Archeologia e Progetto paesaggi antichi lungo la via Clodia tesi di laurea nella facoltà di architettura

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1 facoltà di Architettura Archeologia e Progetto paesaggi antichi lungo la via Clodia tesi di laurea nella facoltà di architettura t 0000,00 DISTRIBUZIONE ITALIA - ESTERO VERSIONE DIGITALE EBOOK /APP:

2 Archaeology and Architecture ancient landscapes along Via Clodia degree theses in the School of Architecture Direttore del Dipartimento di Architettura (DARC) Elisabetta Pallottino Aule, uffici di presidenza e laboratori didattici Largo Giovan Battista Marzi, 10 tel Corso di laurea triennale Scienze dell architettura Corsi di laurea magistrale Architettura - Progettazione Architettonica Architettura - Progettazione Urbana Architettura - Restauro Dipartimento di Architettura ex-mattatoio Largo Giovanni Marzi, 10 Argiletum Via della Madonna dei Monti, 40 Archeologia e Progetto paesaggi antichi lungo la via Clodia tesi di laurea nella facoltà di Architettura Luigi Franciosini Corsi post lauream Master internazionale di II livello Arte, Architettura, Città Master internazionale di II livello Architettura Storia Progetto Master internazionale di II livello Housing_Nuovi modi di abitare tra innovazione e trasformazione Master internazionale di II livello Restauro architettonico e cultura del patrimonio Master internazionale di II livello Master europeo in Storia dell architettura Master Internazionale di II livello Innovazione nella progettazione, riabilitazione e controllo delle strutture: valutazione e adeguamento in zona sismica Master Internazionale di I livello Progettazione Sostenibile con i contributi di Elisabetta Pallottino Francesco Cellini Alessandra Carlini Paola Porretta Cristina Casadei progetto grafico di Elena Caroti Laura Della Sala CORSI DI PERFEZIONAMENTO OPEN_Progettazione dei parchi e dello spazio pubblico Storia e Progetto Cultura del Progetto in Ambito Archeologico DOTTORATI Architettura: innovazione e patrimonio Paesaggi della città contemporanea. Politiche, tecniche e studi visuali Dottorato internazionale di architettura Villard d Honnecourt Scuola dottorale Culture e trasformazioni della città e del territorio Cura redazionale: Alessandra Carlini, Cristina Casadei, Giulia Cervini Traduzioni: Cristina Casadei, Laura Della Sala In copertina: Norchia [ foto di Stefano Colagrande, Gianmarco Mattei ] Le foto pubblicate in questo volume sono di proprietà degli autori degli articoli. Volume stampato con il finanziamento del Dipartimento di Architettura dell Università degli Studi di Roma Tre e il contributo dell ex facoltà di Architettura dell Università degli Studi di Roma Tre

3 indice 6 Prefazione Elisabetta Pallottino 7 Architettura per l archeologia Francesco Cellini 9 Paesaggi antichi lungo la via Clodia. Introduzione al laboratorio di tesi di laurea in progettazione architettonica nel contesto territoriale dell Etruria Meridionale Luigi Franciosini 16 Indagine storico-cartografica lungo il tracciato della via Clodia Alessandra Carlini e Paola Porretta 18 Leggere il paesaggio: sistemi di percorrenza e modi di abitare il territorio nell Etruria Meridionale Alessandra Carlini 23 Progetto di assetto generale dell area delle necropoli della Tuscia Cristina Casadei Esperienze progettuali 30 Cerveteri. Comprensione dei paesaggi sepolcrali e nuova fruizione Elena Caroti 38 San Giovenale. Valorizzazione e fruizione del sito archeologico. Protezione e musealizzazione dell insediamento etrusco del Borgo Giulia Cervini, Ilaria De Vito Luni sul Mignone. Analisi ed interventi per la valorizzazione ed una migliore fruizione dell area archeologica Silvia Austeri, Guglielmo Bartocci, Roberto Boniventi L area archeologica di Norchia Norchia. L antico fossato etrusco e l accesso meridionale Manuel Giugliano Norchia. Accesso ovest e collegamento tra la cava buia ed il pianoro settentrionale Carolina Reale Norchia. Valorizzazione del castello e del castelletto adiacente al complesso del castrum medievale nel settore occidentale del pianoro Stefano Colagrande, Gianmarco Mattei 5 80 Norchia. Pianoro settentrionale e pieve di San Pietro Sara Antonini, Marta Buccellato, Rusco Castiglia plastici territoriali realizzati presso la facoltà di Roma Tre con l ausilio della macchina a controllo numerico e del tecnico Massimiliano Pontani 96 Norchia. Recupero della chiesa di San Pietro Marco Frosi 5 1_ Tarquinia 2_ Norchia 3_ Luni sul Mignone 4_ San Giovenale 5_ Cerveteri 102 Tarquinia. Recupero delle antiche connessioni tra la città dei vivi e la città dei morti. Laura Della Sala

4 6 7 Prefazione Architettura per l archeologia Elisabetta Pallottino Francesco Cellini A cultural landscape is the result of many natural and anthropic stratifications. During the 19 th Century several researchers studied, represented, reinterpreted and poetically described such type of landscape. This book collects architectural degree theses dealing with the ancient landscapes along Via Clodia. Such works represent a beautiful example of how the research into the cultural landscape is taking place at the University of Roma Tre. They may became a model to follow in order to integrate research and teaching. La necropoli della Banditaccia agli inizi del Novecento durante i lavori di Raniero Mengarelli, dalla tesi di laurea in Architettura di Federica Gagliardini, Osservatorio dei restauri della Necropoli della Banditaccia ( ), relatore E.Pallottino, E un paesaggio culturale, opera congiunta della natura e dell uomo, quello che a metà Ottocento George Dennis raccontò nelle Cities and cemeteries of Etruria, in una visione romantica di rovine, memorie e misteri, illustrata dai suoi schizzi e da quelli dell amico pittore Samuel James Ainsley. Se ne percepiscono ragioni e tratti peculiari soltanto camminandovi dentro senza sosta come fece Dennis, viaggiatore ed esploratore britannico già abituato ad analoghe fatiche in Portogallo e in terra di Andalusia. Ricognizioni, citazioni antiquarie, racconti e disegni realizzati con la camera lucida gli permisero di individuare e studiare le identità dei luoghi e di raccontarle a studiosi, turisti e studenti di allora. E con tutti loro, alla fine della prefazione, si scusava per l incompletezza e i possibili errori spiegando con le parole di Plinio il Vecchio quanto fosse difficile trovare il senso di ogni cosa e prendere ogni cosa nel suo vero senso. Alla ricerca e alla rivelazione del senso dei paesaggi antichi, alcuni un tempo lungo un percorso che poi prese il nome di via Clodia - Cerveteri e Tarquinia, San Giovenale, Luni sul Mignone e Norchia -, contribuisce il lavoro che segue, frutto dell amore di Luigi Franciosini per questi luoghi e dell attenta e appassionata attività di ricerca e formazione da lui promossa nel Dipartimento di Architettura di Roma Tre. I progetti e gli studi delle tesi di laurea, i disegni e i plastici soprattutto, raccontano natura, orografia e architettura sepolcrale, strade, forre, fossi e pianori, rocce tufacee della terra e dell uomo. E uno degli sguardi possibili, un modo di riscrivere oggi il paesaggio degli Etruschi e di raccontarlo a chi lo percorre, dopo secoli di oblio o di trasformazione, in coda alle ricostruzioni poetiche e materiali che lo hanno reinventato dal Settecento in poi, dall antiquaria alla scienza storica e archeologica, alla letteratura di pilgrimage e alla poesia di Dennis, Carducci, Lawrence, Cardarelli e Huxley, ai restauri novecenteschi di Raniero Mengarelli, instancabile nuovo artefice della Necropoli della Banditaccia. Anche la cultura contemporanea degli architetti può declinare con diversi accenti il suo amore per questi luoghi e dedicare al paesaggio dell Etruria meridionale sguardi e azioni di valorizzazione capaci di affiancare archeologia, scienze del patrimonio e del territorio, restauro e progetto del paesaggio e dell architettura. Ne sono un esempio di grande interesse le tesi che qui si pubblicano, un esperienza didattica che prende le mosse da un finanziamento regionale del per una ricerca dal titolo Regione Lazio: luoghi d identità diffusa per il turismo culturale che Alessandra Carlini e Paola Porretta hanno svolto per due anni sul territorio della Tuscia, come è brevemente riassunto nel loro testo. Su questo tema nuove pubblicazioni di studi e di tesi sono in programma e diverse iniziative sono in corso nelle attività didattiche e di ricerca delle lauree magistrali e del terzo livello del Dipartimento di Architettura, anche in risposta ai numerosi progetti di valorizzazione che strutture ministeriali, Regione Lazio e associazioni promuovono in questi mesi. La ricerca sul paesaggio culturale è ancora all inizio e si presenta come un orizzonte molto promettente di attività universitaria multidisciplinare e interdipartimentale, capace di istruire una programmazione integrata di valorizzazione del territorio storico e del suo patrimonio: gli studi e i progetti architettonici pubblicati in questo volume ne sono un bellissimo esempio e costituiscono un modello di integrazione tra ricerca e didattica. This volume follows other two publications issued by our University. During these years the School of Architecture of the Roma Tre University has been strongly involved in the architectonic design sperimentation for the enhancement of the cultural heritage. The Italian wide-spreading cultural heritage deserves more than what it has nowadays. More than the mere safeguard and maintenance, more than a management that furthers only the touristic aspect of it. Such cultural heritage nowadays lives as a silent presence within the cities, the suburbs, the landscape, waiting for an intervention that would make it more understandable. The ideal intervention would be an architectural one and represents the goal that we as teachers, students, researchers aimed to reach within these years. It has been a constant growth that can be easily understood just by looking at the differences between these three publications. The first two publications show a passionate, although not systematic approach. This book instead offers a methodical study of the landscape, more specifically, the landscape of Southern Etruria. The main theme of this study is the recovery of the relations between the morphology of the territory, the urban settlements, the burial settlements and the paths through the natural and anthropic environment. Such relations generated a widespread system that belong to each one of the ancient civilizations and that has still much to say and teach to whom is able to understand it. Questo volume fa seguito ad altre due pubblicazioni sul tema prodotte negli anni dalla nostra Facoltà, oggi Dipartimento, confermando il nostro originario, permanente e profondo interesse (come docenti, studenti, laureandi, ricercatori ecc.) alla sperimentazione progettuale architettonica nel campo della valorizzazione del patrimonio. Siamo infatti convinti che il vasto, e molto eterogeneo, insieme dei così detti Beni Culturali non possa essere efficacemente curato, né veramente custodito, soltanto dai preposti organi di salvaguardia, conservazione e manutenzione; che esso non debba essere un campo di studi esclusivo, riservato esclusivamente ai tradizionali e consolidati specialismi, e che, infine, non possa essere gestito semplicisticamente affidandolo ad una mera logica turistica, nei fatti sempre più triviale e tuttavia sempre meno economicamente redditiva. Intanto la cultura dell architettura e gli strumenti conoscitivi che gli sono propri avrebbero sul tema un grande spazio, come è stato nel passato; è necessario però liberarli dalle scorie che vi hanno depositato decenni di insensato, vuoto e fuorviante protagonismo mediatico. Ma è in realtà il progetto di architettura che deve oggi avere ancora più spazio; perché, alla fine, i beni culturali stanno nelle città, nelle periferie e nei territori, come presenze spesso mute, spesso invadenti, problematiche e talora persino fastidiose per la vita di tutti i giorni, aspettando (invano) cura, armonizzazione, pubblica comprensione, conoscenza, uso, restauro del senso e della storia. E questo può farlo solo un intervento attento, equilibrato, consapevole e, soprattutto, di architettura. Questo, a grandi linee, è l obiettivo che da anni ci siamo posti: l abbiamo avuto nella didattica dei corsi di laurea e dei master, nelle tesi (sempre più numerose), nelle ricerche individuali e collettive, nei rapporti scientifici nazionali ed internazionali e pure nei progetti professionali che ci è stato possibile intraprendere. Come è naturale tutto questo bagaglio di esperienze ha permesso una progressiva precisazione ed affinamento dei metodi e, pure, delle nostre ambizioni: per esempio, col contributo di altri colleghi interessati alla cosa, abbiamo appena intrapreso un dottorato consortile appunto su Innovazione e Patrimonio. Ma quest evoluzione apparirà chiara anche a chi vorrà confrontare i contenuti di questo volume con quelli dei due precedenti. I primi infatti testimoniano un approccio appassionato, ma non completamente ordinato riguardo i casi indagati; abbiamo infatti cominciato sollecitati dalle occasioni e dalle emergenze della nostra città (i Fori imperiali, il Circo Massimo, gli acquedotti ecc.) o da specifiche proposte e interessi dei singoli (noi stessi, i ricercatori, i laureandi ecc.); poi tutto ora è diventato più strutturato e sistematico. Qui, in questa raccolta, infatti si parla di paesaggio e di Etruria meridionale, proponendo (in consonanza con una ricerca dipartimentale) una sequenza di progetti geograficamente e metodologicamente coerente, che nell insieme si costituisce come l esordio di una futura e compiuta analisi scientifica e insieme come una narrazione (quasi una guida) di un territorio storico. Il quale poi è straordinario e ricchissimo, poco abitato e quasi del tutto sconosciuto e documentato, almeno nella sua struttura generale: inselvatichito, abbandonato dall agricoltura, oggetto di una mal distribuita protezione paesaggistica, orientata a garantire un astorica naturalezza, meta di gitanti occasionali e di tombaroli, esso tuttavia contiene un infinità di testimonianze antropiche plurisecolari (plurimillenarie) e pluriculturali. Qualcuna di esse (Cerveteri, Tarquinia, Tuscania ecc.) è parte del patrimonio ufficialmente e turisticamente noto. Qualche altra è stata approfonditamente analizzata dagli archeologhi e spesso è rimasta lì, a scavi aperti, abbandonata e quasi irraggiungibile, proponendosi come un naturale oggetto di nuovi studi e interventi. Ma il tema più interessante e sorprendente, che accomuna tutti i progetti presentati, è quello della riscoperta e descrizione delle relazioni fra orografia, insediamenti, luoghi sacri, sepolture, percorsi, ponti, tagliate e sentieri: reti vitali e caratteristiche di ogni civiltà e della sua visione del mondo, dissimili e sovrapposte l una sopra l altra dalla violenza della storia e dei vincitori, ma ancora in parte riconoscibili e, se riconosciute (che appunto qui è dimostrato possibile), parlanti, coinvolgenti, commoventi ed educative.

5 8 9 a sinistra: Carta Geologica dello Stato pontificio, G. Ponzi, sotto: individuazione delle aree di interesse Paesaggi antichi lungo la via Clodia. Introduzione al laboratorio di tesi di laurea in progettazione architettonica nel contesto territoriale dell Etruria Meridionale Luigi Franciosini L area di studio del Laboratorio Lungo il tracciato della via Clodia, risalente al III sec. a.c., che descrive il potenziamento romano della preesistente direttrice etrusca in direzione Nord-Sud dell Etruria), è stato individuato un settore territoriale più integro e meglio conservato dal punto di vista ambientale, rispetto a quelli più prossimi ai centri urbani (coinvolti da trasformazioni e dagli sviluppi edilizi recenti), caratterizzato dalla presenza di nuclei edilizi di origine etrusco-romana e medioevale di grande valore storico artistico e da importanti complessi monumentali: dagli abitati protostorici risalenti alla civiltà villonoviana dell età del bronzo alle necropoli rupestri, alle chiese romaniche. Un articolato sistema storico-archeologico inserito nel qualificato contesto ambientale e paesistico dell Etruria Meridionale. Più specificatamente l area di studio ha compreso, lungo il tracciato della via Clodia, i centri di Barbarano Romano, con il complesso archeologico di San Giuliano, identificato con il toponimo di Marturanum, l abitato di Blera, la medioevale Bieda, importante città etrusca poi municipio romano, la località di Grotta Porcina, la città di Norchia, Orcla, per concludersi con l abitato di Tuscania, importante centro identificato come la città degli Etruschi dal riferimento all etnico Tusci. Inoltre, seguendo i diverticoli aventi origine dalla via Clodia, sono stati compresi il complesso archeologico di San Giovenale e quello di Luni sul Mignone, dalle importanti tracce di fasi protostoriche risalenti dell età del bronzo. Infine l area di studio si è estesa tanto da comprendere le due grandi città costiere dell Etruria, Cerveteri e Tarquinia, centri di controllo politico ed economico dell entroterra. This book is a collection of the works produced within the Educational Workshop for degree thesis in Architectonic Design that I coordinated during the years This teaching initiative has been part of the research co-funded by Regione Lazio and by the Department of Architecture of Roma Tre University: Luoghi d identità diffusa per il turismo culturale. The research project has been directed by Elisabetta Pallottino and shared by me, Alessandra Carlini, Paola Porretta and Cristina Casadei within. The object of the research is the inland territory of northern Lazio, known as Southern Etruria. It is delimited on the one hand by the Cassia route and the Aurelia route, and on the other hand by the Tyrrhenian coast and the volcanic system of Cimini, Sabatini and Tolfa mountains. The research in particular focuses on the ancient Via Clodia path, in particular in the hinterland stretch that goes from Ad Sextum, near Rome, to Tuscania. This stretch of the Via Clodia connects the ancient etruscan-roman cities of the northern Lazio. The analysis method examines geographical, historical, archaeological and urban documents. Our aim is to restore the physical and cultural identity of such important area of ancient Italy. Dealing with the landscape and with the historical and archaeological context is an important part of the formation of an architect, an exercise in understanding the structure and the complexity of the places that represent in the space the synthesis of the story of time. Premessa Questa pubblicazione raccoglie ed ordina i risultati del lavoro prodotto nel Laboratorio di Tesi di laurea in Progettazione Architettonica da me coordinato negli anni accademici , iniziativa didattica integrata alla ricerca co-finanziata dalla Regione Lazio e dal Dipartimento di Progettazione e Scienze dell Architettura dell Università degli studi di RomaTre dal titolo: Luoghi d identità diffusa per il turismo culturale. Programma di ricerca diretto da Elisabetta Pallottino e condiviso, oltre che dallo scrivente, da Alessandra Carlini, Paola Porretta con il contributo di Cristina Casadei. Il campo di applicazione della ricerca si identifica con il territorio dell entroterra laziale compreso tra il tracciato della via Cassia e quello della via Aurelia, tra la costa tirrenica e il sistema vulcanico dei monti Cimini, Sabatini e i monti della Tolfa, territorio comunemente identificato con l Etruria Meridionale. Lo studio si concentra sull antico tracciato della via Clodia 1 nello sviluppo extra urbano dalla stazione di Tomba di Nerone (Ad Sextum), nei pressi di Roma, a quella di Tuscania 2 (Tuscana), importante caposaldo territoriale della via consolare romana nel cuore dell Etruria, estendendosi ai centri antichi di origine Etrusco-Romana che caratterizzano l articolato sistema antropico dell alto Lazio Viterbese (San Giuliano, San Giovenale, Luni sul Mignone, Blera, Norchia). Studi geografici, ambientali, storico-archeologici ed urbani caratterizzano il metodo di indagine, nell obiettivo di restituire l identità fisica e culturale di un importante territorio dell Italia antica. Una ricognizione scientifica centrata sull identificazione e riconoscimento dei valori e peculiarità del patrimonio culturale ed ambientale del luogo per l attuazione di una piattaforma-museo virtuale in grado di restituire l insieme delle qualità del territorio e per la sua potenziale valorizzazione. Inoltre il lavoro si è posto come obiettivo quello di implementare il sistema informativo fornendo alle istituzioni locali (comuni, provincie, associazioni, etc.) uno strumento guida di tipo collegiale per meglio coordinare le trasformazioni del territorio. In questo quadro strategico si individua l attività del Laboratorio di Progettazione Architettonica, vero e proprio campo di sperimentazione teorico-applicativa sul rapporto tra territorio, storia, paesaggio e progetto. Il contesto storico-archeologico e paesaggistico è considerato come un momento educativo della formazione dell architetto: un impegno all ascolto e all interpretazione della struttura complessa del paesaggio, sintesi e palinsesto materico del racconto del tempo nello spazio. La ricerca si situa in un campo di interazioni disciplinari molto ampio: dall archeologia alle tecniche della conservazione, valorizzazione e musealizzazione; dalla storia del restauro e del pensiero estetico e filosofico alle tecniche compositive, tecnico-costruttive e strumentali. Un campo, questo, fisiologicamente aperto e in continuo sviluppo.

6 10 11 Nella pagina precedente: il paesaggio dell Etruria Meridionale: la forra del Vesca presso San Giovenale. In questa pagina ed in quella accanto: la necropoli del Laghetto a Cerveteri. Tombe a fossa e a pozzetto scavate sul banco affiorante di tufo, IX-VIII secolo. Il contesto: cenni storici e geografici. La morfologia del territorio dell Etruria Meridionale è il prodotto delle ceneri proiettate dall attività eruttiva dei vulcani laziali (Sabatini, Volsini e Cimini): una spessa coltre di materiale tufaceo e di vene basaltiche depositate su uno strato di terreno sabbioso-argilloso di origine pliocenica. Vasti ripiani tufacei con modestissima altitudine (tra i 350 e i 50 m s.l.m.) discendono dalle creste dei crateri verso le valli circostanti. Sulla superficie scorrono infiniti torrenti e fiumastri che, lungo il corso del tempo, hanno prodotto profonde incisioni, alla base delle quali, tra il folto della vegetazione ripariale, scorrono silenziosamente tuttora. Così quest antica superficie terrestre, per l effetto dell erosione prodotta dai corsi d acqua, si descrive come fosse una mano dalle dita orientate, da un lato, facendo centro sulle antiche caldere, oggi bacini lacustri, dall altro, diramate a ventaglio verso ponente sulla costa tirrenica e, ad oriente, sulla piana alluvionale del Tevere. Vasti ripiani difesi naturalmente da alti speroni tufacei rossogiallastri, precipiti sulle valli sottostanti, un tempo esclusivo dominio delle macchie e delle selve, furono lungo il corso del tempo luoghi mitici di fondazione di villaggi e città oltre a divenire scena di quel lento processo di trasformazione che plasmò il territorio in paesaggio del lavoro umano. Per effetto di questa morfologia la fisionomia del territorio si presenta quindi compresa tra tre caratteri principali: quella dei pianori con andamento orizzontale, espansa profondamente sugli orizzonti fino ad incontrare a Est, i rilievi pre-appenninici ed ad Ovest la costa del mar Tirreno: paesaggio della pastorizia brada e transumante, della coltivazione estensiva del grano e delle colture arboree dell olivo e della vite; e quella delle forre, caratterizzata da una spazialità maestosamente verticale, dai profondi burroni di roccia vulcanica, bordati da macchia sempreverde del leccio e del bagolaro, e da un fondo valle piatto, umido, alluvionale, un tempo occupato da oasi di colture irrigue. Infine il paesaggio delle selve tutte aggrappate sulle pendici degli apparati vulcanici e discendenti lungo i crateri fino ad incontrare i bacini lacustri: selve impenetrabili di faggi e castagni impongono un carattere selvaggio ed primordiale al luogo. Tra il XII e l VIII secolo a.c. tra le colline metallifere della Tolfa, delle valli dei fiumi Mignone, Marta e Fiora si affermerà la civiltà centro italica che prenderà il nome di Villanoviana, comunemente considerata la prima manifestazione della cultura Etrusca. Ma già all inizio dell VIII secolo l Etruria vide rapidamente il passaggio da una fase arcaica, ad una fase che segna l inizio di una civiltà orientalizzante, dominata dalle importazioni, dalla sollecitazioni e dalle ideologie provenienti dal vicino Oriente e dalla Grecia (per altro già pienamente protesa verso la colonizzazione dell Italia meridionale) con alte concentrazioni di poteri e ricchezze, aggregazioni urbane, espressioni monumentali, diffusione della scrittura: cioè segna l inizio dell età di piena, ed anzi massima fioritura del popolo etrusco 3. Delle città etrusche fondate sui pianori dei banchi tufacei, difese dai dirupi naturali a strapiombo sulle valli irrigue, costruite con assi di legno e blocchi ciclopici di tufo ormai è sparito quasi tutto. Poco è visibile: le rovine superstiti gemono sotto le murature degli abitati medioevali o, quando ancora seppellite tra i campi, soffrono il vomere dell aratura. Per inverso rimane visibile molto delle città dei morti: necropoli, sepolcreti e grandi monumenti funerari, emergono solenni nel scenario selvaggio di questa Etruria: scavate e modellate fuori dai perimetri dei centri abitati, costituiscono il contrappunto simbolico, l altra città, segno distintivo nel paesaggio per indicare la continuità con l altra vita, ed essere anche monito per aver celebrato tra i vivi le memorie e ed aver indicato i destini della classe egemone: una tomba era davvero un oggetto da pensare da vivi ancor più che abitare da morti. 4 Indipendentemente dalla forma, dal tipo, dalla ricchezza e monumentalità esse costituiscono un enorme patrimonio di conoscenza per comprendere quel variegato percorso evolutivo che la civiltà dei Tirreni, gli Etruschi, principale artefice della prima Italia, compie attraverso i contatti e scambi nel contesto delle più evolute civiltà del mediterraneo orientale, cicladico, euboico ed anatolico. Tuttavia, in questo immane sforzo d emulazione, di conoscenza e riadattamento, rimane visibile una identità culturale, distinta e riconoscibile, se confrontata con il contesto di civiltà e di culture millenarie provenienti dal Mediterraneo antico. Le eccezionali emergenze archeologiche diffuse in questo territorio -come ad esempio i monumentali complessi di necropoli rupestri e di monumenti funerari come quelli di S. Giuliano, Blera, Grotta Porcina, Norchia, Tuscania, Sovana, Castel d Asso, o i resti di abitati villanoviani ed etruschi di Luni sul Mignone e di San Giovenale o le straordinarie necropoli della Banditaccia di Caere e di Tarquiniatestimoniano l unicità e la grandiosità artistica ed architettonica nel coevo contesto italico. Alle soglie del III sec. a.c., quando l egemonia delle grandi città Etrusche è decaduta (Veio, Cerveteri, Tarquinia e Vulci sono ormai definitivamente sottomesse a Roma), dell antico sistema di vie e di tagliate (quella fitta rete di mobilità che aveva per secoli assicurato rapporti economici e commerciali tra la costa tirrenica e l entroterra, da Est ad Ovest, attraverso le direttrici che da Veio conducevano a Cervetere e a Tarquinia, e da queste verso i territori dell entroterra fino al Tevere) rimane ben poco; un nuovo assetto politico e territoriale subentra favorendo la creazione di nuove strade di comunicazione: moderne direttrici stradali, (sebbene conformate su antichi tracciati etruschi) penetrano da Sud a Nord, da Roma verso i territori a settentrione. E tra queste strade compare la via Clodia, un asse di attraversamento posto tra il tracciato costiero dell Aurelia e quello della via Cassia che corre sulle pendici di ponente della Selva Cimina. Con la decadenza delle città costiere di Cerveteri e Traquinia, e la conseguente romanizzazione dell Etruria Meridionale, si assiste ad uno sviluppo di piccoli centri agricoli spostati nell entroterra. Polarità urbane tutte allineate lungo la romana direttrice della via Clodia (Veiano, San Giuliano, Blera, Norchia, Tuscania, Sovana, etc.). Un retroterra che sarà caratterizzato dalla realizzazione delle monumentali necropoli rupestri, espressione artistica tra le più rilevanti dell Etruria interna, monumenti in grado di trasferire il clima culturale della regione dall età arcaica a quella della penetrazione e colonizzazione romana testimoniata dalla costruzione della nuova direttrice stradale. 5 Il processo di decadenza di questi centri urbani e della campagna si accentua con l età avanzata imperiale dove, unici testimoni di quel grande ed eroico passato rimangono isolate nel paesaggio, le ville rustiche di estesi latifondi che man mano si erano sostituiti alla minuta struttura agricola, costituita da piccole proprietà terriere. Con la caduta dell impero Romano d Occidente (476 d.c.), quel fenomeno di graduale spopolamento dei centri urbani e del territorio agricolo è scena di invasioni e devastazioni (Goti, Bizantini, Longobardi) tanto da determinare profondi cambiamenti dell originario assetto naturale ed antropico. Il VI sec. d.c. è polarizzato dalle continue lotte tra Bizantini e Longobardi conclusesi con il trattato di pace del 605 che segnò la spartizione definitiva della Tuscia in Romanorum e Longobardorum sotto il dominio bizantino. Una divisione che andava a confermare l antica demarcazione etnico-culturale tra i territori di levante (Falisco, Volsinese) e quello Tarquinense, di ponente. Una divisione che troverà nel tracciato viario della Cassia, strada Beati Petro Apostoli, la sua frontiera. Il lungo conflitto tra Papato ed Impero si protrarrà fino alle soglie dell VIII sec. quando si formerà l entità del Patrimonio Beati Petri 6, con la conseguente definizione amministrativa e fisica in Cattedre Vescovili: le diocesi. Ne emergerà, dopo un lungo intervallo di inerzia edilizia, una rinascita dei nuclei urbani ricostruiti sopra le rovine dei centri etrusco-romani allineati lungo la via Clodia e sui diverticoli minori di antica origine Etrusca. Nuove cattedrali e chiese basilicali dalle imponenti torri campanarie, si innalzeranno come solenni moniti sul paesaggio dei pianori e delle forre dell Etruria: con un lessico architettonico misurato tra l eredità tardo-antica e bizantina e gli impulsi internazionali franco-lombardi e musulmani, daranno un impulso decisivo per lo sviluppo storico-artistico dell architettura italiana del medioevo. Ed è proprio lungo l antica Clodia (che vide Carlo Magno percorrerla per essere incoronato re dei Franchi da papa Adriano) nel cuore dell Etruria meridionale, tra Blera, Orcla (Norchia) a Sud e Sovana a Nord, che verrà istituita la diocesi di Tuscania, la più antica e potente tra tutte, che vantava il suo primo vescovo già nell anno 595, Viburno Eposcopus Civitatis Tuscanensis, assecondando il flusso della prima penetrazione cristiana a Nord di Roma. Con le sue antiche chiese (San Pietro, Santa Maria Maggiore, XI-XIII sec.) costruite sulla vecchia acropoli - l arx - tra le rovine dell antichità etrusco romane 7, Tuscania con i suoi monumenti diverrà il fulcro tipologicofigurativo dell architettura religiosa del Patrimonio Beati Petri. Un linguaggio che impostato sulle solide basi ab antiquo e sul repertorio costruttivo dedotto da metodi e forme della tradizione locale, incontrerà quello Lombardo, quello di Cluny, quello islamico (proveniente dalla Sicilia araba), modulato dalle navate tripartite della basilica romana, dalla plastica delle absidi a catino, delle semicolonne e degli archetti pensili,

7 12 13 Nella pagina accanto: la tomba del Cervo, lungo la valle del fosso di San Giuliano, IV secolo a.c. In questa pagina: lungo il fondovalle del Pile tombe compaiono alcune tombe a dado, delle quali traspaiono le incisioni delle finte porte. oltre a risentire delle suggestioni della limitrofa maremma toscana e di Pisa. In questo quadro appaiono allora spiegarsi le assonanze architettoniche e decorative tra San Pietro di Orcla (antica denominazione dell attuale sito di Norchia), ormai ridotta in rovina, i grandi esempi di San Salvatore e San Pancrazio di Corneto (Tarquinia), Santa Maria Maggiore di Cerveteri, con i grandiosi esempi Tuscanensi. La volontà di Enrico VI di Svevia, re ed Imperatore dei Romani e di Sicilia (attuata dalla bolla papale di Celestino III del 1193), per attuare lo spostamento da Tuscania a Viterbo dell Autorità Ecclesiastica, città quest ultima fondata nel cuore del comprensorio dell Etruria vicina alla Cassia, in diretto rapporto con Roma e il Nord, ma anche polo di accentramento di nuclei agricoli, con vasta possibilità di espansione nell ambiente che l aveva generata come necessario elemento di coordinamento 8 segnò l inizio della decadenza dell antica via Clodia, di Tuscania e di tutti i centri che su quell arteria gravitarono. L antica strada romana, la Clodia, ormai quasi del tutto declassata era stata sostituita dalla via Cassia divenuta nel Medio Evo la principale se non l unica linea di congiunzione tra Viterbo e Roma. Con l accentramento del potere religioso e politico su Viterbo, polarità strategica posta tra Roma e il Nord, si assisterà al declino dell antica Tuscania che Bonifacio VIII ( ) ribattezzò con il nome di Tuscanella, quasi a rimarcarne il suo nuovo destino di modesta cittadina della campagna dell Etruria interna. Da questa fase ha inizio un lento ed inesorabile decadimento dell Etruria Meridionale, la cui prosperità fu determinata dalla vitalità della via Clodia, dal suo completo inserimento nella continuità della struttura storica, sociale ed economica di quell antico territorio etrusco, dei suoi insediamenti urbani e dei presidi agricoli. Il resto è storia dello Stato Pontificio e dei suoi latifondi e di una civiltà contadina isolata nel cuore della maremma laziale. La comparsa del Regno d Italia non determinò sostanziali cambiamenti del territorio; semmai fu solo la più recente riforma agraria, quella degli anni 50 del secolo scorso, a imprimere una svolta imposta più dall ansia di sopravvivenza che da altro. Tra bosco e macchia, che man mano inesorabilmente si sono andati riappropriando dei pianori e delle balze, dei terrazzamenti, degli orti e degli antichi giardini recinti, sporadiche ora appaiono le coltivazioni da frutto dell olivo e della vite: prevale il paesaggio della steppa e del pascolo brado e transumante, e verso il mare, nelle prossimità di Corneto, la visione delle ultime ondeggianti distese di grano. Ovunque resti di antiche dimore, ovunque frammenti etruschi e romani dispersi tra la campagna e le selve o affioranti tra le murature dei borghi medioevali difesi da rocche e castelli: tra le pietre rimaste nasce il grano e serpeggia l aspide pigro 9. Di quell impronta che l uomo incise sull ambiente naturale attraverso la sapiente geometria delle forme della trasformazione (campi, filari, terrazzamenti, canali, pozzi, strade, tratturi, ponti, porte, altari e santuari, dimore e città), rimane ormai, seminato tra gli altopiani e le valli, solo una vaga presenza, frammenti dispersi nella solennità del paesaggio dell Etruria. Camminare un territorio Studiare un territorio, attraversarne il suo spessore storico, comprenderne i suoi caratteri fisici presuppone una formazione culturale e un controllo metodologico-strumentale adeguato rispetto all ordinaria formazione dell architetto; presuppone un apertura verso discipline -oggi riservate alla formazione specialistica- una unità di saperi, in grado di formare una sensibilità aperta a comprendere ed interpretare, strato dopo strato, fase dopo fase, il tempo e le ragioni dell apparire della materia in forma: la consapevolezza del progettare in un paese antico. In fondo questo studio non aveva altro interesse che incontrare la storia dell uomo, farla divenire centro delle nostre riflessioni. Intrappolata nello spessore della materia, gemente sotto la superficie del suolo, dei monumenti e delle città, dei campi, dei boschi, dei corsi d acqua, dissolta tra gli orizzonti luminescenti del mare e delle rotte commerciali, stretta tra gli invasi precipiti delle forre, stratificata lungo le pareti di roccia e tra le cavità delle architetture rupestri, disseminata sugli antichi tracciati viari o sussurrata dall ormai flebile memoria collettiva. Il fine era chiaro. Riconoscere un primato culturale d arte e di civiltà dell Italia antica, frammentato e sparso nelle trame del paesaggio e farlo diventare luogo di conoscenza e campo di sperimentazione. L Etruria Meridionale, quella dei campi d urne, dei villaggi capannicoli dell età del bronzo e del ferro, delle necropoli rupestri e delle città etrusche, romane e medievali cresciute una sopra l altra, e delle grandi cattedrali cristiane, solenni architetture sorte a rappresentare i poteri delle prime diocesi. Un incommensurabile giacimento stratificato di sensibilità figurativa e tecnica fissato nella materia del tempo e dello spazio disseminato in un contesto fisico integro, inalterato. Un territorio che esige capacità d osservazione e d analisi, muovendosi tra dati materiali e l inconsistente fluidità del pensiero e del mito. Un terreno fertile, generativo per la formazione dell architetto consapevole, sensibile e culturalmente adeguato per operare in un contesto antico. Per questo scopo avevamo bisogno di un territorio liberato dalle forme della contemporaneità, cristallizzato in una dimensione senza tempo, intenso e narrante, quasi primitivo. Un luogo in cui le determinanti naturali e quelle antropiche si intrecciano e si susseguono a creare paesaggi sempre diversi, inconfondibili, dove le tracce dalla storia, quelle generate dagli incontri di saperi e di linguaggi (villanoviano, etrusco, romano, alto e basso medioevale, etc.), fossero ancora distinguibili, segni di lunga durata: relitti approdati, di soglia in soglia, assecondando il moto inerte del tempo nel nostro mondo contemporaneo in forme di reliquie. In questo contesto qualcosa poteva essere ancora distinto, riconosciuto, ripercorrendo a ritroso attraverso la scala del tempo, le ragioni che hanno da sempre stretto con un patto di necessità l attività dell uomo ad un territorio, generando corrispondenze tra morfologie e città, tra risorse ed economie, tra civiltà e cultura. Solo di storia avevamo bisogno, ma non solo di quella descritta per eccellenze, per maestrie (per quanto tante ne incontrammo) ma di quella diffusa, latente, balbettante in ogni cosa, radicata nei luoghi e nelle tradizioni, permeata nei dialetti e nella lingua colta, sepolta nei cumuli dei resti, sebbene così ricca da comprendere molti dei suoni e delle lingue che descrivono le civiltà del Mediterraneo antico (in questo senso basti pensare a quanto della cultura medio-orientale ed anatolica prima e araba, lombarda e francese influenzerà i caratteri tipologici e figurativi dell architettura etrusco-romana e di quella medioevale). Che questa esperienza di conoscenza, di formazione didattica, non si esaurisse nell analisi e nella sistematizzazione di carte, mappe e documenti d archivio illustranti quel tutt uno, il paesaggio, diviso scientificamente in segmenti e saperi (geografici, geologici, archeologici, topografici, storici, architettonici, etc.) ma che pretendesse per essere vera, autentica, per riaffermare l unità della forma e del suo contenuto, un coinvolgimento dei sensi, una esperienza con i piedi a terra, a ripercorrere luoghi di antiche frequentazioni, a distinguere tratturi da antiche vie, porte da mura, santuari da altari, villaggi da città, con le mani protese a saggiare durezze e fragilità delle materie, e gli occhi a cercare di distinguere nel groviglio della natura l apparire delle forme dell uomo -perché in un primo momento, nei primi sopralluoghi si seguitava a non vedere nulla a non distinguere quelle reliquie a percepirne le risonanze- tutto questo fu un compito necessario. Quanto più necessario tanto più sembra venir meno nella formazione dell architetto contemporaneo, la richiesta di confronto diretto, con la natura storica che innerva il reale, nelle sue forme artistiche, tecniche, sociali, religiose, economiche, contenuto che determina, infine, le qualità e l identità di un luogo, il suo spessore espressivo, la sua risonanza estetica. Ecco cosa ci proponevamo: ridiscendere la scala del tempo, partendo da quello che osservavamo nello spazio del reale, simulando l esistenza di un momento primo in cui le cose avevano appena rivelato la loro identità. I tratti geo-fisici innanzitutto, dentro i quali man mano si era conformata la millenaria evoluzione storica dell uomo -le morfologie delle lave e dei tufi e il vulcanismo, i bacini lacustri raccolti tra gli orli delle caldere, le forre generate dall attività erosiva dei torrenti, i ripiani tufacei per poi ripercorrere la nascita e il permanere degli insediamenti umani, gli esordi dell agricoltura, il tracciamento di tratturi e di antiche vie commerciali dall entroterra al mare. Riconoscere, momento dopo momento, strato dopo strato, come il tutto aveva avuto origine, ripercorrendo le ragioni che spinsero le trasformazioni, le tecniche che modellarono il pensiero e le forme simboliche che ne fissarono il senso e l appartenenza. Sul rapporto tra memoria e paesaggio. Nella cultura contemporanea lo studio del paesaggio e del territorio sta diventando una pratica sempre più importante per comprendere l identità fisica e culturale dei luoghi, e allo stesso tempo, identificarne strategie di tutela e di valorizzazione: naturalisti, geografi, geologi, archeologi, architetti, paesaggisti, storici, ecologi etc. integrano sempre più le loro competenze e metodologie di studio scientifico nell obiettivo di ripercorrere e decifrare, strato dopo strato, il contenuto funzionale, espressivo ed estetico dell ambiente che ci circonda. L incontro di competenze e saperi diversi trova

8 14 15 Nella pagina accanto: la Chiesa di Santa Maria Maggiore a Tuscania. In questa pagina: particolare della facciata in travertino e marmo della grande Chiesa di San Pietro in Tuscania, eretta sull antica Arx etrusca. La Chiesa vide tre momenti di costruzione: il più antico, del VIII-IX secolo, quello intemedio, dell XI secolo, ed infine quello del XII secolo. nella descrizione del paesaggio la sua sintesi, non essendo quest ultimo altro che l insieme della realtà visibile o meglio della realtà sensibile. Mappe geografiche, geo-morfologiche, analisi stratigrafiche e topografiche, rilievi archeologici e documenti storici, carte dell uso del suolo e della vegetazione si integrano nell attività di analisi, spiegando la struttura del territorio e la sua fisionomia. E questa una metodologia di studio, tanto oggettiva e concreta da rimuovere quanto di mistico ed oscuro, di metafisico, resiste ancora nel racconto del paesaggio. L obiettivo è nel metter in atto delle buone pratiche di conoscenza (scientificamente fondate) capaci di sviluppare un sapere ed una metodologia operativa certa, indirizzata alla comprensione dello spazio per attuarne la sua tutela e valorizzazione. Il fine ultimo che muove le ragioni di questa esperienza, però, non si esaurisce nello sperimentare una metodologia operativa orientata alla comprensione delle risorse paesistiche, archeologiche e storico monumentali diffuse nel territorio, con tecniche e sensibilità culturali consolidate nelle procedure di tutela e riuso, ma costituisce sopratutto l opportunità di guidare la formazione dell architetto nell incontrare il tempo, nel riconoscere il paesaggio come l ultima facies di un lungo processo di trasformazioni, un contesto dinamico e vitale individuale e collettivo, naturale ed antropico, che ci accoglie. Nell identificazione di questi valori svolge, a nostro avviso, un determinante ruolo anche l esperienza diretta del tempo vissuto (ed interiorizzato) senza il quale il ri-conoscimento non si compie del tutto. In questo senso il rapporto con la memoria, diventa essenziale. Ma la memoria non esiste in assenza di una esperienza concreta: essa va man mano a formarsi accumulando dati su dati, sensazioni su sensazioni, associando fatti e cose, tanto da farci risuonare dentro il tempo. Normalmente, tale rapporto descrive un modo di vedere, di ri-scoprire ciò che già possediamo ma che il nostro sguardo non è più in grado di capire. Ciò nonostante, invece di essere solo strumentale al ricordo di ciò che abbiamo perduto, esso è determinante sopratutto su ciò che possiamo ancora trovare 10. La memoria è attiva e produce consapevolezza, capacità interpretativa, capacità di integrazione e di reinvenzione. Sembrerebbe quindi, da questa affermazione, che il paesaggio non si percepisca per intero, fino a quando non siamo capaci di abitare il nostro sguardo, di attivare quella forma di completamento, di piena identificazione, di riconoscimento della realtà come parte di noi, della nostra storia e del nostro destino. In questo senso non esiste un paesaggio materiale; può viceversa esistere un territorio, un ambiente, un luogo materialmente connotato, una geografia, un paese. Il paesaggio è piuttosto definibile come una visione mentale legata all esperienza sensibile dell individuo 11, che scaturisce dall integrazione e dalla complicità tra la dimensione reale delle cose che ci circondano (la natura, la città, la casa) e quella immateriale e psichica del ricordo, delle consonanze, delle affinità, delle durate, quella dimensione mobile, vitale ed aerea imprigionata nel corpo che la tradizione filosofica occidentale ed orientale chiama anima. In questo senso il paesaggio in assenza dell uomo che lo interroga, è sempre indeterminato, inconsapevole, né bello né brutto, luogo senza confini, luogo dello spaesamento della mente: attende da noi, dagli occhi che vedono, il compiersi della sua metamorfosi, il suo completamento e il suo divenire forma, segno, simbolo, mito. L anima, la psiche, il soffio, il vento che abita il corpo e fa fiorire il mondo, rappresenta il meta, lo strumento attraverso il quale il paese perviene al paesaggio, luogo parlante, identitario e poetico. Ma quando l immagine del mondo e dei suoi paesaggi non è più il riflesso del tempo e delle idee, dei miti e degli investimenti ideali, né rinvia alla molteplicità di significati che si agitano sotto la sua superficie, allora tutto si fa buio, fermo, fisso. Il passato scritto nello spessore della materia è indecifrabile, oscuro, non indica. Nel nostro tempo, sostiene Galimberti, il sapere aumenta, ma non rischiara il paesaggio: la metafisica del mondo si è dissolta. Lo sguardo si posa e si compiace sull orlo del presente. L educazione a comprendere le cose che ci circondano, ascoltando l eco del passato che innerva e permea il sensibile (quel moto discendente verso le profondità dei linguaggi), segna la via per accedere alla radice da cui si dipartono le ragioni espressive delle cose: scendere alla radice significa giungere al fondamento, al silenzio da cui nessuna parola si è mai separata. 12 Ma questo avvicinamento al sapere, al sentire per il ben vedere (con l occhio della mente), è rappresentato da un lento esercizio di acquisizione, di nutrimento per l appunto, che dagli elementi della realtà discende negli strati narrativi del tempo, ripercorrendo a ritroso l accaduto, ricomponendo parti e frammenti. Bisogna andargli incontro al tempo, mettersi in cammino, cercarlo con pazienza, riconoscerlo, frammento dopo frammento, attraverso segni visibili ed invisibili, così da dare contorno resistente a ciò che per sua natura è destinato a dissolversi nell oblio. Il nostro sguardo, così, ri-abitando emotivamente e culturalmente le ragioni dell apparire delle cose, investe e completa la realtà di vissuto: la metamorfosi si compie e tutto si rinnova in una sorprendente epifania. Non si può mai ridurre il paesaggio alla sua mera realtà fisica descritta dai geografi, ecologisti, naturalisti, archeologi e storici. La trasformazione di un paese in paesaggio presuppone sempre una metamorfosi, una interpretazione, una reinvenzione, una metafisica del reale. Un paesaggio è cultura prima che natura: esso è costruito dall immaginazione che proietta su foreste, acqua, pietre etc. le proprie mitologie, aspirazioni, desideri e forme del ricordo. 13 Conclusioni L investigazione didattica, orientata sul difficile terreno rappresentato dal binomio resistenza simbolica della rovina (del suo essere realtà incompleta e mancanza) e destino dei segni del tempo e dello spazio passato, fonti inarrestabili d immaginazione e di rêverie, sembra quanto mai integrata ed adeguata nel contesto della cultura architettonica contemporanea investita dall impegno verso la tutela e la valorizzazione del Patrimonio Culturale. L obiettivo è quello di sviluppare un sapere critico legato alla formazione di una metodologia operativa rivolta verso lo studio e la comprensione dell antico, della sua conservazione, rivitalizzazione, attualizzazione, innovazione, del suo re-inserimento e risignificazione nel contesto degli usi, delle necessità culturali e pratiche attuali e future. 1 Al fine della ricostruzione del tracciato della via Clodia si è rivelata di grande importanza la consultazione della Tabula Peutingeriana, (XII-XIII secolo) copia medioevale di un itinerario dell impero romano. 2 Tuscania, città tra le maggiori dell Etruria interna tra Tarquinia e il lago di Bolsena. Nota in età romana come Tuscana, con riferimento non chiaro all etnico Tusci (ossia degli Etruschi), conservò questo nome per quasi tutto il Medioevo. Municipio Romano, sede vescovile dal VII sec. 3 Pallottino M. 4 Brandi C., Norchia Etrusca 5 La penetrazione romana è lenta e inesorabile, e coincide con la fine dell egemonia della aristocrazia Etrusca e della autonomia delle polis a favore del sempre più incisivo controllo politico e militare latino. Nel IV sec. cade Veio, nel III sec fu la volta di Cerveteri e da qui Roselle per poi veder man mano gran parte delle principali realtà Etrusche venire inglobate di fatto nell orbita di Roma. I vincitori fondano così colonie lungo la costa (nel 273 a.c Cosa, nel territorio Vulcente, e tra il 264 e il 245 le quattro colonie marittime di Pyrgi, Castrum Novum, Alsium e Fregenae in quello di Cerveteri). I contraccolpi di questa situazione sulle realtà interne non tarderanno a farsi sentire e l integrazione nel mondo romano della civiltà etrusca sarà continua e progressiva, fino a rendere sempre più labile ed evanescente la sua l identità culturale 6 Nel 728 con la cessione da parte del re longobardo Liutprando a papa Gregorio II, di alcuni castelli del Ducato tra i quali quello di Sutri, si afferma la costituzione del Patrimonio Beati Petri. 7 quella Civita la qual è quella parte di detta città che oggi resta fuori exrta-moenia cioè quel colle maggiore... nel quale non vi è restato altro che un bellissimo e antico tempio, San Pietro detto con molte torri intorno... Giannotti, Storia di Tuscania scritta nel pag Raspi Serra J., La Tuscia Romana, un territorio come esperienza d arte, Electa Dennis G., Città e necropoli d Etruria, Nuova Immagine Editrice, Siena. 10 Galimberti U., Paesaggi dell Anima, Mondadori Alain Roger, Breve trattato sul paesaggio, Sellerio Galimberti U., Paesaggi dell Anima, Mondadori Shama S., Paesaggio e memoria, Mondadori 1997.

9 16 17 Indagine storico-cartografica lungo il tracciato della via Clodia Alessandra Carlini Paola Porretta The research Luoghi d identità diffusa per il turismo culturale gave the opportunity for a systematic study of Southern Etruria and, in particular, of the Via Clodia. The rehabilitation of the Via Clodia represents an important step to enhance the value of the whole territory of Southern Etruria. The tortuous nature of the path and the difficulties in the identification of the ancient stations and of the distances among such several stations along the Via Clodia, brought up the necessity to study this ancient path. This study collected several data which represent a necessary body of knowledge in order to rehabilitate Via Clodia. The analysis of the historical itineraries and maps has allowed the topographic identification of the ancient path which has been then redrawn on modern maps. Such historical and cartographic analysis, supported by site visits, represents a necessary step in order to find out the strategies to enhance the cultural heritage. Si ringrazia il Laboratorio di Urbanistica del Dipartimento di Architettura (Università degli Studi Roma Tre) per aver messo a disposizione la documentazione digitale inerente la cartografia del Lazio. Gli etruschi si appropriarono dell Alto Lazio sfruttando, di volta in volta, le condizioni territoriali più favorevoli rispetto alle esigenze che emergevano in seguito alle mutate condizioni dell economia e sempre secondo le capacità tecniche di sfruttamento delle risorse: le condizioni geo-morfologiche del territorio condizionarono la strutturazione di un articolato sistema di percorrenze alcune delle quali destinate a sopravvivere nel tempo. Quando Roma intraprese la conquista dell Italia centro settentrionale, si servì dei tracciati etruschi della fase più matura per facilitare l avanzamento delle legioni. È questo il motivo per cui le strade romane costruite a partire dal IV secolo, sono di fatto adattamenti di precedenti percorsi etruschi, legati tra di loro, polarizzati verso Roma e ripavimentati con tecniche innovative. Anche la Via Clodia fu costruita in questo contesto tra il III e il II secolo a.c., con lo specifico obbiettivo di collegare Roma con i centri dell entroterra, tarquinese e ceretano, nel cuore di un Etruria Meridionale ormai colonizzata. Il risultato fu un percorso articolato che si avventura nell entroterra piegando di continuo per intercettare le direzioni dei centri interni: San Giuliano, San Giovenale, Blera, Norchia, Tuscania, Saturnia. Il carattere tortuoso della strada, le scarse evidenze archeologiche, la difficile identificazione delle stazioni di posta, propongono oggi lo studio del tracciato della Via Clodia quale necessaria premessa per riabilitare una strada che possa diventare occasione di valorizzazione per l intero territorio. Il programma di ricerca Regione Lazio: luoghi d identità diffusa per il patrimonio culturale ha quindi inteso predisporre uno studio topografico che rintraccia l itinerario e le stazioni di posta lungo la Via Clodia attraverso una ricognizione sistematica della letteratura contemporanea sull argomento (Quilici Gigli, Cataldi, Giacobelli, De Grassi), l analisi della cartografia storica (Frutaz, Carte del Lazio), delle fonti (Nibby, Tomassetti, Ashby, Forma Italiae) e degli Itinerari Antichi scritti (Antonino e Ravennate) e figurati (Tavola Peutingeriana). Le fonti esistenti, valutate alla luce delle interpretazioni degli autori contemporanei e verificate in relazione alle evidenze archeologiche, sono state comparate e restituite in modo sistematico attraverso la trasposizione topologica di stazioni e collegamenti e successivamente mediante la costruzione di nuove mappe che restituiscono su base cartografica attuale una descrizione topografica dei tracciati storici. In particolare, l istruttoria conoscitiva sugli Itinerari Antichi da una parte, sulle fonti e la cartografia storica dall altra, ha permesso di spiegare i diversi assetti del tracciato nel tempo in relazione ai diversi usi del territorio. L analisi comparata dei tre Itinerari ha fatto emergere che le incertezze, le contraddizioni e gli sdoppiamenti di tracciato, al centro del dibattito tra topografi e archeologi contemporanei, possono essere spiegati anche in ragione del carattere identitario della Via Clodia che, al contrario delle Vie Maestre, riadatta percorsi esistenti come emerge dall individuazione delle fasi intermedie di strutturazione della viabilità etrusca e romana, riportate su base cartografiaca attuale. L individuazione della strada, su una selezione critica di carte storiche del Frutaz, ha invece evidenziato che le continuità e le discontinuità di tracciato in epoca moderna sono ragione degli equilibri politici e del diverso ruolo assunto dai centri urbani. Questo spiega, ad esempio, come il lungo tratto della Via Clodia, in particolare tra Barbarano e Tuscania, abbia mantenuto un carattere ancora sostanzialmente integro, conservando i tracciati antichi nelle strade vicinali, fuori dalla viabilità moderna che preferisce altre connessioni. Il racconto di Tomassetti e la documentazione fotografica di Ashby hanno fornito una descrizione dello stato dei luoghi che, da una parte, ha permesso di verificare la conservazione fisica di tracciati ed evidenze archeologiche e, dall altra, ha fatto emergere con chiarezza come le trasformazioni più recenti del territorio abbiano alterato un paesaggio che fino all epoca moderna doveva apparire continuo dalle porte di Roma ai confini settentrionali della regione. Il primo tratto dell antica Via Clodia oggi risulta invece parzialmente obliterato dall attuale via Braccianese, strada di scorrimento che insiste su un territorio ormai compromesso dall espansione della periferia romana, caratterizzata da un edificazione continua e minuta. Bisogna quindi superare Vejano per incontrare i più importanti tratti dell antica via che si svolgono ancora oggi tra poderi privati, aree a pascolo, riserve naturali, necropoli e abitati medioevali. Il lavoro storico-cartografico sinteticamente descritto, è stato sostenuto da ricognizioni dirette e concepito come una necessaria premessa conoscitiva e operativa capace di orientare le strategie di trasformazione del territorio mettendo a sistema, al di là degli specialismi, la struttura geografica, l assetto idrogeologico, le trasformazioni nel tempo delle capacità tecniche, delle attività economiche e delle espressioni culturali dei popoli che hanno abitato questi luoghi. In alto: Carta topografica, F.G. Ameti, Patrimonio di San Pietro e Tuscia Suburbicaria, Da Frutaz, Le carte del Lazio, XXXIII (tav ). In evidenza il tracciato della Via Clodia e i suoi principali diverticoli. In basso: Tavola Peutingeriana, riproduzione del XIII sec. dell originale del IV sec. d.c. ca., Pergamena (680x33 cm), Hofbibliothek, Vienna (particolare, segmenti V e VI per l Etruria Meridionale). La tavola riporta le stazioni lungo i percorsi e le distanze in miglia. Il tracciato della Clodia risulta ben documentato da Roma a Tuscania, mentre nel tratto successivo è ancora incerta l identificazione topografica di alcune stazioni.

10 18 19 Leggere il paesaggio: sistemi di percorrenza e modi di abitare il territorio nell Etruria Meridionale Alessandra Carlini Le basi cartografiche adottate per la redazione delle mappe presenti in queste pagine sono state prodotte nell ambito della ricerca Regione Lazio: luoghi di identità diffusa per il patrimonio culturale The cartographic bases used to draw up the maps published in these pages have been produced for the research Regione Lazio: luoghi d identità diffusa per il patrimonio culturale Research grants: A.Carlini, P.Porretta Graffito di nave etrusca su vaso della prima metà del VII sec. a.c. This article gives a sample of the several ways to occupy the territory. Within the research Luoghi di identità diffusa per il turismo culturale, this study wants to develop a topographic analysis that parts from the main features of these landscapes, which also portray the history of the landscape itself. Such study recreates links, most of the times barely deducible, among landscapes with similar history and structure. The ancient path of the Via Clodia, situated in the geographic and historic context of the Southern Etruria, has represented and still represents the main axis along which the landscape has been transformed over the centuries. Protostoric landscape: ridge routes and widespread occupancy of the territory. Etruscan landscape: cross anti-peninsulari routes and development of the urban culture. Roman landscape: longitudinal peninsulari routes and rural villages. Medieval landscape: the entire route system at the service of Pietro property Leggere, oggi, un paesaggio, vuol dire interrogarne il palinsesto, confrontarsi con il patrimonio ereditato, con ciò che delle lunghe trasformazioni, permane nel tempo. Il contesto geografico e storico è quello dell Etruria meridionale. Qui, tra la costa tirrenica e l entroterra dei bacini lacustri, il tracciato della Via Clodia si scopre struttura costante, asse che organizza le trasformazioni millenarie del paesaggio. L impegno di queste pagine, nell ambito della ricerca, è offrire uno spaccato dei diversi modi di abitare il territorio, cercando di ricucire relazioni, a volte solo intuibili, all interno di paesaggi congruenti per storia e per struttura. Una descrizione condotta attraverso tratti peculiari, costruita dentro la cultura materiale dei luoghi. Il paesaggio protostorico (Età del Bronzo e del Ferro): sistemi di crinale, occupazione capillare del territorio e rivoluzione agricola. Nell Italia protostorica il territorio rimane coperto da foreste fino ai primi insediamenti dell Età del Ferro. Un paesaggio segnato dalle migrazioni nomadi e dai percorsi di transumanza che, battuti dalle mandrie, imprimono un segno duraturo a scala territoriale seguendo i crinali per limitare il guado dei fiumi. Quando gli abitati si fanno stanziali, i primi agglomerati si concentrano intorno alle risorse naturali con villaggi lacustri a palafitte, per poi occupare, in modo capillare l intero territorio, con fitti villaggi di capanne. L habitat è quello degli insediamenti collinari, in posizioni facilmente difendibili sfruttando l asprezza del territorio vulcanico. Un tratto comune per tutta la lunga fase protostorica è il modello insediativo diffuso. Le aggregazioni non sono ancora gerarchizzate, segno di una società di tipo tribale. Alle case lunghe dell insediamento appenninico di Luni, seguono gli aggregati di case ovali sul modello restituito dalle urne cinerarie a capanna. I parterre archeologici, emersi dagli scavi, rivelano la presenza numerosa di buchi di palo per sorreggere le coperture displuviate, fosse per i focolari, fondi di capanne, pavimenti battuti, sigillati da strati di rifiuti domestici. Il paesaggio etrusco (VIII-III sec.a.c.): sistemi antipeninsulari e nascita della cultura urbana. II sistema viario etrusco è caratterizzato dalla prevalente direzionalità antipeninsulare, saldando i centri tirrenici di testata con i capisaldi interni. Dapprima i tracciati sono poco più che mulattiere a servizio delle campagne circostanti, poi diventano arterie territoriali sempre più strutturate a cercare connessioni con centri alleati. L adozione generalizzata del carro e lo scambio di merci verso i mercati greci, comportano importanti trasformazioni del sistema viario. I molti sentieri che per secoli avevano soddisfatto le esigenze delle piccole comunità protostoriche, vengono sostituiti da strade più adatte al nuovo tipo di traffico. Il sistema dei corridoi naturali è incrementato con numerosi tracciati campestri che impongono importanti opere ingegneristiche per superare l asprezza del suolo vulcanico. La costruzione di nuove strade, strappate ai banchi tufacei attraverso lo scavo di profonde tagliate, favorisce gli scambi commerciali collegando velocemente l entroterra alla costa. La pianificazione di sistemi di drenaggio migliora la qualità del terreno, rendendolo più disponibile allo sfruttamento agricolo. Su questi presupposti si fonda la fortuna dell aristocrazia etrusca e dei suoi famosi principi orientalizzanti. Gli scambi commerciali che all inizio sostengono la ricchezza dell oligarchia, producono insieme, spostamento di merci e di persone e col tempo una distribuzione del benessere su fasce più ampie di popolazione, innescando un processo d inurbamento. La città risponde, ampliando le aree urbanizzate e attrezzandosi con edifici specialistici: aree di culto monumentali, edifici pubblici e quartieri residenziali sostituiscono gradualmente il modello del palazzo orientalizzante, ad un tempo residenza, centro amministrativo, santuario e sede della vita collettiva. Le abitazioni tripartite di Acquarossa e le case a terrazzamento di San Giovenale testimoniano le prime sperimentazioni di modelli insediativi proto-urbani. Al tempo stesso, la nuova nobiltà cittadina promuove lo sviluppo degli oppida di campagna: nei centri dell entroterra, le necropoli rupestri, che nella fase arcaica cominciano a popolare i costoni tufacei dei pianori di erosione fluviale, si estendono occupando settori sempre più vasti con articolati sistemi di terrazze. Il paesaggio etrusco si presenta ormai attraverso la forte contrapposizione tra città e campagna, e tra acropoli e necropoli circostanti. Tutt intorno ai campi coltivati la selva ancora prevale. Questa nuova cultura della città e i suoi mitici riti di fondazione lasceranno la propria impronta nella Roma dei Re etruschi. Importanti connessioni si sviluppano lungo il corridoio naturale che dalla costa tirrenica attraversa il sistema dei bacini vulcanici, tra il lago di Bolsena e il lago di Vico, fino alla Valle del Tevere, collegando Tarquinia e Orvieto attraverso Norchia. Molti villaggi villanoviani vengono abbandonati in favore di una concentrazione della popolazione in centri emergenti, ancora arroccati sulle tante acropoli naturali, alla confluenza di due torrenti. Nelle necropoli, i campi d urne villanoviani, ad incinerazione, vedono comparire nuove sepolture a camera, scavate nel tufo per accogliere l inumazione dei corpi. Nell Etruria tirrenica, forti dei loro ricchi traffici marittimi, si consolidano i ruoli di Cerveteri e Tarquinia e delle loro vaste aree d influenza che si estendono, verso l entroterra, ad includere i capisaldi interni e la ricca realtà mineraria della Tolfa. Lungo il litorale, la talassocrazia tirrenica controlla i traffici marittimi attraverso una successione di scali portuali che, popolati da mercanti stranieri, vedono la circolazione di merci, uomini e idee. Il paesaggio della costa è scandito da saline, officine ed empori. Flussi commerciali greci incrociano le vie dell ambra. Le rotte proseguono verso l entroterra attraversando le vie d acqua delle valli fluviali.

11 20 21 Il paesaggio romano (III sec. a.c-v sec. d.c.): sistemi peninsulari e insediamenti a carattere rurale. La Roma repubblicana eredita un territorio strutturato sulle direttrici di penetrazione est-ovest, disegnato anche da ragioni geografiche, e lo trasforma in un sistema amministrativo assoggettato alla centralità di Roma, privilegiando traiettorie peninsulari nord-sud attraverso le strade consolari: l Aurelia, lungo la costa tirrenica; la Cassia, verso l entroterra appenninico; la Clodia nell Etruria interna; la Flaminia verso la costa adriatica. L impero marca il territorio conquistato attraverso le nuove infrastrutture e le Leggi delle XII Tavole celebrano la dimensione epica dell opera. Man mano che l esercito avanza, postazioni a carattere militare coprono le forcelle (Ad Sextum, tra Cassia e Clodia); i Fori organizzano a scala locale le attività di scambio (Forum Clodii sulla Clodia); colonie e prefetture presidiano la regione; lungo le Vie Consolari nascono stazioni di sosta per alloggiare i viaggiatori. La continuità delle comunicazioni in un Impero sempre più vasto è assicurata dalle stazioni di posta e da corrieri a cavallo che battono le vie maestre. Vengono commissionati Itinerari per guidare i viaggiatori sulla complessa rete stradale. L ordine e la stabilità della pax romana consentono un occupazione diffusa del territorio: la campagna è caratterizzata, ora, dalla densità dell insediamento rurale organizzato in pagus agricoli e ville rustiche. Alle Vie Consolari, si affianca una rete capillare di strade secondarie spesso costruite dagli stessi proprietari terrieri per migliorare le infrastrutture etrusche e garantire il movimento di merci. Nell andirivieni del traffico sulle vie maestre, il viaggiatore attraversa incroci, diramazioni, strade private, in una campagna ormai interamente coltivata lungo i versanti e sui pianori, dove il bosco si ritira perchè il legname è risorsa fondamentale dell economia. Le invasioni gotiche e la caduta dell Impero d Occidente stravolgono sicurezza e continuità politica: le ville rurali, spogliate della ricchezza architettonica, finiscono con l assomigliare a povere fattorie e piccoli cimiteri si insediano nei dintorni. Le coltivazioni si riducono e crescono i pascoli. I boschi riprendono corpo. I centri lungo le vie maestre, più vulnerabili, si spopolano a favore dei villaggi interni, destinati ad accogliere le fortezze feudali secondo il fenomeno dell incastellamento. Il poderoso sistema viario romano s impoverisce e viene gradualmente declassato. Nel corso del medioevo il modello insediativo cambierà definitivamente dalla villa rustica diffusa nella campagna, al villaggio fortificato arroccato sulle alture, con la conseguente riduzione nell occupazione del territorio. Il paesaggio medioevale (V-XV sec. d.c.): la rete stradale a servizio del Patrimonio di Pietro. L Alto Medioevo è segnato dall invasione Longobarda: per la prima volta l integrità geopolitica della Tuscia viene a mancare. La regione è divisa in Tuscia Longobarda, sotto il controllo dei popoli germanici e Tuscia Romana, ultima erede della tradizione bizantina nell Italia centrale. Confine culturale, dunque, ancora prima che amministrativo. La nuova situazione politica stravolge l assetto viario. La Via Clodia si consolida come asse portante della dominazione germanica, diretto su Tuscania, caposaldo della nuova Tuscia Longobarda. Nella Tuscia Romana il territorio è segnato dal controllo militare a difesa del Corridoio Bizantino, stretta lingua di terra che segue l invaso geografico verso la costa Adriatica, tra la Tuscia Longobarda a ovest e il Ducato di Spoleto a est. Qui, la Via Amerina si afferma sulla via Flaminia, perché consente di percorrere in sicurezza il Corridoio Bizantino. Otto castra realizzano un sistema fortificato eretto a difesa delle vie settentrionali di penetrazione verso Roma. Ma anche queste strade, come la Via Francigena che guiderà i pellegrini dall Europa, non sono più le poderose vie consolari romane. Le strade medievali, battute dai pellegrini, sono poco più che tracce collaudate dagli usi, fasci di strade, piste molto simili alle nostre carrarecce e come tali soggette a cambiamenti di tracciato stagionali. Tra alto e basso medioevo, gli equilibri territoriali cambiano. La Donazione di Sutri sancisce l autonomia del Papa dall Impero Bizantino. L alleanza con la dinastia carolingia determina la caduta dei Longobardi e la conseguente riunificazione della Tuscia meridionale sotto il controllo papale. È l inizio della storia del Lazio come regione sociopolitica oltre che geografica, legata ancora per molti secoli al potere temporale dei Papi. L Etruria meridionale rimarrà Patrimonio di Pietro fino all Unità d Italia, conservando l immagine di un territorio in cui il bosco ha riconquistato gradualmente i campi: quel paesaggio descritto dai topografi rinascimentali e ottocenteschi, dove il pascolo ha ripreso vigore e la campagna si è popolata di casali fortificati, importanti presidi che insieme alle proprietà ospedaliere del Cinquecento, caratterizzeranno l alto Lazio fino all epoca recente. Sarà solo la Riforma Agraria del 1950 a produrre un massiccio cambiamento, invertendo nuovamente l equilibrio tra aree coltivate e boschive. Dopo questa data nuove tracce di confini fondiari, attività agricole e infrastrutture marcheranno il territorio, minacciando, per la prima volta a scala territoriale, la conservazione di vaste testimonianze archeologiche. L avanzata romana nell Etruria tirrenica è favorita dal sistema etrusco della mobilità. Con la romanizzazione gli antichi capisaldi sul Tirreno perdono vigore, mentre i centri interni vengono favoriti perché le loro risorse agricole diventano presto fonte di sfruttamento da parte dell aristocrazia romana. In seguito alla concessione della cittadinanza ai popoli italici molte importanti città etrusche (San Giovenale, San Giuliano, Blera, Norchia, Tuscania) diventano municipi serviti dal passaggio della Via Clodia. Il territorio è ormai caratterizzato dallo sfruttamento agricolo e minerario a scapito delle vaste aree boschive, disseminato di cave di tufo, complessi termali e santuari rurali; punteggiato dapprima da piccole fattorie sparse, poi caratterizzato dalla netta tendenza alla concentrazione in sistemi di grandi tenute, incentrate sulla villa rustica. Ville marittime e peschiere popolano la linea di costa. Le famiglie feudali avviano un poderoso lavoro di fortificazione delle poche strade rimaste attive in una campagna ormai spopolata. Il territorio è diviso in vasti possedimenti, con i villaggi fortificati posti sulle alture, protetti da una cinta muraria, da fossati e torri. Sicurezza e protezione diventano i caratteri distintivi dei modelli insediativi medievali. Le pareti tufacee dei pianori che accolgono i villaggi, sono crivellate da una moltitudine di grotte rupestri che accolgono complessi a carattere religioso, semplici dimore, stalle, magazzini, colombari, spesso riutilizzando antichi ambienti, secondo una consuetudine che perdurerà nella campagna fino ai nostri giorni. A causa delle incursioni saracene la costa tirrenica è in gran parte disabitata. L impaludamento della zona litoranea, dovuto alla mancata manutenzione dei canali, rende impraticabile la via Aurelia. I centri portuali decadono. Solo poche torri di guardia popolano il pasaggio costiero, primi presidi di quello che sarà, nel Cinquecento, il sistema difensivo voluto da Pio V. Il tracciato della Via Clodia, così come risulta dalla Tavola Peutingeriana, copia medioevale di un Itinerario figurato romano, parte da Ponte Milvio e per il tratto urbano fino alla stazione di Ad Sextum (Tomba di Nerone, La Storta), si confonde con quello della Via Cassia. Cassia e Clodia prendono quindi due diverse direzioni a segnalare diversi intenti politici e amministrativi. La Cassia prosegue, lasciando ad ovest i laghi di Bracciano e Martignano, puntando, diritta, verso Sutri e l Etruria settentrionale. La Clodia piega invece verso nord-ovest in direzione di Bracciano, muovendo il suo tracciato tra le stazioni dell Etruria interna. La chiesa presidia il territorio attraverso le diocesi. Il paesaggio si popola di una schiera di pievi e campanili che attraversano il romanico e il gotico. Cripte ipostile accolgono le reliquie dei martiri di sotto alle aree presbiterali. I pavimenti delle chiese si organizzano in ricchi motivi cosmateschi di marmi policromi. Le facciate si aprono con rosoni traforati e profondi portali strombati. La diffusione degli ordini minori marca il territorio con conventi e monasteri. Nascono le domuscultae papali, strutture produttive che alimentano l attività assistenziale del Laterano.

12 22 23 Vulci Tarquinia Km Tuscania Luni Norchia M o n t i d e l l a T o l f a Blera S.Giovenale Orvieto Barbarano M o n t i C i m i n i Cerveteri Sutri M o n t i S a b a t i n i Falerii Veteres Veio Veio Geologia e antropizzazione. La morfologia del territorio dell Etruria Meridionale è il prodotto delle ceneri proiettate dall attività eruttiva dei vulcani laziali: una spessa coltre di materiale tufaceo e di vene basaltiche depositate su uno strato di terreno sabbiosoargilloso di origine pliocenica. Vasti ripiani tufacei con modestissima altitudine discendono dalle creste dei crateri verso le valli circostanti. Sulla superficie scorrono infiniti torrenti e fiumastri che, lungo il corso del tempo, hanno prodotto profonde incisioni, alla base delle quali, tra il folto della vegetazione ripariale, scorrono silenziosamente tutt ora. Così quest antica superficie terrestre, per l effetto dell erosione prodotta dai corsi d acqua, si descrive come fosse una mano dalle dita orientate, da un lato, facendo centro sulle antiche caldere, oggi bacini lacustri, dall altro, diramate a ventaglio verso ponente sulla costa tirrenica e, ad oriente, sulla piana alluvionale del Tevere. Vasti ripiani difesi naturalmente da alti speroni tufacei rossogiallastri, precipiti sulle valli sottostanti, un tempo esclusivo dominio delle macchie e delle selve, furono lungo il corso del tempo luoghi mitici di fondazione di villaggi e città oltre a divenire scena di quel lento processo di trasformazione che plasmò il territorio in paesaggio del lavoro umano. Per effetto di questa morfologia la fisionomia del territorio si presenta quindi compresa tra tre caratteri principali: quella dei pianori con andamento orizzontale, espansa profondamente sugli orizzonti fino ad incontrare a Est, i rilievi pre-appenninici ed ad Ovest la costa del mar Tirreno: paesaggio della pastorizia brada e transumante, della coltivazione estensiva del grano e delle colture arboree dell olivo e della vite; e quella delle forre, caratterizzata da una spazialità maestosamente verticale, dai profondi burroni di roccia vulcanica, bordati da macchia sempreverde, e da un fondo valle piatto, umido, alluvionale, un tempo occupato da oasi di colture irrigue. Infine il paesaggio delle selve tutte aggrappate sulle pendici degli apparati vulcanici e discendenti lungo i crateri fino ad incontrare i bacini lacustri. Bringing back the meaning of the ancient landscape along the Via Clodia is a difficult task. It is a matter of a landscape made by several layers and full of memories, it is not easy to understand all these layers, which were gathered during the centuries in a nonlinear way. Nowadays, in order to fulfill this task and develope a project for a new enjoyment of the territory, it is necessary to begin by identifing and re-connecting the numerous stretches of the Via Clodia. This path has been very important during the centuries and has connected the whole area of the Southern Etruria from North to South. The Via Clodia represents the main component of this territory. This path brings together the complex network that organizes the landscape. In order to develop a project for a new enjoyment of this area, the first step is to systematize the different data that had never been collected before, in a synthetic and organic way. Such systematization analyzes simultaneously the area at a large-scale, which is related to the territory, the Via Clodia and the whole road network, and at a small scale, which focuses on the sites in themselves. One of the main problems noticed at the large scale is the lack of enjoyment of the area. Therefore, it is necessary to find a way to go through this area in order to get aware of it, recognizing and following, whenever it is possible, the ancient paths, complying with the nature of the place. Progetto di assetto generale dell area delle necropoli della Tuscia Del motivato interesse verso la via Clodia. Non è semplice trascrivere la storia millenaria di una civiltà su di un territorio. O meglio: farla trapelare, in modo quanto più possibilmente chiaro, poiché nel territorio la storia è già sedimentata in ogni segno, ma anche cancellata e dimenticata con l apparizione di taluni e nella mancanza di altri. Ricondurre i fili della memoria attraverso un paesaggio vasto, che è buona fetta del Paese e che per assonanze e similitudini è pure in grado di far da testimone di culture e luoghi geograficamente distanti, è un compito difficile ma dovuto. Per assolvere a questo dovere, per ri-significare agli occhi dei tanti potenziali fruitori il paesaggio antico attorno alla via Clodia, rendendolo riconoscibile come tale, bisogna attuare delle scelte, adottare una strategia non del tutto ovvia ed immediata. Ri-tracciare la Clodia non equivale a ri-segnare un percorso; ovvero: ciò non basta. Secondo una strategia che la lettura storica farebbe apparire come quanto di più filologico si possa pensare ed attuare, per dare nuova vita a questa antica strada, occorre dapprima riscattare quei centri e quel territorio, pure, in senso più vasto, che gravitano attorno a questa e che prima dello stesso tracciato hanno avuto origine: un dato, questo, assai determinante visto che subordina, posponendolo, il percorso della Clodia all assetto territoriale di questi presidi più remoti. La realtà è tuttavia ancora più complessa: infatti la civiltà e la cultura che hanno prodotto Cristina Casadei questi abitati ed occupato questi territori hanno conosciuto il loro periodo buio e di decadenza proprio quando venne istituita la Via. E ciò non avvenne per accidente: la strada fu infatti un invenzione dei Romani che nel III secolo a.c. consolidarono quelle vie che servivano a collegare tra loro i villaggi etruschi dell entroterra e che furono utili all esercito dell Urbe per penetrare quei luoghi e conquistare quella gente. Pertanto, la via che celebra e rappresenta gli etruschi, tenendo attualmente insieme, se non proprio fisicamente almeno sulle carte e nell immaginario comune, i diversi abitati e le necropoli, gli uni eretti e le altre scavate da questo popolo, è l evento che ne sancisce la decadenza: la Clodia è stata quando la cultura etrusca fu in procinto di non esserci più. Balenano allora le difficoltà che si riscontrerebbero nel raggiungimento degli obiettivi preposti. Far chiarezza risulta ancora più difficile quando le storie che si vogliono narrare attraverso un unico supporto, che è il territorio, non corrono simultaneamente ma si sovrappongono nel tempo, l una negando l altra. Questa complessità è tuttavia peculiare ad ogni qualsivoglia sito archeologico dove il palinsesto storico si struttura secondo uno schema non lineare. Volendo puntualizzare, dunque, non si dovrebbe parlare della fiorente cultura etrusca riferendosi alla Clodia e viceversa. Nonostante ciò, oggi, coerentemente ad un progetto di fruizione di questo territorio e dei suoi luoghi singolari,

13 24 25 Nella pagina precedente: Il ponte sul Biedano. In questa pagina: il paesaggio antico attorno alla via clodia - orografia, tracciati e centri. Il disegno evidenzia la direttrice nord-sud della via Clodia e quelle che si orientano in modo opposto, andando da ovest ad est, che collegano Tarquinia a Norchia e quindi Orvieto e Cerveteri alla Tolfa e a Veio. Il piano di assetto generale tracciato tracciato storico (riconosciuto dal Piano Territoriale Paesistico regionale come Beni del Patrimonio Culturale - viabilità antica ) tracciato storico coincidente con una Srrada provinciale tratturo tracciato della linea ferroviaria dismessa Capranica - Civitavecchia con indicazione delle stazioni centro abitato interessato dal tracciato sito archeologico intreressato dal tracciato area di interesse archeologico (Piano Territoriale Paesistico regionale) Beni della Lista del Patrimonio mondiale dell UNESCO non è possibile pensare di prescindere dalla Clodia e di non partire dall individuazione e riconnessione dei tratti dell antica strada romana. Anche perché questo tracciato ha la sua identità storica, confermata, chiara e precisa (sebbene il tracciato originario sia lacunoso e non sempre identificato) e, a differenza della rete di infrastrutture che caratterizzava il periodo fiorente della cultura etrusca, che si orientava in modo opposto, dalla costa penetrando nell entroterra, consente di collegare, da nord a sud, tutta l area oggetto del nostro studio. La Clodia rappresenta quindi l elemento costante e caratterizzante di questo territorio, che detiene la capacità di tenere assieme il tutto, quel sistema complesso di dati e aspetti, ovvero, che struttura il paesaggio e che costituisce ora il nostro interesse. Infatti, seppure la ricerca ed il laboratorio trovino inizialmente ragion d essere nella volontà di indagare le differenti culture, dalla villanoviana a quella etrusca, dalla romana a quella alto e basso-medioevale, che hanno dato identità a questo settore di territorio, andando avanti con lo studio, è emersa in maniera sempre più chiara la necessità di considerare questo paesaggio nella sua totalità, nella complessità delle memorie che vi si sono depositate e stratificate, valutando pure le reciproche influenze, quelle che la strada ha avuto sul territorio circostante e viceversa. Problematicità, strategie ed interventi. L obiettivo della ricerca è dunque, in prima istanza, quello di promuovere una sensibilità verso i luoghi, pervenendo alla conoscenza e alla comprensione di un territorio. A tal fine l indagine parte dalla sistematizzazione della documentazione -dai rilievi topografici e archeologici all iconografia, dalle carte storiche e geologiche alla letteratura- e mette insieme i diversi dati che strutturano e restituiscono l ambiente e che fino ad ora hanno difficilmente trovato una lettura sintetica ed organica. Il testo in esame, il paesaggio nel quale tutti questi saperi si sono sedimentati, viene indagato, suddiviso, analizzato, per poi essere ricomposto in tutte le sue parti: i caratteri geomorfologici vengono così messi in relazione con quelli antropici, l assetto della viabilità e dei villaggi con le risorse dei luoghi e dunque i traffici mercantili: i diversi elementi costituenti il paesaggio nella sua complessità trovano così relazioni ed intrecci, illuminandosi mutuamente. L analisi e lo studio si muovono simultaneamente su due scale, sull una, ovvero, senza mai perdere di vista l altra: sulla grande scala, che si estende sul territorio e quindi sulla Clodia ed il sistema di infrastrutture in generale, e sulla piccola, che individua episodi puntuali, concentrandosi sui singoli centri (questione, quest ultima, che è stata affrontata, come si vedrà, all interno dei lavori prodotti nell ambito del laboratorio di tesi). La grande scala. Il problema della fruizione. Per prendere conoscenza di un luogo è necessario percorrerlo. Si avverte pertanto la necessità di riorganizzare prima di tutto una percorrenza di questo paesaggio, compatibile con la natura dei luoghi, che riconosca e segua, senza dubbio e per quanto possibile, le antiche direttrici. Ciò che infatti ci si propone è di ri-pensare ad un modo corretto di fruire questo luogo, non intendendo con ciò solo la possibilità di percorrerlo, ma anche l essere in grado di comprenderlo: volontà, questa, più che motivata dal fatto che l obiettivo preposto è quello di far trovare direttamente e proprio nel territorio la narrazione del tempo, senza rimandarla ad un momento che anticipi o succeda l esperienza sensibile. Questo territorio appare oggi frammentario, intermittente. Seppure attualmente sia possibile approcciare ai diversi siti oggetto del nostro interesse, ciò avviene attraverso un sistema di percorrenze che non consente più di leggere le relazioni che intercorrevano tra un luogo e l altro: perse le tracce delle antiche piste è venuto meno anche il senso di questi luoghi e, considerandolo nella sua totalità, questo paesaggio appare oggi come una lacunosa rovina di ermetica interpretazione. Il lavoro parte dunque dallo stato dei fatti e, attraverso il ri-conoscimento degli antichi tracciati e l avanzamento di una ipotesi di riconfigurazione di ciò che già è presente, propone un disegno organico del sistema delle antiche percorrenze distinguendo assi principali, diverticoli, accessi e mura di città e villaggi. L area di intervento. Anche la scelta dell ambito di territorio si rivela strategica in tale senso: l area indagata è quella che, secondo le condizioni attuali, si manifesta come la più integra e preservata dalle trasformazioni dovute all azione antropica The study area encloses the territory from Barbarano Romano to Tuscania. This area lasted through the transformations of the landscape and for this reason is a good start to tell the story of the ancient history of this territory. The path that during the Roman period will become the Via Clodia developed in this area. Along such path it is possible to identify the several scenarios that coexist within this territory. In the next image, it is clear how the path describes a sprawling diagram: it mainly complies with the Via Clodia, but also deviates towards the main coastal cities, Cerveteri and Tarquinia. This route leads to several archaeological sites which could be isolated, like Norchia, or close to other villages, like Blera. Some of these sites were lying on the Via Clodia while others were lying on the paths which linked the coast with the inland. Some of these sites still remain as they used to be. The degree theses collected in this book deal with these realities. Such works analyze these sites carefully, collecting natural and anthropic data, and develop proposals for an enhancement and a new enjoyment of such archaeological sites. Each degree thesis aims to bring back a meaning to each one of these sites, according to a method that is based on the teaching of a correct interpretation of the phenomena. Vulci Tarquinia Gravisca CIVITAVECCHIA Tuscania Monte Romano Luni Allumiere M o n t i d e l l a T o l f a San Giovenale Cerracchio Grotta Porcina Castel d Asso M o n t i C i m i n i M o n t i S a b a t i n i Km Pyrgi Veio Norchia Blera Barbarano Romano Civitella Cesi Orvieto San Giuliano CAPRANICA Sutri Veio Cerveteri

14 26 27 Nella pagina accanto: un tratto della via Clodia nella campagna presso il sito archeologico di Grotta Porcina, tra Blera e Norchia. In questa pagina: la via Clodia sul pianoro di Norchia, vicino al complesso del Castello e del Castelletto. Il tracciato della via Clodia sopravvive oggi solo per tratti intrappolati all interno dei borghi o di un paesaggio selvaggio, addomesticato in parte dall agricoltura e dalla pastorizia. succedutesi nel tempo e rappresenta, dunque, quel brano di territorio maggiormente predisposto al racconto della storia antica di questa terra e dei popoli che vicendevolmente l hanno costruita ed abitata. Il settore di paesaggio individuato, quello dell Etruria meridionale che si sviluppa attorno ad un tratto della via Clodia, nell area compresa tra Barbarano Romano e Tuscania, proprio perché poco alterato nel tempo, mantiene leggibile la coerenza tra caratteri fisici del territorio e modalità di insediamento, di urbanizzazione e di antropizzazione, rappresentando, così, una circostanza peculiare. Una condizione, questa, che ha permesso alla storia di sopravvivere e durare nei segni di quel territorio che si manifestano oggi come rovine disperse in un vasto paesaggio, come sculture in campo espanso 1. Fruire i diversi paesaggi. Una moltitudine di tracce e reperti diffusi caratterizza infatti questo territorio: e ciò fa sì che sia difficile parlarne circoscrivendone delle parti, distinguendo un sito dal suo intorno. Sarà più giusto e naturale parlare di paesaggi, dei diversi dei quali si compone l immagine stratificata che agli spettatori si presenta. All interno dell area scelta se ne possono infatti individuare differenti: esito della geografia, come il paesaggio della costa, quello dell entroterra e quello dei bacini lacustri; della storia, dell antropizzazione e delle diverse culture, quindi, come i paesaggi della civiltà etrusca e di quella romana, del sacro e della cristianità, ma anche il più giovane paesaggio del lavoro umano e dell agricoltura, che tutti assieme, uno sull altro, restituiscono quella unità paesistica che è il territorio così come oggi ci è dato (il piano paesistico stesso parla di beni culturali, storici ed archeologici, ed ambientali areali, allargando così a tutto il territorio l attenzione e l osservazione). Lungo il tracciato individuato all interno dell area indagata è possibile restituire una visione completa di quelli che sono i diversi scenari che convivono all interno di questo territorio. Il percorso arriva a descrivere infatti un diagramma tentacolare, che ricalca per un tratto l antica via Clodia e dove si evidenziano tre direttrici pressappoco ortogonali alla strada romana: l una, di memoria più remota, che collega Cerveteri alla Tolfa e a Veio, e le altre che legano i territori di Tarquinia con Norchia e quindi Castel d Asso ed Orvieto e Taquinia con l entroterra di Luni, San Giovenale e Blera. Il tracciato, riconoscendo e ricalcando gli antichi diverticoli, devia dunque dalla Clodia per arrivare ad includere i capisaldi che si attestano lungo la costa, di poco arretrati rispetto a questa, che si rivelano indispensabili per comprendere il ruolo svolto dall entroterra, in modo particolare nelle vicende che hanno avuto luogo a partire dall VIII-VII secolo. La piccola scala. I casi studio. Il tracciato intercetta, nel suo sviluppo, i differenti siti archeologici, isolati (es. Norchia, San Giovenale, Luni) o a ridosso dei centri abitati (es. Blera), che in origine disegnarono la traiettoria della Clodia o che si innestarono su quelle direttrici più antiche, che dalla costa si spingevano nell entroterra. Alcuni di questi luoghi, più di altri, per via della loro condizione isolata o di una tutela preposta, sono stati preservati dalle trasformazioni urbane, nei centri stessi e nel loro intorno, e detengono ancora oggi la capacità di narrare del passato, dell originaria condizione. Tra questi è ricaduta la scelta dei casi indagati e presi in esame, da Norchia, a San Giovenale a Luni sul Mignone; da Cerveteri a Tarquinia; tutti quanti siti emblematici e rappresentativi della cultura etrusca nel suo evolversi nei diversi periodi. Questi siti hanno ognuno un proprio carattere ma possono essere distinti per l appartenenza a due diverse categorie. Se infatti ci riferiamo a Norchia, a San Giovenale, a Luni sul Mignone, ai siti ovvero che ricadono nell entroterra etrusco, parliamo di luoghi che nel corso del tempo, dal loro spegnimento, avvenuto pressappoco nel XV, hanno vissuto in uno stato di quasi totale abbandono e sofferto, proprio per ciò, anche per il degrado delle antiche rovine-. Proprio questa condizione di isolamento, fuori dalle strategie dei piani di trasformazione e di tutela (sebbene la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell Etruria Meridionale ha operato nel tempo assicurando, con scarse risorse economiche, minimi interventi di conservazione e protezione dei siti), li ha elusi tanto dalle politiche di sviluppo quanto dalla conoscenza. I loro nomi ri-suonano solo all orecchio di pochi: e così Norchia non è Norcia, deve premettere Brandi al fine di evitare il facile equivoco che può avvenire proprio per via della scarsa cognizione che c è dell antico sito etrusco, romano e medioevale. Poche, isolate e frammentarie sono state in passato le occasioni di indagine delle aree archeologiche dell entroterra: gli scavi svedesi, svolti intorno agli anni 50 e 60 (Luni e San Giovenale) o gli studi portati avanti da famiglie di archeologi (i Colonna su Norchia) rappresentano gli episodi più importanti di approfondimento. E seppure alcuni monumenti, come San Pietro a Norchia, hanno da sempre conquistato l attenzione di più ed importanti studiosi, il racconto e la memoria di questi luoghi sono sconosciuti a molti, accantonati nell oblio. Il compito che si pone la ricerca è dunque quello di portare l attenzione verso queste realtà, sottraendole così a questa condizione di marginalità. Dall altra parte, al contrario, i nomi di Tarquinia e di Cerveteri, le antiche Tarkna e Caere, che costituiscono gli altri due casi di studio, ri-suonano a molti rimandando subito a quella cultura etrusca di cui sono città rappresentative. Tanto che per queste due aree archeologiche quasi non occorrerebbero presentazioni: sono in molti ad averle celebrate e ad averne ripercorso la storia; le stesse istituzioni le hanno riconosciute come beni di altissimo valore: entrambe sono infatti patrimonio Unesco. Tuttavia la conoscenza e l immagine che ci viene consegnata di questi luoghi è miope ed ingannevole, distorta e contraffatta rispetto alla reale. Gli scavi e gli interventi a tutela di questi siti, avvenuti per la maggior parte negli anni 20, non sono stati in grado di evolversi e svilupparsi assecondando le nuove conoscenze, restituendole ed attualizzandole in un immagine vera e coerente con quello che era l originario territorio Tarquiniese o Ceretano. In-scritte e de-scritte da recinti posti a loro custodia, le aree che oggi fruiamo di Cerveteri e di Tarquinia sono percepite in modo limitato rispetto a quella che è la loro vera estensione ed alterate rispetto al modo nel quale dovevano originariamente rivelarsi. Il senso sincero dei luoghi ci è dunque sottratto nella fruizione che possiamo avere di questi siti. In tale circostanza, l obiettivo è dunque quello di smantellare l apparato delle conoscenze suggerite da un immagine corrotta, al fine di rimuovere ogni dannosa abitudine nel leggere le cose, e quindi di ampliare la percezione incoraggiando la comprensione dei luoghi nel loro rapporto col territorio: cogliere le ragioni che li legano ad un intera regione e quindi agli altri siti, sottraendoli così da quella condizione che li faceva apparire come fatti isolati, episodici. Interventi. I lavori di tesi hanno preso in esame questi casi e, partendo da una analisi che mettesse insieme i dati naturali con quelli antropici, l assetto geomorfologico e vegetazionale con i fatti della storia, basandosi tanto sulle fonti letterarie che sui sopralluoghi e quindi sulla conoscenza diretta, hanno portato avanti distinte ipotesi per la valorizzazione e la fruizione di questi siti. Valorizzare, in questa circostanza, non significa dar valore ai luoghi, che già ne possiedono, ma riscoprirlo, tutelarlo dal degrado, facendo in modo che il portato e la memoria di questi continuino a durare nel tempo. Non meno importante è il problema della fruizione, che bisogna intendere come capacità tanto di ripercorrere un luogo, di riutilizzarlo, attualizzarlo, quanto di comprenderlo. Questo tema coinvolge inoltre tutto il paesaggio nell esperienza progettuale: il percorso di visita all interno di questi siti viene pensato come strumento che guida, orienta ed aiuta a vedere i paesaggi, gli elementi e le qualità che connotano i luoghi. Pertanto ogni intervento pone questi temi al centro delle osservazioni, ai quali fanno da corollario le istanze della conservazione, del restauro, della musealizzazione in situ e della protezione, attuate attraverso precise strategie d intervento. L obiettivo è dunque quello di rievocare, di suggerire i caratteri spaziali e le qualità architettoniche ed ambientali, ormai in rovina e dunque di difficile comprensione. Conclusioni. Sebbene dunque ogni sito abbia una propria storia e delle attuali necessità, alle quali le proposte progettuali cercano di dar risposta, ogni lavoro tenta di ridare senso a questi luoghi, secondo un metodo che pone le radici nell educazione ad una corretta interpretazione dei fenomeni. 1 Sculpture in the expanded field, formula coniata nel 1979 dalla critica d arte Rosalind Krauss in riferimento alle opere di Alice Aycock.

15 28 esperienze progettuali esperienze progettuali 29 Cerveteri, pp Comprensione dei paesaggi sepolcrali e nuova fruizione Elena Caroti Norchia, pp L accesso e il fossato Manuel Giugliano Norchia, pp Castello e castelletto Stefano Colagrande, Gianmarco Mattei San Giovenale, pp Protezione e musealizzazione dell insediamento etrusco del Borgo Giulia Cervini, Ilaria De Vito Norchia, pp Il ponte Carolina Reale Luni sul Mignone, pp Analisi ed interventi per la valorizzazione ed una migliore fruizione dell area archeologica Silvia Austeri, Guglielmo Bartocci, Roberto Boniventi Norchia, pp La chiesa di San Pietro Marco Frosi Tarquinia, pp Recupero delle antiche connessioni tra la città dei vivi e la città dei morti. Laura Della Sala Norchia, pp Il sistema ipogeo e la chiesa di San Pietro Sara Antonini, Marta Buccellato, Rusco Castiglia

16 30 tesi di laurea in progettazione architettonica Elena Caroti 31 La necropoli di Cerveteri. Comprensione dei paesaggi sepolcrali e nuova fruizione di Elena Caroti direzione Castel Giuliano - Monterano - Manziana direzione Stigliano - Rota - San Giovenale direzione Bracciano a.a correlatrici: Alessandra Carlini, Cristina Casadei, Paola Porretta direzione Tolfa - Tarquinia - Luni sul MIgnone necropoli della Banditaccia via degli Inferi necropoli della Bufolareccia necropoli della Cava della Pozzolana Cerveteri VII Biennale del Paesaggio di Barcellona - tesi esposta II Biennale degli spazi pubblici di Roma - tesi e plastico esposti conferenza a Viterbo, Palazzo della Prefettura, indetta da ArcheoTuscia necropoli del Sorbo necropoli di Greppe S. Angelo necropoli di Monte Abatone Caere - Pyrgi La Necropoli di Cerveteri, l antica Caere, è una delle più importanti testimonianze della civiltà etrusca ad oggi conosciute: un sito archeologico di rilevanza tale da essere stato insignito del titolo di Patrimonio dell Umanità UNESCO, nel Alcuni passi dell Eneide di Virgilio raccontano caratteri peculiari di questi luoghi: da un lato ci restituiscono poeticamente l orografia del territorio e dall altro evocano l origine orientale della potenza politica, frutto di un legame fra civilità del bacino del Mediterraneo, talmente forte da far tramandare una leggendaria provenienza dalla Lidia. Sono invece gli scambi commerciali ad alimentare influssi culturali, come testimoniato dalle architetture sepolcrali, fonti dirette di ispirazione visiva. La rupe antica della città è racchiusa da concavi colli che sono le ultime propaggini del massiccio dei monti della Tolfa, i cosiddetti monti Ceriti, i Monti Sabatini, e il monte Abatone. Circondato da forre, il pianoro urbano era separato fisicamente dalle sue necropoli, con le quali conservava invece un forte legame visivo. La più famosa, studiata e soggetta a scavi sistematici è quella del pianoro della Banditaccia. Sul pianoro della città antica invece oggi rimane solo il centro storico di Cerveteri (Caere Vetere) mentre la città moderna si è estesa in direzione della Via Aurelia e del mare. Mare che fu appunto l elemento fondante della potenza di Cere, grazie ai numerosissimi scambi commerciali. La metropoli cerite, con i suoi tre porti Alsium, Pyrgi e Punicum e la sua flotta marittima, svolge il ruolo di intermediario nei continui rapporti dell Etruria Meridionale, soprattutto interna, con l entroterra. Esportando le notevoli risorse, agricole e minerarie, e ricevendone in cambio pregiate lavorazioni greche e orientali sia utensili sia in campo artistico, la condizione costiera pone Caere (e l antagonista Tarquinia) in posizione di dominanza e di influenza rispetto ai centri interni. Anche l architettura funeraria delle necropoli dell entroterra diventa fondamentalmente un riflesso di tale rapporto, con le dovute rielaborazioni. Dall apposita ricostruzione cartografica, osservando la posizione dei tumuli di età orientalizzante e delle direttrici viarie che si diramavano in forma stellare intorno alla città, si nota la stretta connessione fra le rotte commerciali di terra e la posizione di queste grandi emergenze sepolcrali di VII sec. a.c. Questi infatti erano dei veri e propri avamposti di ostentazione del potere, ad opera delle ricche famiglie dell oligarchia dominante, destinate ad una visione, ad una certa distanza, di quanti percorressero le suddette rotte commerciali. Le principali necropoli di Caere sono tre, includendo quelle del Sorbo e di Monte Abatone. La reale estensione delle necropoli non è del tutto nota, ma ciò che è organizzato come recinto di visita è certamente solo una piccola parte dell area sepolcrale che occupa il pianoro della Banditaccia. Le sue necropoli sono uniche al mondo per la varietà di tipologie sepolcrali presenti, in particolare lungo la Via degli Inferi, la via sepolcrale principale, che fungeva da trafficata circonvallazione delle rotte commerciali dal mare all entroterra e viceversa, evitando il passaggio nell area urbana: il punto più adatto per rimarcare il proprio potere, e proprio per questo la zona maggiormente stratificata. Questa radicata compresenza rende più difficile la comprensione del luogo da parte del fruitore. Soprattutto all interno del recinto di visita, il visitatore si imbatte in elementi contigui ma distanziati centinaia e centinaia di anni. Necropolis of Cerveteri. Understanding the landscapes and new enjoyment. The necropolis of Cerveteri, the ancient Caere, was listed in the UNESCO World Heritage in The ancient Caere was located on a large plain, bounded by ravines, surrounded by its necropolises and facing the sea. The link with the Mediterranean Sea was the main reason why this city was developed. Its three harbours Alsium, Pyrgi and Punicum were the location for the commercial trading with the eastern population, who brought their culture to Italy. The historic and cartographic analysis proves how the position of the big burial mounds is strictly related with the main commercial routes. Such mounds were built by the richest families in order to show their power, and were supposed to be seen from long distances. Caere had three necropolises, but only a small part of one of them, the Banditaccia necropolis, is nowadays available for visits. Such necropolis is made by several layers of different burial architectural typologies, mainly along the Via degli Inferi. This was the main path of the necropolis and the connection to the coast and the inland. The aim of this work is to isolate the several layers that gathered one after another during the centuries. It is possible to define five burial landscapes: the Villanovan, the Orientalizing, the Hellenistic, the Etruscan and the Decline landscape. A small welcome center has been designed on the other side of the necropolis plain as a starting point for the proposed new routes. Caere - Alsium Háut procúl hinc sáxo incólitur fundáta vetústo Úrbis Agýllinae sédes, úbi Lýdia quóndam Géns, belló praeclára, iugít insédit etrúscis. Non lontano da qui, posta su rupe antica è la sede Della città d Agylla, dove i Lidi una volta Famosi in guerra presero sui colli etruschi dimora. Est ingens gelidum lucus prope Ceritis amnem Religione Patrum late sacer: undique colles Inclusere cavi et nigra nemus abiete cingunt. Grande c è un bosco sacro sul gelido fiume di Caere Con religione dai padri vastamente adorato: concavi colli Lo chiudono in cerchio e cingon la selva di nere abetine. (Virgilio, Eneide, Libro VIII)

17 32 tesi di laurea in progettazione architettonica Elena Caroti 33 Analisi dei paesaggi Percorrendo il pianoro, si incontrano dei punti che più di altri mantengono una visione per fasi, isolando una fruizione dell archeologia che permette di recuperare le qualità del paesaggio antico e di apprezzarne i rapporti di scala. Esistono quindi aree che, nella visione di insieme, permettono di identificare i caratteri spaziali tipici di una fase storica. L impostazione seguita nella definizione dei nuovi percorsi di visita è quella di ribaltare l approccio tradizionale al monumento antico, ripensandolo all interno dei rapporti che originariamente stabiliva con il territorio piuttosto che concentrarsi sui singoli reperti. Le principali fasi di sviluppo della necropoli sono state sinteticamente suddivise in cinque periodi storici: il periodo Villanoviano, dal IX all VIII secolo a.c., Orientalizzante dal VII al VI secolo, Etrusco dal VI al V secolo, Ellenistico dal V al IV secolo, Decadenza dal III al I secolo a.c. L obiettivo è quello di monumentalizzare questi cinque differenti tipi di paesaggi sepolcrali che sono giunti fino a noi ripensando la fruizione all interno di nuove strategie di comunicazione. Quadro etrusco. I tumuli minori, la crescita della classe intermedia, la protezione delle famiglie dominanti Paesaggio Villanoviano C è un fascino speciale nelle proporzioni naturali che sono in tutte le cose etrusche dei secoli vergini, non ancora romanizzati. Nelle forme e nei ritmi, nei pieni e nei vuoti di questo mondo sotterraneo, c è semplicità unita ad una particolarissima naturalezza. D.H. Lawrence, Paesi Etruschi, 1932 Quadro villanoviano. Il buco, il pozzo, la fossa, l orizzonte piano, il rapporto visivo con l area urbana C è un fascino speciale nelle proporzioni naturali che sono in tutte le cose etrusche dei secoli vergini, non ancora romanizzati. Nelle forme e nei ritmi, nei pieni e nei vuoti di questo mondo sotterraneo, c è semplicità unita a una particolarissima naturalezza. da Paesi Etruschi, D.H. Lawrence, 1932 Quadro ellenistico. Il dado, la necropoli come città, la regolarizzazione, le vie interne alla necropoli Quadro orientalizzante. Il tumulo, l emergenza, l orizzonte modificato, l oligarchia, il rapporto col mare, le direttrici viarie Paesaggio Decadenza Quadro di decadenza. Le camere, il riuso, la scarsità di suolo, i segnali della fine della civiltà Pochi gradini conducono fino alle camere nella roccia. Non c è rimasto niente è come una casa ripulita e svuotata. Ma, chiunque sia stato ad andarsene, ha lasciato dietro di sè una sensazione gradevole. E intanto, deposta ogni residua velleità di filologico scrupolo, io venivo tentando di figurarmi concretamente ciò che potesse significare per i tardi etruschi di Cerveteri, gli etruschi dei tempi posteriori alla conquista romana, la frequentazione assidua del loro cimitero suburbano. dal prologo de Il Giardino dei Finzi-Contini, G. Bassani, 1962

18 34 tesi di laurea in progettazione architettonica Elena Caroti 35 Strategie di intervento: Itinerari Strategie di intervento: Percorsi a _Percorsi di progetto I cinque paesaggi sepolcrali individuati possono dare luogo a itinerari cronologici alternativi al recinto di visita attuale, e di fruizione totalmente pubblica. Gli itinerari proposti seguono criteri tematici o cronologici che coinvolgono l intera area della Banditaccia, presentata come zona unitaria, in base a quanto già previsto nel piano. L attenzione è rivolta alla stratificazione nel tempo del territorio, al suo senso paesaggistico e al suo essere parte di un tutto. Infatti la Banditaccia, oltre ad essere un sito archeologico complesso in sé, fa parte di un più vasto sistema di necropoli che si sviluppavano tutt intorno alla città di Caere, posta sull alto pianoro centrale. La connessione con la città dei vivi attraverso l intera percorrenza della Via degli Inferi è un modo di percepire questa continuità. Fondamentale infatti è il ruolo della via degli Inferi tanto come direttrice della necropoli, quanto come collegamento alla città tramite la tagliata che intercetta una diramazione in senso opposto verso il nord, verso il cosiddetto Ponte vivo. La riconnessione, oltre che con la vera e propria percorrenza, può anche avvenire in forma visiva dalla zona del Laghetto, di uso originariamente villanoviano, grazie al rapporto diretto con l antistante pianoro della città. Nella tesi l importanza di questa giunzione è sottolineata tramite l aggiunta di un nuovo accesso alla necropoli, ossia quello inizialmente prefigurato da Raniero Mengarelli, autore degli scavi della prima metà del Novecento. Tale ingresso era filologicamente più corretto ma fu abbandonato a causa della costruzione della cosiddetta Autostrada di accesso alla necropoli, affiancata artificialmente da pini marittimi, voluta da Benito Mussolini, e conicidente con l accesso proposto dall Unesco. b attuale recinto di visita itinerario etrusco accessi attuali itinerario villanoviano itinerario ellenistico visuali privilegiate itinerario orientalizzante Questo sito, ove oggi rimane il rudere di una prima biglietteria, è collegato alla necropoli da un percorso altrettanto ricco di elementi, soprattutto della vita civile e di antiche opere di ingegneria idraulica etrusca. Il punto di congiunzione è pensato in funzione di percorsi turistici che includano le altre aree archeologiche del pianoro urbano, con soluzioni alternative alla viabilità attuale e alle sue problematiche. Il pianoro dell antica area urbana presenta inoltre ritrovamenti riferiti alla città dei vivi (che sono meno comuni di quelli funerari itinerario decadenza b poichè, come noto, gli etruschi erano soliti utilizzare materiali deperibili nelle costruzioni civili): le porte di accesso, in alcuni casi perfettamente riconoscibili, in altri percepibili in alcune particolari tracce; i resti di un teatro e le tracce di un anfiteatro; di almeno tre templi; di un santuario e di un complesso termale. Vi sono anche altre due piccole necropoli sull orlo frastagliato a Sud del pianoro, tuttora non soggette a valorizzazione, quella rupestre di Greppe S. Angelo e quella lungo la discesa verso la valle della Mola. a a b c d e f g h flusso turistico attuale deviazione del flusso turistico parcheggio di scambio Piazza Santa Maria per proseguimento pedonale o su bus navetta percorso pedonale per museo Sentiero di Lawrence che collega il Museo alla Necropoli percorso pedonale Area Archeologica Mola percorso pedonale/navetta Scavi Archeologici sul Pianoro dei Vignali percorso pedonale Accesso Mengarelli con edificio di progetto per proseguimento pedonale percorso di connessione città dei vivi - città dei morti via degli Inferi sentiero naturalistico Ponte Vivo itinerario attuale Recinto della Banditaccia per proseguimento pedonale o su bus navetta nuovi percorsi di visita con disboscamenti e allargamento all intera area archeologica percorso di ritorno/v.v. _Altre aree archeologiche sul pianoro Area sacra s.antonio (VIII - V sec. a.c.) Porta di S. Antonio (VI sec. a.c.) Necropoli di Greppe o Ripe S. Angelo (VI sec.) Santuario e necropoli sulla valle della Mola (V sec.) Complesso archeologico Vigna Parrocchiale (V sec.) Tempio del Manganello (IV sec. a.c.) via degli Inferi Porta coperta f 14 6 b c 8 12 e 7 a d g h invaso della via sepolcrale principale interna al recinto di visita attuale recinzione Autostrada zona dei Grandi Tumuli esterna al recinto area delle Tombe del Comune via sepolcrale principale esterna al recinto di visita Autostrada zona dei Grandi Tumuli esterna al recinto sezione a-a sezione b-b

19 36 tesi di laurea in progettazione architettonica Elena Caroti 37 Obiettivi tumulo minore VI sec. a.c. grande tumulo VII sec. a.c. tomba a camera IV sec. a.c. tomba a fossa IX sec. a.c. La proposta finale è un intervento progettuale che rafforzi e renda funzionale il nuovo accesso proposto, con una particolare attenzione a reversibilità e temporaneità in ragione di quella particolarissima naturalezza celebrata da Lawrence. Il progetto vuole preservare la percezione del paesaggio predisponendo, in un punto preciso di osservazione, un ampia terrazza che si apre sul campo aperto. Per alzare il livello ricettivo dell aerea archeologica, al di sotto della terrazza viene predisposto un edificio di servizi al turismo che organizza un punto di ristoro e una serie di aule didattiche.

20 38 tesi di laurea in progettazione architettonica Giulia Cervini, Ilaria De Vito 39 Valorizzazione e fruizione del sito archeologico di San Giovenale in Tuscia. Protezione e musealizzazione dell insediamento etrusco del Borgo Norchia di Giulia Cervini, Ilaria De Vito a.a correlatrici: Alessandra Carlini, Cristina Casadei, Paola Porretta Tarquinia Blera San Giovenale San Giuliano Luni Barbarano Sutri Graviscae San Giovenale Monti della Tolfa San Giovenale come stazione tra la costa tirrenica e l entroterra laziale Tarquinia Blera - Sutri San Giovenale di Blera è un centro dell Etruria Meridionale che si colloca su un diverticolo della via Clodia, lungo il collegamento tra l entroterra laziale e la costa tirrenica. Riportato alla luce dagli scavi condotti dall Istituto di Studi Classici a Roma tra il 1956 e il 1965, presenta tutte le caratteristiche tipiche di un centro dell Etruria Meridionale: un pianoro centrale su cui si attestano gli insediamenti, la città dei vivi, circondato dalle necropoli, la città dei morti. L area d intervento (dagli scavatori denominata il Borgo ) si colloca ad est dell Acropoli, l altopiano più esteso dell area di San Giovenale e delimitato da ripidi pendii su tutti i lati, salvo quello che, lambito da un tracciato antico, lo divide appunto dalla sua estensione orientale. Il complesso di case etrusche di cui ci occupiamo s insedia sul pendio settentrionale del Borgo, dove un opera di terrazzamento e di riempimento permise di ricavare i piani sufficienti per costruire nuove abitazioni nel periodo più fiorente per il centro di San Giovenale (VII-VI sec. a.c.), quando la superficie dell altopiano risultava ormai satura. La particolare caratteristica morfologica del sito, avendone impedito nei secoli l utilizzo per lavori agricoli, è anche la ragione per cui le murature sono rimaste spesso intatte; a volte, soprattutto nelle parti alte del pendio, fino ad un altezza di due metri. Questo fa di San Giovenale (insieme forse solo ad Acquarossa) uno dei siti arcaici finora più ricchi di architettura domestica in Etruria. Ma il carattere peculiare del sito in questione non consiste solo nella testimonianza che offre delle tipologie e delle tecniche costruttive delle unità architettoniche che compongono l insediamento abitativo: il Borgo rappresenta infatti un importante esempio della strutturazione urbanistica tipica della fase di passaggio (definibile protourbana) da villaggio arcaico a città etrusca. L irregolarità delle giaciture dei singoli edifici, tutti orientati diversamente l uno dall altro e quasi tutti perimetrati da murature sghembe, si confronta con caratteri di organizzazione generale del complesso urbano che contengono i germi di una vera e propria pianificazione territoriale. Il duplice valore archeologico dell insediamento (quello delle singole unità abitative e quello dell agglomerato urbano nel suo complesso) contribuisce alla scelta progettuale di un doppio sistema di copertura: una macrocopertura a tettoia, volta a ricoprire e proteggere l intera area di scavo (compreso tutti gli elementi originariamente scoperti: le strade, i cortili, le strutture idriche), ed un insieme di singole coperture che mettono invece in evidenza i volumi delle case. The archaeological site of San Giovenale. Enhancement and new enjoyment. Protection of the Borgo housing complex. San Giovenale lied on a deviation of the Via Clodia, along the connection between the inland and the coast. Such village has features similar to the other etruscan villages: it is located on a plain, which hosts the urban settlement, bounded by ravines and surronded by its necropolises. The study area, the so called Borgo is located at the eastern part of the Acropolis plain. An etruscan housing complex lies on the northern steep side of the Borgo area. In order to gain new housing spaces, such steep side was filled during the VII century B.C., when the plain area was fully urbanized. Such housing complex represents one of the most important samples of the urban development during the switch from the archaic villages to the etruscan city. The project itself wants to underline this duality: it includes a main roofing system and a set of single coverages which recalls the ancient houses volumes. The main roof covers and protects the entire archaeological area. It consists of a flat surface hold by steel columns. The main structure is regular and modular making possible to extend the roof system according to the archaeological site expansion. The result is an abstract structure that recalls the sky which was the original coverage of this area. The houses shells recall the lost image of the ancient village. The new architecture allows the ancient one to become architecture again. Tolfa - Caere Dai percorsi territoriali ai percorsi interni: gli accessi, gli attraversamenti, le aree archeologiche.

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