Edizione italiana a cura di Paola Cannav. Traduzione di Gemma Buonanno

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1 Con la collaborazione di Anthony Fontenot e del Gruppo di Lavoro Automatischer Urbanismus Contributi: Maria Ippolita Nicotera Itinerari: Francesca Venier Edizione italiana a cura di Paola Cannav Traduzione di Gemma Buonanno Edizione originale: Berlin_Stadt Ohne Form. Strategien einer anderen Architektur Copyright ' 2000, Prestel Verlag, M nchen-london-new York Copyright ' 2006 Meltemi editore s.r.l., Roma Ø vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, non autorizzata. Meltemi editore via Merulana, Roma tel fax info@meltemieditore.it

2 Philipp Oswalt Berlino_città senza forma Strategie per un altra architettura MELTEMI

3 A questo libro hanno collaborato Studi Ideazione e testo: Philipp Oswalt con la collaborazione di Anthony Fontenot. Ricerche: Gruppo di Lavoro Automatischer Urbanismus: Florian Kessel (Generatori), Agnieszka Preibisz e Cristoph Stolzenberg (Conglomerato), Ulrike Köppe (Distruzione), Gabor Stark e Jan Timmermann (Vuoto), Klaus Overmeyer (Temporaneo), Katrin Hass e Nora Müller (Collisione), Felix Wetzstein (Raddoppiamento), Kilian Enders (Simulazione), Kay Fingerle e Edgar Woeste (Massa), Kerstin Spilker e Sebastian Holtmann (Metabolismo). Redazione: Rudolf Stegers con la collaborazione di Stefanie Oswalt. Disegni: Sebastian Holtmann, Florian Kessel, Philipp Oswalt. Itinerari Ideazione e testo: Francesca Venier Progetti Ideazione e ricerche: Philipp Oswalt, Paola Cannavò e Elisa Serra. Testo: Maria Ippolita Nicotera. Lettorato Maria Ippolita Nicotera

4 Indice p. 7 Carte 25 Introduzione all edizione italiana Paola Cannavò 30 Prefazione 31 Studi 37 Urbanistica automatica I 40 Generatori 49 Conglomerato 61 Distruzione 73 Vuoto 81 Temporaneo 91 Collisione 101 Raddoppiamento 111 Simulazione 125 Massa 135 Metabolismo 145 Urbanistica automatica II 149 Itinerari 155 Itinerario A 157 Itinerario B 159 Itinerario C 161 Progetti 163 Vuoto come potenziale Ambasciata olandese Estradenhaus

5 169 Eterogeneità coerente Jüdisches Museum GSW 175 Trasformazione della storia Kapelle der Versöhnung DG-Bank 181 Ordine libero Scuola elementare e scuola materna in Curtiusstrasse Ambasciata dei paesi nordici 187 Instant city Siedlung Spruch Nuovo istituto di Fisica 193 Topografia urbana Biosfera Potsdam Velodrom 199 Spazio Temporaneo Volx Golf Badeschiff 205 Bibliografia 211 Letteratura/Indice Progetti 213 Indice delle immagini

6 Distruzione Nel 1912, al grido di Viva il futurismo, Filippo Tommaso Marinetti getta dall automobile, tra i passanti della Leipziger Straße e della Friedrichstraße, dei volantini con il manifesto futurista 1. Pubblicizza la mostra dei futuristi presso la galleria Tannhauser così come i manifesti affissi sulle colonnine pubblicitarie: Noi vogliamo glorificare la guerra sola igiene del mondo il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttivo dei libertari noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie, recitano i manifesti.viene profetizzato il coinvolgimento personale nel vortice della distruzione: I nostri successori ( ) si avventeranno per ucciderci spinti da un odio tanto più implacabile inquantoché i loro cuori saranno ebbri di ammirazione per noi 2. Nel XX secolo Berlino assurge a manifesto futurista. In modo sorprendente questa città assorbe e genera le forze distruttive del secolo delle ideologie. La prima e la seconda guerra mondiale cominciano da qui; qui vengono ideate le stragi in serie e organizzate come misura di stato maggiore; da qui vengono ordinati i primi bombardamenti di superficie, di cui sono vittime Guernica e Rotterdam. E la città stava per diventare il primo bersaglio della bomba atomica, sviluppata dagli americani nel 1940 a causa della minaccia nazionalsocialista. Berlino è un luogo colmo di storia e senza tradizione. Lo sviluppo urbanistico va di pari passo con la storia politica della città. Cinque diversi sistemi governativi hanno influenzato l immagine di Berlino nel XX secolo. Nel corso di un processo di parricidio continuo, quasi ogni generazione ha cancellato i luoghi dell identità della generazione precedente, cercando con ciò di definire nuovamente l identità della città. A causa di questa distruzione costante, il solo atto del distruggere ha prodotto continuità e permanenza. Già nel Medioevo Berlino e Cölln erano stati distrutti più volte da incendi, eppure l atto del distruggere di proposito per ottenere una profonda trasformazione si afferma per la prima volta solo all inizio dell epoca moderna. La tradizione dell assenza di tradizione comincia all inizio del XIX secolo. All apice del proprio potere, i sovrani prussiani ordinano la radicale trasformazione della città residenziale, sebbene non avesse ancora compiuto il secolo. In pochi decenni il classicismo subentra all architettura barocca. La Pariser Platz, il viale Unter den Linden e altre zone della Friedrichstadt ricevono un nuovo assetto. Laddove non si costruisce dal nulla, si assiste a una trasformazione radicale degli edifici preesistenti, come nel caso della completa ricostruzione del Duomo appena sessantenne per opera di Karl Friedrich Schinkel. Oltre al Duomo e a numerosi palazzi barocchi, Schinkel riorganizza la Gertraudenkappelle a Spittelmarkt e relativizza il significato del castello con i suoi interventi urbanistici intorno al Lustgarten. La città riceve un nuovo volto, pur rimanendone la pianta in massima parte salvaguardata. 61

7 Assalto all arsenale, Demolizione e ricostruzione a Mühlendamm, Con la fondazione dell impero nel 1871 comincia una nuova era per l edilizia urbana, un era nella quale ne viene rimodellata non soltanto la fisionomia, ma vengono fatte saltare anche la scala e le proporzioni della città preesistente. Per il pubblicista Wolf Jobst Siedler la vecchia Berlino sarebbe stata distrutta già durante l epoca guglielmina. Berlino fu cancellata nel breve lasso di tempo intercorso tra la guerra francotedesca e la prima guerra mondiale da una nuova e febbrile attività costruttiva che si prefiggeva di dare risalto architettonico al passaggio da città del reame a metropoli imperiale 3. Forza motrice di questa distruzione è, in primo luogo, il velocissimo processo di industrializzazione. Una gran quantità di nuovi progetti su larga scala come grandi magazzini, edifici amministrativi e alberghi sono previsti nella vecchia città. Interi quartieri devono far posto ai nuovi progetti; ampie aree della Berlino medievale e numerosi edifici importanti vengono rasi al suolo. Per l albergo Adlon, ad esempio, viene sacrificato il palazzo barocco Redern, già ridisegnato da Schinkel; mentre il palazzo Raczynski di Johann Heinrich Strack, adibito a museo, soccombe in favore del Parlamento. Altri edifici lasciano il posto a tracciati viari, che servono in parte ad alleggerire il traffico, e in parte sono il risultato di speculazioni private sui terreni. Un secondo motivo per la completa riorganizzazione della città è la volontà politica di rappresentatività. Quando assurge al ruolo di capitale dell impero, la vecchia Berlino preindustriale sembra, d un tratto, provinciale. Per potere fronteggiare le metropoli europee ricche di tradizione come Vienna, Parigi e Londra, la vecchia città deve scomparire per lasciare posto a una nuova città 4. Mentre si evoca la storia attraverso nuove costruzioni storicistiche, vengono demolite le testimonianze del passato. Qui, per la prima volta, si esprime il tema che diviene così caratteristico dello sviluppo edile di Berlino nel XX secolo. 62

8 Demolizione del Duomo a Lustgarten, Presidio di polizia durante la rivoluzione di marzo, L imperatore Guglielmo II, come rappresentazione del suo potere, fa demolire il Duomo che era stato trasformato da Schinkel soltanto alcuni decenni prima, sostituendolo con una nuova mostruosa costruzione. Contestualmente viene eliminato la strada della Schlossfreiheit per consentire la costruzione del monumento nazionale all imperatore Guglielmo I. Il castello comunale perde il proprio contesto urbanistico. La Krolloper di Ludwig Persius ed Eduard Tietz deve cedere il posto, per ordine di Guglielmo II, a un nuovo sfarzoso edificio. Accolti dal plauso dei contemporanei, numerosi sono gli edifici monumentali a essere edificati in questa fase, con la conseguente quasi totale scomparsa, alla fine dell era guglielmina, di buona parte dell eredità architettonica della città: edifici di Philipp Gerlach,Andreas Schüler, Heinrich Gentz, Karl Friedrich Schinkel, chiese, municipi, palazzi, colonnati, musei. Già poco dopo la fine di quest epoca, essa viene riconsiderata in modo critico, come quando Carl Sternheim nel 1920 scrive: Di continuo si demoliscono gli edifici appena realizzati, se ne costruiscono di nuovi e più grandiosi, viene edificato in terra e in aria. I monumenti innalzati in fila e a gruppi vengono demoliti per essere sostituiti con delle apoteosi maggiori, poi consumate vertiginosamente 5. Eppure il vecchio processo si ripropone con un nuovo auspicio. La critica dell epoca guglielmina è accompagnata dal desiderio di rimuovere la sua eredità edilizia. Si preferisce rimodellare quanto già esistente piuttosto che demolire, gli edifici esistenti vengono trasformati e dotati di nuove facciate.talvolta ne scaturisce qualche cosa di significativo, come nel caso della riprogettazione della Rudolf-Mosse-Hause per opera di Erich Mendelsohn; soprattutto ci si limita, però, a rimuovere stucchi e decorazioni, seguendo il modello diffuso da Adolf Behne 6. Essenzialmente vengono riprese le strategie della ricostruzione urbana dell epoca guglielmina, anche se alla speculazione economica privata e alla dimostrazione di forza da parte dello Stato subentra un intenso potenziamento delle infrastrutture urbane più centrali.viene concepita la 63

9 Demolizione del medievale Krögel, Bombardamento aereo a Spittelmarkt, riorganizzazione delle Alexanderplatz, Potsdamer e Leipziger Platz, Platz der Republik e Hermannplatz anche se la persistente crisi economica rende i progetti pressoché inattuabili. Una radicalizzazione della distruzione urbanistica si afferma solo con il nazionalsocialismo. Il progettato asse nord-sud apre una breccia di circa un chilometro di larghezza che attraversa l intera città. Progetti analoghi di rigorosa demolizione esistono anche per l asse est-ovest, per il vecchio centro e per l area circostante la Museumsinsel. I lavori di demolizione legati alla costruzione dell asse nord-sud vengono avviati presso l ansa della Spree e nel quartiere diplomatico: l intero quartiere tardo-classicista di Alsen è raso al suolo. Ciononostante, per il sovrintendente ai lavori pubblici della capitale imperiale, Albert Speer, i lavori procedono a rilento. Nel maggio del 1940 pretende il ricorso a nuovi metodi di demolizione, come l utilizzo di esplosivo o simili 7. E così anche l amministrazione di Speer dà, nel 1941, il benvenuto alle bombe britanniche, che avrebbero consentito di alleggerire i lavori, rappresentando dunque un prezioso lavoro preparatorio ai fini della riorganizzazione 8. Ancora nell estate del 1944, Joseph Goebbels afferma a tal proposito che qui si sta avviando uno sviluppo, che avrebbe richiesto senza dubbio molto più tempo senza la guerra, cui si deve una notevolissima accelerazione 9. Con il nazionalsocialismo si evidenzia per la prima volta e allo stesso tempo in tutto il suo estremismo il raggiungimento di una dimensione propria dell ansia di distruzione. La demolizione non serve più alla creazione di qualche cosa di nuovo, ma diventa fine a se stessa, la distruzione diventa uno strumento politico diretto.tutto ciò diventa particolarmente evidente in occasione del rogo del Parlamento nel 1933 e del pogrom antisemita della notte dei cristalli nel 1938.Allo stesso modo, poco tempo dopo la presa del potere, vengono demoliti il monumento a Liebknecht-Luxemburg di Ludwig 64

10 Demolizione della Cancelleria imperiale, Esplosione del Castello, Mies van der Rohe e i resti del quartiere di Scheunenviertel perché simboli e luoghi della Berlino comunista. Nel quartiere di Scheunenviertel fu assassinato nel 1930 il nazionalsocialista Horst Wessel, non molto distante dalla centrale del partito comunista tedesco; con la demolizione si intendeva allora cancellare il covo del comunismo 10. Prima l aviazione britannica dall agosto del 1940 e poi quella americana dal marzo 1944 bombardano Berlino. In totale, in più di 400 attacchi aerei, cadono su Berlino 50 mila tonnellate di bombe incendiare, esplosive, al fosforo e a frammentazione. Il risultato è devastante; del resto l esercito statunitense aveva ricostruito, con la collaborazione di Erich Mendelsohn, gli isolati di Berlino nel deserto dello Utah, per studiarne le reazioni in caso di incendio e massimizzare l effetto distruttivo 11. Nel maggio del 1945, il centro di Berlino è ridotto per il 70% a un cumulo di macerie, case circa sono distrutte o fortemente danneggiate, mentre 1,5 milioni di berlinesi sono rimasti senza casa. Alle distruzioni arrecate dalla guerra seguirono le ondate di demolizione del dopoguerra. In primo luogo prevalentemente su iniziativa degli Alleati vengono cancellati i luoghi più rappresentativi del dominio nazista. Nei primi anni del dopoguerra spariscono la Cancelleria di Albert Speer e, con la Kunstgewerbeschule [Scuola di arti applicate] e il Prinz-Albrecht Palais di Schinkel, i quartieri generali della Gestapo e delle SS. La Haus des Fremdenverkehrs [ Casa dei rapporti con l estero ], primo edificio dell asse nord-sud di Speer viene demolita; l ossatura della Wehrtechnischen Fakultät [Facoltà delle tecniche difensive ] scompare sotto il cumulo di macerie del Teufelsberg.Anche il castello cittadino, sede padronale degli Hohenzollern, soggiace, su ordine di Walter Ulbricht, alla logica di distruzione dei simboli malvisti e di rappresentazione di un nuovo inizio. La disorganizzazione morale della società tedesca determina un impulso generale di cancellazione delle tracce della propria storia. Senza alcuna 65

11 Incendio della Colombohause, 17 giugno Esplosione della Sinagoga della Fasanenstraße, distinzione viene distrutta una gran quantità di monumenti, sia a Berlino est sia a Berlino ovest, in quanto veicoli di memoria collettiva: la stazione di Anhalter di Franz Heinrich Schwechten, il Museo etnologico ancora utilizzato dopo la guerra, la Scuola superiore di architettura di Schinkel già in ricostruzione, la Garnisonkirche e la barocca Jerusalemkirche, la Petrikirche già medievale e ricostruita quattro volte a causa di incendi, il palazzo dello sport in quanto luogo di numerosi eventi storici, politici e sportivi, il grande teatro edificato da Hans Poelzig per Max Reinhardt. L impeto distruttivo non risparmia neanche le testimonianze rimaste della cultura ebraica. Nel dopoguerra più di dodici sinagoghe vengono demolite, più che nel periodo nazista. Significativamente, però, i vecchi edifici non lasciano il posto a nuovi; si tratta, qui, semplicemente della cancellazione di quanto esistente. La maggior parte di questi luoghi sono tuttora inedificati. Il culto della distruzione abbraccia l intera città. Nel 1946, Hans Scharoun e i suoi collaboratori presentano il piano collettivo che prevede sostanzialmente una nuova struttura per l intera Berlino. La città viene suddivisa in quattro sezioni funzionali che si sviluppano lungo la direzione est-ovest e alle quali si sovrappone una rete di superstrade. In realtà il progetto fallisce sia per il suo carattere utopistico sia per la divisione della città, anche se il suo ideale di viabilità viene perseguito successivamente in entrambe le parti, in modo banalizzato e tecnocratico. A differenza dei precedenti progetti per varchi e ampliamenti viari, quest ultimo si basa non sul completamento della rete esistente, ma ne prevede una del tutto nuova. Singoli frammenti di questo sistema di autostrade e superstrade vengono realizzati nei decenni seguenti, con l apertura di ampi corridoi attraverso il cuore della città. Anche qui è evidente come si tratti essenzialmente di distruzione in quanto tale: nessuno dei corridoi realizzati verrà mai usato per la costruzione di strade, rimanendo inutilizzati per decenni. 66

12 Esplosione della stazione Anhalter, Bonifica a Wedding, La progettazione stradale segue il risanamento delle superfici dei quartieri di più antica costruzione. A Berlino ovest vecchie abitazioni vengono classificate come inadeguate; all inizio degli anni Sessanta si identificano i primi territori da risanare. Per i pianificatori la demolizione totale rappresenta la soluzione migliore, l unica che consenta loro di realizzare le loro idee fisse di una densità urbanistica ideale 12. Nelle circoscrizioni di Wedding, Schöneberg e Kreuzberg vengono demoliti interi quartieri, prima che i movimenti di protesta della metà degli anni Settanta ottenessero un cambiamento nella concezione di risanamento. Nel frattempo, con la demolizione del Fischerviertel, a Berlino est, vengono cancellate le ultime tracce della Berlino medievale. Negli anni Ottanta si verifica un cambiamento di rotta: l architettura dell epoca moderna è considerata out, mentre gli edifici storici sono considerati in. Proprio in corrispondenza del 750 anniversario [della città] gli edifici storici vengono ricostruiti; i monumenti, che dopo il 1945 erano stati confinati in magazzini, sono recuperati e ricollocati negli spazi cittadini; lo stucco asportato grazie all aiuto di sovvenzioni pubbliche viene ricostruito. Eppure, al più tardi dopo la caduta del Muro, si evidenzia come politici e architetti non abbiano acquisito un atteggiamento più tollerante o rispettoso di fronte alle testimonianze della storia, soltanto l immagine dell avversario è cambiata. Da questo momento in poi il modernismo è rigorosamente messo al bando. La nuova ondata distruttiva ha come scopo soprattutto i simboli architettonici della RDT. Nel giro di pochi anni il viale Unter den Linden viene riorganizzato: il Lindencorso, l Ambasciata ungherese e il Ministero per gli Affari esteri della RDT vengono demoliti, gli ex Ministeri della Pubblica istruzione e quello per il Commercio con l estero vengono dotati di facciate del tutto nuove. Nella lista di opere ancora da demolire rientrano l albergo Unter den Linden, l ex Hotel Palast nella Marx-Engels-Platz, ampie parti dell Opera comica, il ristorante Ahornblatt alla Fischerinsel [già avvenuta] e lo 67

13 Esplosione della Versöhnungskirche a Bernauer Straße, Demolizione del Muro a Bernauer Straße, stesso Palast der Republik.Anche se il direttore dei lavori pubblici del Senato Hans Stimmann dovette rinunciare all idea di far demolire la Torre della televisione, i piani di Hans Kollhoff per la demolizione completa dei quartieri attorno ad Alexanderplatz sono divenuti, nel frattempo, un piano particolareggiato. Il progetto prevede la demolizione di sette blocchi di edifici, con l eccezione di entrambi gli edifici di Peter Behrens dell inizio degli anni Trenta. In questo modo, nel giro di dieci, quindici anni verranno completamente riorganizzati gli spazi pubblici centrali di Berlino est e l eredità edile del socialismo sarà simbolicamente liquidata. Anche dal punto di vista quantitativo, il risultato dell edificato realizzata sotto il segno della ricostruzione critica è impressionante. Nei primi cinque anni dopo la caduta del Muro di Berlino, per il solo quartiere di Mitte furono presentate 200 richieste di demolizione; durante gli anni Novanta sono stati demoliti annualmente fino a un milione di metri quadri di superficie fabbricata. Dopo la sistemazione della parte orientale del centro-città, dovrà essere riorganizzata anche la parte occidentale. La Schimmelpfenghaus sulla Breitscheidplatz, sotto tutela, dovrebbe far posto a breve a un nuovo edificio. Nella primavera del 2000, il quotidiano «Frankfurter Allgemeine» pubblicò una serie di articoli con lo slogan demolire l ovest, nei quali gli autori invitavano a cancellare da Berlino ovest le architetture moderne del dopoguerra. I suggerimenti spaziano dall Europacenter, costruito negli anni Sessanta, al Centro Internazionale dei Congressi (ICC) degli anni Settanta, fino agli edifici IBA degli anni Ottanta. Desiderio e mania che non si ferma neppure di fronte al Kranzlereck appena costruito da Helmut Jahn.Al modo di dire la politica edile è politica della demolizione, famoso nella storia di Berlino, si sostituisce la posizione della demolizione come critica architettonica. Essa dà l impressione che ci si preoccupi del benessere della città, eppure la bramosia distruttiva sottoscritta ed evidenziata nel «Feuilleton» [fascicolo culturale del 68

14 Demolizione del monumento a Lenin, Demolizione dell albergo Berolina, quotidiano] è soltanto il rovescio borghese, e quindi addomesticato attraverso il linguaggio, di quel vandalismo divenuto rituale, in seguito al quale in ciascun primo maggio interi tratti stradali vengono devastati dai giovani. Le distruzioni che hanno luogo a Berlino superano ogni usuale modernizzazione. La città non è soltanto costantemente adattata a nuovi programmi, forme economiche, mezzi di comunicazione e scale metriche sempre più grandi, piuttosto ogni regime cerca, di volta in volta, di adattare la città a una nuova ideologia e di cancellare le tracce della precedente. La storicità è meno leggibile nella presenza dell edificato storico che nelle tracce della sua cancellazione costante. Il processo di distruzione dei simboli ha prodotto dei simboli della distruzione 13 : superfici inutilizzate, pareti bruciate, tratti stradali sospesi, fronti di edifici non allineati. È il paradosso di Berlino, che proprio a causa della mancanza della maggior parte dei suoi edifici storici più significativi essa appaia come luogo pieno di storia. Berlino è una città spettrale, piena di rimandi a ciò che è scomparso. Ci sono cartelli stradali e stazioni della metropolitana con nomi di piazze da lungo tempo distrutte, tratti stradali che terminano nel vuoto. La memoria collettiva ci fa girare intorno alla ricerca del passato, come il narratore Homer nel film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino o i numerosi turisti che ricercano invano le tracce del Muro di Berlino. La presenza spettrale di quanto è tramontato si mostra anche in quelle forme del nuovo che si lasciano spiegare ripetutamente solo a partire dalla delimitazione del passato o nella nostalgia verso di esso. Dappertutto è attuale un off come nel film, un tutt uno più grande al di là del visibile, che secondo Gilles Deleuze 14 costituisce un altrove radicale, al di fuori dello spazio e del tempo omogenei. La distruzione costante ha fatto di Berlino una città dell era moderna. Quasi nulla si è conservato dei tempi precedenti all industrializzazione e quel che rimane, come la Marienkirche sulla Marx-Engels Platz, ha l effetto di un corpo 69

15 avulso proveniente da un altro mondo. Con la sua raccolta di tracce storicistiche dell era moderna, Berlino rappresenta quasi una Roma moderna. Contrariamente ad altre città moderne New York o Los Angeles, Brasilia o Chandigarh non ha una struttura omogenea. Con l avvicendarsi di regimi contrari ha attraversato con l acceleratore una deformazione a vari strati: in meno di un secolo si è costituito un nucleo cittadino complesso. Le strutture caratteristiche delle epoche passate non sono più riconoscibili, sono diventate crittogrammi in un conglomerato di reticoli talvolta confuso. Così oggi non si possono rileggere né la pianta medievale né il percorso delle fortificazioni né la struttura barocca della città né, tanto meno, il percorso del Muro. Non soltanto sono state eliminate le costruzioni delle epoche trascorse, ma ne sono state cancellate anche le tracce nella pianta della città, sono stati cambiati i nomi delle piazze e delle strade, sono stati buttati all aria i concetti spaziali. L impulso alla cancellazione del passato ha portato, a Berlino, a una cultura della distruzione, che ha inizio con l espressionismo e il dadaismo, e prosegue con il movimento punk e la musica gabba degli anni Novanta. Ogni generazione berlinese ha riprodotto, a proprio modo, nell arte e nella musica il tema della distruzione; anche nell architettura, come nel caso del Museo ebraico di Daniel Libeskind che riproduce la forma di una stella di David in frantumi e la cui facciata sembra segnata da tagli e cicatrici. Mentre l espressionismo fece della violenza e della distruzione il tema della propria rappresentazione, il dadaismo sviluppò l atto della distruzione come tecnica artistica. Le subculture popolari del punk e della musica hard-coretechno e gabba celebrano un culto della distruzione spinto fino alla consapevole produzione di dolore fisico, attraverso una musica con altissime frequenze e battiti velocissimi. Le attività culturali oscillano tra critica alla violenza, all autodistruzione e alla distruzione come atto liberatorio. È il gruppo musicale berlinese degli Einstürzende Neubauten 15 fondato agli inizi degli anni Ottanta a propagare con la massima aggressività la cultura della distruzione. Il gruppo vantava che, dopo la registrazione della loro canzone Tanz den Untergang 16, diversi edifici di Berlino sarebbero crollati. Blixa Bargeld, il cantante del gruppo, celebra il carattere distruttivo come festoso e amichevole. Conosce un unica divisa: creare spazio. Non sa che cosa vuole, piuttosto sa che non vuole tutto ciò che c è 17. Per il pubblicitario inglese Ian Buruma 18 non è un caso che tanto Los Angeles quanto Tokio siano sorte in territori a rischio geologico. Il pericolo immanente di una distruzione immediata a causa di un terremoto dà loro la sensazione dell instabilità o, in altre parole, dell irradicabilità. Dove niente può durare, tutto è possibile. Ciò che si verifica a Berlino, più che una distruzione liberatoria per la creazione di qualche cosa di nuovo, è l impulso forzato di un ingegneria sociale tesa a adattare con la forza la città esistente a proprie rappresentazioni fisse. Nella storia di Berlino il passato, distrutto, depurato o 70

16 in forma falsificata e sfigurata, è sempre stato qualche cosa da riscoprire 19. Berlino è oggi, dunque, soggetta per l ennesima volta a delle distruzioni, volte a creare una nuova storia: perché i tedeschi non sognano un altro futuro, quanto piuttosto un altro passato. Note 1 Christa Baumgarth, Geschichte des Futurismus, Reinbek presso Hamburg, 1966, p Manifesto del futurismo del 1909, in Wolfgang Asholt,Walter Fänders, Manifeste und Proklamationen der europäischen Avantgarde, Stuttgart 1995, pp. 5 sgg. 3 Wolf Jobst Siedler, Phoenix im Sand. Glanz und Elend der Hauptstadt, Berlin, 1998, pp. 60 sgg. 4 Si veda Harald Bodenschatz, Stadterneuerung in Berlin, in Stadtentwicklung Berlins nach 1945, ISR Diskussionsbeiträge n. 17, a cura di W. Schäche,W. Streich, Berlin, 1985, p Carl Sternheim, Berlin oder Juste Milieu, Münich, 1920, p Adolf Behne, Neues Wohnen Neues Bauen, Lipsia, 1927, pp. 148 sgg. 7 Citazione tratta da Wolfgang Schäche, Von Berlin nach Germania, Berlin, 1998, pp. 154 sgg. A Wolfgang Schäche devo alcune indicazioni preziose per questo capitolo. 8 Ivi, p «L impero», Berlino, Lettera del Ministro del lavori dell impero al Ministro delle finanze dell impero del , in Johann Friedrich Geist e Klaus Kürvers, Das Berliner Mietshaus , Münich, 1989, p Mike Davis, Berlin s Skeleton in Utah s Closet, «Grandstreet» n. 69, estate Primo rapporto sul rinnovamento della città, 1964, pp. 7 sgg. 13 Die Zukunft der Metropolen, catalogo della mostra dell Università tecnica di Berlino, terzo tomo: Utopischer Ort Berlin, a cura di Karl Schwarz, Berlin, 1984, p Gilles Deleuze, Cinéma 1. L image-mouvement, Paris, Éditions de Minuit; trad. it. 1984, L immagine-movimento. Cinema 1, Milano, Ubulibri. 15 Nuove costruzioni fatiscenti (N.d.T.). 16 Balla la rovina (N.d.T.). 17 Blixa Bargeld, in Kursbuch 68, 1982, p Ian Buruma, Die kapitale Schnauze, Berlin Selbstzerstörung und wiederkehrende Selbsterzeugung, «Lettre International», inverno 1998, p Ivi, p

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