Allegato I al Rapporto di Attività 11 LINEE D AZIONE*

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1 Allegato I al Rapporto di Attività 11 LINEE D AZIONE* Q MIGLIORARE LA QUALITA DELL ACQUA Q1 Soluzioni per il trattamento di scarichi/scolmatori - Impianti di fitodepurazione - Aree filtro forestali Q2 Riduzione degli apporti di nutrienti in agricoltura - Le Buone Pratiche Agricole per ridurre l inquinamento diffuso Q3 Sistemi filtro per ridurre il diffuso agricolo - Le fasce tampone - Il trattamento dei reflui zootecnici con sistemi naturali Q4 La riqualificazione del reticolo minore - Interventi di incremento della capacità autodepurativa - Manutenzione della vegetazione I MIGLIORARE IL REGIME IDROLOGICO I1 Ottimizzazione della gestione del sistema idrico - Gestione di serbatoi multiuso I2 Riduzione dei prelievi dai corpi idrici - Riduzione dei consumi nel settore civile - Riduzione dei consumi nel settore agricolo * Il presente elaborato è riadattato da uno degli allegati del Piano Strategico dell Autorità di Bacino del fiume Po. Sono riportate solo le linee di azione di interesse per il contesto della Val Brembana

2 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE Cosa sono? Quali sono le principali tipologie? Quali sono i principali campi di applicazione? La fitodepurazione per le piccole utenze civili La fitodepurazione per il trattamento delle acque meteoriche e degli scolmatori di rete mista La fitodepurazione per il post-trattamento dei grandi depuratori Per saperne di più

3 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE Cosa sono? Un sistema di fitodepurazione è in pratica un ecosistema umido artificiale, in cui le varie componenti (piante, animali, microrganismi, terreno, radiazioni solari) contribuiscono alla rimozione degli inquinanti presenti nelle acque di scarico. L'applicazione di sistemi naturali costruiti (constructed wetlands) per il trattamento delle acque di scarico rappresenta ormai una scelta ampiamente diffusa nella maggior parte del mondo. Il termine fitodepurazione è spesso utilizzato in modo improprio per descrivere impianti più o meno convenzionali e in cui le piante non hanno un ruolo realmente attivo nei processi depurativi. Distribuzione geografica degli impianti di fitodepurazione in Italia (Masi, 2002)

4 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE Quali sono le principali tipologie? Le tecniche di fitodepurazione possono essere classificate in base alla prevalente forma di vita delle macrofite che vi vengono utilizzate (Brix 1993): Sistemi a macrofite galleggianti (Lemna, Giacinto d acqua,...); Sistemi a macrofite radicate sommerse (Elodea,..); Sistemi a macrofite radicate emergenti (Fragmiti, Tife, ecc.); Sistemi multistadio: combinazioni delle tre classi precedenti tra loro o con interventi a bassa tecnologia come, ad esempio, i lagunaggi. I sistemi a macrofite radicate emergenti possono subire una ulteriore classificazione dipendente dal cammino idraulico delle acque reflue Sistema a flusso sommerso orizzontale (SFS - h o HF) Sistema a flusso sommerso verticale (SFS - v o VF) Sistema a flusso superficiale o a flusso libero (FWS) Sistema a flusso superficiale o a flusso libero (FWS) Sistema a flusso sommerso orizzontale (SFS - h o HF) Sistema a flusso sommerso verticale (SFS - v o VF)

5 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE Quali sono i principali campi di applicazione? I sistemi di depurazione naturali delle acque reflue possono essere applicati a tipologie di reflui molto differenziati tra loro (civili, industriali, agricoli, percolato di discariche, ecc.), sia come trattamenti secondari che terziari (post-trattamenti). Rispetto a sistemi convenzionali garantiscono: minori costi di realizzazione e di gestione; minori fabbisogni energetici; maggiore flessibilità rispetto al carico inquinante in ingresso; buon inserimento paesaggistico - ambientale.

6 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE La fitodepurazione per le piccole utenze civili Il ricorso a impianti di fitodepurazione a servizio dei centri urbani di piccole dimensioni (fino a poche migliaia di abitanti) e delle case sparse è sempre più diffusa. Un impianto di fitodepurazione ben progettato permette un ottimo trattamento degli scarichi domestici e richiede gestione e manutenzione molto modeste. La sua applicazione agli scarichi di piccoli centri di taglia compresa tra 500 e 5000 a.e. ha dato ottimi risultati, a fronte di costi di gestione inferiori di 5-6 volte rispetto agli impianti tradizionali, permettendo in tal modo il trattamento dei reflui in situ secondo una logica di decentralizzazione del sistema depurativo. A Dicomano (FI, 3500 abitanti) è in funzione il più grande impianto di fitodepurazione per il trattamento secondario di scarichi civili. Celle sul Rigo (SI, 620 abitanti): attraverso i terrazzamenti è possibile realizzare impianti di fitodepurazione anche in collina. Dozza Imolese (BO, 120 abitanti): realizzato nell ambito di un progetto Life.

7 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE La fitodepurazione per il trattamento delle acque meteoriche e degli scolmatori di rete mista Le acque meteoriche di dilavamento di qualsiasi superficie raccolgono, durante il loro tragitto, una certa quantità di materiali solidi e organici depositati, dando luogo a concentrazioni di inquinanti significative e in alcuni casi superiori ai limiti allo scarico previsti per le acque reflue dalla normativa vigente. Le zone umide applicate per il trattamento delle acque meteoriche (o delle acque scaricate attraverso gli sfioratori di piena delle reti miste) sono generalmente costituite da sistemi seminaturali a flusso libero superficiale, e più raramente, a flusso subsuperficiale orizzontale, con elevati tempi di ritenzione in virtù dell'alimentazione discontinua legata all'accadimento degli eventi di pioggia. Schema d impianto per il trattamento di acque di dilavamento. Sistema di depurazione naturale a flusso libero per il trattamento delle acque di dilavamento di un centro commerciale. Sistema di fitodepurazione a flusso libero per il trattamento delle acque meteoriche di raccolta dei tetti e dei parcheggi del Centro Ecologico Ambientale di Rispescia (CEA).

8 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE La fitodepurazione per il postrattamento dei grandi depuratori La realizzazione di sistemi di fitodepurazione a valle degli impianti di depurazione convenzionali, permette di: migliorare ulteriormente la qualità degli scarichi (rimuovendo ulteriormente BOD, azoto e batteri); tamponare eventuali malfunzionamenti dell'impianto a monte (una delle cause del degrado dei corpi idrici); accumulare l'acqua trattata per un eventuale riutilizzo. Ad oggi l impianto di Jesi (AN) rappresenta il più grande sistema di post-trattamento realizzato in Italia ( AE). L impianto di tipo misto (Fanghi attivi + HF + FWS + riutilizzo) tratta l effluente un impianto biologico a fanghi attivi dimensionato per una portata media giornaliera pari a m3/d.

9 Q1 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE Per saperne di più sugli aspetti generali e sull efficacia depurativa Vymazal J., Brix H., Cooper P.F., Green M.B., Haberl R., eds., Constructed wetlands for wastewater treatment in Europe. Backhuis Publishers, Leiden. - ISBN Kadlec R.H., Knight R.L. 1996, "Treatment wetlands", Lewis Publisher - CRC, Boca Raton. - ISBN Cooper P.F., Reed Beds & Contructed Wetlands for wastewater treatment, WRc Pub., Swindon, UK. - ISBN Reed S.C., Crites R.W., Mittlebrooks E.J., "Natural systems for waste management and treatment" 2 nd. Ed. Mc Graw Hill, inc. N.Y. - ISBN sugli aspetti progettuali Linee guida APAT scaricabili a ( IWA Specialist Group on Use of Macrophytes in Water Pollution Control, Constructed Wetlands for Pollution Control: Processes, Performance, Design and Operation. Scientific and Technical Report n.8. IWA Publishing, London. - ISBN

10 Q1 AREE FILTRO FORESTALI Tra i diversi campi di utilizzo di aree o fasce boscate per la riduzione degli inquinanti veicolati ai corpi idrici, oltre al ben noto utilizzo ai fini della riduzione dell inquinamento diffuso (fasce tampone boscate), ha preso forza, soprattutto negli ultimi anni, l idea di un loro utilizzo per il postrattamento di fonti puntuali di inquinamento quali, in particolare, i reflui in uscita da impianti di depurazione (sia di tipo convenzionale che di fitodepurazione). La logica che sottende a questo tipo di soluzione è la seguente: invece di scaricare direttamente i reflui nel corpo idrico accettore (impattandolo spesso in modo significativo) è possibile sfruttare i reflui (preventivamente trattati) come fertilizzante attraverso l irrigazione di superfici forestali sfruttabili prevalentemente per la produzione di biomassa legnosa.. Tali aree possono venire irrigate sia con sistemi a scoline sia con irrigazione a goccia; in questo secondo caso si tratta in genere di impianti ad evapotraspirazione totale e quindi privi di reflui in uscita. Impianto di Enköping (Svezia): in primo piano l impianto di depurazione convenzionale, al centro le vasche di accumulo e decantazione, sullo sfondo le estese aree filtro forestale a salice irrigate con i reflui del depuratore.

11 Q4 MANUTENZIONE DELLA VEGETAZIONE Gestione della vegetazione spondale Gestione della vegetazione in alveo

12 Q4 MANUTENZIONE DELLA VEGETAZIONE Gestione della vegetazione spondale Sia nei corsi d'acqua naturali che nei canali di bonifica soggetti a periodici interventi di manutenzione della vegetazione è possibile garantire una buona naturalità del corso d'acqua adottando tecniche di manutenzione idonee a preservare il più possibile la vegetazione spondale, il cui ruolo in termini di azione tampone risulta determinante. Le maggiori difficoltà stanno nel conciliare questa nuova esigenza con le più consolidate pratiche monoobiettivo di garantire la massima officiosità idraulica. La soluzione consiste nell adottare piani di manutenzione idonei (scelta dei periodi e delle tecniche) e utilizzare macchine per la manutenzione adattate per poter effettuare gli interventi ritenuti necessari senza eliminare la vegetazione spondale. Gli altri aspetti da considerare con attenzione sono: quando serve davvero intervenire (spesso è inutile e si interviene comunque per ragioni poco chiare); Adottare piani di intervento a lungo termine che rendano sempre meno indispensabile la manutenzione (allargare sezioni...) Alcuni spunti per effettuare la manutenzione della vegetazione spondale preservandola il più possibile. A) B) C) Alcuni esempi di gestione (buona e cattiva) della vegetazione spondale: Piantumazione di alberi nella banchina interna all argine; Taglio selettivo di della vegetazione; Manutenzione classica con taglio a raso.

13 Q4 MANUTENZIONE DELLA VEGETAZIONE Gestione della vegetazione in alveo Anche nei tratti dove non sia possibile realizzare interventi di diversificazione morfologica del tracciato e di ampliamento della sezione, è possibile prevedere di asportare solo parzialmente la vegetazione erbacea in alveo, creando dei canali di corrente sinuosi, senza che questo porti a peggioramenti eccessivi della funzionalità idraulica (non si ha un eccessivo incremento dei livelli sia per la creazione di canali preferenziali in cui aumenta la velocità di corrente, sia per la possibilità della vegetazione di flettersi). La creazione di un ambiente più diversificato, con zone a deflusso lento e zone a deflusso rapido, può comportare un certo beneficio (la cui entità va valutata sulla base di portata, concentrazioni di inquinanti, tempi di ritenzione, tipo di vegetazione che si instaura, ecc ) in termini di incremento del potere autodepurante. Sopra: manutenzione della vegetazione in alveo finalizzata a preservare quella posta al piede di sponda: intervento e risultato. (Consorzio di Bonifica Dese Sile). A destra: rappresentazioni schematiche della modalità di gestione della vegetazione in alveo mediante la creazione di un canale sinuoso realizzato preservando alcuni nuclei di vegetazione spondale ai piedi di sponda; si osservi come l abbassamento dei livelli non sia direttamente proporzionale alla parte di sezione che viene sfalciata (A,B,C,D); va considerata, infatti, anche la capacità della corrente di flettere la vegetazione.

14 I AZIONI MIGLIORARE IL REGIME IDROLOGICO I1 Ottimizzazione della gestione del sistema idrico Gestione di serbatoi multiuso I2 Riduzione dei prelievi dai corpi idrici Riduzione dei consumi nel settore civile Riduzione dei consumi nel settore agricolo

15 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO Perché multiuso? Il problema della gestione Cos è una politica di gestione? Lo schema informativo DSS e ottimizzazione Per saperne di più

16 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO Perché multiuso? Si definiscono serbatoi idrici sia gli invasi artificiali, creati da un apposito sbarramento (diga), sia i laghi naturali regolati, cioè dotati di un opera di regolazione dei deflussi. La funzione essenziale di un serbatoio idrico è quella di modificare il regime idrologico nel modo desiderato e di accumulare energia potenziale alzando il livello (carico idraulico) e accumulando un volume idrico da utilizzarsi nei momenti più convenienti. Generalmente un serbatoio idrico, anche se originariamente è stato realizzato per uno scopo (ad esempio gli invasi per la produzione idroelettrica), viene poi sfruttato con differenti finalità (tipicamente, la riserva idrica di un serbatoio idroelettrico viene poi usata anche a fini irrigui): per questo motivo si definisce multiuso o multiobiettivo. Alcuni differenti usi, che una riserva idrica di un invaso può soddisfare, sono: approvvigionamento irriguo; approvvigionamento idropotabile; laminazione delle piene; produzione di energia idroelettrica; fruizione turistica (del lago e/o del fiume a valle). Inoltre, non va dimenticato che una certa quantità d acqua è indispensabile per la sopravvivenza degli ecosistemi presenti nei corsi d acqua a valle dei serbatoi. Possibili utilizzi della risorsa idrica: fruizione (relax, pesca, canoa, rafting), irrigazione agricola, produzione di energia elettrica, vita degli ecosistemi acquatici.

17 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO Il problema della gestione Gli invasi artificiali, come anche i laghi naturali regolati (Lago di Como, Maggiore, ecc.), sono dotati di apparati (paratoie e/o valvole) che permettono di decidere, entro certi limiti, quanto portata rilasciare in uscita. Il problema della gestione di un serbatoio idrico multiuso è proprio il problema di decidere quanto rilasciare in uscita in funzione delle informazioni disponibili e degli obiettivi stabiliti; obiettivi ed usi che, generalmente, sono tra loro conflittuali, ovvero non è possibile soddisfarli al meglio tutti. Il problema gestionale (ma anche quello pianificatorio) nasce quindi difficile perché nel caso migliore si riuscirà solo a trovare un buon compromesso tra gli obiettivi in gioco (e quindi tra gli utilizzatori), ma quasi certamente mai si riuscirà a soddisfarli tutti al massimo. Un esempio di lago artificiale (Lago di Zoccolo, Val d Ultimo, Bolzano) Gestione diversa in funzione dell obiettivo Per il controllo delle piene a valle di un invaso, la miglior gestione consiste nel cercare di tenere l invaso sempre vuoto in modo da essere pronto a ricevere e invasare solo le piene (anzi il picco) che, altrimenti, farebbero danni a valle. Occorre quindi rilasciare sempre il massimo possibile. Per l utente irriguo, invece, conviene rilasciare solo il minimo indispensabile (ovvero una portata pari alla domanda irrigua) e invasare tutto il resto per accumulare così un volume di riserva per le esigenze irrigue future: insomma, cercare di riempire il serbatoio il più possibile. Addirittura potrebbe convenire azzerare il rilascio in determinati periodi. Per la produzione idroelettrica conviene in genere non far scendere l invaso sotto un livello ottimale piuttosto elevato (la produzione di energia, infatti, aumenta all aumentare del carico idraulico, cioè del livello della superficie dell acqua nel serbatoio), aumentando o diminuendo il rilascio in funzione dell afflusso e del conseguente livello.

18 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO Cos è una politica di gestione? La soluzione di un problema gestionale, una volta stabiliti gli obiettivi e la priorità tra essi, è una particolare politica di gestione. La politica di gestione (o di regolazione ) di un serbatoio è, infatti, la regola che dice quanto rilasciare in funzione delle informazioni disponibili in quel momento (prima fra tutte il periodo in cui ci si trova). Questa regola è più propriamente detta politica di gestione a sottolineare che essa è frutto anche di una scelta di compromesso tra gli obiettivi che si vogliono perseguire. In ogni caso, politiche di gestione differenti determineranno, in un dato periodo di riferimento e a parità di variabili in ingresso, livelli di soddisfazione differenti, anche radicalmente. Cos è in pratica una politica di gestione? Nella pratica una politica di gestione può essere espressa da un testo, da grafici, tabelle, formule o da un insieme di algoritmi di calcolo che possono anche essere eseguiti ad ogni passo decisionale da specifici software (si parla in questo caso di controllo in linea o in tempo reale ), utilizzabili attraverso un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS). Perché una regola e non direttamente la quantità da rilasciare (portata in uscita)? Perché si sta trattando un sistema non deterministico (cioè affetto da incertezza) il cui futuro non è prevedibile con certezza a causa, essenzialmente, della variabilità aleatoria dei fenomeni idro-meteorologici, ma anche di altri fattori (per es. l andamento dei prezzi dei prodotti agricoli e quindi delle decisioni di cosa piantare e quindi della domanda irrigua). Non si può quindi decidere a priori quanto si rilascerà, bensì quanto si rilascerà se succederà questo e quello.

19 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO Lo schema informativo Fondamentale, per poter affrontare un problema gestionale è lo schema informativo, cioè specificare quale informazione si assume essere disponibile ad ogni passo in cui va presa una decisione. Lo schema offre una rappresentazione concettuale del sistema considerato (tipica di discipline come la Teoria dei sistemi e il Controllo dei processi). Nello schema informativo il sistema è rappresentato da una serie di blocchi (le componenti del sistema), nei quali entra o esce qualcosa (in gergo ingressi e uscite ). Gli ingressi possono essere variabili controllabili (ad es. le decisioni) o aleatorie (ad es. le condizioni meteorologiche) e le uscite sono tipicamente lo stato modificato di quella componente (in gergo le risposte ). Lo schema più banale, ma molto utilizzato, detto piano temporale delle erogazioni, è illustrato nella figura 1. Il serbatoio idrico riceve in ingresso una variabile non controllabile (l afflusso a dal bacino di monte, che dipende da quanto piove) e una controllabile (la decisione di rilascio r, in quell istante di tempo). Va notato che la decisione entra nel blocco, anche se, fisicamente, si concretizza in acqua che esce. Questa decisione di rilascio (r) è l uscita di un altro blocco, quello decisionale, che rappresenta la persona, ente, od organismo che gestisce il serbatoio: per farlo, dispone, in questo schema, solo di un informazione: l istante di tempo t in cui si trova (decide, cioè, in funzione della stagione, mese o giorno in cui si trova). Come risposta a questi ingressi, il serbatoio, al prossimo passo decisionale, si troverà in uno stato modificato (il suo volume v ). Le uscite del sistema complessivo considerato (stato v e rilascio r) determinano la soddisfazione degli utilizzatori (o il grado di raggiungimento degli obiettivi): per esempio, l energia idroelettrica prodotta è data proprio dal prodotto di queste due variabili (a meno di altri fattori correttivi come il rendimento). Un differente schema ( rivoluzionario in confronto al precedente) è rappresentato nella figura 2. Qui il decisore conosce e considera anche il volume invasato nel serbatoio (v). Moltissimi serbatoi sono di fatto gestiti con uno schema informativo di questo tipo, secondo una particolare politica di gestione ( regola operativa ) che sostanzialmente dice di mantenere un definito volume invasato (o, meglio, specifica una formula, o grafico o tabella, che determina il rilascio in funzione del volume invasato). Ovviamente lo schema può essere raffinato, aggiungendo altre componenti: per esempio la suddivisione della portata rilasciata tra eventuali utenti plurimi di valle (la cui soddisfazione può essere eventualmente usata dal decisore) o il blocco bacino idrografico nel quale entrano le variabili metereologiche. Figura 1 Figura 2

20 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO DSS e ottimizzazione La definizione di una qualsiasi politica di gestione non può essere fatta a mano, ma deve invece essere il frutto della risoluzione di un problema di ottimizzazione, che richiede la gestione di una enorme mole di informazione. Un problema complesso come quello della gestione dei serbatoi multiuso richiede, infatti, un approccio sistemico (visione sintetica e razionale degli elementi): una rappresentazione concettuale, la formalizzazione (in modelli e algoritmi) e la codifica e implementazione in programmi di calcolo (software) del sistema e delle sue problematiche. È quindi estremamente utile avere a disposizione uno strumento informatico da utilizzare durante le fasi del processo decisionale, comunemente chiamato DSS (Decision Support System Sistema di Supporto alle Decisioni),che moltiplica le capacità di analisi e di valutazione del decisore. Il DSS è un complesso hardware/software, costituito da un base dati, una serie di modelli (modelli di simulazione che permettano di considerare e valutare le diverse alternative di gestione) e una interfaccia utente. Un DSS organizza l informazione, la rende accessibile, verificabile, aggiornabile ed utilizzabile in un ampio spettro di strumenti modellistici, dai più noti (es. foglio Excel) ai più innovativi o specifici (es. un modello di ottimizzazione creato ad hoc). E invece di sfornare la soluzione definitiva, assiste i decisori... nel prendere una decisione.

21 I1 GESTIONE DI SERBATOI MULTIUSO Per saperne di più Soncini-Sessa R., Rizzoli A., Villa L., Weber E., 1999a. Twole: a software tool for planning and management of water reservoir networks. Hydrological Sciences Journal, 44(4): Soncini-Sessa R., Canuti D., Colorni A., Laniado E., Losa F., Rizzoli A., Villa L., Vitali B., Weber E., 1999b. Use of Multi-criteria Analyisis to Resolve Conflicts in the Operation of a Transnational Multipurpose Water System, The Case of Lake Verbano (Italy-Switzerland). Water International, 25(3): Soncini-Sessa R., Castelletti A, Weber E., A DSS for Planning and Managing Water Reservoir Systems. Environmental Modelling & Software, 18: Soncini-Sessa R., 2004a. Pianificazione e gestione delle risorse idriche: MODSS per decisioni integrate e partecipate. McGraw-Hill, Milano. Soncini-Sessa R., 2004b. Pianificazione e gestione delle risorse idriche: modellistica integrata e decisioni partecipate in pratica: il progetto Verbano. McGraw-Hill, Milano. De Carli A., Massarutto A., Paccagnan V., La valutazione economica delle politiche idriche: dall efficienza alla sostenibilità. Economia delle Fonti di Energia e dell'ambiente, 1-2/2003 Nardini A., Montoya D., Remarks on a Min-max Optimization Technique for the Management of a Single Multiannual Reservoir Aimed at Hydroelectric Generation and Water Supply. Water Resources Research, 31 (4):

22 I2 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE Di cosa si tratta? Il risparmio tra le mura domestiche Le acque reflue come risorsa L utilizzo dell acqua di pioggia Il progetto AQUASAVE L esempio di Berlino

23 I2 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE Di cosa si tratta? Nel settore civile sono molteplici gli utilizzi indiscriminati della risorsa idrica. Acqua prelevata da fonti pregiate (come falde profonde o sorgenti) viene utilizzata in attività che non richiedono acqua di buona qualità: per esempio, in ambito cittadino, viene utilizzata acqua di acquedotto per il lavaggio strade o i lavaggi auto e anche la maggior parte del consumo domestico è dovuto ad usi, come lo scarico del WC o la lavatrice, che non richiedono necessariamente l'utilizzo di acqua potabile. Numerosi, inoltre, sono gli sprechi, spesso evitabili con facili accorgimenti o sostituzioni non onerose: rubinetti che perdono, elettrodomestici abusati (lavatrici e lavastoviglie), innaffiatura nelle ore in cui è massima l evapotraspirazione. Infine, non viene considerato il riutilizzo dell acqua di pioggia (che, non raccolta, diventa un pericolo sommandosi al deflusso negli eventi di piena invece che una risorsa), e la separazione e riuso delle acque grigie (utilizzabili, per esempio, per lo scarico dei WC).

24 I2 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE Il risparmio tra le mura domestiche Gli sprechi d acqua all interno degli edifici sono dovuti prevalentemente all abuso di elettrodomestici (spesso di vecchia generazione) e alla presenza di materiali per l erogazione (rubinetterie) non idonei. I principali sistemi di risparmio che si possono installare in casa sono: - sistemi di scarico WC che richiedono solo 3-4 litri di acqua contro i 9-15 litri dei sistemi tradizionali, dotati di cassette a doppio pulsante e possibilità di interrompere lo scarico quando non è richiesto un elevato volume; - lavatrici che richiedono solo 60 litri contro i 100 litri per ciclo utilizzati per il tradizionale lavaggio degli indumenti; - lavastoviglie che richiedono 14 litri contro i 20 litri per ciclo utilizzati per il tradizionale lavaggio dei piatti; - rubinetti dotati di sistema di iniezione di aria nell'acqua (frangigetto), che riducono i consumi del 30-50%; - rubinetti monocomando e rubinetti termostatici, che miscelano l'acqua fredda e calda e consentono un sensibile risparmio idrico in quanto evitano le continue correzioni di temperatura. Inoltre, nei servizi pubblici (ristoranti, alberghi, scuole...), possono essere previsti rubinetti con il temporizzatore, che forniscono acqua con una portata ed un tempo prefissati e si chiudono automaticamente senza interventi manuali. Sistemi di erogazione per il risparmio d acqua: rubinetto con temporizzatore, rubinetto monocomando e rubinetto termostatico. Sistemi frangigetto per il controllo della portata erogata.

25 I2 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE Le acque reflue come risorsa Le acque grigie (provenienti da docce, lavabi, lavatrice) possono essere raccolte, per mezzo di una rete appositamente dedicata, immagazzinate e (dopo un trattamento elementare, ad es. filtrazione) riutilizzate per alimentare i WC ed altri usi poco esigenti in termini di qualità, permettendo così un notevole risparmio idrico. Il risparmio idrico, però, non è l unico motivo per tenere separate le acque grigie dalle acque nere: la separazione, infatti, facilita molto la gestione e la depurazione degli scarichi. Possibile schema della suddivisione degli scarichi di un abitazione in acque nere e grigie, e riutilizzo della componente grigia. (Illustrazione: IRIDRA) Schema di riutilizzo delle acque grigie all interno dell abitazione (litri pro capite al giorno). (Illustrazione: G. Conte, su dati IRIDRA)

26 I2 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE L utilizzo dell acqua di pioggia Le acque piovane ricadenti sulle coperture delle edifici (figura a lato) possono essere raccolte da cisterne posizionate sui tetti, oppure da sistemi assorbenti quali i tetti verdi. Tali acque, dopo essere state filtrate e disinfettate, possono venire impiegate nelle lavatrici, nelle lavastoviglie e per gli scarichi dei WC. Oltre al risparmio idrico, l'utilizzo di acqua piovana per questi usi ha anche altri vantaggi: l'acqua piovana ha infatti la caratteristica di una bassa durezza e richiede quindi un consumo inferiore di detersivi, contribuendo così a ridurre anche l'inquinamento delle acque di scarico. Le acque piovane ricadenti sul suolo, invece, possono essere raccolte tramite vari sistemi drenanti, quali i canali filtranti e i parcheggi drenanti. Risulta evidente che, mentre le acque piovane ricadenti sulle coperture sono generalmente di buona qualità e quindi necessitano di trattamenti minimi per il riutilizzo, le acque di pioggia che dilavano superfici quali strade o parcheggi contengono*, invece, inquinanti legati al traffico veicolare, ed è quindi necessario sottoporle ad un adeguato trattamento prima del riuso e utilizzarle per attività che richiedono bassa qualità (lavaggio strade o irrigazione giardini). Dove c è disponibilità di spazio, possono essere realizzati dei volumi di accumulo delle acque di pioggia (indipendenti dalla rete fognaria), tali da consentire il successivo riuso. Un buon esempio di riutilizzo dell acqua di pioggia è quello realizzato a Berlino. * In particolare risultano contaminate le acque di prima pioggia

27 I2 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE Il progetto AQUASAVE Il Progetto "Aquasave" (Progetto Life 97) - completato nell'autunno del 2000 è stato realizzato con il coordinamento di ENEA, in collaborazione con il Comune di Bologna e con il cofinanziamento dell'unione Europea. In un edificio residenziale di 8 appartamenti abitati da 22 persone sono state sperimentate una serie di tecniche che consentono la riduzione dei consumi dell'acqua, a parità di confort e prestazioni. Il progetto ha dimostrato che si possono ridurre i consumi di acqua potabile del 50% utilizzando soluzioni tecnologiche che permettono il risparmio, il riuso dell'acqua piovana e il riciclo delle acque grigie.

28 I2-R1 RIDUZIONE DEI CONSUMI NEL SETTORE CIVILE L esempio di Berlino Un buon esempio di applicazione di nuove soluzioni "eco-compatibili" è quello di Berlino: si tratta sia di grandi interventi di riqualificazione urbanistica (Potsdamer Platz) che di piccoli interventi edilizi su singoli edifici (Lankwitz). Nella centralissima Potsdamerplatz è stato realizzato un sistema di nuovi canali e zone umide di diverse migliaia di metri quadri, che, oltre a creare un piccolo "parco" urbano nel centro di Berlino, è un grande serbatoio in grado di accumulare oltre 4000 m 3 di acque di pioggia, cui si aggiungono alcune centinaia di metri cubi che vengono immagazzinati nei tetti verdi degli edifici. In pratica per eventi meteorici ordinari, il 100% dell'acqua piovana che cade sull'area di Potsdamer Platz (diversi ettari) viene immagazzinato e, purificato attraverso un sistema di fitodepurazione perfettamente inserito nel paesaggio urbano, riutilizzato per fontane pubbliche e per lo scarico dei WC di alberghi e ristoranti della zona. A Berlin-Lankwitz, un quartiere periferico, si è intervenuti su una piccola area ( m 2 di superficie impermeabilizzata, di cui 63% costituita da tetti, 35% cortili interni e marciapiedi e 12% superfici stradali). Le acque di pioggia sono accumulate in una cisterna da 190 m 3 e da qui, depurate in un semplice filtro vegetato (istallato all'interno dell'edificio) seguito da un trattamento di disinfezione a UV. Le acque così trattate forniscono acqua per lo scarico dei WC e per l'irrigazione dei giardini di 80 appartamenti e 6 negozi, per un totale di circa 200 abitanti. Interventi realizzati nel quartiere di Berlin-Lankwitz, nella periferia di Berlino. La progettazione della Potsdamerplatz nel centro di Berlino.

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