Introduzione. 1 A proposito della riflessione che Boccaccio utilizza per dare inizio al suo Proemio, da
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- Alfredo Damiano
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1 Introduzione Premesse generali Delineare una tipologia della donna nel Decameron significa necessariamente analizzare l intera silloge: la presenza femminile è, infatti, un elemento talmente importante nella narrazione boccacciana, da assumere, già ad una prima lettura del Proemio, il significato di vera e propria base tematica dell opera. Dal punto di vista statistico, inoltre, pur escludendo le figure femminili che, in quanto parte della brigata, sono coinvolte attivamente nel raccontare, e che rappresentano una maggioranza schiacciante rispetto ai narratori (sette a tre), rileviamo che delle 101 novelle (prendendo in considerazione anche quella fuori serie che introduce la quarta giornata) ben poche mancano dell apporto di almeno un personaggio femminile: solo diciassette novelle, infatti, sono prive di questo fondamentale fattore (I, 1, 2, 3, 6, 7, 8; II, 1; VI, 2, 5, 6, 9; VIII, 5, 6; IX, 4, 8; X, 1, 2). Questo elementare calcolo statistico si riveste di un significato ancora più pregnante se ci rifacciamo, appunto, alle parole del Proemio, con le quali Boccaccio dichiara apertamente che le novelle sono state scritte per un pubblico di donne 1 : il 1 A proposito della riflessione che Boccaccio utilizza per dare inizio al suo Proemio, da Branca messa in parallelo con Voi ch ascoltate in rime sparse il suono... per introdurre uno studio su Implicazioni espressive, temi e stilemi fra Petrarca e Boccaccio (in Branca 1996: ), non possiamo dimenticare le critiche rivolte da Russo al tono pesante ed involuto, che pure vengono attenuate dalla intenzione di ravvisare nella prima pagina un mezzo sorriso pieno di sottintesi (Russo 1977:9-10). Il critico siciliano ricorda poi come la dichiarazione boccacciana (E chi negherà questo, quantunque egli si sia, non molto più alle vaghe donne che agli uomini convenirsi donare? (Pr., 9)) e quanto segue si colleghino al fatto che la scrittura in volgare del Medioevo era anche praticamente sentita come rivolta alle donne, in quanto esse non conoscevano il latino, anche se siamo in realtà in presenza di una diversa concezione della letteratura: le donne sono soltanto il simbolo del mondanizzarsi della poesia: si abbandona il concetto meramente teologico e dotto della poesia, e si accede a un concetto più terrestre. Le donne sono precisamente una metonimia per indicare le Muse stesse, che evadono dal sopramondo della teologia e della filosofia e si fanno più concrete, muse di questo mondo, esperte e de li vizi umani e del valore. (ivi:11) L analisi portata avanti dal Getto a proposito delle pagine proemiali tende piuttosto a legare tutto il tono di esse ad una linea stilnovistica, al significato mondano dell esperienza letteraria, alla comunicazione di un significato riassuntivo di nobile sentire e di vistuoso operare, di colto costume e 1
2 sostentamento, il conforto che il poeta deve necessariamente donare a chi soffre le afflizioni d amore, è dovuto più alle vaghe donne che agli uomini (Pr., 9), e proprio per la capacità che esse dimostrano di sopportare le innumerevoli pressioni cui sono sottoposte, giorno per giorno, dall ambiente esterno. Queste pressioni, opposte alle amorose fiamme che le donne tengono nascoste nei dilicati petti, si distribuiscono secondo una triplice scala di intensità (voleri, piaceri, comandamenti) in cui Boccaccio condensa espressivamente tre atteggiamenti della comunità civile verso le donne, comunità costituita dalle diverse autorità (padri, madri, fratelli, mariti) che esercitano il loro potere sulle donne, secondo appunto i tre momenti del volere, del piacere, del comandare. A questi tre atteggiamenti è legata la materia narrativa di gran parte delle novelle del Decameron: il conflitto alla base della narrazione trova origine appunto nel momento in cui la protagonista si confronta con una imposizione esplicita o meno proveniente da una di queste autorità, e partendo da questo confronto l autore ci manifesta non soltanto il dissidio interno della protagonista, ma le differenti modalità di reazione che di volta in volta si verificano. Trattandosi dunque di un libro che parla di donne, e che viene inviato ad un pubblico di lettrici, dobbiamo puntualizzare che le destinatarie dell opera del Boccaccio non sono tutte le donne in senso assolutamente lato e, diremmo, anagrafico, ma quelle possibili lettrici o ascoltatrici che condividono, in qualche maniera, caratteristiche di gentilezza, bellezza, sensibilità d animo e di costumi, che in tal modo divengono chiavi di lettura per molti dei personaggi femminili dell opera stessa. Non è un caso che, escluse le figure femminili non meglio tratteggiate (aventi ruoli secondari o terziarii, oppure chiuse nell immagine di una folla, di una comunità, del vicinato, del contado, etc.), solo due donne vengono munite dal Boccaccio di una bruttezza esemplare, che rispecchia nello stesso tempo la loro infima condizione spirituale, più che semplicemente sociale: sono esse la Nuta (VI, 10), corteggiata da civilissima esistenza (Getto 1958:5). L attenzione della critica al Proemio si è comunque concentrata soprattutto sulle suggestioni letterarie e metaletterarie di esso: sull immagine ovidiana delle donne fantasticanti dell ozio, per esempio, come sulla descrizione del genere (o piuttosto dei generi) di racconti che comporranno la silloge (v. Muscetta 1972:158, Bruni 1990:39-40; 235). 2
3 un par suo, il pittoresco Guccio Imbratta servitore di Frate Cipolla, e la Ciutazza (VIII, 4), utilizzata per denigrare un componente del clero animato da troppo focosi spiriti nei confronti di una gentildonna 2. Altre fantesche, quelle che affollano almeno la metà delle novelle del Decameron (e non si può negare a questa componente del quarto stato domestico una funzione di primaria importanza proprio nello svolgimento dei meccanismi preposti alle unità narrative), sono talvolta descritte con benigna approvazione, ma comunque senza indicazioni apertamente negative riguardo al loro aspetto, che in qualche modo ha il dovere di uniformarsi a quello delle signore. Il motivo dell imposizione di voleri, piaceri e comandamenti, origina dunque nel Decameron la contrapposizione di una schiera di belle e gentili donne, ad un insieme di uomini e talvolta di donne che alle prime sono legati (o si legano) dai legami più diversi e che, essenzialmente, per quanto ci vengano presentati sotto una luce positiva o negativa, tentano tutti di imporre la loro supremazia sull elemento femminile che, a sua volta, cerca di emanciparsi per forza di atti e parole, riuscendo non poche volte a uscire vincitore da questo confronto. Proprio per questo motivo ci sembra che la presenza della donna nel Decameron, a differenza di quello che era avvenuto precedentemente nell esperienza letteraria e di quanto accadrà sovente nella letteratura posteriore, significhi una vera svolta non soltanto per un atteggiamento generalmente positivo che l autore manifesta, ma soprattutto per la funzione di nuovo spessore che i personaggi femminili assumono. Prima di accingerci ad analizzare più da vicino le tipologie dei personaggi femminili del Decameron, dobbiamo interrogarci su come affrontare generalmente e praticamente la questione. Nel suo saggio sulla donna nella letteratura italiana, 2 Monna Beritola Caracciolo, protagonista della II, 6, rappresenta un caso particolare, in quanto la sua metamorfosi, che la assomiglia ad una capra e ce la descrive davvero salvatica e irta di ben poco femminino pelame, si configura come necessaria conseguenza della perdita dell iniziale stato sociale, dei figlioli soprattutto, e dunque di quel romitaggio che costituisce un momento essenziale per lo sviluppo della novella nel suo meccanismo delle agnizioni ripetute ed incrociate. 3
4 Marina Zancan si chiede se si debba occuparsi della donna come soggetto ovvero come oggetto della letteratura, lamentando la scarsa disponibilità di studi, più sull argomento della donna-soggetto che su quello della donna come oggetto della rappresentazione letteraria (Zancan 1986:765): dopo la descrizione della problematica alle origini della nostra letteratura, che naturalmente ripercorre proprio il periodo che più di ogni altro si è occupato della donna come argomento, addirittura parlando di letteratura che parla attraverso figure femminili (ivi:768), un excursus a parte è dedicato a Boccaccio, dapprima quale autore della Elegia di madonna Fiammetta, in cui Fiammetta, in prima persona, narra una passione amorosa, poi come organizzatore della nuova funzione letteraria della figura femminile : Quando poi Boccaccio, con il Decameron, dopo un lungo periodo di esercizio letterario, sceglie di raccontar novelle con l ambizione e la persuasione di muoversi ai livelli alti della nuova tradizione letteraria, la figura femminile, oltre ad essere figura d amore, avrà la funzione poetica e ideologica di elaborare la piena trasformazione del concetto d amore e di motivare e di legittimare, attraverso questo, l adozione del nuovo genere come scrittura letteraria. (ivi:773) Ritorna dunque il riferimento alla funzione stessa della donna delle donne, di pubblico cui l opera si rivolge, pubblico chiaramente esplicitato nella dedicatio ben espressa, ma anche e soprattutto nel fatto che la brigata sia composta soprattutto da donne: continuando dunque ad attribuire alla donna la funzione del narrare, Boccaccio riesce ad offrire una esperienza di lettura ben diversamente guidata nella stessa introspezione psicologica, che indaga nelle pieghe riposte dell animo delle narratrici. Un altra convenzione, rilevata da Vittore Branca nelle prime note della sua edizione del Decameron, è quella di incorniciare ogni riferimento al pubblico facendo riferimento alle graziosissime donne, dunque per convenzione ignorando gli uomini. Tale convenzione, se da un lato sembra soddisfare la velocità dell inserto, 4
5 dall altro non sembra giustificata da altro, se non dal fatto di sottolineare chiaramente quale sia il pubblico al quale il narratore di turno si rivolge. Del resto, il Decameron ci presenta, nel suo esordio e nella sua iterata dedica, la commistione di due topoi: da una parte il tipo di esordio da Curtius definito con l espressione «chi possiede la sapienza ha il dovere di comunicarla agli altri» (1993:102), già sperimentato da Orazio e Seneca, e poi utilizzato anche da numerosi autori romanzi (Chrétien e Dante, per esempio), ora diretto ad una categoria particolare; accanto al quale Boccaccio perfeziona quella invocatio che, partendo dal riferimento classico alla Musa, si era poi diversificato nelle letterature romanze, arrivando proprio con gli stilnovisti e con Dante ad una codificazione (si vedano i numerosi componimenti di Guinizzelli che cominciano con i vocativi Madonna, Donna, Gentil donzella, Madonna mia; di Cavalcanti (O tu, O donna mia) o di Lapo Gianni (Gentil donna, Angelica figura, Donna, Angioletta); fino alle più prossime espressioni di Cino (Come non è con voi a questa festa, donne gentili..., Or dov è donne, quella...) e Dante (Donne ch avete intelletto d amore...)) che si pone alla base dell uso decameroniano. Una volta considerato il riferimento alle donne come destinatarie dell opera, bisognerà necessariamente domandarsi se esiste la possibilità di delineare tipologie precise, rispondenti ad una schematizzazione dei personaggi in rapporto alle griglie narrative del Decameron. Una rigida divisione tematica e tipologica delle novelle, che ci permetta di isolare tipologie coerenti dei personaggi femminili, appare pressoché impossibile, in quanto più volte tipologie e motivi in contatto si incrociano 3 : d'altro canto, è necessario sottolineare che, come abbiamo già indicato, Boccaccio cade facilmente vittima di un 3 Vogliamo inoltre credere che, nonostante i numerosissimi tentativi di ingabbiare l opera di Boccaccio in una serie di possibili schemi perfetti, l opera letteraria, come ricordava provocatoriamente Almansi in una sua riflessione intitolata La bassa voglia, tenti piuttosto di ricondurre l ordine verso il caos, che il caos negli angusti limiti dell ordine: prova ne siano i di volta in volta diversi atteggiamenti dell autore nei confronti di situazioni simili ricorrenti in novelle differenti, nonché le rivoluzionarie prese di posizione cui si farà riferimento nel corso della nostra analisi. 5
6 non sappiamo quanto inconscio, ma senza dubbio naturale condizionamento psicologico, che lo porta costantemente a gratificare di attributi positivi, o quantomeno non negativi, le figure femminili 4, in questo modo escludendo una divisione netta tra personaggi di valenza opposta, che pure rappresenterebbe una prima importante categorizzazione. È per questi motivi che allo studio delle diverse tipologie procederemo, dopo una definizione della tipologia fisiologica femminile (ovvero della rappresentazione del corpo femminile nel Centonovelle), ad una suddivisione per tre campi tematici: comportamentale, sociale e retorico. Per tipologie comportamentali intendiamo gli atteggiamenti delle protagoniste femminili di fronte agli eventi, quali si presentano nei momenti cruciali della narrazione: individueremo così gli atteggiamenti 1) della resistenza passiva, 2) dello spirito di iniziativa e della reazione verbale, 3) del gesto esemplare. Delle tipologie sociali fanno parte le tipologie già in gran parte individuate dalla critica, soprattutto in virtù degli elementi di novità del Decameron; tali classificazioni sono, a nostro giudizio, accorpabili in 1) olimpo femminile: principesse, regine, marchese e badesse; 2) donne borghesi; 3) donne del popolo. Infine, le tipologie retoriche si riferiscono sia alla dimensione retorica interna alla narrazione stessa, che alla possibilità di individuare nell opera di Boccaccio dei richiami a tradizioni e stereotipi particolarmente significativi per il valore epocale del Decameron. Parleremo dunque di 1) dimensione retorica del discorso femminile: la perorazione d amore; 2) continuazione di un topos stilnovistico: le donne 4 Si tratta, invero, di un condizionamento che nell opera viene di volta in volta arricchito di argomentazioni, come ad esempio quelle contenute nell introduzione alla quarta giornata, ed a cui Vittorio Russo ha dedicato una monografia. In fondo, possiamo affermare che nonostante esistano, nel Decameron, figure femminili sicuramente riprovevoli e soprattutto dal punto di vista morale, l autore non abbia esitato ad usare un occhio di cortesia nei loro confronti, cosa che non è accaduta con molti personaggi maschili. 6
7 angelicate; 3) pregiudizio e riabilitazione negli stereotipi dell adultera e della vedova. Precedenti letterarii Non possiamo immaginare, però, che il Certaldese sia stato il primo ad aver diretto la scrittura verso una preponderanza di personaggi femminili. Dobbiamo partire dunque dai precedenti, e ve ne sono di numerosi e di illustri 5 : se davvero Boccaccio pensava di rivoluzionare l ottica di considerazione della donna come vigeva ai suoi tempi, avrà dovuto fare i conti con almeno due diversi atteggiamenti, da un lato quello della letteratura di matrice misogina in senso lato, dall altro quello della letteratura cortese e stilnovistica, senza però con questo escludere che esistano contatti tra le mentalità che soggiaciono alle concezioni del mondo rappresentate da queste diverse tendenze. Le due caratterizzazioni si arricchiscono poi di numerose sfumature, a causa della possibilità di creare personaggi femminili che proprio in virtù della loro descrizione psicologica assumono dei caratteri latamente e dettagliatamente paradigmatici. La ricognizione riguarda dunque le differenti tipologie femminili che si impongono alla nostra attenzione sia nella storia letteraria che in quella spirituale dell Europa medievale: naturalmente, esistono fonti letterarie, storiche, agiografiche privilegiate in forza dell importanza culturale che acquistano proprio in virtù di una maggiore diffusione presso i lettori del continente, né possiamo dimenticare che tale importanza facilita persino una diffusione orale, popolare, difficilmente controllabile. Le sante Se dovessimo giudicare quale sia, per la natura dell opera boccacciana, la tipologia (apparentemente) più distante, non esiteremmo a reperirla nelle opere di agiografia che, nell Europa mediterranea soprattutto, privilegiano lo studio della santità di 5 Per quanto riguarda, più in generale, il discorso sulle fonti dell opera, si veda lo studio del Bruni Sulla traduzione degli autori e dei generi letterari nel sistema della novella, che individua una serie di contatti tra generi letterari (exemplum, fabliau, commedia elegiaca, lirica) e novelle (Bruni 1990: ). 7
8 alcune donne. Non sono pochi gli studi sulla santità del Medioevo, secondo cui essa risulta avere caratteristiche ben differenti a seconda che ci muoviamo nell Europa mediterranea, in quella dei regni centrorientali, ovvero nelle terre più lontane dell ambito britannico o scandinavo (v. soprattutto Vauchez 1999: ): senza ora soffermarci sulle pur interessantissime considerazioni che emergono a proposito della composizione sociale di intere schiere di santi, rimarcheremo come la santità femminile del Medioevo si carichi anche di un significato di compensazione rispetto alla considerazione a priori negativa della donna proveniente dal pregiudizio biblico 6. L ambito stesso entro cui le sante si muovono è diviso tra il contatto con il 6 L analisi di questa problematica coinvolge tutto il pensiero sulla donna, quale si riflette negli scritti di natura più varia, e non solo durante il Medio Evo: punto di partenza fondamentale per la proliferazione di una lettura più o meno spiccatamente misogina della storia dell uomo è sicuramente l interpretazione dell episodio della tentazione che provoca il peccato originale, accolto da diversi lettori e commentatori (San Girolamo, Gregorio Magno, Rabano Mauro, Ugo di San Vittore, etc.) come un momento in cui si evidenzia la dicotomia tra Eva come carne e Adamo come spirito (v. a questo proposito la sintesi di Duby 1999:35-55). La caduta in tentazione e, di conseguenza, nel peccato, viene chiaramente addebitata alla cupiditas femminile, che condiziona persino fisiologicamente le funzioni biologiche della donna: un esempio classico della valenza negativa della natura femminile risiede nell inquietudine che l uomo del Medio Evo sente di fronte al sangue mestruale, testimoniata dal vero e proprio catalogo di malefatte compiute da tale elemento, spesso associato al veleno (v. Thomasset in Duby-Perrot 1998:56-87); la donna mestruata allo stesso modo della donna non più in grado di generare, dunque considerata nel periodo seguente la menopausa, quando non ci sono più le mestruazioni a consentirle di liberarsi delle cose superflue e, quindi nocive ha uno sguardo che appanna gli specchi, dunque emana proprio da quell organo che dalla poesia sarà deputato a trasmettere l innamoramento, il flusso mefitico che proviene dalla sua intimità. Da qui a porre la donna in stretto rapporto con il mitridatismo, il passo è breve, con tutte le conseguenze anche metaforiche che ciò implica, come il bacio avvelenato, il coito utilizzato come arma fatale, e così via: non dimentichiamo che tali credenze si sono conservate nel profondo della cultura popolare europea, e che ancora a metà del ventesimo secolo vivevano indisturbate tanto da motivare l interesse di un grande studioso come Ernesto de Martino (Sud e magia, apparso nel 1959, dedica numerosi capitoli alla dimensione magica della fisiologia femminile). La donna, dunque, porta dentro di sé una condanna biologica che viene talvolta vissuta in maniera problematica, specialmente nel momento in cui ci si accosta alla fede nella dimensione privilegiata dell aspirazione alla santità: il discrimen temporale della fioritura della spiritualità mariana (dal XII secolo in poi) è un momento significativo per la rivalutazione del ruolo delle donne nella storia della salvezza (Vauchez 1999: ) e per lo sviluppo di forme nuove di vita religiosa adattate ai bisogni delle donne (le beghine, 8
9 mondo e l isolamento da esso: sostanzialmente, mentre è piuttosto l uomo a poter decidere di interrompere i legami con la famiglia e l autorità paterna, la donna è comunque soggetta, almeno in prima istanza, all ottica del matrimonio imposto come normale cornice della vita 7. Non sono rare infatti le donne che raggiungono la santitudine dopo il matrimonio, nella vecchiaia o in seguito alla vedovanza, e che nel ritiro in convento o nel farsi murare presso una chiesa ritrovano una dimensione intima favorevole ad una diversa impostazione della loro vita spirituale. Queste donne sante riescono ad avere una incredibile forza di suggestione sulle masse che le circondano, sia per l esempio di ricongiungimento alla divinità che riescono a dare, sia per il loro porsi a giudici della comunità, che talvolta teme addirittura le critiche da esse mosse ai comportamenti generali ed individuali 8. Quelle che con felice espressione sono state chiamate le poetesse di Dio, ovvero le mistiche che dall XI secolo sono sempre più presenti nella vita spirituale europea, rappresentano per la nostra analisi un momento particolarmente importante di riflessione: si tratta infatti di donne coscienti del loro compito intellettuale, che con diverse testimonianze rappresentano un aspetto illuminante per comprendere una funzione unica della donna nella società medievale. Molte di esse fondano monasteri o divengono priore, badesse, ma non sono rari i casi di predicatrici, come oppure la possibilità di perseguire la santità senza entrare in convento, ma in domibus propriis), che spiegano la fioritura della santità femminile laica dal Duecento in poi. 7 Non bisogna dimenticare che il matrimonio è stato istituito da Dio stesso in Paradiso: è dunque il più antico degli ordini (et erunt duo in carne una (Genesi, 2, 24)), ed insieme condizione a che si realizzino i due imperativi divini (crescite et multiplicamini (Genesi, 1, 28)) su cui si basa la continuità della vita stessa sulla terra. Il matrimonio antico e medievale, inoltre, non era soltanto un cambiamento di stato, ma comprendeva un lungo processo di cerimonie, di rituali, di lenta realizzazione di interdipendenze sociali, grazie al quale già in epoca romana era evidente il rapporto tra legame matrimoniale e storia della repubblica, rapporto poi riesaminato e ritenuto ancora valido da Sant Agostino, che vede in esso l istituzione fondamentale per costruire la pace nella comunità politica (Owen Hugues in De Giorgio-Klapisch-Zuber 1996:5-13). 8 Ciò vale sia per le fondatrici di monasteri e per le badesse, che per le recluse, che rappresentano un tramite tra la divinità e la vita spirituale della comunità di cui pur essendo nominalmente da essa escluse fanno parte: in generale, le forme di vita spirituale che necessitano della pratica della clausura, sembrano autorizzare le recluse ad un rapporto di superiorità nei confronti del mondo. 9
10 quello della celebre Margherita Porete: sia nelle opere che esse ci hanno direttamente lasciato, che nelle biografie compilate dai promotori delle loro canonizzazioni, vediamo apparire forte la coscienza di quanto fosse importante oltre l esempio verbale che la parola scritta si ponesse a custodia della memoria di alcuni percorsi di vita che nell epoca di massima fioritura culturale ed economica dell Europa medievale (XI-XIV secolo) si ponevano in stridente contrasto con quelli che oggi chiameremmo il progresso e la diffusione della società dei consumi. Molte di queste personalità, infatti, muovevano, come i loro omologhi maschili, aspre critiche ad una società in corso di stabilizzazione, che vedeva nell accumulo delle ricchezze un mezzo privilegiato per assicurarsi una solidità che le cronache testimoniavano nuova, dopo secoli bui di incertezze e timori: l atteggiamento della più importante monaca dell XI secolo, Ildegarda di Bingen, può essere paradigmatico di questa facoltà di criticare i nuovi costumi, se è vero che anche nella fondazione e organizzazione dei monasteri riteneva fondamentale che si conservasse il privilegio nobiliare (Ennen 1991:163), ma poi non risparmiava critiche ai sacerdoti che con la loro vita sempre più mondana si allontanavano dal giusto modello comportamentale, prestando così il fianco agli attacchi mossi dai movimenti ereticali (ivi:164). Se le donne che accettano di servire Iddio nel chiuso del convento costruiscono implicitamente un mondo a loro misura, un mondo generalmente femminile (ma non sono pochi i casi di donne che governano un monastero maschile), quali sono le loro opinioni sulla donna in quanto tale, in quanto messa in rapporto con l uomo? Nel brano in cui rievoca la prima coppia della Terra, Ildegarda ricorda che, mentre l amore dell uomo per l amore della donna è ardente quanto il fuoco dei vulcani che difficilmente può spegnersi e diventa poi un fuoco di legna che si spegne facilmente, al contrario l amore della donna per l amore dell uomo è come un dolce calore che viene dal sole e che porta frutti; si muta in fuoco di legna molto ardente ed è per questo che, nel bambino, porta un frutto di dolcezza (Poetesse 1994:52). Nel prologo al suo Specchio delle anime semplici annientate, Margherita Porete parte, per spiegare le ragioni che hanno spinto l Anima a scrivere il libro, dall esempio della fanciulla innamorata del re Alessandro, la quale compone 10
11 un immagine dell amato per poterlo vagheggiare, onde superare la distanza che da esso lo supera (ivi:154): nella descrizione di questo amore di lontano, che pure non deve aver fatto a meno di suggestioni culturali contemporanee, la figura della fanciulla è vista nel suo afflato più puro verso l amore, nonostante questo le causi dolore e pena. Il culmine della scrittura mistica femminile può essere rappresentato, a nostro avviso, da Santa Caterina da Siena, che vive durante la seconda metà del Trecento e rappresenta la sintesi di tutto un movimento italiano in cui sono comprese Chiara d Assisi ( 1253), Margherita da Cortona ( 1297), Angela da Foligno ( 1309): dalla storia del proprio annientamento in Dio, che si realizza con le privazioni e le autoumiliazioni, possiamo avvicinarci ad un immaginario che anche per Caterina indica il tentativo di raggiungere l unione mistica, il matrimonio perfetto con Cristo (Pagano 2002:104), senza necessariamente implicare la cancellazione della femminilità. Le figure delle sante medievali sono comprese da un sentimento di amore e di totale dedizione, che difficilmente si potrebbe allontanare da una esperienza totalizzante, in cui è proprio la sensibilità femminile ad essere chiamata in causa, come la più adatta a piegarsi al desiderio di asservimento esclusivo al Signore, ovvero perché la donna che sceglie la via della santità, rinuncia ad un altro genere di vita attiva, riscattato dall esempio della Vergine. Non dobbiamo poi dimenticare che alcune figure di sante, come quella di Maria Egiziaca, rinunciano pubblicamente ad una vita traviata per seguire un percorso morale e spirituale (attraverso la cura disinteressata dei bisognosi, l eremitaggio, etc.) che le pone al di sopra della comunità maschile predestinata a governarle: proprio uno dei più importanti repertori esemplari precedenti il Decameron, l opera agiografica di Domenico Cavalca, dedica un attenzione particolare alla santità femminile di questo genere, da un lato esaltando proprio la particolare storia di Santa Maria Egiziaca letta attraverso la testimonianza di Zozima (Cavalca 1926: ), dall altro inserendo, nel racconto agiografico di Malco monaco, il motivo del matrimonio come imposizione spiacevole, questa volta dal punto di vista maschile (Istoria d un monaco di Siria, che fu preso e datogli moglie per forza, ma non però 11
12 perdette la sua verginità.). Il tentativo di suicidio del monaco siriano fatto prigioniero e poi ammogliato suo malgrado, viene scongiurato dalle argomentazioni della donna, intenzionata a leggere gli eventi secondo una chiave di evangelico ottimismo: Perché dunque ti vuoi uccidere per non congiugnerti, poiché io vorrei innanzi morire che consentirti, eziandio se tu volessi? Tiemmi dunque per compagna di pudicizia, e più ama l anima mia che lo corpo. Leggiermente faremo credere a nostri signori che tegnamo matrimonio se ci vedranno stare insieme e portarci amore; e nientedimeno Cristo ci vedrà stare insieme e portarci amore come sirocchia e fratello. (ivi: ). Come ha già notato Carlo Delcorno in un suo studio, la diffusione dell opera di Cavalca deve essere all origine dei numerosi riferimenti decameroniani all eremitismo (che è la dimensione centrale delle Vitae cavalchiane) sia come citazioni dirette del fenomeno, sia come spunti per alcune situazioni che Boccaccio utilizza in vario modo, specialmente nella novella di Alibech ed in quella di madama Beritola (Delcorno 1989: ): aggiungeremo che la narrazione soggettiva delle vicende vissute da Alatiel (II, 7) ricalca non solo motivi arturiani (come sottolinea la Delcorno Branca, parlando di strategie allusive (1991:20-22)), ma in qualche modo si affida allo schema avventuroso delle narrazioni agiografiche del predicatore pisano, in cui i propositi onesti dei protagonisti vengono spesso contrastati da elementi di disturbo contraddistinti da un uso arbitrario della violenza. Le donne dei fabliaux Dovendo considerare i precedenti della letteratura profana, ci sembra necessario partire da un genere narrativo particolare, quello dei fabliaux, da cui spesso Boccaccio prese temi e svolgimenti delle sue novelle 9, e che sicuramente 9 Nella questione delle fonti un ruolo peculiare è rivestito dai fabliaux, sia per l evidente parentela di alcuni di essi con diverse novelle boccacciane, sia per le novità dei rimaneggiamenti intrapresi dal Boccaccio: parlando di questi due generi letterari in contatto, Bruni affronta il parallelo tra il genere narrativo in versi ormai esaurito all altezza cronologica del Decameron (1990:308) e le novelle del Certaldese, puntando sulle capacità boccacciane di fornire una diversa impronta ai meccanismi di base suggeritigli dagli 12
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