UNIONE. Alle radici della crisi: le disuguaglianze economiche di L. Passarelli. CRISI ECONOMICA O CRISI SOCIALE? a cura della Segreteria Nazionale

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1 P E R I O D I C O D E L L A F I S A C C G I L B A N C A D I T A L I A N. 6 M A R Z O CRISI ECONOMICA O CRISI SOCIALE? a cura della Segreteria Nazionale Sono ormai alcuni anni che gli indici economici risultano in flessione con ricadute sempre più evidenti sulla vita di ognuno di noi. Secondo i maggiori esponenti della politica e dell economia, stiamo attraversando la seconda fase della depressione che attanaglia l Europa; mentre nel 2008, il tutto traeva origine dallo scoppio di bolle immobiliari e finanziarie, adesso pare che il tutto dipenda invece dai problemi della finanza pubblica. Il debito sovrano, poi, sta penalizzando il nostro continente in differenti forme ed intensità; mentre nei paesi scandinavi la flessione del ciclo economico risulta limitata, in quelli mediterranei si hanno veri e propri rischi di default nazionale. Paesi come l Irlanda o il Portogallo (specie quest ultimo) stanno lottando per non affondare, il destino della Grecia è letteralmente appeso ai finanziamenti provenienti dall Unione Europea, BCE e dal Fondo Monetario Internazionale. Situazione, purtroppo, non del tutto dissimile si registra anche in Italia dove il Governo Monti, con una cura da cavallo che penalizza i settori più produttivi, sta cercando di non peggiorare ulteriormente la già difficile situazione delle casse pubbliche. Come ormai riconosciuto dall intera comunità internazionale, siamo di fronte ad un problema di natura Europea o ancora più esteso. In un contesto del genere è ovvio che gli interventi debbano avere carattere sovranazionale, per cui rileva la responsabilità dell Unione Europea. (segue a pag. 2) Alle radici della crisi: le disuguaglianze economiche di L. Passarelli Nel 2011 il CEO di Apple ha guadagnato 378 milioni di dollari, circa volte più di un suo impiegato. Da noi, Marchionne percepisce emolumenti pari a circa 400 volte la retribuzione di un operaio Fiat. Warren Buffett, il terzo uomo più ricco del pianeta, qualche mese fa ha evidenziato il paradosso dato dal fatto che a lui (che nel 2010 ha guadagnato 41 milioni di dollari) è stata applicata un ali-quota fiscale del 17%, mentre la sua segretaria (che ha un reddito pari a un millesimo del suo) è tassata al 36%. Benché lo stesso Buffet propugni la necessità che i ricchi paghino più tasse, resta comunque scandaloso che l aliquota fiscale che grava su un miliardario sia meno della metà di quella applicata a un povero cristo. Il movimento Occupy Wall Street ha coniato il famoso slogan che contrappone il 99% dei poveri del mondo all 1% dei ricchi; nonostante la semplificazione, lo slogan riflette una situazione reale di gravissima ingiustizia, non più sopportabile. (segue a pag. 3)

2 Pagina 2 CRISI ECONOMICA O CRISI SOCIALE? (segue da pag. 1) Ma siamo sicuri che le scelte del Governo europeo vadano incontro alle reali esigenze dei cittadini? Innanzitutto un dato che emerge dai vari sondaggi è che mai come adesso la voglia di Europa non è mai stata così bassa tra la gente. E ovvio che politiche tendenti al contenimento della finanza pubblica provochino contrasti, specie tra le classi lavoratrici. Ma alcuni dubbi, legittimi, possono comunque sorgere. Ad esempio, la vicenda della Grecia è abbastanza paradossale. Il debito pubblico greco è, in percentuale al Pil nazionale, il più alto dell - Europa; i governanti di Atene negli anni scorsi hanno effettuato vere e proprie frodi statistiche nella segnalazione dei dati di bilancio ad Eurostat; era normale che la crisi colpisse soprattutto la Grecia in quanto anello più debole. Detto questo, occorre anche sottolineare che i ritardi enormi nell intervento europeo dal momento dello scoppio del problema greco ha determinato l accumu-lazione di ulteriori miliardi di euro di nuovi debiti e maggiori difficoltà di risanamento. I cittadini greci stanno subendo tagli drastici su stipendi e pensioni, il welfare state praticamente non esiste più, i pubblici dipendenti vengono licenziati in massa. Il tutto in cambio di tranche di finanziamenti da parte della famigerata Trojka elargiti in modo eccessivamente differito (visto anche l atteggiamento colpevolmente attendista della Germania) che, fino ad adesso, non sono ancora riusciti a coprire la voragine di debito pubblico. La Grecia e anche l Italia, tra i paesi con maggiore difficoltà, hanno sostituito Governi regolarmente eletti con Esecutivi di garanzia nazionale guidati da personalità (apparente-mente) super partes, con lo scopo di portare avanti tecnicamente politiche che difficilmente i partiti soggetti al giudizio elettorale sarebbero in grado di effettuare in prima persona. Sotto la spinta di un Europa guidata da pochi grandi Stati, tali Governi, volente o nolente, stanno riducendo fortemente garanzie e stato sociale conquistati con anni di lotte dei lavoratori. E davvero necessario tutto ciò? La crisi, nata dall assenza di regole del mondo finanziario, deve per forza esser pagata da lavoratori e pensionati? Ed il Governo Europeo, sta veramente rispondendo all esigenza di democrazia e condivisione generale delle scelte in questo delicato frangente? Un altro elemento che emerge in questa difficile fase è sicuramente il fatto che i provvedimenti di riforma dello stato o del mercato del lavoro vengano portati avanti sempre col presupposto dell urgenza, ma anche della necessità. Per cui, come avviene in Italia ma anche in altri paesi europei viene stralciata ogni forma di concertazione o confronto approfondito tra le parti, lasciando parte della responsabilità ad un tecnicismo che si dichiara illuminato. L Europa si è sempre caratterizzata, storicamente, dalla presenza di società molto sviluppate e complesse, dove le decisioni, ma anche i principi o i grandi programmi politici, emergono dalla dialettica di vari gruppi portatori di interessi compositi e da un articolazione ben sviluppata di corpi intermedi (sindacati, rappresentanze dei datori di lavoro, ecc.). Questa crisi bypassa oggettivamente questo tipo di struttura; la società europea e quindi anche quella italiana, è chiamata ad affrontare un nuovo e delicato scenario sociale. Infine, visto il contesto in cui scriviamo, un accenno alla Banca d Italia. Questa crisi, a nostro parere, insegna che senza una rinnovata e rafforzata istanza pubblica la democrazia economica, la cura dell utenza istituzionale e privata, la difesa del risparmio individuale si realizzano solo e soltanto con un Istituto rinnovato ma che mantiene una sua articolata e diffusa presenza in tutte le funzioni che storicamente lo caratterizza: i servizi sul territorio, la produzione di banconote, la supervisione su intermediari, mercati e sistema dei pagamenti. La Fisac continuerà ad operare per una Banca d Italia che non riduca la propria dimensione e forza; il tecnicismo non è efficace se non è accompagnato da una forte connotazione pubblica capillare.

3 Pagina 3 Alle radici della crisi: le disuguaglianze economiche (segue da pag. 1) Nel nostro Paese, l indagine biennale della BI sui bilanci delle famiglie conferma, in maniera scientifica e sistematica, una forte e crescente iniquità distributiva. Grandi diseguaglianze nella distribuzione di reddito e ricchezza sono sempre esistite, ma negli ultimi decenni si sono acuite a livello mondiale e nazionale (negli anni 50 il temibile AD della FIAT Vittorio Valletta guadagnava solo 20 volte più di un suo operaio). Cos è successo nell ultimo terzo di secolo? La reazione del sistema capitalistico mondiale alla caduta tendenziale del saggio di profitto e all ascesa sociale, politica ed economica della classe operaia ha innescato una serie di politiche basate sull ideologia ultraliberista che hanno posto fine al patto keynesiano, causando un immensa redistribuzione del reddito verso le classi più abbienti. Lo stesso sviluppo dei nuovi paesi industrializzati, basato sulla delocalizzazione e sull'abbassamento del costo del lavoro, ha accentuato l'iniquità distributiva nei paesi occidentali, dove i lavoratori sono stati sottoposti al ricatto della moderazione salariale. Anche la ricchezza così creatasi nei paesi emergenti è risultata enormemente concentrata e foriera di contrasti sociali. Ora, la questione non riguarda più solo la disuguaglianza economica, la giustizia sociale e l etica, ma il funzionamento stesso del sistema economico mondiale. Le cause dell attuale crisi, infatti, non sono riconducibili ai circuiti finanziari, ma all economia reale, segnatamente alla sovrapproduzione e al sottoconsumo, che è legato strettamente alle disuguaglianze distributive. Un riccone che ha comprato 2 yacht, 10 automobili, e 1000 vestiti non saprà più come spendere il suo reddito. Un miliardo di poveri, se non ha soldi non comprerà nulla, anche se la domanda potenziale è di un miliardo di vestiti e un miliardo di auto. Il sistema capitalistico ha provato a ovviare a questo problema inventando il credito al consumo e i mutui subprime; per qualche anno l economia così drogata è andata avanti, ma poi abbiamo visto com'è finita. La crisi dei subprime e del debito eccessivo, dunque, è stata causa della crisi finanziaria del , ma è conseguenza dell attuale crisi reale che attanaglia il pianeta. Il sistema risolve la crisi di sovrapproduzione e di eccesso di capitale produttivo, inizialmente svalutando quello in eccesso: le imprese chiudono, i disoccupati aumentano, la domanda cala ulteriormente e questo provoca un circolo vizioso, con aggravamento della crisi, maggiore disoccupazione e ulteriore svalutazione del capitale. Dalla crisi degli anni '30 del Novecento si è usciti con un immane processo di intervento nell economia da parte degli stati e, ahimè con la Guerra Mondiale, un'enorme distruzione fisica di capitale. Il compromesso keynesiano-fordista si fondava anche sulla redistribuzione del reddito e sul cosiddetto welfare state. Poi, negli anni '70, il capitale ha rotto il patto e si è progressivamente invischiato nella finanziarizzazione dell economia, cercando di contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto con la produzione di denaro a mezzo di denaro; i famigerati derivati finanziari ( armi di distruzione di massa secondo un aforisma dello stesso Buffett) hanno raggiunto il valore di 12 volte il PIL mondiale alla vigilia della crisi, poi sono calati (oggi sono di nuovo oltre 10 volte il PIL mondiale). La soluzione della crisi passa quindi necessariamente per due vie sostanziali: 1) una massiccia redistribuzione del reddito e della ricchezza mondiali. Qui si pone tuttavia il problema della qualità dello sviluppo umano. Il sistema dev essere ripensato, tenendo conto dell insostenibilità per l ecosistema (per la stessa antroposfera) dell attuale paradigma della crescita; dobbiamo quindi ripartire, con saggezza e lungimiranza, dalle classiche domande degli albori della scienza economica: cosa, quanto, come, per chi produrre? 2) nuove regole internazionali che introducano limitazioni rigorose alla finanza, in modo da renderla di nuovo ancella dell economia reale e magari dei popoli: restrizioni ferree ai derivati, Tobin tax, divieto di vendite allo scoperto, riforma delle istituzioni finanziarie sovranazionali (inclusa la BCE), rifondazione del sistema di rating (le tre disgrazie Moody s, S&P, Fitch operano in un colossale conflitto d interesse, essendo controllate da fondi di investimento privati che ovviamente speculano ex ante su giudizi che poi daranno; Moody s, ad esempio, è di proprietà di un fondo dell ineffabile Buffett, che si permette pure battute sui derivati ). Invece, le manovre lacrime e sangue in atto in Europa, se pur allevieranno le crisi debitorie degli Stati, certamente acuiranno il disastro economico e sociale.

4 Pagina 4 LA POSTA DELLA Tra i numerosi contributi pervenuti in redazione, abbiamo scelto di pubblicare integralmente la lettera che ci ha inviato alla fine dello scorso anno il dott. Aldo Misserville, pensionato del nostro Istituto, sul tema della crisi finanziaria. Si tratta, come leggerete, di un intervento molto articolato che contiene proposte, quasi profetiche quando sono state formulate, sul tema di quegli Eurobonds che sono ora nell agenda dei principali Paesi Europei. Il CdR IDEE PER IL RISANAMENTO FINANZIARIO DEGLI STATI DELL' AREA EURO GRAVATI DA UN ELEVATO DEBITO PUBBLICO Premessa. L'attuale situazione economica e finanziaria che si sta manifestando nel mondo occidentale è dovuta in gran parte alla globalizzazione, perché Paesi che fino a pochi anni fa erano marginali sia nella produzione che nello scambio di beni industriali, attualmente hanno di molto incrementato la loro presenza sui mercati e sono divenuti altamente competitivi (Cina, India e altri paesi emergenti); ciò è dovuto al "dumping" sociale che rende i costi dei loro prodotti di gran lunga inferiori a quelli degli U. S. A. e degli Stati Europei facenti parte dell area EURO nonché all'alto investimento nell istruzione e nella ricerca. Grecia, Spagna, Italia e Portogallo hanno risentito più degli altri l effetto di tale concorrenza internazionale per la massiccia delocalizzazione che sono stati costretti a fare nei suddetti Paesi nei settori dell abbigliamento, del tessile, della chimica e manifatturiero in genere; oltre a ciò, il commercio internazionale si è squilibrato a causa delle importazioni che i Paesi occidentali effettuano in maniera crescente dalle aree di minore costo. In particolare, nei confronti della Cina le bilance commerciali sono sempre più in disavanzo, con conseguente deflusso verso di essa di notevoli risorse finanziarie. Gli squilibri evidenziati hanno provocato una caduta drastica dei PIL nazionali e un preoccupante aumento della disoccupazione per far fronte alla quale i Paesi più deboli sono dovuti intervenire con politiche economiche di emergenza che hanno aggravato il disavanzo di bilancio pubblico, specialmente per l'effetto dei finanziamenti alle varie CIG, resi necessari per attenuare il crescente disagio sociale e la diminuzione delle entrate erariali e previdenziali. Sulla finanza pubblica degli Stati suddetti si stanno ora accumulando effetti perversi fra cui: 1. grave deterioramento del rapporto PIL/Debito Pubblico in circolazione sul mercato secondario; 2. aumento del disavanzo del bilancio dello stato; 3. aumento dell emissione di titoli pubblici. Il cumularsi di questi effetti ha notevolmente drammatizzato la politica economica di tali Stati i quali si trovano in gravi difficoltà per rispettare gli impegni assunti con gli accordi di Maastricht. Non potendo nel breve periodo operare manovre di bilancio draconiane, per il pericolo di gravi rivolte sociali, essi hanno effettuato alcune politiche di rientro del disavanzo pubblico che però non sono apparse adeguate alle aspettative di quelle istituzioni internazionali che intervengono nella domanda e nell'offerta dei titoli pubblici sui mercati primario e secondario. (segue a pag. 5)

5 Pagina 5 Tale inadeguatezza è apparsa evidente quando, per rendere più appetibili e sottoscrivibili i titoli pubblici immessi sul mercato, sono stati necessari aumenti dei tassi di rendimento che rendono ancora più problematica la politica dei bilanci statali. Gli interventi della Banca Centrale Europea sui debiti pubblici dei Paesi dell'eurozona. Per attenuare le tensioni e le speculazioni sui titoli pubblici emessi dagli Stati dell Eurozona, la BCE è intervenuta negli ultimi mesi con massicci acquisti contrastando, almeno temporaneamente, le forti vendite da parte degli investitori istituzionali. Questi interventi congiunturali possono provocare preoccupanti spinte inflazionistiche sull Euro e non appaiono inquadrati in una politica europea che abbia come fine la soluzione del problema in un periodo di medio e lungo termine. Per finanziare tali operazioni le istituzioni europee stanno ora pensando di far emettere dalla BCE dei titoli propri (Eurobonds), le cui modalità di emissione, le garanzie da offrire agli investitori, la quantità e la durata dei quali non sono state ancora chiarite a sufficienza. Si è proposto anche, recentemente, di istituire un fondo salva stati per stabilizzare i mercati e contrastare le speculazioni sui titoli pubblici. Sulla scia di queste considerazioni si avanzano quindi delle idee per rendere l'emissione dei suddetti Eurobonds realisticamente fattibile. Innanzitutto è necessario che i titoli pubblici degli Stati facenti parte dell area Euro, per il loro intero ammontare siano convertiti, ad ognuna delle loro scadenze, con Eurobonds con scadenza più lunga, almeno superiore ai trent anni. Ciò eviterebbe che gli Stati più indebitati siano costretti ad effettuare politiche di rientro a breve termine le quali, per la mancanza di risorse destinate a tale scopo, avrebbero gravi effetti deflazionistici che, a loro volta, frenerebbero lo sviluppo economico. La possibilità di un rientro a lungo termine dissolverebbe in modo drastico i timori per l'insolvenza degli stati coinvolti e, correlativamente, verrebbero attenuati gli andamenti speculativi dei mercati finanziari. Considerato però che la circolazione dei titoli pubblici degli stati europei dell area EU- RO è di dimensioni notevoli, specialmente, come si è detto, per l Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo, delle manovre di rientro a lungo termine che si basassero solo sulla politica di bilancio di ogni singolo stato avrebbero un alta probabilità di fallire ed esporrebbero i titoli in circolazione a speculazioni ripetitive. Si rende pertanto necessaria un'azione coordinata tra la Banca Centrale Europea, le banche centrali e i ministeri dell Economia di ogni singolo Stato. La BCE dovrebbe emettere un prestito in Eurobonds, di durata almeno trentennale, pari all ammontare dei titoli pubblici emessi dagli stati facenti parte dell Eurozona; nel contempo si dovrebbero creare presso di essa due fondi: il primo per l assorbimento titoli pubblici area euro e il secondo per l ammortamento titoli emessi dalla stessa area. Gli Eurobonds immessi sul mercato dovrebbero essere garantiti sia da riserve valutarie provenienti dagli stati dell Eurozona, sia dall impegno di detti stati di riacquistare i titoli pubblici presso la BCE con risorse finanziarie provenienti da politiche di bilancio pubblico. Per determinare l ammontare degli Eurobonds da emettere è necessario innanzi tutto calcolare: 1. l ammontare complessivo dei titoli emessi dagli stati dell Eurozona; 2. la percentuale di debito che ogni singolo stato ha rispetto all ammontare complessivo. 3. la quantità di riserve valutarie che ogni stato, in proporzione al suo debito, deve depositare a garanzia presso la BCE; 4. il tasso d interesse base per le aste d'emissione; 5. l importo delle rate che BCE devrebbe annualmente rimborsare; 6. l ammontare della quota che ogni singolo stato dovrebbe fornire per incrementare il Fondo ammortamento Eurobonds istituito presso la BCE. (segue a pag. 6)

6 Pagina 6 A seguito di questa attività preparatoria compiuta con accordi fra i paesi dell'eurozona, il sistema dovrebbe funzionare come segue. La BCE, con l'emissione di Eurobonds, si fornirebbe di una sufficiente liquidità che confluirebbe in un apposito "fondo " destinato al riacquisto dei titoli pubblici in scadenza emessi dai singoli stati dell Eurozona, nonché pronto, quando se ne rilevasse la necessità, ad intervenire sul mercato secondario con tempestivi acquisti. Nel contempo, le Banche Centrali dei Paesi interessati dovrebbero costituire presso la stessa BCE un fondo riacquisto titoli che sarà alimentato da versamenti effettuati dai rispettivi ministeri economici i quali, con politiche di bilancio a lungo termine, dovranno a loro volta introdurre nei bilanci di previsione un fondo ammortamento titoli pubblici in circolazione. Alla scadenza di ogni rata di Eurobonds, le banche centrali di ogni stato dovranno riacquistare dalla BCE un ammontare di propri titoli pubblici pari alla rata che la stessa dovrà rimborsare, reintegrando in questo modo il "Fondo ammortamento eurobonds"; correlativamente, il Tesoro di ogni paese riacquisterà tali titoli dalla propria Banca Centrale, con la liquidità proveniente dal "Fondo ammortamento titoli" a suo tempo creato presso il proprio Ministero dell Economia. Vantaggi di tale sistema. E' ragionevole ipotizzare che il sistema proposto sia di gran lunga più vantaggioso rispetto alla soluzioni di natura congiunturale a breve termine a- dombrate finora nell'ambito dei paesi Eurozona. Innanzitutto si eviterebbero le ricorrenti speculazioni al ribasso sul mercato dei titoli emessi dai paesi più esposti perché, non appena tali speculazioni si manifestassero, l'intervento immediato del "Fondo riacquisto titoli" presso la BCE sterilizzerebbe l effetto perverso di tali azioni speculative; d'altro canto, nei paesi più "virtuosi" si allontanerebbero i timori di incontrollabili "default" degli stati più indebitati e si eviterebbero, comunque, tensioni inflazionistiche sulla moneta unica. Ancora più importanti sarebbero i vantaggi per i Paesi gravati da ingenti indebitamenti perché essi non dovrebbero più improntare le loro politiche di bilancio sotto l affanno generato dal dover riuscire a rimborsare i propri titoli in scadenza; dal momento che il rimborso avverrebbe in un arco di tempo di più ampio respiro, si eviterebbe pertanto la perniciosa, ricorrente pratica di emettere sempre nuovi titoli pubblici per sostituire quelli in scadenza e, per di più, d'importi sempre più elevati a causa degli interessi in maturazione. L'allungamento dei tempi della riscossione finale dei titoli emessi ha anche come conseguenza che, all'atto del piano di risanamento concordato, gli Stati più indebitati siano chiamati a prevedere in anticipo l'ammontare della liquidità da destinare periodicamente al "Fondo ammortamento titoli pubblici in circolazione", evitando così che i vari governi che si susseguono negli anni, per meri motivi elettorali, destinino per il risanamento della finanza pubblica risorse non adeguate. Aldo Misserville Pensionato Banca d Italia

7 Pagina 7 COME SUPERARE (in altro modo!) LA CRISI di U. Onelli Fa meraviglia la sottovalutazione dei rischi che corre la democrazia per superare la crisi. Basterebbe aggiungere alle campagne contro la casta (che a volte appaiono sovradimensionate e strumentali), alla perdita di credibilità della politica e dei partiti, quanto faceva dire Platone a Socrate. Lo Stato avrebbe dovuto accogliere i geni, gli uomini con qualità superiori con queste parole : Noi l onoreremo come un essere degno di adorazione, meraviglioso e amabile, ma dopo avergli fatto notare che non c è uomo di tal genere nel nostro Stato e che non deve esserci,untogli il capo e incoronatolo, lo scorteremmo fino alla frontiera. Ed ancora, secondo Platone, il miglior governo è aristocratico perché è il governo dei migliori. Poi il governo aristocratico diventa oligarchico, governo dei pochi non necessariamente dei migliori; la successiva fase è il governo democratico, cioè governo del popolo che per eccesso di libertà e dopo anni di abulia e mancanza di partecipazione può portare alla tirannide. Proprio per questo la crisi avrebbe dovuto essere affrontata in altro modo, da un buon ragioniere al posto di un professore della Bocconi. E questo con tutto il rispetto per il senatore Mario Monti che ha deluso. Infatti da una parte ha dato - con la sua autorevolezza e credibilità - nuova dignità, nuovo rispetto per il Paese, valore all etica dei comportamenti, nuova morale, valori questi necessari alla buona Politica. Dall altra non ha saputo - e dire ad un bocconiano di non sapere è quasi una ingiuria cogliere il momento guadagnatosi sull onda di un largo consenso di popolo o liberato dall era berlusconiana o deluso da un governo che non aveva risposto alle attese e alla promesse. Tale consenso gli avrebbe permesso qualsiasi azione di governo, senza sottostare a trattative e ricatti dato che i partiti di maggioranza e opposizione della passata legislatura non avrebbero e non hanno ancora la forza di sfiduciarlo. Monti quindi ha voluto una manovra con più ombre che luci. Monti ha proposto una manovra con una ricetta per superare la crisi, così come l Europa ha dettato, con una illogica commistione di centralismo dello Stato e ricette liberiste (ma non liberali che sarebbero tutt altra cosa). Un buon ragioniere senza un chiaro mandato democratico dovrebbe limitarsi solo a fare dei calcoli per sapere quante risorse occorrano per affrontare e portare a soluzione il problema del debito, per stimolare in parallelo la crescita e la produttività partendo dal settore pubblico. Sarebbe possibile superare la crisi in breve, senza decidere sui problemi strutturali che pretendono un governo pienamente politico, spingendosi solo fino al punto di operare per superare una legge elettorale che è all origine della malattia della società, che sta annichilendo la buona politica, la credibilità dei partiti, in definitiva la democrazia. Basterebbe un programma di governo che andasse a trovare le risorse in via del tutto eccezionale e per un periodo di tempo limitato innalzando le aliquote fiscali (anche esse in modo progressivo e come credito di imposta) oltre una soglia di reddito per evitare riflessi gravi di recessione, corrispondendo titoli di stato con una rendita del 3 / 3,5% utili anche a frenare la speculazione e ridurre gli oneri futuri degli interessi che avvitano la spirale del debito.. Bisognerebbe - ristornando ai contribuenti onesti, in modo economicamente sostenibile, ciò che è stato tassato nella fase eccezionale - affiancare l azione del governo cosiddetto tecnico, dando immediata concretezza alla lotta all evasione fiscale, con una ulteriore imposta sui condoni che hanno premiato oltre misura i disonesti. (segue a pag. 8)

8 Pagina 8 Bisognerebbe ancora affiancare la manovra con una seria lotta all evasione partendo subito, ad esempio, con una forte e ponderata tassazione sulle proprietà più recenti dei beni di lusso che non sono in possesso di pensionati e contribuenti virtuosi. Il 42,4% delle barche di lusso sono intestate, stando alle statistiche fiscali riportate dal Sole 24 ore del 10 dicembre, a chi a malapena arriva a guadagnare in un anno euro, e, ancora, che veicoli di potenza superiore ai 185 Kw sono di contribuenti che dichiarano al fisco una vera miseria. Anche quei dati gridano scandalo ma vanno ponderati perché non valutano che molte persone fisiche hanno redditi sottoposti all IRPEF per euro ma pagano altre imposte alla fonte su altri redditi. Per fare cassa con un introito intorno ai 4 miliardi di euro Monti dovrebbe aprire l asta sulla vendita delle frequenze radiotelevisive, superando i veti di Berlusconi a cui sono state regalate e sfidandolo a votare la sfiducia. Per dare concretezza alla intenzione dichiarate di utilizzare il tempo fino alla scadenza del mandato per superare lo scontro politico, e avviarlo a confronti più civili fra i partiti sui contenuti, il governo Monti - con una manovra differente - avrebbe potuto avere tutto il tempo per aprire un dibattito trasparente e pubblico nel Parlamento e arrivare in tempi ragionevoli a decisioni sui temi strutturali. L agenda sui problemi strutturali è lunga, dopo i guasti e l inadeguatezza di chi ha governato quasi interrottamente per un ventennio, per aprire subito e sfidare al confronto pubblico i partiti con programmi economici alternativi ma difficilmente conciliabili. Ci si avvierebbe alle elezioni che legittimino un governo avendo chiaro che cosa i partiti hanno deciso o decideranno sui problemi strutturali come l ICI, la riforma delle pensioni non per fare cassa ma per garantire quei milioni di giovani che hanno perso o perderanno qualsiasi diritto, la riforma del mercato del lavoro e dei nuovi ammortizzatori sociali, nuovi criteri di intervento nella spesa pubblica per combattere clientelismo, tangenti, corruzione e criminalità, nuove politiche energetiche ed ecologiche, l istruzione e la sanità pubblica, la riforma del fisco. Per rendere urgente e indispensabile una iniqua manovra oggi è il tempo delle bugie e degli inganni sulla sua necessità e sulla drammaticità della situazione economica che, nelle dimensioni riportate dai media e nelle dichiarazioni di Monti, era fino a poco tempo fa taciuta (per convenienza??? gratitudine???) anche dalla Banca d Italia di Draghi. La crisi, il deficit, non riguardano solo l Italia ed altri paese europei, se anche la Bundesbank a fine novembre a dovuto sottoscrivere il 31% dei titoli emessi e non acquistati, se anche la Francia non può più sorridere, se anche l Inghilterra di Cameron, nonostante i sacrifici, trema. Si dice che il deficit è insopportabile, si chiedono quindi sacrifici anche ai pensionati ma non si fa nulla, o quasi, per aggredire le cause che tali deficit hanno alimentato, per toccare speculatori e poteri che mettono in ginocchio Popoli e Stati.

9 Pagina 9 EQUITÀ, CHE STRANO CONCETTO di E. Pezzuto Da alcuni mesi il governo Monti è alla guida del Paese. Sulla spinta del Presidente della Repubblica ed appoggiato, ob torto collo, da una maggioranza vasta in Parlamento, ha varato decreti legge e norme nel tentativo di risanare un economia asfittica e sull orlo del fallimento. Salutato da tanti, anche nel Paese, come l unico Governo in grado di varare riforme strutturali tali da riguadagnare la fiducia dei mercati e degli altri paesi europei, ha iniziato un processo di trasformazione o per meglio dire di restaurazione dei rapporti di forza tra gli strati sociali. Il suo primo intervento, chiamato con enfasi, salva Italia non ha fatto che ripercorrere le vecchie strade dei governi democristiani: intervento sulle pensioni, aumento delle tassazioni indirette, nessuna attenzione ai grandi patrimoni. Successivamente si è tanto parlato di liberalizzazioni, ma la montagna ha partorito il topolino. Banalizzando si potrebbe dire che qualche licenza in più di tassisti e la vendita dei farmaci di fascia C nei supermercati siano gli interventi che favoriranno la ripresa economica del Paese. Poi toccherà al mercato del lavoro a- vendo come stella cometa il principio che solo eliminando alcune residue rigidità (art. 18 libertà di licenziare ad nutum senza possibilità di reintegro sul posto di lavoro neanche dopo pronunciamento della magistratura) si possa garantire ai giovani un accesso più facile nel mondo del lavoro. Tutte iniziative prese con spirito dottorale, in perfetta continuità con il precedente Governo. I sindacati, alcuni partiti in Parlamento, altri non presenti nello stesso, oltre ai movimenti, hanno criticato gli interventi sottolineandone la non equità. Queste prese di posizione sottintendono che l analisi che il Governo fa sulla crisi e su come uscirne è sostanzialmente corretta e che basterebbe inserire elementi di equità nella manovra per poter essere accettata da tutti. Invece a mio parere ci troviamo di fronte ad una crisi sistemica senza precedenti che dimostra in modo inequivocabile il fallimento del modello capitalistico di sviluppo fondato sulla crescita non qualificata e su una spregiudicata finanziarizzazione che ha trasformato l economia reale in virtuale favorendo, in assenza di regole, speculatori di ogni genere, sullo sfruttamento dei paesi in via di sviluppo come esercito di riserva per il mercato del lavoro. Quindi l intervento di Monti andrebbe chiamato in modo più appropriato salva sistema in perfetta sincronia con le azioni della BCE e di Francia e Germania molto più impegnati a salvare banche e imprese piuttosto che affrontare i temi del mercato del lavoro con un orizzonte europeo e mondiale o di un welfare comune e coerente in tutti i paese aderenti all Unione Europea o di perseguire un modello di U- nione Europea politica, democratica e non fagocitata dagli interessi dei paesi più forti. Il precedente Governo con la felice intuizione del presidente Berlusconi ha preferito chiamarsi fuori dagli interventi voluti dai potentati europei e piuttosto che pagarne i prezzi elettorali ha fatto il bel gesto di dimettersi. (segue a pag. 10)

10 Pagina 10 Il Governo Monti non ha problemi di consenso elettorale e nell operare risponde solo a quei principi economici di liberismo edulcorato che lo ispirano. Sbaglia chi ritiene che risponda ai famosi poteri forti. Questo Governo è la rappresentazione politica dei poteri forti, un insieme di tecnici convocati al capezzale di un sistema in disfacimento da mantenere in vita tenendo inalterati rapporti di classe, stratificazione economica, sudditanza del sud rispetto al nord. Quindi è semplicemente inutile invocare equità, il Governo ha ben presente quale livello di equità deve applicare nella tutela degli interessi di classe che rappresenta. Nel Paese è divampata la protesta con connotati fortemente corporativi dei tassisti e poi dei camionisti, degli agricoltori e via via potrebbe espandersi ad altri strati sociali fortemente compressi dalla crisi e dagli interventi del Governo. Il tutto, in assenza di mediazione/rappresentanza politica, è pericolosissimo per la democrazia. Abbiamo subìto per anni il Governo fantasmagorico di Berlusconi; abbiamo assistito ai contorcimenti ed al disfacimento di una sinistra che fosse degna di questo nome. Ora ci toccano i tecnici, in apparenza non schierati politicamente, che intervengono con soluzioni che sarebbero piaciute tanto ai governanti della Prima Repubblica. Non vorrei in futuro trovarmi con un Governo specializzato nel risolvere problemi sociali come tanti anni fa in Cile, perché quando si abbandona la politica per far posto alla tecnocrazia si sa da dove si parte ma non si sa dove si arriva.

11 Pagina 11 POWER TO TECHNICIANS? di A. Campi Forse non tutti se ne sono accorti, ma con la nomina di Salvatore Rossi a Vice Direttore Generale della Banca d Italia è stato infranto un altro tabù: per la prima volta (a quanto mi consta) un laureato in discipline scientifiche (matematica) entra nel Direttorio. Lo considero un segnale positivo per tutti i tecnici, perché dimostra come a partire da (qualcuno avrebbe detto nonostante ) una solida formazione scientifica sia possibile costruire una brillante carriera all interno di una prestigiosa Istituzione come la nostra, operante in ambito economico e finanziario. Con ciò non voglio (solo) sostenere, banalmente, che in Banca dovrebbe essere attribuita maggiore considerazione a chi è latore di competenze tecnico-scientifiche (soltanto negli ultimi anni un ingegnere è stato posto a capo di uno dei Servizi tecnici) o alle opportunità offerte dalla tecnologia. Molto è stato fatto dalla gestione Draghi per il pieno sfruttamento delle nuove tecnologie all interno del nostro Istituto, ma ancora nell ultima Relazione annuale il fatto che i servizi bancari non si erogano più solo allo sportello appare alquanto trascurato. Personalmente, infatti, ho maturato la convinzione che spesso la trattazione di problemi complessi, che sempre più ci troviamo ad affrontare, e l individuazione di soluzioni innovative richiedano la combinazione di conoscenze e approcci multidisciplinari. In particolare, ritengo che la capacità di integrare saperi e sensibilità diversi costituisca una caratteristica chiave di ogni buon dirigente. Francamente non so dire se nella recente nomina di cui sopra si possa scorgere un segnale della maggiore consapevolezza da parte del nostro Istituto del valore della qualità e della varietà di competenze del suo personale, comprese le discipline tradizionalmente considerate ancillari. Però, per parte mia, in un periodo dove solo il business del gioco d azzardo sembra prosperare, invito tutti i giovani a puntare sulle proprie capacità e conoscenze, preoccupandosi di farle crescere ed integrare con le altre discipline e culture con cui verranno in contatto. Alla lunga, vinceranno la scommessa! Il rating de noantri Deutsche Bank, prima in Europa, propone sinistri death bonds speculando su persone in crisi per malattia o vecchiaia. Più precoce è la morte più alto è il profitto. Bond del genere, d altronde, danno interessi sicuri: niente lo è più della morte! E pensare che solo pochi giorni fa Josef Acherman, capo supremo della D B, ha dichiarato l intenzione della sua banca di perseguire i suoi scopi economici in modo onorevole e morale. Per questo, sentiamo il dovere appunto morale di assegnare alla DB un rating di ben quattro gatti neri...

12 Pagina 12 Caro diario, 27/12 oggi è morta Stefania Noce, 24 anni, studentessa di Lettere, attivista del Movimento Studentesco di Catania e di SE NON ORA, QUANDO? Aveva pubblicato, sul giornalino dell Università, un articolo che si concludeva così: le donne sono ovviamente persone di sesso femminile prima ancora di essere mogli, madri, sorelle e quindi, che nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, nè, tantomento, di una religione.. Ed oggi è morta, morta ammazzata, uccisa a coltellate dal suo ex. 3/1 La pratica delle dimissioni in bianco è all attenzione del governo. Così risponde una nota di Fornero (NB: non la Fornero, guai!) ai tanti appelli che ha ricevuto per combattere una piaga del mondo del lavoro femminile: la pratica di far firmare alle dipendenti, al momento dell assunzione, un modulo di pre-licenziamento in caso, soprattutto, di maternità. Il Ministero sta studiando i modi e i tempi di un intervento complessivo a carattere risolutivo e che [ ]possa garantire, in caso di dimissioni, [ ] soprattutto la data di rilascio e di validità della lettera di dimissioni nell ambito di una più generale volta a rafforzare la trasparenza nelle relazioni di lavoro». E ci voleva un governo tecnico, evvè? 4/1 Sul Guardian di oggi c è un intervista a Siobhan Benita, candidata a primo cittadino di Londra. Si batte da outsider e nel suo programma compaiono tra l altro sconti per l uso dei trasporti pubblici per i genitori che devono portare i figli a scuola e un giorno al mese gratis sui mezzi, una migliore illuminazione per le strade e più sicurezza per i ciclisti in città. Idee semplici, dettate dal buon senso: proprio quello che sembra mancare ad e- sempio alla vicesindaco di Roma, la quale proprio oggi non aveva di meglio da fare che inaugurare il giardino degli angeli, un cimitero dedicato ai feti abortiti. 26/1 In Gran Bretagna gli uomini casalinghi ( househusband ) sono quasi triplicati dal 1996 al Anastasia de Waal ha commentato così al Telegraph: Vent anni fa l idea che fosse un uomo a prendersi cura della prole come primo compito era giudicata castrante. Ora qualcosa è cambiato. I ruoli, almeno lì, sono diventati interscambiabili. A conferma, c è anche un sondaggio svolto dall Aviva, che parla di 1,4 milioni di uomini inglesi che, lavoratori o no, si definiscono i principali accuditori dei figli, a fronte di una mamma-moglie molto impegnata fuori casa. Sarà forse per timore di un simile sovvertimento dell ordine costituito che in Italia non si è ancora riusciti ad approvare nemmeno un minuto di congedo per paternità? 3/2 Festa di lancio di People, programma tv condotto da Lorenzo Crea, alla Duel Beat Disco di Agnano, Napoli, animata dalle solite cubiste poco vestite. Niente di male (o quasi), non fosse che il conduttore è il figlio della presidente del Pd campano Maria Grazia Pagano, per cui al party c era il fior fiore del Pd locale: il responsabile Giustizia Orlando, il segretario regionale Amendola, il capogruppo regionale Russo, e decine di giovani democratici. Dagospia non manca di far notare il contemporaneo flop della manifestazione anticamorra organizzata dalla deputata del Pd Picierno a Scampia: Finalmente un po' di gnocca sana e Democratica sotto 'o Vesuvio: altro che OccupyScampia! Il Pd venerdì scorso aveva di meglio da fare. Non mi ricordo chi disse: Il problema non è Berlusconi, è il berlusconismo. Eh! Nuova Periodico della Fisac CGIL Banca d Italia - V. Panisperna, 32, Roma - Autorizz. Trib. di Roma n. 407/2010 del 21/10/2010 Direttore Responsabile: Claudio Antonio Picozza Redazione: Cinzia Battistoni - Andrea Cacchiani - Alfredo De Gregorio - Pietro Dilorenzo - Giovanna Federici - Rossana Mazzola - Ugo Onelli - Daniele Savina - Segreteria Fisac Cgil Banca d Italia Grafica: Stefano Grasso STAMPATO IN PROPRIO Scrivete alla Nuova Unione: nuovaunione@fisacbancaditalia.it

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