Il Lazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna a cura di Luciana Drago Troccoli

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1 Il Lazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna a cura di Luciana Drago Troccoli estratto Edizioni Quasar

2 ISBN Roma 2009, Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. via Ajaccio 41-43, Roma tel , fax

3 Daniele Federico Maras Caratteri dell epigrafia latina arcaica del Lazio meridionale La documentazione epigrafica del Lazio meridionale al di fuori di Roma precedente la fine del V sec. a.c. è piuttosto ridotta e si può affermare che, salvo un paio di eccezioni, comprende esclusivamente iscrizioni in grafia latina, anche quando si tratta di documenti di lingue diverse dal latino, come l ernico o l aurunco. Il materiale a tutt oggi edito compone un breve corpus epigrafico, che in appendice si riassume per comodità in ordine cronologico: le eccezioni al modello alfabetico latino sono costituite dall accettina di Satricum (D.1), unico documento della scrittura nazionale volsca derivante da modelli paleo-umbri, e da un iscrizione pre-sannitica forse proveniente da Cassino (C.2), che evidentemente si rifà alla scrittura etrusca della Campania settentrionale. In un recente lavoro chi scrive ha avuto modo di confrontare l intero materiale epigrafico a disposizione per il latino in epoca arcaica, analizzando la distribuzione cronologica e geografica dei segni e delle varianti utilizzati nelle diverse iscrizioni, in modo da ricostruire un evoluzione interna al modello alfabetico tra VII e V sec. a.c., che di volta in volta presenta caratteri influenzati dalla scrittura etrusca, da quelle in uso nell Italia centro-orientale e infine da quella greca. Varianti grafiche in uso nella scrittura latina nel corso del VI sec. a.c. (modello alfabetico teorico latino arcaico) (varianti grafiche attestate solo a Roma) (varianti grafiche attestate solo al di fuori di Roma) trascrizione A B C D E F/V H I K L M N O P Q R S T U X valore fonetico a b k/g d e f/ụ h i k l m n o p q r s t u ks Sul modello alfabetico etrusco originario si innestano tra la fine del VII e l inizio del VI secolo elementi grafici in uso a Caere e soprattutto a Veio, tra i quali l uso del digamma per la semivocale /ụ/, l adozione del segno a croce in funzione di sibilante (sia pure composita: /ks/), la forma di alcune lettere come S a quattro tratti e P ad occhiello 1. Per quanto riguarda il primo degli elementi qui elencati, è senz altro significativo che l unica attestazione a Roma del digamma in epoca arcaica, quella del vaso di Duenos, sia già in funzione di F, nonostante l antichità del documento; 1 Cfr. Attenni, Maras 2004, pp

4 432 D.F. Maras il dato concorda con l uso contemporaneo della U in funzione ambivalente 2 come vocale e semivocale esclusivo a Roma tra VI e V secolo 3 e diffuso ampiamente nel resto del Lazio 4. Il dato sembra quindi evidenziare la tendenza della scrittura di Roma ad assumere caratteristiche proprie, selezionando più strettamente quali segni utilizzare e quali valori attribuire loro 5 ; è probabile che anche altri centri dotati di autonomia e vivacità culturale 6 abbiano effettuato proprie scelte indipendenti e caratterizzanti dal punto di vista pratico, ma la documentazione a disposizione, di gran lunga più ampia a Roma che nel resto del Lazio, non consente di riconoscere distinzioni, soprattutto per l epoca più antica 7. L ipotesi di lavoro merita però di essere vagliata in considerazione degli ulteriori sviluppi dell epigrafia arcaica del Lazio meridionale e tenendo d occhio la situazione a un tempo privilegiata e differente di Roma. In merito alla funzione del digamma, al di fuori di Roma il valore di /f/ è confermato nella seconda metà del VI sec. a.c. dalla base di Tivoli (A.9: fileod) e nella prima metà del V dall ara di Corcolle (A.17: fra[---]), mentre la scelta tradizionale del valore semivocalico si ha in un graffito dall Acqua Acetosa Laurentina della seconda metà del VI secolo (A.10: karkavaios) e nell iscrizione della foce del Garigliano di fine VI-inizio V secolo (A.14: trivoial) 8. Per converso il digramma HV è documentato nella scrittura ernica dall iscrizione di Anagni (B.2: hvidas) 9 e forse in area aurunca dalla prima epigrafe della coppa del Garigliano (C.1: ahuidies) 10. L oscillazione in atto per tutto il VI secolo dimostra che la completa diffusione del sistema scrittorio con F = /f/ nelle scritture del Lazio è un fatto compiuto al più presto a partire dal V secolo, lasciando aperta la possibilità di attardamenti in zone più conservatrici. Passando agli aspetti grafici della scrittura latina, nel corso del VI sec. a.c. quattro diverse attestazioni dimostrano come siano state recepite alcune tendenze grafiche delle scritture italiche centro-orientali, facenti capo ad un modello paleo-umbro/sabino e rappresentate nel Lazio dall iscrizione dell accettina di Satricum (D.1). L aspetto più vistoso di tali tendenze è la caratteristica di capovolgere alcune lettere, con particolare riguardo a quelle dotate di un apice in alto (L, M, N, U) 11. Il fenomeno è noto nel caso della base di Tivoli (A.9), dove si accompagna alla peculiare forma di O ridotta a un punto di evidente matrice paleo-umbra, ma anche nel vasetto di Ardea (A.11), nei due testi della coppa del Garigliano (A.14 e C.1) e nell alfabetario di Lanuvio (A.13), cui si aggiunge l iscrizione ernica di Anagni (B.2), che utilizza il medesimo modello alfabetico 12. L unica attestazione finora nota che scenda nella prima metà del V secolo è quella dell ara di Corcolle (A.17), le cui difficoltà oggettive di lettura non sembrano consentire certezze. Anche in questo caso è senz altro significativa l assenza di esempi romani di simili influenze italiche orientali, soprattutto in considerazione delle occorrenze sull altra sponda del Tevere in ambito epigrafico etrusco 13. Viceversa, la cronologia e la distribuzione delle attestazioni nel Lazio meridionale (Tivoli e Ardea alla seconda metà del VI secolo; Lanuvio-Anagni e il Garigliano a cavallo tra VI e V secolo) può assumere un valore indicativo in considerazione della presenza volsca nella regione, che ha condotto con sé caratteri culturali provenienti dall area umbro-sabina della media valle del Tevere Attenni, Maras 2004., p. 76, nota Cfr. Maras 2009, nn. 21 (uis), 24 (ọuouios), 26 ([---] ua[---]), 34 ([---]uar[---]), 47 ([---] uep[---]) e 43 (si ua[---]), le prime cinque corrispondenti rispettivamente a Colonna 1980a, nn. 10, 13, 14, 4 e 3. 4 Si veda il caso di un frustulo da Satricum (A.3: [---]adeua[---]), già nella prima metà del VII sec. a.c., ma anche le olle di Osteria dell Osa (A.4: saluetod) e di Cerveteri (A.5: uendias), nonché il vasetto di Ardea (A.11: kauiaios) e il Lapis Satricanus (A.15: ualesiosio). 5 La ricostruzione qui proposta segue il modello dell ipotesi (cro no)logica n. 1 di Prosdocimi 1979b, p In realtà, fino a prova contraria non è detto che a Roma sia mai stato utilizzato il digamma semplice in funzione di /ụ/ ovvero il digramma vh in funzione di /f/; ma non si può dubitare che nel sistema scrittorio etrusco meridionale da cui deriva quello latino alto-arcaico sussistesse una tale assegnazione di valori fonetici ai segni grafici. 6 Ad esempio Praeneste, i cui rapporti con Caere sono strettissimi fin dall età orientalizzante, ma la cui documentazione epigrafica arcaica si limita alla fibula prenestina e al graffito vetusia (A.1-2). 7 Cfr. già Cristofani 1982, p. 32; Cristofani 1993, p. 26 sgg.; Cristofani 1996, p Nonostante la lettura alternativa trifosad (proposta da De Simone 1996, p , e da Vine 1998, p. 261, e ora ribadita in De Simone 2006), smentita dall autopsia per quanto riguarda la supposta S e la D finale; cfr. Mancini 2003, pp , e Maras 2005, p. 38, nota 18. Per un diverso inquadramento ed interpretazione di tale iscrizione, vedi Morandi 2009b e il contributo di A. Morandi in questo volume. 9 Cfr. Colonna 1997, pp Cfr. Maras 2005, pp (con bibliografia). 11 Il capovolgimento è cosa diversa dall uso di lettere retrograde, al quale più propriamente appartiene la N, che connota già l antichissima iscrizione di Osteria dell Osa, secondo la suggestiva lettura proposta da G. Colonna (vedi nota 40). 12 Cfr. Attenni, Maras 2004, p. 75 sgg. 13 Vedi alcuni esempi in Attenni, Maras 2004, p. 72, nota L assenza di lettere capovolte nelle iscrizioni satricane arcaiche è facilmente spiegabile in due casi con la cronologia alta (A.3 e A.7, rispettivamente della prima metà del VII e del secondo quarto del VI sec. a.c.), nel terzo caso con l ufficialità di un epigrafe lapidaria (A.15, il Lapis Satricanus).

5 Caratteri dell epigrafia latina arcaica del Lazio meridionale 433 L influenza della scrittura greca su quella latina è per molti versi meno evidente, ma più significativa e duratura, dal momento che ha comportato l adozione del ductus destrorso in voluta contrapposizione con la scelta contraria della scrittura etrusca 15. La sporadica apparizione di iscrizioni retrograde dura a Roma come nel Lazio fino a tutto il VI secolo, ma non sembra indicare una vera e propria resistenza in chiave conservatrice; è semmai significativo che nelle epigrafi su instrumentum si osservi fin dall inizio una certa indifferenza alla direzione della scrittura. Un altro prestito greco di una certa importanza è quello della M a quattro tratti, che decreta il definitivo abbandono del modello alfabetico etrusco, con la conseguente libertà di usare la forma del tsade prima come variante e poi per sostituire il my a cinque tratti 16. Il nuovo segno viene rapidamente accolto in tutta la regione e subisce il fenomeno del capovolgimento a Lanuvio e nell ernica Anagni, similmente a quanto si osservava nelle arcaiche iscrizioni paleo-sabelliche 17 e già nel VII secolo nell iscrizione capenate del Ferrone della Tolfa, dove però il segno è ruotato di soli Alla fine del VI secolo è verosimilmente da attribuire a Roma l adozione della R con accenno della seconda gamba, proveniente da un modello greco coloniale mediato da Cuma 19, che prelude all evoluzione nella R a doppio codolo compiuta al più tardi al principio del IV sec. a.c. 20. Le più antiche attestazioni del tipo vengono infatti dalla città e si datano alla fine del VI sec. a.c. 21, ma restano in concorrenza con il normale tipo ad occhiello chiuso fino alla prima metà del V secolo (A.13, A.14, A.15, A ) e occorre aspettare la fine del secolo se non l inizio del successivo per averne un esempio dal Lazio meridionale (A.18, dai dintorni di Signia). Il motivo contingente dell innovazione era la necessità di distinguere la forma della R, fino ad allora ad occhiello chiuso, da quella della P ad occhiello aperto, che nella seconda metà del VI secolo aveva perso la sua forma angolosa arcaica 23 per assumerne una arrotondata. Nella più antica attestazione, nella base di Tivoli, si è ovviato alla difficoltà eliminando il codolo della P 24 ; le altre tre occorrenze extra-urbane fino allo scorcio del secolo hanno l occhiello ancora relativamente aperto 25 ; l unico caso arcaico di P a occhiello dall area urbana la nuova iscrizione dall area dell Equus Domitiani 26 databile tra la fine del VI e l inizio del V sec. a.c. convive con il nuovo tipo di R. Al medesimo scopo di distinzione grafica tra i due segni si presta un altra innovazione della scrittura di Roma, destinata ad un effimero successo locale: infatti, a parte l unico caso di P a occhiello cui si è accennato, le iscrizioni romane tra la seconda metà del VI e tutto il V sec. a.c. conoscono unicamente le varianti della P ad uncino curvo 27 o rettilineo 28. Più che ad una scelta grafica etruschizzante 29, si può pensare in questo caso ad un recupero di una variante (semi)abbandonata 30 per meglio differenziare la lettera dalla R a occhiello chiuso, obbedendo ad un esigenza che viene meno una volta introdotta la R a doppio codolo, non prima della fine del V secolo. Un ulteriore novità grafica della scrittura di Roma, destinata però ad una fortuna assai maggiore nella scrittura di IV e III sec. a.c., è la A a bandiera, con la traversa disarticolata in basso che in un primo tempo assume un andamento discendente, coerentemente con la maggior parte delle varianti alto-arcaiche 31, per poi attestarsi sul tipo ascendente diffuso anche in epoca recente Cfr. Colonna 1980a, p La prima attestazione accertata è quella di un graffito frammentario dal Palatino, datato al terzo quarto del VI sec. a.c. (Maras 2009, n. 29; cfr. P. Brocato, in REI LX, 1994, p. 301 sgg.); il segno è forse ravvisabile anche nella base di Tivoli, come variante del my a cinque tratti retrogrado in due casi su tre (fig. 1). 17 Per esempio nel cippo di Cures, su cui cfr. Marinetti 1999, pp , RI L osservazione permette di riconoscere in via ipotetica che nella trasmissione della M a quattro tratti potrebbero non essere estranei i caratteri italici orientali notati nell epigrafia latina arcaica, o che perlomeno l influenza italica abbia potuto facilitare l accoglimento della riforma ellenizzante. 19 Cfr. l iscrizione greca della tomba 32 di Nocera, di metà VI sec. a.c. (G. Colonna, in REI XLII, 1974, p. 379 sgg.), e le due provenienti da una tomba infantile di Massa Lubrense, della fine del secolo (Zancani Montuoro 1983, pp ). Da ultimi sulle tre iscrizioni, cfr. D Agostino, Cerchiai 2004, pp Se non alla fine del secolo precedente, secondo la cronologia alta di alcuni specchi prenestini proposta da Pfister-Roesgen 1975, pp , , tav. 64 sgg.; vedi però contra Emmanuel-Rebuffat 1997, p. 36, n. 7, p. 39, n Maras 2009, nn. 31 (= Fortini 2005) e 37 (= Colonna 1980a, n. 11). 22 Cui si aggiungono a Roma i due frustuli in Maras 2009, nn. 34 (= Colonna 1980a, n. 4) e 36 (= Pensabene et alii 2000, p. 226 sg., n. 132), databili alla fine del VI sec. a.c. 23 Attestata ancora nel dolio di Satricum (A.7) del secondo quarto del VI sec. a.c. 24 L apografo a fig. 1, derivante da un esame autoptico da parte di chi scrive, evidenzia come la superficie della base tufacea sia costellata di imperfezioni e fori, spesso di forma circolare, che ostacolano il riconoscimento dei segni e del loro tracciato; nella fattispecie un forellino circolare sembra chiudere l occhiello della P conferendole una forma pressoché circolare: se lo si espunge si ottiene una forma ad occhiello aperto priva del codolo. 25 Si tratta della dedica di Lavinium (A.12), dell alfabetario di Lanuvio (A.13) e del Lapis Satricanus (A.15). 26 Maras 2009, n. 31 (= Fortini 2005). 27 Maras 2009, nn. 41 (= Pensabene et alii 2000, p. 226, n. 131) e 47, 52, 53 (= rispettivamente Colonna 1980a, nn. 3, 24 a-b). 28 Maras 2009, nn. 44, 50 (= Colonna 1980a, nn. 30, 17 b). 29 Cfr. Colonna 1980a, p Ma utilizzata al principio del VI sec. a.c. nella grafia ufficiale del cippo del Foro (Maras 2009, n. 9). 31 Maras 2009, nn. 8 (= G. Colonna, in REI LXI, 1995, p. 347 sgg.) e 28 (= Pensabene et alii 2000, p. 213, n. 91). 32 Maras 2009, nn. 51 a, 52, 56, 58 (= rispettivamente Colonna 1980a, nn. 37, 24 e 17 a, f), (= Pensabene et alii 2000, p. 217, n. 103, e p. 220, n. 114).

6 434 D.F. Maras La diffusione del segno all esterno di Roma risale al più presto alla fine del V secolo, assieme a quella della R con accenno della seconda gamba, come documenta il graffito dell ager Signinus, vero esempio di epigrafia romana nel Lazio meridionale a dimostrazione del prestigio ormai acquisito del modello grafico urbano, destinato a diffondersi universalmente nella scrittura latina. Da un argumentum e silentio si può forse ricavare un ultima innovazione della scrittura di Roma, che ha avuto un seguito solo parziale nell epigrafia recenziore: dall analisi delle occorrenze delle velari salta agli occhi l assenza di attestazioni del K a Roma dopo quelle assai antiche del vaso di Duenos e del cippo del Foro, che almeno in parte obbediscono ancora alla norma etrusco-meridionale delle velari 33 salvo l uso del gamma anche in funzione di velare sonora. A tale osservazione, che prelude all abbandono quasi totale della lettera nella scrittura latina recente, si aggiunge l assenza di occorrenze di Q, anche nei pochi casi in cui lo si sarebbe atteso, come di fronte a U (e a O) 34. Si direbbe che la Roma della seconda metà del VI secolo abbia seguito l esempio dei centri dell Etruria meridionale, selezionando il solo gamma per la notazione della velare sorda; la documentazione a disposizione è troppo ridotta per poter confermare tale ipotesi, ma una tendenza a modificare o semplificare il complesso sistema arcaico delle velari sembra sottesa anche alle attestazioni del Lazio meridionale. La corretta applicazione della norma ortografica etrusca arcaica si ha solo nell iscrizione di Ardea (A.11) e in uno dei graffiti dell Acqua Acetosa Laurentina (A.10), ma in entrambi i casi non è dato sapere se fosse in uso anche la C e in che funzione 35. Una prima deviazione si riscontra già nella base di Tivoli (A.9) della seconda metà del VI secolo, con la voce onomastica sqetios, che è stata efficacemente confrontata con la coeva attestazione etrusca di Roma di silqetenas nella tessera hospitalis di Sant Omobono 36, dimostrando come la variazione sia inquadrabile ancora nel modello etrusco. Uso esclusivo della C per la velare sorda (ed evidentemente anche per quella sonora) si ha nell iscrizione del dolio di Satricum (A.7), che anche per l aspetto grafico concorda pienamente con gli usi epigrafici di Roma 37. Una vera anticipazione dell uso recente è documentata invece dalla dedica di Lavinium, in cui la C vale come velare sorda di fronte ad A, mentre l uso di Q è limitato alla sola posizione di fronte a U, tanto da forzare l aggiunta di una /u/ non etimologica nella sequenza finale di podlouquei (dativo < Πολυδεύκης, etrusco pultuce) 38. Infine, un uso esclusivo di K è documentato invece nel lungo testo dalla foce del Garigliano (A.14), dove la lettera compare tanto di fronte ad O (kom) quanto di fronte a I (sokiois), dimostrando una tendenza di semplificazione opposta a quella romana ed etrusca e accostabile semmai al modello greco 39. A conclusione di questa breve disamina, si può affermare che alcune grandi linee della diffusione della scrittura nel Lazio arcaico si sono andate tracciando, anche se ancora molto resta da chiarire in attesa che nuove scoperte forniscano materiale adeguato. Di scritture latine tra loro relativamente indipendenti, pur nella sostanziale uniformità del modello alfabetico e del sistema scrittorio, si può parlare ancora per tutto il VI sec. a.c.; non si osservano ambienti particolarmente conservatori di fronte alle innovazioni, ma le caratteristiche della scrittura variano in quasi ogni sito. Le principali novità grafiche e scrittorie o meglio quelle che avranno un maggiore seguito si riscontrano nel corso del tempo a Roma; il prestigio del modello romano, alle cui spalle stanno la tradizione scrittoria etrusca meridionale e la lezione greca coloniale, resta forte anche quando le esigenze della lingua richiederebbero un modello più coerente: è il caso ad esempio del sistema delle velari, che mantiene l ambiguità di C in funzione di /k/ e /g/, anche quando esisteva una tradizione alternativa che destinava il solo K alla velare sorda. Per finire, se l influenza della scrittura greca e di quella etrusca fa presa prima e più saldamente a Roma che altrove, al contrario le tendenze grafiche di matrice italica orientale restano confinate ai centri del Lazio meridionale e sono destinate ad una breve durata, non oltrepassando a quanto pare la metà del V sec. a.c. 33 Cfr. Prosdocimi 1979a, pp , e Poccetti, Lazzarini 2001, p Maras 2009, nn (= Colonna 1980a, n. 24 a-b: pacua), cui si aggiunge la n. 22 (= Pensabene et alii 2000, p. 198, n. 1: eco), che però potrebbe dipendere dall uso in funzione di /g/, come in A.8 da Ficana (eco). 35 Conforme alla norma è anche l uso del K per l unica velare dell iscrizione di Anagni (B.2: kait[---]); ma in effetti il segno potrebbe anche essere l unico utilizzato nella scrittura ernica (cfr. il frustulo B.1 della seconda metà del VII sec. a.c.), né aiuta il confronto con l alfabetario latino affine di Lanuvio (A.13), che conosce K e Q, ma non permette di verificarne l uso. 36 Cfr. Prosdocimi 1979b, p La O aperta in basso, che finora non è stata mai ritrovata a Roma, è una variante occasionale di poca rilevanza; cfr. Maras 2009, p. 110, nota L aggiunta di U a sancire il valore labiovelare di Q può forse aiutare a comprendere il perché di una grafia come sqetios nella base di Tivoli (A.9). 39 Si consideri che presumibilmente tale scelta lasciava libera la C per la velare sonora.

7 Caratteri dell epigrafia latina arcaica del Lazio meridionale 435 Appendice. Corpus epigrafico del Lazio meridionale arcaico A) Iscrizioni latine 40 A.1. Palestrina, prima metà del VII sec. a.c., fibula d oro. Iscrizione incisa lungo la staffa con ductus sinistrorso 41 : manios med vhe:vhaked numasioi (n. 1) 42 A.2. Palestrina, prima metà del VII sec. a.c., coppa d argento. Iscrizione incisa sulla parete esterna con ductus sinistrorso: vetusia (n. 2) 43 A.3. Satricum, prima metà del VII sec. a.c., frammento di anforetta di impasto rosso-bruno. Iscrizione graffita a rovescio sulla parete esterna in prossimità della base: [---]adeua[---] (n. 3) 44 A.4. Osteria dell Osa, seconda metà del VII sec. a.c., olla di impasto rosso. Iscrizione graffita sulla parete esterna: saluetod tita (n. 4) 45 A.5. Cerveteri, ultimo quarto del VII sec. a.c., olla di impasto. Iscrizione graffita sulla parete esterna: eco urna tita uendias mamar[---]ẹd vhẹ[---] (n. 6) 46 A.6. Acqua Acetosa Laurentina, prima metà del VI sec. a.c., tegola frammentaria di impasto rosso. Iscrizione incisa a crudo sul piano superiore con ductus sinistrorso: [---] tartis po[---] (n. 11) 47 A.7. Satricum, secondo quarto del VI sec. a.c., dolio frammentario di impasto. Due iscrizioni graffite dopo la cottura sulla parete con ductus sinistrorso e nel primo caso con andamento serpentino: aeia mamarcom placiom b ḷoucịoṣ [---] (n. 14) 48 A.8. Ficana, VI sec. a.c., vaso frammentario di bucchero. Iscrizione graffita sulla parete esterna: eco f. [---] (n. 12) 49 A.9. Tivoli, seconda metà del VI sec. a.c., base di donario in tufo. Iscrizione scolpita sulla fronte con ductus bustrofedico ed andamento a spirale (fig. 1): hoi m/ed mitat kauio/[---]ṇ/onio sqetios d/oṇo/m pro fileo/d (n. 27) 50 A.10. Acqua Acetosa Laurentina, seconda metà del VI sec. a.c., coppa di bucchero. Iscrizione graffita sulla parete esterna: karkavaios (n. 18) 51 A.11. Ardea, seconda metà del VI sec. a.c., vaso frammentario di bucchero. Iscrizione graffita sotto il piede: eqo kauiaios (n. 33) 52 A.12. Lavinium, seconda metà del VI sec. a.c., laminetta bronzea. Iscrizione incisa su due righe con ductus sinistrorso: 1castorei : podlouqueiq/ue 2 qurois (n. 40) 53 A.13. Lanuvio, ultimo quarto del VI sec. a.c., coppa di bucchero frammentaria. Iscrizione graffita sotto il fondo dopo la cottura con ductus sinistrorso (fig. 2): [a b c d e f z h i] ḳ l m n o p q r s t u x (n. 42) Cfr. Colonna 1980a, pp ; Maras 2009 (i numeri corrispondenti a ciascuna iscrizione sono qui riportati tra parentesi in fondo alle brevi schede di catalogo), con ulteriore bibliografia, tra cui si segnalano Urbanovà 1999 e Mancini Nel novero delle iscrizioni latine non è stata inclusa l antichissima epigrafe di Osteria dell Osa, recentemente rivendicata al latino da G. Colonna (in Oriente e Occidente 2005, pp ), poiché distinta dal resto del corpus per l alta cronologia e per le particolarità grafiche, ancora legate ai primordi della scrittura epigrafica in Italia. Per nuove testimonianze epigrafiche arcaiche dal santuario delle Stimmate a Velletri, si veda il contributo di A. Morandi in questo volume. 41 Quando non indicato diversamente il ductus è sempre destrorso. 42 CIL I, n. 3; Hartmann 2005, p. 67 sgg. 43 Pandolfini, Prosdocimi 1990, p. 234 sgg.; Hartmann 2005, p. 37 sgg. 44 A.J. Beijer, G. Colonna, in REI LVIII, 1992, p. 316 sgg.; Hartmann 2005, pp Colonna 1980b, p. 51 sgg.; Hartmann 2005, pp Hartmann 2005, pp Si inserisce nel corpus per ragioni di completezza anche questa testimonianza dell epigrafia latina extraurbana, sebbene non proveniente dal Lazio meridionale. 47 CIL I, n. 2902, d; Colonna 1980a, p. 64, n. 31; Hartmann 2005, pp Colonna, Gnade 2003, p. 1 sgg. 49 CIL I, n. 2917, c; Colonna 1980a, p. 65, n. 35; Hartmann 2005, pp CIL I, n. 2658; Hartmann 2005, pp CIL I, n. 2917, a; Colonna 1980a, p. 64 sg., n. 32; Hartmann 2005, pp CIL I, n. 474; Colonna 1980a, p. 66, n. 36; Hartmann 2005, pp CIL I, n. 2833; Hartmann 2005, pp Attenni, Maras 2004, p. 68 sgg.

8 436 D.F. Maras Fig. 1 Tivoli, base di donario di tufo. Apografo dell iscrizione (A.9). Fig. 2 Lanuvio, coppa di bucchero. Apografo dell alfabetario (A.13). A.14. Foce del Garigliano, fine del VI-inizio del V sec. a.c., coppa di impasto (cfr. C.1). Iscrizione graffita dopo la cottura all interno della vasca (fig. 3): b, 1esom kom meois sokiois trivoial deom duo. 2 [-(-)] nei 3 pari med (n. 32) 55 A.15. Satricum, fine del VI-inizio del V sec. a.c., base di donario in pietra. Iscrizione scolpita sulla fronte su due righe: 2[---] ei steterai popliosio ualesiosio 2 suodales mamartei (n. 35) 56 A.16. Acqua Acetosa Laurentina, prima metà del V sec. a.c., olpetta di ceramica depurata acroma. Iscrizione graffita sotto l orlo: manias (n. 46) 57 A.17. Corcolle, prima metà del V sec. a.c., altare modanato frammentario di tufo. Iscrizione scolpita su almeno quattro righe sull echino 58 (n. 49) 59 A.18. Ager Signinus, loc. Crepadosso, fine del V-inizio del IV sec. a.c., coppetta frammentaria di ceramica depurata acroma. Iscrizione graffita dopo la cottura sul fondo interno: ṃorai eso[m] (n. 61) 60 B) Iscrizioni erniche 61 B.1. Anagni, seconda metà del VII sec. a.c., vaso di forma chiusa di impasto bruno. Iscrizione graffita sulla parete esterna: [---]ḍekṃ[---] B.2. Anagni, fine del VI-inizio del V sec. a.c., olletta globulare di impasto grigio. Iscrizione incisa prima della cottura sulla spalla del vaso con ductus sinistrorso: [---]ṃatas udmom ni hvidas ni kait[---] C) Iscrizioni pre-sannitiche 62 C.1. Foce del Garigliano, fine del VI-inizio del V sec. a.c., coppa di impasto (cfr. A.14). Iscrizione graffita a crudo sulla parete esterna (fig. 3): ahuidies 55 Cristofani 1996, p. 9 sgg.; Maras 2005, p. 33 sgg.; Hartmann 2005, pp ; Morandi 2009b; A. Morandi in questo volume. 56 CIL I, n. 2832, a; Colonna 1980a, p. 41 sgg.; Hartmann 2005, pp CIL I, n. 2917, b; Colonna 1980a, p. 65, n. 33; Hartmann 2005, pp Per la difficile trascrizione del lungo testo, su cui gravano ancora dubbi di lettura e di interpretazione, cfr. Prosdocimi 1979a, pp ; Vine CIL I, n. 2833, a; Hartmann 2005, pp G. Colonna, in REI LX, 1994, p. 298 sgg.; Hartmann 2005, pp Cfr. Colonna, Gatti 1992; Colonna 1997, pp Cfr. Cristofani 1996, pp , 33-35; Maras 2005, pp , 41, nota 30.

9 Caratteri dell epigrafia latina arcaica del Lazio meridionale 437 Fig. 4 Satricum, accetta miniaturistica di piombo. Fotografia e apografo dell iscrizione (D.1). Fig. 3 Foce del Garigliano, coppa d impasto. Apografo delle iscrizioni (A.14 e C.1). C.2. Cassino (?), prima metà del V sec. a.c., coppa a vernice nera. Iscrizione graffita a rovescio dopo la cottura sulla parete esterna con ductus sinistrorso: minaqeis D) Iscrizioni volsche 63 D.1. Satricum, prima metà del V sec. a.c., accetta miniaturistica di piombo. Iscrizione incisa a freddo su un lato dell accetta (fig. 4 a-b) 64 : iúkúí : ko : efi ei 63 Cfr. Colonna 1997, pp , Rocca 1997, pp (con bibliografia). Si veda anche Morandi 2009a e lo specifico contributo di A. Morandi in questo volume. 64 Il nuovo apografo autoptico presentato alla fig. 4, che riconosce una soluzione di continuità tra l asta della E e l «uncino arcuato» che la sovrasta, potrebbe indicare che si tratti della correzione di una svista, piuttosto che di una legatura (cfr. Colonna 1997, p. 11). Il segno aggiunto può essere effettivamente una L capovolta, come propone G. Colonna confortato dalla verosimiglianza della lettura efilei, ma non possono escludersi altre letture.

10 438 D.F. Maras Bibliografia Attenni, Maras 2004: L. Attenni, D.F. Maras, Materiali arcaici dalla collezione Dionigi di Lanuvio ed il più antico alfabetario latino, in StEtr LXX, 2004, pp Colonna 1976: G. Colonna, Il sistema alfabetico, in L etrusco arcaico, Atti del colloquio, Firenze 1974, Firenze 1976, pp Colonna 1980a: G. Colonna, L aspetto epigrafico, in Lapis Satricanus, s-gravenhage 1980, pp Colonna 1980b: G. Colonna, Graeco more bibere: l iscrizione della tomba 115 dell Osteria dell Osa, in Archeologia Laziale III, QuadAEI 4, 1980, pp Colonna 1997: G. Colonna, Appunti su Ernici e Volsci, in Nomen Latinum 1997, 2, pp Colonna, Gatti 1992: G. Colonna, S. Gatti, Anagni. Iscrizioni in dialetto ernico, in StEtr LVIII, 1992, pp Colonna, Gnade 2003: G. Colonna, M. Gnade, Dolio con iscrizioni latine arcaiche da Satricum, in ArchCl LIV, 2003, pp Cristofani 1982: M. Cristofani, Contatti fra Lazio ed Etruria in età arcaica: documentazione archeologica e testimonianze epigrafiche, in Alle origini del latino, Atti del Convegno della SIG, Pisa 7-8 dicembre 1980, Pisa 1982, pp Cristofani 1990: M. Cristofani, Frammento iscritto dal Campidoglio, in La grande Roma dei Tarquini, catalogo della mostra, Roma 1990, p. 22. Cristofani 1993: M. Cristofani, Le prime iscrizioni latine dell Etruria, in E. Campanile (a cura di), Caratteri e diffusione del latino in età arcaica, Pisa 1993, pp Cristofani 1996: M. Cristofani, Per Regna Maricae, in Due testi dell Italia preromana, QuadAEI 25, Roma 1996, pp D Agostino, Cerchiai 2004: B. D Agostino, L. Cerchiai, I greci nell Etruria campana, in AnnFaina XI, 2004, pp De Simone 1996: C. De Simone, La nuova iscrizione aurunca arcaica e il nome della dea Marīca, in StClOr XLVI, 1, 1996 (1998), pp De Simone 2006: C. De Simone, L iscrizione aurunca del Garigliano: nuove considerazioni critiche, in R. Bombi, G. Cifoletti, F. Fusco, L. Innocente, V. Orioles (a cura di), Studi linguistici in onore di Roberto Gusmani, Alessandria 2006, pp Emmanuel-Rebuffat 1997: D. Emmanuel-Rebuffat, CSE. France, 1, Paris, Musée du Louvre, III, Roma Fortini 2005: P. Fortini, Una nuova iscrizione latina arcaica dal Foro Romano (area del cd. Equus Domitiani), in D. Caiazza (a cura di), Italica ars. Studi in onore di G. Colonna per il premio I Sanniti, Piedimonte Matese 2005, pp Hartmann 2005: M. Hartmann, Die frühlateinischen Inschriften und ihre Datierung, Bremen Mancini 1979: A. Mancini, L iscrizione sulla base di Tivoli CIL I 2, Nuova lettura, in StEtr XLVII, 1979, pp Mancini 2003: M. Mancini, L etimologia del lat. trivia e l iscrizione del Garigliano, in AIONArchStAnt XXV, 2003, pp Mancini 2004: M. Mancini, Latina Antiquissima I: esercizi sulla Fibula Praenestina, in Daidalos 6, 2004, pp Maras 2005: D.F. Maras, L iscrizione di Trivia ed il culto del santuario alla foce del Garigliano, in ArchCl LVI, n.s. 6, 2005, pp Maras 2009: D.F. Maras, Novità sulla diffusione dell alfabeto latino nel Lazio arcaico, in F. Mannino, M. Mannino, D.F. Maras (a cura di), Theodor Mommsen e il Lazio antico. Giornata di Studi in memoria dell illustre storico, epigrafista e giurista (Terracina, Sala Valadier, 3 aprile 2004), Roma 2009, pp Marinetti 1999: A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, in Piceni. Popolo d Europa, catalogo della mostra, Roma 1999, pp Morandi 2009a: A. Morandi, Su due iscrizioni protoitaliche dal tempo delle Stimmate a Velletri, in Lazio e Sabina. Scoperte, Scavi e Ricerche 5, Atti del Convegno Quinto Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma, 3-5 dicembre 2007, a cura di G. Ghini, Roma 2009, pp

11 Caratteri dell epigrafia latina arcaica del Lazio meridionale 439 Morandi 2009b: A. Morandi, Minturno. Santuario di Marica, iscrizione cosiddetta di Trivia, in Lazio e Sabina. Scoperte, Scavi e Ricerche 5, Atti del Convegno Quinto Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma, 3-5 dicembre 2007, a cura di G. Ghini, Roma 2009, pp Nomen Latinum 1997: Nomen Latinum, Atti del Convegno Internazionale, Roma 1995, Eutopia IV, 1-2, Roma Oriente e Occidente 2005: G. Bartoloni, F. Delpino (a cura di), Oriente e Occidente: metodi e discipline a confronto. Riflessioni sulla cronologia dell età del ferro in Italia, Atti dell Incontro di studi, Roma, ottobre 2003, Mediterranea 1, 2004, Pisa Pandolfini, Prosdocimi 1990: M. Pandolfini, A.L. Prosdocimi, Alfabetari e insegnamento della scrittura in Etruria e nell Italia antica, Firenze Pensabene et alii 2000: P. Pensabene, S. Falzone, F.M. Rossi, S. Valerio, O. Colazingari, Ceramica graffita di età arcaica e repubblicana dall area Sud Ovest del Palatino, in ScAnt X, 2000, pp Pfister-Roesgen 1975: G. Pfister-Roesgen, Die etruskischen Spiegel des 5. Jhs. v. Chr., Frankfurt/M Poccetti, Lazzarini 2001: P. Poccetti, M.L. Lazzarini, L iscrizione paleoitalica da Tortora, in Il mondo enotrio tra VI e V secolo a.c., Atti dei seminari napoletani ( ), Quaderni di Ostraka 1, 2, Napoli Prosdocimi 1979a: A.L. Prosdocimi, Studi sul latino arcaico, in StEtr XLVII, 1979, pp Prosdocimi 1979b: A.L. Prosdocimi, Note e commenti, in REI XLVII, 1979, pp , nn Rocca 1997: G. Rocca, I rapporti del latino con le varietà italiche. Il caso di Satricum, in Nomen Latinum 1997, pp Urbanovà 1999: D. Urbanovà, La paleografia delle iscrizioni latine arcaiche, in Atti XI Congresso Internazionale di Epigrafia Greca e Latina, Roma, settembre 1997, Roma 1999, I, pp Vine 1991: B. Vine, Notes on the Corcolle Altar Fragments (CIL I 2 (4) 2833 a), in Glotta LXIX, 1991, pp Vine 1998: B. Vine, Remarks on the Archaic Latin Garigliano Bowl Inscription, in ZPE 121, 1998, pp Zancani Montuoro 1983: P. Zancani Montuoro, Resti di tombe del VI secolo a.c. presso Sorrento, in RendLinc, s. 8, XXXVIII, 1983, pp

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