DALLA CITTÀ MESOPOTAMICA AD IPPODAMO DI MILETO.

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1 Giannandrea Eroli DALLA CITTÀ MESOPOTAMICA AD IPPODAMO DI MILETO. Breve contributo per una storia sociale e politica della città

2 I N T R O D U Z I O N E Il Dizionario di Architettura di N. Pevsner, J. Flening e H. Honour alla voce urbanistica riporta: L urbanistica è il controllo preventivo delle future costruzioni e dell uso del suolo in una data zona 1. Questa definizione è pertinente ad una disciplina ormai pienamente sviluppata e matura quale è l urbanistica dei nostri giorni; è altresì calzante per alcuni periodi della storia antica dove effettivamente gli agglomerati urbani erano costruiti secondo modelli o matrici più o meno definiti. Il problema è individuare la nascita, lo sviluppo consapevole o meno dei vari modelli di città ed il loro successo. Il primo quesito potrebbe riguardare il momento e le cause che hanno spinto alla consapevole elaborazione di un modello urbano, quale ad esempio quello greco. Esaminando il modello urbanisticamente compiuto e consapevole della concezione della città attribuita ad Ippodamo di Mileto, affiorerebbero un gran numero di elementi (ortogonalità compresa) già presenti non solo nella civiltà greca, ma in altre precedenti e successive. Questa considerazione suggerisce la difficoltà di comprensione di un modello urbanistico, seppure di una civiltà culturalmente dominante, se isolato dal contesto delle civiltà ad esso collegate. Egiziani, Mesopotamici, Greci sono arrivati, seppure in momenti ed in contesti diversi, con maggiore o minore perfezione, ad edificazioni regolari e pianificate. L evoluzione dell urbanistica come disciplina, va pari passo con l evoluzione della città; l urbanistica è un idea, la città la sua applicazione pratica. I Una città non può che sorgere da una civiltà che sia in possesso dell agricoltura e di tecniche agricole evolute. Un agricoltura evoluta comporta l abbandono di ogni tipo di nomadismo ed uno sfruttamento dell ambiente efficace e pianificato; in questo caso l ambiente è un pezzo di natura trasformato secondo un progetto umano 2. Concetto molto vasto applicabile ad esempio sia ad un accampamento di nomadi, sia ad un villaggio 1 N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour in: Dizionario di Architettura, pag. 686, Einaudi Tascabili, Torino L. Benevolo, Storia della Città pag. 13, Laterza, Bari

3 neolitico, sia ad una metropoli moderna. La quantità e la qualità degli interventi sembrano fare la differenza che, nel nostro caso, tra villaggio e città non è semplicemente identificabile dalle dimensioni maggiori; la differenza è sociale, in quanto un agglomerato diventa città quando parte della sua popolazione è dedita ad attività diverse dall agricoltura, ma trae sostentamento dalle eccedenze di essa. La conseguenza è un organizzazione sociale più complessa ed articolata, è una contrapposizione città-campagna. La maggiore complessità della città è dovuta ad una ripartizione dei compiti più specifica: si costituiscono classi di persone che, nel loro campo sono dei tecnici, cioè in possesso esclusivo di un tipo di tecnologia utile alla comunità. E questo è vero non solo per quanto riguarda la peculiarità del fabbro o del ceramista, ma vale in particolar modo in rapporto alla casta sacerdotale e a quella guerriera. Se il discorso riguardante i guerrieri come tecnici della guerra è abbastanza semplice, diverso e, in prospettiva più ampio, è quello sui sacerdoti. Questo è vero soprattutto in Mesopotamia; le città-tempio sono le prime a sorgere. Ma l importanza della religione è enorme in tutte le società antiche soprattutto nella loro fase primigenia. Se in Mesopotamia c è la città-tempio (poi città-palazzo), in Egitto c è la città doppia, quella dei vivi in mattoni crudi, deperibile e quella dei morti in pietra a gloria eterna del Dio sovrano che è il Faraone. Ma è soprattutto la città-palazzo ad avere uno sviluppo tale da espandersi in tutto il Mediterraneo Orientale sotto varie forme. Se la città-tempio è un inizio che rimarrà almeno nel substrato culturale delle popolazioni, la città-palazzo è la sua diretta evoluzione. Osservando la diffusione del modello palazziale sembra di trovarsi dinnanzi ad un area dove il concetto di Stato e di ordine sociale nelle linee più generali non differiscono più di tanto. Un area che abbraccia tutta la parte orientale del Mediterraneo comprese la Creta Minoica e la Grecia Micenea. Tutte queste civiltà che per molti altri versi, come per esempio la lingua e l etnia, sono differenti, sembrano dare una loro interpretazione particolare della città-palazzo. Queste evoluzioni parallele di un concetto comune all immaginario di tutti, verranno bruscamente interrotte con le invasioni dei popoli del mare e, per quanto riguarda la Grecia, dei Dori (XII - XI sec. a.c.). Queste antiche società si caratterizzavano per una concezione sociale fortemente gerarchica, a piramide. I re minoici e micenei sono sovrani assoluti come i loro colleghi ittiti, mesopotamici o egizi. L organismo sociale ruota intorno al palazzo; ne sono parte importante i funzionari, i soldati, gli artigiani, persino gli schiavi. Il sovrano è un eroe se 2

4 non un dio. Questa concezione resterà nel bagaglio culturale dell aristocrazia ellenica; è presente persino in Egitto e nel Medio Oriente dove il sovrano trionfa sempre in modo eroico e schiacciante sui suoi nemici. La giustificazione di un potere così ampio si basa sulla convenzione dell unicità di un individuo o di un gruppo di individui, che permette loro di avere un filo diretto con la divinità, quando non vengano considerati essi stessi divinità. Questa caratteristica li rende gli unici in grado di governare in quanto fruitori e agenti della volontà divina. Altro elemento comune è l economia fondamentalmente agricola. Nei palazzi ha luogo la fase di immagazzinamento del necessario e del surplus, della lavorazione delle materie prime, della ridistribuzione. Il discorso cambia per le capitali di grandi stati come l Egitto o l Impero Ittita, dove i palazzi sono più che altro strutture che ospitano l apparato burocratico. Nella Mesopotamia del III millennio a.c. templi e palazzi hanno indiscutibilmente svolto la funzione di raccolta delle eccedenze agricole. Da un lato c è il palazzo archetipo e cuore pulsante della città, dall altro la campagna dove i braccianti potevano essere in stato semiservile se non di nome, di fatto. Si delinea un opposizione tra città che rappresenta l ordine umano e divino, la sicurezza, la prosperità e il caos primitivo della campagna, che senza la legge e l ordine imposti dalla città sarebbe costellata di piccole ed insicure comunità. Ma l atto rivoluzionario viene compiuto in Mesopotamia quanto nel 2350 a.c., Sargon fonda la città di Akkad. Questa data potrebbe segnare l inizio di un periodo nel quale tutte le civiltà del mediterraneo orientale sviluppano una rete di contatti commerciali e di scambi culturali che consentirà lo sviluppo di tanti modelli di città-palazzo. La fondazione ex novo di una grande città capitale di uno stato ampio, comprendente anche altre città, chiude in Mesopotamia la fase delle città-stato. Il sovrano ormai domina ogni altra classe o casta: il fondare città è attributo della divinità e prima di Sargon solo gli dei avevano tale potere 3. Ora è un sovrano a farlo: Naram-Sim, nipote di Sargon si proclama Dio di Akkad ponendo una base teocratica al suo potere. Le oligarchie sacerdotali lasciano spazio alle monarchie assolute. Dal punto di vista prettamente urbanistico la fondazione di una città comporta un lavoro di progettazione e pianificazione che gli altri centri urbani spontanei non avevano 3 Il mito della fondazione di Eridu, Sumer III millennio a.c. riporta: Dopo che l acqua della creazione era stata decretata, dopo che il nome dell abbondanza nato in cielo, sotto forma di piante ed erba, ebbe rivestito la 3

5 potuto avere in modo così accurato. L esempio più sorprendente anche se tardo è l urartea Zernaki (IX secolo a.c.). In realtà già gli Egizi avevano fondato città ed avevano ben presente un modello generale di edificazione il geroglifico NWT ( ) rappresenta bene già l idea razionale e organica che gli abitanti della valle del Nilo avevano della città; ma l Egitto per il suo stesso ambiente naturale non poteva espandersi che lungo la direttrice della valle del Nilo. Il deserto almeno fino alla fine del Medio Regno (2000/1786 a.c., XI- XII dinastia), rappresenterà un limite consistente anche se niente affatto invalicabile. Il simbolo NWT, un cerchio che comprende due assi ortogonali fra loro, è simile ad alcuni bassorilievi assiri. Le città Siriache come Ebla, Mari, Ugarit, ripropongono in chiave più spiccatamente commerciale il tipo mesopotamico. Il palazzo di Ugarit con le sue corti e le varie fasi che si sono succedute, non ha l organicità dei palazzi minoici, ma mostra una certa parentela con essi. In Anatolia d altro canto le cittadelle Ittite mostrano strutture che per l analogia dei materiali e la morfologia del terreno ricordano le fortificazioni micenee. Anche i grandi santuari egizi di Abydos e di Karnak con i suoi sei piloni non sembrano estranei dall avere influenzato palazzi minoici per quanto riguarda la complessa planimetria. terra, il signore dell abisso, il re Enki, il signore che decreta i destini, costruì la sua casa d argento e di lapislazzuli... in Eridu egli costruì la casa sulla riva dell acqua, la sua residenza di mattoni crudi. 4

6 SCHEDA N.1 URUK Già nel quarto millennio a.c. s incontrano in Uruk resti di una zona templare e residenziale al centro dell abitato. La città si estende per ben 450 ettari ed ha una cinta di 10 Km. La Zona Centrale ha un impianto più razionale e probabilmente è frutto di una certa pianificazione. Due sono i complessi templari: a Kullaba il tempio di Anu, a Eanna quello di Inanna. Il primo è isolato e sopraelevato, quasi ad indicare la solennità del luogo; il secondo invece possiede dependances che mostrano la sua funzione non solamente sacrale. Ambienti che sono uffici, magazzini, archivi sono disposti intorno al tempio. Il materiale è il calcare abbinato ai mattoni crudi. Uruk s ingrandisce inglobando anche con la forza i villaggi circostanti. 5

7 SCHEDA N. 2 UR La città di Ur scavata da Charles Leonard Wooley tra il 1922 e il 1934 è più piccola (55 ettari) ed ha un rapporto meno prevaricatorio nei confronti della campagna; è una città mercantile che possiede un suo tempio dedicato al Dio lunare Nanna: una Ziqqurat, che nell ultima su fase è costituita da sette gradoni con il tempio vero e proprio sulla sommità. Le funzioni dell area sacra sono similari a quelle di Uruk. Molto interessante è la fisionomia dei quartieri residenziali: tracciato sinuoso delle strade, loro strettezza, case costruite caoticamente. Le abitazioni sembrano rifarsi tutte grossomodo alla stessa tipologia; corte centrale e vani circostanti e probabilmente un secondo piano. Da notare la presenza di cappelle votive e di mercati simili ai Suk arabi. 6

8 SCHEDA N. 3 BABILONIA La Babilonia di Nabucodonosor II ( a.c.) è quella conosciuta meglio: divisa in due parti collegate dal ponte Nitocris possiede un imponente doppia cinta muraria. All interno ci sono vie di comunicazione sia di terra che di acqua; quelle di terra tendono ad essere ortogonali tra di loro; la città inoltre possiede una via sacra detta strada delle processioni che l attraversa quasi completamente della porta di Ishtar al tempio di Ninurta. Il percorso è scenografico e monumentale; la strada costeggiata da mura inizia, per la verità, presso il tempio della festa del nuovo anno (Bir-Akitu), passa la porta di Ishtar coi leoni scolpiti alla base delle mura; raggiunge il palazzo di Nabucodonosor II, sopraelevato e con i famosi giardini pensili, e il tempio di Nimah; prosegue con la cittadella fortificata dell Esgalia, con la Ziqqurat Etemenanaki (la casa che è fondata dal cielo e dalla terra), con il tempio di Marduk in antico divinità poliade poi dio di tutta la Mesopotamia; termina presso il tempio di Ninurta. 7

9 Babilonia con i suoi 850 ettari è una città compiuta, con grandi palazzi e ampie strade, vie d acqua, fogne ed acquedotti completano il quadro. La presenza di molte vie di comunicazione, l abbondanza della preziosissima acqua indicano una pianificazione efficace. Babilonia con Ninive è la grande metropoli della Mesopotamia e per questo può considerarsi il modello e il frutto della lunga evoluzione che ha avuto l idea della città in Mesopotamia. 8

10 SCHEDA N. 4 AKHETATON La città egizia è frutto delle condizioni particolari della valle del Nilo. Fin da epoche antiche l idea della città era espressa da quello stesso geroglifico NWT a cui si è già accennato. Le testimonianze archeologiche riportano casi abbastanza numerosi di abitati con una struttura regolare, indice di una pianificazione spesso molto attenta. Cito il palazzo di Hierakompolis, la struttura di Elefantina, i quartieri operai primo fra tutti quello di Amenophi IV-Ekhnaton a Tell-el-Amarna. La costruzione della capitale reale Akhetaton secondo un organico progetto di destinazione delle varie aree, mostra a quale grado di capacità di pianificazione fossero giunti gli Egizi; inoltre il sito di Tell-el-Amarna venne abbandonato dopo la morte del suo fondatore, lasciandoci così la possibilità di esaminare una struttura urbana che non ha subito modificazioni. Da nord a sud sono su un area di 5 chilometri adiacente al Nilo stati ritrovati il grande tempio, il palazzo reale, il quartiere residenziale poi le case popolari, cresciute sotto un controllo meno rigido, il Maru Aton, ovvero il palazzo del piacere, intorno ad un lago artificiale ed infine il quartiere operaio a est della città, che mostra un impianto regolare e pianificato. 9

11 SCHEDA N. 5 HATTUSAS Presso Bogazkoy* si situano le rovine di Hattusas, capitale dell impero Ittita. La città della fase tra il 1400 e il 1200 a.c. è la meglio nota: si estendeva per circa 120 ettari con cinque grandi porte, tra cui la Porta dei Leoni, la Porta delle Sfingi e la Porta dei Re. La cinta è realizzata con blocchi di pietra e con porte trilitiche, analogamente alle cittadelle micenee; leoni, sfingi e re guerrieri fanno parte dell immaginario e del simbolico della civiltà mediterranea: per esempio anche a Micene si ripete in forma diversa l icona dei leoni. La cittadella di Buyukkale ripropone il modello palazziale in un contesto differente dal mesopotamico. Tra il XV e XIV secolo a.c. la cittadella assume l aspetto di fortezza che conserverà sino alla fine. Ma solo nel XIII secolo a.c. (Liv. III b) la cittadella assume toni monumentali. Il sistema difensivo ricalca quello esterno con le porte che si corrispondono; torrioni e casematte completano il circuito a sud. Sugli altri lati è presente solo un muro. Una rampa collega la cittadella alla città vecchia. L interno si articola su tre corti corrispondenti a tre quartieri: l inferiore a sud-ovest, il mediano a sud-est, il superiore presso la residenza regale. Presso il cortile mediano si trova l archivio dello stato con 10

12 quattro sale di tre navate ciascuna; nelle vicinanze sembra esserci una porta con un altro edificio che ha restituito altre tavolette. Una struttura a pilastri unifica, come nella corte inferiore, le facciate degli edifici, il più imponente dei quali, con le sue venticinque colonne, si apriva a sud della corte mediana. La corte superiore infine è adiacente a due edifici che sembrano avere le caratteristiche di residenza reale. La cittadella di Hattusas sarà un modello per i Luvii e forse anche per gli Apadana persiani. La struttura è coeva delle cittadelle micenee con le quali l impero ittita aveva sicuramente rapporti; a questo riguardo bisogna sottolineare quanto l ambiente nel quale sorgeva la città fosse morfologicamente somigliante a quello della Grecia continentale. 11

13 SINTESI I I casi fin qui esaminati illustrano, per quanto riguarda le città mesopotamiche, una struttura che vede al suo centro sicuramente il tempio o il palazzo. Nella fase della cittàpalazzo l insediamento, come dimostra Babilonia, è policentrico: il palazzo rimane la struttura principale alla quale si affiancano la Via Sacra, con una sistemazione monumentale ed il tempio. I quartieri residenziali se in un primo tempo vengono edificati approssimativamente, poi sono oggetto di una più attenta pianificazione. Rimangono spontanei i quartieri popolari. Differente il caso egiziano a causa della singolarità della civiltà e delle sue realizzazioni tecniche che, comunque, per quanto riguarda alcuni accorgimenti può avere influenzato la civiltà cretese. Le cittadelle ittite hanno in comune con la civiltà micenea la concezione della fortificazione, mentre il palazzo risulta essere similare a quelli mesopotamici. II La civiltà minoica si sviluppa tra la fine del III millennio a.c. ed il II nell isola di Creta. La struttura urbana tipica di questa civiltà è quella palazziale: la tipologia del palazzo minoico si basa su un fulcro centrale, rappresentato da una vasta corte intorno alla quale si articolano i vari ambienti: e così a Cnosso, a Festo, a Mallia e negli altri palazzi. Il più grande è il palazzo di Cnosso, con il grande cortile centrale e la complessa pianta. E Labirinthos in quanto sede del Minotauro; etimologicamente la parola Labirinthos si ricollega a Labrys, la doppia ascia. Effettivamente a Cnosso, nella zona a sud-est del palazzo, c è la famosa sala delle doppie asce. Il labirinto tende a diventare il simbolo grafico della città, come testimoniano alcune tavolette in lineare B. Il palazzo di Cnosso ha due ingressi: il più imponente a sud, l altro a ovest attraverso complicati propilei. Vari archivi sono disseminati all interno del palazzo, ma il principale è a nord come ad Ebla. La zona sud-est con la sala delle doppie asce e il megaron della regina era il quartiere reale. Sul lato occidentale si situavano i vasti magazzini; a settentrione la sala del trono. Si possono riscontrare alcuni probabili influssi dell arte egizia per esempio negli affreschi: il colore per indicare la donna è il bianco, rosso 12

14 invece per l uomo, come accadeva in Egitto. La sala del trono nel palazzo minoico controlla la vasta corte senza però imporsi all attenzione del visitatore. Il culto pubblico si svolge in cappelle di modeste dimensioni. Il culto privato nel salone centrale del quartiere reale. I grandi magazzini forniscono un idea delle capacità commerciali dei regni minoici. Intorno al palazzo si sviluppava la vera e propria città. A Cnosso e in altri centri minori si sono ritrovati alcuni edifici, che però non permettono di ricostruire una planimetria degli abitati. La casa ha pochi vani e nel secondo periodo si affaccia lungo le strade. Gli altri palazzi dell isola sembrano essere meno ricchi e importanti; la conquista micenea spazzò via una civiltà che aveva costruito la sua fortuna sul commercio marittimo e che nonostante la distruzione dei primi palazzi riuscì a sviluppare un modello culturale che ha influenzato profondamente la civiltà micenea. Prima di parlare dei micenei vorrei sottolineare che, non solo l urbanistica è un idea, ma che un idea tale è sempre espressione di una qualche società, e quindi un fatto sociale. Questo in prospettiva può aiutare a capire perché in una città mesopotamica non esistono spazi pubblici politici al di fuori del palazzo come invece avviene in Grecia e a Roma. Alcune peculiarità architettoniche e urbanistiche si spiegano con, e spiegano, l ordine sociale vigente. Quale fosse l ordine sociale nella Grecia micenea lo si può ricavare dalle tavolette in Lineare B e da alcune testimonianze e consuetudini fossili sopravvissute fino ad Omero e tramandateci dai suoi poemi. Capo della società è il Wanax sovrano assoluto come i re minoici, ma, forse, con una vocazione guerriera più spiccata. Se Creta si accontenta della sua talassocrazia e fonda solo alcuni empori nelle terre circostanti, limitandosi a tenere per sé il monopolio del commercio marittimo, gli achei invece occupano e si espandono in maniera più incisiva; conquistano la stessa Creta (XV-XVI secolo a.c.), occupano Rodi e hanno relazioni permanenti ma non sempre pacifiche con l impero ittita; distruggono Troia e fanno probabilmente parte dei popoli del mare. Alcuni loro empori cominciano ad essere qualcosa di più di un semplice scalo commerciale. Il Wanax ha la sua residenza nella cittadella fortificata che è centro del culto, centro amministrativo e centro commerciale. La corte reale è formata da consiglieri e funzionari che hanno diverse mansioni: ad esempio il Lawaghétas è il comandante del Làos, il popolo in armi, forse un membro della famiglia reale. I villaggi del principato sono comandati da anziani che forse in epoca postmicenea diventeranno i basileis. La realtà politica della Grecia era la divisione in stati paragonabili a principati feudali con una forte 13

15 vocazione al commercio allo scambio; la guerra doveva essere un avvenimento abbastanza comune, come dimostrano le fortificazioni ciclopiche delle rocche-palazzo dei Wanaktes micenei. La base economica doveva essere l agricoltura; il possesso e la proprietà della terra sono collegati alla condizione nobiliare e reale (il Lawaghetas ha un appezzamento a lui riservato, il Wanax ha anche un Témenos, un recinto sacro). Questa agricoltura non doveva essere particolarmente florida e redditizia in quanto la Grecia non offriva terreni fertili come la Mesopotamia o l Egitto. Anche la necessità spingeva i Micenei al commercio marittimo e alla guerra. La società che ne viene fuori ha a capo un re che è guerriero ma anche mercante in quanto controllore degli scambi, un gruppo di nobili e funzionari che circondano il re, ma che non hanno alcun potere politico tale da interferire con le decisioni del sovrano; un Laos che con tutta probabilità non va a comprendere tutti gli uomini, ma solo quelli armati (c è forse una contrapposizione tra Laos e Damos); una periferia di villaggi (Damoi) agricoli retti da anziani che sono comunque sottoposti all autorità del palazzo. Primi problemi riguardano il nome stesso del palazzo miceneo. E identificabile con polis o con wasty? I poemi omerici con la loro complessa stratificazione confondono il significato originale dei due termini: astu è rocca, polis è residenza, probabilmente munita, come suggerisce il legame etimologico che c è tra polis e polemos, guerra. A volte Omero confonde polis con demos. In realtà nella lingua micenea wasty è mega, quindi sembra configurare una realtà più ampia rispetto al semplice significato di rocca. Il problema di polis che non è così ben documentato nelle tavolette in Lineare B, è più controverso; la già citata parentela etimologica tra polis e polemos suggerisce che questo sostantivo designasse un luogo fortificato e quindi una rocca. Sia come sia sembra configurarsi l esistenza di una rocca facente parte di una città più ampia. Le rocche-palazzo sono, insieme alle necropoli, le testimonianze che si sono conservate meglio. La prima grande differenza che esiste tra i palazzi di Tirinto, Micene, Pilo e Gla rispetto a quelli di Festo, Cnosso e Mallia è la presenza del Mègaron in sostituzione della corte come punto focale. A Creta non esiste come non esistono mura, sul continente insieme alle mura è la caratteristica distintiva dell edificazione micenea. Il Mègaron è il cuore stesso del palazzo, sede del focolare (Hestia) e dei culti familiari degli antenati. Da notare che anche le fosse sacrificali dedicate a divinità soprattutto ctonie come Demetra, Gaia ed Ecate hanno il nome di Mègaron anche nei cosiddetti secoli bui successivi al crollo della civiltà micenea. 14

16 L origine di questa struttura si deve ricercare nelle costruzioni precedenti al palazzo probabilmente nelle case, che posseggono un Mègaron. La tipologia sembra riflettere il tipo della capanna a pianta rettangolare; questa struttura importantissima riapparirà intorno all ottavo secolo a.c. e ispirerà nel tempio arcaico le prime realizzazioni di celle. Il Mègaron ha una pianta rettangolare o quadrata con al centro il focolare e solitamente quattro colonne ai lati che reggono una struttura a lanterna; è così a Pilo, dove intorno al focolare si sviluppa un ambiente di tredici metri per undici con pareti dipinte e stuccate. Ai lati del Mègaron due corridoi servono da disimpegno ai magazzini. A sud-ovest c era la sala del trono simile alle sale ipostile di Creta; a sud-est gli appartamenti privati. Le influenze minoiche sono riscontrabili nella complessità dell impianto, nella presenza di archivi e magazzini e nelle realizzazioni e decorazioni artistiche. Il palazzo miceneo però non è un mero calco continentale degli edifici cretesi. Mègaron, fortificazioni e materiali sono caratteristici; il lusso è quanto meno pari. La tipologia di Pilo si ripete a Tirinto e Micene, mentre a Gla, in Beozia, si trova un impianto abbastanza particolare: si tratta di un complesso palazziale diviso in due zone, con una prima ampia corte detta agorà, con i locali di servizio disposti sui lati lunghi di una seconda corte con il particolare palazzo disposto ad L con due Mègaron ai lati. Tirinto è forse il palazzo meglio conservato, scavato prima dallo Schliemann tra il 1884 e il 1885, poi in modo più efficace dall istituto archeologico germanico di Atene tra il 1905 e il 1914 e tra il 1926 e il Grazie al lavoro dell Istituto Archeologico Germanico di Atene si identificò il palazzo del XIII secolo a.c. e si rilevarono alcune testimonianze riguardo il precedente. L elemento che più impressiona ed ha impressionato gli antichi è la dimensione ragguardevole delle gigantesche mura e del sistema delle fortificazioni. Il loro spessore medio è di circa sei metri, mentre in alcuni punti ancora oggi arrivano a dieci metri d altezza; il circuito è costellato di casematte e corridoi con scale d accesso. Due sono le parti: la rocca inferiore a sud e la rocca superiore con il vero e proprio palazzo. La zona del piccolo Mègaron sembra essere la più antica, mentre quella del grande Mègaron è recenziore. Il Mègaron è canonico, con il focolare al centro, le quattro colonne ai lati e il probabile tetto a forma di lanterna. La distruzione del palazzo è avvenuta intorno al 1150 a.c.. L abitato circostante ha restituito case modeste ad eccezione di un grande edificio a Mègaron. Impressionante l opera di deviazione del fiume vicino alla città. Un elemento di straordinario interesse per gli sviluppi successivi della storia della città in Grecia, riguarda l insistenza in epoca postmicenea di un culto nella sala del piccolo Mègaron. Un culto 15

17 attribuibile a Hera, che suggerisce alcune considerazioni: nelle tavolette in Lineare B si riscontra la presenza di riti cultuali palazziali riguardanti una Potnia (Signora) che sembra potersi identificare con una divinità femminile. A Cnosso sembra trattarsi di Atena in quanto in una tavoletta si parla di una Atana Potnia. Un culto pubblico dell VIII secolo a.c. sopra un locale che aveva ospitato già in età micenea cerimonie religiose; Hera era già conosciuta dai micenei e fin dall età arcaica presente con grandi santuari ad Argo ed a Samo. La rocca più famosa è Micene. Anche qui esistono grandi mura con la celeberrima Porta dei Leoni. All interno delle mura c è il circolo A con le tombe a fossa attribuite erroneamente dallo Schliemann ad Agamennone; in realtà sono più antiche, riferibili all epoca della prima cinta di mura tra il 2000 ed il 1600 a.c.. Nel tardo elladico le tombe a fossa saranno sostituite dalle monumentali Tholos. Il palazzo che conosciamo meglio è quello del tardo elladico III b, edificato su palazzi precedenti. Dalla planimetria risalta inconfondibile il Mègaron. Anche a Micene sopra il palazzo insiste un tempio dorico arcaico, ulteriore testimonianza di come i luoghi sacri si tramandino nel corso dei secoli. Le case che circondano il palazzo e quelle che sorgono fuori le mura sono spesso sontuose, probabili dimore di funzionari e mercanti che a volte hanno restituito anche piccoli archivi. Il tipo miceneo si richiama, come già detto, al tipo minoico, ma pare imparentato anche con quello ittita. Questa parentela è riscontrabile più che nelle tecniche costruttive nell idea del palazzo. Dal punto di vista iconografico i leoni di Micene non sembrano così differenti da quelli di Hattusas. Effettivamente sembra esistere una qual certa koiné, non così profonda come in epoca ellenistica ma senza dubbio comune a tutto il mediterraneo orientale. Accanto agli scambi commerciali si sono avuti scambi culturali e i modelli d insediamento sembrano dal punto di vista ideale abbastanza simili. I vari caratteri nazionali hanno apportato differenze a quest idea di dimora che è nata in Mesopotamia e che si è diffusa un po in tutto il medio oriente. Il rapporto tra minoici e micenei è ben studiato e rivela l influenza dei primi sui secondi. Il prototipo palazziale però non è invenzione minoica né tanto meno micenea; queste due civiltà hanno importato il modello modificandolo però secondo gli usi e le necessità locali. L antica città-palazzo mesopotamica giunge mediata da altre civiltà in Grecia e, per la prima volta nella storia del paese, si assiste ad una contrapposizione netta tra il palazzo, organizzato ed efficiente, e le comunità rurali ancora legate ad un tipo di vita più primitivo. L invasione dorica, forse una coda delle invasioni dei popoli del mare, pose fine alla civiltà micenea. In questo 16

18 stesso periodo a cavallo tra il XIII ed il XII secolo a.c., anche altre nazioni vennero spazzate via. L onda devastatrice dei popoli del mare attraversò l Anatolia, la Siria, la Palestina e fu fermata solo dagli egiziani di Ramsete III a Pelusio. La geografia politica del bacino orientale del mediterraneo andava ormai completamente ridisegnata. L unico stato che non era caduto, l Egitto, cominciava la sua fase di declino. L Impero Ittita invece era stato travolto; altre realtà cominciavano ad emergere. I protagonisti della storia saranno in Mesopotamia Assiri e Babilonesi, in Anatolia prima i Frigi poi i Lidi. La koiné si era ormai frantumata in altre realtà; d ora in poi la Mesopotamia e la sua idea di città seguiranno un evoluzione differente dalla greca. III Il periodo seguente all invasione dorica è il più oscuro ed il meno conosciuto di tutta la storia greca. Le grandi rocche furono prese e devastate ma rimasero sedi e luoghi di culto al pari di altre installazioni micenee. Per quanto riguarda l ordine sociale, scompare il Wanax, anche se se ne conserverà la memoria nell Anax e nell Anasso omerici. L esercizio del potere era oramai appannaggio di un Basileus assistito da un collegio di Aristoi di cui è il primus inter pares; di fatti nell Odissea i compagni di Alcinoo sono chiamati Basileis e Alcinoo è il primo di loro. Gli Aristoi o Basileis che siano probabilmente sono gli eredi di quegli anziani che in epoca micenea governavano gli insediamenti rurali. L aggregazione dei vari demi va ricercata nell esistenza di culti comuni e in particolare di un luogo di culto comune che in molti casi, come in Atene insisteva sullo stesso terreno dove era sorto il paalazzo del Wanax miceneo. Si vanno formando entità religiosopolitiche; il culto comune è il trait d union tra gli interessi dei vari villaggi e l interesse comune. Tucidide ci parla del sinecismo dell Attica avvenuto ai tempi del mitico re Teseo; il meccanismo del sinecismo, di cui tratterò più avanti è riferito alla formazione della città come entità politica; ma allo stesso modo popoli e città riconoscono culti comuni e interessi comuni costituendo anfizonie. Fino ad un certo stadio il meccanismo che porta i 17

19 demi al sinecismo delle città e i popoli all anfizonia sembrano fondarsi e svilupparsi in base a presupposti simili. Riguardo all organizzazione sociale bisogna sottolineare lo stato di omoioi degli aristoi; estremamente indicativo per uno studio della società arcaica il libro XIII dell Odissea che ci parla della città dei Feaci: i Basileis Feaci sono signori di oikoi. Le oikoi indicano come esistessero altri centri di potere oltre alla casa del Basileus: è una realtà diffusa dove il potere è decentrato e non centralizzato come in epoca micenea. La gestione del potere è collegiale. Ad essa sembra riferirsi il titolo di Basileus; Anax è il titolo del solo Agamennone comandante supremo dei greci (v. 77 libro XIII dell Odissea). L Odissea indica un altra prova di quanto fosse limitato il potere del Basileus rispetto all Anax: nel libro II durante l assemblea degli itacesi Telemaco siede nel seggio del padre re di Itaca, ma viene apertamente contestato dai Proci e manifesta la sua impotenza nei confronti di questi Etairoi che dilapidano le sostanze della sua casa. Il poema omerico è il frutto di vari episodi che sono stati uniti insieme, ma che non sempre sono stati elaborati negli stessi anni. Quello dell assemblea degli itacesi e quello della città dei traci sembrano essere i più recenti; è possibile che si riferiscano ad uno stato di cose vicino. La testimonianza che ci viene offerta concorda con altre fonti storiche che ci parlano della perdita d importanza del monarca e dell istaurazione di regimi aristocratici. Altro problema è l evidente contrapposizione che esiste tra Laos e Demos: entrambi significano popolo, ma Laos ha una connotazione militare: è popolo in armi e il miceneo Lawaghetas ne era il comandante. Demos invece sembra rivestire un concetto diverso di popolo: forse comprende la totalità del popolo, quello in armi e quello disarmato, forse riguarda il solo popolo disarmato, rurale o artigiano che vive nei demi ed è sottoposto alle corvée degli Aristoi. Sempre nel secondo libro dell Odissea è il Laos che è presente all agoré, mentre nel XIII si parla come vedremo di demos solo riguardo la raccolta dei doni e la scelta dei marinai che porteranno Ulisse a casa. Confrontando l episodio di Itaca con quello della città dei Feaci sembra di riconoscere due realtà opposte: la città dei Feaci è il simbolo della città ideale aristocratica, dove la concordia regna sovrana e la comunità rifonde i Basileis dei doni fatti allo straniero; Itaca rappresenta una realtà più prosaica fatta di contrasti tra un re che sta perdendo sempre più potere e gli Aristoi che lo stanno guadagnando a suo scapito. Il valore del dono sembra essere una costante in questa società aristocratica. Ma Alcinoo e i suoi consiglieri, pur facendo regali ad Ulisse, quali un tripode e delle vesti, non regalano del loro; si rifanno katà demon tra il popolo. E quindi 18

20 una società con al vertice un aristocrazia che risiede in oikoi in diversi luoghi e che nelle sue file annovera un Basileus, forse rappresentante del genos dominante, che è una sorta di primus inter pares; al di sotto c è il popolo, con tutta probabilità diviso tra chi si può armare (Laos?) e chi invece non può (Demos?). In questo periodo sorgono e si consolidano anche organizzazioni come le fratrie, che raccolgono i genos, e le tribù. Le aristocrazie cominciarono la loro fase di declino quando un sempre maggior numero di individui fu in grado di comprarsi l equipaggiamento da guerra e di combattere uniti in falange. La guerra aristocratica era infatti una guerra eroica fatta di scontri isolati di campioni. Il fatto che sempre più individui potessero permettersi di acquistare un equipaggiamento indica quanto le condizioni economiche incominciassero a cambiare. Gli aristocratici che fondavano il loro potere economico sulla terra vengono contrastati dai piccoli proprietari, dai mercanti e dagli artigiani. C è quindi una maggiore circolazione della ricchezza. Questa società è già quella dei sinecismi? Probabilmente sì; il sinecismo in primo luogo è un unione politica, significa un assemblea unica e un consiglio unico. Il punto di riferimento è quello che conserva maggior spirito aggregante: Atena è la divinità poliade di Atene perchè l acropoli a lei consacrata è il simbolo dell unione politica ed etnica delle varie comunità dell Attica. Tutte le città greche posseggono una divinità poliade (il culto comune), un eroe fondatore e un legislatore (la giustificazione etnica e politica). Quello che fa fare fin da ora il salto di qualità alla civiltà ellenica è la concezione antropocentrica. La città è fondata con l assenso divino, ma è l uomo che pone la prima pietra. Un idea di come doveva essere una città arcaica greca ce la può dare Sparta che ancora all epoca di Tucidide non possedeva un agorà, in quanto ciò era proibito, ed era costituita da villaggi secondo l usanza dell antica Grecia. I villaggi sono Pitané, Limné, Kinòsura e Mesòa con l acropoli al centro e, tra Kinòsura e Limné, il santuario di Artemide Orthia. Le testimonianze dell architettura del proto geometrico e del geometrico primo e tardo sono alquanto rare. Al IX secolo a.c. possiamo datare le mura di Smirne. Questa città mi dà l occasione di accennare all emigrazione di genti greche che iniziano probabilmente già alla fine dell età micenea e che, con una prima grande ondata, investono le isole Egee fino a Cipro e la costa occidentale dell Anatolia. Questi movimenti di popolazione percorrevano antiche rotte commerciali micenee e moderne fenice; punti d approdo, scali, empori erano già stati aperti dai micenei e con tutta probabilità non se ne 19

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