AlliLVI ULLICIAll CO MPlLMLNTO. DI LANTL~IA

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1 I NUMERO UNICO il A A

2 Solo avendo /' orgoglio umile ma sacro di obbedire si conquista il diritto di comandare CO~~O AlliLVI ULLICIAll DI CO MPlLMLNTO. DI LANTL~IA LUCLIO A~COLI I96 ~ DICt M~~t

3 GLI UFFICIALI DEL «NOSTRO» XL COl\IA::\DAI\TE DELLA SCUOLA DI FANTERIA Geli. :\'"icob Gbcobbe COMA~D.\~TE Col. Mario Qua~(iarella DELLA SCtOLA A.U.C. C01IANDAxrE I BTG Ten. Col. Santi Monaco AIUT.O\;\T E ~I A GG IOR E IX Il' Cap. ';\Iichele Angiler] Cap. Pasquale Donvito Sli BALTEHNI Ten, Silvio Libernti 5. Ten, Silvio Ascenzi S. l'l'n. Giulio Presciutti CO;\L\I\DAì\TE 2" CO;\IPAGNIA Ca p. :\larco?lianlclia SUBALTERNI s. Ten, Paolo Diara S. Ten. Lanfranco Monaco S. l'l'n. Giu"eppe Sfondrini COMA...'\DA:~\TF. 3 ~ CO:\IPAGNIA Cap. Lucio Caponi SGBALTERi\"I l'eli. Lanfranco Berardi Teu. Adolfo Turano S. Ten. ~las",irno Franceschi S. Ten. Italo Ballantini S. Ten, Giovanni Gi~lll\mona

4 XL, B R I o -3 H.... allora scendo, ch iudo la macchina, pr endo gli occhiali da sole, la racch Ha da te n nis, le mazze da golf. la cinepresa, il fucile da pesca subacquea, e mi avvio alla porta de lla caserma. ::YIi viene incontro uno strano tipo, ch e indossa sul vestito militare una fascia azzurra che gli attraversa il peno, ed ai piedi porta lucidi scarponi da montagna. :\Ii squadra attcntarn nt e mentre passo per l'androne in cerca di un uscier e che possa dirmi cosa devo fare; e mentre ormai gli volto le spalle diretto verso un de tino attraen te perché ignoto, sento la sua voce spropositata che urla: «A llievooo... er cavallo nun te lo sei portato.'!'!». Allora ho capito subito: Montenapo e Via Veneto, Le Mmc e Via Caraceiolo sono tanto lontane...», Per il giornale pur hisogna fare un articolo pieno di talento c allor mi metto subito a pensare quale potrebbe esser l'argomento... Mille idee affiora71 d'ogni parte e belle frasi salgono alla mente ma all'or di scriver sulle bianche carte ogni pensiero infallibilmente dalla pifjera mente si diparte... e resta solo questo: il falli mento della mia chiara m discutibi] arte!

5 - M-A Q C I A E SPAQA... Te gavevi da veder, pu tea mia. i mardava driti ed impetiti come veri soldai, Chilometri e chilometri sen sa che nisun se laruentase, e col capitan, forte e gajardo, davanti a tuti. Ccrirno, te ga da crederrne, dei bei fioi. La sranchesa non la sentivim a e il zaino. d: otto chile e mezo, cl pareva legero come 'na pluma. E cusì zerno arivai al campo: dopo poco le mitrajarrici le scopiera va zà sensa un momento d e sosta, bcnedcte. E quando xc sta' el turno nostro, daghe soto con le bombe a mano Qualchedun. poarcro, cl gaveva ' n pochete de fifa. Specialmente i teroni e i Arabi, sì insoma i siciliani, ma per et resto. posso assicurane. el gcra 'no spetacoo eu tusiasrnan te.. Un povero puteo d gera scntà su 'na carcga cl tremava turo come 'na faja. Ogni sagom a ne pareva un soldà de Ceco Bcpe, E noi altri dagh soto an cora bore da orbi. Mi non su quanto Xl' dura' stà bataja. A la fi ne Xl' serno contai: dc rço amni gl1e -be s'era restai si c no.fo e tuti.fo gcrirna nordisti. I altri i gera ferii o dispersi. Quel Iavativo, scansafatighc de Rornoletto, tu sa' quel roman ch'cl no fa altro che pitura'. non se lo ga visto per turo et tempo che xe 'nfurià '1 cornbatiruento..chi sa dove s'era 'rnbusa"; forse anca lu è xc sta' feria. Poareto, s'era HP. bravo roso nonostante tuta... Il ma fcssionatissìrno Tonio LA GUARDIA Mia cara Sono in una sit uazion e difficile, mi trovo frustrato da molteplici disa-vventure. Oggi m en tre tutti sono liberi di spaziarc e di scaricare la tensione nervosa accumulata 'in una settimana, io son o la GUARDIA. Guardia non so di cosa ma deuo lo st esso restare là inchiodato n ella Garitta. Unico dolce pensiero ch e allieta.questa esasperante rig/:dità sci t LI, anima mia. Il mio solo torto è quello di auer riempito di sarone le scarpe di un poleiltane, nascosto il pi giama ad un sardo, riem-pito l'elmo ad un man tovano, e di avere infine imitato la voce del sergente più imbranato di tutto il battaglione. Per contro. non hanno da lamentarsi pcrch é Ll vnio zelo è tale d'aver svegliato la compagnia alle Ire del mattino, per farli trovare pronti per le sette. Ne è deriuata l'ira di Dl:0.' i'vlorale: I'incc rnprenso è punito. Misteri della vita militare.

6 XL -5 RICCARDO' A CATERINA... perso dicci sacchi. E così pupona mia domani vado a farmi infilzare da una zanzara in camice bianco. Ciao tuo Riccardo L E CATERINA A RICCARDO... mio unico amore. AI/a non sarà poi una cosa tanto dolorosa questa pzmtura.'! Comunque non farmi stare in pensiero: sai che non t,,ivo senza le tue lettere! Ti penso ogni Ma, ogni minuto, ogni. secondo! per sempre ma Caterina CATERINA A RICCARDO...: quello che non sono riuscita ti capire dalla tua tremolante grafia. 1\1i dici che ri senti bene, che non hai nulla: ma allora perché mi chiami Caporal i\1aggiore Di Lena (- ti firmi A.U.C. Riccardo De Conclliis 2 ~ Cp. l PI.," Sq.?... RICCARDO ALLA MADRE... tanto male. Ci hanno fatto spogliare, mamma, ed avevamo tutti il petto scoperto': una cosa veramente indegna ed immoralel Fallo prcs nte all'onorevole. mamma! AI suo partito, mi pare, queste promiscuità non sono gradite, vero>! Diglielo, ché voglio che qui succeda il finimondo,' che sappiano chi sono io ~ Ti assicuro. mamma, è stata una scena spaventosa: ad uno ad uno entravano nella stanza e... non Ii ho visti più! Giovani belli e forti come Di Santo. Vir gadaula, Viola, Scafati, Appolloni. sono caduti uno dopo l'altro sotto il fuoco a volontà del nemico: Poi è venuta la volta di ~vierlonzhi: mamma, era davanti a me... Andò verso il nemico che gli puntava contro il peno una lancia, dopo che un untore aveva preparato il preciso bersaglio di puntamcl1to. con passo lento, fermo, e lo sguardo fiero. gagliardo. Squadri) il rnonatto con freddo sorriso di sprezzo. Lo colpirono in peno: barcollò. poi cadde. Si rialzò lentamente. li fissi'! negli occhi, mormorò «Mamma mia santissirna l!», ricadde e giacque. La strage si compì velocemente. :'vli svegliai +8 ore più tardi sul lena eh rnaru pietose avevano preparato. ~Ii dettero un pezzo di pane an tegu rra con d n tra carne "dina. Mamma, eccoti la verità sulla vira della Scuola. Raccontalo all'onorevole che n11 è venuto l'esaurimenro nervoso! Ti abbraccio Riccardo P.S. "Non dire niente al babbo: non vorrei che SI preoccupasse troppo, IL J»ADRE A RICCARDO Brutto mascalzone, ricordati che tuo padre ha fallo il militare alla Nemhu e che non si commuove di nulla! Non fare il laoatiuo altrimenti l'esaurimento ner "-'oso te lo [accio passare a furia di calci! tuo padre RICCARDO A CATERINA Davvero puponcina mia ti eri tanto preoccupata per la mia salute? Ma non lo sai che io sono fano di ferro?! La puntura per me non è stata niente: gli altri invece... Pensa che dei qo che eravamo. soltanto in due siamo rimasti in piedi. Così che me Ii sono dovuti caricare sulle spalle a due o tre per volta per portarli in camerata sulle brande. La mia abnegazione è stata tale che lo stesso Capitano si è congratulato con me. Così ora ho buone speranze di essere nominato capo-compagnia. al posto di quello scansafatiche di Peterlin. tuo Riccardo L E T T ER E R C C A R O U LT M E D I F O RT I S

7 6- OUEST144 E' UNA PAGINA SERIA XL Il ragazzo era in me. «Q uell' uo mo alro e cotto dal sole e metà contad ino che una sera di agosro quand'ero ragazzo mi cacciò dal suo praro con quauro parol e e uno sguardo padrone, ho sapuro che è morro e la medica è stata divelta per dar luogo ad una strada». La voce di Pavese risu ona nella penombra di una stanz a e ci riporta indietro nel tempo. risveglia con dolcezza l'anima dd fan ciullo so- '- pira in noi dalle parole. dai fatti di ogni giorno. Ricordi: ricordi di una letteratura in fasce, di un lihro sopra un tavolo, vicino al letto ne lla sera. La malinconia di un tempo velatamente perduro vola al ricordo lontano di noni di luna c di antiche risa te fuggenti. Risentiamo i discorsi delle sere d'estate, fra il frinire dei grilli c il sapore di baci rubati tra i giochi ad un volto che amammo e che più non ha nome. Ci ritorna alla mente il senso delle pazze corse nel vento, la ricerca ansiosa e felice di qualcosa che era nell'aria, nell'odore forre e pulito della terra, nella sottile magia del fruscio di una gonna, Quel fiore che donammo. E la gioia di penetrare l'ignoto : la sfida continua a quel mondo diverso, tutto da scoprire, tutto da indovinare. Cosa cercavamo? Da fuori viene come un tuono, un rimbombo di piedi che calcano la terra. Giunge la luce fredda del giorno ed è ancora notte. I sogni si fermano sorpresi. poi fuggono veloci portando con loro il fanciullo. Restiamo NOI. Ballata di un ritorno Perdonanzi amore Quel bacio a Castro Prctorio Mentreil pullman s'innsiaca IncsorabilmeIltc, Quel bacio rubato, strappato Senza nessuna promessa... Solo la tua Voce sommessa Che ancora chiamava. Stasera ti chiedo perdono Perché sul Piceno Tanta pioggia è caduta Con hl stessa vo ce DelUI tua bocca perduta. Povero amore. Ti scrhio parole scon nesse Così, messe Senza né capo né coda Perché ti amo tanto A nche se sono partito Anche se sono fuggito. Tanta pioggia è caduta Con la stessa siocc Della tua bocca perduta. Pouero amore. Mome to drautunno Negli ultimi raggi di sole splendente rivedo i tuoi morbidi e lunghi capelli. Dì ogni tua frase il ricordo più bello mi porta con l'acre odore d'autunno il vento che spazza le gioie dell'estate. Le lacrime amare mi porta la pioggia ed ogni tuo bacio una foglia appassita... Rivedo ormai tutto e rivivo un momento passato nel buio di cose svanite.

8 XL... QUESTA INVECE Vi difendo io!!! -7 NO~...e fu così che mi trovai nella notte, baionetta innestata, fucile in spalla, infreddolito e rincantucciato nella traballante garitta della riseruetta munizioni.' Silenzio tutt'intorno! In lotta col sonno che grmx17.:a sulle mie palpebre... ed il solito silenzio ed il buio pesto che grava gra,.:a grava... Sono la guardia... e la sicurezza della Caserma per stasera dipende da me, solo da me. Se mi assalgono, se qualcuno vuole impadronirsi del contenuto dell'opera chela presidio... dipenderà tutto, dico T UTTO da me! E qu esto al Comando lo sanno. E si fidano di m e. Certo potrei dare l'allarme...r ma come? Così lontano com e sono non mi sentirebbero n eanche se gridassi! Come fare... Ecco di nu07.:o quel maledetto fruscio che si fa risentire. Che sarà mai... Sembra proprio qualcuno che striscia... Certo non è molto braco nel passo del fantasma. Se uenisse fuori lo stenderei... proprio ieri abbiamo fatto difesa personale! Che venga pure! La circolare 1000 parla chiaro! E se fossero due! Ma no... non è il C{l.W di pensarci. Tutto sommato qui sono al sicuro. E dài... di 11110'1.'0 col fruscio... porca miseria! Certo se fossero du e dovrei pur fronteggiarli... Con calma: t«non svelare la mia paura. M] metterei con le spalle al muro e poi... no'/1 appena il primo scatta lo colpisco col calcio del fucile... poi subito in guardia e col dorso della mano ZAC.' ecco sistemato anche il secondo. Messone fuori combattimento uno l'altro che volete che rappresenti?' Certo che sarebbe dasroero forte.' Congratulazioni, applausi, elogi solenni, il mio nome aflisso alla bacheca.. additato ad esempio... r il Signor Colonnello Comandante... forse, chi sa, IO giorni di licenza.. L'indomani in bacheca, infatti tiene [uori il mio nome, additato all'attcn zionc di tut/o il Corso. Accanto al nome, poche, sin/etiche parole, dens e di significato: "'DIECI GIORNI DI C.PR. PER ESSERSI ADDOIV.lENTATO DURANTE UN T URNO DI GUARDIA". IL BATTESIMO DEL FUOCO Aoh! La voi sapc' l'ultima - Ieri sc mo ano nati a ' na festa dc quarche Santo Patrono vicino Ascoli. N un ce credi, vero? Eppure t'assicuro che d'è la verità. COI' camion ci hanno portato: tutti quanti. puro l'ammalati e li carcerati. A me, ce lo sai, ste cose villcrecce nun me dicono 'n gran che e all ora appena serno arivati a 'sto paese me so "ng ua tra to drento 'na tenda e daje a magna' e a beve. Però li botri l'ho sentiti e come! Artro che la festa di Strangolagalli: aoh! nun ce stava gnente da dì'! Pareva quasi 'na guera. De fora staveno turri SOtto al' sole; faceva un cardo che te squajava. lo me so' sbracaro all 'ombra. sotto 'na tenda e me so' fano tre o quattro pagnotte co' cert e sleppe de pane e prosciutto ch'erano 'na delizia. E sai chi ce stava co' me? El' sottotenente Turano e pure er sergen te Accorroni. L'unica cosa che rompeva erano certi «orm i» che relefonaveno che riun so quale ciuccio l' t: voleva venì a vecic li botti. E poi 'gn i tanto arivava quarche allievo e diceva che fori staveno a sparà. ' Sci scemi, e che nun ce lo sent ivo che sraveno a sparà? Ma a me che m'cmporrava? De botti n'ho visti tanti 'gni anno a la festa «d e noanrri»! Ma ce lo sai che c'è stato puro quarchcduno che s'è preso lo spaghetto? So' arivati Postorino t: Pare~te che trcn~veno come ffoje~ E puro er caporal maggiore Di Lena che gridava: «Q uell'im bran ato me stava a sparà addosso! Quell'imbranato!». Quanno che finarmcnte la festa è finita nun t'ho incontrato quell'austriaco che abita ne la stessa camerata rnia- ' Sì, quello biondo co li baffi! E sai che m'ha detto? che so' n'imboscato, un tajalegna, un fifone. A mc!'! Robba che si je do 'n papagno lo spezzo 'n tre'! E poi un pezzo lo manno a la su' r(~ga7.za. uno a su' madre, e l'artro a l'anagrafe pc' C l' riconoscirnenro.

9 3- XL GLI SCELTI queoii Arrivammo' trasportati, seduti sul duro acciaioso di quell'indefinito ravoloue. con an cora dentro i tremiti su ssultori di quel gentil m Z7.0 che, puntuale come la morte. ci aveva atteso all'arrivo dei nostri sogni. Calammo nell'asfalto bruciato dal suono dei lamenti, ancora giovani. del glorioso «patiti 39 Corso». Annusammo cautamente la nuova aria densa di vapori fino ad allora pressoché sconosciuti. La visione era tutt'altro cbc nuova. Era in noi sino dall'atto puerile della nascita quel paesaggio ' netto così squadrato da menti s?ggiogate dal rigore spettabile di stia Maestà Metodo e della sua gentil signora Disciplina. Altri.'seri mazri e ridenti come tanti cipressi si rendevano ~ essenziali a quel paesaggio muovendosi paral-. Ielarncntc o comunque sempre con un cerro srhema ordinato rispetto ai limiti piuttosto reali che lo delimitavano. Erano loro. gli allievi di:: 39" Corso, finalmente appagati ne110ro intimo' dal nostro. tanto atteso. arrivo. Non voglio essere monotono racconrandovi ciò che facemmo: cerchiamo di ignorare tutta la fase preparazione che ci trasportò nel mondo del pa radosso simpaticamente nuovo. Rapide carrellate cd arriviamo al giorno della cerimonia '-' di investitura con la consegna di cerri ba ffi d'oro a certi sconosciuti distintisi per qual ità morali. fisich e. intellettuali. Grandi paroloni, ciclo plumbeo. cuo ri bartenti. gioia di padri. sospiri celestiali. Come tanti angeli alati si levarono in volo : opra di noi. cinguettando gioiosi della loro mcnte libera. del loro casto comportamento, così belli da intenerire l'animo più crudo del più ardito Irequentutore della n~ondana tabella. Faceva quasi pl:na vedcrli così S 'l'i e convinti. c forse an che un po' d'invidia. Erano sulla cresta dell'onda, i premiati, i primi di una dinastia che si muoveva c viveva sotto il nome altisonante c sinceramente forre: l\'40~ Corso». Ma le cose co m inciaro no a complicarsi nel giorni che seguirono. Cominciammo ad assistere a certi sp.:ttacoli incredibilmente strani. Gli scelti, questi strani esseri, cominciavano a muoversi in un'atmosfera densa di dubbi, di strani comportamenti, di SU3nc frasi. di strani permessi l: licenze che piovevano dall'ancora plumbeo cielo. ancora più plumbeo, sempre più nero. Incredibile ma vero! F orti della oro coscienza premiata li vedemmo arrivar~ prima di turri alla mensa, nascondere con la celerità d l ra tto panini e mele nelle già abituate ta sche: altri pa lesa re cert e attività ancora non.bene definite', certi. poi. mettere in ca ttiva luce pov eri di avoli della loro stessa età, con le loro stesse pen di una volta, ma ormai dimenticate, all'insegna della discip~na e dell'o ~dine,.. :\rah! Non so più cosa pensare di loro. non so davvero intrav dere quali potrebbero esser... i loro limiti. ammesso che ne conoscano. :\la più che altro non so cosa dire di me, che.' sono uno scelto. x o «Ho detto Fronte- Destr, Imbranato!»

10 XL " -9 NOI, gli incompresi Avevamo cominciato col dire, noi, poveri il Iusi : "No, nel modo più assoluto non possiamo andare al c.ampo. Sarà bella Sulmona, va bene, Fonte d'amore e tutto il resto, ma noi... noi siamo indi. spensuhili qui in Caserma. Chi ci penserà, durante la nostra assenza. al GIORNA LE, allo SPETTA COLO, a confortare le rag~zze dei coileg:bi'~ E I.e nostre, le nostre che - ed c vero - sono COSI delizi-oo-se, de-li-xi-oo-o-se! Si, va bene. perderemo qualcosa non parten do, la gioia di nn trasferimento in camion tra canzoni e bevute, l'allacco a fuoco, il piacere di alcune giornate Iassù, tra i boschi. Sì, lo sappiamo che perderemo qualcosa, IlId noi. noi dobbiamo stare qui, abbiamo la bronchite, il JoHore d ha consigl ìa to di dormire nel bosco, nel nostro bosco, però, quello rranquillo del';1 redazione, Loro ci vogliono portare ad ogni costo! Va bene: vuol dire che tossiremo tutta la notte, sca I. firemo i loro cuori di ghiaccio.... E ci agitammo, nel cubo, con so gni d'incubo. andarci, non voglio vedere il poli No. non,.~ttiio "01;0 in &"liita, no. non voglio dormire in un ex ~mpo di concentramento, no, NOOOOO! Fummo svealiati dai capisquadra nel cuore della notte, noi. ~lol11illi di penna, di cultura. Vero gogua! Prendemmo, cosrretti, :;.i cosrreui, maglie, mutande di lana. tute ginniche per il freddo. '~ap' polli che ci st.ava no benissimo (un po' bassa Id marfinzala. ma la misura è perfetta, dice il sarto maleje~to) e partimmo su camions gelati. Tutto j I mondo partiva, E' passato un pu' di tempo da quel mattiuo e non ci siamo ancora r ipresi dallo dio(. C'I'rano neve e freddo lassù e in infermeria dicono che iamo irreeuperabili, noi gli uomini di cultura, d: penna, costret t i a fare i guerrier] ~ ')Lettere Caro Direttore, al!direttore sono un A.U.C. del 40" Corso ed un grave problema mi assilla ora più che mai. Da ~empre le mie finanze mi hanno costretto ad una vita austera e parca persino nel mangiare. Pensi che qui, alla Clementi, quando esco la era con gli amici per andare a cena, sono costretto a mangiare solo un po' di insalata e qualch.e ravai1~llo, facen.do addi~ Ia faccia allegra e soddisfatta di fronte al colleghi che mi guardano increduli, ~1i dica. La prego Sig. Direttore, come potrei risolvere il rnio problema. Le consiglierei di rivolgersi a quell'a.u.c. possessore di una. [aguar rosso-amaranto posteggiata nel garage un po' fuori città... ha presente? Egn~;.do.\1io giouane am 1(:0. la sua domanda ci appaga di intima soddisfa. zione, Aliin«i nostri sforzi vengono notati; apprezzati. valutai; nel/a loro possanza, La nostra giornata, oh si, è gravosa come U1l basto di ferro. Ricordi che per essere un buon redattore bisogna al.'et(~ 1IIl(! bella ragazza, saper giocare a poker, amare la buona tacola e, infine, auer letto almeno lilla volta url giornale, anche se a fumetti. Di mattina, infatti, si cede la ragazza con buone pa "~st~gziat e sui colli e altrove; la sera si gioccl Cl poker ;er vincere i soldi da spendere al desco Fiudomani, Aver' letto un giornale gioca per i primi approcci COli i colleghi di redazione, Nella quale, ocuiamente, c'è sempre 1111 Onusto Faticoni che fu tutto: bene. Si,~ tùi "ignor Direttore, sono un. dei nuovi arr-ivati e La prego Ji scu "are la mia intraprendenza. lo e a lcuni miei umici fl.ovremo affrontare, quanto prima, il compito delhl formazione Ji una redazione per il nostro giornale, ma, non lo neghiamo, siamo spaventati per ché sospettiamo che si tratti rli un lavoro durissimo, Oeni mattiua, infatti, vediamo Ella ed i Suoi uol~ini, uscire COli pa~8o marziale dalla Clementi per farvi ritorno quando? Tardissimo, perché non vi,.i vede mai. 10: poi quella luce sempre accesa in "l"eòazione sino ~I tarda uotte : è un monito di duro lavoro per ehi dovrà battere la stessa strada. Scusi I'ardire, signor Direttore, ma vuole dirci esattamente quanti ~ quali onerosi carichi devono sopportare le spalle di un allievo redatrore? Con i sensi della mia stima Ave Onusto Fnticonl E.~imio Direttore, mi -cusi :;e La disturbo per sottoporl.e un easo personale. S0110 alto appena m, },64 c alla vestizione mi.~ stato distribuito UlI... cappotto che andrebbe belle per un ACe alto ,80. II sarto, da parte sua. si è limitato a Jir~ eh stavo belli" simo e clre bisognava soltanto ulzare la martingala. Potrebbe darmi un cousiglio pratico ed economico Iler risolvere il problema? Grati~siIIlo dal p iù basso del mio pastrano. Ave Caio Gregorio Fustacci Simpatico lettore, il,ç110 è ItrI problema comlme a molti. Vorrei intanto tranquillizzarla dicendole che mentre per le donne i sarti [cuneesi ed inglesi prevedono le gonne ancora più alte sul ginocchio, per gli uomini. la moda consiglia il paltò alla caviglia. Le une scopriranno di più le loro belle gambe mentre,~i copriremo maggiormente la forma 110rt vezz~s~.5~ si ma delle nostre. Per lei singolarmente, poi, e chiaro ch-e il suo pastrano riacquisterà il giusto metro rimettendo la martingala dove stava prima. Certo di cederla al [ùxnco di una ragazza alta e slanciata e con i sensi della mia personale comprensione, la saluto.

11 lo - RISERVATE AI NIPOTINI DEL XL Saluto ai nonni A San Benedetto cambiai lreno per A~('oIi e, col treno, cambiai IIIon,lo. Li incont rai, cos ì. i mi ei attuali «uo nni», giovani a me ancora..conosciuti, ma duna Iisionomia iueonfondiblle nel l.. loro uniformi di marcia, TUI. li alti, marziali,., i muovevano veloci. quasi scattanti, eol volto dal colorito bruno, propr-io della vita sana e ordinata. Uno di essi. rossiccio, guani.'> con.iue occhi azzurri, pieni di ironia. la mia g:i~lcca calzante in \'ii3, dallo spacco accentuato, i pantaloni perfetta. mente sti rati, poi ~i fece da parte, ghignando. Trovai posto tra due di essi e presto mi sorpresi ad osservarli, allratto da un qualcosa di lndefinibile che sentivo in loro: erano lì, stretti al loro fucile, come se si Iosse trattato di un qualcosa di sacro e nel contempo di caro; compostamente parlavano, seherzavano, si comportavano come giova. ni: ne avevano il corpo armonioso e scattante; ma nei loro occhi c'era una dignità, una maturità a me sconosciuta. Avrei voluto parlare. chiedere qualcosa sulla vita che mi attendeva. Inutj le... ero stranamente a disagio. Presto il control lore mi costr-inse a mostrare la «cartolina giallu», con cui via;!f!ia\"o. Ci fu un attimo di attenta perplessità, poi lo scornpartimento esplose; quella patina di.jistaceo scomparve dai loro volti: scattarono in piedi urlando airllni sono «una nebbia... una nebbia! l). Altl"i accorsero, furono su di me che invano cercavo di capire la ratrione della loro eccitaaioue ed il significato di quella parola «nchhia». che pun~ mi era parso sempr-e chiaro. Di colpo, come t'l'a esploso, il putiferio cessò e uno fii loro. dandomi familiarmente una manata sulla spalla. rui disse : «E' dura, vedrai. ma se vorrai ce la farai, ed è bello esserci dentro». Intimamente lo rill;.rraziai. Presto familiarizzammo; mi recitarono a memoria i numeri di matricola dd loro fucili, mi par larono dei pasti «ottimi ed abbondanti», del Toro (buon papà», il Sig. Colounello Comandante, delle loro fatiche, delle soddisfazioni che da esse sape. vano trarre come soldati c come uomini. Celebrammo l'in<:ontro con un intruglio verde, offerto da uno di essi, Lo bnttui giù, ricacciando dentro h. to... ;;C' che mi procuravu : co...i divenni dei loro. Li ho r ivisti ~pe,.,.o qui al la Scuo la, S e lll p l' l~ pronti a sollevarrni ed a ridere bonaciamente delle rme prllll~ vir-issj tudini militari, dall'alto di quella sorr-idente maturit à, che ["uomo usa verso il ragazzo. A,d essi. a questi «nonni» del -1(1"', ai primi giganti del mio mondo militare, il grato saluto ed il più f,,'nido a ugurro da una «nebbia» ricouoscente, Preghiera dell' allievo o mio buon Dio. la che il trombettiere smarrisca la Slia tromba, che si perda la I1lallìa di fare i cubi, che il mio fucile non arrugginisca così presto, che il Caporal.11aggiore Iwn mi punisca così spesso. Fa che non perda coltelli quando,<oiw di servizio alla mensa, che non mi cedano quando dormo durante l'ora di studio, che abbia le idee chiare.sldl'arte Jliliuzre e sulla Topograjia, che arrici primo al/a CU.5sa dello spaccio e inosservato quando giungo Amen. tardi alle adunate. Per rinfrancare lo spirito DECADE: Un dollaro d'onore. DIVISA: La guerra dei bottoni PER!lIESSO: Avanti. RITIRATA: Ultima porta a sinistra. STIA PUNITO!: L'urlo di Tarzan. IL CONGEDO: L'ultimo urrà. CASA ZA~NONI: Là dove scende il fiume. FOSSO DI BRETTA: Mezzogiorno di fuoco. I TENENTI DELLA SESTA: r 4 cavalieri dell'apocalisse. CIRCOLARE 1000: Il Vangelo secondo il Cap. Picchioni. PARTITA ALLA TELEVISIO~E: La carica dei 600. LA VACCINAZIONE: La strage degli innocenti POST. VACCINAZIONE: Il riposo del guerriero.

12 XL QUARANTUNESIMO -11 CORSO Nos'algia Le luci si sporgono, suona il silenzio, qualcosa percorre le stanche membra, il pensiero vola agli affctti loiltani, il tnso dei nostri cari ri-vive per un attimo) si dissolve con l'ultima Ilota, poi l'oblio del sonno ristoratore. Annunci economici A.A.A.A. Importante Compagnia cerca piazzista fogliame di bosco. Vasto campionario. Consegna immediata. A.A.A.A. Importante Compagnia cerca fantasmi anche seconda mano scopo consulenza addestramento dipendenti primo impiego. A.A.A. Cercasi materasso Permaflex ottimo stato onde evitare quotidiana composizione cubo. A.A.A.A. Ponte al Marino - Casa Zannoni ridenti ameni luoghi villeggiatura. Giochi, buffet, giardino zoologico con scimmie, pantere, leopardi, gatti con "gli. Sfondi uniformi: Vi distinguerete! La vi'a del Solda'o Un giorno, all'improvviso, forse proprio quando attendevamo con maggior cura alle nostre cose, ci giunse una cartolina gialla. Quella cartolina ci è rimasta stampata nel cuore ed ora già ci ricorda un tempo che fu. Poi solo una valigia, quella che nostra madre aveva preparato con cura, fu la fida compagna del nostro viaggio. Ora la Bandiera è la nostra vita: La salutiamo quando spunta il sole, e a Lei che rendiamo onore quando il sole tramonta. La nostra casa è lontana, ed ora noi qui siamo soldati pronti ad obbedire. Strana vita quella nostra, piena di gioie e di dolori, colma di sacrifici e di rinunce. Il fucile riposa accanto a noi quando la tromba suona la sua dolce melodia: tutto è silenzio... e noi abbassiamo il capo pensando ai nostri cari. Se qualche lacrima fugge dagli occhi... questa è la vita del soldato! Questa è la vita del soldato, umile e faticosa, colma di sacrifici e di rinunce, ma sempre bella e dignitosa. Signor Colonnello Comandante, Sa/u'o un po' Il nebbioso" al Sig. Col. Comandante questa è la prima occasione che ci si presenta per ringraziarl:a c contraccambiare il saluto ch e Lei ci ha voluto porgt'te all'inizio del Corso. Siamo appena giunti, ancora non La conosciamo completamente, però una cosa di Lei ci è rimasta subito impressa nel cuore: il fatto che si interessi di n.oi singolarmente e che ogni nostro problema diventi un Suo problema; questo ci basta per capire che in Lei è imito un pmfondo senso di umanità e di responsabilità. Il Suo paterno atteggiamento ci ha reso meno duro il tirocinio iniziale. Lei ci ispira la fiducia e la forza, che sono indispensabili per superare le numerose difficoltà che ancora ci separallo dalla meta. Non La deluderemo! Il -t r" Corso.

13 12 - XL Piano di Lezione n Ascoli Piceno, 37 agosto 1975 OGGETTO; TRAFIL:\MENTO DEL CAl\IPO ì\'iinato (a mezzo galleria o ponte) Data di svolgimento: 38 agosto Scopo della lezione: erudire le Armate nel Plotone rinforzato. Personale Istruttore: A.U.C. Ciccillo Percuoco. Istruttore aggiunto: A.U.C. Colosimo Cacace. Unità d'istruzione: Plotone rinforzato. Uniforme: da campagna pesante corazzata tipo P.O.A. ì\'latedali didattici occorrenti: N. 120 telai tipo A; N. 131 telai tipo B + vitamina C; N. l ponte Bajlej; N. 18 ruspe Nato; N. 304 badili pesanti ad espansione interna cal. 85/21; N. 12 caschi direzionali (con fregio ordinario) a pila transìstory C.P.R.C. 26 a deformazione. Testo consultato: Consultary Esacavador Probleam - ed. Paoline. Organico: N. l Plotone Fanteria leggera modello«escavador». Rinforzi: N. l BTG Genio ruspatori da casermaggio; N. 4 Armate Genio pontìerì da 81 e N. 3 da 120; N. 3 Brigate Ricerca e Presa di contatto (R.P.C. al comando di un Colonnello di truppa con l'aggiunta di un Reggimento P.O.A. - Pontificia Opera Assistenza - per eventuali conforti spirituali). Armamento: N. 9 carri armati individuali senza rinculo C.D. (Cingolo Destrorso) a passo costante; N. l Garand cal. 7,25 modo Mao-Mao di reparto. Difesa N.B.C.: N. 12 pacchetti vescìcatori medi al cioroacetofenone tipo «Mcrtalìty»: N. 4 scatole VAL (Virus Automatico Leggero) a penetrazìone : N. 19 radiazioni alfa et gamma a flusso ordinario e subalterno. Tempo di esecuzione ordinario: Tre mesi, 23 h, 51' prima della posa del campo minato nemico. Tempo supplementare (di scatto): 5' per eventuali pulizie di BTG sul campo di battaglia per mettere in condizione la GG.UU. di operare a tiro radente. Vettovagtiamento : N. 244 colli mangime tipo «Alìmentary Bromur Consaliens»; N. 305 barili ordinari del tipo «E.I. 3 Fundador» con supplemento di N. 75 pillole bianche E.I. uso propedeutico promiscuo. Modalità di esecuzione: Galleria scavata a tre spirali avvolgenti senza ritorno di fiamma, larghezza massima 0,50 cm. per passaggio delle truppe amiche schierate per tre in linea di fronte con carri armati individuali. Per passaggio successivo altri tre metri di strettoia per reparti muniti di Garand con Armate in fila. Tempo assegnato per le l'arie fasi: tre mesi: organizzazione e preparazione materiali di circostanza e centine; N. 2:3 h e 341' per l'esecuzione dello scavo della succìtata galleria; N. 3': completamento opera con unità A', A", A'" etc. ; 17': trafilamento, preparazione dell'attacco, attacco propriamente detto, organizzazione ed ìstallazìone del BTG esplorante, rastrellamento e successiva, immancabile Vittoria. Formazione ordinaria nel trafilamento: A) Plotone in fila con Armata a Cuneo (o a Vercelli) ; B) Plotone in fila con BTG aperto S1.Ù davanti ma chiuso di dietro (occhìol ) ; C + D ) Plotone a scacchiera con Armata a Dama nel centro, di fianco, più le tre Brigate dietro a pois (il bianco muove e matta in tre mosse e la vittoria è nostra). P. P. (Post. Pìanum) Tale piano di lezione, redatto in base agli artt e 8481 circolare 1000 (sprint), approvato dagli organi competenti e dalla P.O.A., viene diramato ad esclusivo uso didattico a tutti i corsi dotati di senso del dovere e di alto spirito emulativo quale fu il 40".

14

15 Chiudi curioso!

16 IU 'I ~ "UCCINO Da «L'e volu zione di un A.U.C.» di LAPA FAMB

17 -13 Omaggio al a Signora CLEMENTI Quando gli squilli [inali del silenzio spt'/iga na le ultime uoci della notte. tutto tace. Una c'lppa di l~ioillbo ric opr e la caser ma, si sent e solo il fruscio del uento che passando tra le foglie degli alberi scambia con loro qualche pal'ala. E' questa l' ora in cui Pallieuo di g uardia ha la sensazione di sen tire "lei", la Ca serma, par/are. Si lamenta, naturalmente, perché parla di noi, degli AUe del 39 ch e già son o sergenti, d e.?;!i A ue del 40'"' che lo saranno a gionzi. dei IIlW,)i del 4 l" ch e si preparan o {Id esserlo fra ~ mesi o meno: (d o S01/0»ecchia, dice) anche se tante ';) 0111.' rinnovata e continuamente tenuta linda; m i chiamano Cl ementina Cheric, cerc ano tutti di rendermi sempre più bella e più acco gliente, scherzosamente mi soprannominano "Hotel" e fann o di tutto per render-mi tale, ma è questo che mi dispiace. N on sono un hotel, non ho i suoi conjorts, i su oi austeri salotti, la sua pom posa sala da pranzo. Sono una semplice, cecchia Caser m a e voglio essere sempre tale.. poiché ho quel ell e un hotel non ha: un cuore, una 'Vitalità. un'energia, che im mancabilmente si rinnova ogni qual/l'o mesi. SOI/O la casa di tanti giovani baldi e gen erosi AUC. "U~ ardeant ardee": è il mio mott o, e. permettetem i di dirlo, un m otto ch e è tutto un />/0. grtljiijìl{ln. Si lamenta la»ecchia cara Signora Cleinentina. Ed ha ragione. Quello ch e più le fa dispiacere è sen tir lam en tare i suoi abitantii quali contano i giorni. le ore che li separano dalla!,arten za. Perché, si domanda, forse li tratto male? Forse S0110 talmente brutta e vecchia, forse non riesc o a farli stare a loro agio! lo sono una povera uecchia Caserma. Ho la mia au stera dignità) sono addetta all'istruzione di futuri ufficiali ai quali, fors e perché sono tenera di cuore, inimancabilmensc mi affeziono. Perché debbo essere ripagata in questo modo? Non chiedo che di essere ricordata; solo questo. il ucnto [rusciando ascolta e porta via que st c pai'ole. Le porta lontano. dove ci sono tanti ex -alliczi della Scuola di A scoli e qualcuno di essi.. m entre veglia il sonno dei com pagni, ripensa a lei e da lontano le manda un saluto c zm graz1e. Ma lei. la v ecchia Cas erma n on lo sente, o m eglio fa finta, lei continua a brontolare proprio perché si sen te 'vecchia e cuole [-'affetto dei suoi allievi i quali, da bravi figli, pur dicendo ch e 1101/- vedono l'ora di andarsene, sanno che in fondo penseranno sempre a lei e la ricorderanno non come l'hotel Clementi, m a come la loro Clementine Cherie.

18 }4- Personaggi principali : Sir Marius Mc. Quagliary.. Comandante del Protettorato Col. Saint Monk. Comandante del l " Dipartimento Aucmen Col. Dawy Crocett. Comandante del H ' Dipartimento Aucmen Cap. Angel G. Ery. aiutante di Saint Monk Ernestina von Zaccar. segretaria di Saint Monk Don Pascal Sastrhj Vitb. Marajìa del I" reparto Klaus von Somaskj. emissario del Il' Dipartimento Guardie, Aucmen, armigeri, investigatori, lancieri, boys. Luogo dell'azione: un protettorato della misteriosa India Marcbigiana. Data: ai giorni nostri. ERNESTINE, LA VEZZOSA Era l'ora del giorno che il Colonnello Saint Monk preferiva. Sul Protettorato di Clementphur scendevano le prime ombre della sera. Saint Monk sedeva comodamente sulla sua poltrona di vimini; davanti a lui il fido aiutante Angel G. Ery sorbiva una bibita alzando di tanto in tanto la testa dai suoi rapportini quotìdìanì. La silbuette di Ernestine von Zaccar, la vezzosa segretaria tedesca, apportava un piacevole tocco di femminilità che Saint Monk, da buon gallese, non mancava di sottolineare con qualche pacca: un vezzo che, ahimé, gli era rimasto dalla sua campagna di Francia. Si attendeva la visita del marajìa Don Pascal Sastrhj Vith che quella sera avrebbe fornito, dal primo Dipartimento la guardia al Protettorato. Saint Monk fidava nell'operato di Pascalin - come scberzosamente era solito chiamarlo nei momenti tranquilli - perché il giovane marajìa aveva formato la sua tempra militare nella rigida Accademia di Moden Town (of London) e, in quella delicata circostanza, il valore e il coraggio suo e dei suoi uomini erano di sìcura garanzia. Quale pericolo nascondevano le nubi che si addensavano minacciose sul St. Marc's Collen turbando l'alacre e tranquilla armonia di Clementphur? Saint Monk sapeva perfettamente quanto fosse difficoltoso far pervenire al comandante supremo del protettorato, Sir Marius Mc Quagliary, il microfilm con la documentazione delle audacie dei suoi uomini senza che ne venisse in possesso il suo rivale Dawy Crocett, che comandava il secondo Dipartimento. Non che tra i due gentìluornìnì corressero aperte ostilità, ché anzi al campo di polo o ad un tavolo di bridge più volte li si vedeva insieme combattere cordialmente. Ma c'era tra loro quel gentiemen agreement che proprio in quei giorni si era acuito per la eco dei successi e delle audacie ottenuti dai gloriosi Aucmen del 40". Era Il momento dello show-down, Per garantirsi da sorprese Saint Monk aveva nascosto il microfilm nel tacco di una scarpa affidandola al suo corpo di guardia dislocalo da Pascal Shastri Vitb: anche stavolta Dawy Crocett sarebbe stato battuto! INCONTRO NELLA NOTTE Le due suonavano a tutti gli orologi. La seconda muta era appena smontata. Nei muti viali di Clementphur due ombre furtive si aggiravano nella notte. Ernestine, la vezzosa, si avviava al suo segreto rendez-vous, Dal corpo di guardia, camminando radente ai muri, un'ombra avanzava guardinga. Klaus von Somaskj, agente dello spio-

19 XL - 15 naggio al servizio di Dawy Crocett, destramente infiltratosi tra gli uomini della guardia, raggiunse la fanciulla dietro un cespuglio. La vergine e l'uomo si strinsero in un caldo abbraccio, ma da quel bacio von Somaskj si ritrasse punto dalla leggera peluria che graziosamente ombrettava le labbra sensuali della wichinga. Mezz'ora più tardi, soddisfatto nei sensi, von Somaskj sapeva cosa e dove cercare al corpo di guardia. A CARTE SCOPERTE Il primo sole del Sto Martin's day non trovò la Clementphur nella solita pace. Il Colonnello Saint Monk si aggirava in pantofole per i corridoi del corpo di guardia. «Fuori la guardìa!», gridava il capoposto. «Fuori la scarpa!», faceva eco il Colonnello. La battaglia ormai infuriava. Tutta Clementphur era sconvolta. Quali drammi interiori travagliavano l'animo dei nostri personaggi'? Saint Monk: squassato dal timore che il mìcrof'ìlm sia ormai perduto. E perduta sia anche la scarpa. Angel G. Ery : il fido aiutante si tramuta in detective. Nessun uomo a Clementphur doro mira sonni tranquilli. A tutti verranno prese le impronte pedìtalì. Il giovane rnarajià Don Pascal Shastri Vith, in preda al più nero sconforto nel vedere troncate le sue aspirazioni di carriera, minaccia il suicidio. I suoi vecchi compagni d'armi Marcus Montgomery, del secondo reparto Aucmen e Lucius Al Capone (il solito oriundo) del terzo reparto, gli sono vicini, lo confortano, lo fanno desistere. Gli uomini di guardia: passano da un interrogatorio all'altro ma le loro bocche non si aprono, tant'è fitto il mistero del quale sono stati vittime. Von Sornaskj : una serie di indizi rintracciati nella spazzatura lo perdono. Per lui si aprono le tetre porte della sala di rigore. Ernestina von Zaccar: attenderà fiduciosa il suo uomo al quale ha immolato la purezza e la peluria. Dawy Crocett: a rapporto da Sir Marius Mc Quagliary mostra il microfilm sperando nel suo intimo che quelle imprese sembrino fatte dai suoi uomini-nebbia. A questo punto la giustizia trionfa. LA PROVA DEL NOVE Contrita e pudebonda Ernestina, la vezzosa, svela la sua colpa a Saint Monk e lo ìnforma che in una tetr-i e buia aula di visione notturna Sir Marius e Dawy Crocett stanno osservando il microfilm. In pantofole, tremebondo nel volto, come un falco piomba Saint illonk. Sir Marius lo accoglie con un sorriso di soddisfazione nonostante l'abbigliamento : le prodezze degli Aucmen del 40' sono inconfondìbìtì e Sir Marius non ha avuto dubbi di sorta. Dawy Crocett dovrà cercare - ahilui invano -, di farle bissare alle sue nebbìosìssìme reclute. La pace è tornata a Clementphur. D'steso sulla sua poltrona di vimini, nell'ora che preferisce, Saint Monk centellina la bibita col fido aiutante Angel G. Ery, La silhuette di Ernestina von Zaccar, la vezzo sa segretaria tedesca, scivola tra le poltrone apportando un tocco di fernmìnilìtà che Saint Monk - da buon <;allese._ 0 non manca di sottolineare con qualche pacca: un vezzo che, ahimé, gli è rimasto dalla sua campagna di Francia.

20 16 - EEII14l'. le Ile)I re 'CllI(J re PRIMA COMPAGNIA: Flores, Malvestiti l\lazza, Federico, Bresadòla, Consolini, De Nardo, FaI zone, Verdelli - Supervisore il capo compagnia Italiano, «untore» tecnico l\lazzanti. SECONDA COMPAGNIA: Virgadaula, Parente, Pepi, De Ftgueroa, lemmolo, Postorino, Mondino, Stoppa, lovane - Supervisore Peterlin, «untore» Di Tommaso. TERZA COMPAGNIA: Palrniero, Pipino, Basile, Di Ruggiero, Sergio, Zoppelleto. Petrucci, Gadaleta, Rienzi - Supervisore Tamberi, «untore» Morara..

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