FONDATO NEL 1876 Il colloquio Hirsi Ali: perché l Islam si può e si deve riformare L INCHIESTA I pm pensano di interrogarlo

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1 MERCOLEDÌ 1 APRILE In Italia EURO 1,50 ANNO N > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel YOUNG DOPPIO BONUS Proteggi tuo figlio nel suo percorso UN GESTO IMPORTANTE! Prima della sottoscrizione leggere il Fascicolo Informativo. Partiti e correnti FONDAZIONI SCOPI ALTI MEZZI OPACHI di Sergio Rizzo scolastico e incentiva i buoni risultati aldiplomae allalaurea! Scarica la App UNIQA Università per saperne di più! Università Che una cooperativa finanzi una fondazione politica, come sembrava essere nei progetti della Cpl Concordia finita nell inchiesta sulle mazzette al sindaco pd di Ischia, non è affatto uno scandalo. Nelle democrazie occidentali è questa la forma con cui i privati contribuiscono anche alla formazione della classe dirigente dei partiti. Ma in piena trasparenza. Proprio quella che invece in Italia manca: alimentando il sospetto che la funzione principale di queste fondazioni, moltiplicatesi in modo esponenziale negli ultimi anni proprio mentre l opinione pubblica premeva per imporre ai partiti regole più stringenti, sia decisamente più prosaica. Ai magistrati che indagano su Mafia capitale Franco Panzironi, ex segretario generale della Nuova Italia di Gianni Alemanno e insieme collaboratore della Alcide De Gasperi di Franco Frattini, ha raccontato che le fondazioni politiche sono un comodo salvadanaio dove gli imprenditori mettono soldi in cambio dell accesso a un sistema di relazioni. Lungi da chi scrive il voler fare di tutta l erba un fascio. Ma il problema esiste, e lo sanno bene i partiti. Che però di metterci mano seriamente non ne hanno alcuna intenzione. Nel 2012, mentre si discuteva alla Camera il taglio dei rimborsi elettorali, un emendamento pensato da Linda Lanzillotta e Salvatore Vassallo che mirava a imporre le stesse regole di trasparenza previste per i partiti anche alle fondazioni, fu impallinato da destra e da sinistra. continua a pagina 5 GIANNELLI FONDATO NEL 1876 Il colloquio Hirsi Ali: perché l Islam si può e si deve riformare di Will Pavia a pagina 19 Economia Pubblicati i 19 rapporti dell ex commissario: gli interventi possibili dalla politica agli enti locali Svelati i tagli di Cottarelli Cala il lavoro per le donne: a febbraio persi 42 mila posti. Sale la disoccupazione EPA / SEDAT SUNA di Mario Sensini l governo ha pubblicato su I Internet i 19 rapporti dell ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Tra i punti chiave, i trasferimenti pubblici alle imprese private e i costi della politica. «Restano misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari del sistema», si legge. A febbraio torna a salire la disoccupazione: più 0,1% rispetto a gennaio. Tra le donne persi 42 mila posti. alle pagine 12 e 13 Querzé, L. Salvia IL GOVERNO Infrastrutture, la carta Delrio per il ministero di Maria Teresa Meli alvo sorprese dell ultima S ora, sempre possibili, il nuovo ministro delle Infrastrutture sarà Graziano Delrio. L attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio è in pole position per il dopo Lupi. a pagina 8 Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it Intercettazioni, D Alema al contrattacco: il Csm dovrebbe vigilare di più sui giudici L INCHIESTA I pm pensano di interrogarlo di Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini pm di Napoli che indagano I sulle tangenti al sindaco pd di Ischia sentiranno con ogni probabilità nei prossimi giorni Massimo D Alema. a pagina 2 Istanbul Rapito in tribunale dai «brigatisti» turchi I terroristi, il blitz Morte di un magistrato di Antonio Ferrari e Guido Olimpio LA LEGGE ANTICORRUZIONE Falso in bilancio con troppi nodi di Luigi Ferrarella a nuova legge sul falso in bilancio, al voto al Senato, L non fa riferimento ai trucchi sulle «valutazioni». Un punto chiave, su cui è necessario fare subito chiarezza. a pagina 27 Le star contro i grandi della musica online Jay-Z e Madonna, sfida a Apple e Spotify: nostra piattaforma per farci ascoltare in Rete di Massimo Gaggi l rapper Jay-Z si è messo alla I guida di un gruppo di star della musica per contendere il mercato dei brani in streaming a due corazzate digitali come Apple e Spotify. Ci sono Madonna, Beyoncé, Kanye West e Alicia Keys nella «sacra alleanza» per riprendersi il controllo dei loro brani online. Il mondo della musica è già diviso sulle potenzialità dell iniziativa di una piattaforma che costerebbe 20 dollari al mese ȧ pagina 35 L amichevole Non basta il gol di Pellè Solo pari con l Inghilterra per la bella Italia di Conte Bocci, F. Monti, Ravelli, Sconcerti Tomaselli alle pagine 38 e 39 ue terroristi uccisi, poi, in ospedale, la D morte del magistrato che avevano sequestrato in tribunale. Si è concluso nel sangue il blitz delle forze di sicurezza turche dopo l assalto del «Fronte rivoluzionario» a Istanbul. alle pagine 16 e 17 Sargentini REUTERS / GRETCHEN ERTL Moda STATI UNITI La liberal Warren agita i democrats di Maria Laura Rodotà gita i democratici, fa sognare i repubblicani, in- A nervosisce i banchieri. Elizabeth Warren, 66 anni, senatrice del Massachusetts, dal novembre 2014, ossia dal tracollo dei democratici nelle elezioni di midterm, è un icona liberal. a pagina 18 Così Marchetti diventa leader nell e-commerce Savelli e Sideri a pagina 28 di Giovanni Bianconi UNIQA Previdenza SpA - Milano - Aut. D.M /04/1988 (G.U /05/1988) ndignato e offeso». Massimo D Alema risponde ai magistrati che hanno inserito il «I suo nome nell ordine d arresto per le presunte tangenti a Ischia: «Si parla di un ipotesi di reato, tutta da dimostrare, in cui io non c entro. Non c era alcuna necessità di utilizzare intercettazioni fra terze persone, senza valore probatorio». E aggiunge che il Csm dovrebbe vigilare di più sui giudici: «Serve un maggiore autocontrollo tenendo presente che i magistrati devono accertare fatti e reati, senza attribuirsi funzioni politiche o pubblicistiche di altro genere». a pagina 3 LA STRAGE DELL AIRBUS Com è difficile (anche a Berlino) ammettere una colpa di Paolo Lepri un luogo comune amaro È pensare che le tragedie siano meno terribili quando riescono ad insegnare qualcosa. «La morte è sempre una cosa disumana», diceva lo scrittore Hans Keilson, 101 anni, pochi mesi prima di prendere commiato dal mondo dopo aver impiegato parte della sua vita a curare bambini a cui i nazisti avevano strappato i genitori. Nel caso dei passeggeri dell Airbus della Germanwings fatti schiantare sulle Alpi francesi dal copilota Andreas Lubitz in nome del suo rito di passaggio dall infermità personale ad un devastante suicidio «pubblico» l assurdità della morte si coniuga con quella che Philip Gourevitch ha definito sul New Yorker una «cosmica mancanza di senso». Quanto è accaduto sul volo da Barcellona a Düsseldorf ci appare in prima istanza come un segnale della nostra impotenza nel fare i conti con la follia. Ma è veramente così? continua a pagina 26 a pagina 23 Tebano

2 2 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano Giustizia e politica I volti e l inchiesta Il primo cittadino Giuseppe Ferrandino, sindaco di Ischia eletto con il Pd. È stato arrestato l altro ieri con l accusa di aver intascato una mazzetta da 330 mila euro per far arrivare il metano sulla sua isola. Ieri si è dimesso da primo cittadino (foto Newfotosud/Olycom) Il sottosegretario Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico. Secondo il gip lei si sarebbe impegnata a «far assegnare» 140 milioni di euro per le opere di metanizzazione nel Sud, «di cui beneficerà evidentemente anche Cpl», la cooperativa (foto Imagoeconomica) Vino e fondazione, i versamenti all ex premier. I pm potrebbero sentirlo Nelle intercettazioni i timori dei dirigenti della coop Cpl: siamo ascoltati A D Alema bonifici per 87 mila euro Il dirigente Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali della cooperativa Cpl Concordia. Ex socialista, vicino alla famiglia Craxi, per i magistrati sarebbe stato lui ad aver procurato ricche commesse alla coop. È stato arrestato lunedì scorso (foto Imagoeconomica) L ex presidente Roberto Casari, numero uno della cooperativa Cpl Concordia andato in pensione il 30 gennaio scorso. È finito agli arresti anche lui: secondo l accusa, anche se ormai ex, sarebbe ancora «regista» degli affari della cooperativa (foto Imagoeconomica) Il magistrato Henry John Woodcock, pm della Procura di Napoli, ha condotto l indagine che ha portato agli arresti di lunedì assieme ai carabinieri del nucleo Tutela ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il «capitano Ultimo» (foto Arcieri) L indagine Sono undici le persone indagate (nove gli arresti e due gli obblighi di dimora) per ordine del pm Henry John Woodcock nell indagine che ha colpito i vertici della Cpl Concordia, la cooperativa emiliana del settore energia e gas L inchiesta riguarda la metanizzazione dell isola di Ischia. L accusa contestata al momento dell arresto è di associazione a delinquere, abuso d ufficio e corruzione internazionale Tra gli arrestati, Roberto Casari, presidente della Cpl Concordia, Giuseppe Ferrandino, sindaco di Ischia, Nicola Verrini, direttore commerciale della coop emiliana, e Francesco Simone, consulente NAPOLI Erano forniture annuali quelle che la «Cpl Concordia» ordinò all azienda «La Madeleine» di Massimo D Alema. Spumante e vino rosso per euro. Complessivamente i versamenti ammontano dunque a 87mila euro in tre anni. Soldi che i vertici della cooperativa sostenevano di aver elargito «perché è molto più utile investire negli Italianieuropei». E di questo si parlerà domani nel corso degli interrogatori di garanzia di Francesco Simone, che curava le pubbliche relazioni dell azienda, e del presidente Roberto Casari, entrambi arrestati per dall associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti. E chiarimenti sulla natura di questi rapporti potrebbero essere chiesti allo stesso D Alema: i magistrati stanno valutando la sua convocazione dopo aver ascoltato la versione degli indagati. Non sarà l unico. «Apri un offshore in Tunisia» L inchiesta che ha portato in carcere il sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino per le tangenti che avrebbe preso per affidare la metanizzazione dell isola alla «Cpl» si allargano ai rapporti della cooperativa con le altre Fondazioni create dai politici. E inseguono i soldi all estero: a San Marino, dove Simone dice di poter muovere fondi, ma soprattutto in Tunisia. È lo stesso manager, in passato fedelissimo di Bettino Craxi, a vantarsi con il presidente del consiglio di amministrazione Maurizio Rinaldi, della propria capacità di muoversi nel Paese africano: «Se tu vuoi vieni una volta con me in Tunisia che è una cosa più sicura, ti apri il tuo conto oppure fai un altra società che costa duecento euro... Tunisia, offshore, dove tu sei socio unico e garante, nella mia stessa banca, così è più veloce l operazione». Lui faceva la spola continuamente e quando si trattava di nascondere i soldi da far rientrare in Italia li nascondeva nei posti più strani, compreso il passeggino del figlio. Le bottiglie di spumante e rosso Nelle conversazioni intercettate nel marzo del 2014 Simone parla con una dipendente di «Italianieuropei» per l acquisto di 500 libri di D Alema da presentare a Ischia. Specifica di essere «disposto a pagare cifra piena se i soldi vanno alla Fondazione», altrimenti chiede uno sconto del 10 per cento. La donna lo rassicura che il pagamento sarà diretto e così si accordano per la fornitura dei volumi «ma anche del vino, uniamo l utile al dilettevole». In realtà quelle bottiglie non sono le uniche acquistate. Secondo una nota dei carabinieri del Noe, delegati alle indagini, «nel 2013 sono state comprate bottiglie di spumante per euro e nel 2014 altre bottiglie di vino rosso per euro». Uniti a tre bonifici da euro l uno elargiti alla Fondazione e alle centinaia volume «Non solo euro» fanno euro. I soldi alle Fondazioni Quando decidono quali Fondazioni devono finanziare i vertici di «Cpl» sono molto espliciti, come spiega il responsabile commerciale in un colloquio del maggio scorso. Verrini: «Il mio problema però è questo, queste persone poi quando è ora, le mani nella merda ce le mettono o no?». Simone: «...dobbiamo pagarlo perché ci porta questo e chiudiamo questo, no venti ma anche duecento...». Non si sa a chi si riferiscano, gli atti sono coperti da omissis «per ragioni investigative». Certo è che un filone dell indagine, come scrive il giudice, si Le dimissioni del sindaco di Ischia Cantone chiede gli atti. Ipotesi commissario Controllore Raffaele Cantone, presidente dell Anac, l Autorità nazionale anticorruzione (foto Benvegnù-Guaitoli-Panegrossi) Il documento La pagina in cui il giudice spiega che le indagini vanno avanti e parla della «pericolosità sociale» di coloro che sono stati coinvolti nell inchiesta NAPOLI Mentre il Comune di Ischia va verso il commissariamento, con il sindaco Giuseppe Ferrandino che dal carcere ha fatto arrivare al prefetto di Napoli la sua lettera di dimissioni (e pronti a dimettersi sono anche i consiglieri di maggioranza che lo sostenevano), un altro commissariamento si profila sull isola: quello degli appalti per la metanizzazione, al centro dell indagine della Procura del capoluogo campano. Il numero uno dell Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, ha chiesto ai magistrati gli atti dell inchiesta, e spiega di essersi mosso proprio «per capire se ci siano appalti che possano essere commissariati». Cantone è intervenuto anche sul ruolo e la posizione che hanno oggi in Italia le cooperative, come la Cpl Concordia: «Sono veri e propri operatori economici» che hanno «uno status sui generis» limitatamente «agli aspetti fiscali e tributari, ma per quanto riguarda gli appalti, le cooperative sono imprenditori come tutti gli altri, e purtroppo non è la prima volta che sono coinvolte negli scandali», ha spiegato Cantone. Anche la questione delle fondazioni che pure sembrano destinate a diventare un capitolo importante degli accertamenti della Procura partenopea rischia di diventare molto delicata per l Autorità anticorruzione. E perciò Raffaele Cantone sollecita interventi legislativi: «Serve una legge sui meccanismi e sulla pubblicità dei finanziamenti a fondazioni, associazioni e partiti per evitare ogni sorta di strumentalizzazione». concentra sui versamenti «al mondo politico-istituzionale, ovvero a quelle fondazioni o associazioni che in qualche modo sono espressione di tale mondo». E infatti sottolinea come «il tenore e il contenuto della conversazione appaiono fondamentali anche per la valutazione delle esigenze cautelari, e in particolare della pericolosità sociale dei protagonisti della vicenda, rappresentando lo specchio della strategia aziendale di tale cooperativa, con particolare riferimento ai rapporti e alle relazioni patologiche esistenti tra gli uomini espressione di tale cooperativa da una parte ed esponenti politici (e più in generale della pubblica amministrazione) dall altra, rapporti sovente schermati attraverso triangolazioni con fondazioni varie e di varia natura». Accertamenti che riguardano anche i rapporti diretti con chi si sarebbe mostrato disponibile ad agevolarli, come il sottosegretario Simona Vicari, vera promotrice dello sblocco di 140 milioni di euro nella legge di stabilità come loro avevano sollecitato e sul conto della quale sono tuttora in corso nuove verifiche. Le «cimici» e il generale Dalle intercettazioni raccolte dagli investigatori si capisce che alla Cpl c era la consapevolezza di essere al centro di una indagine. «Siamo ascoltati», dice Simone a Verrini. In un altra conversazione Simone fa riferimento al generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi (già coinvolto in altre inchieste) e parla della necessità di ricercare microspie negli uffici della cooperativa: «Ho parlato con un assistente di Adinolfi... Serve fare una bonifica, Nicò! Quando mi autorizzi chiamo il generale, ce la facciamo fare, però ovviamente ci farà un prezzo di riguardo. Però facciamola». Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini

3 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile 2015 PRIMO PIANO 3 Chi è Massimo D Alema (foto a destra) è nato a Roma 65 anni fa. È figlio di Giuseppe D Alema (partigiano, funzionario e deputato del Partito comunista italiano) e Fabiola Modesti Quando ha 9 anni i genitori lo portano a un congresso del Pci e gli fanno pronunciare, dalla tribuna dove è seduto Togliatti, il saluto dei pionieri Diplomato al liceo classico, ha frequentato Filosofia alla Normale di Pisa Giornalista, è stato direttore dell Unità. È presidente della fondazione Italianieuropei D Alema è stato presidente del Consiglio dal 1998 al 2000, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri dal 2006 al 2008 (governo di Romano Prodi) Dal 2010 al 2013 ha ricoperto il ruolo di presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica È stato eletto ininterrottamente dalla X alla XVI legislatura con il Pci, il Pds, i Ds e il Pd L INTERVISTA L EX PREMIER «Così la magistratura si delegittima da sola Il Csm e l Anm devono intervenire» di Giovanni Bianconi ROMA Il giorno dopo, Massimo D Alema è ancora «indignato e offeso». Davvero non ha trovato una ragione a giustificazione dei magistrati che hanno inserito il suo nome nell ordine d arresto per le presunte tangenti a Ischia? «E quale potrei trovare? Si parla di un ipotesi di reato, tutta da dimostrare, in cui io non c entro. Non c era alcuna necessità di utilizzare intercettazioni fra terze persone, senza valore probatorio, dove si parla di me de relato. Allora mi viene il sospetto che ci sia un motivo, per così dire, extra-processuale». Sarebbe a dire? «Dubito che la notizia dell arresto del sindaco di Ischia e qualche suo presunto complice sarebbe finita sulle prime pagine dei giornali, se nell ordinanza non fossero stati citati D Alema, Tremonti, Lotti o qualche altro personaggio di richiamo. Ma se questa fosse la logica che ha ispirato i magistrati, ci sarebbe da preoccuparsi. Non per me, ma per il funzionamento della giustizia. Anche perché negli ultimi tempi si sono susseguite diverse assoluzioni che hanno sconfessato le indagini, soprattutto nei confronti di amministratori locali addirittura arrestati. Se le inchieste avessero l obiettivo di una più efficace ricerca delle prove, anziché di qualche forma di pubblicità, credo sarebbe più utile alla giustizia e alla moralità pubblica». Che fa, delegittima anche lei la magistratura solo perché stavolta è stato toccato dal «pubblico ludibrio» delle intercettazioni? «Io non delegittimo nessuno. Sono stato a lungo indagato e sempre prosciolto, anche quando avevo responsabilità di governo. Un pm ha dovuto risarcirmi per i tempi troppo lunghi di accertamento della verità, a spese dei contribuenti, come credo che per altre ragioni sia capitato pure al pm di Napoli titolare di questa indagine. Credo però che l organo di autogoverno della magistratura, il Csm, ma anche l Associazione magistrati, dovrebbero esercitare una maggiore vigilanza affinché certe misure non siano superate e la magistratura non si delegittimi da sola. Non ritengo legittimo un uso delle intercettazioni come quello che è stato fatto nei miei confronti». Ha riforme da suggerire? «No, dico che serve maggiore autocontrollo tenendo presente che i magistrati devono accertare fatti e reati, senza attribuirsi funzioni politiche o pubblicistiche di altro genere. Proprio per mantenere integro Non ritengo legittimo l uso di intercettazioni come quello che è stato fatto nei miei confronti il rispetto che si deve alla funzione giudiziaria e che io conservo: sono un garantista, ma anche un legalitario». Nelle intercettazioni gli indagati dicono che lei era disponibile a «mettere le mani nella merda» per loro, e che già gli «aveva dato delle cose»; parole che per pm e giudice non sono affatto irrilevanti. Non è questo suo presunto ruolo che dovrebbe indignarla e offenderla? «Io ho solo aderito agli inviti a partecipare a iniziative pubbliche. Non ho fatto niente per queste persone, che sono state interrogate: immagino che se i magistrati avessero ritenuto di dovermi contestare dei reati lo avrebbero fatto. D altra parte, se hai motivo di ritenere che ci sia stato un illecito, me lo contesti e io mi difendo. Insomma, compito del magistrato è provare a verificare il contenuto di quelle parole, che possono essere millanterie, frasi in libertà o qualunque altra cosa, prima di darle in pasto al pubblico». Lei che rapporti aveva con le persone arrestate? «Il sindaco di Ischia Ferrandino l ho conosciuto nel 2014, Prima è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ora si criminalizza quello privato alla politica Dopo cosa resterà? Il vino? Mi viene da ridere. Se i pm acquisiscono agli atti una guida enologica, scopriranno che i nostri sono tra i migliori Oggi il Pd governa a tutti i livelli, e questo lo espone a rischi di inquinamento È evidente che ci vuole maggiore vigilanza quindi quando il presunto reato era, eventualmente, già stato consumato. Con i responsabili della Cpl, Roberto Casari e Francesco Simone, avevo rapporti più risalenti nel tempo, ma non ho mai fatto alcunché di illecito, né me l hanno chiesto. Del resto se in due anni di intercettazioni non c è la mia voce qualcosa vorrà dire...». Dunque non sa perché dicessero quelle frasi? «Io no. Mi auguro che i magistrati lo chiedano a loro». E l acquisto dei suoi libri e dei suoi vini? «L acquisto dei libri, legato a una presentazione in concomitanza con un iniziativa elettorale a favore di Ferrandino candidato alle elezioni europee del 2014, rientra nei finanziamenti che noi raccogliamo per la fondazione Italianieuropei, un associazione culturale che pubblica una rivista prestigiosa e svolge molte iniziative importanti. Tutto alla luce de sole, così come le donazioni, regolarmente messe a bilancio. Quando abbiamo cominciato, sedici anni fa, abbiamo ricevuto sostegno da Pirelli, dalla Fiat, da De Benedetti e molte altre imprese. Quanto al vino, mi scusi ma mi viene da sorridere: se i pm vogliono acquisire agli atti una buona guida enologica scopriranno che i nostri spumanti sono segnalati tra i migliori, ed è notorio che in occasione delle festività le aziende ne acquistano in quantità per regalarli. Li abbiamo venduti e fatturati, concedendo la possibilità di pagare quattro mesi dopo: siamo noi che abbiamo fatto il favore alla cooperativa, non viceversa». L acquirente dice che fu lei a chiedere di comprare... «Nel particolare non mi ricordo. Ma in generale consiglio a tutti di comprare il nostro vino. Spero non sia un reato grave Ho sentito anche dire che siccome io sono una persona nota c è chi compra per simpatia e dunque questa sarebbe concorrenza sleale, ma vale anche il contrario: c è chi non compra per antipatia, come è ovvio e lecito che sia. Dov è il reato?». Reati a parte, ci sono questioni di opportunità politica che emergono dalle indagini e hanno un loro peso. Come è capitato all ex ministro Lupi. «Premessa la mia totale solidarietà nei suoi confronti, credo che ci sia un po di differenza tra l avere la responsabilità di un ministero e contemporaneamente rapporti con chi ottiene appalti e commesse, lavorando proprio con quel ministero, e chi, senza incarichi istituzionali, continua a fare politica da privato cittadino». E raccoglie fondi per la sua fondazione, come faceva quando era parlamentare... «Prima è stato abolito il finanziamento pubblico dei partiti, ora si criminalizza il finanziamento privato della politica. E dopo che resterà? Lo chiedo in generale, perché Italianieuropei non ha mai beneficiato di finanziamenti pubblici, ma ha sempre vissuto con il sostegno di semplici cittadini e imprenditori. Sono favorevole a regole di maggiore trasparenza nel finanziamento delle fondazioni, magari accompagnate con qualche serio incentivo fiscale. Ma episodi come quello di cui stiamo parlando spaventano le persone e le allontanano anche da legittime attività di sostegno. Per questo io sono preoccupato: non per l azienda di famiglia, ché anzi, gli ordini dei vini stanno aumentando in segno di solidarietà, bensì per il futuro di Italianieuropei». E per il futuro del Pd? I fatti emersi negli ultimi tempi non sono sintomo di una «questione morale» nel partito e nella sua classe dirigente? «Il Pd è un partito di governo a tutti i livelli. E questo, naturalmente, lo espone a rischi di compromissione e inquinamento, che non debbono essere sottovalutati. È evidente che ci vuole maggiore vigilanza».

4 4 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera

5 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile Primo piano Le regole Nel 2012, quando la Camera discute il taglio dei rimborsi elettorali, riceve una bocciatura bipartisan un emendamento di Linda Lanzillotta e Salvatore Vassallo per imporre alle fondazioni le stesse regole di trasparenza dei partiti Nel 2014, nel testo della legge sulla abolizione del finanziamento pubblico, viene inserito l obbligo, che però risulta inapplicabile Giustizia e politica I CONTRIBUTI CHE COSA DICE LA LEGGE La selva oscura delle fondazioni e quel controllo che non c è SEGUE DALLA PRIMA Dalemiani La «Velina» di Laurito rivolta al premier: siano pubblici anche i contributi a Firenze Organismi e finalità Italianieuropei Creata, tra gli altri, da Massimo D Alema, nasce nel 98 come «luogo di analisi sui principali nodi dell innovazione politica ed economica» e «di incontro tra le diverse tradizioni culturali del riformismo italiano». Dal 2001 pubblica il bimestrale Italianieuropei VeDrò Nato nel 2005 intorno a Enrico Letta e Angelino Alfano, pensatoio trasversale per offrire il punto di vista della generazione dei trenta-quarantenni, VeDrò ha raccolto negli anni politici, manager, imprenditori e scrittori in una tre giorni di seminari a Dro, in Trentino Nuova Italia È una fondazione nata nel 2003 e presieduta da Gianni Alemanno. Tra gli obiettivi, la promozione della «cultura popolare, tradizionale e nazionale», affermando il principio della «solidarietà della partecipazione che deriva dalla dottrina sociale della Chiesa» Il tentativo respinto Nel 2012 fu affossato un emendamento di Vassallo e Lanzillotta per la trasparenza Per la norma, infatti, sono soggette agli obblighi di trasparenza validi per i partiti le fondazioni i cui «organi direttivi» siano nominati «in tutto o in parte» dagli stessi partiti: nessuna fondazione esistente ricade nella fattispecie Due anni più tardi, nella legge sulla presunta abolizione del finanziamento pubblico, ecco spuntare finalmente quell obbligo. Peccato che sia inapplicabile. La norma di cui parliamo dice che sono soggette agli obblighi di trasparenza validi per i partiti le fondazioni i cui «organi direttivi» siano nominati «in tutto o in parte» dai partiti medesimi. Neppure una di quelle esistenti ricade in questa fattispecie. E siccome chi l ha scritta non ha l anello al naso, la norma aggiunge che le regole di trasparenza, (per esempio la pubblicazione online di tutti i contributi di entità superiore a 5 mila euro) si applicano anche a quelle fondazioni che destinano più del 10 per cento dei proventi al finanziamento di attività politiche. Si tratta soltanto di stabilire come e chi controlla che quel limite non venga superato. Ma di questo non si fa cenno. Fatta la legge, non si deve neppure fare la fatica di trovare l inganno. Quante fondazioni resterebbero in vita se le regole della trasparenza venissero correttamente applicate e fatte rispettare, non possiamo dirlo. Ma sul fatto che sia ormai necessario intervenire senza furbizie ci sono pochi dubbi. Lo sostiene con fermezza anche il presidente dell Anticorruzione Raffaele Cantone. Che per questo si è beccato una punzecchiatura dalemiana dalla Velina rossa con l invito a far pubblicare tutti i contributi alle fondazioni,«anche a quelle di Firenze». Bersaglio: Matteo Renzi. Il leader fiom Landini a Renzi: «Io non costo ottanta euro» «Un soprammobile da talk show? Non costo mica 80 euro». Così Maurizio Landini ha replicato alle parole di Renzi, dopo la presentazione del libro Il sindacato al tempo della crisi di Massimo Franchi (con lui nella foto Mistrulli). Il leader fiom ha parlato della sua iniziativa politica: «Se uno vuole fare un partito se ne va dalla coalizione sociale. Una delle regole è che non si fa un partito né ci si candida». Intercettazione Unipol, prescritti Berlusconi e il fratello La Cassazione conferma il verdetto per l utilizzo della telefonata (non depositata) con Consorte Ma forse Pasquale Laurito, autore della Velina, non aveva consultato il sito della renziana Fondazione Open. Avrebbe trovato una lunga lista di finanziatori. Dai 175 mila euro del patron del fondo Algebris Davide Serra ai 50 mila dell ex presidente Fiat Paolo Fresco e della sua consorte Marie Edmée Jacqueline, ai 60 mila della Isvafim di Alfredo Romeo, ai 62 mila del finanziere molisano Vincenzo Manes... Va però detto che non compaiano i nomi di chi non ha dato l assenso alla pubblicazione. Come se la privacy possa valere per i finanziamenti a una fondazione che fa riferimento al premier e con un consiglio direttivo nel quale accanto al suo amico del cuore Marco Carrai ci sono il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il sottosegretario alla presidenza Luca Lotti e l avvocato Alberto Bianchi, nominato dal governo nel consiglio di amministrazione dell Enel. Nessuna lista abbiamo trovato invece nel sito della Italianieuropei presieduta da Massimo D Alema, di cui Claudio Gatti e Ferruccio Sansa ricordano nel loro libro «Il sottobosco» alcuni finanziatori: gli imprenditori Alfio Marchini e Claudio Cavazza, i gruppi Pirelli e Asea Brown Boveri, nonché le immancabili Coop, queste ultime per euro. Per la sinistra Italianieuropei è stata un formidabile rompighiaccio. Da allora è stato un fiorire di fondazioni, associazioni, centri studi, think tank. Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco hanno messo su Nuova economia nuova società. Anna Finocchiaro la Fondazione Cloe. Walter Veltroni la scuola di politica Democratica, che ha cambiato nome in Idemlab. Impossibile poi non citare Astrid di Franco Bassanini e Glocus di Linda Lanzillotta. Come pure le associazioni Riformismo e solidarietà dell attuale sottosegretario (all Economia) Pier Paolo Baretta e Libertà Eguale del viceministro (stesso ministero) Enrico Morando. E il network trasversale di Enrico Letta e Angelino Alfano, Vedrò. La destra non è stata certo da meno. Ecco allora la Free Foundation di Renato Brunetta. Poi la già citata Nuova Italia di Alemanno, adesso orfana di quel Panzironi finito nella bufera giudiziaria romana: al suo posto Claudio Ferrazza, avvocato dell ex sindaco di Roma. Orfana del medesimo soggetto pure la Alcide De Gasperi di Frattini, dove Panzironi, ha raccontato l ex ministro degli Esteri, era arrivato dietro consiglio di Alessandro Falez, imprenditore della sanità con solidissimi rapporti vaticani. Quindi la Cristoforo Colombo per le Libertà di Claudio Scajola, con un comitato politico presieduto dall ex ministro Mario Baccini: il quale a sua volta ha una propria fondazione, la Foedus. Ecco poi la Fondazione della Libertà per il Bene Comune: presidente l ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, al suo fianco il costruttore suo braccio destro Erasmo Cinque insieme a Roberto Serrentino e Giovan Battista Papello, entrambi già piazzati all Anas dalla destra. Ecco ancora Italia Protagonista di Maurizio Gasparri. E Riformismo e Libertà di Fabrizio Cicchitto. Mentre si chiama Europa e civiltà la fondazione di cui è presidente onorario Roberto Formigoni. Per non parlare di Magna Carta di Gaetano Quagliariello, che ha il merito di esporre gli stemmi (ma non i contributi) dei soci fondatori, fra cui Erg e Mediaset: mentre non troviamo più l elenco dei soci aderenti, dove tre anni fa figurava anche la holding pubblica Finmeccanica. Esiste ancora il Movimento delle Libertà dell ex parlamentare di Forza Italia Massimo Romagnoli. Come Città Nuove, embrione di quello che poteva essere il partito della ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E sopravvive pure Costruiamo il futuro, forse un tantino abbacchiata dopo quello che è successo al suo presidente (autosospeso) Maurizio Lupi. Sergio Rizzo Il processo Al centro del processo che ha confermato la prescrizione per i fratelli Berlusconi, la pubblicazione sul Giornale del 31 dicembre 2005 della intercettazione coperta da segreto della telefonata («Abbiamo una banca!») tra Fassino, leader ds, e Consorte, ex presidente Unipol MILANO La pubblicazione di intercettazioni non depositate e non rilevanti penalmente, l uso della giustizia contro l avversario politico, la certezza della pena minata dalla prescrizione: i tre totem dell attualità politico-giudiziaria sono riassunti nella sentenza con la quale ieri la Cassazione ha confermato la prescrizione della condanna a un anno inflitta a Silvio Berlusconi in tribunale nel 2013 e in Appello nel 2014 per «concorso in rivelazione di segreto d ufficio». Anche la Suprema corte, nel ribadire la condanna dell ex premier a risarcire con euro Piero Fassino parte civile con il professor Carlo Federico Grosso, ritiene che alla vigilia del Natale 2005 «un editore» (Paolo Berlusconi, pure beneficiario della prescrizione della pena di 2 anni e 3 mesi), e «un premier a capo della parte politica avversa a quella di Piero Fassino» (appunto Berlusconi), abbiano «sfruttato politicamente» per «peculiare interesse in quel periodo elettorale», facendola pubblicare sul loro quotidiano Il Giornale diretto da Maurizio Belpietro, una delle telefonate intercettate in estate da pm e Gdf milanesi nell inchiesta sulla scalata di Fiorani alla Banca Antonveneta: l estrapolazione «allora abbiamo una banca?» tra l allora segretario ds e l allora numero uno di Unipol. L intercettazione, penalmente non rilevante ma di grande interesse giornalistico e dunque certamente da pubblicare una volta depositata agli atti, in quel momento invece era ancora segreta, non solo non depositata ma nemmeno trascritta o riassunta nei brogliacci: esisteva solo nel file audio che Roberto Raffaelli, infedele manager (20 mesi patteggiati) della società privata Research control system autrice dell intercettazione il 18 luglio 2005 per conto dei pm di Milano, 5 anni dopo ammise di aver trafugato dai computer e portato come «regalo di Natale» ai fratelli Berlusconi ad Arcore, alle 7 di sera del 24 dicembre 2005, in compagnia di un amico di Paolo, l imprenditore Fabrizio Favata Ricorsi respinti Respinta la richiesta di assoluzione, resta il risarcimento di 80 mila euro a Fassino (30 mesi in Appello). In tribunale Berlusconi si proclamò «assolutamente contrario alla barbarie delle intercettazioni», garantendo «che mai avrebbe potuto consentire di ascoltarne una in casa sua». Ma le sentenze ora confermate dalla Cassazione, incrociando le pur reticenti versioni dei protagonisti, concludono che «quella sera la registrazione fu ascoltata attraverso il pc, senza addormentamento da parte di Berlusconi o inceppamento del pc» accreditati da Raffaelli. «All incontro, su richiesta di Favata, Raffaelli si presentò con il suo pc, dunque nella chiara prospettiva dell ascolto della telefonata» con «grave illecito penale», evidentemente «contando sull assenza di rischio di essere denunciato in caso di rifiuto». Inoltre «lo stesso Paolo 13 mila Le telefonate che sono state intercettate dai pm milanesi e dalla Guardia di finanza nell inchiesta sulla scalata alla Banca Antonveneta Berlusconi ha riconosciuto d aver chiesto a Raffaelli la telefonata dopo l incontro». E sia per Raffaelli sia per Favata (secondo cui Berlusconi promise «eterna gratitudine»), «Paolo si rivolse a Raffaelli dicendogli fai sentire quella cosa : frase francamente strana ove Silvio fosse stato ignaro». L incontro costituì «il passaggio necessario» per la pubblicazione, «operazione mediatica» così «efficace» nella sua «suggestività» da essere rimasta «significativa della capacità della sinistra di fare affari con i poteri forti, in aperto contrasto con la tradizione storica, se non di quel partito, quantomeno dell orientamento del suo elettorato». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it

6 6 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano Giustizia e politica La Nota di Massimo Franco I DATI ISTAT PER CONTRASTARE LA NARRATIVA DEL PREMIER La vicenda Lunedì il giudice Maurizio D Abrusco ha assolto tutti gli imputati per l utilizzo dei fondi dei gruppi del Consiglio regionale della Valle d Aosta «perché il fatto non sussiste» Il caso Evviva l ignoranza. Lo dicevamo da piccoli, quando la mamma ci costringeva a fare i compiti a casa, ma ora grazie all innovativa sentenza dei giudici di Aosta sappiamo di essere sempre stati nel giusto. Certo, occorre essere anche consiglieri regionali. Ma dopo, sommando incompetenza e carica istituzionale, potremo anche noi comportarci come bimbi in un negozio di giocattoli il giorno del loro compleanno. Con i soldi degli altri, quei fessi di cittadini, potremo pagare cene di lusso a base di La compattezza con la quale la Cgil e le sinistre, ma anche il centrodestra attaccano Matteo Renzi sui dati della disoccupazione lascia capire quale sarà il fronte dello scontro con il governo: quello sociale. I numeri dell Istituto di statistica, che danno una ripresa ancora in bilico, diventano il modo per contrastare la narrativa di Palazzo Chigi su una crisi ormai quasi alle spalle. Rispetto a gennaio, a febbraio la situazione in effetti è peggiorata di nuovo; e l Italia è in deflazione. E il tentativo degli avversari è quello di accreditare «il bluff» renziano; di negare che le misure del governo stiano facendo ripartire il mercato del lavoro. Si tratta di una scommessa sul fallimento della politica economica dell esecutivo. E risente delle tensioni accumulate nelle ultime settimane su altri temi, come le riforme istituzionali e il ruolo del sindacato. Per questo la leader sindacale Susanna Camusso si ritrova a condividere gli attacchi con compagni di strada come il Movimento 5 Stelle ma anche Forza Italia. La tesi della segretaria della Cgil è che sia stato «smentito il nauseante balletto dei La «non consapevolezza» che salva i consiglieri Le assoluzione per la Rimborsopoli di Aosta: non sapevano di commettere un reato Gli scontrini In nota spese mazzancolle fresche, gioielli, biglietti aerei e anche un motorino dati sull occupazione». L offensiva mira a contrastare il piglio col quale Renzi dice al New York Times di non «potere aspettare per i vecchi problemi del passato». La sua marcia continua senza incontrare veri avversari. E sembra puntare alla conquista di una centralità che lo sgretolamento progressivo di FI e la deriva estremista della Lega favoriscono. C è un passato, però, che lo insegue suo malgrado. E si impone all attenzione non solo di capo del governo ma soprattutto di segretario del Pd. Le inchieste della magistratura che toccano esponenti locali del partito sono un richiamo alla distanza tuttora vistosa tra il cambiamento che Renzi invoca e dice di praticare, e la realtà prosaica delle nomenklature locali. L offensiva Offensiva degli avversari di sinistra e di destra. Sullo sfondo rimangono le inchieste che coinvolgono esponenti del Pd Corruzione, test finale al Senato Il no dei 5 Stelle (che si spaccano) Associazione mafiosa, aumentano le pene. Via libera al decreto antiterrorismo ROMA Il disegno di legge anticorruzione si avvicina al primo traguardo del Senato: la legge, che, tra l altro, reintroduce il reato di pericolo anche per il falso in bilancio delle società non quotate, oggi verrà votata dall aula di Palazzo Madama. Il testo, poi, passerà alla Camera che ieri sera ha approvato il decreto antiterrorismo (rifinanzia anche le missioni internazionali) con 253 sì, 50 no e 2 astenuti: «Un altro passo in avanti, leggi dure contro il terrore», ha detto il ministro Angelino Alfano. Un pizzico di brivido alla legge anticorruzione che marcia di pari passo a quella sulla prescrizione più lunga, già licenziata dalla Camera e presto all esame del Senato l hanno dato i grillini. Indeciso fino all ultimo, il M5S si è appellato alla Rete (hanno risposto in pochi: appena 27 mila) che ha intimato di votare contro. Il risultato della consultazione della base, però, ha provocato valutazioni anche contrastanti al vertice: «La legge prevede aumenti di pena per la corruzione e la concussione, per l associazione mafiosa ed introduce il falso in bilancio per cui, anche se noi volevamo di più, meglio questi due passi in avanti che di Marco Imarisio Ieri in Aula Da sinistra, le deputate azzurre Gelmini, Carfagna e Giammanco (Agf) nulla», ha commentato amaro il senatore Michele Giarrusso. Sulla stessa linea si attesterebbero anche Serenella Fucksia e Elisa Bulgarelli. Invece Danilo Toninelli condivide: «Bene l 80% di no della Rete. Il M5S non vuole minimi correttivi. Serve Daspo per i politici corrotti e vero falso in bilancio». Il Senato ha approvato l inasprimento di pena per l associazione mafiosa (fino a 26 anni per i capi) proposta da Peppe Lumia del Pd, il patteggiamento per corruzione e concussione subordinato alla restituzione dell illecito profitto, l obbligo per il pm che esercita l azione penale di informare l Autorità anticorruzione (Anac) di Raffaele Cantone, la possibilità per la stessa Anac di accedere agli atti degli appalti mazzancolle fresche fatte arrivare per l occasione; potremo acquistare carne di capra, un motorino, ingaggiare 24 attori per una fantomatica festa della Calabria spendendo la modica cifra di euro. Potremo pagare il volo per Roma alla nostra consorte, potremo acquistare targhe in alluminio per il citofono di casa, potremo mettere a ferro e fuoco De Marchi e Giannotti, la gioielleria di lusso in piazza Chanoux, potremo usare i soldi del nostro gruppo politico per pagare i muratori che ci fanno i lavori in casa, insomma potremo vivere alla grande. L unica condizione, tutto sommato un sacrificio accettabile, è quella di non essere consapevole. Come i bambini. Basta non sapere che stai violando la legge. D accordo, il qualunquismo mai, troppo facile dare addosso ai politici che spendono come Gastone mettendo tutto in nota spesa, chi è senza peccato scagli il primo scontrino, e poi così si incentivano i temuti populismi. Ma insomma, il verdetto del tribunale di Aosta che ha assolto 24 consiglieri regionali in rappresentanza dell intero arco costituzionale, salvandoli anche dalla restituzione di un maltolto pari a euro, sembra fondata su un sillogismo che merita il giusto tributo. Le spese allegre sono infatti passate in cavalleria sulla base del fatto che manca l elemento soggettivo del reato. Quel che ha sostenuto la pubblica accusa è vero, ma cosa volete farci, gli imputati non sapevano che comprare con soldi pubblici un motorino da mettere come premio nella tombola di Natale del A due mesi dalle elezioni regionali, il tema è destinato a lievitare ed a chiedergli scelte più nette di quelle compiute finora. Da Roma alla Campania, e oltre, il Pd offre un volto controverso; né bastano i commissariamenti per cancellare la sensazione di una situazione lasciata marcire per anni. È indicativo che ieri, riferendosi alle indagini in corso, il presidente del Senato, Pietro Grasso, abbia parlato di «reti opache di relazioni che uniscono mafiosi e criminali a politici, imprenditori, professionisti, funzionari pubblici». Di certo, per Palazzo Chigi è una sfida doppia. Deve rassicurare il Pd ed evitare di assecondare processi sommari; ma in parallelo deve dare risposte convincenti all opinione pubblica e alla magistratura. Saranno anche queste considerazioni a determinare la scelta del prossimo ministro delle Infrastrutture al posto di Maurizio Lupi, l esponente del Ncd costretto alle dimissioni due settimane fa. Rimane da capire se il premier affiderà ad un esponente del Pd un incarico ormai anche simbolicamente strategico. Il voto A oltre due anni dalla sua presentazione è previsto per oggi al Senato il voto finale sul disegno di legge anticorruzione Il voto è stato calendarizzato mercoledì scorso dopo un confronto in seno alla maggioranza Oltre a Forza Italia, anche il Movimento Cinque Stelle voterà no al provvedimento 24 gli imputati al processo per l utilizzo dei fondi dei gruppi del Consiglio regionale della Valle d Aosta: tra questi, 7 consiglieri regionali attualmente in carica secretati. Poi si è passati al falso in bilancio la discussione è diventata più vivace, con molte critiche al testo varato dalla commissione. Il relatore Nico D Ascola (Alleanza popolare di Alfano) è stato costretto a intervenire per difendere una «soluzione equilibrata» che, per le false comunicazioni sociali, ha come caposaldo i «fatti materiali rilevanti... dotati di capacità offensiva dell interesse giuridicamente tutelato». Giacomo Caliendo (Forza Italia), ha chiesto se le valutazioni e le stime errate, per esempio quelle del magazzino, rientrano tra i «fatti materiali rilevanti» del falso in bilancio. E oggi si ripartirà proprio da qui: quanta discrezionalità viene lasciata al giudice. Sul tema della lotta alla corruzione è intervenuto anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin: «È evidente che l invito del Papa alla responsabilità è rivolto a tutti, alle persone e ai fenomeni che riguardano l Italia». Dopo Pasqua al Senato partirà la discussione sul ddl che allunga la prescrizione, sul quale il presidente dell Unione delle Camere penali, Beniamino Migliucci, chiede «correzioni nell interesse dei cittadini». Oggi, intanto, sulla regolamentazione delle lobby, Antonio Misiani e Francesco Verducci del Pd presentano una proposta per regolare «le rappresentanze di interessi» sul modello Usa, con tanto di registro obbligatorio sotto il controllo dell Anac di Raffaele Cantone. Sullo sfondo, ma l appuntamento con l aula della Camera è fissato per giugno, incombe la riforma delle norme sulla pubblicazione delle intercettazioni. Su richiesta del M5S, slitta all 8 aprile il termine per presentare l elenco con i nomi degli esperti per le audizioni in commissione. Che si annunciano particolarmente complesse perché una soluzione tecnica per scremare le intercettazioni rilevanti da quella irrilevanti ancora non c è. Dino Martirano partito è una cosa che non si fa. Nel confermare l onestà dei suoi politici, la sentenza getta comunque un ombra sul futuro della Regione, che per proprietà transitiva appare gestita da gente incapace di intendere e volere. Questi amministratori sono anche legislatori, che però non conoscono la legge, non sanno distinguere il lecito dall illecito. Come da prescrizione evangelica, sono stati perdonati, perché non sapevano quel che stavano facendo. Ma non importa, fare il consigliere in Val d Aosta è un sogno, come dice il filosofo Flavio Briatore. Non svegliateli.

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8 8 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano Dietro le quinte Il nome a sorpresa per il relatore dell Italicum Chi sarà il relatore della legge elettorale che rischia di far implodere il Pd? Sisto (FI), presidente della I commissione, ha le sue ambizioni ma è pronto al passo indietro se il partito scegliesse la linea dura sull Italicum. A quel punto la palla passerebbe a un esponente pd: il renziano Fiano sembrerebbe perfetto. Ma la «pazza idea» fatta circolare ad arte in Transatlantico è un altra. Perché non coinvolgere nel ruolo di relatore proprio uno degli esponenti più dialoganti della minoranza pd che vuole «migliorare la legge e non stravolgerla»? Un nome per tutti: Andrea Giorgis, professore di diritto costituzionale a Torino. (D.Mart.) La candidata viene dal Pd, la base M5S non gradisce Prima, fino a fine 2012, coordinava il Pd locale, ora è la candidata Cinque Stelle come sindaco ad Albano Laziale: lei è Federica Nobilio (foto) e il suo caso sta scuotendo la base nel Lazio. Parte degli attivisti annuncia una richiesta di spiegazioni a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e, per protesta, stanno preparando locandine con i loghi di Pd e M5S «fusi» insieme. Sulla questione è intervenuta anche Roberta Lombardi, che ha commentato: «È la prova che anche per il Partito democratico c è possibilità di redenzione...». (Emanuele Buzzi) Un senatore cambia casacca e ricompare l Idv Dal Parlamento era sparita nel 2013, sotto le macerie di Rivoluzione civile dell ex pm Ingroia. Oggi l Italia dei valori, pur dalla porta di servizio, in Parlamento ci torna grazie alla scelta del senatore Michelino Davico, eletto due anni fa con la Lega e che oggi ufficializzerà la sua adesione al partito. Esulta il segretario dell Idv, Ignazio Messina subentrato al fondatore Antonio Di Pietro (ormai lontano dalla sua creatura, così come sono lontani i risultati raggiunti fino all 8% qualche anno fa). Per l occasione la ritrovata Idv presenterà la prima proposta di legge: abolire il vitalizio agli ex parlamentari che abbiano ricevuto condanne. (Massimo Rebotti) 3 Il governo i ministeri affidati a Ncd se gli Affari regionali andranno a un centrista. Gli altri due sono Interno (Alfano) e Salute (Lorenzin) Il retroscena di Maria Teresa Meli ROMA Sarà oggi, domani o al massimo venerdì, ma la scelta ormai dovrebbe essere cosa fatta. Salvo sorprese dell ultim ora, sempre possibili, quando si parla di Matteo Renzi, il nuovo ministro delle Infrastrutture sarà Graziano Delrio. È l attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio l uomo in «pole position» per riportare ordine in quel dicastero e avviare il repulisti auspicato dal premier. Certo, con il suo allontanamento da Palazzo Chigi si apre un bel problema. Resterebbe infatti una casella vuota, di importanza notevole, da riempire. Circolano le ipotesi più dispa- Delrio alle Infrastrutture Gli Affari regionali a Ncd Renzi ad Alfano: indicate una donna. Gabrielli prefetto di Roma rate a riguardo, nomi tutti appartenenti alla stretta cerchia dei fedelissimi di Renzi: il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi, il sottosegretario Luca Lotti e Lorenzo Guerini. I primi due, però, sono fondamentali nei ruoli chiave che svolgono adesso ed è quindi altamente improbabile che vengano spostati. Quanto a Guerini, finora, ha portato avanti un compito importante nel Partito democratico, facendo il vicesegretario a tempo pieno. È difficile fare a meno anche di lui. Questa è dunque una scelta più complicata, per quanto paradossale possa sembrare, di quella del successore di Maurizio Lupi. L impressione è che, comunque, Renzi possa alla fine optare per un fedelissimo il cui nome non è tra quelli che continuano insistentemente a circolare da ieri. Al Nuovo centrodestra, a questo punto, andrà quindi il ministero degli Affari regionali con la delega ai fondi europei. Per quel dicastero Angelino Alfano e Maurizio Lupi, che ieri hanno incontrato il premier, hanno proposto Gaetano Quagliariello. Ma sono rimasti spiazzati dal presidente del Consiglio. Per quella poltrona Renzi ha chiesto loro il nome di una donna. In pista, attualmente, ce ne sono quattro: la 403 i giorni trascorsi dal 22 febbraio 2014, data in cui il governo guidato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi ha giurato al Quirinale senatrice Federica Chiavaroli, la deputata Rosanna Scopelliti, Valentina Castaldini, portavoce del Nuovo centrodestra ed Erminia Mazzoni, ex parlamentare europea. Ncd, dovrà scegliere quindi una donna, anche perché Matteo Renzi non vuole in nessuno modo che la presenza femminile nel suo governo si assottigli ulteriormente. Sia Alfano che Lupi, comunque, sono usciti da quel colloquio con il premier soddisfatti. Il secondo, con tutta probabilità, diventerà il nuovo capogruppo del partito alla Camera al posto di Nunzia De Girolamo, contro la quale, giusto ieri, alcuni deputati del Nuovo centrodestra stavano facendo una raccolta di firme. C è chi ha voluto vedere in questa operazione lo zampino di Renzi. Ma sono voci fatte filtrare da Forza Italia, con cui notoriamente, De Girolamo è rimasta in ottimi rapporti. La verità è che le relazioni tra la presidente dei deputati del Nuovo centrodestra e Alfano si sono andate deteriorando in Senza nuova fiducia Non sarà necessario passare alle Camere: il tema già affrontato con Mattarella questi ultimi tempi. De Girolamo sembra sempre più proiettata verso FI, tant è che ha proposto al suo partito di sostenere il governo Renzi dall esterno. Tra l altro tra Alfano e De Girolamo vi sarebbe tensione anche sulla questione Campania, dove il leader del Ncd sembrerebbe restìo ad appoggiare Forza Italia alle Regionali (argomento di cui ha discusso più volte con Renzi in questi giorni). Tutti questi cambi di caselle ministeriali non avranno bisogno della fiducia. Insomma, il governo non dovrà fare un nuovo passaggio alle Camere perché non di rimpasto si tratta, dal momento che Renzi ha l interim del ministero delle Infrastrutture e gli Affari Regionali sono un dicastero senza portafoglio che fa parte della presidenza del Consiglio. Del resto, il premier e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno già parlato di questo problema. Ma ieri Matteo Renzi ha sciolto anche un altro nodo. Quello del nuovo prefetto di Roma. Ruolo delicato, tanto più dopo il caso di «Mafia Capitale». Quella poltrona la decisione è ormai praticamente ufficiale verrà affidata a Franco Gabrielli. Sempre in questo martedì alquanto impegnativo per l inquilino di Palazzo Chigi, Renzi ha esaminato a lungo con il presidente Tito Boeri il tema delle pensioni e della riorganizzazione dell Inps. A pranzo, invece, ha visto Andrea Orlando, nella sua doppia veste di ministro e di esponente del Pd, per saggiare gli umori del partito in questa fase alquanto incandescente della vita dei democrats.

9 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile 2015 PRIMO PIANO 9 Renzi: mi sento come Blair. E il Jobs act è di sinistra Il premier al «New York Times»: è il tempo delle decisioni, il mio dinamismo cambierà l Italia Il vertice Il premier Matteo Renzi volerà negli Stati Uniti il 17 aprile per un faccia a faccia con il presidente Barack Obama. Al centro dell incontro la crisi ucraina, la lotta all Isis e l area di libero scambio ROMA In sé stesso rivede Tony Blair, il giovane premier britannico che usò tutte le sue energie per rivoluzionare il Labour party, al quale diede un profilo radicalmente riformista, che alla fine «trasformò, da un partito perdente ad un partito vincente». Parole di Matteo Renzi, in un intervista al New York Times, di cui ieri sono state rilasciate alcune parti. Il parallelo con l ex premier britannico ha diversi punti di contatto, a giudizio del presidente del Consiglio: anche il tratto anagrafico ha un suo ruolo, come lo ebbe per Blair. «Per l Italia, è il tempo delle decisioni. Sono il più giovane leader che l Italia abbia mai avuto. Sto usando la mia energia e il mio dinamismo per cambiare il mio Paese. Penso che sia il tempo di scrivere una nuova pagina per l Italia. Non posso aspettare a causa dei vecchi problemi del passato». È anche un risposta alla minoranza del suo partito, che ancora non asseconda sino in fondo le sue riforme, che mette in discussione la legge elettorale, anche se nel ragionamento del premier non viene citata in modo esplicito. Ma delle ra- Sul «Nyt» L intervista al premier Renzi sul sito del New York Times gioni, degli argomenti e della battaglia dei sindacati o della minoranza Pd, si fatica a riconoscere qualsiasi traccia nelle dichiarazioni rilasciate al quotidiano americano. In qualche modo, Renzi dichiara di stare vivendo, lui e con lui l Italia, un momento di svolta che ha analogie con la storia di modernizzazione di altri Paesi, che ha i tratti dell irripetibilità e insieme dell ineluttabilità. E questo varrebbe per tutte le riforme che l esecutivo sta mettendo in campo o ha già approvato, a cominciare da quella del lavoro, dal Jobs act tanto contestato dai sindacati. Il presidente del Consiglio riassume in questo modo: «In Italia avevamo una apartheid del lavoro. Qual è l identità della sinistra? È dare più diritti ai giovani, una opportunità alle nuove generazioni». E dunque, conclusione: «Il Jobs act è la cosa più di sinistra che io abbia mai fatto». Il capo del governo parla anche di Europa, dei nuovi vertici della Ue: «E importante sottolineare la nuova direzione presa dall Unione Europea», che ha bisogno di allontanarsi «dal discutere solo di bilancio e austerità. Noi abbiamo un identità, sogni, speranze e strategie». Marco Galluzzo Alla Camera I due presidenti per i cento anni di Pietro Ingrao Convegno alla Camera per festeggiare i cento anni di Pietro Ingrao. Presenti anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il suo predecessore, Giorgio Napolitano (foto Ansa). La celebrazione del «patriarca» comunista è stata l occasione per riunire vecchie e nuove sinistre: da Massimo D Alema a Maurizio Landini, da Pier Luigi Bersani a Nichi Vendola. Il convegno è stato aperto dalla presidente della Camera Boldrini. Con un tweet, Antonio Bassolino ha lamentato l assenza di esponenti del governo. Pd, dalla Argentin a Fassina chi sono i (pochi) kamikaze La minoranza resta incerta. D Attorre: meglio andare al voto col Consultellum ROMA La tensione ha lasciato il posto agli interrogativi e a Montecitorio i «dem» della minoranza hanno facce frastornate. Che accadrà, dopo che Matteo Renzi ha blindato la legge elettorale? Davvero il premier vuole mettere la fiducia? E quanti saranno i «kamikaze» pronti a impallinare l Italicum, se il premier deciderà di affrontare l aula (e i voti segreti) senza legare le sue sorti alla legge? «I kamikaze non saranno più di trenta» li ha contati il leader del Pd, dando per scontato il no di Bersani, Boccia, Fassina, Civati, D Attorre e Rosy Bindi, la quale ritiene «incostituzionale porre la fiducia sulla legge elettorale» e non parteciperebbe al voto. Gli anti-renziani irriducibili si sono convinti che il premier li abbia messi nel mirino per addossargli la colpa di un voto di fiducia. Cuperlo lavora per un accordo, ben sapendo che tra i suoi c è chi si prepara ad affossare l Italicum. «Io? Kamikaze dichiarata si autodenuncia Ileana Argentin. Noi 29 di Sinistra- Dem usciremo dall aula ed è un peccato, perché bastava poco a migliorarlo. L ottusità del non ascolto rischia di compromettere l unità del Pd». Toni duri, La parola KAMIKAZE osì il premier Matteo C Renzi ha definito i deputati del Pd che non voteranno l Italicum, richiamando gli attacchi suicidi lanciati dai piloti giapponesi (su aerei pieni di esplosivo) contro le navi alleate verso la fine della Seconda guerra mondiale. Dissidenti Tra i 30 deputati che in Aula non voteranno la nuova legge elettorale ci sono anche (dall alto): Rosy Bindi, Pippo Civati e Stefano Fassina che non tutti i cuperliani condividono. Alla vista dei giornalisti Andrea De Maria allunga il passo verso l aula: «Vedremo, c è tempo...». La Pollastrini invita a «riflettere ancora». L Italicum approderà l 8 aprile in commissione Affari costituzionali, dove la minoranza è maggioranza. Ma la battaglia sarà in aula. «Non ho niente da dire» alza le mani Bersani, al quale i fedelissimi rimproverano i toni di rottura dei giorni scorsi. Fassina conferma che non voterà l Italicum nella versione attuale e prevede che «altri del Pd» sono pronti a farsi metaforicamente esplodere: «Quanti? Lo vedremo dopo la riunione del gruppo». Fassina si appella alla libertà di coscienza, eppure non prevede conseguenze sull esecutivo: «Il governo non è in discussione». Giachetti la pensa all opposto, «se l Italicum salta è in gioco il governo». E se tutto dovesse precipitare, D Attorre ritiene che sarebbe meglio andare al voto col proporzionale: «Piuttosto che consentire una cattiva riforma elettorale e una cattiva riforma costituzionale, meglio il Consultellum». Accenti di rottura, che Nico Stumpo non condivide: «La strada della mediazione è stretta, ma dobbiamo percorrerla. Bersani? Dividere le minoranze sarebbe un errore». Il giorno dopo lo strappo dell ala sinistra, che in direzione non ha votato la relazione del segretario, a Montecitorio l incertezza è regina e gli aut aut lasciano il posto agli appelli. «Facciamo depositare la polvere per un po prende tempo il presidente dei deputati, Speranza. Dopo Pasqua riuniremo il gruppo e torneremo a parlare di legge elettorale». Sulla linea del capogruppo si attesta a sorpresa Davide Zoggia, già pasdaran bersaniano. «Fare il kamikaze non è difficile, ma io non intendo farlo. Voglio stare nel Pd e riconosco la leadership di Renzi. Spero non si arrivi alla necessità di mettere la fiducia e condivido gli appelli a evitare lo show down. Il premier si fidi di noi, diminuisca il numero dei nominati e la legge passerà anche al Senato, senza trappole». Detto da un bersaniano che ritiene l Italicum «non votabile senza correzioni», è un chiaro segnale di apertura. Solo il tempo scriverà il finale di partita. «Io tra i kamikaze? Vedremo allarga le braccia il giovane Enzo Lattuca. Intanto può scrivere che l Italicum fa schifo». Il lettiano Guglielmo Vaccaro annuncerà oggi la sua uscita dal Pd e ieri si è fatto vedere alla conferenza stampa di Corrado Passera contro le «storture» della Costituzione. A presentare l appello anti Italicum c era anche Pippo Civati: «I gufi kamikaze fanno anche un po sorridere, ma ci sono, certo. Chi sono? Gli esponenti della minoranza che hanno parlato in direzione». E lei, Civati? «Se Renzi mette la fiducia spacca il partito, una lacerazione che potrebbe coincidere con delle uscite dal Pd». Monica Guerzoni Pasticcio primarie Vertice da Berlusconi, bufera in Sicilia Via il presidente dem La vicenda Il caso che ha portato alle dimissioni del presidente del Pd siciliano Marco Zambuto (nella foto) riguarda le primarie di Agrigento che si sono svolte il 21 marzo scorso La consultazione è stata stravinta da Silvio Alessi, presidente della locale squadra di calcio, l Akragas. Alessi era sponsorizzato da un parlamentare di Forza Italia, Riccardo Gallo Afflitto Dopo la vittoria di Alessi, nel Pd si sconfessa l esito delle primarie. E si lancia un altro candidato: l ex presidente della Regione Angelo Capodicasa Intanto emerge che il presidente dem Marco Zambuto, in febbraio, aveva incontrato Berlusconi: si ipotizza per ottenere un via libera alla candidatura di Alessi AGRIGENTO Ha deciso di fare «un passo indietro» e dimettersi il presidente del Pd siciliano Marco Zambuto per la candidatura-pasticcio di un paladino di Forza Italia a sindaco di Agrigento. Ma ne aveva fatti molti in avanti quando, un mese fa, ignari i suoi compagni di partito, era andato a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi. A braccetto con il vicecoordinatore degli azzurri in Sicilia, il deputato Riccardo Gallo Afflitto, proprio lo sponsor di Silvio Alessi, il presidente dell Akragas calcio, a sua volta dopo quell incontro candidato e supervotato alle primarie dello scandalo. «Una visita innocente», giura Zambuto, ex sindaco nella città dei Templi, che per anni ha saltato con disinvoltura dal centrodestra al centrosinistra, fino ad approdare alla massima carica di un Pd siciliano adesso travolto dall imbarazzo. E, pur intuendo di non essere creduto dai suoi compagni di partito, Zambuto giura di non avere discusso con Berlusconi di Alessi e primarie. Offrendo una ricostruzione che forse aggrava il quadro, visto che dice di essersi fatto convincere dal suo amico vicecoordinatore di FI a «raccomandarlo» presso l ex premier. «È stata solidarietà umana nei confronti di un vecchio amico», azzarda Zambuto.Il «vecchio amico» è Gallo Afflitto che avrebbe pensato di far «testimoniare» Zambuto a Palazzo Grazioli «per convincere Berlusconi dell inconsistenza di alcune accuse lanciate contro di lui da un pentito di mafia», sintetizza l ex sindaco. Accuse peraltro ritenute prive di fondamento e già archiviate dai magistrati. Ma, secondo la traballante ricostruzione, comunque da sottoporre leader di FI. «Da avversario, potevo risultare credibile», insiste il presidente dimissionato, protagonista di uno sbandamento che porta adesso alla richiesta di un largo repulisti. Con tutte le incertezze per le elezioni agrigentine e per la candidatura (di ripiego) di Angelo Capodicasa, ex presidente della Regione con Totò Cuffaro assessore. Precedente che molti non considerano una medaglia al valore. Felice Cavallaro

10 10 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano Bondi e Repetti, ora l addio è definitivo Nel partito è guerra generazionale Rossi: tutto ciò che non è rinnovabile finirà. Dopo lo sfogo Romani ricuce con Arcore La coppia va nel Misto Via senza avvertire il «presidente»: qui le cose vanno sempre peggio ROMA Non le sta più bene «il dietrofront rispetto alle riforme, che abbiamo votato e contribuito a scrivere». E, soprattutto, non le stanno più bene «le risse interne». Alle quali, confessa ieri pomeriggio agli amici che le sono rimasti nel partito, «sono estranea». E alle quali, «proprio per l affetto per il presidente Berlusconi, non intendo partecipare». La scelta, stavolta, è definitiva. Ieri pomeriggio Manuela Repetti si presenta insieme al compagno Sandro Bondi nell ufficio di Paolo Romani. E, insieme, comunicano al capogruppo al Senato le loro dimissioni irrevocabili dal gruppo parlamentare di Forza Italia. Se ne andranno, a partire da oggi, nel Gruppo Misto. E su una storia lunghissima, che ha fatto soprattutto di Bondi uno Il centrodestra La vicenda In Forza Italia negli ultimi giorni è in atto uno scontro generazionale. La senatrice Mariarosaria Rossi ha spedito una lettera dove si afferma che chi ha più di 65 anni e diverse legislature alle spalle non sarà più ricandidato alle Regionali. La decisione ha provocato polemiche «Siamo divisi, litigiosi, i peggiori di noi vanno in tv a dire stupidaggini. Da Brunetta alla melassa di stampo Dc, non abbiamo più, capacità di dialogo», si è sfogato qualche giorno fa il capogruppo al Senato Paolo Romani ROMA «Posso chiedervi di pensarci ancora? Questo è un momento difficile per il partito, aspettate un attimo, il vostro gesto sarebbe equivocato». Quando ieri si ritrova nel suo ufficio Sandro Bondi e Manuela Repetti, la prima cosa che fa Paolo Romani è chiedere loro se hanno già avvertito Silvio Berlusconi. I due senatori, che si sono presentati dal capogruppo con altrettante lettere di dimissioni da Forza Italia, scuotono la testa. «Gli ho già parlato un mese fa, dopo la lettera al Corriere della Sera. E da allora le cose sono soltanto peggiorate», azzarda lei. Romani, a questo punto, tenta la carta della disperazione. E si rivolge a lui, che ha nel palmares anni e anni da coordinatore di FI prima e del Pdl poi. «Sandro, tu rappresenti un pezzo di storia del partito». Ma non fa neanche a tempo a terminare la frase. Se possibile, Bondi è ancora più determinato della compagna. Due firmette e, nel giro di due secondi, un tratto di penna appone il sigillo finale su un pezzo della storia recente di Forza Italia. Per Bondi, e non ne fa mistero, la giornata di ieri rappresenta la certificazione di quello che lui chiama «il mio addio alla politica», maturato dalla consapevolezza «che sto meglio da quando non la faccio più». Anche se, sugli scranni di Palazzo Madama, continuerà a sedere ancora. Quanto alla decisione di lasciare FI, su questa pesano l emarginazione dalla L ex ministro Rotondi: questi stanno riuscendo ad acchiapparsi il simbolo e fare fuori tutti Bondi: «Non citate Manuela come mia compagna, ha le sue idee» catena di comando e i non facili rapporti tra la coppia e i berlusconiani della cerchia ristretta. «Quanta cattiveria gratuita», s è trovato a ripetere di recente il senatore toscano, che aveva conservato buoni rapporti giusto con Denis Verdini, anche lui finito distante dal cuore pulsante del berlusconismo. «Non dite che mi occupo ancora di politica», aveva poi spiegato a chi gli chiedeva conto dell ipotesi di continuare a sostenere le riforme di Renzi (intenzione, questa, che ancora viene attribuita alla Repetti). E ancora, sempre a restare agli sfoghi fatti da Bondi con gli amici nelle ultime settimane, «non citate Manuela come mia compagna, perché è una parlamentare con le sue idee». Anche se, per restare ai fatti, i due hanno detto «addio» assieme. Nello stesso momento. Il caso Bondi-Repetti è l ennesima spia della guerra generazionale in corso dentro Forza Italia. «Se ne vanno? Auguri», scandisce Giovanni Toti, che sottolinea come «se fai una nuova casa le fondamenta restano, ma la vernice vecchia no». In quanto a incisività, non è da meno la dichiarazione di Mariarosaria Rossi, che conferma la strategia di rinnovamento che sarà fatta nelle prossime liste. «Tutto ciò che non è rinnovabile è destinato a finire. Ma rinnovare non significa escludere. Tutti coloro che hanno maturato un esperienza di lungo corso nelle aule parlamentari possono continuare a dare il loro contributo anche fuori dal Parlamento». Nella guerra senza quartiere rientra parzialmente il caso Romani, col capogruppo che pur confermando il j accuse di sabato ricuce i rapporti con Arcore. Mentre Gianfranco Rotondi, passeggiando solitario in Senato, scuote la testa: «Io mi candiderò a premier e farò la mia archetta di Noè. Ma a questi di adesso sta riuscendo quello che non era riuscito ad altri. Acchiapparsi il simbolo di FI e fare fuori tutti». Inutile chiedergli «questi chi?». L ex ministro risponde così: «Da buon democristiano, non sono abituato a personalizzare, diciamo». Tommaso Labate Ex azzurri Sandro Bondi e la compagna Manuela Repetti dei protagonisti degli ultimi tre lustri del berlusconismo, cala definitivamente il sipario. Poco meno di un mese fa, il 3 marzo scorso, Repetti aveva annunciato il suo addio con una lettera al Corriere della Sera. Una lettera in cui, tra le altre cose, citava tra le ragioni dell addio quella «vera e propria guerra interna a Forza Italia per la successione» a Berlusconi. L ex premier, poche ore dopo, aveva invitato la coppia a pranzo ad Arcore. E le dimissioni, nel giro di poche ore, erano state congelate. «Da quel giorno le cose sono peggiorate», ha confidato ieri a qualche collega la Repetti. Un modo come un altro per dire che le promesse di Berlusconi, se mai c erano state, sono finite al vento. Da qui la scelta, condivisa insieme a Bondi, di non avvertire in anticipo «il Presidente» che ieri ha appreso la notizia dalle agenzie di stampa delle dimissioni irrevocabili. Motivate, oltre che dalla battaglia interna al partito, anche «dalla rincorsa cieca a Salvini». Che FI, secondo la senatrice, starebbe mettendo in pratica «senza comprendere che non è più il tempo della demagogia e delle illusioni». Perché «occorre dare risposte credibili ai problemi del Paese di cui tutti, nessuno escluso, siamo responsabili». T.Lab. Ieri Sandro Bondi e Manuela Repetti hanno lasciato FI. La senatrice aveva anticipato il gesto al Corriere un mese fa, Berlusconi la invitò a Arcore Castiglione Non si può stare al governo e poi votare contro l esecutivo Binetti Nessuno ci ha detto nulla: tutto è assai sgradevole Da Arcore a Roma Silvio Berlusconi, accompagnato da Deborah Bergamini, rientra a Palazzo Grazioli per fare il punto con lo stato maggiore di Forza Italia (Benvegnù-Guaitoli) Firme contro De Girolamo. Lei: non sono poltronista Ventisette deputati ncd: presto un assemblea per discutere chi sarà il nuovo capogruppo ROMA Angelino non ha mai chiamato Nunzia in tutti questi giorni. Neanche un sms. Adesso Angelino, che sarebbe Alfano, è sospettato di aver organizzato una raccolta di firme fra i 27 deputati per chiedere a Nunzia, che sarebbe De Girolamo, di convocare un assemblea dei deputati di Area Popolare, assemblea che finirà a discutere chi dovrà essere il nuovo capogruppo, in sostituzione della stessa Nunzia. Oggi la raccolta di firme sarà consegnata a De Girolamo, che prima e dopo le dimissioni di Maurizio Lupi dal governo, si è distinta voce pubblicamente molto isolata nel proporre di uscire dal governo Renzi o di passare all appoggio esterno. Già al tempo dell elezione del presidente Mattarella senza consultazione di Ncd, De Girolamo era stata fra le più critiche del «metodo Renzi». Il posto di De Girolamo potrebbe essere riservato a Maurizio Lupi, che dovrà restare «in prima linea», come dice Alfano. A meno che Lupi non diventi coordinatore del partito, al posto di Quagliariello se andasse a fare il ministro. De Girolamo risponde così: «Ho sempre detto che il posto di capogruppo non è mio, ma mi è stato assegnato dai deputati del partito, che possono riprenderselo quando vogliono e sarei proprio curiosa di ascoltare le loro motivazioni. Ho già L ex ministro La replica: non posso credere che Alfano perda tempo a organizzare trame dimostrato di non essere una poltronista. Non posso credere che il ministro degli Interni Alfano perda il suo tempo nell organizzare trame di questo tipo». Nessuno dei deputati di Ncd dichiara che le firme servono a spodestare Nunzia, ma per esempio Sergio Pizzolante afferma che «è necessario ragionare tutti assieme» e Castiglione che «non si può stare al governo e contestare il governo». C è poi il problema delle alleanze per le regionali in Campania. De Girolamo vorrebbe legarsi al governatore uscente Caldoro di Forza Italia, anche perché lei predica la riunificazione del centro destra. Altri, come Alfano (Gioacchino, però) e De Mita (nipote di Ciriaco) non chiudono la strada a una accordo con il Pd, se per caso Renzi riuscisse a sostituire la Chi è Nunzia De Girolamo, 39 anni, ex pdl, ex ministro delle Politiche agricole nel governo Letta, dal 5 marzo 2014 è capogruppo di Ncd alla Camera dei deputati candidatura di De Luca (vincitore delle primarie, ma con una condanna per abuso di ufficio). L occasione per chiedere di votare un nuovo capogruppo al posto di De Girolamo è offerta dalla recente saldatura fra Ncd e Udc nella formazione denominata Area popolare. Ora questa unione nasce con presagi poco favorevoli. «Non sappiamo nulla di firme e di nuovi capogruppo dice Giampiero D Alia, uno dei sei deputati Udc E comunque non mi pare questione dirimente». «Nessuno ci ha chiesto né spiegato nulla dice Paola Binetti, sempre Udc. Tutto è assai sgradevole. Non si determina in questo modo un buon clima. Sarebbero necessari rispetto e pazienza». Andrea Garibaldi agaribaldi@corriere.it

11 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile 2015 PRIMO PIANO 11 Accordo vicino, si stringe per Toti in Liguria Girandola di voci sull incontro tra Berlusconi e Salvini. In Toscana la Lega andrebbe da sola Le intese Sulla corsa alla presidenza della Regione Veneto il centrodestra è spaccato. La Lega sostiene il governatore uscente Luca Zaia e sta ancora formalizzando l accordo con Forza Italia L espulsione dal Carroccio di Flavio Tosi e il veto della Lega ad un alleanza con Ncd hanno creato le premesse per un nuovo accordo. Ieri c è stato un incontro tra Tosi, Alfano e Quagliariello per concordare il sostegno al sindaco di Verona ROMA C è chi assicura che l ennesimo incontro ci sia già stato, lunedì nel tardo pomeriggio, ad Arcore. C è chi invece lo retrodata a domenica, a cena. Ma è uno dei due protagonisti del faccia a faccia, Matteo Salvini, a voler smentire le ricostruzioni che si susseguono: «Io da Berlusconi? Leggo le agenzie e rido. Non c è niente di nuovo, quando ci sarà lo diremo. Certo nelle prossime ore ci dovremmo sentire, ma oggi non mi sono occupato di regionali bensì di gazebo... Che ci sia stato l incontro (come tutto lascia presumere), o che si tenga oggi, come il capo leghista fa intendere, non cambia di molto la sostanza delle cose: l intesa sulle regionali a meno di ripensamenti dell ultimo momento è in dirittura d arrivo. I due leader hanno contatti frequenti, e sanno che siglare il patto diventa essenziale per entrambi. Per Salvini, che non può permettersi di perdere il Veneto. E per lo stesso Berlusconi, che con sondaggi a picco, liti furibonde interne e rischi di scissioni, deve tenere il suo partito ancorato almeno ad un ipotesi di alleanza futura che veda FI ancora con un ruolo da giocare. Per questo, anche se ci si è presi «36-48 ore» per la chiusura definitiva, si va verso un intesa che prevede l appoggio da parte degli azzurri a Zaia Insieme Matteo Salvini ed Edoardo Rixi (foto Mistrulli) GENOVA Il leghista Edoardo Rixi ha i manifesti pronti e ha inaugurato la campagna elettorale ma non nasconde di essere «fra color che son sospesi». Potrebbe essere scalzato come candidato alla presidenza della Liguria da Giovanni Toti. «Io dice faccio quello che mi dirà Matteo Salvini. Se dovrò fare un passo indietro lo farò. Però sia chiaro, sono il vice di Salvini non di Toti». Insomma, da Rixi non c è disponibilità personale a un ticket: in Veneto, in cambio del sostegno leghista a un candidato forzista, Giovanni Toti, in Liguria. La Lega poi non presenterebbe liste di «disturbo» né in Campania né in Puglia, e in Toscana correrebbe da sola (almeno al primo turno), mentre FI si presenterebbe assieme a Ncd e Udc. Se in FI l accordo si dà quasi per fatto, è nel Carroccio che si registrano i problemi maggiori visto che Salvini in Liguria aveva già messo in pista un suo candidato, Rixi. Ma entro Pasqua la partita dovrebbe essere chiusa, visto che stanno ormai componendosi tutti i pezzi del complicato puzzle delle alleanze del centrodestra. Sì perché ieri si è pressoché chiusa l altra trattativa parallela, quella tra Ncd e Tosi, che darebbe il «tana libera tutti» a FI per allearsi con Salvini mantenendo il rapporto con i centristi in Campania, dove pure si conta di chiudere entro la settimana a meno di ripensamenti degli stessi centristi che, fino all ultimo, non vengono esclusi (tanto più se il Il candidato del Carroccio La campagna sospesa di Rixi «Il consigliere forzista? Non farò il suo numero due» «Se il mio progetto non può andare avanti non ha senso che vada avanti io, ma me lo deve dire la Lega». Il malcontento fra i leghisti liguri che gridano al «paracadutato di Forza Italia» è pesante. Rixi tira il freno ma qualche soddisfazione se la toglie: «Ho visto Toti solo una volta a un convegno a Genova, eravamo sotto alluvione e io sono andato a spalare. Non lo conosco abbastanza per dare un giudizio. Sono sicuro che ha competenze e qualità se Berlusconi lo indica però non ha rapporti con il territorio e il fatto di venire in vacanza in Riviera non ne fa un ligure». Rixi è indagato per le «spese pazze» in Regione: «Sembra che io sia diventato il pericolo pubblico numero uno. Faccio presente che anche i consiglieri ex pdl sono indagati, come quelli del Pd, dell Idv, praticamente tutti». Erika Dellacasa Partito democratico dovesse optare per un candidato diverso da De Luca). Resta ancora aperta la partita in Puglia. Ieri un Berlusconi stremato dalla trattativa con Salvini, furioso per le «beghe insopportabili» nel partito, impegnato nel ricucire il rapporto con Romani che ha incontrato per chiarire le cose, preoccupato per sondaggi da «bagno di sangue» (con la Lega avanti rispetto a FI in tutte le regioni del Nord e del Centronord), si è riunito con i fedelissimi Toti, Bergamini, Rossi, Ghedini, Letta. E in serata filtravano messaggi meno guerreschi del solito. L intenzione non sarebbe quella di portare l ex governatore pugliese alla rottura, ma di candidare un congruo numero dei suoi purché, come recita una nota serale del partito, siano in regola con i pagamenti dei contributi a FI. L accordo ancora non c è, ma la mediazione per evitare l ennesimo drammatico strappo che porterebbe Fitto alla corsa solitaria è in corso. Anche in questo caso, il tentativo è di chiudere entro Pasqua, per poi concentrarsi sulla campagna elettorale. I conti - inevitabili - si faranno dopo le Regionali. E tutti gli esiti diventano possibili. Marco Cremonesi Paola Di Caro

12 12 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano I numeri Meno donne al lavoro, disoccupati al 12,7% Hanno perso 42 mila posti. Tra gennaio e febbraio il livello dei giovani senza impiego è salito al 42,6% L Istat: ma restano i segnali positivi sul Pil, migliora l attività produttiva nel primo trimestre I numeri I dati sul mercato del lavoro a febbraio, comunicati ieri dall Istat, indicano un lieve aumento della disoccupazione al 12,7% (+0,1%) che però è molto più marcato tra i giovani fino a 24 anni (+1,7%) e tra le donne: il numero delle occupate è sceso di 42 mila unità Rispetto a gennaio gli occupati sono diminuiti in totale di 44 mila unità mentre i disoccupati sono cresciuti di 23 mila Mostra un lieve incremento (+0,1%) anche il numero delle persone inattive, quelle che non sono in cerca di lavoro: a febbraio sono stati il 36% nella fascia di età compresa tra 15 e 64 anni L analisi di Rita Querzè Cinque donne che ce l hanno fatta Fare ricerca a Jesi Paola. 30 anni, da cinque è entrata a far parte della Ditaech Pharmacogenics di Jesi specializzata nel settore della farmacogenetica: «Così riesco a fare ricerca a 15 chilometri da casa» ROMA A dicembre era andata benissimo, a gennaio benino. A febbraio, invece, sul mercato del lavoro sono riapparse le nuvole. Dice l Istat che il tasso di disoccupazione è tornato a salire arrivando al 12,7%, lo 0,1% in più del mese precedente. Ancora peggio il dato sui giovani: tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione è aumentato dell 1,7%, toccando il 42,6%. Il numero delle donne occupate, poi, è sceso in un solo mese di 42 mila unità. Cosa può essere successo? A febbraio era già operativo lo sconto sui contributi per la assunzioni a tempo indeterminato. Mentre stava per partire il contratto a tutele crescenti, quello che rende più facile il licenziamento. È possibile che alcune aziende abbiano «ritardato» le assunzioni, proprio per sfruttare le nuove regole più vantaggiose? Una risposta l avremo tra un mese, quando l Istat renderà disponibili i dati di marzo. Per ora bisogna accontentarsi di indicatori parziali. Come le previsioni della Cna di Roma, gli artigiani della capitale, con Seguire la biodinamica Elisabetta Foradori si definisce la «signora della biodinamica». Mamma, un azienda di famiglia nel campo del Teroldego, il vitigno a bacca nera coltivato nelle valli del Trentino Tessuti con le arance Enrica, 28 anni e Chiara, 36 anni, sono due startupper. Hanno fondato «Orange Fiber» capace di creare tessuti dagli scarti dalle arance e anche delle mele Tra Jobs act e coda della crisi Le casalinghe pentite tornano all ufficio di collocamento MILANO Quarantaduemila donne, quarantaduemila storie. Con una ferita in comune: tutte hanno perso il posto nel mese di febbraio. L Istat ha registrato l uscita di queste signore dal mercato del lavoro nel bollettino statistico mensile. Perché tante donne colpite insieme e all improvviso dalla disoccupazione quando fino a oggi la crisi era stata meno spietata proprio con la quota rosa del mercato del lavoro? Punto uno: se fino a oggi il settori più in difficoltà erano stati quelli maschili (manifatturiero ed edilizia) oggi sono i servizi a segnare il passo. Dicono all Istat: «Da giugno 2014 abbiamo iniziato a registrare segnali di un mercato femminile dell occupazione più critico del solito. Un mese giù e l altro su. Il risultato di febbraio è da leggere in questo contesto». «Vien da pensare che i primi barlumi di ripresa dell occupazione riguardino i settori più colpiti dalle fasi iniziali della crisi, manifatturiero in testa. In questo caso le donne sarebbero tagliate fuori. E tutto ciò mentre i servizi, settore femminile per eccellenza, si trovano al contrario in una fase di impasse», propone una lettura l economista Carlo Dell Aringa, in quota Pd alla Camera. Le regole Il caso part time Con la crisi è aumentata la quota di part time. Ma non sempre si tratta di un segnale positivo. Spesso infatti il tempo parziale è subìto. Su cento donne oggi una trentina lavorano part time. Ma di queste ben venti preferirebbero avere un posto a tempo pieno. La proposta La scienziata e l aiuto dopo il bebè di Paola Pica ersino quando il posto è fisso, in un caso su quattro non resiste alla prova maternità. In Italia, e ormai quasi solo in P Italia, lavoro fuori casa e ruolo di mamma generano conflitti insostenibili. Una questione culturale ed economica. Conviene affidare i figli alle cure altrui? Proposte per sciogliere il nodo che strozza l occupazione sono state avanzate anche su questo giornale da più di una voce autorevole. Ha destato attenzione anche l idea di una non economista come la virologa Ilaria Capua che sul blog La 27ora ha ipotizzato uno sgravio fiscale per le donne che scelgono di rientrare subito dopo la maternità obbligatoria. Un incentivo forte: più dei tagli che allontanano (maternità facoltativa al 30%) offre un risparmio e un appoggio pubblico, anche morale, a perseguire l indipendenza economica. La vicenda Per l Istat tra gennaio e febbraio le donne hanno perso 42 mila posti su 44 mila persi in totale Maternità a ore L utilizzo del congedo di maternità a ore è stato introdotto nel 2012 ma non è mai decollato. La legge rimandava alla contrattazione collettiva. Ora, con il Jobs act, una volta che il decreto attuativo sarà in vigore, ciascuno potrà scegliere tra fruizione giornaliera e oraria Cooperative sociali, turismo, mense, ristorazione, commercio, servizi alla persona: ecco dove lavorano le donne se si escludono settori più stabili dal punto di visto occupazionale come scuola e pubblico impiego in generale. «Qui abbiamo avuto negli ultimi anni un esplosione della cassa in deroga», segnala Livia lavora al telaio Livia Crispolti ha 38 anni. Dopo anni di frequentazione di laboratori tessili tra Como e Cantù ora ha uno studio a Roma occupato da un telaio in legno in cui passano più di mille fili di ordito il 43% della aziende pronte ad assumere proprio grazie al Jobs act. E, soprattutto, inquadrare il tutto in uno scenario più ampio. Lo fa la stessa Istat in un altro documento diffuso sempre ieri, la nota mensile sull andamento dell economia. Dicono quelle pagine che «nei primi mesi del 2015 si rafforzano i segnali positivi», che «si è stabilizzato il processo di deflazione», cioè la diminuzione dei prezzi. E che tutto questo «supporta l ipotesi di un miglioramento dell attività economica nel primo trimestre» anche se sul lavoro ci sono «ancora segnali contrastanti». Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti il dato di febbraio «non contraddice i segnali positivi» perché «in coda a una crisi le cose tendono a non essere stabilizzate». La presidente della Camera, Laura Boldrini, parla di numeri che «colpiscono e preoccupano». Mentre per il leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo «la disoccupazione aumenta, le balle pure». Sui decreti attuativi del Jobs act approvati più di un mese fa e rimasti fermi per problemi di copertura, quelli sulla maternità e sui contratti precari, oggi dovrebbe arrivare la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Per superare i dubbi sulle risorse è stato garantito l accesso a un fondo del ministero del Lavoro, con una prima tranche da 30 milioni di euro. Lorenzo 42 mila donne occupate in meno a febbraio rispetto a gennaio 2015 Congedi parentali Con il Jobs act il congedo parentale potrà essere richiesto fino ai 12 anni del bambino (quindi non più fino a 8). L indennità del 30% dello stipendio garantita dall Inps spetterà per i congedi fino a 6 anni (e non più fino a 3). Ciò comporta un aggravio di spesa per lo Stato 34 mila i giovani tra 15 e 24 anni che a febbraio hanno perso il lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile è stato del 42,6% 95 mila posti di lavoro in più per gli uomini rispetto a febbraio del Il tasso di disoccupazione generale è del 12,7% Elena Maria Vanelli, responsabile Politiche di genere della Fisascat Cisl nazionale. «Chi è in cassa figura ancora alle dipendenze dell azienda. Il problema è che la deroga sta andando ad esaurimento per essere sostituita dall Aspi, la nuova disoccupazione. In molte aziende si sta arrivando al dunque e questo allunga le liste delle disoccupate», continua Vanelli. C è dell altro: «Nel settore dei aumenta la richiesta di flessibilità oraria ma gli strumenti di conciliazione famiglia-lavoro non vanno di pari passo. Le donne licenziate non riescono a ricollocarsi». Per finire, dietro l aumento della disoccupazione rosa potrebbe esserci un insospettato segnale di speranza. I dati Istat dicono che, rispetto a un anno fa, oggi ci sono 150 mila donne prima inattive che si sono messe a caccia di un posto allungando la liste delle disoccupate. «Quando aumenta la fiducia nella possibilità di conquistare un assunzione spiega Emilio Reyneri, sociologo del lavoro all università Milano Bicocca la gente torna all ufficio di collocamento. Donne comprese». Ma attenzione: «Per capire se sarà vera ripresa bisognerà attendere almeno il mese di maggio». Il caso La sponda russa e il tempo che scade per salvare Atene di Luigi Offeddu DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES La nave della Grecia beccheggia sempre più in alto mare, e il salvataggio da parte Ue appare sempre più lontano. È stato detto qualche centinaio di volte negli ultimi anni, ma forse mai come ieri è apparso vero. L ultimo round di negoziati fra Atene e i tecnici di Bruxelles, Berlino, Francoforte e Washington, si è concluso senza un risultato concreto. La lista delle riforme proposta, o promessa, da Alexis Tsipras continua a non convincere. I suoi inviati continueranno a raccogliere dati ed elementi nella capitale ellenica. «Continueremo giorno e notte, nei giornali feriali e in quelli festivi», ha promesso il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. Ma al di là degli ottimismi obbligati, ci sono altre voci: «Non c è tempo da perdere», ammonisce Angela Merkel. E se ora «non c è tempo da perdere», è anche per via di quell altra variante, prevista da tempo: Tsipras ha trovato una sponda nella Russia e nella Cina, pronte a colmare le sue voragini di cassa, e si presume non disinteressatamente. Questa alternativa è «molto rischiosa e va contro gli interessi del popolo greco», ha ammonito il tedesco Manfred Weber, presidente dei popolari europei all Europarlamento. Ma ad Atene, molti pensano che un Paese cristiano ortodosso come la Russia possa capire l ortodossa Grecia molto più dei rigoristi luterani di Berlino. Angela Merkel potrà anche fare spallucce. Ma urgono esami di coscienza, ribatte Atene, da parte sua e dei vertici Ue. Perché è da quasi due anni che l Ue corre per salvare la Grecia. O per mollarla al suo destino. Qualcosa, moltissimo, non ha funzionato nella grande mediazione fra la Ue, il governo greco di prima e di oggi, il governo tedesco, la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale. Non ha funzionato, qualunque sia stato il motivo: la smemorata leggerezza delle cicale greche, l eccessiva durezza delle formiche tedesche, l inadeguatezza di alcuni vertici politici della Ue, o semplicemente la gravità in se stessa di una situazione quasi fuori controllo. E ora, forse, il tempo sta davvero per scadere.

13 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile 2015 PRIMO PIANO 13 Le torri televisive La Rai: «No a Ei Towers, un offerta irrituale» Mediaset: andiamo avanti «Improcedibile». Così il consiglio della Rai presieduto da Anna Maria Tarantola ha bocciato l offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) lanciata dalla Ei Towers del gruppo Mediaset sulla società delle torri di trasmissione della tv di Stato, Rai Way. La mossa dell azienda di Viale Mazzini arriva in conseguenza della posizione ribadita sabato dal ministero del Tesoro di voler «mantenere una partecipazione pubblica pari al 51%» in Rai Way, quotata lo scorso novembre e di cui la Rai 1,2 miliardi di euro Il valore di Rai Way con l offerta mista cash e azioni di Ei Towers a 4,50 euro controlla il 65%. Essendo l Opas «condizionata, tra l altro, al raggiungimento di una partecipazione pari almeno al 66,67% del capitale della società», scrive Rai, «l offerta deve ritenersi improcedibile». Per la controllata Mediaset guidata da Guido Barbieri è una doccia fredda, anche per via dell aggettivo, «improcedibile», raramente usato dal socio di controllo di una società sotto opa. Per la Rai assistita dallo studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli la scelta di quel termine nascerebbe dal fatto che l ottenimento del 51% non è solo una condizione dell offerta ma il presupposto dell operazione stessa. E visto che il Tesoro aveva fin dall inizio affermato di non voler scendere in minoranza, l offerta non sarebbe neanche potuta partire. Ei Towers ha reagito a stretto giro: «Affermazione irrituale», l ha definita, considerato che il gruppo «si è riservata la facoltà di rinunciare alla condizione» del 67%». E ha anche criticato l Antitrust, che ieri ha chiuso l istruttoria sulla La mossa del consiglio Anna Maria Tarantola, presidente del consiglio d amministrazione della Rai, che ha bocciato l offerta pubblica di acquisto e scambio (opas) lanciata dalla Ei Towers del gruppo Mediaset sulla società delle torri di trasmissione della tv di Stato, Rai Way Il Tesoro mette online i tagli di Cottarelli: pensioni, Comuni e aiuti alle imprese L atto d accusa: restano misteriosi molti flussi finanziari verso il mondo della politica Le proposte del rapporto I costi della politica Più di 600 milioni di euro di tagli ai costi della politica. E quanto risulta possibile fare secondo il gruppo di lavoro di Carlo Cottarelli. Sui Comuni, l adozione delle proposte del rapporto comporterebbe risparmi di 255 milioni all anno, di cui almeno 158 in tempi rapidi: si risparmierebbe il 22% della spesa totale Le stime Erano stati indicati 7 miliardi di tagli nel 2014, 18 miliardi nel 2015 e 34 nel 2016 Gli immobili L obiettivo è la riduzione della spesa per locazioni passive. Ad oggi, escludendo il ministero della Difesa, «le restanti amministrazioni dello Stato si legge nel rapporto soddisfano il loro fabbisogno di spazi nel 60% dei casi con immobili in uso governativo e nel restante 40% con immobili di terzi» La vicenda Il governo ha deciso di mettere online i rapporti dei gruppi di lavoro del 2014 che hanno costituito la base delle proposte dell ex commissario alla spesa pubblica Carlo Cottarelli Nel sito internet dedicato dal ministero dell Economia alla revisione della spesa da ieri sera sono stati pubblicati i 19 rapporti in base ai quali Cottarelli identificò fino ad un massimo di 7 miliardi di tagli possibili già nel 2014 Gli statali Tra le possibili proposte sul fronte del pubblico impiego ci sono: limiti al conferimento di incarichi dirigenziali a soggetti terzi rispetto alla pubblica Amministrazione, la revisione della disciplina dei licenziamenti individuali e la riduzione della variabilità del trattamento economico Le imprese ROMA Il governo sta per affidare la nuova fase della spending review a dei nuovi timonieri, ed intanto mette online i rapporti dei gruppi di lavoro del 2014 che hanno costituito la base delle proposte del commissario Carlo Cottarelli, che qualche mese fa ha lasciato il suo incarico. Nel sito internet dedicato dal Ministero dell Economia alla «Revisione della spesa», da ieri sera, sono finalmente pubblicati i 19 rapporti in base ai quali, l anno scorso, Cottarelli identificò fino ad un massimo di 7 miliardi di tagli possibili già nel 2014, che potevano salire a 18 nel 2015 e a 34 nel 2016, solo in minima parte poi attuati dal governo Renzi. Il materiale è in gran parte inedito. Le conclusioni dei vari gruppi di lavoro sono state sintetizzate nel rapporto finale del Commissario a marzo dell anno scorso, mentre altri rapporti, come quello del gruppo di lavoro sulla sanità, sono stati finalizzati solo nell autunno inoltrato del I rapporti erano tutti finora inediti e la loro divulgazione, spesso sollecitata in Parlamento, arriva a rappresentare la base di partenza della nuova tornata di revisione della spesa pubblica che, dopo l addio di Cottarelli, tornato al Fondo Monetario Internazionale, verrà affidata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Yoram Gutgeld, deputato Pd e consulente del premier, e all economista Roberto Perotti. Uno dei temi da cui si ripartirà, hanno già fatto sapere a Palazzo Chigi, sarà quello dei trasferimenti alle imprese, sia pubbliche che private, e che non sono stati di fatto toccati dai precedenti provvedimenti attuativi della revisione della spesa. Secondo il rapporto del gruppo di lavoro pubblicato ieri, i trasferimenti pubblici alle imprese private che potrebbero essere riconsiderati ammontano a 3,8 miliardi nel 2015 e a circa 4 nel prossimo anno. A questi si aggiungono, ad esempio, i fondi pubblici trasferiti alle Ferrovie dello Stato. Solo qui, secondo gli esperti di Cottarelli, sarebbe possibile risparmiare fino a 3,5 miliardi di euro, adottando la stessa remunerazione del servizio pubblico che usano gli altri paesi europei, inferiore a quella italiana del 55%. Gli interventi per la riduzione dei costi della politica si sono susseguiti rapidamente negli ultimi quattro-cinque anni, Il presidente dell Inps Boeri: ci sono assegni previdenziali molto alti e ingiustificati dai contributi Tito Boeri, presidente dell Inps ROMA Ci sono «pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi che hanno versato durante l intero arco della vita lavorativa», c è un «problema di equità che andrebbe affrontato», dice il presidente dell Inps, Tito Boeri, che propone: «Si può chiedere a queste persone di poter dare qualcosa per contrastare la povertà soprattutto nella fascia 55/65 anni. Vogliamo per queste generazioni trovare un modo per contrastare la povertà e dare la possibilità di andare in pensione prima in modo sostenibile, quindi avendo una pensione più bassa». Boeri lo ha spiegato in un intervista tv a Ballarò, ieri sera, dopo aver avuto ieri pomeriggio un lungo colloquio a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. L Inps, ha continuato, presenterà, «entro giugno» delle «proposte articolate» al governo. Esclude invece interventi sulle pensioni Yoram Gutgeld, consigliere economico dello stesso Renzi: «Abbiamo affrontato questo discorso già l anno scorso e la decisione politica è stata di non toccarle». Valgono 3,8 miliardi nel 2015 e circa 4 nel prossimo anno i trasferimenti pubblici alle imprese private che potrebbero essere riconsiderati. A questi si aggiungono, ad esempio, i fondi pubblici trasferiti alle Ferrovie dello Stato. Solo qui, stando al rapporto, sarebbe possibile risparmiare fino a 3,5 miliardi Le pensioni anche se secondo il rapporto del gruppo di lavoro di Cottarelli, ci sarebbe margine per ulteriori interventi di risparmio. Con l accorpamento dei comuni più piccoli, quelli fino a 10 mila abitanti (e altre misure come ad esempio l eliminazione del Tfr per i sindaci), si avrebbero risparmi potenzialmente elevati, circa 250 milioni di euro l anno, mentre per le Regioni sono ipotizzati altri 360 miliardi di possibili risparmi. Anche se l estensione del meccanismo dei fabbisogni standard adottato per i comuni, potrebbe generare risparmi fino a 520 milioni di euro l anno. «Restano misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari che rappresentano forme diverse di finanziamento del sistema della politica nel nostro paese» si legge a proposito del finanziamento pubblico dei partiti. La riforma del 2014, con la possibilità di devolvere il 2 per mille dell Irpef ad un partito politico, risolve parte dei problemi, Ma non tutti. Rispetto alle misure già varate, ad esempio, il gruppo di Cottarelli identifica altri 65 milioni di euro di possibili risparmi. I 19 rapporti hanno riguardato gli investimenti pubblici, l organizzazione della pubblica amministrazione e il pubblico impiego, l acquisto di beni e servizi, gli immobili pubblici, le partecipate locali, Province, Comuni e Regioni e vari ministeri, lo Sviluppo, l Economia, la Difesa, gli Esteri, gli Interni, la Giustizia, la Sanità e il Lavoro. Mario Sensini Un capitolo è dedicato anche alla previdenza: i titolari di pensione erogata dagli enti previdenziali (o in generale da organi la cui attività è sostenuta da finanziamenti a carico del bilancio statale) che si trovano a svolgere incarichi di governo o in sedi istituzionali devono riversare allo Stato l importo della pensione fusione Ei Towers-Rai Way con l orientamento che «al momento non è suscettibile di essere autorizzata» perché creerebbe una posizione dominante nel mercato delle torri tv e poi una concentrazione tra produttori di contenuti e gestori delle torri. Ei Tower è convinta «di poter convincere l autorità dell infondatezza delle conclusioni della Direzione Comunicazioni». Già la Consob aveva bloccato l iter autorizzativo del prospetto di Ei Towers chiedendo maggiori informazioni. Le varie autorità vogliono in sostanza che Ei Towers sveli le carte vere, se ci sono: ovvero se esista il «piano B», cioè la possibilità accettare la minoranza della società post-fusione. In quel caso le parti potrebbero forse sedersi al tavolo. E non è detto che alla fine è l analisi di banchieri e addetti ai lavori non vada bene anche a Mediaset stare in minoranza in una società unica delle torri, magari con l intervento di un soggetto terzo (si è parlato della Cdp) come socio di controllo. Fabrizio Massaro 7 miliardi i tagli possibili alla spesa pubblica secondo Cottarelli 7,8 miliardi di euro i possibili risparmi sui trasferimenti alle imprese 3,5 miliardi di euro i tagli possibili ai fondi trasferiti alle Ferrovie dello Stato 34 miliardi di euro la riduzione della spesa pubblica ipotizzata per l anno 2016 di Fabio Savelli Il caso Settimana lunga nel commercio: euro di aumento M aggiore flessibilità in cambio di un riconoscimento in busta paga. Quarantaquattro ore a settimana (e non più quaranta) nei periodi di picco (festività, saldi) senza che scatti lo straordinario. Con due compensazioni: 1) le ore eccedenti vengono restituite negli altri periodo dell anno; 2) gli oltre tre milioni di addetti del terziario strappano euro da qui a dicembre 2017, erogati in cinque tranche, oltre ad «una tantum» di euro a seconda delle dimensioni dell azienda. Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale Filcams Cgil, dice che l accordo firmato dai sindacati del terziario e la Confcommercio testimonia «l importanza della contrattazione». In un settore storicamente ad alta conflittualità, penalizzato dall andamento ciclico dell economia che ne condiziona i destini legandoli alla domanda interna di consumi. Sembrano così parzialmente archiviate le contrapposizioni sugli orari di apertura dei negozi, le liberalizzazioni troppo spesso annunciate e al contempo abortite. Soddisfazione espressa anche dalla Confcommercio. Il direttore generale Francesco Rivolta parla di un intesa che «rinnova il più grande contratto nazionale del settore privato dando risposte certe e concrete in un equilibrio complessivo dei costi per il prossimo triennio». La sensazione che la logica dello scambio stavolta abbia prodotto gli effetti sperati, tanto che la firma è arrivata da tutti i confederali. Interessati dall aumento salariale congelato, rivisto al ribasso, oggetto di discussione in altri settori (vedi i chimici e i bancari) saranno gli addetti della piccola e media distribuzione, l elettronica di consumo (Euronics e Trony), discount, agenzie interinali, distribuzione del farmaco.

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15 # Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile Esteri Nucleare iraniano, si tratta a oltranza Vertice a Losanna: superata la scadenza di mezzanotte. Gli Usa chiedono a Teheran di uscire dall indecisione La vicenda Prolungate a oggi le trattative a Losanna tra i Paesi del «5+1» (Usa, Russia, Cina, Regno Unito, Francia più Germania) e l Iran per trovare un accordo quadro sul programma nucleare iraniano L obiettivo è di scongiurare la capacità di Teheran di dotarsi di una bomba nucleare in cambio della fine delle sanzioni che hanno messo in ginocchio l economia persiana Oggi dovrebbe essere siglato l accordo quadro, con dettagli tecnici A giugno la firma dell intesa finale DAL NOSTRO INVIATO LOSANNA Tra colpi di scena, ultimatum smentiti e litri di caffè, si è negoziato ancora nella notte all Hotel Beau Rivage, in cerca di un intesa sul nucleare dell Iran, vicina come mai prima d ora, ma ancora non così completa da poter essere accettata da tutti i partecipanti. Quando mancavano poche ore alla mezzanotte di ieri, americani e iraniani, i due principali protagonisti della partita, hanno fatto sapere che la trattativa sarebbe sicuramente andata avanti oltre la scadenza indicata. «Abbiamo fatto progressi sufficienti così uno dei collaboratori del segretario di Stato Usa, John Kerry funzionario della delegazione Usa per rimanere qui fino a mercoledì». «Non vogliamo un accordo qualsiasi ha detto poco dopo Hamid Baidinejad, uno dei capi negoziatori sciiti. Continueremo a trattare fin quando raggiungeremo un intesa sui temi ancora irrisolti». Poco prima della mezzanotte il clima si è improvvisamente inasprito. Fonti diplomatiche dei Paesi 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito più Germania) hanno fatto sapere di aver chiesto agli iraniani di decidere entro l alba di oggi se accettavano o meno l intesa politica: «Non possiamo andare avanti per altri sei giorni». Ma poco dopo, un membro della delegazione Usa ha smentito la notizia. Di certo la trattativa è andata in stallo a un passo dallo storico compromesso. Ma cosa lo abbia determinato è difficile da stabilire con precisione. Diverse fonti confermano che ostacoli difficili sono stati già superati, dal numero di centrifughe da lasciare in attività alle riserve di uranio da trasportare in Russia, per trasformarlo in barre combustibili a basso grado di purezza. E in ogni caso da Losanna, nella più ottimistica delle ipotesi, uscirà solo una dichiarazione comune, lunga diverse pagine e corredata di alcune documentazioni tecniche. Conterrà l ossatura del grande baratto robuste e verificabili restrizioni alla capacità nucleare di Teheran per 10 anni, in cambio di una progressiva eliminazione delle sanzioni ma rinvierà alla fine di giugno la firma di un accordo completo. Come anticipato dal Corriere, Baidinejad ha confermato che le criticità sono legate soprattutto alle sanzioni. Non tanto al calendario di smantellamento, secondo lui già concordato da giorni, quanto ad «altri aspetti». Il negoziatore iraniano è stato volutamente generico. Fonti europee dicono che si tratta del periodo successivo ai 10 anni, quando Teheran vorrebbe subito riprendere attività di ricerca e sviluppo sulle centrifughe di nuova generazione, a fini pacifici insistono gli iraniani, ma gli occidentali insistono per proseguire le restrizioni per altri 5 anni. Un altro tema controverso, questo interno ai 5+1, è il meccanismo di re-imposizione automatica delle sanzioni, in caso di violazione dell accordo. Americani ed europei vorrebbero integrarlo nell intesa, ma Russia e Cina dicono no, chiedendo invece che tutto ritorni al Consiglio di Sicurezza dell Onu, dove possono sempre disporre del diritto di veto. P. Val. 10 anni la durata dell accordo sul nucleare secondo quando emerge dalle trattative di Losanna. Gli occidentali vorrebbero un periodo aggiuntivo di 5 anni di «restrizioni». Gli iraniani si oppongono Le parole BREAKOUT TIME Letteralmente, «tempo di fuga». È il periodo necessario all Iran, in caso di violazione dell accordo, per arricchire uranio sufficiente a fabbricare una o più bombe atomiche. Secondo gli Stati Uniti, la linea rossa è di almeno un anno. Ma il calcolo è reso difficile e poco verificabile a causa delle variabili tecniche estremamente complesse da prendere in considerazione. Compreso il fatto che Teheran potrebbe avere siti segreti di cui l Occidente non sa nulla che potrebbero accelerare la corsa alla Bomba CENTRIFUGHE Le centrifughe sono le macchine che depurano (e quindi arricchiscono) l uranio. L Iran ne possiede 19 mila, di cui solo la metà al momento operative. In passato Teheran ha cercato di aumentare il numero di centrifughe in funzione per ottenere una quantità di uranio sufficiente per l uso industriale. Il punto su cui si sono concentrati i negoziatori è quante centrifughe «attive» concedere all Iran. Il numero indicato è di 6 mila. Ma gli iraniani hanno insistito per mantenerne in servizio molte di più. ARRICCHIMENTO Dietro le quinte dal nostro inviato Paolo Valentino LOSANNA Due scienziati e un diplomatico donna. Un iraniano, un americano e una tedesca. Quando la storia segreta della trattativa sul nucleare di Teheran sarà scritta, sarà probabilmente su di loro e sul loro ruolo nella lunga partita negoziale, che gli studiosi appunteranno l attenzione. Ernest Moniz è il segretario all Energia del governo Usa. Ali Akbar Salehi è il capo dell Agenzia Nucleare dell Iran. Li separa l età (il primo ha 70 anni, il secondo 5 di meno) e due profili che non potrebbero essere più diversi: accademico della Ivy League brillante e trasandato il primo, una lunga chioma argentea a coprirgli il collo. Immacolato burocrate della Rivoluzione iraniana il secondo, camicia girocollo abbottonata senza cravatta, già ministro degli Esteri nel governo duro e puro di Ahmadinejad, sospettato dall Aiea di aver avuto un ruolo diretto nel programma militare, circostanza sempre smentita da Teheran. I due scienziati del Mit e la diplomatica Vite incrociate dei negoziatori (nascosti) Ma questa è solo una parte della verità. Perché i due eminenti fisici hanno in comune non meno di quanto li separi: anche se nel college non si sono mai incontrati, entrambi si sono infatti formati al prestigioso Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove negli Anni 70 Moniz era assistant-professor al Dipartimento di Fisica, proprio mentre il giovane Salehi studiava per il suo dottorato, che conseguì nel Erano gli anni precedenti la Rivoluzione khomeinista, quando l Iran dello Shah era il primo alleato di Washington nel Grande Medio Oriente. Ed erano gli stessi anni in cui, per una di quelle ironie di cui la Storia è maestra, uno studente israeliano frequentava al Mit corsi di business e scienze politiche: si chiamava Benjamin Netanyahu, l uomo che più di tutti osteggia l intesa forgiatada Moniz e Salehi. È stata questa comune radice intellettuale a spingere poco più di un mese fa John Kerry e Gli sherpa Ernest Moniz, segretario all Energia Usa Alì Akbar Salehi, capo del nucleare iraniano Helga Schmid, tedesca, diplomatica Ue Mohammad Javad Zarif, i ministri degli Esteri di Stati Uniti e Iran, a integrarli nelle rispettive delegazioni. Sono stati Moniz e Salehi, in lunghe sessioni notturne uno a uno a inventarsi le tante soluzioni tecniche che hanno sbloccato il negoziato. Al punto che, oltre le questioni politiche come il calendario di allentamento delle sanzioni, un solo, vero nodo tecnico è ancora da sciogliere da qui a giugno: la possibilità per Teheran di condurre ricerca e sviluppo, oltre la scadenza dei 10 anni. E poi c è Helga Schmid, la donna più alto in grado della diplomazia tedesca, oggi numero due di Federica Mogherini a Bruxelles, dopo esserlo stata di Lady Ashton e aver ricoperto il ruolo di capo di gabinetto di Joschka Fischer, ai tempi del governo rosso-verde. È lei che dal 2010 rappresenta la continuità della presenza europea al tavolo della trattativa dei 5+1 con l Iran. Il suo motto: «Le donne sono i migliori negoziatori». Colleghi L americano Moniz e l iraniano Salehi si sono trovati nello stesso periodo a Boston Bionda, alta, elegante, sempre con un foulard di Hermes al collo, Schmid conosce ogni dettaglio, anche tecnico, della trattativa nucleare. Gli americani però non l amano troppo. Non tanto per il negoziato iraniano, dove lei è rigorosa quanto loro, quanto per l Ucraina. Colpa di una telefonata confidenziale del febbraio 2014, rivelata su YouTube, durante la quale Helga Schmid si lamentava del tentativo Usa di far passare gli europei per arrendevoli nella crisi di Kiev. Risposta di Victoria Nuland, numero due del Dipartimento di Stato, in un altra telefonata di servizio resa pubblica: «Fuck the Eu!». Trattative Ernest Moniz e Alì Askbar Salehi sono stati integrati nelle delegazioni di Usa e Iran per il loro profilo tecnico comune Entrambi fisici, sono stati loro a inventarsi soluzioni capaci di sciogliere i nodi del negoziato più intricati Helga Schimd è considerata la «veterana» della diplomazia tedesca: e una «dura» È il processo indispensabile per ottenere uranio utile per scopi pacifici (basso arricchimento) o per scopi militari (alto grado di purezza). Il minerale estratto in natura, infatti, contiene soltanto lo 0,7 per cento dell isotopo U-235, fondamentale per i processi legati alla produzione di energia. Per alimentare le centrali nucleari, è sufficiente uranio arricchito tra il 3 e il 5 per cento. Superata la soglia del 90 per cento, il minerale può essere utilizzato nella costruzione di ordigni atomici DETECTION TIME Letteralmente, «tempo per il rilevamento». Con questa espressione si indica il periodo necessario per scoprire una violazione da parte di Teheran nei protocolli previsti da un accordo, essenzialmente sull arricchimento di uranio e sul suo stoccaggio. Se l Iran non avesse alcun processo «segreto», l Aiea dovrebbe accorgersi di una violazione entro due settimane e notificarlo a Teheran: servono poi altre 2 settimane per portare il caso al Consiglio di Sicurezza dell Onu

16 16 ESTERI Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Turchia, il sequestro finisce nel sangue Brigatisti prendono in ostaggio il giudice che indagò sulla morte del bimbo nelle proteste anti-erdogan Blitz delle forze speciali nel tribunale: uccisi due uomini del commando, il magistrato muore in ospedale Il caso Dopo ore di trattative, la polizia ha fatto irruzione lanciando granate assordanti Secondo la ricostruzione ufficiale, gli agenti hanno sparato solo dopo che i terroristi avevano aperto il fuoco. Circostanze tutte da verificare Ostaggio Il procuratore di Istanbul Mehmet Selim Kiraz, con una pistola Makarov puntata alla tempia davanti a una stella rossa a 5 punte. Il magistrato, preso in ostaggio nel suo ufficio al Palazzo di giustizia, è stato ferito nel blitz delle forze speciali ed è poi deceduto (Reuters) Le autorità turche hanno preso tempo, accettando la trattativa. Poi quando è scesa la notte è partito l ordine per le forze speciali che sono andate all assalto. Uccisi i due terroristi. Morto dopo un disperato intervento per salvarlo il procuratore che era stato preso in ostaggio nel palazzo di Giustizia di Istanbul. Si è chiusa così, dopo otto ore, la sfida lanciata dai terroristi di estrema sinistra del Fronte rivoluzionario per la liberazione del Popolo, il Dhkp-C, sigla storica dell eversione locale. Il giorno più lungo è iniziato con l irruzione dei militanti. Non è chiaro come siano riusciti ad entrare armati in un luogo che dovrebbe essere protetto. Forse avevano dei complici, magari hanno approfittato del gigantesco black-out che ha colpito la Turchia per ore. Una volta all interno, hanno raggiunto il sesto piano chiudendosi in un ufficio con il loro prigioniero, il magistrato Mehmet Selim Kiraz. In pochi istanti sul Web è apparsa un immagine drammatica: un uomo mascherato che puntava la pistola Makarov alla tempia del procuratore. Sulla parete bandiere rosse con la falce e martello. Poi le condizioni passate attraverso un mediatore, l avvocato Sukriye Erdan: 1) diffusione da parte della magistratura dei nomi di 4 agenti coinvolti nel caso di Berkin Elvan, il quindicenne ucciso da un candelotto lacrimogeno durante le proteste di Gezi Park; 2) processo popolare per i responsabili; 3) annullamento del procedimento contro i dimostranti incriminati. Il governo ha mobilitato le unità speciali. Quindi, ricorrendo a un provvedimento spesso usato in passato, ha imposto ai media di non diffondere informazioni. Sotto questa cappa sono iniziate le trattative, protrattesi oltre l ultimatum fissato dai terroristi per le 15 e 36 e marcate dall appello del papà di Berkin Elvan: «Basta sangue, non voglio che Estremisti Il gruppo di estrema sinistra Dhkp-C è tornato all attacco dopo Gezi Park un altra madre pianga il proprio figlio». Parole inascoltate. I commandos, dopo aver raccolto i dati chiave sull edificio, si sono mossi secondo uno schema classico. Lancio di granate stordenti, irruzione delle teste di cuoio nella stanza dove erano barricati i militanti. Ne è seguita una sparatoria durata diversi minuti, con un epilogo tragico. «Siamo intervenuti si è giustificata la polizia perché abbiamo sentito sparare». Una versione da verificare. L attacco alla magistratura non ha sorpreso. Da mesi c erano segnali su possibili operazioni da parte del Dhkp-C, tornato all offensiva all ombra della rivolta contro il potere di Erdogan. E i militanti, nostalgici del marxismo-leninismo, hanno mancato di un giorno un anniversario importante. Il 30 marzo 1994 era la data di fondazione del Fronte, giorno scelto per ricordare una battaglia con i soldati negli anni 70. Rapporti della sicurezza parlavano di problemi per il Fronte. La fazione avrebbe incontrato difficoltà nella campagna di reclutamento. Al punto che erano stati costretti a ridurre la classica cellula da 3 a 2 elementi. Un ridimensionamento dopo l attentato suicida contro l ambasciata Usa ad Ankara, nel febbraio 2013, con un kamikaze fattosi saltare all ingresso. Episodio seguito da alcuni arresti che avevano costretto il gruppo a rivedere i piani. Il Dhkp-C, molto presente nell area urbana turca, ha infatti alcuni dei suoi referenti all estero, dirigenti che vivono in Europa dove contano su una rete di solidarietà nonostante siano sulla lista nera. Come altre volte gli estremisti hanno recuperato le forze e sono tornati a sparare prendendo di mira un commissariato a Istanbul in gennaio. Incursione accompagnata dai soliti sospetti su possibili manipolazioni da parte di servizi segreti. La fazione non è parsa mai impermeabile a infiltrazioni dell intelligence turco il Mit ed ha mantenuto rapporti con 007 siriani così come con la milizia pro-assad di Mihrac Ural. Usando il simbolo di Berkin Elvan, il Dhkp-C ha cercato di sfruttare la rabbia per la repressione scatenata da Erdogan. Mossa che può aver entusiasmato l ala dura ma ha certamente messo in difficoltà chi vuole contestare senza ricorrere al Kalashnikov. Guido Olimpio Yemen Avanzata Houthi nel Sud: presa base sul Mar Rosso I miliziani Houthi hanno conquistato ieri una base di grande importante strategica nel sud dello Yemen, entrando nel compound militare che si affaccia sullo Stretto di Bab el-mandeb all imboccatura meridionale del Mar Rosso (da cui transitano almeno ventimila navi commerciali all anno). Sono stati i soldati della Diciassettesima Divisione Corazzata ad aprire i cancelli ai ribelli. Al nord continuano i raid sauditi sulle roccaforti Houthi. Mentre l Onu tuona contro il bombardamento del campo profughi Mazraq, in cui hanno perso la vita almeno 40 persone: «Viola il diritto internazionale e i responsabili dovrebbero essere portati davanti alla giustizia» ha detto il portavoce Farhan Haq. L esercito saudita, che guida la campagna militare contro i ribelli sciiti, ha fatto sapere l altro ieri che Riad sta cercando di chiarire le circostanze dell incidente. Alleati Armi americane all Egitto Obama sblocca gli aiuti Gli Stati Uniti sbloccano gli aiuti militari all Egitto, sospesi dopo il colpo di Stato del Lo ha annunciato il presidente americano Barack Obama in una telefonata al presidente egiziano Abdel Fattah al-sisi, con il quale ha fatto anche il punto sulla situazione in Yemen e in Libia. Dopo la deposizione del presidente Mohamed Morsi, Obama aveva congelato 1,5 miliardi di dollari di aiuti (in gran parte militari) al più popoloso Paese arabo, vincolando un eventuale sblocco all attuazione di riforme democratiche. L Egitto, accusato di scarso rispetto dei diritti umani e civili nella repressione della Fratellanza musulmana, ha però bisogno delle armi americane, compresi gli elicotteri Apache (che Washington ha negato alla Nigeria) per combattere una formazione jihadista alleata all Isis che sta insanguinando il Sinai nord-orientale.

17 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile 2015 L icona di Gezi Park Il bambino con il pane simbolo della rivolta contro l autoritarismo ESTERI 17 A Istanbul Una finestra danneggiata del Palazzo di giustizia di Istanbul (in alto) e un ambulanza davanti all edificio. Le autorità turche hanno preso tempo, accettando la trattativa con i sequestratori. Poi hanno ordinato il blitz delle forze speciali (Reuters) Il commento di Antonio Ferrari A noi italiani non più giovanissimi, quell immagine del guerriglierobrigatista turco con il volto seminascosto da un fazzoletto rosso, che minaccia di uccidere il magistrato-ostaggio puntandogli la canna della pistola alla tempia, evoca timori, suggestioni, e stimola la volontà di sfogliare immediatamente l album della memoria. Di estrema sinistra, conclamata e garantita, sono i brigatisti del gruppo Dhkp-C (Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo), che hanno sequestrato il procuratore Mehmet Selim Kiraz, il magistrato che condusse l inchiesta sui gravi incidenti di Gezi Park, a Istanbul. E che indagò sulla morte del quindicenne Berkin Elvan, che passava per caso sul luogo degli scontri: ferito alla testa da una capsula di gas lacrimogeno sparato dalle forze di sicurezza, e morto dopo oltre un anno di agonia. Di estrema sinistra, nel logico accostamento d immagine, erano i brigatisti rossi che rapirono, a Genova, e sottoposero al giudizio del cosiddetto «tribunale del popolo», Mario Sossi, pubblico ministero nel processo alla banda XXII Ottobre, agli albori sui gradini del parco dove nel 2013 la battaglia in difesa di 600 alberi si era trasformata in una protesta contro l arroganza e l autoritarismo dell allora premier Reçep Tayyip Erdogan. «Il mio Berkin se ne è andato ma ora ho davanti a me un milione di Berkin» aveva detto papà Sami il giorno del funerale. L uomo ieri ha implorato i terroristi di liberare il procuratore Kiraz: «Non voglio che nessuno abbia nemmeno una perdita di sangue dal naso. Chiedo solo che sia fatta giustizia». Perché Berkin Elvan è un simbolo di unità e non di divisione, di pace e non di violenza, di comprensione e non di arroganza. Per lui hanno pianto le diverse anime della Turchia: laici e islamici, curdi e aleviti, conservatori e progressisti, giovani e vecchi. Ed è questa la speranza. Monica Ricci Terrore rosso, i ricordi (anche nostri) che ci fanno tornare agli anni Settanta Nella Storia In Turchia L 1 febbraio 1979 il lupo grigio Mehmet Alì Agca, killer turco su ordinazione, uccise il direttore del Milliyet Abdi Ipekci Quindici anni e l aspetto di un bambino, gli occhi scintillanti sotto le folte sopracciglia. Berkin Elvan, il ragazzino alevita morto l 11 marzo del 2014 dopo essere stato colpito alla testa da un gas lacrimogeno durante le proteste di Gezi Park, è diventato per la Turchia il simbolo dell innocenza perduta, la prova che il Paese non riesce più a proteggere i suoi cittadini. «Lui era la nostra speranza, il nostro miracolo, nostro figlio, nostro fratello. Lui era tutto ha detto una donna il giorno del suo funerale. Siamo qui perché questo ragazzino è parte di noi». I turchi avevano tifato per Berkin sin dal giorno dell incidente, il 16 giugno del Durante i 269 giorni di coma lo avevano cullato ricordandolo sui social network con l hashtag #svegliatibambino. La sua ripresa avrebbe potuto dar fiato a chi non crede che la violenza possa prevalere sull innocenza, che un bambino possa essere ucciso mentre esce di casa per comprare un filone di pane, un alimento considerato sacro in Turchia perché è il frutto del sudore della fronte e la ricompensa elargita da Dio attraverso la natura. Sprecare il pane è considerato un peccato, se un pezzetto cade per terra lo si bacia quando lo si raccoglie e una tavola non è considerata tale se su di essa non campeggiano gli sfilatini. Un bambino e la sua pagnotta. È così che la più giovane vittima di Gezi Park è diventata un simbolo. Dopo la sua morte la gente è uscita per strada con il pane in mano, lo ha appeso alle porte di casa listandolo a lutto, si è fatta fotografare immobile della stagione che poi si trasformò nella notte dalla Repubblica. Le analogie sono tante e la percezione accosta le due immagini quasi a confonderle. Le differenze sono appunto minime, perché i rivoluzionari turchi di estrema sinistra sono un gruppo terrorista riconosciuto, proprio come lo erano le Brigate rosse italiane di allora, prima che la sintesi rivoluzionaria tra i cattolici estremisti che avevano studiato sociologia all Università di Trento e i comunisti duri e puri della bassa reggiana, stretti in un patto comune, venisse alterata e manipolata da infiltrazioni, manovre, misteri e segreti inconfessabili che hanno punteggiato per oltre un ventennio la vita del nostro Paese. Anche in Turchia il ricordo del terrorismo più feroce, quando negli anni 70 i fanatici del Dev Sol di estrema sinistra affrontavano, con scontri estremamente sanguinosi (migliaia di morti) l estrema destra ultranazionalista, provoca un immediata reazione emotiva. Tutti ricordano che in quegli anni, il lupo grigio Mehmet Alì Agca, killer turco su ordinazione, sparava e uccideva il direttore del Milliyet Abdi Ipekci, preparandosi a colpire l obiettivo più alto, Giovanni Paolo II. E tutti sanno bene che quegli anni di estrema violenza provocarono l ultimo colpo di stato militare, guidato dal generale Kenan Evren, il 12 settembre Per ritrovare poi la strada della democrazia si dovettero attendere oltre quattro anni. Adesso, però, c è qualcosa di diverso. Se negli anni 70 la gente, terrorizzata, si barricava in casa, ieri numerosi dimostranti si sono riuniti davanti al palazzo di giustizia di Istanbul, luogo del sequestro, per inneggiare al martire Berkin, il quindicenne ucciso, accusando più o meno indirettamente i legami poco chiari tra politica e giustizia. Quindi sostenendo, e non condannando l azione terroristica del Fronte rivoluzionario. Non è difficile spiegarlo, perché la rabbia di una parte della gente, soprattutto dei più giovani, è indirizzata contro le violenze, decise dal vertice del Paese, e approvate dall allora premier e oggi presidente Recep Tayyip In Italia Il 18 aprile 1974 Mario Sossi, pm nel processo al Gruppo XXII Ottobre, fu sequestrato dalle Brigate Rosse a Genova Un anno dopo Una marcia in ricordo di Berkin Elvan, morto l 11 marzo 2014 a Gezi Park Erdogan, di soffocare con qualsiasi mezzo la protesta giovanile per la distruzione di Gezi Park. Non solo. Nel gruppo rivoluzionario che ha sequestrato il giudice, gruppo che si è formato nel 1994 da una costola del Dev Sol, vi sono anche alcuni estremisti curdi ed alevi. Passaggio importante, perché gli alevi, che in Turchia sono circa 9 milioni, sono legati da una stretta parentela religiosa con gli alauiti siriani, quindi la setta sciita che a Damasco è guidata dal presidente Bashar al Assad, che il sunnita Erdogan vorrebbe abbattere. La stragrande maggioranza degli alevi rappresenta in sostanza parte della laboriosa élite medio-borghese e intellettuale della Turchia europea costiera, che non ama certo lo strapotere del presidente della Repubblica e la sua arroganza. Gli estremisti alevi sono invece una micro-minoranza, risvegliata e resa più aggressiva da voci che vorrebbero gli alevi non soltanto tra i più colpiti nella repressione per Gezi Park, ma anche fra i dirigenti della polizia e i magistrati trasferiti per ordine dell esecutivo. aferrari@corriere.it Protesta Il 28 maggio 2013 a Istanbul hanno avuto inizio le proteste di Gezi Park Causa dei disordini la decisione delle autorità di sradicare gli alberi del piccolo parco cittadino e costruire al posto del polmone verde un centro commerciale Un sit-in di sole 50 persone si è ben presto trasformato in una rivolta sociale Durante le manifestazioni contro il governo dell allora primo ministro Erdogan, la polizia anti sommossa ha reagito con durezza, provocando almeno 9 morti e circa 8 mila feriti. Diverse centinaia le persone arrestate La vicenda In Turchia negli anni 70, i radicali del Dev Sol di estrema sinistra affrontavano, con scontri estremamente sanguinosi (migliaia di morti), l estrema destra ultranazionalista Quegli anni di violenza provocarono l ultimo colpo di Stato militare guidato dal generale Kenan Evren, il 12 settembre 1980

18 18 ESTERI Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Il personaggio di Maria Laura Rodotà L a donna che di questi tempi agita i democratici, che fa sognare i repubblicani, che innervosisce i banchieri, della quale i nerd della politica americana discutono nonstop, non si chiama Hillary Clinton. Si chiama Elizabeth Warren; ha 66 anni; fino a due anni fa era professore di diritto; sette anni fa ha fondato su incarico di Barack Obama il Consumer Financial Protection Bureau; sei anni fa non ne è diventata il capo perché i grandi della finanza hanno messo il veto su di lei e Obama si è arreso; dal 2012 è senatore del Massachusetts; dal novembre 2014, dal tracollo elettorale dei democratici nelle elezioni di midterm, è una specie di Madonna pellegrina dei liberal e non solo. Lei, Warren, nata povera in Oklahoma, sposata giovane, madre presto e per un po casalinga disperata, diventata giurista prima in Texas e poi a Harvard, è l arcinemica delle istituzioni finanziarie; e le accusa di aver impoverito milioni di americani traendone grandi profitti. E la «populist candidate» che i «lib dem» Primarie I democratici vogliono vederla alle primarie, ma solo per spingere la Clinton a sinistra vorrebbero si candidasse alle primarie; magari non per vincere, per costringere Hillary Clinton, centrista in ottimi rapporti con Wall Street, a virare a sinistra sulla politica economica. E la candidata presidenziale a sorpresa che i repubblicani vorrebbero: facile da accusare di bolscevismo, utile per attrarre ancora più finanziamenti elettorali da banchieri e grandi imprenditori. I quali, al momento, minacciano di de-finanziare. Venerdì scorso, riferisce l agenzia Reuters, rappresentanti di Goldman Sachs, Citigroup, JP- Morgan e Bank of America si sono riuniti per «discutere su come ammorbidire» Warren. E su come convincere i colle- «Corri, Warren, corri» L icona liberal che agita Hillary (e Wall Street) Democratici La senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, 66 anni, insieme ai collghi Al Franklin (Minnesota) e Jeff Merkley (Oregon) Si candiderà per il 2016? Banchieri pronti a tagliare i fondi ai democratici Su Corriere.it Tutti gli aggiornamenti dopo il discorso di Elizabeth Warren I protagonisti Hillary Clinton, ex first lady ed ex segretaria di Stato, non ha ancora annunciato ufficialmente che correrà nel Molti democratici amano condividere sui social interviste in cui Warren le dice cosa fare Il super esperto di diritto e nuove tecnologie Lawrence Lessig e altri democratici senza cariche elettive ma influenti insistono perché Warren si presenti alle primarie. Lei continua a dire di no to di diritto e nuove tecnologie Lawrence Lessig, insistono perché Warren si presenti alle primarie. E ora, ovunque Warren vada, le chiedono se lo farà o no. Lei nega. Nonostante neghi, è stato creato il comitato Run Warren Run, «corri Rappresentanti di Goldman Sachs, Citigroup, JPMorgan e Bank of America si sono riuniti per discutere su come convincere i colleghi di Warren a non appoggiare le sue battaglie al Senato Warren corri»; primo grande evento previsto il 20 aprile a New York, con Lessig e altri. E Warren continua a dire no, ma a farsi vedere molto, in tv e altrove. L altro ieri, a Boston, all inaugurazione della fondazione dedicata a Ted Kennedy, ha tenuto un discorso appassionato e molto ben preparato. Ha parlato del declino della classe media americana, del salario minimo, dell assistenza medica. Ha raccontato la Washington «che funziona solo per i ricchi, la capitale delle lobby, degli accordi sottobanco, dei favori». Ha attaccato la deregulation finanziaria opera dell amministrazione Clinton (Bill). Il video è stato molto condiviso e molto twittato. Soprattutto da repubblicani, in effetti (i democratici, salta agli occhi scorrendo Facebook e Twitter, preferiscono condividere interviste in cui Warren dice a Hillary cosa fare; è un segnale, anche questo, va da sé). Chi è Elizabeth Warren, 66 anni, nata povera in Oklahoma, moglie e madre giovane e per un po casalinga, è diventata giurista prima in Texas e poi a Harvard. È l arcinemica delle istituzioni finanziarie che accusa di aver impoverito milioni di americani traendone grandi profitti Fino a due anni fa era professore di diritto, sette anni fa ha fondato su incarico di Barack Obama il «Consumer Financial Protection Bureau» ma non è stata scelta per dirigerlo perché i grandi della finanza hanno messo il veto su di lei Dal 2012 è senatore del Massachusetts. Il comitato «Run Warren Run» (Corri Warren corri) spinge perché si candidi per le primarie democratiche in vista del voto del 2016 Africa Per la prima volta in Nigeria a vincere è un oppositore ghi democratici a non appoggiarla nelle sue battaglie al Senato, sospendendo i contributi alle loro campagne elettorali. Altri democratici, senza cariche elettive ma influenti, come l ex segretario al Lavoro Robert Reich e il super-esperdi Michele Farina I n Nigeria non era mai successo che qualcuno perdesse il potere alle urne. E accaduto ieri per la prima volta dal 1960, l anno dell indipendenza: il candidato dell opposizione, Muhammadu Buhari, 72 anni, ha vinto. Il presidente uscente, Goodluck Jonathan, 57, ha telefonato all avversario riconoscendo la sconfitta. Questa è democrazia. Uno scarto di due milioni di voti, sistema elettorale proporzionale; ultimi risultati quelli del Borno, lo Stato più martoriato dalle violenze di Boko Haram e dall insipienza dell esercito. Dove la gente si è schierata con Buhari, come in tutto il nord musulmano ma non solo (la coalizione vittoriosa comprende un partito forte nel sud-ovest). Nel Borno non è bastato a Jonathan, cristiano pentecostale del sud, ricostruire la scuola di Chibok dove un anno fa furono rapite oltre 200 studentesse: ci vollero tre settimane perché il governo ammettesse l accaduto. Le ragazze non sono tornate a casa. Buhari non ne ha parlato in campagna elettorale, ma la sconfitta di Boko Haram è un punto centrale nell agenda dell uomo che ha sconfitto il Partito Democratico del Popolo, sempre al potere dal 1999 quando la Nigeria pensionò il regime militare. I fantasmi di golpe anti- Buhari non si sono concretizzati. I tentativi di manipolare i risultati, denunciati da Usa e Gran Bretagna, non sono bastati. E a giudicare dalla giornata di ieri, le violenze postelettorali del 2011 hanno lasciato spazio alla festa degli oppositori (che 4 anni fa avevano innescato scontri con 700 vittime). Oggi 170 milioni di nigeriani si sono svegliati sotto il segno del «cambiamento». L ex generale golpista (governò 20 mesi negli anni Ottanta) ha dichiarato guerra anche alla corruzione. In uno dei Paesi più corrotti del mondo, sarà più facile battere Boko Haram. ENERGIA? SU CON Quando devi fare tante cose e hai bisogno di più energia c'è Sustenium Plus! Sustenium Plus ha una formula unica, con Creatina, Arginina, Beta Alanina, Vitamine e Sali minerali, studiata per trasformare i nutrienti in energia ed aiutarti a stare su tutto il giorno.

19 Corriere della Sera Mercoledì 1 Aprile 2015 IL COLLOQUIO AYAAN HIRSI ALI ESTERI 19 Io, combattente mancata dell Isis Il libro Ayaan Hirsi Ali, 45 anni, è nata in Somalia da una famiglia musulmana ed è cresciuta in Africa e in Arabia Saudita fino al 1992, quando ha chiesto asilo all Olanda. Eletta deputata al parlamento olandese, minacciata di morte dagli islamisti che hanno ucciso il suo amico Theo Van Gogh, si è trasferita da alcuni anni negli Usa. Vive sotto scorta Tra i suoi libri ricordiamo: «Non sottomessa» (Einaudi 2005), «Infedele» (Rizzoli 2007) e «Nomade» (Rizzoli 2010). Il suo ultimo lavoro (foto sopra) esce a metà aprile, sempre per Rizzoli In «Eretica: cambiare l Islam si può», Ali propone una riforma dell Islam che riguarda cinque punti cruciali, tra cui «la natura del Corano come la parola unica e inalterabile di Dio e l infallibilità di Maometto», il concetto di jihad o guerra santa, l applicazione della sharia nella vita quotidiana di Will Pavia P roprio il giorno fissato per l incontro con Ayaan Hirsi Ali, i giornali sono pieni storie di ragazzi e ragazze che si lasciano alle spalle i quartieri agiati di Londra per andare a combattere a fianco dell Isis. Ali dice che lei da ragazza «avrebbe potuto fare la stessa scelta». Cresciuta nella fede islamica in Somalia, Arabia Saudita e Kenya, da adolescente Ali, oggi 45 anni, si è sottratta a un matrimonio combinato ed è fuggita in Olanda, dove ha chiesto asilo politico, per poi abbandonare la sua religione e trasformarsi in uno dei suoi critici più instancabili. Da quando è stata parlamentare in Olanda vive circondata dai servizi di sicurezza ed è stata oggetto di numerose minacce di morte. Una delle guardie del corpo mi squadra dalla testa ai piedi nell atrio del Waldorf Astoria di New York, prima di accompagnarmi fino a una stanza affacciata su Park Avenue, a 20 piani di altezza. Ali è vestita con eleganza camicia bianca con un ampio colletto e giacca nera, i capelli raccolti sulla nuca e mi accoglie con il suo inglese pacato e colto, con un leggero accento straniero. Il nocciolo del problema, dice, è insito nei precetti che sono considerati fondamentali nella dottrina islamica. Tra questi, l idea dell aldilà, più importante della vita terrena e delle sue tribolazioni, l obbligo di partecipazione alla jihad, o guerra santa, la santità del profeta Maometto e l accezione letterale del Corano. Seppur molti governi abbiano tentato di appoggiare i predicatori moderati, emarginando i fanatici radicali, fintanto che questi moderati continueranno nelle parole di Ali «a predicare che la vita dopo la morte è più importante della vita sulla Terra, che Maometto è infallibile e che il Corano non può essere messo in discussione», allora anch essi contribuiranno ad esacerbare il problema, anziché risolverlo. Nel suo ultimo libro (Eretica: cambiare l Islam si può, in uscita in Italia a metà aprile), Ali sostiene che i giovani che assorbono questi precetti hanno difficoltà a conciliarli con la vita in Occidente. «Abbracciare la jihad è diventato il mezzo con il quale tanti giovani musulmani tentano di alleviare le pressioni derivanti dal desiderio di condurre una vita musulmana autentica all interno di una società occidentale permissiva e pluralistica». E cita le parole dell autore egiziano Tawfik Hamid, ex membro di un gruppo radicale islamista e oggi «capostipite di una nuova generazione di riformatori islamici» che punta il dito contro alcuni specifici versetti del Corano «che servono a giustificare quello che lo Il caso in Siria Una generazione C è di bambini senza scuola di Lorenzo Cremonesi Casa Ayaan Hirsi Ali, 45 anni, si è trasferita in America nel Vive a New York. E sposata con lo storico Niall Ferguson (hanno un figlio, Thomas). Per Time è una delle 100 persone più influenti del mondo (Foto Cannarsa) un dramma particolarmente grave nella tragedia che da oltre 4 anni investe la Siria. Un dramma destinato a durare, a permeare di sé il futuro del Paese, a condizionare la sua economia, le relazioni interne tra i suoi abitanti e col resto del mondo. È il buco nero delle scuole chiuse, i bambini che non vanno in classe: tre milioni, un intera generazione scivola nell ignoranza e ciò condurrà a nuove leve di volontari pronti ad immolarsi per le Una scrittrice e il suo manifesto per riformare i principi dell Islam che portano i ragazzi occidentali a unirsi alla Jihad. «Da giovane avrei fatto altrettanto» Stato Islamico sta facendo», versetti che invocano l obbligo a combattere gli infedeli, l imposizione di tributi umilianti a ebrei e cristiani, e punizioni efferate per blasfemia e apostasia. Basta considerare, dice, le tre ragazzine della scuola inglese di Bethnal Green partite per la Siria il mese scorso, con l intento di diventare spose dei combattenti jihadisti. Secondo Ali, queste ragazze hanno operato una scelta logica. «Vai nello Stato Islamico perché là ti dicono: Siamo noi gli unici a vivere la fede sino in fondo. Siamo noi gli unici veri musulmani». In passato continua Ali si è parlato spesso dell islamismo come forma esasperata di culto diffusa tra poveri ed emarginati, ma queste tre ragazzine erano in gamba. Avevano una quantità di amicizie, venivano da famiglie sane. E allora perché? Bisogna concludere che sono state spinte da una profonda e intima convinzione». Ali dice lei stessa avrebbe fatto quella scelta da adolescente. «All epoca, se ci fosse stato un Isis, avrei lasciato tutto per unirmi a loro». I suoi genitori l avevano fatta studiare nelle scuole islamiche. Aveva imparato a memoria lunghi brani del Corano. Rivela che il concetto di jihad, come qualcosa di molto più aggressivo di una sorta di lotta interiore pacifica, si era propagato sempre di più negli anni della sua adolescenza, «di pari passo con la diffusione dell Islam wahabita», la versione conservatrice propagata dall Arabia Saudita. «Anch io sarei partita per la Siria. Ed erano stati i miei genitori a inculcarmi questi principi». Il messaggio di Ali ai genitori di tanti giovani fuggiti di casa per arruolarsi nell Isis è questo: «Devono riconoscere che sono stati loro stessi a gettare le basi ideologiche grazie alle quali cause più folli, lavoratori senza qualifica, emarginati in un mondo che premia l educazione. Il grido di allarme lo lancia l Ong internazionale Save the Children. La stima è che il tasso di scolarizzazione sia sceso oltre al 50% rispetto al In aree disastrate come Aleppo si precipita al 6%. E le scuole bombardate, occupate di profughi, abbandonate continuano ad aumentare. Famiglie I genitori dei ragazzi partiti per lo Stato Islamico riconoscano che sono stati loro stessi a porre le basi ideologiche grazie alle quali l Isis ha fatto leva sui figli Predicatori moderati Continuando a sostenere che «il Corano non può essere messo in discussione», anche loro contribuiscono a esacerbare il problema, anziché risolverlo Primavera e sharia Dopo la primavera araba, ho capito che moltissimi musulmani preferiscono un governo laico a un governo basato sulla legge islamica. E questo è molto importante l Isis ha potuto far leva sui figli». E lo hanno fatto insegnando loro il Corano. La soluzione auspicata da Ali, nel suo libro, sta nella riforma della teologia islamica. Alla stregua di Martin Lutero, che inchiodò le sue 95 tesi sulla porta di una chiesa, Ali suggerisce 5 punti sui quali intervenire, con tagli drastici o significative riformulazioni. Innanzitutto, «la natura del Corano come la parola unica e inalterabile di Dio e l infallibilità di Maometto», poi «l insistenza sull aldilà a scapito della vita terrena», che ispira legioni di attentatori suicidi, il concetto di jihad o guerra santa, l applicazione della sharia nella vita quotidiana e infine l obbligo per tutti i musulmani di «fare il bene e impedire il male», che agisce come una forma di giogo sociale, limitando diritti e libertà dei singoli individui. Ali appare tuttavia un candidato assai improbabile per portare avanti la riforma dell Islam. I suoi avversari la tacciano di islamofobia. La vita ultraterrena rappresenta una parte cruciale del credo di molte religioni e dev essere difficile invocare emendamenti alla teologia islamica dopo aver scandalizzato il mondo musulmano definendo Maometto un pervertito e un tiranno. Le chiedo se rimpiange le sue invettive più incendiarie. Mi dice di no, e che comunque le critiche più feroci non le sono piovute addosso dai musulmani, bensì «dai liberali e dagli atei». Nondimeno, le sue opinioni nel tempo si sono alquanto evolute. Ayaan Hirsi Ali si è trasferita in America nel 2006 e oggi è sposata con lo storico britannico Niall Ferguson, dal quale ha avuto un bambino, Thomas. Mi racconta che nel 2010, quando aveva scritto la sua autobiografia, «Nomade», e suggerito ai musulmani di convertirsi al cristianesimo, «la primavera araba non era ancora arrivata. Non è questione di rimpiangere quanto possa aver fatto in passato, ma piuttosto di aver capito, dopo la primavera araba, che esistono moltissimi musulmani che preferiscono un governo laico a un governo basato sulla sharia. E questo è importantissimo». Ali scrive che l Islam tuttavia si oppone a qualunque riforma sin dal decimo secolo e ricorda i tentativi falliti dei teologi del ventesimo secolo per rilanciare il dibattito. Oggi però è anche pronta a elencare una serie di pensatori musulmani provenienti da ogni parte del pianeta che appoggiano sostanziali riforme teologiche e suggeriscono che alcuni episodi e ammonimenti del profeta dovrebbero essere ricondotti al loro contesto storico, se non del tutto accantonati. Sono questi i pensatori che meritano il sostegno dell Occidente, afferma Ali, in una battaglia culturale che richiama i toni delle lotte ideologiche scatenate durante la Guerra fredda. La speranza, dice Ali, sta negli eretici e nei blasfemi. «Theo van Gogh cercava di ridicolizzare l Islam, come faceva con le altre religioni. Aveva persino un pubblico musulmano, le sue idee cominciavano a diffondersi, ma poi è subentrata la correttezza politica ad affossare ogni cosa. E da ultimo è stato assassinato, e questo ha avuto un effetto raggelante». (traduzione di Rita Baldassarre) Will Pavia/The Times /The Interview People

20 # 20 Mercoledì 1 Aprile 2015 Corriere della Sera Cronache Il personale in forza al Corpo Forestale dello Stato. Gli appartenenti svolgono sia compiti di vigilanza che indagini di polizia giudiziaria 1822 L anno di fondazione del Corpo Forestale da Carlo Felice di Savoia «per la tutela dei boschi del regno di Sardegna» Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, Milano Tel Fax Via Campania, 59 C Roma Tel Fax Vico II San Nicola alla Dogana, Napoli Tel Fax C.so Vittorio Emanuele II, Bari Tel Fax In piazza per il Corpo Forestale «Rottamarlo sarebbe una follia» Roma, manifestazione bipartisan: una risorsa per il nostro Paese ROMA Fuori da Montecitorio, dove ieri mattina hanno protestato, l opinione era unanime. Da Sel a Fratelli d Italia, da Legambiente a Marevivo: il Corpo Forestale dello Stato non deve essere accorpato ad altre polizie. Una levata di scudi che nel corso della giornata ha unito Silvio Berlusconi («La soppressione sarebbe un grave errore») a Nichi Vendola («Scelta assurda smantellarla»). Dall ex ministro Pecoraro Il progetto contestato Un emendamento del governo prevede di accorpare la Forestale ad altre forze di polizia CIET IMPIANTI SpA in amministrazione straordinaria ex. D.L. 347/2003 (Legge Marzano) Estratto del Bando di vendita mobiliare di CIET IMPIANTI SpA in A.S. ( CIET IMPIANTI ) Il sottoscritto Avv. Antonio Casilli, nella qualità di Commissario Straordinario di CIET IMPIANTI, con sede in ROMA, via Salaria 290, COMUNICA Il secondo esperimento di gara inerente la vendita degli automezzi non funzionali all esercizio di impresa di CIET IMPIANTI. Tutti i soggetti interessati dovranno presentare le offerte irrevocabili d acquisto nei modi, nei termini e nel rispetto delle condizioni descritte nel BANDO DI VENDITA MOBILIARE DI CIET IMPIANTI SPA IN A.S. contenuto nel sito Il termine ultimo per far pervenire le offerte irrevocabili d acquisto è il 22 aprile 2015 ore 13 presso la sede amm.va in Arezzo Località Ponte a Chiani 33/2, cap c.a. dott. Marco Massafra. Il giorno 23 aprile 2015, previo invito, si terrà, presso la predetta sede e alla presenza del Commissario Straordinario, una gara sull offerta più alta. Per qualsiasi informativa i soggetti interessati potranno rivolgersi al sig. Augusto Sorvillo presso gli uffici della Procedura in Arezzo, località Ponte a Chiani 33/2, tel , cell , fax Il presente avviso è pubblicato nel sito della Procedura di Amministrazione Straordinaria di CIET IMPIANTI SpA in A.S. sul quotidiano Il Corriere della Sera e sul sito Arezzo, 26 marzo 2015 Il Commissario Straordinario - Avv. Antonio Casilli RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, Milano AZIENDA OSPEDALIERA S. CAMILLO FORLANINI Cir.ne Gianicolense, ROMA TEL. 06/ FAX 06/ ESTRATTO BANDO DI GARA Questa Azienda con deliberazione n. 342 del 18/03/15 ha indetto una gara a procedura aperta per la fornitura biennale di SUTURE, per le necessità dell Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini, per un importo pari a Euro ,66 s/iva. La gara verrà aggiudicata ai sensi del D.Lgs. n. 163/06, art. 83. Le offerte e la documentazione amministrativa dovranno pervenire all Azienda - c/o l Ufficio Protocollo - Circ.ne Gianicolense, 87, Roma, entro e non oltre le ore 12:00 del 12/05/15 pena l esclusione. Entro la stessa data dovranno pervenire i campioni e la documentazione tecnica. Il bando è stato pubblicato sui siti internet e a quest ultimo indirizzo verranno rese pubbliche tutte le comunicazioni inerenti la presente gara. Data d invio GUCE: 25/03/15. Il Responsabile del Procedimento: D.ssa Crocifissa Gagliano. IL DIRETTORE GENERALE Dott. Antonio D Urso Messaggi e t shirt Le scritte a favore del Corpo Forestale dello Stato alla manifestazione bipartisan (da Sel a Fratelli d Italia) tenutasi ieri davanti a Montecitorio TRIBUNALE DI SONDRIO FALLIMENTO N. 07/2014 REG. FALL. Giudice Delegato: dott. Luca Fuzio Curatore: dott. Anna Cavagnolo AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE SENZA INCANTO Il sottoscritto Curatore, dr.ssa Anna Cavagnolo, con studio a Morbegno (SO), piazza San Giovanni n. 7, VISTO il provvedimento in data 26/03/2015 con cui il Sig. Giudice Delegato, dr. Luca Fuzio, in relazione al fallimento n. 07/2014, dichiarato dal Tribunale di Sondrio con sentenza del 07/05/2014, pubblicata il 13/05/2014, ha disposto procedersi alla vendita al pubblico senza incanto, in un unico lotto, nello stato di fatto e di diritto in cui si trova, del compendio immobiliare ascrivibile alla società fallita, nonché dei beni strumentali inerenti ad esso ed ha delegato allo scrivente Curatore il compimento delle relative operazioni. DA AVVISO Che procederà alla vendita al pubblico senza incanto, in un unico lotto, nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano, del compendio immobiliare appresso descritto, unitamente agli impianti, macchinari ed attrezzature di pertinenza, attualmente utilizzati nell esercizio dell attività di lavorazione e commercializzazione di marmi e graniti. Il compendio immobiliare oggetto di vendita è ubicato nel Comune di Cosio Valtellino (SO), via Adda n. 93 ed è costituito da capannoni produttivi destinati alla lavorazione e commercializzazione dei marmi, dotati di impianti, carroponti, macchinari ed attrezzature, oltre ai terreni di pertinenza; l azienda è attualmente produttiva, essendo esercitata da terzi in forza di contratto di affitto di azienda Rep. n /16403 dr. Giulio Vitali Notaio in Morbegno, del 11/04/2013, con scadenza fissata al 31/12/2017, senza possibilità rinnovo. L affittuario è titolare di diritto di prelazione contrattuale, a parità di condizioni. MODALITA DELLA VENDITA La vendita avrà luogo dinnanzi al Curatore nel proprio Studio sito in Morbegno (SO), piazza San Giovanni n. 7, il giorno 05/05/2015 alle ore al prezzo base di euro ,00 (un milione duecentocinquantacinquemila/00) oltre oneri di legge, di cui per euro ,00 da attribuirsi al compendio immobiliare e per euro ,00 da attribuirsi ai beni strumentali inerenti lo stesso, ricompresi nel contratto di affitto di azienda. La proposta d acquisto dovrà essere depositata presso lo Studio del Curatore sito in Morbegno (SO), piazza San Giovanni n. 7 - entro le ore 12 del giorno precedente la vendita - in busta chiusa, priva di segni di riconoscimento. L offerta dovrà essere accompagnata dal deposito di cauzione non inferiore al 10% del prezzo offerto, a mezzo assegno circolare intestato a Fallimento n. 07/ Curatore dr. Anna Cavagnolo da inserire nella busta medesima a pena di irricevibilità. L offerta è irrevocabile. La comparizione degli offerenti e l apertura delle buste è fissata per le date e gli orari sopra indicati. Il compendio immobiliare oggetto della vendita, nonché i beni strumentali di pertinenza dello stesso, sono compiutamente descritti nella perizia di stima depositata in data 18/03/2015, a firma del geom. Stefano Innocenti, documento che fa fede anche per l esatta individuazione di ogni bene e per la situazione di fatto e di diritto degli stessi. E possibile prendere visione della perizia, dell avviso di vendita completo ed ottenere ulteriori informazioni rivolgendosi al Curatore, dr.ssa Anna Cavagnolo, con studio a Morbegno (SO), p.zza San Giovanni n. 7, tel. 0342/ , fax 0342/ , anna@cbsystemsrl.com oppure consultando quanto pubblicato sui siti internet Morbegno, 30/03/2015 Il Curatore Fallimentare - dr.ssa Anna Cavagnolo COMUNE DI MILANO Direzione Centrale Casa e Demanio Settore Demanio, Patrimonio e Logistica Servizio Acquisti e Vendite AVVISO INTEGRALE DI GARA PUBBLICA Il Comune di Milano rende noto che possono essere presentate domande per l acquisto di un AREA di proprietà comunale ubicata tra Viale MONTELLO e Via VOLTA - MILANO La cessione avverrà mediante asta pubblica ai sensi dell art. 76, comma 2, secondo il metodo di cui all art. 73, lett. c, del r.d , n. 827, ed in attuazione al Programma Integrato d Intervento riguardante le aree comprese tra i viali Pasubio, Montello, Crispi, Bastioni di Porta Volta e Piazza Baiamonti, secondo avviso d asta. Le domande dovranno pervenire al Comune di Milano - D.C. Casa e Demanio - Settore DEMANIO, PATRIMONIO e LOGISTICA - Ufficio Protocollo (Stanza N. 442/A) - Via Larga Milano, entro e non oltre le ore del giorno 28 maggio L apertura dei plichi è prevista per il giorno 29 maggio 2015 alle ore Il bando integrale è pubblicato sul sito internet e all Albo Pretorio. Copie del bando e relativi atti sono disponibili presso il Comune di Milano - D.C. Casa e Demanio - Settore Demanio, Patrimonio e Logistica - Servizio Acquisti e Vendite - Via Larga n Milano - 4 piano - Stanze 491 e, 495 (tel ) dal lunedì al venerdì - orario 9,00-12,00. IL DIRETTORE DEL SETTORE DEMANIO, PATRIMONIO E LOGISTICA Dott.ssa Laura Mari TRIBUNALE ORDINARIO DI BRESCIA FALL. N.324/2014 MARELLA COSTRUZIONI SRL La scrivente curatela pone in vendita i seguenti beni immobili: lotto 1) ufficio con cantina e posto auto esterno sito in Via Volta 9, Arese (MI). Offerta minima: Euro Immobile soggetto a certificazione energetica classe D, ep 42,60 kwh/m2. Lotto 2) ufficio al piano interrato di 234 mq. situato in Via dei Tigli 2, Arese (MI). Offerta minima: Euro Immobile soggetto a certificazione energetica classe F, ep 2,80 kwh/m2. Lotto 3: box auto in Garbagnate Milanese (MI), Via Valera 9. Offerta minima: Euro Tutti i beni sono, allo stato attuale, liberi da persone o cose. Si invita alla presentazione di offerte irrevocabili d acquisto da parte di chiunque interessato, entro il 09/04/2015. Copia del bando e delle perizie estimative sono reperibili sul sito Per informazioni rivolgersi al curatore Dott.ssa Michela Cecilia Andrigo - tel , procedurefallimentari@studioandrigo.com. Palazzolo sull Oglio, lì 17/03/2015 Il curatore del fallimento Dr.ssa Michela Cecilia Andrigo Scanio: «Una follia da bloccare». A Michela Vittoria Brambilla, presidente forzista della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e l Ambiente: «Ribellatevi a chi vi chiede di rottamare il Corpo Forestale dello Stato». All unisono il democrat Giuseppe Marinello e il forzista, Maurizio Gasparri: «Giù le mani dal corpo forestale». E anche il ministro dell Agricoltura, Maurizio Martina: parlava di «risorsa di competenze di altissimo valore per l Italia». Ma allora? Caso chiuso? Assolutamente no. Con un emendamento, approvato la scorsa settimana, il governo ritenta la cosiddetta razionalizzazione delle forze di polizia, riprendendo di mira il Corpo Forestale dello Stato. Con una beffa in più: contemporaneamente si lasciano intatte le competenze dei corpi forestali delle Regioni a statuto speciale (inclusa la Sicilia che ne ha 28mila) e delle società in house delle amministrazioni locali. Ma perché? Con la spending review la parola d ordine era stata risparmio. Quando è emerso che il Corpo Forestale dello Stato, con i suoi 8 mila uomini, a fronte degli oltre 300 mila delle altre forze di polizia, costa 30 milioni di euro, ma ne fa incassare 28 solo di multe, si è desistito. Ora, nell ambito della riforma della pubblica amministrazione, ci si riprova. Ma stavolta la motivazione è: valorizzare. Lo dice il ministro dell Agricoltura. E un gruppo di deputati del Pd aggiunge: «Comprendiamo la necessità di una riorganizzazione delle forze di Polizia ma deve essere assicurato il mantenimento di un nucleo operativo specifico». Ma per i forestali è un bluff. «Diventare come la polizia stradale? Ma allora non hanno capito la nostra attività», protestavano ieri. «Noi ci occupia- Il Comandante in Campania «Noi fermiamo i Casalesi E la Casa Bianca ci chiama al telefono» Comandante regionale della Campania Sergio Costa, per non far sopprimere la Forestale sono scesi in campo dalla Lipu a Berlusconi. «Qui nella Terra dei Fuochi invece brindano se ci chiudono». Chi? «Nostre fonti, ci dicono che, all annuncio, i Casalesi hanno festeggiato a pastarelle e champagne. Da quando siamo qui non seppelliscono più nemmeno un rifiuto». Accorpandovi ad altre polizie non si risparmierebbe? «In realtà, secondo una stima approssimativa, se dovessimo passare ad un altro corpo si spenderebbero 100 milioni di euro: per il cambio di divise, vetture, elicotteri, uffici, nuovi protocolli operativi. In pochi anni sarebbero milioni. Ma il punto non è questo». Invece, quale? «Se siamo utili oppure no». Questo non è in discussione. Ma non lo sareste altrettanto nella polizia? «Noi abbiamo una specificità tecnica e la missione di trovare soluzioni per la difesa di L appello Michela Vittoria Brambilla: «Ribellatevi a chi vi chiede di sciogliere il Corpo» mo della tutela e della salvaguardia dell ambiente, dall uccellino al pozzo di petrolio. E il nostro Paese dovrebbe vivere di questo». «Il nostro interlocutore finora aggiungevano non sono stati gli scippatori e i rapinatori ma chi compie abusi edilizi, sversa rifiuti tossici, compie sofisticazioni alimentari o produce abusivamente ogm. Forse diamo fastidio?». E rimarcavano: «Il colmo è che ai forestali delle regioni a statuto speciale lasceranno le competenze». C è chi snocciola dati: nell anno 2013 sono stati accertati reati, con oltre persone denunciate. Nell attività di indagine contro gli incendi sono state denunciate 300 persone nel solo anno A stringersi ieri in piazza attorno al Corpo Forestale tutte le associazioni di tutela dell ambiente: «Il Corpo Forestale ha fatto molto contro le ecomafie», ha evidenziato Legambiente. E Fareambiente: «Lo scioglimento è un rischio per l ambiente e la salute». «È un presidio alla tutela del territorio e del made in Italy», ha aggiunto la Coldiretti. «È un punto di riferimento insopprimibile per la lotta ai reati contro gli animali e l ambiente e per la sicurezza agroalimentare». E il Wwf ha denunciato: «Gestisce le aree naturali protette, i parchi, fa educazione ambientale e ricerca scientifica. I costi non verranno ridotti, l efficienza diminuirà e questi servizi saranno sospesi o forse abbandonati. Cosa c entra con le altre forze di polizia?». Virginia Piccolillo ambiente e territorio. Nel mio ufficio abbiamo elaborato un metodo per individuare le discariche della Terra dei Fuochi che ci è stato chiesto anche dalla Casa Bianca, spendendo quasi zero. In un anno e mezzo le avremo individuate tutte, recuperando un ritardo di 30 anni». Il governo dice che vuole eliminare sovrapposizioni. «Ma questo si può fare. Negli Lo sfogo «Se ce ne andassimo dalla Terra dei Fuochi i clan festeggerebbero a champagne» incendi interveniamo noi, i vigili del Fuoco, le Regioni. Potremmo fare noi le indagini e altri lo spegnimento. Ma noi abbiamo una visione di insieme. Non è un caso se ci affidano il coordinamento di alcune grandi emergenze ambientali. E noi portiamo a casa risultati». V.Pic.

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