Comune di Passignano sul Trasimeno. Redazione PRG ex LR 11/2005 RELAZIONE GEOLOGICA GEOLOGO. Dott. Geol. Luca Castellani.

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1 Comune di Passignano sul Trasimeno Redazione PRG ex LR 11/2005 GEOLOGO Dott. Geol. Luca Castellani.

2 Claudio Bellaveglia Sindaco Ermanno Rossi Assessore all'urbanistica Ing. Gianluca Pierini Responsabile Area Tecnica Responsabile del Procedimento RTP Consulenza generale Arch. Bruno Mario Broccolo Arch. Alessandra Guidotti Arch. Valerio Marino Arch. Roberta Albi Arch. Maria Rosaria Vitiello Studio Hyla Consulenza specialistica per la parte ambientale Dott. Cristiano Spilinga Dott.ssa Silvia Carletti Studio Sisti Consulenza specialistica per la parte agronomica Lithos Studio di Geologia Consulenza specialistica per la parte geologica Geol. Luca Castellani 2

3 1. PREMESSA Su incarico dell Amministrazione Comunale di Passignano sul Trasimeno è stato eseguito uno studio geologico, geomorfologico ed idrogeologico a supporto del Piano Regolatore Comunale Parte Strutturale. 2. GENERALITA 2.1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Il presente studio geologico è stato eseguito secondo la vigente normativa di riferimento nazionale, regionale e provinciale. In particolare si riportano di seguito i principali riferimenti normativi: D.G.R. 19 maggio 1982 n Criteri relativi al tipo, ampiezza di studio ed indagini di carattere geologico e geotecnico da effettuare sia per Ia formazione degli strumenti urbanistici generali che per quelli attuativi"; D.G.R. 18 giugno 1988 n "Direttive e criteri metodologici di carattere geologico-tecnico per le indagini da eseguire a corredo dei piani urbanistici di grado subordinato"; L.R. 10 aprile 1995 n. 28 "norme in materia di strumenti di pianificazione territoriale urbanistica"; L.R. 21 ottobre 1997 n. 31 "disciplina della pianificazione urbanistica comunale "; L.R. 24 marzo 2000 n. 27 "Piano Urbanistico Territoriale"; D.G.R. 18 giugno 2003 n. 852 "Approvazione classificazione sismica del territorio regionale dell Umbria"; L.R. 22 febbraio 2005 n. 11 "norme in materia di governo del territorio pianificazione urbanistica comunale"; Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico Norme - Autorità di Bacino del Fiume Tevere Piano adottato con modifiche ed integrazioni dal Comitato Istituzionale con delibera n. 114 del 5 aprile 2006; D.G.R. 28 aprile 2008 n. 447 Piano di bacino del Fiume Tevere Stralcio per assetto idrogeologico - PAI- Disposizioni regionali per l'attuazione del Piano"; D.G.R. 8 marzo 2010 n. 377 "Criteri per l esecuzione degli studi di microzonazione sismica" METODOLOGIA D INDAGINE Lo studio geologico è stato condotto secondo le seguenti fasi schematiche: Consultazione della bibliografica testuale e cartografica; Rilevamento geologico-geomorfologico dell area; Rilevamento idrogeologico; 3

4 Redazione delle carte di sintesi allegate alla presente ELENCO PRINCIPALE BIBLIOGRAFIA Si sono reperite pubblicazioni eseguite da Enti Pubblici e studi territoriali tematici (geologia, geomorfologia, idrogeologia): CARTA GEOLOGICA D ITALIA FOGLIO 122 Perugia SCALA 1: ; CARTA GEOLOGICA D ITALIA FOGLIO 131 Passignano sul Trasimeno SCALA 1:50.000; PIANO URBANISTICO TERRITORIALE REGIONE DELL'UMBRIA; PTCP PROVINCIA DI PERUGIA; P.A.I. PIANO DI ASSETTI IDROGEOLOGICO AUTORITA DI BACINO DEL F. TEVERE; PROGETTO IFFI (INVENTARIO FENOMENI FRANOSI ITALIANI) - APAT-ISPRA; REGIONE UMBRIA CARTE DI PERICOLOSITA SISMICA, SEZIONI , , , , , ; Regione Umbria, Arpa Umbria, Gli acquiferi nel bacino del Lago Trasimeno, analisi delle caratteristiche idrogeologiche e idrogeochimiche per la valutazione dei rapporti con il corpo idrico lacustre e l identificazione di criticità ambientali; Massimiliano Barchi, La lunga storia del Lago Trasimeno: da golfo tirrenico a lago intramontano (atti del convegno Il Lago Trasimeno: un archivio dei cambiamenti geologici ed ambientali del Quaternario, Passignano 17 ottobre 2012) 2.4. INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il comune di Passignano sul Trasimeno è posto nella porzione occidentale della Regione Umbria e confina con i Comuni di Tuoro sul Trasimeno, Lisciano Niccone, Umbertide, Magione. La cartografia interessata viene di seguito riassunta: CARTA IGM FOGLIO 122 Perugia TAV. 122 IV SE SCALA 1:25.000; CARTA IGM FOGLIO 122 Perugia TAV. 122 IV SO SCALA 1:25.000; CARTA TECNICA REGIONALE NUMERICA (CTRN) SCALA 1: SEZIONI: ; ; ; ; ;

5 2.5. MODALITA DI ESECUZIONE DEL RILIEVO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO La fase di reperimento e di studio dei dati bibliografici è stata seguita da rilevamento geologicogeomorfologico ed idrogeologico dell intero territorio comunale; si sono esaminati tutti i litotipi affioranti, l assetto giaciturale e stratigrafico, le instabilità gravitative. 1: Detto rilievo ha portato alla realizzazione delle carte geologiche e geomorfologiche alla scala Per poter determinare la vulnerabilità degli acquiferi nelle zone pedemontane e vallive, si sono utilizzati i dati del rilevamento geologico definendo insiemi litotecnici significativi per la determinazione della classe di permeabilità dei terreni. A questa prima fase è seguito un rilievo idrogeologico per la ricerca e la misura di pozzi e sorgenti accessibili: ciò ha permesso la misura della profondità della falda idrica e la relativa elaborazione grafica di sintesi. Lo scopo essenziale del rilievo di base geologico, geomorfologico e idrogeologico è la redazione delle carte derivate alla scala 1:10.000, indispensabili per una corretta valutazione ambientale - urbanistica del territorio. Tali carte sono: Carta dello zoning geologico-tecnico; Carte della pericolosità sismica locale. La carta dello zoning geologico-tecnico riassume tutte le valutazioni geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche ed idrauliche, identificando in modo graficamente chiaro ed univoco il grado di pericolosità del territorio comunale. La carta della pericolosità sismica locale è invece la sintesi delle aree soggette ad amplificazione od instabilità dinamica locale. In sintesi di seguito si l elenco della cartografia allegata alla presente Relazione Geologica (in accordo alle raccomandazioni della DGR 377/2010): 1) carta geologica; 2) carta geomorfologica; 3) carta litotecnica; 4) carta idrogeologica e di vulnerabilità degli acquiferi e rischio idraulico; 5) carta della propensione al dissesto; 5

6 6) carta della pericolosità sismica (amplificazioni); 7)carta dello zoning geologico-tecnico. 3. CARTA GEOLOGICA Il territorio comunale (ed il bacino del Trasimeno in generale) è caratterizzato da due principali gruppi formazionali: terreni neogenici di facies fluvio-iacustre (attuali e pleistocenici), terreni emipelagici deii'unita FaIterona Trasimeno, appartenenti alla falda Toscana ("FaIda del Trasimeno", cfr. Lavecchia et alii, 1987). II bacino del Trasimeno è infatti tettonicamente caratterizzato dalla sovrapposizione della serie Toscana sulla serie Umbro Marchigiana. È possibile a sua volta caratterizzare l'unita Falterona-Trasimeno in due distinte entità formazionali: la Scaglia Toscana o "Unità o Insieme VaricoIore" (conosciute anche come Argille Varicolori, Scisti Policromi, Marne di Pieve Pelago, ecc.); le Arenarie del Trasimeno. 3.1 La scaglia Toscana (Eocene inf.- Cattiano inf.) Cattiano inf.). I terreni più antichi del territorio comunale sono rappresentati dalla Scaglia Toscana (Eocene inf.- La particolarità geologica di tale unità nel territorio di Passignano sul Trasimeno oltre che nella sua età risiede nel fatto di rappresentare l unica formazione a litotipi calcarei in un ambiente essenzialmente torbiditico (arenaceo). Tale unità, (Eocene inf.- Oligocene sup.), appartiene, come comunemente accettato in letteratura, alla Successone Toscana periferica interna e costituisce la base delle torbiditi toscane sovrascorse tettonicamente sulla successione Umbra. L età dei Varicolori diminuisce progressivamente spostandoci verso Est, indicando lo spostamento verso E del bacino di sedimentazione 6

7 La spiegazione del processo genetico dell unità è storicamente assai dibattuta. Lo scrivente abbraccia l ipotesi che la Scaglia Toscana o "Scisti Varicolori" sia stratigraficamente alla base del "Macigno" e che l'attuale assetto strutturale sia imposto da una tettonica compressiva, (sovrascorrimenti) e quindi di ripetizioni della successione stratigrafica (Pazzini P., 1959; Nocchi M.,1961). L'insieme Varicolore viene solitamente identificato in tre unità litostratigrafiche sovrapposte, distinguibili tra loro per le litologie legate alla batimetria del bacino di sedimentazione. STO 3 (Oligocene, Rupeliano-Chattiano). Marne grigie a stratificazione poco marcata alternate ad argilliti rosate o verdognole e a straterelli gradati di siltiti scure, di spessore compreso tra 2 e 15 cm. Lo spessore massimo del membro non supera gli 80 metri. Il passaggio stratigrafico con il sottostante membro delle calcareniti di Dudda è stato cartografato in coincidenza alla comparsa dei primi strati calcarenitici. STO 2 (Luteziano p.p.) Alternanza di argilliti da rosso-violacee a avana-verdognole mal stratificate a cui si alternano strati di spessore variabile di calcareniti e calciruditi. Gli intervalli ruditici costituiti prevalentemente da clasti calcarei e silicei scarsamente arrotondati e subordinatamente da clasti di natura ignea e metamorfica. Nella porzione inferiore dell'unità prevalgono gli starti calcarenitici mentre nella superiore prevalgono i livelli argillosi. Lo spessore complessivo non supera i 120 metri. Il passaggio all'unità sottostante è graduale. STO 1 (Eocene inferiore-medio, Ypresiano p.p.-luteziano p.p.) E costituito da una alternanza di strati calcareo-marnosi micritici o calcarenitici, di colore grigio con locali focature rosso-scuro o verde di solito gradati e con spessore variabile da 10 cm ad oltre 2 m, e di subordinate peliti marnose o argilliti di colore grigio. Rapporto calcare-calcarenite/pelite > 1. Frequenti liste e noduli di selce verde o nera. Spessore massimo di circa 130 m. Un altra distinzione litologica (Damiani A.V. & Pannuzi L., 1985) suddivide invece detta Unità nei seguenti tre membri. La sottounità più antica è l unità di Seano (Eocene inf.-eocene medio). Si tratta di litologie prevalentemente calcaree, in strati spessi circa 20-50cm, costituite da calcari marnosi (calcilutiti) di color grigio o rosato, con subordinate intercalazioni marnose grigio verdi fogliettatecon selce, in lenti e noduli di color grigio; gli spessori di questa unita dovrebbero di poco superare i 100 metri. L'unita intermedia, denominata Unità di Pierle (Eocene medio), stratigraficamente sovrastante a quella di Seano è costituita da calcari marnosi grigi a fiamme rossastre, ben stratificati, con intercalazioni di marne argillose rosse in piccole scaglie dovute a fratturazione e strati di calcareniti grigie. Gli affioramenti, 7

8 in relazione alla facile erodibilità del membro marnoso sono scarsi e discontinui per uno spessore massimo di circa 60 m. L' "Insieme VaricoIore" si chiude temporalmente con I Unità de I'Ansina (Eocene sup. Cattiano inf.), al di sopra della quale si ha passaggio stratigrafico con le Arenarie del Trasimeno. L Unità de l Ansina è caratterizzata da argilliti fogliettate (argilloscisti) color tabacco verde, o rossastro, con intercalazioni decimetriche di calcareniti e calcari marnosi grigi. Lo spessore massimo dell unita è di metri; il contenuto in fossili (foraminiferi) indica una profondità del bacino di deposizione compresa tra i 3500 ed i 4000 m. Nel territorio comunale l Unità varicolore è rinvenibile in strisciate allineate circa N-S nelle zone di San Donato, Trecine, Pian di Marte. 3.2 Arenarie del Trasimeno (Oligocene sup. - Miocene inf.) È la Formazione caratterizzante tutto il rilievo del territorio comunale, nota in letteratura con i nomi di "Macigno s.l., "Arenarie del Cervarola-Falterona", ecc., e stratigraficamente sovrastante all "Insieme Varicolore" con il quale mostra passaggio per alternanze. Si tratta di depositi torbiditici (silicoclastici), costituiti da potenti strati (spessi da cm fino a più di 3 m) di arenaria da fine a grossolana, cui si alternano straterelli di argille e marne siltose. II rapporto arenaria/marna, che in generale è maggiore di 1, in corrispondenza di strati amalgamati, dove le intercalazioni argillose sono rare, raggiunge spesso valori molto alti. La litologia formazionale varia nettamente in dipendenza delle diverse aree di affioramento e si può suddividere nei seguenti membri: MAC 3d (Aquitaniano Burdigaliano) Alternanza di torbiditi fini siltitico-marnose in strati sottili e di torbiditi più spesse (da 1 metro a vari metri) a base arenitica talora grossolana; geometria lentiforme dei corpi di torbiditi a grana più grossolana. Alto contenuto di silice anche in forma di liste e noduli. Alla base della formazione distinta la litofacies a selce. MAC 3a, b, c (Oligocene superiore-miocene inferiore, Cattiano-Aquitaniano). Sequenza di torbiditi silicoclastiche in strati sottili e medi per lo più pelitico-arenacei. Gli strati arenacei spessi sono relativamente rari e generalmente non organizzati in megasequenze. Presenza di argilliti nere e torbiditi carbonatiche con spessori da decimetrico a metrico (3b). Potenti depositi da slumping nella parte alta (3c). In prossimità del passaggio al sottostante Membro del Poggio Belvedere aumenta la 8

9 frequenza degli strati arenacei spessi e delle torbiditi calcarenitico-marnose (3a). Spessore massimo di circa 600 m. MAC 2 (Oligocene superiore-miocene inferiore (Cattiano-Aquitaniano). Alternanze di strati torbiditici quarzoso-feldspatici, in strati da spessi a molto spessi e di livelli metrici o decametrici a torbiditi sottili. Prevalenza di livelli con rapporto Arenarie/Peliti > 1 nella parte inferiore del membro e di livelli con A/P < 1 nella parte superiore. Presenza di megatorbiditi calcarenitico-marnose a varie altezze stratigrafiche. Passaggio graduale al Membro del Molin Nuovo. Passaggio alla Formazione della Scaglia Toscana attraverso un livello spesso circa 10 m di siltiti marnose color avana gradate in strati sottili. Spessore medio di circa 300 m. MAC 1 (Oligocene superiore, Cattiano). Arenarie torbiditiche quarzoso-feldspatiche in banchi spessi e molto spessi, frequentemente amalgamati, a grana per lo più grossolana, di colore grigio alla frattura fresca, giallo-ocraceo all alterazione. Intervalli pelitico-marnosi di debole spessore e torbiditi calcarenitico-marnose in strati sottili nella parte superiore del membro. Spessore massimo di circa 500 m, Ad Est dell'allineamento Volterrano-Plan di Marte, l'intera sequenza ha spessori di m, con una frazione pelitica sempre piuttosto abbondante ("Successione intermedia" di Damiani A.V., 1991). Ad Ovest di detto allineamento si può invece supporre spessori massimi superiori ai 1500 m. Nel territorio comunale l affioramento litologicamente più comune è caratterizzato da grovacche litiche a composizione quarzoso-feldspatica micacea, con impronte di fondo (groove casts, flute casts, ecc.); altre tipiche strutture torbiditiche si possono rinvenire talvolta al contatto tra il letto di uno strato arenaceo ed il tetto di un Iivello pelitico. Gli strati di arenaria appaiono ben compatti, di color grigio azzurro nelle parti non alterate, mentre nelle porzioni soggette al vento ed alle acque meteoriche, la compattezza diminuisce ed il litotipo assume una colorazione giaiio-ocra. Tutta la successione delle Arenarie del Trasimeno nel territorio comunale è riferibile aii OIigocene superiore e al massimo arriva al Miocene inferiore (Aquitaniano basale - Damiani A.V. et alii, 1991). La deposizione delle Arenarie del Trasimeno può essere spiegata dalla migrazione verso Est dell avanfossa oiigo miocenica appenninica. Nella zona studiata, il passaggio stratigrafico con la Scaglia Toscana si realizza con la sedimentazione di livelli siltitici e di sabbie fini; tale variazione di Iitologie pare identificare anche un'importante variazione dell ambiente genetico: da una situazione di scarpata sottomarina, si passa a condizioni di conoide interna, che in seguito evolveranno verso ambienti di frangia e di pianura sottomarina in ultimo. 9

10 3.3 Depositi fluvio-palustri "Villafranchiani" (Pleistocene inf.) subsidenza). Si tratta di depositi continentali del Pleistocene inf., nel Bacino della Val di Chiana (zona depressa in Questo bacino ebbe origine in seguito alla tettonica distensiva appenninica che, a partire dal Tortoniano superiore, iniziò a propagarsi dalla Toscana occidentale verso E. Si tratta di sedimenti sciolti caratterizzati dalla prevalenza della componente sabbioso limosa cui si intercalano lenti argillose e ghiaiose. Tali depositi fanno da transizione tra il sottostante substrato arenaceo e le sovrastanti alluvioni recenti delle zone circumlacuali. L analisi dei dati in possesso dello scrivente (prevalentemente derivate da attività professionale) consente di apprezzare una notevole eterogeneità dei depositi che riguarda sia la loro continuità laterale, sia il loro spessore. 3.4 Alluvioni attuali e recenti (Quaternario med.-sup.) Rappresentano la litologia caratterizzante la fascia circumlacuale (pianeggiante), formando una fascia ampia 1-2 Km. Al pari dei depositi precedenti, hanno geometria lenticolare e sono formati in prevalenza da limi sabbiosi e limi argillosi con alternanze (rare) di livelli ghiaiosi. La genesi è fluvio-palustre-lacustre (il Trasimeno nel quaternario aveva una superficie assai maggiore dell attuale). 3.5 Tettonica dell area La tettonica dell'appennino Tosco-Umbro Marchigiano, e partire dell'oligocene superiore fino al Pleistocene inferiore, si caratterizza sostanzialmente con la migrazione in senso Ovest-Est del sistema catena-avanfossa (avanzamento verso E del rifting Tirrenico). FASI COMPRESSIVE Nell Oligocene superiore si assiste al sollevamento delle Unità Sub-Liguri, dell Unità di Massa e delle Apuane. 10

11 Ad est di questi primi rilievi si determina una complessa serie di bacini sub-paralleli a sedimentazione torbiditica (bacini d avanfossa e "piggy back"). Nel Burdigaliano superiore il sollevamento interessa le aree interne il dominio Toscano con conseguente migrazione deii avanfossa verso E. In corrispondenza della nuova catena si forma un bacino "piggy back" in cui si sedimentano torbiditi silicoclastiche fini di provenienze alpina con intercalazioni carbonatiche provenienti da E: è il bacino di deposizione delle Arenarie del Trasimeno. Successivamente nel Langhiano il corrugamento interessa le aree esterne del dominio Toscano con caratteri di deposizione emipelagica (sedimentazione delle Marne di Vicchio che chiudono in alto il bacino delle Arenarie del Cervarola Trasimeno. verso I'esterno. Ad oriente si ha contemporaneamente la deposizione della Marnoso Arenacea che si estende Successivamente a partire dal Tortoniano si ha l accavallamento della Falda Toscana su quella Umbra e, di consequenza, il corrugamento delle Marnoso-Arenacea. FASI DISTENSIVE La tettonica distensiva inizia nella parte più interna del bacino Toscano alla fine del Tortoniano (e si protrae fino al Quaternario inoltrato) con la creazione di una serie di depressioni a sedimentazione lacustre e fluvio-iacustre con cancellazione della precedente struttura a pieghe e sovrascorrimenti. Tale fase distensiva genera grandi strutture distensive, i cosiddetti bacini villafranchiani, come quello della Val di Chiana e dell'alto Tevere, grosse depressioni in genere allungate e ribassate. Il graben (bacino ribassato) del Paglia-Tevere-Chiana appartenente alla famiglia dei precedenti bacini villafranchiani che si articola dal monte Amiata ai monti di Magione è il graben responsabile della genesi del Lago Trasimeno (Deffenu L. e Dragoni W., 1978). Fenomeno assai particolare è, nel Pliocene inferiore, la trasgressione marina che interesse la Toscana meridionale che determina l avanzamento della linea di costa fino ai Monti del Chianti Val Tiberina (Boccaletti M. et alii, 1986). Nella prime fese sedimentaria (Pliocene) si osserva una graduale subsidenza e così il graben viene colmato da depositi fini (argille) e argillo-sabbiosi, tipicamente di ambiente marino. 11

12 Si ha successivamente nel tardo Pliocene un esteso sollevamento che provoca una regressione marina: detto innalzamento è massimo nei bordi del bacino e minimo al centro ove pertanto continua la sedimentazione. Nel Pleistocene il ciclo sedimentario è di facies continentale salmastro-lacustre: in questo periodo si osservano bacini svincolati reciprocamente che interessano un area in generale sollevamento. A detto sollevamento può imputarsi il prosciugamento dei grandi laghi villafranchiani, compreso quello delle Val di Chiana dal quale derive l attuale Lago Trasimeno (Deffenu L. e Dragoni W., 1978). All interno della fossa Paglia-Tevere Chiana, il Trasimeno è in posizione asimmetrica, ossia appare avanzato verso Est. Ciò pare suggerire che il Trasimeno si sia impostato lungo un fascio di strutture distensive poste in posizione intermedia tra il graben del Chiana-Tevere e quello dell Alta Val Tiberine, strutture distensive troppo piccole per consentire la formazione di un vero e proprio graben. Il Trasimeno potrebbe quindi rappresentare una connessione tra il graben di Arezzo a Nord e quello del medio bacino tiberino a Sud (Evangelisti C., 2003). 4. CARTA GEOMORFOLOGICA L analisi geomorfologica del Comune dl Passignano sul Trasimeno si è articolata sia attraverso lo studio delle foto aeree sia attraverso il rilievo di campagna. La classificazione dei dissesti riportata nella cartografia ha tenuto conto anche degli studi seguenti: Carta inventario dei movimenti franosi della Regione Umbria; Cartografia inventario del PUT e del PTCP; Carta geomorfologica del PAI del Fiume Tevere; Carta Inventario del Progetto I.F.F.I. Il territorio comunale può essere distinto in due distinte unità geomorfologiche individuate sulla base delle litologie, dell azione tettonica e dei processi morfogenetici. Tali unità sono cartografabili in due fasce contigue con andamento meridiano. La prima unità geomorfologica è costituita dalle alluvioni attuali e recenti e da quelle antiche pleistoceniche. 12

13 Tale unità è rilevabile sulla piana circumlacuale e nella zona di raccordo tra la dorsale collinare e la piana suddetta. A Nord (monte) di tale unità è affiorante il bedrock arenaceo-marnoso. La morfologia già originariamente pianeggiante è stata condizionata dall intervento antropico che ne ha ulteriormente normalizzato il profilo, in particolare in corrispondenza delle alluvioni villafranchiane. Le quote medie sono comprese tra i 260 ed i 300 m circa con pendenze in genere irrisorie: è in questa unità che si concentra la gran parte degli insediamenti. All interno di questa unità i processi morfologici dominanti sono ovviamente legati all azione erosiva e di sedimentazione dei fossi e del Lago Trasimeno, mentre non sono presenti fenomeni di dissesto gravitativo in relazione alle modeste pendenze. La seconda unità geomorfologica è rappresentata dai rilievi dove affiora la Formazione delle Arenarie del Trasimeno. Il rilievo collinare si presenta con morfologie arrotondate e quote medie interne ai 600 m che raggiungono gli 800 m nella porzione più occidentale (Monte Castiglione) ed orientale (Colle Campana). Le pendenze sono in genere più elevate sul versante settentrionale, ma in ogni caso anche sul versante meridionale i versanti tendono ad essere piuttosto acclivi. In relazione alle condizioni morfologiche più sfavorevoli rispetto alla precedente, questa unità si presenta con scarse zone abitate ad eccezione della frazione di Castel Rigone. L aspetto morfologico attuale è stato ottenuto attraverso l azione di vari fattori quali clima, altitudine, latitudine, tettonica, ecc. I processi morfogenetici che agiscono sull unità collinare sono: l azione fluviale ed il dilavamento meteorico; l azione tettonica - strutturale; il processo gravitativo di versante (frane); l azione antropica. Il territorio comunale non presenta fossi aventi caratteristiche idrodinamiche importanti; il reticolo idrografico è in genere ad asse perpendicolare all andamento del rilievo con immissione finale sul Trasimeno. Da un punto di vista geologico il reticolo è impostato a monte sulla Formazione della Marnoso- Arenacea (e degli Scisti Policromi), sui depositi fluvio lacustri villafranchiani (nella zona a ridosso del rilievo) 13

14 ed infine sulle alluvioni recenti ed attuali in corrispondenza della piana circumlacuale (prima dell immissione sul Trasimeno). In relazione alla scarsa permeabilità del litotipo marnoso, la densità di drenaggio risulta piuttosto elevata con andamento dendritico nella zona di monte (di testata). I fossi nella zona di testata a volte vanno ad impostarsi su faglie (lineazioni tettoniche che interessano la Formazione del Macigno e anche quella degli Scisti Policromi). Le sezioni trasversali dei fossi sono prevalentemente a V nelle zone di testata (ove sono rilevabili fenomeni di erosione), mentre nei tratti medio-terminali le sezioni tendono ad allargarsi ed ad appiattirsi sul fondo. Gli effetti del dilavamento di versante (fenomeno tipico dei suoli marnoso-arenacei in virtù della modesta permeabilità primaria del litotipo) sono in genere modesti per l esistenza di una estesa copertura forestale; le zone non boscate tendono ad essere interessate da scoscendimenti superficiali legati al dilavamento (ad esempio a valle di Castel Rigone a cavallo della strada provinciale che porta a Magione). I dissesti legati a fenomeni gravitativi sono diffusi in quasi tutto il territorio (prevalentemente collinare), fatta eccezione per la prima unità geomorfologica, in virtù della modesta acclività. Va però detto che anche in corrispondenza dei depositi villafranchiani della prima unità si individuano conoidi detritiche ai piedi del versante che in alcuni casi presentano movimenti individuabili singolarmente; si può pertanto considerare priva di dissesti gravitativi solo l area pianeggiante circumlacuale. Nella cartografia di dettaglio si sono distinti i movimenti franosi individuabili singolarmente e quindi cartografabili dalle zone più ampie con propensione al dissesto legato in genere ad erosione superficiale. Come già detto oltre che al rilievo di dettaglio si è fatto riferimento alle cartografie del PUT/PTCP della Regione Umbria e Provincia di Perugia, del PAI - Autorità Bacino Fiume Tevere e del progetto I.F.F.I.. Seguendo le attuali consuetudini in uso nei principali lavori classificativi dei movimenti franosi, si sono suddivisi questi ultimi in quattro categorie sulla base dell evoluzione: 1) attivi, ossia con chiari indizi di movimenti in atto (dissesti su costruzioni, lesioni sul terreno ecc); 2) quiescenti, ossia al momento inattivi ma con possibilità di riattivarsi secondo il cinematismo che si era manifestato durante l ultimo movimento; 3) inattivi, ossia senza indizi di movimenti allo stato attuale o nel futuro (tra questi si sono inserite anche le frane bonificate); 14

15 Nel territorio comunale prevalgono i movimenti superficiali interessanti la coltre (soliflussi); si tratta di colate mobilizzate da infiltrazioni di acque meteoriche (sono tipici del versante meridionale del colle su cui sorge Castel Rigone). Qualora al di sotto della coltre prevalga il membro argillo-marnoso della Marnoso-arenacea il movimento di cui sopra può interessare anche la porzione superficiale del substrato litoide. Vanno segnalati anche casi di scivolamento su roccia: sono movimenti che interessano i litotipi arenacei con superfici di distacco facilmente individuabili; tali movimenti si originano anche nelle discontinuità stratigrafiche argilla-arenaria del bedrock. Piccoli crolli in roccia sono stati segnalati in passato sulla scarpata a monte della darsena comunale (attualmente già interessata da un efficace intervento di rinforzo corticale) e lungo alcune strade provinciali (Castel Rigone-Pian di Marte e San Vito-Castel Rigone). Un movimento su detrito ha interessato circa un decennio addietro la cava dismessa al piede di Monte Ruffiano: attualmente bonificato con un efficace sistema di drenaggio a monte e sul corpo, non ha mostrato alcun segno di riattivazione. Le zone con elevata propensione al dissesto sono aree a forte pendenza in zone collinari (talvolta anche boscate) nelle quali non si evidenziano movimenti singolarmente cartografabili, ma solo la presenza di fattori predisponenti a futuri dissesti (cattivo drenaggio delle acque meteoriche, elevate pendenze). Ad esempio alcune aree boscate del colle di Castel Rigone (attualmente non interessate da dissesti cartografabili) in virtù delle elevate pendenze, dello spessore elevato della coltre d alterazione al di sopra del bedrock e per la presenza di reticolo idrografico talvolta poco sviluppato e soggetto ad erosione, sono da classificarsi come aree con propensione al dissesto. L azione tettonica ha determinato il sollevamento delle aree attualmente rilevate, le dislocazioni tettoniche che le interessano (all interno delle quali spesso scorrono fossi come ad esempio sul versante meridionale e settentrionale di Monte Castiglione) e la formazione dell elemento peculiare del territorio comunale, il Lago Trasimeno. L azione antropica ha ovviamente interessato le aree pianeggiante in virtù delle pendenze ridotte e delle caratteristiche di fertilità dei suoli; nell area circumlacuale oltre agli insediamento sono concentrate le linee viarie, le concentrazioni industriali e le attività agricole. Sulla dorsale collinare ad eccezione di Castel Rigone non esistono insediamenti significativi, prevalgono le colture dell olivo e della vite (talvolta irrigate con laghetti collinari vista la profondità e l esiguità della falda idrica). 15

16 Va segnalata la presenza in località Trecine di una discarica dismessa e messa in sicurezza e della già citata cava non più in uso al piede di Monte Ruffiano. 5. CARTA LITOTECNICA È una carta derivata da quella geologica e rappresenta un valido strumento di sintesi che permette di evidenziare immediatamente il rapporto che esiste tra substrato roccioso e coperture di qualsiasi genere. Nel nostro caso, scorporato il substrato flyschioide (L2B3), le colluvioni (L5c), le frane (L5f) e i terreni di riporto (L5h), si è attribuita la classe L2B2 a tutti gli Argilloscisti Varicolori in quanto facenti parte del substrato roccioso e non distinguibili dal punto di vista dei rapporti litologici dei loro componenti principali data la loro natura caotica. La classe L5a è stata assegnata ai depositi alluvionali recenti caratterizzati dalla prevalenza di ghiaie a differenza di quelli terrazzati a componente prevalentemente sabbiosa (L5b). 6. CARTA DELLA PROPENSIONE AL DISSESTO La propensione al dissesto è di fondamentale importanza in quanto rappresenta in prima lettura la valutazione dell instabilità gravitativa di un territorio. Per la redazione della Carta della propensione al dissesto ci si è rifatti alla Carta Derivata della Propensione al Dissesto allegata al PUT della Regione Umbria (1982), che cartografava le aree potenzialmente instabili della Regione. La carta è stata elaborata suddividendo il territorio in quattro classi di rischio: Classe I - Aree ad alta - alta propensione al dissesto; Classe II - Aree a medio alta - media propensione al dissesto; Classe III - Aree a medio bassa - bassa propensione al dissesto, Classe IV - Aree a propensione al dissesto bassa o nulla. I criteri che portano alla realizzazione di questa carta ne determinano l utilità come primo strumento di valutazione dell instabilità di versante, ma al tempo stesso ne fanno uno strumento necessariamente approssimativo e quindi che necessita di successivi approfondimenti. 16

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