Zuccheri e proteine per il rumine
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- Diana Piva
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1 CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ ISO 9001:2000 Zuccheri e proteine per il rumine studio pagina ravenna ED&F MAN LIQUID PRODUCTS ITALIA Srl Via A. Majani, Bologna - Tel: Fax:
2 L importanza degli zuccheri nella razione della vacca da latte Per migliorare la produttività ed il benessere della bovina da latte è necessario che siano fornite delle diete bilanciate, che rendano disponibili tutti i nutrienti necessari per esaltare una crescita rapida ed armonica dei microorganismi ruminali e per garantire all organismo i substrati necessari a soddisfare i fabbisogni di mantenimento e produzione. Fra tutti i fabbisogni, quelli in energia sono i più difficili ad essere soddisfatti, specie nelle prime fasi della lattazione, ma più in generale in tutte le situazioni nelle quali la capacità di ingestione è insufficiente (stress, scarsa qualità dei foraggi, condizioni ambientali sfavorevoli, ecc.). È proprio in questi casi che si fa ricorso ad un uso prevalente di mangimi e amidi, aumentando così di conseguenza i rischi di disordini fermentativi ruminali, di dismetabolie e di alterazioni qualitative del latte. Fra queste ultime sono ben note la chetosi e l acidosi ruminale, che rappresentano le cause principali di numerosi stati morbosi che mettono a repentaglio l attesa di vita produttiva dell animale. Il problema è dunque quello di apportare alle popolazioni batteriche ruminali ed alla bovina la maggior quantità di energia possibile, senza correre rischi. Gli zuccheri, fra i diversi principi alimentari, presentano caratteristiche di grande interesse e possono svolgere ruoli assai interessati in questo contesto. Proprio dell aggiunta degli zuccheri alle razioni si è occupata la relazione del dottor Jeffrey L. Firkins, del Dipartimento di Scienze Animali della Ohio State University, Addition of Sugars to Dairy Rations, presentata nel corso della Tri-State Dairy Nutrition Conference, svoltasi a Fort Wayne, Indiana, lo scorso aprile. Trattandosi di una relazione molto lunga ma anche molto interessante, è stato deciso di dividerla in varie parti. I capitoli successivi a questa prima parte saranno pubblicati sui prossimi numeri di EXdairyPRESS. 1 a PARTE - Zuccheri, ph ed ecosistema microbico ruminale Un esempio classico utilizzato per rappresentare la dinamica di fermentazione degli zuccheri nel rumine è il modo in cui si comporta la carta quando viene usata per accendere il fuoco nel camino: brucia rapidamente e completamente in brevissimo tempo. È per questo che alcuni esperti, pur riconoscendo agli zuccheri il ruolo di ottimi starter per le fermentazioni ruminali, temono degli squilibri del ph. In realtà, questi timori appaiono del tutto ingiustificati se si pensa che l animale si alimenta in più pasti giornalieri, per cui il ph ruminale non si abbassa e rispetto all attività dei batteri prevale decisamente l effetto starter. Per i batteri, l utilizzo di zuccheri è vantaggioso da un punto di vista energetico, grazie alla loro completa digeribilità ruminale; infatti, a parità di condizioni, i glucidi disponibili ai batteri che derivano, per esempio, da melassi, sono molti di più rispetto a quelli che derivano dagli amidi. Considerando che il tasso di degradazione oraria degli zuccheri è del % per ora e che quella degli amidi è compresa fra l 8 e il 30%, si comprende come la disponibilità temporale di energia apportata dal melasso sia quasi doppia rispetto a quella apportata dagli amidi; se poi si dovessero considerare le fibre, le differenze si accentuerebbero ancor di più. 2
3 Bibliografia: La degradazione ruminale della fibra è uno dei punti chiave per migliorare l efficienza delle bovine e salvaguardarne lo stato di salute. Perché le fermentazioni della fibra abbiano luogo, è necessaria la colonizzazione batterica della superficie vegetale; questo processo è imprescindibilmente legato al valore del ph all interno del rumine. È noto che i principali batteri cellulosolitici sono più sensibili a bassi valori di ph, e questo è il motivo per cui, se si usano quantità elevate di amidi, la digeribilità della fibra si riduce. Recenti lavori hanno dimostrato che animali con valori di ph relativamente bassi (<6.0) possono contenere comunità microbiche simili a quelle di animali con ph più elevati 1, e questo lascia pensare che forse l animale sia più sensibile alle variazioni giornaliere di ph che si osservano in presenza di pasti poco frequenti e abbondanti, o nel caso di cambi repentini della dieta. In ricerche che hanno studiato gli effetti degli zuccheri sulla degradazione della fibra 2, è stato osservato che nelle razioni ricche di amido si producono dei composti azotati che inibiscono la crescita dei batteri cellulosolitici. Alcuni di questi prodotti, inoltre, stimolano l attività di taluni batteri amilolitici, i quali hanno una spiccata attività proteolitica (degradazione delle proteine) e sono in grado di liberare molto velocemente ammoniaca 3. Il risultato è che si riduce rapidamente la disponibilità di aminoacidi necessari a stimolare la crescita di altri batteri, fra i quali quelli cellulosolitici. Fra le popolazioni ruminali, un importante distinzione che fanno i microbiologi è quella legata alla loro posizione nel rumine; in particolare, si distinguono i batteri adesi alle particelle di cibo e quelli liberi nel liquor ruminale. I batteri adesi sono quelli che degradano la cellulosa e, per svolgere al meglio la loro attività, utilizzano alcuni prodotti del metabolismo dei batteri liberi. Gli zuccheri nutrono specificatamente i batteri liberi, i quali a loro volta sostengono l attività fermentativa di quelli adesi. Perciò, un adeguato apporto di zuccheri consente di : - esaltare la fermentazione della fibra favorendo un ecosistema microbico più efficiente; - ridurre l uso di amidi; - limitare lo sviluppo di batteri proteolitici e mantenere concentrazioni più elevate di peptidi e amminoacidi. In conclusione, si può affermare che gli zuccheri inclusi nelle razioni (in concentrazioni del 6-7% sulla sostanza secca) svolgono un ruolo interessante nel modulare lo sviluppo e l equilibrio della micro popolazione ruminale, consentendo di limitare nella razione l impiego degli amidi ma anche quello delle proteine. Nel prossimo articolo saranno approfonditi gli aspetti collegati alle relazioni esistenti fra zuccheri e produzione di acidi grassi volatili nel rumine. 1. Khafipour, E., S. Li, J.C. Plaizier, and D.O. Krause Rumen microbiome composition determined using two nutritional models of subacute ruminal acidosis. Appl. Environ. Microbiol. 75: Palmonari, A., D.M. Stevenson, D.R. Mertens, C.W. Cruywagen, and P.J. Weimer ph dynamics and bacterial community composition in the rumen of lactating dairy cows. J. Dairy Sci. 93: Piwonka, E.J., and J.L. Firkins Effect of glucose fermentation on fiber digestion by ruminal microorganisms in vitro. J. Dairy Sci. 79: Walker, N.D., C.J. Newbold, and R.J. Wallace Nitrogen metabolism in the rumen. Pages in Nitrogen and Phosphorus Nutrition of Cattle. E. Pfeffer and A. Hristov, eds. CABI Publishing, Cambridge, MA Jeffrey L. Firkins è professore di Nutrizione Animale presso la Ohio State University, dipartimento di Scienze Animali. I suoi principali campi di ricerca sono: migliorare l efficienza di sintesi della proteina microbica e incrementare il suo trasferimento nella proteina del latte; studiare le interazioni fisiche, chimiche e microbiologiche dei processi legati alla digeribilità della fibra e al tasso di passaggio per migliorare l utilizzo di fibra e amido nelle vacche da latte; migliorare la predizione quantitativa della digestione e del metabolismo delle proteine e dei carboidrati nelle vacche da latte. Ha collaborato e collabora con altri progetti che riguardano il metabolismo dei carboidrati nell uomo. Tratto da: Addition of Sugars to Dairy Rations Autore: Jeffrey L. Firkins, Dipartimento di Scienze Animali, Ohio State University, Presentato nel corso della Tri-State Dairy Nutrition Conference, Aprile Revisione: Prof. Andrea Formigoni e Dottor Alberto Palmonari della Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna 3
4 L importanza degli zuccheri nella razione della vacca da latte 4 Jeffrey L. Firkins è professore di Nutrizione Animale presso la Ohio State University, dipartimento di Scienze Animali. I suoi principali campi di ricerca sono: migliorare l efficienza di sintesi della proteina microbica e incrementare il suo trasferimento nella proteina del latte; studiare le interazioni fisiche, chimiche e microbiologiche dei processi legati alla digeribilità della fibra e al tasso di passaggio per migliorare l utilizzo di fibra e amido nelle vacche da latte; migliorare la predizione quantitativa della digestione e del metabolismo delle proteine e dei carboidrati nelle vacche da latte. Ha collaborato e collabora con altri progetti che riguardano il metabolismo dei carboidrati nell uomo. Per migliorare la produttività ed il benessere della bovina da latte è necessario che siano fornite delle diete bilanciate, che rendano disponibili tutti i nutrienti necessari per esaltare una crescita rapida ed armonica dei microrganismi ruminali e per garantire all organismo i substrati necessari a soddisfare i fabbisogni di mantenimento e produzione. Fra tutti i fabbisogni, quelli in energia sono i più difficili ad essere soddisfatti, specie nelle prime fasi della lattazione, ma più in generale in tutte le situazioni nelle quali la capacità di ingestione è insufficiente (stress, scarsa qualità dei foraggi, condizioni ambientali sfavorevoli, ecc.). Gli zuccheri, fra i diversi principi alimentari, presentano caratteristiche di grande interesse e possono svolgere ruoli assai interessanti in questo contesto. Dell aggiunta degli zuccheri alle razioni si è occupato il dottor Jeffrey L. Firkins, del Dipartimento di Scienze Animali della Ohio State University, nella sua relazione Addition of Sugars to Dairy Rations, presentata nel corso della Tri- State Dairy Nutrition Conference, svoltasi a Fort Wayne, Indiana, nell aprile 2010, che per problemi di spazio abbiamo suddiviso in vari capitoli. Ecco la seconda parte (la prima parte è apparsa sul numero 6/2010 di Ex-dairyPress). 2 a parte - L influenza degli zuccheri sulle fermentazioni ruminali e sulla performance dei ruminanti Adeguati apporti di zuccheri prevengono l acidosi ruminale e mantengono più elevato e stabile il ph durante la giornata. Le fermentazioni ruminali portano alla formazione di acidi grassi volatili (AGV), che sono rappresentati principalmente da acido acetico (50-55%), propionico (25-35%) e butirrico (5-15%). Quando si usano razioni ricche di amido, si forma anche dell acido lattico che, rispetto agli altri AGV, è capace di far abbassare il ph ruminale in maniera molto più veloce e intensa. Se l acido lattico non è prontamente eliminato, si corre il rischio che il ph del rumine si abbassi troppo e si instauri una condizione di acidosi ruminale che, come sappiamo, è chiamata in causa come responsabile di svariate patologie di stalla quali laminiti, turbe digestive, mastiti, ecc.. Per fortuna, in condizioni di normale attività fermentativa, sono presenti nel rumine dei batteri specializzati nel consumare velocemente l acido lattico che si forma. Questi batteri, che a tutti gli effetti possono essere considerati degli spazzini del lattato e dei veri e propri gendarmi nei confronti dell acidosi ruminale, si nutrono di zuccheri semplici che ne favoriscono la crescita e l attività. In una speri-
5 mentazione effettuata su vitelli alimentati con razioni che contenevano il 4,7% di saccarosio (lo zucchero del melasso), si è misurato un ph ruminale mediamente più elevato e, cosa molto importante, si sono mantenuti valori superiori a 5.8 per più ore al giorno, consentendo un miglior equilibrio fermentativo del rumine. Favoriscono lo sviluppo e l attività dei ceppi batterici specializzati nella degradazione della fibra La possibilità di mantenere il ph del rumine a valori più elevati e stabili nel corso della giornata rappresenta la condizione essenziale per favorire lo sviluppo e l attività dei batteri che degradano la fibra; ci si può dunque aspettare che gli zuccheri, mantenendo un ph ruminale più elevato, possano favorire la digestione della fibra; Broderick e Radloff lo hanno dimostrato in due diversi studi condotti in bovine in lattazione. La presenza di zuccheri facilita la colonizzazione batterica delle particelle di foraggio e l attività di digestione dei carboidrati della parete della cellula vegetale procede con maggiore costanza e intensità; ciò si può spiegare alla luce del fatto che l uso di zuccheri ha effetti positivi sulla produzione di valerato e di acidi grassi a catena ramificata, che sono nutrienti essenziali per la crescita e l attività dei batteri cellulosolitici; la maggiore degradazione della cellulosa promuove la sintesi di grasso nel latte e per questo possiamo giustificare come, impiegando corrette dosi di zuccheri, il grasso del latte tenda a aumentare. Migliorano l efficienza alimentare L utilizzo di zuccheri migliora la capacità di assorbimento della mucosa ruminale. Infatti, la fermentazione degli zuccheri nel rumine favorisce anche la liberazione di acido butirrico, che rappresenta la fonte di energia preferita da parte delle cellule della mucosa ruminale; essa risulta di conseguenza più efficiente nell assorbire i nutrienti che si liberano dai processi digestivi, e tutto ciò giustifica la migliore efficienza alimentare delle razioni nelle quali sono presenti livelli maggiori di zuccheri. Stimolano l ingestione La sostituzione di amido con saccarosio determina un aumento dell ingestione di sostanza secca, mentre l impiego di elevate quantità di amido degradabile può avere un effetto di depressione dell appetito. Il responsabile di questo effetto negativo sarebbe l acido propionico, che è prodotto in maggiore quantità quando nel rumine è fermentato più amido. Il propionato è il principale precursore che il fegato usa per produrre glucosio, e la mammella è avida di glucosio, che serve per la sintesi del lattosio del latte; una maggiore sintesi di lattosio stimola la produzione di latte, poiché richiama acqua nella mammella (funzione osmotica). In generale si può quindi dire che, a fronte di una maggiore disponibilità di propionato, ci si può attendere una maggiore produzione di latte. Ma il fenomeno non è sempre valido; si ritiene infatti che, quando la produzione di glucosio da parte del fegato sia superiore ai fabbisogni della mammella, si manifesti una inibizione del centro della fame, con la limitazione dell assunzione di cibo. In conclusione, migliorano lo stato di salute, il benessere e la performance delle bovine. Alla luce dei risultati emersi in numerosi studi, si può affermare che l utilizzo nelle razioni di adeguate quantità di zuccheri (pari al 6-7% della sostanza secca) in sostituzione di una parte degli amidi, apporta vari benefici alle bovine e determini: - un miglior equilibrio ecologico nel rumine, con una maggiore differenziazione microbica; - un azione probiotica favorevole allo >>> 5
6 < L importanza degli zuccheri nella razione della vacca da latte sviluppo dei batteri cellulosolitici, cui consegue una maggiore utilizzazione della fibra ed un aumento dei titoli di grasso nel latte; - uno stimolo alla moltiplicazione dei batteri che, consumando acido lattico, ne prevengono l accumulo nel rumine e quindi i conseguenti rischi di acidosi ruminale; - un aumentata produzione di butirrato, che rappresenta la fonte energetica privilegiata delle cellule della mucosa ruminale; a ciò conseguono benefici sull assorbimento di nutrienti e sull efficienza alimentare; - un aumento dell ingestione alimentare. * La terza parte riguarderà il rapporto tra zuccheri e alimentazione azotata. Tratto da: Addition of Sugars to Dairy Rations Autore: Jeffrey L. Firkins, Dipartimento di Scienze Animali, Ohio State University, Presentato nel corso della Tri-State Dairy Nutrition Conference, Aprile Revisione: Prof. Andrea Formigoni e Dottor Alberto Palmonari, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna Bibliografia: - Nagaraja, T.G., and E.C. Titgemeyer Ruminal acidosis in beef cattle: The current microbiological and nutritional outlook. J. Dairy Sci. 90 (E. Suppl.): E17- E38. - Khafipour, E., S. Li, J.C. Plaizier, and D.O. Krause Rumen microbiome composition determined using two nutritional models of subacute ruminal acidosis. Appl. Environ. Microbiol. 75: Penner, G.B., and M. Oba Increasing dietary sugar concentration may improve dry matter intake, ruminal fermentation, and productivity of dairy cows in the postpartum phase of the transition period. J. Dairy Sci. 92: Mouriño, F., R. Akkarawongsa, and P.J. Weimer Initial ph as a determinant of cellulose digestion rate by mixed ruminal microorganisms in vitro. J. Dairy Sci. 84: Broderick, G.A., and W.J. Radloff Effect of molasses supplementation on the production of lactating dairy cows fed diets based on alfalfa and corn silage. J. Dairy Sci. 87: Heldt, J.S., R.C. Cochran, G.L. Stokka, C.G. Farmer, C.P. Mathis, E.C. Titgemeyer, and T.G. Nagaraja Effects of different supplemental sugars and starch fed in combination with degradable intake protein on low-quality forage use by beef steers. J. Anim. Sci. 77: Kristensen, N.B Splanchnic metabolism of volatile fatty acids in the dairy cow. Anim. Sci. 80: Guan, L.L., J.D. Nkrumah, J.A. Basarab, and S.S. Moore Linkage of microbial ecology to phenotype: correlation of rumen microbial ecology to cattle s feed efficiency. FEMS Microbiol. Lett. 288: Ribeiro, C.V.D. M., S.K.R. Karnati, and M.L. Eastridge Biohydrogenation of fatty acids and digestibility of fresh alfalfa or alfalfa hay plus sucrose in continuous culture. J. Dairy Sci. 88: Broderick, G.A., N.D. Luchini, S.M. Reynal, G.A. Varga, and V.A. Ishler Effect on production of replacing dietary starch with sucrose in lactating dairy cows. J. Dairy Sci. 91: Gencoglu, H., R.D. Shaver, W. Steinberg, J. Ensink, L.F. Ferraretto, S.J. Bertics, J.C. Lopes, and M.S. Akins Effect of feeding a reduced-starch diet with or without amylase addition on lactation performance in dairy cows. J. Dairy Sci. 93: Allen, M.S., B.J. Bradford, and M. Oba Board invited review: The hepatic oxidation theory of the control of feed intake and its application to ruminants. J. Anim. Sci. 87:
7 L importanza degli zuccheri nella razione Terza e ultima parte della relazione del dottor Jeffrey L. Firkins, del Dipartimento di Scienze Animali della Ohio State University, su Addition of Sugars to Dairy Rations. La prima e la seconda parte sono state pubblicate sul numero 6/2010 e 1/2011, rispettivamente. Zuccheri e proteina rumino degradabile Gli zuccheri, fra i diversi principi alimentari, presentano caratteristiche di grande interesse e possono svolgere ruoli assai interessanti nella razione della vacca da latte. Dell aggiunta degli zuccheri alle razioni si è occupato il dottor Jeffrey L. Firkins, del Dipartimento di Scienze Animali della Ohio State University, nella sua relazione Addition of Sugars to Dairy Rations, presentata nel corso della Tri-State Dairy Nutrition Conference, svoltasi a Fort Wayne, Indiana, nell aprile Per problemi di lunghezza, abbiamo suddiviso la traduzione in tre parti. La prima e la seconda parte sono state pubblicate sul numero 6/2010 e 1/2011, rispettivamente. Questa è la terza ed ultima parte. Nei precedenti capitoli sono state dimostrate le capacità che gli zuccheri hanno di stimolare la crescita batterica, e in particolare quella di alcuni microorganismi che sono capaci di consumare l acido lattico nel rumine riducendo così i rischi di acidosi. Il Megasphaera elsdenii è il principale attore di questo metabolismo (Nagaraja and Tigemeyer, 2007; Khafipour et al., 2009). Quando si parla di crescita delle popolazioni batteriche ruminali, non va mai dimenticato che insieme all energia deve essere disponibile sempre dell azoto; questo è vero soprattutto per i batteri che digeriscono e utilizzano la fibra, ma anche per quelli che consumano l acido lattico. Gli zuccheri come stimolo per i batteri I batteri hanno la necessità di disporre di fonti azotate diverse; in particolare, sono necessari i peptidi e gli amminoacidi (i mattoni che costruiscono le proteine) e l ammoniaca. Le proteine che sono fornite con le razioni sono degradate da batteri specializzati che si chiamano proteolitici e che agiscono al servizio degli utilizzatori finali. Fra i batteri che svolgono il ruolo di smontare le proteine, è stata di recente messa in luce l importanza della specie Prevotella, per il quale è stato suggerito un ruolo chiave nel favorire lo sviluppo indiretto di tutti quei batteri che richiedono azoto sotto forma di amminoacidi e peptidi. Fra questi vi è il già più volte citato Megasphaera elsdenii, la cui crescita è quindi fortemente stimolata se c è la presenza di Prevotella. È interessante ricordare che anche il Prevotella cresce preferenzialmente utilizzando gli zuccheri, esattamente come accade per il Megasphaera elsdenii. Questo significa che gli zuccheri riescono a promuovere lo sviluppo di una comunità batterica equilibrata che agisce in sinergia stretta (Walker et al., 2005) e che, nell insieme riesce a ridurre significativamente il rischio di accumulo di lattato nel rumine, e quindi il rischio di acidosi. Questo è il motivo per cui taluni autori suggeriscono come il Prevotella abbia la potenzialità di fungere da >>> 7
8 < L importanza degli zuccheri nella razione della vacca da latte 8 Tratto da: Addition of Sugars to Dairy Rations Autore: Jeffrey L. Firkins, Dipartimento di Scienze Animali, Ohio State University, Presentato nel corso della Tri-State Dairy Nutrition Conference, Aprile Revisione: Prof. Andrea Formigoni e Dottor Alberto Palmonari, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna probiotico per ridurre l incidenza di acidosi sub acuta, ma anche per migliorare la digeribilità della fibra. Gli amminoacidi ed i peptidi sono elementi essenziali per lo sviluppo dei batteri amilolitici e di quelli che usano le piccole frazioni dei glucidi che si liberano durante i processi di degradazione della cellulosa e della emicellulosa (fibra). Ricerche svolte utilizzando aminoacidi marcati supportano la tesi che, in carenza di amminoacidi e peptidi liberi e disponibili ai batteri, si riduce la digeribilità della fibra (Walker et al., 2005). L attività proteolitica dei batteri come Prevotella appare importante anche per aumentare l esposizione delle superfici degli alimenti, che così possono essere più facilmente attaccate dagli enzimi digestivi; questa è una delle ulteriori ragioni grazie alle quali si può spiegare lo stimolo della digeribilità della fibra che si osserva utilizzando adeguati quantitativi di zuccheri nelle razioni (Colombatto and Bauchemin, 2009). Al contrario, l impiego di amido provoca variazioni brusche del ph, che rendono impossibile lo svolgimento di questi fenomeni. CONCLUSIONI In sintesi possiamo ricordare i punti toccati dalla relazione del dottor FIRKINS. Gli zuccheri divengono un elemento importante nelle razioni delle vacche da latte per la loro pronta disponibilità a livello ruminale dove rappresentano il substrato ottimale per promuovere l azione fermentativa di un variegato numero di popolazioni batteriche che, singolarmente ma in stretta sinergia fra loro, possono utilizzare al meglio tutti gli altri componenti della razione. In particolare gli zuccheri impiegati al 6-7% della sostanza secca della razione: Forniscono energia pronta per l ecosistema ruminale per una migliore efficienza alimentare Stimolano l ingestione di sostanza secca Favoriscono la degradazione della fibra Permettono un minore apporto di amido in razione Limitano l azione dei batteri proteolitici Prevengono l acidosi ruminale (SARA) stimolando i batteri lattico-fermentanti Favoriscono la sintesi di grasso nel latte Permettono un minore apporto di proteine in razione Miglior utilizzo delle proteine Le proteine nel rumine non forniscono solo peptidi per lo sviluppo microbico, ma possono anche degradare ad ammoniaca e, come noto, se la quantità di ammoniaca libera è superiore alle necessità viene assorbita dalla parete del rumine e trasformata in urea nel fegato. In uno studio di Firkins (Oelker et al., 2009) e in molti altri citati, si è osservato che l addizione di melasso provoca un calo della concentrazione di ammoniaca nel rumine. Questo calo non dipende da una maggiore captazione di ammoniaca operata dai batteri, ma dipende dal fatto che gli zuccheri esercitano un ruolo favorevole alla crescita dei batteri che degradano e riducono le proteine alimentari a peptidi e amminoacidi, senza però produrre ammoniaca; in poche parole si può affermare che gli zuccheri promuovono la liberazione di peptidi e amminoacidi senza però che questi siano ulteriormente degradati in ammoniaca. Il fenomeno è particolarmente evidente nelle razioni nelle quali non si apportano elevate quantità di proteine degradabili. Un razionale uso di zuccheri può quindi stimolare la formazione e l evoluzione ottimale di un consorzio batterico in grado di utilizzare più efficientemente le proteine, permettendo che siano resi disponibili peptidi e amminoacidi e limitando la liberazione di ammoniaca. In questo modo si possono contenere i livelli di urea nel sangue e nel latte. Un razionale uso di zuccheri (in ragione del 6-7% della sostanza secca), consente di ridurre la degradazione nel rumine delle proteine vere fino ad ammoniaca e di utilizzare fonti di azoto degradabili e meno costose, come l urea, permettendo un minor impiego di fonti proteiche nobili, senza andare a penalizzare l ecosistema batterico, grazie ad una maggiore disponibilità di proteine microbiche.
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