IL TURISMO IN PROVINCIA DI GORIZIA: ASPETTI QUANTITATIVI

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1 IL TURISMO IN PROVINCIA DI GORIZIA: ASPETTI QUANTITATIVI Ufficio Studi e Statistica Dicembre 2011

2 A cura di Roberto Zavan Ufficio Studi e Statistica Tel roberto.zavan@go.camcom.it

3 IL TURISMO IN PROVINCIA DI GORIZIA: ASPETTI QUANTITATIVI INDICE PAG. 1 PREMESSA 9 CAP. 1 IL TURISMO NELL ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI GORIZIA 25 CAP. 2 IL SISTEMA DELLE IMPRESE 39 CAP. 3 LE PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI 51 CAP. 4 LA CAPACITA RICETTIVA 73 CAP. 5 LE ATTIVITA AGRITURISTICHE 87 CAP. 6 IL MOVIMENTO TURISTICO 133 CAP. 7 IL TURISMO INTERNAZIONALE APP. 1- CAPACITA RICETTIVA. DATI COMUNALI APP. 2 PROVINCIA DI GORIZIA: MOVIMENTO TURISTICO PER TIPOLOGIA DI ESERCIZIO RICETTIVO / COMUNE DI GORIZIA: MOVIMENTO TURISTICO

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5 PREMESSA Il territorio che oggi costituisce la provincia di Gorizia può vantare una lunga tradizione di ospitalità, ben anteriore alla nascita del turismo nelle forme contemporanee. Prendendo spunto dalle ricerche di Luciano Spangher (Pagine goriziane. Guida turisticoeconomica della città di Gorizia) è possibile compiere un rapido excursus sull evoluzione dell attività ricettiva nel territorio. E ancora viva la memoria della locanda Berlin che nel 1519 ospitò l imperatore Carlo V e poi divenuta locanda Alla Posta - altri importanti personaggi; in tempi successivi si ricordano la locanda della Liserl (poi alla Croce d Oro) - ove probabilmente soggiornò a lungo Lorenzo da Ponte e la locanda del Baylon (poi albergo Leon d Oro) che ospitò anche l imperatore Giuseppe II nel Nella seconda metà del Settecento numerose riforme nel campo dell economia, nonché l apertura o il miglioramento di numerose vie di comunicazione, consentirono a Gorizia di godere di un buon periodo di sviluppo, interrotto peraltro dalle tre occupazioni napoleoniche tra il 1797 e il Proprio in questo periodo fu aperto il primo albergo, il Tre Corone, che ben presto seppe guadagnarsi un ottima fama e fu frequentato da importanti personalità. Nel corso del Settecento, inizialmente in Inghilterra e via via in diversi Stati europei, cominciano ad affermarsi località di villeggiatura, in cui le attività economiche dominanti erano fornire alloggio, svago, beni e servizi a clienti sia temporanei che residenti (Walton, cit. da Battilani, 2009, p. 93). Nasce in questo periodo il turismo moderno, rivolto ai ceti benestanti, con lo sviluppo dapprima delle città termali e in seguito, sempre con gli inglesi a proporre nuovi modelli, dei centri balneari (Battilani, 2009, pp ). Nella seconda metà del XIX secolo anche Gorizia cominciò ad essere frequentata, per la salubrità del suo clima, da famiglie aristocratiche e borghesi austriache, flusso che andò aumentando dopo l apertura della ferrovia meridionale (1866). Il barone 1

6 austriaco Carl von Czoernig, alto funzionario pubblico esperto di statistica - che dopo il pensionamento si era stabilito in città, pubblicava nel 1873 il volume Das Land Goerz und Gradisca (mit Einschluss von Aquileia), nella seconda parte del quale (Goerz als klimatischer Kurort) sottolineava i pregi del territorio quale stazione climatica. A quel tempo risultavano aperti in città diversi alberghi/hotel ai quali vennero ad aggiungersi negli anni successivi alcuni esercizi di lusso e di ampia capienza quali l Hotel de la Poste e l Hotel alla Meridionale oltre naturalmente a numerosi alberghi e locande di qualità inferiore. Nel 1884 a Gorizia fu fondata la Società promotrice della cura climatica avente lo scopo di migliorare la capacità attrattiva della città per la clientela austriaca. Nello stesso periodo furono poste anche le basi che condussero alla nascita di Grado prima quale ottima località per cure marine ed elioterapiche (nel 1872 vi fu fondato il primo ospizio marino) e successivamente, con l apertura di locande, hotel, case con camere (e sostenuta anche da una sapiente opera promozionale d immagine), quale centro di un turismo balneare nell accezione moderna. Nel 1900 a Grado operavano sette hotel, 41 esercizi d affittacamere e diverse trattorie con alloggio. Gorizia e Grado sfruttarono così al meglio il vantaggio di far parte del territorio più meridionale dell impero austro-ungarico. Storicamente, almeno nell esperienza europea, l intervento pubblico sia centrale che degli enti locali è stato determinante sia nell invenzione del prodotto turistico che nella sua promozione, e l Austria fu appunto tra gli antesignani (Battilani, 2009, pp ). La prima guerra mondiale, che proprio nel Goriziano conobbe dal 1915 al 1917 uno dei fronti più contesi, ebbe naturalmente gravi conseguenze sia per gli ingenti danni materiali che, in seguito al passaggio al Regno d Italia, con il venir meno del vecchio bacino di clientela. La ripresa dell attività turistica assunse caratteristiche in parte diverse da quelle pre-belliche poiché riguardò soprattutto il turismo balneare e una forma di turismo reducistico/patriottico sui luoghi delle battaglie che raggiunse l apice negli anni Trenta dopo la costruzione dei Sacrari di Redipuglia, Oslavia e Caporetto. 2

7 La seconda guerra mondiale risultò anch essa devastante per il Goriziano - soggetto prima all occupazione tedesca, poi a quella jugoslava e infine all amministrazione anglo-americana - il quale tra l altro si vide privare di gran parte del retroterra assegnato alla Jugoslavia. La ripresa economica anche in questo caso fu lenta, sostenuta da importanti interventi pubblici (ad es. con la costituzione di una Zona Franca), in cui l agricoltura, alcuni settori industriali e in seguito il commercio (dopo il ripristino degli scambi con la Jugoslavia) divennero gli elementi caratteristici dell economia; l attività turistica riprendeva invece sostanzialmente solo a Grado restando marginale nel restante territorio provinciale. Nel secondo dopoguerra peraltro il turismo perde i connotati elitari dei primordi per divenire turismo di massa, diffuso cioè in strati sempre più ampi della popolazione (Battilani, 2009, pp. 147ss.). L Italia guadagna rapidamente quote sul mercato internazionale contando 34 milioni di presenze nel 1967 (erano 5 nel 1929), 53 milioni nel 1977, 103 nel 1998 e 163 nel 2007 (Battilani, 2009, p. 264). L evoluzione successiva della provincia vede una progressiva perdita di vantaggio competitivo per molte attività agricole ed industriali e si assiste ad una progressiva terziarizzazione del sistema imprenditoriale: nel 2009 l agricoltura pesava per l 1,0% del valore aggiunto provinciale, l industria per il 26,7% (del quale 4,8% attribuibile alle Costruzioni), e il settore dei servizi per il 71,9%. Pur permanendo in una posizione relativamente soddisfacente nelle graduatorie delle province italiane per qualità della vita, la provincia ha conosciuto senza dubbio un declino al quale hanno contribuito in diversa misura eventi epocali quali l introduzione dell euro, la caduta dei confini, la soppressione della Zona Franca. Nel contempo l accresciuto benessere economico, la maggiore disponibilità di tempo libero, l accresciuta mobilità delle persone, l apertura di nuovi mercati (ad es. i flussi turistici dall Europa orientale) hanno via via ampliato il bacino potenziale di clienti-turisti da attrarre. Il turismo inoltre ha assunto nuovi connotati verso nuove forme riassunte dalla definizione di turismo postmoderno caratterizzato dal superamento del concetto di vacanza come evasione dalle abitudini e dalla regolarità della vita quotidiana a favore di una visione che fa 3

8 dell esperienza turistica un approfondimento e un ampliamento del mondo esperienziale abituale delle persone; l affermarsi di una visione poliedrica del turista che ne mette in luce la diversità culturale, sociale e relazionale e di conseguenza la molteplicità delle esperienze da esso richieste nell ambito della vacanza (Uriely, citato da Battilani, 2009, pp ). In questo contesto anche nella nostra provincia che nel frattempo si è dotata di un sistema ricettivo di buon livello, diversificato e abbastanza diffuso sul territorio - è aumentata progressivamente la sensibilità per l importanza del turismo quale fattore di sviluppo economico, oltre che di veicolo privilegiato per il mantenimento o l apertura di contatti sociali e culturali con altri territori nazionali ed esteri. Si può forse affermare oggi che la promozione delle attività turistiche (attraverso una articolata opera di valorizzazione del territorio) è al centro del dibattito e delle scelte politicoeconomiche, obiettivo principale di ogni strategia di sviluppo economico locale, oggetto di innumerevoli iniziative e progetti da parte degli enti preposti (Agenzia Turismo FVG, Provincia, Comuni, il Consorzio Turistico Gorizia e l Isontino, ecc.). Ricordiamo a tale proposito e solo a titolo esemplificativo iniziative quali le Strade del Vino, i Percorsi di pace sul Carso della Grande Guerra, il Marketing del Collio (al quale partecipa la Camera di Commercio di Gorizia). Nel triennio Turismo FVG prevede di investire a livello regionale 13,5 milioni di euro in promozione e comunicazione. Il turismo nella forma attuale è peraltro ormai un fenomeno completamente mutato dalle vecchie forme tradizionali, estremamente segmentato, distinguibile in innumerevoli nicchie seppur comunicanti rispondenti a motivazioni diverse che l attività promozionale deve cercare di stimolare: nella nostra provincia, in particolare, oltre al tradizionale turismo balneare stanno prendendo piede un nuovo turismo bellico seppure sotto nuove forme più consapevoli, il turismo eno-gastronomico, quello culturale, ecc.. Che vi sia un nesso tra turismo e crescita economica risulta abbastanza intuitivo. Meno evidente è stabilire quali siano le direzioni di causalità fra i due fenomeni: se, come vedremo tra 4

9 poco, il turismo può favorire la crescita attraverso lo stimolo all attività delle imprese e alla creazione di posti di lavoro, e altresì vero che la crescita economica stimola la domanda turistica. L ipotesi del turismo quale motore di crescita dello sviluppo ha visto fiorire una ampia letteratura, specialmente con riferimento alle economie arretrate, sia dal punto di vista teorico che da quello empirico. I risultati sono spesso contrastanti: Balaguer e Cantavella-Jordá (2002), ad es., trovano una relazione positiva di lungo periodo per la Spagna; Oh (2005) invece, per la Corea del Sud non trova una relazione di lungo periodo, ma evidenzia una relazione causale da crescita economica a turismo nel breve periodo. Naturalmente risultati non univoci possono essere attribuiti alle diverse metodologie adottate, all omissione nell analisi di variabili rilevanti o alle diverse strutture dei Paesi considerati. Di fatto le ipotesi di relazioni negative tra turismo e crescita economica sembrano potersi restringere a Paesi economicamente molto arretrati e con condizioni particolarmente sfavorevoli (eccessiva dipendenza dall estero per i beni e servizi, sistema delle imprese dominato da imprenditori stranieri, ecc.). Come afferma Battilani (2009, p. 51) L esperienza empirica accumulata sino ad oggi ci dice che anche il turismo, al pari dei settori industriali, può essere un protagonista di quel processo di modernizzazione delle istituzioni sia economiche sia sociali, indispensabili per la crescita economica. Si sottolinea peraltro che nessuna economia può reggere nel lungo periodo se è costruita attorno ad un unico settore ; la monocultura, anche quella costruita attorno al turismo, riducendo le interdipendenze settoriali e quindi l impatto moltiplicativo della spesa non può che rallentare la crescita. Proprio il territorio italiano, peraltro, ha dimostrato la capacità del turismo in località dotate di caratteristiche le più disparate di porre le basi di un processo di crescita consolidato seppur diseguale (per una rassegna cfr. Battilani, 2009, cap. 7). Altrettanto ampia è la letteratura che cerca di quantificare l impatto economico del turismo (o meglio: di una variazione nella spesa turistica) in termini di produzione e quindi reddito, 5

10 occupazione, valore aggiunto, ecc.. A questo proposito vengono usualmente distinti (Battilani, 2009, pp ; Unković, 1996, pp ): - effetti diretti, cioè esplicati sulle attività direttamente oggetto della spesa. Vi rientrano gli effetti sugli esercizi che offrono alloggio, ristorazione, intrattenimento (un aumento dei pernottamenti, ad es., comporterà direttamente maggiori incassi nel settore alberghiero); in minor misura vi si possono comprendere anche gli effetti sulle imprese che offrono servizi di trasporto o commerciali. - effetti indiretti: variazioni di produzione che derivano dalla nuova spesa generata dalle imprese oggetto di effetti diretti, ovvero i maggiori acquisti per beni e servizi richiesti dalle imprese (alberghi, ristoranti, ecc.) ai propri fornitori e da questi all indietro lungo la filiera produttiva; - effetti indotti, derivanti dai consumi delle famiglie che ottengono redditi dalle imprese influenzate dagli effetti diretti ed indiretti della spesa turistica. A questo proposito va ricordato che il turismo è un settore per natura labour-intensive, quindi con forte potenziale per la creazione di occupazione. Ne risulta che le variazioni della spesa turistica tenderanno, attraverso gli effetti indiretti ed indotti, ad impattare su tutto il sistema delle imprese, in tutti i settori dell attività economica. L ipotesi di crescita indotta dal turismo postula inoltre che il turismo internazionale possa contribuire inducendo efficienza per la maggiore concorrenza tra le imprese locali e quelle di analoghe destinazioni estere nonché facilitando lo sfruttamento di economie di scala nelle imprese locali. La valutazione degli effetti è generalmente basata su modelli semplici, come i moltiplicatori del reddito keynesiani, o più sofisticati basati con l utilizzo di tavole input-output o Social Accounting Matrices (Battilani, 2009, p. 46). La considerazione dei moltiplicatori del reddito, che mirano a quantificare la variazione del reddito (o di altre grandezze) al variare della spesa turistica, porta all individuazione di eventuali effetti di dispersione (leakage) che hanno l effetto di ridurne la portata: la propensione al risparmio, le importazioni interregionali e dall estero, le imposte dirette ed indirette (Capello, 2004, pp ). Pur senza scendere nei meandri di interrelazioni estremamente complesse si può dire che la grandezza degli effetti secondari dipenderà tra l altro 6

11 dalla propensione delle imprese e delle famiglie locali ad acquistare beni e servizi da fornitori locali; la spesa turistica in aree urbane avrà, per la maggiore disponibilità di beni e servizi in loco, meno dispersioni rispetto a quella in aree non urbane per quanto riguarda i consumi indotti; se i lavoratori impiegati in attività legate al turismo risiedono nello stesso territorio la dispersione sarà più bassa (la presenza di personale stagionale, quindi, potrà aumentare la dispersione). L impatto del turismo può infine aumentare se si vendono prodotti locali, se le imprese turistiche sono di proprietà dei residenti, se i lavoratori sono del luogo: l attività agrituristica in questo senso dovrebbe garantire una dispersione particolarmente bassa (cioè un moltiplicatore alto). L attività turistica naturalmente non porta solo benefici ma anche svantaggi, dai più evidenti costi sostenuti dalle imprese turistiche e dai costi pubblici per infrastrutture, ai meno evidenti costi di congestione ed ambientali, ad aumenti di prezzi nei beni di consumo e nell edilizia residenziale, ecc.. E evidente la tendenza attuale ad attribuire maggiore valore ai benefici rispetto ai costi. Sono interessanti a questo proposito i risultati ottenuti da Isabel Cortés-Jiménez che ha valutato, con riferimento a Spagna e Italia e per il periodo , l importanza del turismo per la crescita economica privilegiando un approccio che anziché focalizzarsi sul turismo internazionale e a livello nazionale come gran parte degli studi precedenti - si concentra anche sul turismo interno e a livello regionale. Le sue conclusioni sono (p. 128) che sia il turismo internazionale che quello interno hanno un ruolo significativo e positivo sulla crescita economica regionale, per quanto ognuno divenga importante in scenari differenti. E interessante che per le regioni costiere (..) entrambi appaiano importanti fattori di crescita economica mentre per le regioni interne è rilevante solo il turismo interno. Il dibattito tra i costi e i benefici dello sviluppo turistico diviene peraltro spesso un dibattito su chi debba sopportarne i primi e chi possa godere dei secondi. 7

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13 CAP. 1 IL TURISMO NELL ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI GORIZIA Una volta acclarata per sommi capi l importanza economica dell attività turistica per un sistema economico possiamo rivolgere l attenzione all obiettivo della presente pubblicazione consistente nell individuazione dei principali aspetti quantitativi utili per descrivere il settore turistico della provincia di Gorizia. La quantificazione dell importanza dell attività turistica per un economia si rivela peraltro un esercizio abbastanza arduo (amplius Ballatori; Vaccaro, 1992, cap. 3). Il primo problema consiste nel definire il campo di osservazione, essendo necessario stabilire precisamente cosa si intenda per turismo e per turista (problema per il quale si rinvia al Capitolo 6, relativo al movimento turistico, nonché al Glossario). Una volta stabilita una definizione stringente di turismo e turista resta il problema di individuare quali atti (che sono atti di consumo di beni o servizi) siano turistici e quali non lo siano e nel primo caso occorre trovare punti di osservazione che permettano di rilevare tracce certe e misurabili (tipicamente, come si vedrà, il passaggio alla frontiera e l appoggio presso una struttura ricettiva). Il turista, anche una volta definito teoricamente, può di fatto essere individuato direttamente solo nel caso di rilevazioni campionarie, ad es. quella della Banca d Italia sul turismo internazionale. I beni e i servizi prodotti e resi ai turisti sono ovviamente rilevati nell ambito delle statistiche economiche che però classificano le attività economiche con riferimento alla natura dei beni e servizi prodotti e non in base a chi questi beni e servizi consuma. La misurazione del settore turistico richiederebbe la rilevazione specifica dei beni e servizi consumati dai turisti; la produzione ad uso turistico risulta invece diffusa in quasi tutti i settori di attività economica i quali, peraltro, usualmente, non producono beni e servizi diretti esclusivamente ai turisti. Nel corso della loro permanenza i turisti non si limitano infatti ad usufruire di servizi di alloggio ma provvedono 9

14 all acquisto di prodotti (alimentari, abbigliamento, souvenir, artigianato tipico) e utilizzano servizi (bancari, di trasporto, servizi alla persona, sanitari, di svago, culturali ). In generale, tuttavia, in questi atti essi non risultano normalmente distinguibili dagli analoghi atti compiuti dai non turisti (ad es. i residenti o gli escursionisti); può inoltre darsi il caso di atti compiuti da un turista ma non necessariamente connaturati ai fini turistici, quali l acquisto di un immobile. Il settore turistico in realtà non risulta dunque un settore a sé stante ma va a ricomprendere un coacervo di attività facenti parte di quasi tutti gli altri settori produttivi (commercio, industria, agricoltura, servizi vari) la cui produzione può dirsi avere caratteristiche turistiche solo nel momento in cui sia richiesto da un non riconoscibile turista. Se ad es. è possibile supporre che i servizi offerti da bar e ristoranti di Grado possano rivolgersi in gran parte a turisti e in minor misura ad escursionisti e residenti, ben più difficile sarà ritrovare un rapporto così stretto per un bar o ristorante avente sede nei comuni minori della provincia. Il campo di osservazione del fenomeno turistico assume in tal modo un carattere di tale trasversalità, o di sfumatura dei suoi confini, nonché di soggezione a frequenti sovrapposizioni o commistioni con fenomeni non turistici, da non permettere una rilevazione statistica univoca ed esaustiva. Nella realtà occorre dunque accontentarsi di campi di osservazione parziali. I dati statistici che riguardino il fenomeno turistico attualmente disponibili in Italia sono comunque numerosi, derivanti da indagini campionarie o da rilevazioni amministrative, e ne considerano diversi aspetti. Purtroppo solo in alcuni casi consentono di ottenere informazioni a livello territoriale quanto meno provinciale, livello che costituisce limite di questo lavoro. Non esistono peraltro, per i problemi indicati, statistiche ufficiali sulle imprese turistiche o sull occupazione nel turismo. 10

15 Dal lato della produzione di beni e servizi è tuttavia possibile individuare un settore di attività economica la cui attività è prevalentemente indirizzata a consumatori turisti, quello dei Servizi di alloggio (codice ATECO I59), sulla cui articolazione interna torneremo, o - con minor precisione - del più ampio Servizi di alloggio e ristorazione. In un teorico settore turistico andrebbero comprese tutta una serie di attività economiche non esclusive ma coinvolte in misura pur sempre significativa: pubblici esercizi, trasporti, noleggio di autoveicoli, agenzie di viaggio e operatori turistici. Una visione ancora più ampia porterebbe a considerare, con un elenco certamente non esaustivo, anche il c.d. indotto di cui si è fatto cenno in precedenza e costituito dal commercio al dettaglio, i servizi sanitari, ricreativi, culturali e personali, dalla produzione di alimentari e bevande o di articoli di artigianato, nonché le imprese di costruzione di edifici ad utilizzazione turistica, ecc.. Esistono infine, non trascurabili, i servizi turistici non destinati alle vendite prodotti da amministrazioni pubbliche. Di tutta questa parte non si potrà tenere conto. Una prima possibilità di valutazione delle dimensioni del settore turistico nell economia della provincia, seppure nella visione riduttiva testé enunciata, ci giunge da una fonte anomala ma interessante per la sua unicità. In base all art. 10 della legge di riforma della Camere di Commercio (L. 580/1993), e al relativo Regolamento di attuazione (D.P.R. 21 settembre 1995, n. 472) il Ministero dello Sviluppo Economico emana periodicamente un decreto che individua i dati relativi al numero delle imprese, all indice di occupazione e al valore aggiunto necessari alla determinazione della composizione dei Consigli camerali. 11

16 Facendo quindi riferimento ai più recenti decreti ministeriali, relativi alla provincia di Gorizia, i dati disponibili sono: Tav. 1.1 Provincia di Gorizia: Peso dei settori economici (G.U. 174/2007) Settore Numero imprese al 31 dicembre 2006 Indice di occupazione 2004 (*: 2003) Valore Aggiunto 2004 (migliaia di euro) V.A. % Agricoltura ,5* ,22 2,5 Artigianato , ,60 12,7 Industria , ,88 27,6 Commercio , ,46 11,1 Cooperative 188 2, ,22 2,7 Turismo , ,18 5,7 Trasporti e spedizioni 748 7, ,58 12,0 Credito 241 2, ,33 3,7 Assicurazioni 168 0, ,56 0,4 Servizi alle imprese , ,30 19,2 Altri settori 457 3, ,33 2,4 TOTALE , ,66 100,0 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico. Decreto 26 luglio 2007 (G.U. n. 174 del 31 luglio 2007) 12

17 Tav. 1.2 Provincia di Gorizia: Peso dei settori economici (G.U. 199/2008) Settore Numero imprese al 31 dicembre 2007 Addetti 2005 Indice di occupazione 2005 Valore Aggiunto 2005 (migliaia di euro) V.A. % Agricoltura , ,54 1,7 Artigianato , ,54 11,7 Industria , ,24 29,0 Commercio , ,34 11,8 Cooperative , ,21 2,9 Turismo , ,16 6,2 Trasporti e spedizioni , ,87 10,6 Credito , ,70 3,4 Assicurazioni , ,27 0,5 Servizi alle imprese , ,65 19,1 Altri settori , ,78 3,1 TOTALE , ,30 100,0 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico. Decreto 1 agosto 2008 (G.U. n. 199 del 25 agosto 2008) 13

18 Tav. 1.3 Provincia di Gorizia: Peso dei settori economici (G.U. 155/2010) Settore Numero imprese al 31 dicembre 2009 Indice di occupazione 2007 Valore Aggiunto 2007 (migliaia di euro) V.A. % Agricoltura , ,07 1,8 Artigianato , ,07 11,4 Industria , ,79 32,6 Commercio , ,02 11,8 Cooperative 172 2, ,00 2,3 Turismo , ,14 5,9 Trasporti e spedizioni 711 7, ,16 9,4 Credito 228 1, ,45 3,3 Assicurazioni 168 0, ,90 0,4 Servizi alle imprese , ,10 18,0 Altri settori 448 4, ,33 3,1 TOTALE , ,03 100,0 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico. Decreto 23 giugno 2010 (G.U. n. 155 del 14 luglio 2010) 14

19 Tav. 1.4 Provincia di Gorizia: Peso dei settori economici (G.U. 197/2011) Settore Numero imprese al 31 dicembre 2010 Indice di occupazione 2008 Valore Aggiunto 2008 (migliaia di euro) V.A. % Agricoltura , ,98 1,7 Artigianato , ,23 11,3 Industria , ,75 34,2 Commercio , ,80 11,8 Cooperative 169 2, ,90 2,4 Turismo , ,58 6,2 Trasporti e spedizioni 720 6, ,77 9,0 Credito 225 1, ,82 3,6 Assicurazioni 178 0, ,85 0,4 Servizi alle imprese , ,82 16,3 Altri settori 475 4, ,06 3,1 TOTALE , ,56 100,0 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico. Decreto 4 agosto 2011 (G.U. n. 197 del 29 agosto 2011) 15

20 La finalità dei decreti ministeriali, e la necessità di prevedere una suddivisione settoriale secondo i dettami della L. 580/93, determina un evidente asimmetria nella classificazione dei dati: in particolare si nota, all interno di una classificazione che in generale fa riferimento alla natura dell attività economica svolta, la presenza di due categorie quali Artigianato e Cooperative che fanno invece riferimento ad un criterio giuridico. Ciononostante le tavole ci forniscono una prima serie di dati che ci consentono di pesare il settore turismo. La colonna relativa al numero delle imprese ci consente innanzitutto di specificare l accezione utilizzata dal Ministero per delimitare il turismo : un confronto con i dati del Registro delle Imprese evidenzia infatti che i dati sono riferiti alle unità locali e il settore turismo comprende esclusivamente la categoria delle Attività dei servizi alloggio e ristorazione. Le non rilevanti discrasie con i dati del Registro delle Imprese - che saranno presentati più avanti - sono dovute probabilmente proprio alla necessità di contare a parte l artigianato e le cooperative. Ciò specificato, in ambito provinciale il settore turismo pesava, in termini di unità locali, per il 9,0% nel 2006 e nel 2007 e per il 9,2% nel 2009 (grazie a un calo meno accentuato in termini relativi rispetto a quello del sistema imprenditoriale complessivo) e infine per il 9,1% nel Naturalmente il peso in termini di unità locali non risulta particolarmente significativo in assenza di informazioni sulle dimensioni delle unità stesse. Migliore risulta dunque la misurazione in base agli addetti o al valore aggiunto: per numero di addetti (dati di fonte ISTAT) il turismo (alloggio e ristorazione) contava per il 7,7% nel 2004, 7,9% nel 2005, 7,4 nel 2007 e 7,7% nel 2008; per il 2005 si rende disponibile anche una stima del valore assoluto degli occupati di circa addetti. E bene ricordare che gli addetti complessivi qui considerati sono riferiti al sistema delle imprese, con esclusione quindi di occupati in altri settori (P.A., lavoratori autonomi, ecc.); a fini di raffronto per il 2005 il dato degli addetti nel complesso risultava di unità mentre l ISTAT stimava in gli occupati totali in provincia. Se infine il peso viene calcolato in termini di valore aggiunto (stime dell Istituto Guglielmo Tagliacarne, peraltro senza accenni alla 16

21 configurazione adottata) il settore turistico contava per il 5,7% nel 2004, 6,2% nel 2005, 5,9% nel 2007 e 6,2% nel Una valutazione puntuale sulla composizione del sistema imprenditoriale provinciale, anche in termini di addetti, ci deriva invece dall Archivio ASIA (Archivio Statistico Imprese Attive) Unità Locali, implementato dall ISTAT, i cui dati più aggiornati peraltro giungono solo al Al livello disponibile di disaggregazione per attività economica ATECO la divisione Attività dei servizi alloggio e ristorazione comprende anche la classe, peraltro marginale, I 562 Fornitura di pasti preparati (catering) e altri servizi di ristorazione che nel seguito, ove possibile, abbiamo preferito non considerare; l archivio non tiene invece conto delle imprese agricole. Prima di passare ai dati ASIA sono necessarie alcune premesse metodologiche che rendono conto delle discrepanze tra essi e i dati del Registro delle Imprese che saranno esposti nel prossimo capitolo. Innanzitutto l archivio ASIA è un archivio statistico, costruito anche con procedimenti probabilistici, mirato a soddisfare fabbisogni informativi, in particolare di analisi della struttura produttiva di un territorio; come tale può differire, e in maniera consistente, da quanto risulta dai registri amministrativi quali il Registro delle Imprese. I dati amministrativi, infatti, vengono raccolti per finalità non statistiche: la loro struttura è funzionale alle esigenze informative dell ente che li produce e dipende dalle norme che regolano i procedimenti cui i dati si riferiscono; tali norme, inoltre, possono cambiare nel tempo o nello spazio, determinando discontinuità nelle serie dei dati (Costanzo, 2010, p. 3). Tra le differenze principali (Barbieri, 2009, pp. 7-13): - ASIA considera solo le imprese attive per almeno sei mesi nell anno di riferimento e con almeno un addetto: restano dunque escluse le attività stagionali (il che non è di poco conto discorrendo di imprese turistiche) e le imprese senza addetti (tutte le imprese in ASIA posseggono almeno un addetto indipendente); i dati sulle imprese attive del Registro delle Imprese sono invece relativi allo stock alla fine del periodo considerato; 17

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