ENTI LIRICI applicabilità della disciplina comune relativa alla conversione dei

Transcript

1 ENTI LIRICI applicabilità della disciplina comune relativa alla conversione dei contratti a termine. a cura di Danilo Sipala [ ]Non pare inoltre potersi riconoscere alcuna efficacia retroattiva all art. 3, co. 6, del DL 64/2010 ove stabilisce che non si applicano, in ogni caso, alle fondazioni lirico-sinfoniche le disposizioni dell articolo 1, commi 1 e 2, del decreto legislativo 6 settembre 2001, m Neppure appare assumere valenza ostativa al riconoscimento di un rapporto lavorativo a tempo indeterminato in caso di violazione del disposto dell art. 1 d.lgs. 368/01 ove dispone che alle fondazioni lirico-sinfoniche, fin dalla loro trasformazione in soggetti di diritto privato, continua ad applicarsi l articolo 3, quarto e quinto comma, della legge 22 luglio 1977 n. 426, e successive modificazioni, anche con riferimento ai rapporti di lavoro instaurati dopo la loro trasformazione in soggetti di diritto privato e al periodo anteriore alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 6 settembre 2001 n L art. 3, co. 4 e 5 L n. 426, stabilisce che sono, altresì, vietati i rinnovi dei rapporti di lavoro che, in base a disposizioni legislative o contrattuali, comporterebbero la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Le assunzioni attuate in violazione del divieto di cui al precedente comma sono nulle di diritto, ferma la responsabilità personale di chi le ha disposte. La norma appare evidentemente diretta ad impedire la conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato solo in presenza di violazione delle disposizioni concernenti i rinnovi. Neppure può riconoscersi natura interpretativa al D.L. 64/

2 La stessa necessità di intervenire sulla normativa in esame è il segno evidente dell impossibilità di escludere in via interpretativa l applicazione dell art. 1 l. 368/2001 alle fondazioni di diritto privato di cui al d.lgs. 367/1996. Trib. Milano Sez. Lavoro, sent. n. 564 del , G.U. dott. TARANTOLA Il Tribunale di Milano, con la sentenza di cui in epigrafe, ha dichiarato la nullità di un termine apposto ad un contratto di lavoro subordinato (poi reiterato nel tempo), convertendo detto rapporto di lavoro in uno a tempo indeterminato e condannando la Fondazione resistente al pagamento dell indennità risarcitoria prevista dall art. 32, comma 5, della legge n. 183/2010. Il quesito oggetto del giudizio si presentava nei seguenti termini: è possibile applicare la normativa sui contratti a termine, di cui al d. lgs. 368/2001, alle fondazioni liricosinfoniche e di produzione musicale? Il richiamato decreto legislativo n. 368 del 2011, come è noto, all art. 1, stabilisce che E consentita l apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo, sostitutivo. L apposizione del termine è priva di effetto se non risulta, direttamente o indirettamente, da atto scritto nel quale sono specificate le ragioni di cui al comma 1. L orientamento dominante, per parecchio tempo, con riferimento alle fondazioni di cui sopra, ha ritenuto non applicabile il decreto n. 368/2001, stante l indicata previsione della legge n. 426/1977 che, nei termini esposti, riteneva che le fondazioni godessero di 2

3 un particolare status tale per cui non fosse possibile applicare le norme sui contratti a termine e sulla conversione sanzionatoria degli stessi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Ciò in ragione della asserita specificità del settore lirico - sinfonico, il quale, si diceva, si sarebbe prestato maggiormente ad esigenze di natura stagionale (si pensi a determinati cicli di spettacoli lirici o balletti) tali da giustificare la stipulazione di contratti a termine non convertibili (pur se non rispondenti ai requisiti del decreto 368). Da qualche tempo, tuttavia, nella giurisprudenza (e nell orientamento interpretativo generale) si sta facendo strada una (corretta) opinione contraria, in ragione della quale il settore musicale e delle fondazioni lirico-sinfoniche non rappresenterebbe un eccezione al divieto di abuso dei contratti a termine, come disciplinato dal decreto n. 368/2001. E a ciò non osterebbe il cd decreto Bondi (d.l. n. 64/2010), laddove prevedrebbe espressamente l esenzione delle fondazioni lirico-sinfoniche dalla disciplina comune relativa al rinnovo dei contratti a termine. L aspetto più rilevante della sentenza in epigrafe, che aderisce al nuovo orientamento testé citato, è da rinvenire, pertanto, nella mancata applicazione dell art. 3 della l. n. 426/1977, nonostante il richiamo disposto dall art. 1 d.lgs. 368/2001. L articolo 3 della richiamata legge 426 (rubricata come Provvedimenti straordinari a sostegno delle attività musicali ) stabilisce il divieto di rinnovi dei rapporti di lavoro che comporterebbero la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Ma, motivando correttamente, la sentenza citata individua come tale norma sia diretta semplicemente ad evitare tale conversione in presenza di violazione delle disposizioni concernenti i rinnovi, non rilevando quindi la causale del contratto stesso. 3

4 Nel caso in oggetto, peraltro, alcuni dei contratti venivano infatti sottoscritti sotto la vigenza d.l. n. 64/2010. L art. 3, comma 6, del decreto prevede l inapplicabilità alle fondazioni lirico-sinfoniche dell articolo 1 d.lgs. 368/2001 (il quale, come noto, dispone che, normalmente, il contratto di lavoro subordinato viene stipulato a tempo indeterminato). Tale principio, ancor prima della sua introduzione normativa (ad opera della L. n. 242/2007) era già riconosciuto dalla giurisprudenza. Il Tribunale di Milano, nel pronunciarsi, ha valutato l inesistenza di temporanee ragioni di carattere tecnicoorganizzativo, disponendo pertanto la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, non ostando a ciò la previsione della legge n. 100/2010 (con la quale è stata decretata la conversione del decreto legge n. 64/2010) che avrebbe sancito la reviviscenza dell art. 3, co. 4-5, della legge 426/1977. Tali disposizioni, come detto, sarebbero state applicabili solo in caso di vizio incidente sul rinnovo del contratto. Ne deriva che nemmeno con il decreto legge n. 64/2010 (e la relativa legge di conversione n. 100/2010) si è istituita una sorta di zona franca ove il datore di lavoro possa assumere indiscriminatamente con contratti a tempo determinato senza alcuna causale e senza subire la sanzione della conversione del contratto. Inoltre, come correttamente affermato dal Tribunale meneghino, nulla porta ad ammettere l applicabilità retroattiva dell art. 3, co. 6, d.l. n. 64/2010 (cfr. in senso conforme Trib. Milano Sez. lavoro, 22/12/2010 in Lavoro nella Giur., 2011, 7, 698). Alla stregua di quanto detto, è pertanto da escludersi la retroattività della disposizione di cui all art. 3, co. 6, d.l. n. 64/2010, nella parte in cui esclude l applicabilità dell art. 1, d. lgs. 368/2001 alle fondazioni lirico-sinfoniche. Conseguentemente, il Tribunale ha doverosamente dichiarato la conversione del rapporto a termine in contratto a tempo indeterminato. Infatti, per l apposizione di un termine al contratto di lavoro si rende necessario un onere di specificazione delle 4

5 ragioni giustificatrici "di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo" del termine finale, che debbono essere sufficientemente particolareggiate così da rendere possibile la conoscenza della loro effettiva portata e il relativo controllo di effettività, dovendosi ritenere tale scelta in linea con la direttiva comunitaria 1999/70/CE e dell'accordo quadro in essa trasfuso, come interpretata dalla Corte di Giustizia (sentenza del 23 aprile 2009, in causa C-378/07 ed altre; sentenza del 22 novembre 2005, in causa C-144/04), la cui disciplina non è limitata al solo fenomeno della reiterazione dei contratti a termine (ossia ai lavoratori con contratti di lavoro a tempo determinato successivi) ma si estende a tutti i lavoratori subordinati con rapporto a termine indipendentemente dal numero di contratti stipulati dagli stessi [Cass. civ. Sez. lavoro, 27/01/2011 n. 1931, in CED CASSAZIONE 2011]. E tali ragioni giustificatrici devono risultare dal contratto di lavoro, non essendo possibile un integrazione successiva in sede di giudizio. In definitiva, la sentenza del Tribunale di Milano in epigrafe ha correttamente statuito, fornendo un interpretazione adeguata della normativa vigente, nel solco di quanto già stabilito dalle precedenti pronunce giurisprudenziali, ed alla stregua dell intento perseguito dal legislatore con la normativa di cui al d.lgs. 368/2001, con precipuo riferimento all art. 1, nel rispetto di un interpretazione costituzionalmente orientata. 5