminile in Italia 3.1. L incidenza dei cambiamenti socio-demografici sul mercato del lavoro femminile Quanto detto sopra evidenzia una volta di più come le dinamiche del mercato del lavoro femminile non siano determinate solo da elementi strutturali di ordine economico; esso è infatti prodotto da pregnanti cambiamenti socio-culturali che hanno avuto, e tuttora hanno forti ripercussioni sul tradizionale ruolo della donna incentrato prevalentemente nella cura della famiglia. Allo stesso modo sensibili mutamenti della struttura demografica della nostra società hanno influito in maniera significativa sull andamento del mercato lavorativo delle donne. In primis dobbiamo annoverare l innalzamento dell aspettativa media di vita che chiaramente conduce ad un innalzamento dell età media dei lavoratori, tant è che si assiste, rispetto al 1995 ad una forte e generalizzata diminuzione dell occupazione giovanile (più consistente nelle giovani donne che nei pari età maschi). Conseguentemente si registra un aumento percentuale delle classi maggiori di lavoratori, dove spicca il dato relativo alla classe d età relativamente alle donne impiegate nel terziario, che in un solo lustro sono andate aumentando di oltre il 16% (tabella 12). Ma in maniera più consistente sono stati i cambiamenti nelle strutture familiari a determinare, o comunque ad influire positivamente sulla progressiva femminizzazione del mercato del lavoro. Aumentano infatti i single, le coppie senza figli, viene ritardato il momento della maternità, con la conseguenza che i nuclei familiare tendono inevitabilmente a ridursi per una attuale composizione media a nucleo familiare stimato al 2,7 persone. Aumentano, però, i servizi rivolti alle stesse famiglie: colf e baby-sitter permettono quindi un maggiore impegno da parte delle donne nel loro percorso professionale. Tali cambianti hanno quindi prodotto un significativo aumento della componente femminile nel mercato del lavoro; si riscontrano correlazioni tra il numero dei componenti della famiglia e la propensione al lavoro delle donne (al diminuire del primo aumenta la seconda); analogamente tra il numero dei figli e la presenza sul mercato del lavoro; nonché una interessante correlazione tra lo stato civile e l incremento occupazionale. Ad esempio le single sono più propense all attività lavorativa delle coniugate e ciò vale, evidentemente, nel settore del terziario più che in altri.

2 Tabella 12 Popolazione per classe d età, numero di componenti del nucleo familiare, stato civile e numero di figli Incidenze medie POPOLAZIONE Occupati nei servizi Altri occupati Non occupati Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Popolazione in complesso 15,2 11,8 12,1 4,1 20,9 36,0 CLASSE DI ETÀ ,0 8,3 9,9 13,1 23,8 14, ,4 29,6 28,9 32,2 10,1 12, ,3 53,8 50,0 47,2 8,8 22, ,4 7,1 9,6 6,4 18,9 16,8 65 e più 1,9 1,1 1,6 1,1 38,4 33,4 NUMERO COMPONENTI LA FAMIGLIA Uno 8,2 7,9 5,7 4,7 8,6 16,5 Due 14,2 18,6 13,8 17,6 30,3 24,0 Tre e più 77,6 73,5 80,5 77,7 61,1 59,5 STATO CIVILE Celibe/nubile 28,5 29,5 32,0 29,9 38,5 23,9 Coniugato 67,7 62,4 65,1 63,7 53,9 54,6 Vedovo, divorziato, separato 3,8 8,1 2,9 6,4 7,6 21,4 NUMERO DI FIGLI Nessuno 20,5 21,9 17,9 19,3 37,8 37,8 Uno 32,3 34,8 33,4 36,6 25,5 25,5 Due 36,0 34,6 36,2 33,4 25,2 26,0 Tre e più 11,2 8,8 12,5 10,7 11,5 10,7 Variazioni percentuali Popolazione in complesso 6,4 16,8-2,0-3,3 1,4-1,8 CLASSE DI ETÀ ,7-1,3-17,0-22,3-15,8-16, ,5 12,4-0,4 0,2 3,7-6, ,4 23,3 3,5 1,3-0,5-2, ,0 16,9-13,2-0,5 7,4-3,2 65 e più 9,1 3,4-7,0-20,1 12,3 9,9 NUMERO COMPONENTI LA FAMIGLIA Uno 34,6 33,5 14,9 24,9 10,5 4,1 Due 9,7 20,9 2,6-0,8 6,4 2,4 Tre e più 3,5 14,3-3,7-5,1-2,1-4,9 STATO CIVILE Celibe/nubile 18,9 25,3 6,0 2,2-6,5-6,5 Coniugato 1,0 12,7-6,1-7,2 6,4-2,0 Vedovo, divorziato, separato 29,1 20,7 13,9 16,6 11,3 4,4 NUMERO DI FIGLI Nessuno 18,7 26,5 5,5 4,0 7,5 3,4 Uno 7,7 16,3 0,2-0,3 4,0-0,8 Due 3,4 16,0-2,0-5,7-2,3-4,5 Tre e più -6,1 1,9-15,5-15,9-12,7-13,6

3 A conclusione di queste considerazione di ordine socio-demografico va infine aggiunto che le correlazioni di cui sopra presentano variazione estremamente significative rispetto al 1995, le quali indicano come le dinamiche del mercato del lavoro sono ancora lontane dal trovare una situazione di equilibrio, come in effetti hanno già dimostrato dati concernenti i confronti con gli altri paesi europei Terziarizzazione e occupazione femminile in Italia La femminilizzazione Se negli ultimi cinque anni l occupazione complessiva è aumentata del 5,5%, per un valore assoluto apri a nuovi posti di lavoro, il settore dei servizi a fatto registrare un incremento settoriale in proporzione pari al doppio del dato complessivo (tabelle 7 e 8). Più di un milione e 200 mila posti di lavoro sono stati creati nel terziario negli ultimi cinque anni. Come si evince dalla figura 6 il contributo delle donne a favore dell incremento dell occupazione è stato notevole, pari infatti al 70% del totale. A scapito di un forte decremento occupazionale nell agricoltura, si è registrato una notevole incidenza occupazionale femminile nei servizi pari al 76,3% dell intera quota di nuovi posti di lavoro creati nell ultimo lustro. Tabella 13 Occupati per sesso e settore di attività economica: variazioni e differenziali di genere delle variazioni SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Variazioni assolute (in migliaia) Differenziali di crescita femmine-maschi Maschi Femmine Maschi e Contributo Femmine in migliaia in % Servizi (a) ,1 Industria in senso stretto ,6 Costruzioni ,7 Agricoltura ,0 Totale economia ,0 (a)servizi sociali, Servizi personali, Servizi alle imprese, Distribuzione. Nonostante le comparazioni con gli altri paesi europei dimostrino un nostro ritardo nell incentivazione dell occupazione femminile, non si può negare che negli ultimi cinque

4 anni un forte, seppur relativo, un progresso sotto questo versane ci sia stato. Si è infatti parlato della crescente rilevanza della componente femminile come un fenomeno di femminilizzazione del mercato del lavoro al quale ha contribuito una serie di fattori di origine Figura 6 Contributo per sesso all incremento totale dell occupazione in Italia per settori di attività economica 80,0 70,0 60,0 76,3 70,0 50,0 40,9 40,0 29,9 30,0 20,0 10,0 1,7 2,4 2,1 0,0-10,0-4,1-9,3-10,1-20,0 Servizi Industria in senso stretto Costruzioni Agricoltura Totale Maschi Femmine Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro. strutturale e culturale. Da un lato si è registrata una sempre più crescente domanda di servizi e la necessità espressa dal sistema economico di terziarizzare molte delle sue funzioni, anche in vista della globalizzazione dei mercati; dall altro si sta registrando un certo cambiamento culturale per cui la donna acquisisce, all interno della famiglia, un ruolo ed uno status assai differente dal passato. Naturalmente contribuiscono alla crescente occupazione femminile anche gli andamenti demografici relativi alla costituzione dei nuclei familiari; la possibilità di fruire di una

5 maggiore flessibilità lavorativa, anche inerentemente i tempi di lavoro e, non da ultimo, la possibilità, sempre più diffusa, di utilizzo delle nuove tecnologie telematiche che facilitano a loro volta lo sviluppo del telelavoro. Tabella 14 Occupati per sesso e settore di attività economica - valori in migliaia, variazioni percentuali SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Maschi Femmine Occupati in migliaia Variazioni % Maschi e Maschi Femmine Femmine Maschi e Femmine Agricoltura ,6-23,8-15,8 Industria in senso stretto ,2 1,3-0,5 Costruzioni ,7 29,2 3,1 Totale servizi ,4 16,8 10,7 Totale Servizi alle imprese ,9 45,9 32,0 - Servizi alla produzione ,5 66,3 53,6 - Servizi finanziari ,4 19,2 1,7 - Servizi assicurativi ,5 9,0 6,4 - Attività immobiliari ,6 9,4 13,6 Totale Distribuzione ,5 12,3 7,6 - Commercio al dettaglio ,8 5,1 2,4 - Commercio all ingrosso ,8 28,9 17,2 - Trasporti ,9 58,0 16,1 - Comunicazioni ,9 19,2 12,1 Totale Servizi personali ,4 18,5 12,4 - Alberghi e ristorazione ,3 30,3 21,3 - Servizi ricreativi e culturali ,9 55,1 36,7 - Servizi domestici ,8-3,4-0,5 - Altri servizi personali ,8 9,5-2,2 Totale Servizi sociali e P.A ,4 11,3 5,4 Pubblica amministrazione ,4 14,4 6,3 - Sanità ,8 14,8 4,5 - Istruzione ,1 6,0 3,6 - Altri servizi sociali ,8 36,0 22,2 Totale economia ,5 10,9 5,5 Si è detto dell incidenza della crescita dell occupazione femminile nel terziario. Negli ultimi cinque anni la differenze di genere nel settore considerato è stata notevolmente a favore delle donne: circa il 65%1% della crescita occupazionale del settore (pari a unità) è infatti esaurito dalla componente femminile ( unità). Mettendo ancor meglio in evidenza il rapporto di genere, si nota che la differenza tra crescita occupazionale maschile e femminile è concentrata per l 88,1% nel terziario (386 mila unità, sulle 438 mila complessive) e come essa risulti positiva anche nel settore dell industria.

6 Assorbendo ad oggi addetti, una quota pari al 63% degli occupati, il settore dei servizi risulta il più dinamico dell economia nostrana ed è quindi il più capace di assorbire ulteriori quote di disoccupazione. Eppure, se prendiamo in considerazione la variabile geografica, non possiamo non notare le marcate differenze che ancora sussistono tra Nord Centro e Sud relativamente al grado di variazione occupazionale nel settore dei servizi. Tabella 15 Occupati per sesso e settore di attività economica composizioni per settore e per sesso in media annua Composizione per settore SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Maschi Femmine Maschi e Femmine Composizione per sesso Maschi Femmine Maschi e Femmine Agricoltura 5,8 4,5 5,3 68,6 31,4 100,0 Industria in senso stretto 27,2 19,7 24,4 70,3 29,7 100,0 Costruzioni 11,4 1,3 7,7 93,7 6,3 100,0 Totale servizi 55,7 74,4 62,6 56,2 43,8 100,0 Servizi alle imprese 9,6 11,2 10,1 57,7 42,3 100,0 - Servizi alla produzione 6,1 7,7 6,7 66,2 33,8 100,0 - Servizi finanziari 2,4 2,1 2,3 55,2 44,8 100,0 - Servizi assicurativi 0,7 1,0 0,9 59,6 40,4 100,0 - Attività immobiliari 0,3 0,4 0,3 59,5 40,5 100,0 Distribuzione 23,0 19,4 21,7 60,5 39,5 100,0 - Commercio al dettaglio 12,1 13,5 12,6 69,7 30,3 100,0 - Commercio all ingrosso 3,8 2,8 3,4 85,0 15,0 100,0 - Trasporti 5,5 1,7 4,1 67,2 32,8 100,0 - Comunicazioni 1,6 1,4 1,5 67,1 32,9 100,0 Servizi personali 6,3 11,7 8,3 53,3 46,7 100,0 - Alberghi e ristorazione 3,3 4,9 3,9 58,0 42,0 100,0 - Servizi ricreativi e culturali 1,0 1,2 1,1 23,1 76,9 100,0 - Servizi domestici 0,3 1,9 0,9 44,1 55,9 100,0 - Altri servizi personali 1,7 3,6 2,4 47,9 52,1 100,0 Servizi sociali 16,8 32,2 22,5 65,7 34,3 100,0 Pubblica amministrazione 9,0 8,0 8,6 40,2 59,8 100,0 - Sanità 3,9 9,9 6,1 28,7 71,3 100,0 - Istruzione 3,2 13,5 7,0 64,9 35,1 100,0 - Altri servizi sociali 0,8 0,8 0,8 47,3 52,7 100,0 Totale economia 100,0 100,0 100,0 63,2 36,8 100,0 Tali differenze assumono un valore significativo maggiore se le analizziamo anche in riferimento all andamento occupazionale femminile regionale inerente l intera economia italiana. Dalle figure 7 e 8, infatti, si evince una situazione pressoché omogenea; per quanto riguarda l incremento occupazionale femminile preso nella sua totalità (figura 7); ed una

7 contrariamente eterogenea, per quanto concerne la crescita occupazionale delle donne nel terziario (figura 8). L incidenza femminile sulla crescita occupazionale risulta particolarmente elevata nelle regioni del Centro-Nord e nelle Isole (crescita tra il 2,5% ed il 3%) con valori di spicco nell Umbria (crescita compresa tra il 3% ed il 4,5%). Meno rilevante, ma pur sempre positiva, è l aumento dell occupazione femminile in Lombardia e nelle Marche. Figura 7 Donne occupate per regione: variazione dell incidenza femminile sull occupazione nell intera economia in punti percentuali Da 3,0 a 4,5 Da 2,5 a 3,0 Da 1,5 2,5 Da 0,0 a 1,5 Da -1,0 a 0,0 Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro È invece negativo l andamento registratosi negli ultimi cinque anni in Calabria ed in Campania le quali costituiscono le uniche due regioni con un valore prossimo o inferiore a zero. Tra le regioni meridionali, solo la Basilicata ha dimostrato un incremento occupazionale di una certa importanza. Sul versante dei servizi riscontrammo dei dati significativi nelle Marche, in Umbria, nel Veneto ed il Liguria, con una crescita superiore al 3%. Buono

8 anche l andamento nelle altre regioni centro-settentrionali (ad esclusione della Lombardia e della Valle d Aosta che presentano dati negativi). Al sud la situazione è complessivamente negativa o con incrementi minimi (nelle Isole, in Campania e nel Molise) ad eccezion fatta per la Basilicata che anche nel terziario fa registrare un andamento medio dell occupazione femminile compreso tra l 1,5% ed il 2,5%. Complessivamente, in metà delle nostre regioni (Valle d Aosta, Lombardia, Friuli, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania e le Isole) la crescita occupazionale femminile risulta quindi inferiore rispetto a quella relativa all economia totale. Figura 8 Donne occupate per regione variazione dell incidenza femminile sull occupazione nel settore dei servizi in punti percentuali Da 3,0 a 4,5 Da 2,5 a 3,0 Da 1,5 a 2,5 D a 1,5 a 2,5 Da -1,0 a 0,0 L occupazione femminile nei diversi comparti del terziario Ma quale sono i comparti del terziario in cui è maggiore la presenza occupazionale delle donne? Se torniamo alle tabelle 8 e 9 possiamo notare come la presenza femminile si

9 concentri soprattutto nelle attività relative ai servizi personali e sociali. Nel primo comparto spicca il dato della composizione femminile nelle attività concernenti i servizi culturali e ricreativi, dove la presenze femminile è pari ai ¾ del totale. Superiore al 50% risultano anche i dati concernenti i servizi domestici e personali. Alta è anche la presenza femminile nel comparto dei servizi sociali; ad esempio, nei servizi sanitari la quota femminile supera il 71% ed è circa pari al 60% nella pubblica amministrazione. Più contenuti sono i dati relativi alle diverse attività dei servizi alle imprese e della distribuzione. Come si nota dalla figura seguente la componente femminile è ovunque inferiore rispetto a quella maschile. Ciò è vero soprattutto per quanto riguarda le attività di commercio all ingrosso dove la quota percentuale della presenza femminile è di solo il 15%. Va inoltre notato che, tra le attività relative ai servizi alle imprese, la componente femminile si equidistribuisce sulle attività finanziarie, assicurative ed immobiliari con valori compresi tra il 44,8% ed il 40,5%. Meno forte è la presenza sui servizi alla produzione, dove la componente femminile è pari ad un terzo del totale 3.3. La differente crescita occupazionale tra uomini e donne Si è già avuto modo di vedere quanto l incremento delle attività legate al terziario abbia influito positivamente sulla crescita occupazionale femminile avutasi negli ultimi anni. Si è visto, infatti, che i maggiori incrementi si sono registrati in quei settori economici che, più di altri, si sono dimostrati dinamici e l occupazione femminile è cresciuta laddove si verificare anche un incremento della componente maschile. Ne segue che lo sviluppo e la terziarizzazione dell economia non spiegano compiutamente i tassi di incremento della componente femminile sui luoghi di lavoro o, per lo meno, non la descrivono pienamente, soprattutto in relazione al gander gap che tuttora sussiste nei diversi settori economici. Altre variabili, ed in particolar modo la tipologia della professione e la natura della prestazione lavorativa, intervengono sugli andamenti complessivi del mercato del lavoro femminile, rivelando differenze di genere tuttora consistenti. Considerando le tipologie di professione (figura 10) si nota che la variazione maggiore, tra il 1995 ed il 2000, del differenziale di genere si è riscontrata tra gli artigiani, gli operati specializzati e gli agricoltori, ovvero tra le professioni che si sono dimostrate in forte diminuzione in valori assoluti. Se ne deduce che il dato fortemente positivo relativo alle donne scaturisce in realtà da un contenimento maggiore, rispetto alla componente maschile, della flessione occupazionale. Un simile andamento si è riscontrato nelle professioni che non richiedono particolari qualifiche professionali, dove la maggiore il maggior differenziale femminile è causato dalla più forte caduta di occupazione maschile. Tra le figure professionali che, viceversa, sono andate aumentando nel corso degli ultimi anni, e che quindi hanno contribuito al complessivo sviluppo occupazionale, la crescita della componente femminile è stata maggiore di quella maschile tra le professioni relative alle vendite ed ai servizi per le famiglie, tra quelle

10 Figura 9 Composizione per sesso degli occupati nei diversi comparti del terziario Totale servizi Servizi alle imprese Servizi alla produzione Servizi finanziari Servizi assicurativi Attività immobiliari Distribuzione Commercio al dettaglio Commercio all ingrosso Trasporti Comunicazioni Servizi personali Alberghi e ristorazione Servizi ricreativi e culturali Servizi domestici Altri servizi personali Servizi sociali Pubblica amministrazione Sanità Istruzione Altri servizi sociali Composizione femminile Composizione maschile Fonte: Istat, rilevazione trimestrale sulle forze lavoro

11 richiedenti una specializzazione intermedia e tra le professioni esecutive di ufficio e di contatto con la clientela. Viceversa, tra le professioni di elevata specializzazione e tra i dirigenti ed imprenditori la crescita della componente femminile è risultata inferiore a quella maschile. Si evince, pertanto, un gander gap ancora piuttosto elevato nelle professioni di più alta qualifica; divario che, in varia misura, si presenta all interno di quasi tutti i settori e comparti Figura 10 Differenziali di genere per tipologia di professione espressi in percentuale variazioni tra il 1995 ed il ,0 40,0 30,0 20,0 10,0 Professioni intermedie Professioni esecutive di ufficio ed in contatto con la clientela Personale non Professioni di qualificato elevata specializzazione Legislatori, dirigenti e imprenditori Conduttori di impianti e operatori di macchinari 0,0-10,0-20,0 42,9 37,9 21,8 14,2 5,8 Artigiani, operai specializzati, agricoltori Professioni relative alle vendite ed ai servizi per le famiglie agricoltori -3,4-5,0-14,3 economici. Fa eccezione (tabella 16) il comparto dei servizi sociali, dove le donne manager o imprenditrici sono aumentate più dei loro colleghi uomini e il comparto dei servizi alle persone dove il differenziale di genere è positivo anche per quanto concerne le professioni ad alta qualificazione. Si può quindi dire che la situazione complessiva del mercato del lavoro sia ancora caratterizzata da una forte presenza maschile soprattutto nei ruoli decisionali o manageriali D altro canto, ciò viene confermato anche dall incidenza della tipologia di rapporto professionale che caratterizza l incremento della occupazione femminile. In proporzione, l incremento dell occupazione femminile è stato caratterizzato, più che negli uomini, dalla

12 diffusione dei contratti atipici e, nei settori a caratterizzazione maschile, dalla diminuzione dei contratti a tempo indeterminato. Tabella 16 Differenziali di genere per tipologia di professione e settori di attività economica espressi in percentuale variazioni tra il 1995 ed il 2000 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Servizi Artigiani, operai specializzati, agricoltori -323,8 252,5 569,8 7,0 Professioni relative alle vendite ed ai servizi per le famiglie -9,3-7,2 18,7 43,7 Professioni intermedie 24,3-21,8 191,6 29,7 Professioni esecutive di ufficio ed in contatto con la clientela 2,9-61,2-98,4 24,7 Personale non qualificato 389,9 16,3-406,5 9,3 Professioni di elevata specializzazione -3,3-3,2 137,6-2,4 Legislatori, dirigenti e imprenditori 29,7 3,9 30,8-5,4 Conduttori di impianti e operatori di macchinari 10,5 79,3 343,6 6,6 SERVIZI Servizi alle imprese Distribuzione Servizi Personali Servizi sociali Artigiani, operai specializzati, agricoltori 32,4 10,3 21,1 0,2 Professioni relative alle vendite ed ai servizi per le famiglie -28,5 1323,9 67,7 21,3 Professioni intermedie 25,6-488,2 16,6 42,9 Professioni esecutive di ufficio ed in contatto con la clientela 113,6 230,3 12,5 16,8 Personale non qualificato 92,3 244,5-20,4 6,9 Professioni di elevata specializzazione -120,1-123,7 4,1 8,4 Legislatori, dirigenti e imprenditori -21,8-384,6-7,3 3,1 Conduttori di impianti e operatori di macchinari 6,5 712,6 5,7 0,3 Un differenziale positivo relativo all occupazione tipica si riscontra solo in quelle attività già fortemente caratterizzate dalla presenza femminile, ovvero nei servizi personali ed in quelli sociali (tabella 17). Nel suo complesso, la differenza tra l incremento dell occupazione femminile e l incremento occupazionale maschile è spiegato, o si realizza circa 6 volte su 10 mediante il ricorso a forme di collaborazione professionale atipiche; per il 47,4% è invece riconducibile a forme occupazionali a tempo indeterminato.

13 È quindi riscontrabile una tendenza ancora fortemente caratterizzata dalla variabile di genere dal momento che all incremento dell occupazione generale corrisponda solo per gli uomini una successiva e maggiore stabilità lavorativa. Tabella 17 Differenziali di genere per tipologia di rapporto professionale nei diversi settori di attività economica espressi in percentuale variazioni tra il 1995 ed il 2000 (A) SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Occupazione tipica Part-time Tempo determinato Agricoltura -117,0 50,8 194,7 Industria in senso stretto 95,2 45,3-36,4 Costruzioni -314,4-143,8 500,3 Totale servizi 33,0 62,4 12,0 - Servizi alle imprese -197,0 277,3 53,4 - Distribuzione -1013,5 1169,0 35,4 - Servizi personali 63,3 39,1 6,5 - Servizi sociali 65,9 27,5 9,2 Totale 47,4 61,5-1,9 (A) Il totale di riga è diverso da 100,0 in quanto il dato relativo al part-time si sovrappone a quello relativo ai contratti a tempo determinato.. Viceversa, in un ottica femminile, un grado maggiore di occupazione risulta possibile accettando prevalentemente forme di collaborazione professionale più precarie.

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