Eventi di guerra CRISI & LAVORO PAGINA 7. A Forlì i padroni «rubano» nella fabbrica E Firem per ora resta MARIO DI VITO. Le fonti occulte del Tg3

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1 CON IL QUOTIDIANO DEL MURETTO + EURO 9,90 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013 ANNO XLIII. N DOMENICA 25 AGOSTO 2013 EURO 1,50 Eventi di guerra GOVERNO PAGINE 2, 3 «Abbiamo le prove dell uso di armi chimiche», la Francia spinge per un intervento armato contro il regime di Assad. Gli Usa dispiegano nel Mediterraneo navi con missili balistici e studiano un intervento militare sul «modello Kosovo». Il presidente americano Barack Obama valuta le opzioni PAGINE 2, 3 IL PRECEDENTE «UMANITARIO» Tommaso Di Francesco O bama prende tempo, dice chiaramente che l uso della forza da parte degli Stati uniti può essere autorizzato solo dall Onu, chegià gliamericanipagano il costo della guerra in Afghanistan e che è sopravvalutata la possibilità statunitense di risolvere, con le armi, quella crisi. In più i militari americani, soprattutto dopo l esperienza tragica dell intervento in Libia e l evento dell 11 settembre 2012 di Bengasi, quando venne ucciso l ambasciatore Usa Chris Stevens, sono contrari a un intervento in Siria. Ma a scanso di equivoci, mentre il presidente statunitense prende tempo, meglio mobilitare l esercito e inviare nuove navi da guerra nel Mediterraneo, di fronte alla Siria. E intanto si studia l «opzione Kosovo», perché per la Casa bianca quella guerra appare davvero molto simile alla crisi siriana. Una guerra, si sa, tira l altra e anche questa potrebbe diventare «umanitaria», vale a dire potrebbe essere scatenata una campagna di 78 giorni di bombardamenti aerei - tanto durò l avventura della Nato - scattati senza alcuna autorizzazione delle Nazioni unite, contro ogni diritto internazionale e giustificati per salvare la popolazione civile. Dopo una strageinventatadi sanapiantasecondo l Onu, quella di Racak, in seguito alla quale il 24 marzo del 1999 si scatenò l inferno su tutta la piccola ex Jugoslavia. Quando, per salvare i civili albanesi del Kosovo ci furono vittime civili, serbi e albanesi, e una litania di effetti collaterali criminali contro le popolazioni civili che si volevano salvare. Ma è davvero il precedente più simile al Kosovo quello della Siria dopo la strage efferata di centinaia di civili, tanti bambini, uccisi da gas tossico? CONTINUA PAGINA 2 DROGHE PAGINA 4 Riforma storica, la Nuova Zelanda legalizza le «pasticche» LUCA TANCREDI BARONE CRISI & LAVORO PAGINA 7 A Forlì i padroni «rubano» nella fabbrica E Firem per ora resta MARIO DI VITO UN JET DELLA NATO DECOLLA DALLA BASE DI TRAPANI BIRGI /FOTO REUTERS DEMOCRACK PAGINA 7 Renzi torna in campo Cuperlo richiama Sel: «Ripartiamo insieme» DANIELA PREZIOSI Applicare la legge impossibile: auto ultimatum del Pdl Gita ad Arcore dei ministri berlusconiani, dal pre-recluso Cavaliere. Alla fine Alfano minaccia il suo governo. E chiede tempo CARCERE Amnistia? Così è un arbitrio Massimo Villone È proprio un indecente teatrino, questo dell agibilità politica di Berlusconi. L ultima trovata è l amnistia, per cui abbiamo anche una sponsorizzazione ministeriale che fa riflettere. La legge costituzionale del 1992 riformò l articolo 79 sull amnistia e l indulto, prevedendo una maggioranza di due terzi dei componenti. All avvio della stagione di tangentopoli fu un forte segnale contrario a clemenze facili e «politiche». Il percorso è impervio. Ma proprio per questo è singolare l uscita dei ministri Cancellieri e Mauro. Sanno che una simile maggioranza di fatto non esiste nei numeri parlamentari. Sanno che il maggior partito che sostiene l esecutivo è contrario. Sanno che Letta cerca disperatamente di separare le sorti del governo da quella personale di Berlusconi. Come è possibile allora che sponsorizzino l amnistia, quasi manifestassero la propria opinione in un seminario di politologi? È unsiluro dall interno? È una presa d atto che la barca fa acqua? È una captatio benevolentiae a futura memoria? Fra i tanti sintomi di salute precaria di un governo nato inprovetta, questo non è da poco. Ieri su queste pagine Andrea Fabozzi ha sostenuto che l occasione è da cogliere, per la necessità impellente di ridare condizioni umane alle carceri, e perché - riguardando comunque molti - sarebbe un male minore e fatto alla luce del sole rispetto a strappi più gravi o occulti fatti nel solo nome di Berlusconi. Un opinione che non condivido. CONTINUA PAGINA 7 SPORT PAGINA 8 Serie A, campionato all ultima curva Juve e Napoli favorite Il Milan esordisce perdendo 2-1 nella «fatal Verona». Sull altra sponda, occhi puntati sull indonesiano Thoihr, possibile nuovo «patron» dei neroazzurri INFORMAZIONE Le fonti occulte del Tg3 Norma Rangeri Secondo il presidente del Consiglio Letta «non esiste un piano B». Per il Tg3 invece non esiste «il manifesto». È singolare l informazione televisiva, i telegiornali più lontani dal nostro modo di pensare, come il Tg1 e il Tg2, danno correttamente la dichiarazione del premier, riferita ieri dal manifesto, dove appunto Enrico Letta spiega che «non esiste un piano B» e che il suo governo va avanti. Invece il Tg3, che in teoria è di sinistra, riporta la dichiarazione del presidente del consiglio evitando accuratamente di citare il nostro giornale. A questa esclusione del manifesto negli spazi informativi del servizio pubblico siamo abituati dai tempi della Prima e della Seconda Repubblica. Ma il vento è cambiato e vorremmo, come qualsiasi altra testata, non essere discriminati quando diventiamo fonte di notizia. Se poi prendiamo in considerazione il pluralismo delle opinioni, la nostra - che è forse l unica né di partito né grillina - viene troppo spesso oscurata. Come ha fatto questa volta il Tg3. Mezzo miliardo di cinesi è collegato a Internet tramite i telefonini, un boom inarrestabile che rivoluziona la società: poche news ma tanto sesso, chat e viaggi. Pechino è oggi il più grande e-store del mondo IL REPORTAGE Simone Pieranni pagina 4 BIANI

2 pagina 2 il manifesto DOMENICA 25 AGOSTO 2013 La crisi EVENTI DI GUERRA Come fu per la Libia è la Francia a spingere per un operazione militare. L America rafforza la presenza nel Mediteraneo e valuta le opzioni Siria, i caccia sono pronti Il ministro degli esteri di Hollande è già pronto ad attaccare Damasco: «Abbiamo le prove delle armi chimiche». Merkel contraria: soluzione politica. Obama prudente, «solo con il via libera delle Nazioni Unite» Anna Maria Merlo PARIGI M édecins sans frontières, in un comunicato, afferma che 335 corpi di cittadini siriani deceduti mercoledì, dopo il massacro di Goutha, a est di Damasco, presentano «segni neurotossici» e che la provenienza dei pazienti - ne sono stati curati e la contaminazione dei soccorritori e del personale che ha fornito le prime cure «suggeriscono fortemente» che siano stati vittime di una «esposizione massiccia a agenti neurotossici». È la prima fonte indipendente a confermare le accuse di un attacco con armi chimichein Siria. Il ministrodegli esteri francese, Laurent Fabius, che ieri era in Cisgiordania, ha parlato di «massacro chimico». Se si confermerà, ha aggiunto, «non potrà che esserci una reazione forte». Obama è più prudente. Ma gli Usa si preparano a «diverse opzioni», ha precisato il capo del Pentagono Chuck Hagel: intanto, un quarto destroyer della VIFlottadelMediterraneo restasulposto invece di tornare, come previsto, alla sua base di Norkfolk sulla costa est degli Usa. È armato, come le altre tre navi da guerra presenti nella regione, di missili Tomahawk. La dottrina Usa, in caso di intervento, prevede il ricorso all utilizzazione di missili per «aprire le porte», come era successo in Libia, dove nei primi giorni del conflitto del 2011, gli Usa e la Gran Bretagna avevano tirato circa 110 missili Tomahawk. Un altro precedente che è studiato oggi con attenzione a Washington, rivela il New York Times, è quello del Kosovo: l intervento di Bill Clinton del 99 si era limitato a soli attacchi aerei, incursioni durate 78 giorni. Anche nell eventualità di un intervento in Siria, per il momento è escluso l invio di truppe a terra. Neppure la creazione di una zona di esclusione area sarebbe allo studio. Hagel ha escluso che se ne sia parlato nella riunione che Obama ha avuto ieri con i responsabili della sicurezza nazionale. Ma ha aggiunto che se si confermerà, il ricorso ad armi chimiche è «molto inquietante». Obama è reticente verso nuove avventure militari, il Congresso è diviso. Per il momento, il presidente americano aspetta di vederci più chiaro su quello che è successo questa settimana. L alta rappresentante dell Onu per il disarmo, Angela Kane, è da ieri a Damasco, dove cerca di negoziare le modalità per realizzare un inchiesta che chiarisca cosa è successo mercoledì. Laurent Fabius ha invece usato toni più decisi: «Tutte le informazioni di cui disponiamo - ha detto il ministro francese in visita a Ramallah - convergono per dire chec èstatoun massacrochimicovicino a Damasco e indicano che il regime dibachar al-assad neè all origine». Per Fabius, se il regime di Assad «non ha nulla da nascondere», deve permettere ai controllori dell Onu di «recarsi moltorapidamente sulterreno». Lacancelliera tedesca Angela Merkel è invece contraria all opzione militare e spinge per «trovare una soluzione politica». L opposizione accusa il governo siriano di aver fatto ricorso ad armi chimiche e afferma che ci sono stati tra i 500 e i 1300 morti. L Osservatorio siriano per i diritti dell uomo ha constatato 170 decessi. L uso di armi chimiche è confermato anche dall Iran, alleato di Assad, che però accusa i ribelli, come la tvdistatosiriana chehadiffusola notizia di soldati asfissiati in un tunnel controllato dai ribelli. L Iran, che ha subito attacchi con armi chimiche negli anni 80 nel corso della guerra con l Iraq, ne ha condannato ieri «decisamente e fermamente» l utilizzazione e ha invitato la comunità internazionale a «usare tutta la sua potenza per impedire l utilizzo di queste armi dappertutto, in particolare in Siria». La Russia ha consigliato ieri al suo alleato Assad di cooperare con l Onu, accusando l opposizione, che per il ministro degli esteri Serguei Lavrov, «non è pronta a garantire la sicurezza e il lavoro degli esperti dell Onu nei territori controllati dagli attivisti». Venerdì, Obama aveva espresso prudenza: «Vediamo gente che reclama un azione immediata, ma precipitarsi a fare cose che potrebbero finire male, implicarsi in situazioni molto difficili che possono implicare interventi molto complicati e costosi» non farebbe che «aumentare il risentimento» contro gli Usa nella regione, resa ancorapiùinstabileacausa delcolpo distato in Egitto. Preoccupa il coinvolgimento del Libano, dove a Tripoli c è stato un doppio attentato contro due moschee sunnite, che ha fatto 45 morti e 280 feriti, e il rischio profughi, che coinvolgerebbe Turchia e Giordania. IRAN Per la prima volta Tehran parla di utilizzo di gas nervino «No all uso di agenti tossici», Rohani invoca il dialogo Giuseppe Acconcia P er la prima volta anche l Iran ammette l uso di armi chimiche nella crisi siriana. Lo fa proprio il neo-eletto presidente, Hassan Rohani, che ha spronato la comunità internazionale a impedirne l utilizzo. In particolare, Rohani ha ricordato l uso di ingenti quantità di gas mostarda e nervino durante la guerra Iran-Iraq ( ). Tuttavia, il tecnocrate, che si è espresso più volte per libere elezioni nel 2014 a Damasco, non ha puntato il dito direttamente contro i ribelli. Come aveva fatto pochigiorniprima ilportavoce del ministero degli Esteri di Tehran, Abbas Araghchi. «Siamo molto preoccupati per le informazioni sull uso di armi chimichein Siria. Esistono prove che sono stati i gruppi terroristici a commettere simili atti», aveva dichiarato Aragchi. Ma il ministero degli Esteri iraniani è andato oltre chiudendo la porta a ogni possibile intervento armato internazionale in Siria. «Non c è alcuna autorizzazione internazionale per un ingerenza militare in Siria», ha replicato Araghchi alle dichiarazioni del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Chuck Hagel, chehaconfermato come Washington non escluda un opzione militare in Siria, dopo le recenti denunce sull uso di armi chimiche. La crisi siriana «si risolverà solo in modo pacifico e attraverso il dialogo», ha aggiunto il ministero degli Esteri iraniano stigmatizzando l invio di navi da guerra da parte degli Stati Uniti nella regione come aggravante delle già deteriorate tensioni politiche interne. DALLA PRIMA Tommaso Di Francesco A sentireloscalpitaredialcunipaesi fondamentali dell Alleanza atlantica, la Gran Bretagna, la Turchia e non ultima la Francia di recente esperienza bellica inlibiaemali, sembrerebbe propriodisì. In effetti tanti elementi sembrano richiamarlo. La strage che non può lasciare insensibile nessuno dentro l orrore dei volti di bambini smarriti per sempre, dei milioni di profughi con una intera generazione di giovani in fuga, delletante, troppe vittime dopodue anni di guerra. Anche se il massacro, il casus belli, anche qui è a dir poco contraddittorio. I ribelli accusano Damasco, il regime di Assad respinge ogni responsabilità e accusa i ribelli. Il governo siriano possiede armi letali chimiche, ma è provato che le possiedono anche i ribelli, come ha denunciato l ex procuratore dell Aja Carla Del Ponte (riecco i paragoni con i Balcani). Insomma, come la strage di Racak, nella quale vennero trovati 40 corpi che corrispondevano alle vittime di scontri tra forze di Belgrado e miliziani Uck, raccolte a bella posta secondo la versione degli anatomopatologi incaricati poi dalle Nazioni unite, le centinaia di vittime del bombardamento di Goutha presso Damasco potrebbero essere responsabilità non del regime ma dei ribelli. Un po come accadde - lo ha ricordato Franco Venturini sul Corriere della Sera - per la strage del pane a Sarajevo, non solo di assai dubbia provenienza, ma secondo un documento dell Onu provocata con colpi di mortaio arrivati proprio dazona controllata dai musulmanobosniaci. Fu sufficiente anche lì per giustificare i primi bombardamenti della Nato sulla Bosnia. Un «colpo» fatto apposta per provocare l intervento esterno. È da escludere la stessa logicasuicida, difrontea miliziejihadiste assai più crudeli contro la popolazione civile che pretendono di difendere e che invece mettono in fuga nel terrore, come accade a decine di migliaia di kurdi siriani? Oppure è piùverosimile un bombardamento «normale» e non meno criminale dell esercito siriano che per caso ha colpito depositi chimici in manoai ribelli, comepotrebbe far credere la versione di ieri di Damasco che dichiara di avere scoperto arsenali di armi tossici in aree sotto tiro? Che i militari siriani si siano macchiati di sangue è fuori discussione, come è fuori discussione il dato che Assad ha ormai fatto il suo tempo. Ma cosa pensare di una strage chimica che accade a sole 24 ore dall arrivo a Damasco di una tanto attesa missione di osservatori Onu arrivati proprio ad indagare sulle armi chimiche? Ilprecedente Kosovovuoldiresoprattutto bombardare un Paese senza alcun mandato delle Nazioni unite, ma solo per decisione dell Alleanza atlantica alla sua prima storica guerra. La stessa Nato che sulla Siria protende le sue mire e la sua organizzazione da due anni. Basta pensare che si svolgerà al confine giordano, e in accordo con Israele, il vertice tra forze armate atlantiche (tra cui l Italia che almeno a parole con Emma Bonino dichiara che «la soluzione può essere solo politica»), turche, statunitensi, francesi, tedesche (ma AngelaMerkel, come per lalibia, diceno all interventoarmato), tuttiinsieme aigenerali qatarioti e dell Arabia saudita. Quest ultimo è il paese che sta prendendo con una fava due piccioni: sostiene e finanzia il colpo di stato dei militari in Egitto, sostiene e finanzia i ribelli (anche i jihadisti) anti-assad in Siria. C è però un elemento che fa eguale il Kosovo e tutti i precedenti balcanici alla Siria. È quello delle nostre responsabilità occidentali. Che non sono come si ripete a orecchio, e come purtroppo ha sostenuto il presidente del Consiglio Letta a Vienna, quelle di essere rimasti troppo alla finestra, indifferenti di fronti alle stragi nell ex Jugoslavia. Come per i Balcani, insiria èvero il contrario: l Europa egli Stati uniti (chissà perché sempre in compagnia della petromonarchia saudita) nella coalizione degli «Amici della Siria» da due anni, dall iniziodellarivolta controassadnel marzo 2011, hanno finanziato, armato, addestrato i ribelli. Alimentando e sostenendo la guerra che produce stragi, profughi, vittime. Magari per accorgersi solo all ultimo momento che sostenevano salafiti e qaedisti che puntano al califfato siriano. Com era del resto accaduto nell intervento «umanitario» in Libia contro Gheddafi. Proprio la similitudine con gli interventi armati in Kosovo e nei Balcani dovrebbe rendere evidente il fatto che una guerra dall esterno - con bombardamenti aerei a distanza, oppure con raid navali, o con droni e tante azioni «coperte» - giustificata per salvare le vite dei civili e magari alla fine con una finta pace come quella kosovara, produrrebbe molte più vittime di quelle fin qui calcolate e non risolverebbe il nodo centrale dello spazio siriano conteso dal jihadismo salafita, in espansionedopoilgolpemilitare alcairo. Quello che l Occidente vede come «popolare» chiudendo gli occhi sul numero delle vittime, mentre vengono massacrati i Fratelli musulmani, esponenti di quell islamismo politico che è stato, fin qui, l argine contro l integralismo islamista armato.

3 DOMENICA 25 AGOSTO 2013 il manifesto pagina 3 EVENTI DI GUERRA L intervento Secondo il «New York Times» la sicurezza americana studia il precedente di 14 anni fa nell ex Jugoslavia UNA MANIFESTAZIONE DI OPPOSITRICI ARMATE DEL GOVERNO ASSAD VICINO ALEPPO, A SINISTRA UN RIBELLE /REUTERS L ESCALATION IL VERTICE I capi delle forze armate italiane si riuniranno nei prossimi giorni in Giordania con i generali di Giordania, Regno Unito, Francia, Germania, Canada Arabia Saudita, Turchia e Qatar e il capo degli Stati Maggiori riuniti degli Stati Uniti Martin Dempsey LAURENT FABIUS «Tutte le informazioni in nostro possesso indicano che il regime di Bashar al-assad ha condotto un 'attacco chimico' questa settimana nei pressi di Damasco», ha affermato il ministro degli Esteri francesi in visita a Ramallah, in Cisgiordania BASHAR AL-ASSAD Il regime siriano accusa esplicitamente, con un servizio della tv di stato, la Germania, l Arabia Saudita e il Qatar di aver fornito agli oppositori sostanze chimiche. Nel servizio mandato in onda immagini del tunnel dei ribelli pieno di armi tossiche Dal canto loro, gli insorti siriani negano l uso di armi chimiche. Non solo, hanno accusato il regime di Assad di aver usato agenti tossici nei sobborghi orientali di Damasco, provocando la morte di oltre millepersone. Mentrela televisione pubblica siriana accusa direttamente Arabia Saudita, Qatar e Germania per la fornitura di armi chimiche ai ribelli siriani. L emittente ha riferito anche di un presunto ritrovamento di materiale chimicoin untunnel deiribelli a Jobar, un sobborgo di Damasco. Come prova ufficiale il regime siriano ha condotto alcune troupe di giornalisti stranieri sul luogo dell odierno «attacco chimico». Ma la Coalizione nazionale, che raggruppa molte delle forze di opposizione al regime siriano, è andata oltre e ha accusato direttamente Assad di essere il mandante del duplice attentato che venerdì scorso ha causato la morte di 47 persone, nella città di Tripoli, nelnord dellibano. «Gli attentati di Tripoli e quello di Beirut (del 15 agosto scorso, ndr) fanno parte di un piano ideato dal regime per scatenare un conflitto disastroso», si legge in una nota della Coalizione. Per l aggravarsi delle tensioni, i vertici militari di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, Russia e Turchia, ma non solo anche di Arabia Saudita e Qatar hanno organizzato un incontro ad Amman, in Giordania, per discutere della crisi siriana e dell usodi armichimiche. All incontro, previsto questa settimana, probabilmente già martedì 27, parteciperà il capo degli Stati Maggiori riuniti degli Stati Uniti Martin Dempsey. MEDICI SENZA FRONTIERE «Morti in 355 per esposizione ad agente tossico» Circa 355 persone che «presentavano sintomi di esposizioni a neurotossine», come quelle attive nei gas nervini tipo il sarin, sono morti in Siria negli ospedali in cui lavora l organizzazione Medici senza frontiere. Lo riferisce l ong - attiva in cinque strutture nel nord della Siria, in aree controllate dai gruppi armati dell opposizione - precisando che dal 21 agosto, il giorno del massacro di Goutha, a est di Damasco, nelle strutture ospedaliere in tre ore sono state ricoverate persone. Riferisce il dottor Bart Janssens, direttore delle operazioni di Msf, che 355 di questi pazienti sono morti: «La sintomatologia, le caratteristiche epidemiologiche, l afflusso di un numero così alto di pazienti in un lasso di tempo così breve - spiega - fanno pensare fortemente all esposizione massiccia a un agente tossico». Si tratterebbe della prima conferma dell effettivo uso di armi chimiche che i ribelli anti-assad imputano al regime, che a sua volta rovescia la responsabilità sugli oppositori. E ra falso il pretesto dell incidente del Tonchino che ha dato l avvio alla guerra delvietnam. Come è stato accertato dalla consultazione dei Pentagon Papers del 1964, l attacco alla nave americana Maddox fu una simulazione degli stessi americani o la versione autoassolutoria di un comandante entrato nel panico alla vista di alcune navi vietnamite. Ed era ipocrita perché nessuna minaccia navale vietnamita avrebbe potuto confrontarsi con la potenza americana. Tuttavia il presidente Lyndon Johnson non esitò a usare il pretesto per una escalation militare che finirà in tragedia nazionale. Era falso il massacro di Racak del 1999, che ha fornito il pretesto della guerra in MODELLO KOSOVO Ma non furono i bombardamenti a far cadere Milosevic I raid Nato senza i voti dell Onu Kosovo. I 45 corpi di civili trovati morti in un fosso non erano il risultato di un eccidio serbo perpetrato in una notte di tregenda, ma l esito della raccolta di corpi di ribelli ammazzati nel corso di un mese di combattimenti in un aerea molto vasta. Le bande Uck, con la consulenza di agenti segreti stranieri, realizzarono la messa in scena raccogliendo i corpi sparsi, cambiando loro i vestiti e togliendo le armi. L ambasciatore William Walker, l americano che dirigeva la missione di verifica dell Osce con l aiuto di una novantina di mercenari, ex agenti federali o della Cia, avallò la tesi dell eccidio con la complicità di una patologa finlandese, che non pubblicò mai l esito degli esami condotti Matteo Tacconi N ello studio ovale c è un gran trambusto, in queste ore. Le immagini diffuse dai ribelli siriani pochi giornifa, quelleche svelerebbero l uso di armi chimiche da parte delle forze di Bashar al- Assad, hanno fatto breccia. Che siano vere o artefatte, che gli osservatori delle Nazioni Uniteconfermino o smentiscano il ricorso alle armi tossiche (a quanto pare l inchiesta potrebbe partire presto), quei filmati hanno spinto l amministrazione americana a prendere in seria considerazione, più di quanto fatto finora, l opzione militare in Siria. D altronde, lo confermano tutti i più recenti casi di interventismoa livellointernazionale, le immagini hanno sempre avuto l effetto di spostare gli equilibri di una contesa. È stato così in Libia, con i footage dell assedio di Bengasi da parte dei lealisti di Gheddafi. Fu così anche nel 1995 in Bosnia, con i colpi di mortaio sul mercato di Markale a Sarajevo e con il massacro di Srebrenica, che portarono la Nato a sganciare qualche bomba sulle postazioni serbo-bosniache e a chiudere di conseguenza il conflitto. Ancora una volta i video - le colonne di profughi albanesi - furono decisivi in Kosovo nel 1999, inducendo la Nato, su impulso americano, a bombardare la Jugoslavia di Milosevic e a cambiare la sua natura storica, divenendo globale. È proprio a quell esperienza che alla Casa Bianca si starebbe guardando. Lo ha rivelato ieri al New York Times una fonte dell amministrazione rimasta anonima. «Dire chestiamocercando delle coperture legali per un azione è troppo, visto che il presidente non ha ancora preso una decisione. Ma il Kosovo, certamente, costituisce un precedente», ha spiegato la fonte, lasciando intendere senza troppi filtri che la discussione in corso a Pennsylvania Avenue è seria, concitata. Ilparallelo, seloscenario viene inquadrato dal punto di vista degli americani, può anche reggere. Sul terreno ci si confronta tra buoni (i ribelli siriani) e cattivi (l esercito di Assad), in unaguerradi posizione logorante; a livello internazionale, al Consiglio di sicurezza dell Onu, è tutto fermo a causa del veto russo, assecondato dalla Cina, alle sanzioni e a qualsiasi altra ipotesi che penalizzi Damasco. C è stasi, insomma. I FALSI PRETESTI Prove e dossier prodotti ad arte, è la sindrome di Colin Powell Dalla nave Maddox alle armi di Saddam APRILE 1999, RAID DELLA NATO A NOVI SAD /REUTERS Com era in Kosovo nel 1999, quando sul terreno rivaleggiavano l Esercito di liberazione (Uck) e le forze di sicurezza di Milosevic, mentre al palazzo di vetro Mosca si opponeva a ogni intromissione in quelli che a suo avviso erano gli affari interni della Jugoslavia. Il rischio odierno, pensano a Washington, è che Assad massacri i rivoltosi e continui a governare con il pugno di ferro. Va fermato. Ma come? È proprio qui, più ancora che nella panoramica sulla situazione corrente in Siria, che si fa riferimento al «modello kosovaro». Allora la questione si risolse bypassando l Onu e interpretando estensivamente l articolo 5 dello Statuto della Nato (un attacco a un membro dell alleanza impone la reazioni di tutti gli altri membri) e avviandouna campagnaaerea subelgrado e altre città serbe e montenegrine, così come su fabbriche, caserme e depositi militari. I bombardamenti durarono 78 giorni, poi Milosevic cedette e si negoziò un nuovo equilibrio in Kosovo, che fece da apripista all indipendenza del 2008; i profughi albanesi tornarono alle loro case, i serbi se ne andarono o furono costretti alla fuga. Ma questa è un altra storia. Ora si tratta di capire se il precedente del Kosovo può trovare una sua replica a Damasco. Verrebbeda diredisì. D altronde, se venisse applicato alla lettera, permetterebbe agli americani di avere una forma di copertura, nel senso che il cosiddetto interventismo umanitario e il ruolo globale della Nato, dopo la guerra del Kosovo, sono ormai diventati una prassi nelle relazioni internazionali. Lo dimostra l Afghanistan. Lo dimostra, più recentemente, l epilogo della vertenza libica. La Nato, dopo l iniziale protagonismo francese, ha messo il cappello sull operazione e si è giunti al regime change. S arriveràa tantoanche insiria, se Obama scegliesse di intervenire? Probabilmente. In questo caso il modello kosovaro non varrebbe, dal momento che dopo i bombardamenti Milosevic rimase al potere. A farlo schiodare furono le grandi proteste popolari organizzate dopo le elezioni presidenziali dell autunno del La mobilitazione partì dal movimento studentesco Otpor (Resistenza). In ogni caso Washington diede una mano, finanziandone le attività. Ma anche questa è un altra storia. dal suo team. Anni dopo, saranno gli stessi membri del team a fornire risultati, senza rinunciare però all ipocrisia: li pubblicheranno come studio su una ignota rivista di patologia canadese, facendo attenzione a non mettere troppo in risalto il fatto che la tesi dell eccidio sia rilevata insussistente. Sarà troppo tardi. Il pretesto aveva già fatto precipitare la situazione e ai colloqui di Rambouillet, che dovevano trovare una soluzione pacifica alla crisi kosovara, gli Stati uniti aggiunsero la menzogna all ipocrisia presentandosi con delle proposte semplicemente inaccettabili da parte di qualsiasi paese sovrano. Il nostro ministro degli esteri, Lamberto Dini, uscito dalla riunione, dichiarò che non si era fatto nulla per la pace ma che si voleva solo la guerra, e così fu. Era falso il pretesto delle armi di distruzione di massa di Saddam che nel 2003, in piena guerra afghana, ha aperto un secondo conflitto portando l America al collasso economico e d immagine. Il segretario di stato Colin Powell, già comandante della guerra del Golfo del 1991, fu costretto a presentarsi agli alleati e alle Nazioni unite mostrando foto false e campioni di antrace prodotta negli Usa per documentare il possesso iracheno di armi nucleari e chimiche. Powell avrebbe poi confessato di essere ignaro delle menzogne e se le avesse scoperte prima si sarebbe opposto alla guerra. Ipocrisia o ingenuità? Di certo furono ipocriti quei capi di governo che autorizzarono l intervento delle proprie truppe al fianco degli americani pur conoscendo la verità e sacrificandola sull altare della sudditanza. f. m.

4 pagina 4 il manifesto DOMENICA 25 AGOSTO 2013 INTERNAZIONALE INTERNET 591 milioni di persone usano la Rete: poca informazione, tanto sesso, chat e viaggi Il «grande firewall» non blocca i cinesi Simone Pieranni «F uck the Great Firewall» è una delle espressioni in inglese più usate per chi è alle prese con la navigazione su Internet in Cina. Il web cinese infatti, per uscire dai meandri della rete con i caratteri, deve superare la Grande Muraglia di Fuoco eretta dai censori cinesi. Un bel problema, una frustrazione costante. Serve una Vpn, virtual private network, un software che consente di scavare un «tunnel» nella muraglia digitale cinese e uscirne lentamente e con intoppi costanti - vincitori. Un bel problema, per altro neanche gratis (4 dollari al mese). Ma è un intoppo per chi? Principalmente per i laowai, ovvero gli stranieri che voglionopostare le lorofoto su facebook o sentirsi una canzone o guardare un video su Youtube. Tutti siti proibiti in Cina, come Twitter, anche se facilmente raggiungibili. I cinesi, infatti, di Youtube, facebook e compagnia cantante, se ne disinteressano, non li usano. Navigano - e sono tanti sui siti cinesi che forniscono servizi di svago e «social» tanto quanto i nostri siti occidentali. Semplicemente, sono realizzati ad hoc per i cinesi ed è probabile che ben presto ne sentiremo parlare anche dalle nostre parti. Intanto: secondo l ultimo report del China Internet Network Information Center, il numero dei navigatori on line cinesi ha raggiunto la cifra di 591 milioni di persone. Si trattadiun numero tipicamente «cinese», frutto di una crescita esponenziale. 591 milioni in Cina, significa che il 45 percento dell intera popolazione è on line; basti pensare che solosei anni fa la percentuale era del 16 percento. Modernizzazione, urbanizzazione e investimenti capillari nell internet nazionale sono alcune delle principali cause di questo straordinario processo. 464 milioni degli user utilizzano un terminale mobile (in aggiunta o in alternativa a un computer o a un lap top). Tutti connessi con i telefonini, il wi fi è ovunque e gratis. E Pechino è ormai un mega e-store Siè detto che l'internet cinese è lentoe costatanto. Sarà, maattraversoqq serviziodi messaggistica all interno della rete cinese, si scaricano e inviano file multimediali pesanti nel giro di pochi secondie un contrattocon lachina Unicom una delle due compagnie telefoniche, l altra è China Mobile - per la rete wifi casalinga, costa poco meno di 100 euro all anno. E funziona un minuto dopo l installazione del router. Quello digitale cinese è il più grande mercato al mondo, popolato da milioni di utenti, da aziende che scavalcano ormai i confini nazionali, dell e-commerce più redditizio sul pianeta. Non solo perché i cinesi utilizzano il web per giocare, divertirsi, scaricare applicazioni, comprare e nota piuttosto interessante per il mercatoitaliano peracquistare viaggi all estero (voli, alberghi, tour). Kantar Media gruppoanglosassone che effettua ricerche mondiali, ha realizzato un sondaggio tra 100mila utenti cinesi che navigano via mobile, circa le loro abitudini e preferenze on line. Lo studio, pubblicato recentemente da Businessweek, ha riscontrato che il 59 per cento degli intervistati spende il proprio tempo su Internet Luca Tancredi Barone L a Nuova Zelanda è il primo paese al mondo ad affrontare la questione «droghesintetiche» invertendo l onere della prova. Anziché lasciare che siano le autorità a dare la caccia ai produttori di nuove sostanze chimiche per cercare, spesso invano, di bloccare la produzione delle droghe più pericolose, il governo di Wellington ha stabilito che saranno gli stessi produttori a dover dimostrare il «basso rischio» delle sostanze chimiche che sintetizzano. La questione è rivelante, tanto che l Economist,laBbc e persino il settimanale scientifico New Scientist ci hanno dedicato lunghi e dettagliati editoriali. Il fatto è che la Nuova Zelanda, un paese con poco più di 4 milioni di abitanti sparsi su due isole principali e una miriade di isolette, a 1500 km dall Australia, non è precisamente un mercato attraente per farci arrivare le droghe «tradizionali». Per cui i kiwi, come si chiamano gli abitanti di queste isole colonizzate nel XIV secolo dai Maori, si sono dovuti arrangiare da sempre, producendosi da soli «droghe sintetiche», di cui sono i principali consumatori al mondo. L approccio tradizionale è quello che vede i governi monitorizzare ogni sostanza che si trova negli «smart shop», che sono smart perché vendono quello che non è ancora illegale: non appena viene identificata PECHINO Xiaomi meglio di Apple Centomila smartphone da 130 dollari venduti in 90 secondi. È solo l ultima impresa straordinaria dell azienda cinese Xiaomi («piccolo riso»), che molti a Pechino paragonano ad Apple per alcune modalità di vendita e il mistero che circonda sempre i suoi nuovi prodotti. Fondata da Lei Jun, Xiaomi è stata valutata recentemente 10 miliardi di dollari, quanto un gigante come Lenovo (che acquistò la divisione pc di Ibm). Produttrice di cellulari e servizi Internet, con il 5% di quota di mercato, recentemente la società ha scavalcato Apple (4,8%) al sesto posto della classifica dei produttori di smartphone in Cina. Xiaomi vende solo on line e in genere in quantità limitate. I suoi cellulari sono di qualità e relativamente poco costosi rispetto a quelli prodotti da Samsumg e Cupertino. Per questo vanno a ruba. Tra i suoi azionisti, il fondo sovrano di Singapore e l americana Qualcomm. s.d.q. ANTIPROIBIZIONISMO Entro dicembre l «Authority» La Nuova Zelanda legalizza tutte le droghe sintetiche La «legge sulle sostanze psicoattive» permette di rilasciare licenze per tutte le sostanze con un «basso rischio» di danno qualcosa di pericoloso, viene inserito nella lista nera e a partire da quel momento, la sostanza diventa illegale. Ma per ogni sostanza che diventa illegale, se ne inventa una nuova che viene venduta legalmente fino a quando le autorità tornano ad accorgersene, e la mettono al bando. E così via, in un inseguimento disperato come quello per le sostanze dopanti in cui le autorità regolatrici arrivano sempre troppo tardi rispetto a chi le produce. Con il risultato che spesso le droghe sintetiche che si immettono sul mercato, a volte con risibili diciture come «sali da bagno» o «cibo perpiante», non ricevonoalcun tipo di controllo prima di arrivare agli «utilizzatori finali». Dai dati dell Onu, al momento nel mondo circolano 250 sostanze con queste caratteristiche, mentre in Europa l anno scorso ne sono state inventate 73 (erano 24 nel 2009) secondo l Europol. Le droghe sintetiche più vendute oggi fra i kiwi sono i cannabinoidi sintetici, il cui effetto è molto più intenso di /FOTO REUTERS frequentando chat e siti di incontri (gli speed date e in generale gli appuntamenti di dating sono un must nella cultura sociale cinese contemporanea), mentre il 43 per cento si è definito come utente «assiduo» dei social media. In particolare, We Chat e QQ (della Tencent) sono i social media più utilizzati dal campione, mentre un elemento particolarmente interessante è dato dall uso di Internet da chi si muove spesso. Si tratta di un altra caratteristica importante degli user cinesi: essere sempre connessi, anche quando ci si sposta, in metropolitana, inautobus, intaxi epurtroppo per il traffico cittadino, anche in auto. Chi ha viaggiato almeno un ora perlavoroutilizzainternet trevolte di più di un user normale. Questo dato dice alcune cose, consigli preziosi per un operatore che si affacciasse al mercato digitale del Dragone: i cinesi si spostano, hanno tempi di percorrenza molto lunghi (anche ore tra la casa e il luogodi lavoro) eattraversoabbonamenti o ai tanti punti di wi fi gratuito vivono connessi 24 ore su 24. E infine l utilizzo di Internet e della tecnologia ha primariamente uno scopo di svago. Questo comporta due ordini di riflessione: come è possibile allora che l'internet cinese sia il più censurato e allo stesso tempo sia ormai diventato una sorta di luogo dove si esprime la società civile? La censura innanzitutto è rivolta primariamente ai cinesi e comporta un fastidio per una minoranza, ovvero per chi usa Internet per informarsi. Al governo cinese interessa che siano i propri connazionali a non poter accedere a contenuti che parlano male della Cina. Allo stesso tempo, l utilizzo della rete per organizzare scioperi o proteste e per mettere alla berlina il funzionario corrotto di turno, è un sintomo della rete che si è sviluppato solo nell ultimo periodo e che, anche in questo caso, coinvolge solo una minoranza. La grande maggioranza dei cinesi infatti usa Internet per divertirsi, con giochi di ogni sorta, e per comunicare. L utilizzo di Wechat, un applicazione che ora vede superare i confini nazionali (in Italia il testimonial delle pubblicitàèmessi) staormaifacendo concorrenza a Weibo, che costituisce d altro canto uno dei casi di successo dell'internet cinese. Il social network made in China è un mix tra Twitter, facebook e Instagram e consente anche la pubblicazione di video. 300 mila utenti cinesi lo usano e anche nelle chiacchiere off line una delle prime domande è: «qual è il tuo account di Weibo?». È il modo principale per comunicare, considerando che con 140 caratteri cinesi si possono dire molte più cose rispetto all alfabeto occidentale. Il popolo cinese ha ormai acquisito una dimestichezza totale con la rete, tanto che aumentando i viaggiatori, aumentano i casi di successo delle compagnie on line che vendono viaggi e soggiorni. Qunar (che in mandarino significa, «dove vuoi andare») ad esempio, è uno degli ultimi casi di successo: soloneldicembre 2012ilsito Internet ha comunicato di aver gestito 150mila prenotazioni di voli al giorno. Divertirsi e viaggiare: è il cinese 2.0 quello delle normali canne. Così il parlamento neozelandese, dopo un lungo dibattito, ha deciso un approccio pragmatico e ha approvato il mese scorso lo Psychoactive Substances Bill che prevede un meccanismo di licenze per i produttori che garantiscono, con unprocedimento similea quello in uso per i farmaci, che i loro prodotti provocano un «danno basso» e si impegnano a non venderli ai minori. Una nuova authority regolatoria verrà costituita dal governo assieme a un comitato di consulenti formato da esperti tecnici indipendenti che supporterà l authority sui prodotti per i quali verrà chiesta l approvazione. Insomma, saranno gli stessi chimici a informare il governo delle nuove sostanze che sintetizzeranno, invece di costringere il governo a un inseguimento senza speranza per individuare le «novità» sul mercato. Fino a che il governo non fisserà dei criteri definitivi (cosa che si prevede accadrà entro fine anno), i produttori hanno avuto 28 giorni a partire dal giorno dell approvazione della legge (il 18 luglio) per ottenere una licenza ad interim della durata di tre anni per una determinata sostanza. Per ottenerla, si doveva dimostrare di averla venduta per almeno sei mesi senza che ne fossero stati segnalati effetti nocivi. E così il ministro della sanità neozelandese si trova ora con una lista, pubblicata online, di tutti i produttori e «spacciatori» delle droghe più prolifiche, con tanto di nomi e indirizzi, «un sogno per la maggior parte delle polizie del mondo», osserva arguto l Economist, che è schierato sul fronte antiproibizionista. Anche per la Bbc si tratta di un «modelloper il futuro» daosservarecon attenzione, mentre il New Scientist applaude che sia «la prima legislazione al mondo che valuta «il rischio di danno delle nuove droghe ricreazionali basandosi sull evidenza scientifica». IL PROCESSO A JINAN Bo Xilai non cede ma ammette alcune accuse minori S. Pie. P er un anno e mezzo si è speculato, immaginato scenari e dialoghi, scontri e sotterfugi, sugli eventi che seguirono la morte dell uomo d affari inglese Neil Heywood. Allora, un anno e mezzo fa nel breve giro di alcuni mesi, la sua morte avvenuta nel novembre del 2011 in un albergo di Chongqing - segnò la vita del dirigente del Partito comunista più in vista, Bo Xilai, messo sotto indagine dall ufficio disciplinare del Pcc, espulso e infine indagato, e della moglie, Gu Kailai, già condannata per l omicidio dell uomo inglese. L uomo al centro del giallo, colui che diede vita a tutto lo scandalo è stato Wang Lijun, ex superpoliziotto, braccio destro di Bo Xilai. Fu lui nel febbraio 2012 a fuggire al consolato americano di Chengdu alla ricerca di un improbabile asilo politico. Si disse che Wang fosse fuggito perché spaventato dalla potenziale reazione di Bo Xilai alla notizia delle indagini sulla moglie. Si raccontò di un vivace confronto tra i due, con tanto di schiaffone rifilato da Bo Xilai a Wang che pure passa per un esperto di arti marziali e ha sempre millantato scontri ravvicinati con i membri più crudeli delle triadi cinesi. Ieri, dopo un anno e mezzo di misteri, i due si sono incontrati di nuovo in un aula tribunale di Jinan, nello Shandong, dove si sta svolgendo il processo contro il principino rosso Bo Xilai. Wang Lijun condannato a 15 anni di carcere per diserzione e corruzione si è definito «vittima» oltre che testimone nel processo di Bo Xilai. Quest ultimo ha cercato di spiegare la dinamica dei fatti, raccontando di aver saputo dei sospetti di Wang Lijun sulla moglie, che a sua volta avrebbe rassicurato Bo Xilai, fornendo un certificato di morte del britannico ottenuto in modo ad oggi ancora misterioso che attribuiva il decesso a cause cardiache dovute ad uso di alcool (giustificazioneche venneusatainizialmenteanchesuimedia cinesi). Aquel punto Bo e Wang ebbero un feroce diverbio e Wang, osservando come tutte le persone che avevano indagato sul caso erano scomparse, ebbe paura per la propria vita e fuggì al consolato di Chengdu. A questo proposito Bo Xilai ha ammesso di aver gestito male l intera faccenda: spinto dalla moglie e dalla confusione generata dagli eventi Bo Xilai aveva infatti degradato Wang Lijun, costringendolo di fatto alla fuga. «Mi vergogno di come ho gestito una situazione che ha portato a ripercussioni negative per l intero paese», ha spiegato Bo Xilai. Le testimonianze di ieri nell aula blindata di Jinan erano molto attese e confermano la ridda di rumor e dicerie che si sono sviluppate dall inizio dello scandalo a oggi; forse sono perfino troppo uguali a tante voci. L impressionecheinfattisiè avuta, findalfebbraio 2012, è stata quella di una sorta di plot disegnato ad arte per i media stranieri. Nelcorso deltempo sonousciti estratti audio su youtube, documenti riservati, affermazioni di fonti, che oggi hanno trovato la quasi totale conferma nelle parole dell imputato Bo Xilai e del testimone Wang Lijun. In realtà, infatti, al di là delle motivazioni politiche che stanno alla base della caduta del neomaoista Bo, ci sono molti dubbi anche sulla morte di Heywood, tanto che secondo fonti cinesi, non ci sarebbe assoluta certezza circa le cause e i responsabili della sua morte. Appare debole il movente (presunte minacce ai danni del figlio di Bo Xilai) e perfino la dinamica: il corpo dell inglese fu immediatamente cremato. Wang Lijun sostiene di aver estratto del sangue dal cadavere, ma alcune fonti cinesi ritengono che non si siano trovate tracce di cianuro. E le dimissioni di una dottoressa forense, «disgustata» dai metodi dell accusa, non fa che confermare i sospetti. Non solo omicidi, però, nella giornata di ieri, ma anche una parziale ammissione di Bo Xilai, in relazione all appropriazione indebita, uno dei reati per cui è imputato. L ex leader di Chongqing avrebbe infatti confermato alla Corte di essersi comportato in modo poco cauto, rispetto a una «donazione» di circa 600mila euro fatta dall uomo d affari cinesi Xu Ming alla famiglia. Parziale ammissione, di poca cautela, rispetto arapporti chelostesso Bo Xilai ha definito «di affari». Il processo prosegue oggi, in attesa della sentenza prevista per inizio settembre.

5 DOMENICA 25 AGOSTO 2013 il manifesto pagina 5 ITALIA il manifesto DIR. RESPONSABILE Norma Rangeri CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Benedetto Vecchi (presidente), Matteo Bartocci, Norma Rangeri, Silvana Silvestri, Luana Sanguigni il nuovo manifesto società coop editrice REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, Roma via A. Bargoni 8 FAX , TEL REDAZIONE redazione@ilmanifesto.it AMMINISTRAZIONE amministrazione@ilmanifesto.it SITO WEB: TELEFONI INTERNI SEGRETERIA 576, ECONOMIA 580 AMMINISTRAZIONE ARCHIVIO POLITICA MONDO CULTURE 540 TALPALIBRI VISIONI SOCIETÀ 590 LE MONDE DIPLOM LETTERE 578 Alberto Ziparo M artedì prossimo, a Venezia, verrà proiettato «Le mani sulla città» di Francesco Rosi, nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale. Si celebra così il cinquantennio del conferimento del Leone d oro al capolavoro neorealista del regista (sempre quel giorno Rai Movie ne offrirà visione in tv). Com è noto, Rosi denunciava lo sfasciourbanistico e politico di Napoli, in grande espansione in quegli anni. Non poteva sapere ma forse lo intuiva - che la sua operaavrebbecostituitouna magistrale, anche se assai inquietante, previsione circa i disastri delle politiche, non solo urbanistiche, che avrebbero segnato l Italia intera nel cinquantennio successivo. Sfregiandone irrimediabilmente quel volto «illuminato e gentile» colto dai viaggiatori del Gran Tour e che le era valso il soprannome di «Belpaese». Nel film Rod Steiger (nei panni del costruttore e politiconottola) che spiega come un terreno agricolo «che vale 500 lire» se diventa edificabile «ne vale » costituisce una sintesi mirabile del ruolo della rendita speculativa nella crescita urbana, più efficace di molte lezioni di analisi urbanistica. Il film spiega appunto il disfacimento della politica rispetto agli interessi della rendita speculativa (la camorra restava sullo sfondo, allora, o come «utilizzatore finale» di piccolo cabotaggio). Il film venne premiato con il Leone d oro nel settembre 1963: un mesedoposi sarebberegistrato il disastro del Vajont, seguito dalla frana di Agrigento e dall alluvione di Firenze (1966). Eventi che dimostravano già come la crescita urbana, pure ancora relativa e circoscritta alle città grandi e medio grandi - avveniva a scapito della sicurezza territoriale e della qualità ecopaesaggistica. Nonostante i disastri, i tentativi di riforma urbanistica e di «nuovo regime dei suoli» portati avanti dal democristiano Fiorentino Sullo con l appoggio della sinistra socialista e del Pci vennero bloccati, segnando addirittura la fine politica dell ex ministro. Le emergenze ambientali della crescita territoriale portarono a una serie di provvedimenti normativi parziali, che nell arco di un decennio, dal 1967 alla fine dei Settanta, avviarono un processo pure timidamente riformista: la legge Ponte-Mancini sulla scissione tra diritto di proprietà e di superficie (1967); i decreti su zoning e standard ( 68); la legge sulla casa e gli espropri (1971); l onerosità della concessione a costruire e degli oneri di urbanizzazione (1977); l avvio dei piani di recupero (1978). Questa intenzione e i modesti tentativi di pianificazione progressista che avevano comportato- venivano frustrati nel decennio successivo da una serie di sentenze della Corte Costituzionale che mettevano in discussione vincoli urbanistici e criteri di esproprio. Annunciavano gli anni Ottanta, con la crisi delwelfare statee l avviodiunventennioabbondante di iperconsumismo e una sorta di controriforma urbanistica, introdotta dalle sentenze citate e continuata con i tentativi di svuotare le capacità prescrittive dei piani con la cosiddetta «programmazione concertata», in nome di un «Nuovo», che invitava a «Fare», ma in realtà a consumaresenza senso né limiti, anche il territorio. E meno male che di lì a poco esplodeva anche in Italia la «questione ambientale». In realtà, le criticità urbane e le «mani sul territorio» non si erano mai fermate; la rendita speculativa, agraria ed edilizia, diventava prima industriale, poi commerciale e infrastrutturale, infine finanziaria: la semplice operazione di trasformazione diventava un affare, con i relativi lavori più DIFFUSIONE, CONTABILITÀ. RIVENDITE, iscritto al n del registro stampa del tribunale di ABBONAMENTI: reds, rete europea distribuzione e Roma autorizzazione a giornale murale registro tribunale di servizi, v.le Bastioni Michelangelo 5/a Roma - Roma n ilmanifesto fruisce dei contributi statali tel , fax diretti di cui alla legge n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L ITALIA annuo 260 semestrale 135 versamento con bonifico bancario presso Banca Etica intestato a il nuovo manifesto società coop editrice via A. Bargoni 8, Roma IL REGISTA FRANCESCO ROSI E, A LATO, UNA SCENA DA «LE MANI SULLA CITTÀ» (1963) VENEZIA 70 Martedì l omaggio a Francesco Rosi, profeta del saccheggio urbanistico e politico La città che ha divorato l Italia Speculazione, frane e paesaggio devastato, almeno un quinto del territorio è coperto dal cemento. Con 25 milioni di stanze vuote, il diritto alla casa è ancora una chimera IBAN: IT 30 P COPIE ARRETRATE 06/ arretrati@redscoop.it STAMPA litosud Srl via Carlo Pesenti 130, Roma - litosud Srl via Aldo Moro 4, Pessano con Bornago (MI) CONCESSIONARIA ESCLUSIVA PUBBLICITÀ poster pubblicità srl poster@poster-pr.it SEDE LEGALE, DIR. GEN. via A. Bargoni 8, Roma tel , fax TARIFFE DELLE INSERZIONI pubblicità commerciale: 368 amodulo (mm44x20) pubblicità finanziaria/legale: 450 a modulo finestra di prima pagina: formato mm 65 x 88, colore 4.550, b/n posizione di rigore più 15% pagina intera: mm 320 x 455 doppia pagina: mm 660 x 455 chiuso in redazione ore certificato n del tiratura prevista Luca Kocci P rende il via oggi a Torre Pellice, «capitale» delle valli valdesi piemontesi, con un culto guidato dalla pastora Maria Bonafede - fino allo scorso anno prima donna moderatora della Tavola valdese -, il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. Si tratta delmassimo organodecisionaledellastorica minoranzacristiana, cheinitaliaconta 30mila fedeli, regolato secondo criteri di democrazia e parità: 180 «deputati» - 90 pastori e 90 laici, con molte donne - che si riuniscono per discutere e deliberare su questioni di caratteresia ecclesiale siasociopolitico, senza una gerarchia che decide per tutti. I temi all ordine del giorno - verranno resi noti solo domani mattina dalla Commissione d esame del Sinodo - si annunciano importanti ma anche controversi: oltre alla vita delle Chiese, i diritti civili - il giorno 26 è prevista la presenza della ministra per l Integrazione Cécile Kyenge -, la crisi economica, lo smantellamento dello stato sociale, le famiglie, l omofobia, la violenza contro le donne, peraltro al centro della campagna di quest anno per la destinazione dell otto per mille ai valdesi, che finanziano diversi progetti per la parità e il contrasto alla violenza di genere. Particolarmente delicata la questione delle «famiglie plurali». Nel 2010, con un sostanziale via libera del Sinodo, ci furono le benedizioni delle prime coppie omosessuali: iniziò la ChiesavaldesediTrapani, seguì Milano. Una «bomba» che innescò il dibattito. o meno grossi; migliore, se la nuova, anche ipotetica destinazione d uso, trovava dei potenziali investitori. Neutralizzata la pianificazione efficace, razionalmente basata sulla domanda sociale, la «città diffusa» pervadeva sempre più i vari ambiti del territorio nazionale: una blobbizzazione cementizia industriale che cancellava il paesaggio, seppelliva i beni culturali, degradava l ambiente, deterritorializzava. L ex Belpaese è diventato così il Bengodi delle costruzioni e del consumo di suolo: laddove nel mondo, dal 1945 al 2005, si sono quintuplicati i volumi urbanizzati, e in Europa si è registrata una crescita di quasi otto volte, in Italia tale tasso supera i dieci punti, e nelle tre regioni del Sud ad alta densità mafiosa l incremento è di oltre 13 volte! Così, mentre si intensificavano i disastri sismici ed idrogeologici di un territorio fortemente indebolito dalla cementificazione, la quota di suolo nazionale consumato è oggi pari ad oltre il 20% dei Kmq di superficie (raddoppio dell ingombro negli ultimi 15 anni) e si producono costruzioni per una domanda inesistente (oltre 25 milioni di stanze vuote), mentre il bisogno sociale di abitazioni permane inevaso. Certo, questo è dovuto anche al fallimento della politica: il film di Rosi rappresentava perfettamente il dissolvimento dell etica e della razionalità sociale che dovrebbe caratterizzare la gestione della cosa pubblica: il sistema decisionale viene prima circuito, poi incorporato dall offerta di trasformazione urbana e territoriale, dettata da interessi speculativi. Finché a partire dagli anni Novanta- una governance «ubriacata di pseudoliberismo» se ne fa strumentodichiarato. Oggi le politiche urbane e territoriali ai diversi livelli sono spesso extraistituzionali, dettate dalle imprese e soprattutto dagli istituti finanziari. Carlo Fermariello, che nel film rappresenta se stesso, è un icona della buona politica legata alla reale domanda sociale: figura sempre più rara, poi quasi sparita, dalle nostre assemblee elettive. Per tutto questo ha ragione Roberto Saviano- il film resta un capolavoro, «una grande rappresentazione non solo di Napoli, ma dell Italia, anche di oggi». Anche se oggi forse Rosi girerebbe gli esterni in Val di Susa e gli interni tra parlamento e ministeri. Torre Pellice/ IL 26 SARÀ PRESENTE LA MINISTRA KYENGE Otto per mille e «famiglie plurali», al via il Sinodo Valdese Tra gli argomenti in discussione anche crisi economica, omofobia e violenza contro le donne Al Sinodo dello scorso anno venne elaborato un documento con un primo riconoscimento delle famiglie non tradizionali: coniugate e conviventi, eterosessuali e omosessuali. Ora, dopo una riflessione che si è allargata anche alle comunità locali, dove le opinioni sono varie e non sempre concordi, la discussione riprenderà, sulla base di un nuovo documento che analizza le «nuove famiglie» e le questioni del «genere». «L obiettivo, graduale, è quello di arrivare entro il 2017, cinquecentenario della Riforma protestante, ad una posizione condivisa da tutta la Chiesa valdese», spiega il pastore Paolo Ribet. Altro tema «caldo» sarà quello dell otto per mille, soprattutto perché, da quest anno, anche i valdesi partecipano all attribuzione delle quote non espresse (quelle che non vengono destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una confessione religiose, e che sono ripartite fra tutti in proporzione alle firme ottenute). Un meccanismo che finora ha premiato soprattutto la Chiesa cattolica - che nel 2013 ha raccolto l 82% di firme e oltre 1 miliardo di euro -, ma che da quest anno inciderà in maniera significativa anche sul bilancio dei valdesi, che triplicheranno le loro entrate, raggiungendo quota 37 milioni. Sarà necessario fare una riflessione approfondita - auspica il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, l organo esecutivo della Chiesa - che non escluda, per esempio, «una riduzione dall otto al sette o sei per mille o l abolizione della ripartizione delle quote non espresse». IMMIGRATI/1 IN PIÙ DI 200 SBARCANO IN SICILIA Con il miglioramento delle condizioni meteo sono ripresi i viaggi di migranti verso le coste siciliane. All'alba di ieri sono approdati a Lampedusa i 116 profughi, tra cui 17 donne e tre bambini, soccorsi mentre si trovavano su un gommone alla deriva nel Canale di Sicilia. In mattinata altri cento, tra i quali nove donne e sette bambini, sono invece arrivati a Portopalo di Capo Passero. I 116 profughi sul gommone, molti dei quali di nazionalità somala, sono stati trasbordati su due motovedette della Guardia Costiera partite da Lampedusa prima di essere trasferiti sull'isola. Anche gli altri 100 migranti sono stati trasbordati a 40 miglia dalle coste siciliane su una motovedetta della Guardia costiera di Siracusa e su un mezzo della Guardia di Finanza per essere trasferiti sulla terraferma. IMMIGRATI/2 GIOVANE SOMALO PICCHIATO A POZZALLO Un immigrato di origine somala è stato picchiato venerdì sera a Pozzallo, in provincia di Ragusa, dopo che aveva chiesto una sigaretta ad alcuni abitanti del paese. «Non si può lasciare la città in mano agli immigrati, altrimenti prima o poi accadrà qualcosa di davvero grave. Il pestaggio di un giovane somalo è soltanto un episodio, fra tutti quelli che quotidianamente siamo costretti a registrare», ha detto il sindaco Luigi Ammatuna. Per Ammatuna il Cpa è al collasso e in città sarebbe necessaria una maggiore presenza da parte delle forze dell ordine. «Nel centro di Pozzallo si vedono decine di immigrati quasi sempre ubriachi, che tendono a commettere gesti spesso incivili e poi accadono situazioni come questa del pestaggio», ha proseguito il sindaco. Domani si terrà un vertice straordinario in Comune con il prefetto e il questore. A Pozzallo dovrebbe recarsi nei prossimi giorni il ministro degli Interni Angelino Alfano. TARANTO DOMANI DECRETO PER LE DISCARICHE DELL ILVA Il consiglio dei ministri di domani dovrebbe dare il via libera all apertura delle nuovo discariche dell Ilva di Taranto. Critiche al provvedimento sono arrivate dai Verdi della città pugliese. «Non si può autorizzare la discarica di Mater Gratiae e neanche la costruzione di nuove discariche» è scritto in una nota diffusa ieri in cui si ricorda come un «inchiesta della magistratura con arresti eccellenti, come il presidente della Provincia e l'ex assessore all'ambiente, Florido e Conserva, accusati di aver indotto, dal 2006 al 2011, i dirigenti del Settore Ecologia e Ambiente della Provincia di Taranto a rilasciare i permessi per la discarica gestita dall'ilva "in carenza dei requisiti tecnico-giuridici"». Nelle nuove discariche dovrebbero finire rifiuti speciali, pericolosi e non. CAMORRA IL PRETE «ANTI-ROGHI»: «DOVE SONO I RIFIUTI TOSSICI?» «Esci dal generico. Dicci chiaramente dove, in quale contrada, in quale terreno, in quale sito sono stati sversati i veleni che stanno portando a morte la nostra gente, i nostri giovani, i nostri figli. Sai che un popolo numeroso e impaurito lotta ogni giorno per arrivare a qualche soluzione. Oso chiederti di aggiungerti a noi. Vieni anche tu con noi». E' appello lanciato su Facebook da padre Maurizio Patriciello, il sacerdote «anti roghi» di Caivano (Napoli), in una lunga lettera indirizzata al boss pentito dei Casalesi, Carmine Schiavone. In un'intervista andata in onda venerdì Schiavone ha raccontato dell'avvelenamento, con i rifiuti provenienti da ogni angolo di Italia ma anche dall'estero, delle terre della Campania. «Il pane macchiato dal sangue che gli innocenti della catastrofe ambientale stanno versando - ha aggiunto don Patriciello - è indigesto. E' pane che non sazia. Pane avvelenato. Pane velenoso».

6 pagina 6 il manifesto DOMENICA 25 AGOSTO 2013 Governo Ultimatum brianzolo IMMORAL SUASION Il ministro dell interno spiega che applicare la legge a Berlusconi è «impensabile e inaccettabile». Nuovo appello al premier e al Colle La gita del Pdl ad Arcore dove il capo è pre-recluso produce un aut-aut di Alfano al suo stesso governo. Vincono i «falchi» ma restano al punto di partenza: sperare in un allungamento dei tempi al senato Domenico Cirillo ROMA G ran consiglio ad Arcore ma naturalmente niente detronizzazione. Qualche lite sì, ma subito conclusa dal successo dell ala dura del Pdl. Alla fine tutti uniti dietro al Cavaliere, com erano entrati. Il vertice di guerra tra il condannato pre-recluso ai domiciliari brianzoli e tutti i suoi colonnelli e ministri della Repubblica partorisce un nuovo appello al Pd, a Enrico Letta e a Giorgio Napolitano. Perché impediscano la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. È un grido di disperazione al quale Angelino Alfano deve dare la forma di un ultimatum al governo di cui è vicepremier. Messo velocemente in minoranza, assieme agli altri ministri e agli esponenti del pensiero debole berlusconiano, l ancora segretario del Pdl, al termine del lungo pranzo e dopopranzo, non ha evitato l umiliazione di dover essere lui a fare la voce grossa; lui che si presenta come un «moderato». «La decadenza da senatore di Berlusconi è impensabile e costituzionalmente inaccettabile». È il ministro dell interno che parla e, a proposito di Costituzione, anche l autore del famoso «lodo Alfano». Ma dietro di lui c è la pattuglia dei ministri, gli alti dirigenti tra i quali Capezzone, Bondi, Cicchitto, Matteoli, Gasparri. E naturalmente Verdini e Santanchè che ad Arcore giocano in casa e che da soli sono capaci di pesare quanto tutte le «colombe». «Rivolgeremo - annuncia Alfano, lasciando intendere che non è finita qui - tutti insieme alle massime istituzioni della Repubblica, al primo ministro Letta e ai partiti che compongono la maggioranza, parole chiare sulla questione democratica che deve essere affrontata per garantire il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale dei milioni di elettori che hanno scelto Berlusconi». Insomma, hanno vinto i «falchi». Ma la loro vittoria non fa fare un passo in avanti al Cavaliere, che è con la faccia nell angolo dal 31 luglio scorso, il giorno della condanna definitiva in Cassazione. Può ripetere ad alta voce le sue minacce, sperando però di non essere costretto a metterle in pratica. Perché sa che fuori dalla maggioranza o fuori dal parlamento rischia anche di più. Può godersi però il partito unito. Prendersile suesoddisfazioni redarguendo quelli che gli sono stati meno vicini nelle ultime settimane, e comunque sempre Alfano - pare a proposito del ruolo della figlia Marina. Apprezzare pubblicamente il soloverdini. Ascoltarele lodieglielogi di chi proprio non riesce a farne a meno ogni volta che interviene. E poi ricondurre alla fine a sintesi quattro ore di scambi vivaci, e cioè tornare al punto di partenza. Il Pdl mostra tutto il suo volto minaccioso, però si limita a sperare in un rinvio. In una qualsiasi dilazione possibile nella giunta per le elezioni che si riunisce il 9 settembre (ma qualche giorno prima l ufficio di presidenza potrebbe persino spostare un po la data). Sintonizzato sulla propaganda, il Cavaliere ha sostanzialmente anticipato ai suoi fedelissimi il discorso che intende registrare e mandare a tutte le televisioni, stessa tecnica di vent anni fa. Non ha evitato nemmeno il passaggio su Magistratura democratica, sulla quale si è messo a studiare. Ha escluso di chiedere la grazia, escluso di andare agli arresti domiciliari, escluso anche l affidamento ai servizi sociali. E allora cosa? «Continuo a sperare in una soluzione di buonsenso». Buonsenso al momento significa cheil Pd nondovrebbe opporsi a mandare la legge Severino davanti alla Corte Costituzionale. Per verificarne l eventuale incostituzionalità, ufficialmente, in realtà per guadagnare sei-otto mesi in parlamento. Ma il Pd ha ben chiaro che passare una legge dal senato alla Consulta, una legge poi che il Pdlha votato comeun soluomo pochi mesi fa, è un azzardo bello grosso, probabilmente impossibile. E al momento concederebbe solo l audizione di qualche esperto favorevole al Cavaliere. La trattativa è ancora lì, dov era prima del vertice di Arcore, prima della sfilata del Pdl e prima dell auto-ultimatum di Alfano. L ex avvocato/ MA NON SI CANCELLANO DECADENZA E INTERDIZIONE Pecorella: scelga i servizi sociali Nessun limite all attività politica Andrea Fabozzi G aetano Pecorella, a lungo avvocato di Silvio Berlusconi e parlamentare del Pdl (ma da un anno è fuori dal partito) suggerisce al suo antico cliente di scegliere l affidamento ai servizi sociali. In questo modo non gli sarebbe inibita l attività politica? No, l unica limitazione che il giudice deve necessariamenteporgli è ildivieto diespatrio, la pena deve essere scontata sul territorio dello stato. Non ci sono altri vincoli particolari, se non quelli legati alla personalità del condannato. Per dire, a uno stalker si può vietare di frequentare certe zone particolari della città dove vivono le sue vittime. Per il resto c è libertà di movimento? O ci si può spostare solo tra la residenza e il luogo dove si svolgono i servizi sociali? C è libertà, il giudice può porre delle limitazioni come l orario di rientro a casa, ma per una personalità come Berlusconi questa esigenza non mi pare che si ponga. Potrà andare in senato, almeno fino a quando non sarà votata la decadenza? Secondo me il giudice non può neanche prendere in considerazione il divieto di frequentare il parlamento, perché il diritto costituzionale di Berlusconi non può essere limitato, restando lui un soggetto libero. La logica dell affidamento ai servizi sociali infatti è che si resta in libertà salve le restrizioni legate al tipo di reato commesso o all eventuale residuo di pericolosità. Nel caso del Cavaliere? L unica cosa che si potrebbe vietargli sarebbeamministrareleaziende, vistoilreato peril quale è stato condannato. Ma non mi pare «La legge Severino non c entra con la retroattività. Problemi di costituzionalità non si pongono ora, ma per le prossime elezioni. E la clemenza si può escludere» che abbia più cariche del genere. Sono gli avvocati difensori a proporre il servizio cui affidare il condannato, o tocca al giudice di sorveglianza scegliere? La scelta è del giudice, gli avvocati fanno presenti determinate esigenze. Per esempio nel caso di Berlusconi potrebbe richiedere di lasciarlo a Roma per l attività politica. Glisi potrebbetrovare un incaricoche gli garantisca una visibilità pubblica? In genere i servizi sociali sono collegati a situazioni di sofferenza, non c è molto spazio per incarichi di rilevanza politica, parliamo di ospedali, comunità di recupero, insegnamentoa persone in difficoltà. Ma si può prevedere che dovunque andrà Berlusconi avrà l attenzione dei media. La prova in teoria potrebbe andar male? Solo nell ipotesi di violazione delle prescrizioni del giudice, anche perché il buon risultato finale non è quantificabile. Berlusconi dovrebbe solo rispettare l obbligo di presentarsi nel luogo cui sarà assegnato, in genere un paio di volte a settimana. E il giudice terrà conto che non è un cittadino comune e ha la responsabilità, per ora, di un grande partito. L esito positivo dell affidamento in prova farebbe venir meno l'ineleggibilità e l interdizione? Sono due problemi diversi. Cominciamo dall interdizione. Dice la legge che l esito positivo della prova «estingue la pena detentiva e ogni altro effetto penale della condanna». C è un problema di interpretazione: l interdizione è un effetto penale? La giurisprudenza è restia a rispondere di sì, perché l interdizione è legata alla pericolosità sociale del condannato. Per esempio: il medico scoperto a impiantare protesi inutili ai suoi pazienti è interdetto dalla professione e non gli è concesso di tornare a esercitare solo perché si è comportato bene per un anno. Dunque Berlusconi resterebbe interdetto? Ne discutemmo a lungo nel caso di Previti. Che è ha avuto l interdizione perpetua dai pubblici uffici e la conserva, anche dopo l esito positivo dell affidamento in prova. E per quanto riguarda l effetto della prova sull'ineleggibilità? La legge Severino non prevede una sanzione nei confronti del politico, ma una condizione per poter esercitare l attività parlamentare e la condizione è non essere stati condannati. In questo è definitiva, anche se potrebbe porsi un problema di costituzionalità. Sollevabile dalla giunta del senato? Dubito. Quando ero componente della giunta delle elezioni avevo prospettato una possibilità del genere ma non c erano precedenti. In ogni caso è prematuro, se un problema di costituzionalità si pone riguarda l impossibilità di candidarsi, non la decadenza. Puòscattare, al limite, se equando Berlusconi verrà escluso dalle prossime liste elettorali. Potrebbe presentare un ricorso e nel corso del giudizio del Tar si potrebbe aprire la strada della Consulta. Suggerisce la scelta dei servizi sociali anche perché potrebbero creare le condizioni per un atto di clemenza del Quirinale? La clemenza penso sia da escludere. Perché su una pena di quattro anni ci sono stati già tre anni di indulto. Perché Berlusconi ha dei procedimenti pendenti ancora in corso e la prassi in questi casi esclude la grazia. Perché non ci sono esigenze umanitarie. E infine perché non la chiederà mai, dovrebbe riconoscersi colpevole.

7 DOMENICA 25 AGOSTO 2013 il manifesto pagina 7 Primarie IMMORAL SUASION Il candidato della sinistra Pd lancia segnali a Vendola. Che sempre più guarda al sindaco EMILIA ROMAGNA Possibile accordo per gli operai Firem per salvare 40 posti Daniela Preziosi A dispetto della tonante propaganda berlusconiana, i segnali che ieri sera sono arrivati dal vertice di Villa San Martino sono moderatamente rassicuranti. Il governo rischia meno di quanto non abbiano minacciatoifalchi delpdl. Il che dovrebbe essere una buona notizia per il Pd che, a parole, augura lunga vita al governo Letta. Il fatto è che se la crisi si allontana, il congresso si avvicina. E con il congresso l irresistibile ascesa di Renzi alla segreteria del Pd. Quella che Massimo D Alema vede come fumo negli occhi. Ieri il presidente di Italianieuropei, dopo aver mezzo smentito una cronaca del Fatto che riferiva alcune sue frasi su Renzi («Per il futuro immagino GIUSTIZIA & POLITICA Una norma generale piegata agli interessi di uno solo A queste condizioni amnistia impossibile DALLA PRIMA Massimo Villone ARCORE, VILLA SAN MARTINO /FOTO EMBLEMA DEMOCRACK D Alema conferma: Matteo, il premier più probabile Congresso «inevitabile» Cuperlo: torniamo con Sel Se le larghe intese non cadranno per mano del Cav, non usciranno indenni dalle assise del Pd Anzitutto, ridare umanità alle carceri attraverso la sola clemenza è illusorio. Per avere risposte durature è necessaria una strategia integrata che contemperi una tutela incisiva della legalità con adeguate risorse per una vita dignitosa nelle carceri, il recupero,il reinserimento, il contrasto preventivo al bisogno, il rafforzamento degli strumenti di crescita civile, di coesione sociale, di solidarietà. Di una simile strategia nemmeno si parla in queste ore, e mancherebbero le risorse se si volesse metterla in campo. Mentrel esperienza dimostra che, se manca, gli effetti della clemenzasono effimeri, e il sovraffollamento si riproduce in breve. Una percentuale elevata di chi esce dal carcere vi rientra, e non ècertoun casochetornino dentro gli emarginati e i poveraccipiuttosto cheicollettibianchi. L effetto ultimo è che la clemenza è letta dalla pubblica opinione come debolezzadello stato ed evanescenza della legalità, dagli apparati volti alla repressione dei reati come prova di inutilità del proprio impegno, e da chi esce dal carcere per poi rientrarvi come illusione e inganno. Lo strappo è sostanzialmente inutile, oltre chegrave. Vi sono paesi che puntano sul carcere. A quanto si sa, la popolazione carceraria degli Stati uniti supera i due milioni - in proporzione, molte volte quella italiana. La Cina segue a qualche distanza. Ma anche paesi europei, ad esempio la Gran Bretagna, registrano cifre superiori a quelle italiane. C è un ampio dibattito sull efficaciadi simili strategie. Si discute del giusto rapporto tra repressione carceraria, tutela della legalità, lotta alla povertà, al bisogno, all ignoranza. Ma non è civile un paese - il nostro - in cui non si valuta affatto un corretto bilanciamento di interessi, e non si mettono in campo politichemirate a risposte strutturali. E non è di sinistra l ipotesi che - nell inerzia complessiva - si giunga a una amnistia berlusconiana. Non basta l argomento che almeno avremmo un provvedimento in chiave di eguaglianza. Sappiamo tutti che l amnistia si concederebbe solo perchéberlusconi la pretende, e non per tutte le altre ragioni che potrebbero sostenerla. Nella realtà della politica sarebbe una concessione a lui, un riconoscimento delle sue ragioni, un sostanziale avallo dell assurda tesi della persecuzione giudiziaria. In questo la gravità dello strappo, non minore degli altri perché ugualmente connotato dall uso del poteri pubblici per le ragioni di uno. Un essenza di arbitrio sotto l apparenza di norma generale e astratta. Da quasivent anni Berlusconi schianta la giustizia sugli scogli dei propri guai giudiziari, e divide il paese. È giunta l ora di finirla. Crisi o non crisi, non si può pagare qualunque prezzoper puntellare un governo. Indigna che la destra richiami l amnistia di Togliatti del 1946, quando oggi chiede l indulgenza plenaria per un moderno satrapo. Ma possiamo consolarci. Per l articolo 14, il decreto di amnistia del 22 giugno 1946, n. 4 «non concerne i reati finanziari e non ha effetto ai fini dell'applicazione delle leggi sulla avocazione dei profitti di regime». Abbiamo la ragionevole certezza che per Berlusconi evasore fiscale Togliattiavrebbe gettato via lachiave. Cuperlo alla segreteria e Renzi a Palazzo Chigi»), in realtà ha confermato le sue convinzioni: sostiene Cuperlo al congresso, ma in caso di primarie per la premiership «il candidato più probabile sarebbe Renzi». «Probabile» o «immaginato»: la differenza lessicale non sfugge, ma la sostanza politica non cambia. E non è un complimento per Letta, indicato dai bersaniani doc (Fassina, Zoggia, Stumpo) come l anti-renzi per Palazzo Chigi. Per la verità non lo è neanche per Cuperlo, nei fatti sconsigliato dal suo elettore di maggior lustro ad un eventuale corsa, ora o poi, da premier. Ieri il candidato della sinistra Pd, dalla festa di Siena, ha replicato con eleganza: «Ora dobbiamo scegliere il futuro del Pd e la persona più adatta a cui affidarlo nella prossima stagione. Quando i tempi lo definiranno si tratterà, sulla base anche della coalizione a cui daremo vita, di scegliere il candidato premier della coalizione del centrosinistra». Ovvero il candidato di una cosa che assomiglierà alla rottamata alleanza con Sel e Vendola, l amico dai tempi della Fgci: «Dobbiamo ripartire dall esperienza positiva di Italia Bene comune». La sottolineatura di Cuperlo è più di un gesto di cortesia: è la presa d attochenegli ultimitempi le dichiarazioni di interesse di Sel nei confronti di Renzi si sono infittite. Non è un mistero l avvicinamento del vicepresidente del Lazio Massimiliano Smeriglio a Goffredo Bettini, che predica il big bang a sinistra e guarda a Renzi. Di più, i giovani della rete Tilt Camp, movimento autonomo ma vicino a Sel, nel consueto campeggio di settembre ospiteranno proprio il king maker del Campidoglio in uno dei work shop di punta. Ma è soprattutto nel Pd che le truppe di Renzi si gonfiano di giorno in giorno, sguarnendo le sfiduciate file cuperliane e quelle pugnaci bersanian-franceschiniane. Resta di capire che farà proprio Letta, che fin qui ha chiesto anche ai suoi più stretti collaboratori di non coinvolgerlo nelle dinamiche congressuali. Alcuni renziani, a dispetto delle polemiche di questi giorni, giurano che regge il patto di «non belligeranza» stretto fra il sindaco e il premier nei giorni della sua nomina a Palazzo Chigi. Durante la vacanza californiana di Renzi, dalla quale è appena tornato, i due si sono sentiti. Da questi colloqui il sindaco avrebbe ricavato la convinzione che il governo non è in procinto di cadere: almeno non per mano di Berlusconi. Letta si dichiara «fiducioso». Martedì 28, alla vigilia del fatidico consiglio che affronterà l Imu, iministridelpd sonostati chiamati da Franceschini, per non presentarsi in ordine sparso in quella che sarà la riunione nellaquale si misurerà la tenuta del governo, anche per parte il Pd. In attesa che il 30 agosto, alle feste di Forlì e Reggio Emilia Renzi rompa il digiuno mediatico e faccia capire se il congresso e il nuovosegretarionon suonerannola campana a morto per il governo. Un strada difficilissima, auspicata ieri dal lettian-renziano Francesco Boccia sul Foglio. E nedita nel centrosinistra. RIFORME Quaglieriello-Urbinati polemica via C aro ministro, tu dimentichi che il tuo ruolo di presidentedella commissioneperle riformenontiavrebbe dovuto consentire di lanciarti nella difesa di Berlusconi. Èquellochehascrittola politologanadiaurbinatial ministro Quagliariello. Urbinati si è dimessa due giorni fa dalla Commissione, malgrado manchino pochi giorni al termine del lavoro dei saggi. Quagliariello si è detto dispiaciuto, e le ha scritto che «è evidente che tu ed io la pensiamo diversamente, ma credo che l esistenza di legittime visioni differenti sia un presupposto e non un impedimento per sedersi intorno a un tavolo e discutere di riforma dello stato. A meno di non ritenere che il confronto ideale sia quello con chi condivide le nostre opinioni». Urbinati ieri ha risposto alla risposta, scrivendo che «le costituzioni sono necessarie proprio perché una vita pubblica libera genera dissenso, il quale va difeso con i diritti e accompagnato con le procedure a tramutarsi in volontà politica accertata. Ciò che mi ha indotto a dimettermi è stato quindi non ciò che hai scritto ma la decisione di buttarti nella mischia come leale partigiano, dimentico del tuo ruolo non tanto di ministro ma di presidente della Commissione». Secondo la politologa «è sacrosanta la partigianeria, anzi è fondamentale nella democrazia rappresentativa. E lo sarebbe stato anche nel tuo caso se tu non fossi stato presidente di una Commissione che riunisce studiosi e non è né vuole essere politica e partigiana. Il ruolo istituzionale deve quindi essere blindato e il modo per farlo è proprio quello di stare al gioco suo, non a quello politico-partitico». Mario Di Vito MODENA I fantasmi di mezza estate ci hanno messo dieci giorni per farsi da parte. Settimana di Ferragosto: gli operaieranoin feriee lafabbricaera chiusa quando, a Modena, si diffonde la notizia: «La Firem si trasferisce in Polonia». Quando? «Adesso», nel silenzio delle giornate d agosto in provincia, lontanodagli occhi di sindacatie lavoratori. «Una cosa del genere - commentò la Fiom - non si era mai vista da queste parti», ma da altre, in verità, sì: molti operai della penisola hanno dovuto apprendere di essere rimasti senza lavoro quando, di ritorno dalle vacanze, hanno trovato i cancelli del loro stabilimento chiuso. In Emilia, comunque, la protesta è cominciata prima che fosse troppo tardi, e un presidio si è piazzato immediatamente davanti alla Firem per impedire l uscita dei macchinari. Nella giornata di ieri, poi, ecco che, un po a sorpresa, sono arrivate indicazioni positive dall atteso incontro tra azienda e Rsu. Sarebbe emerso, infatti, un accordo in base al quale «entro ventigiornila Firemdovrebbepresentare in Regione un piano industriale che permetta di riprendere anche l attività produttiva. In attesa della definizione di questo piano - a parlare è Cesare Pizzolla della Fiom modenese -, lunedì si effettueràun incontro in Provincia per definire quale tipo di ammortizzatore sociale, rigorosamente conservativo, potrà essere attivato». Insomma, la prima cosa è salvare il posto alla quarantina di dipendenti della fabbrica, che ha sede nel piccolo comune di Formigine e che produce resistenze elettriche. Inizialmente i dirigenti della Firem avevano in mente di trasferire tutto verso l Europa dell est entro il 2 settembre. Adesso quello che la Fiom definisce «un primo passo» è la certezza che lo stabilimento italiano non chiuderà. «Gli impegni - sottolinea però Pizzolla - sono solo sulla carta, dovremo vedere nel merito la concretizzazione quando verrà illustrato il piano industriale. Inoltre resta aperto il problemasucomeedin qualitempi recupereremo le quote delle retribuzioni arretrate», ed è per questo motivo che il presidio continuerà a oltranza fino a che non ci saranno garanzie certe. Quella di smobilitare la fabbrica all insaputa di tutti, comunque, sembra essere una moda che sta prendendo piede tra gli industrialotti dell Emilia Romagna. A Forlì, intorno alle tre della notte tra venerdì e sabato, gli operai della Dometic Italy (che produce condizionatori per camper) hanno chiamato i carabinieri per segnalare movimenti sospetti all interno della fabbrica. Arrivati con la convinzione di avere per le mani dei ladri, i militari dell Arma sono rimasti un po stupiti quando hanno scoperto che chi stava cercando di portare via i generatori dai magazzini erano l amministratore Marco Grimandi, il responsabile europeo della produzione Hakan Ekberg, un terzo dirigente svedese della multinazionale e «una decina di persone sicuramente non dipendenti della Dometic», alcuni dei quali, riferiscono i sindacati «sembrerebbe fossero sprovvisti dei documenti d identità». Insomma, i manager stavano provando a svuotare tutto approfittando del favore delle tenebre; un primo passo, probabilmente, verso un netto ridimensionamento dello stabilimento forlivese. «Una cosa simile - scrivono in una nota Fim, Fiom e Uilm - si era già verificata alle 6 del mattino del 14 agosto, quando gli stessi tre dirigenti avevano provato a caricare e spedire prodotti e componenti presenti nei magazzini ed erano stati fermati solo grazie alla presenza e all intervento dei lavoratori». Lo sconcerto dei lavoratori è dovuto anche al fatto che le procedure di mobilità erano state congelate con un accordo raggiunto poco tempo fa e che l azienda si era impegnata a «non assumere decisioni unilaterali» fino a un incontro già fissato per il 5 settembre. La parola dei manager Dometic, con tutta evidenza, vale poco e allora, anche in questo caso, i lavoratori hanno allestito un presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica.

8 pagina 8 il manifesto DOMENICA 25 AGOSTO 2013 L ULTIMA MARIO BALOTELLI IN CAMPO A VERONA. IN ALTO A DESTRA, IL MAGNATE ERICK THOIHR /FOTO REUTERS sport L Indonesia Alberto Piccinini N el settembre 1989 gli ultras dell Hellas Verona accolsero i tifosi napoletani in trasferta allo stadio Bentegodi al grido di «Vesuvio facci sognare» e «Terroni puzzate». Nella stessa occasione dagli spalti penzolò CI GUARDA unostriscione con suscritto «Forza Vesuvio». L episodio divenne uno dei più citati da commentatori e storici per inquadrare il ribollente calderone da cui ebbero origine le fortune elettorali della Lega nord. Ma si trasformò in una pietra miliare della cultura pop quando i napoletani alla partita di ritorno innalzarono un altro celebre striscione: «Giulietta è na zoccola». Con e senza Maradona, il Napoli battè il Verona in entrambe le partite. Questi i ricordi che venivano in mente all apertura del campionato italiano di calcio , ieri sera. Il ritorno in serie A dell Hellas Verona dopo undici anni di purgatorio è di quelli da ricordare: battuto 2-1 il Milan di Balotelli, doppietta del redivivo Luca Toni. Sbiadiscono così le scaramucce che avevano preceduto la partita: Supermario aveva preannunciato una risposta «sul campo» a eventuali cori razzisti; il sindaco leghista Tosi ragazzo ai tempi del Verona di Bagnoli e superstite di una stagione politica al tramonto lo invitava al solito a «non provocare» (e così anche il suo compare Matteo Salvini, milanista); Balotelli ancora postava su twitter il grido di battaglia «Veronesi vi presento un bresciano!» rinfocolandovecchi odiprovinciali traletifoserie. Il pubblico di Verona, infine, ha applaudito a prescindere il centravanti rossonero. Ironicamente, aggiungono gli osservatori. Meglio così, comunque. La stagione del solo Balotelli è uno dei motivi più interessanti per seguire il campionato che inizia, e porterà dritti dritti, lui e gli azzurri, al mondiale brasiliano. Quanto al razzismo da stadio (antipatico, ma parecchio meno ormai delrazzismo fuori dallo stadio), c è una novità. Da quest anno gli articoli 11 e 18 del Codice di Giustizia Sportivo comprendono tra le sanzioni immediate in caso di «comportamenti discriminatori» la chiusura di un settore dello stadio, la curva. È già serrata per un turno la Nord laziale dopo i buu allo juventino Pogba nella finale (persa malamente) in Supercoppa. Stessa sorte per la Sud romanista. È troppo? Si poteva fare prima? Quante altre ne chiuderanno? Il provvedimento ha una sua spiccia modernità. Come, per altri versi, l uso di Twitter da parte dei calciatori. Ci sarà un Verona-Napoli, nel gennaio del prossimo anno. Un andata, e un ritorno. Si fa strada l idea che la clamorosa scelta della maglia da trasferta camouflage, mimetica, da guerra, dello squadrone di Aurelio De Laurentis abbia anch essa un vago sottofondo ironico. Speriamo. Più di una gallery in Rete ci ricorda che maglie mimetiche sono state indossate a suo tempo dal club di extrasinistra St. Pauli, dall Everton e persino dal Bassano sponsorizzato Diesel. Ma in questo tipo di classifica da appassionati all ultimo stadio, la maglia più incredibile resta quella nero-arancio- tigrata indossata negli anni 90 dall Hull, serie B inglese. Pare che la maglia nero-verde-azzurra del Napoli, presentata in fotografia addosso a Hamsik, sia già un successone nell economia taroccata di laggiù. Ce n è motivo. L uomo dei film di Natale mostra ancora di conoscere il suo pubblico. Chi vincerà il campionato? Juventus o Napoli dicono gli esperti, favoriti in quest ordine. E ci vuole poco: la Juve di Conte, tornata spaventosamente antipatica con tutti gli interessi maturati nei recenti anni di scandali, ha aggiuntoai suoi l argentino Tevez detto l Apache. Ormai trentenne, e con una carrierada erede dimaradona rimasta molto al di sotto delle aspettative tranne che per un certo modo argentino e irruento di interpretare il ruolo. Abbandonato, eda mo, il barrio, Tevezè datempo proprietà di un fondo di investimenti multinazionale con sede nelle Isole Vergini: ha indossato le maglie del Corinthians, West Ham, Manchester United e City (dove ha mortalmente litigato con Mancini), lucrando laute percentualiaognicambiodicasacca. È argentino come lui anche il nuovo bomber del Napoli, Gonzalo Higuain: sei stagioni di Real Madrid, 136 gol in 305 partite di club. Sarà l erede di Cavani, con buone probabilità di riuscita. Ilritornodei cosiddetti top player nel nostro campionato è uno di quei temi che inorgoglisce i giornali sportivi. E sia. A Tevez e Higuain va aggiunto Mario Gomez campione d Europa col Bayern Monaco, comprato dalla Fiorentina per 20 milioni di solo cartellino più stipendi e bonus. È l operazione più costosa dell era Della Valle, così da quelle parti se la godono. Gomez, oltre aigol, portainitalia ancheuna certarilassata attitudine tedesca: fidanzata bonissima, un vecchio invito ai colleghi gay dello spogliatoio a fare coming out senza problemi, e un certo sense of humor: «Mi sento fiorentino», ha detto appena sbarcato all aeroporto di Peretola con volo privato. Ovvio però che il top player vero, in tutti sensi e se l affare va in porto, sarà Il Milan inaugura perdendo 2-1 a Verona il campionato di serie A. Niente cori razzisti, su Balotelli meglio l ironia. Ma dall Oriente si attende il vero botto del calciomercato: l Inter venduta al re dei media Thoihr, un «berluscone» tra Jakarta e Washington. Juve e Napoli favorite, Firenze spera quell Erick Thoihr tycoon indonesiano pronto a rilevare la maggioranza dell Inter dall esausta (economicamente almeno) famiglia Moratti checi habuttato, pare, quasi due miliardi in 18 anni. Le trattative continuano fino a inizio settembre. Thoihr possiede un impero dei media laggiù (tra cui un importante quotidiano dal nome per noi curioso: Republika); partecipa alla proprietà della squadra Nba di Philadelphia e al club calcistico di Washington, DcUnited. Lo sbarconelcalcioitaliano lo renderebbe poco meno che un dio in patria, dove l Inter è una mezza religione assieme al basket Nba, appunto. Nel 2014 le elezioni presidenziali vedranno in lizza il suo alleato in affari (il nome compare anche nell affare Inter) Aburizal Bakrie, ex ministro dell economia, appartenente a una potente famiglia del capitalismo di laggiù, presidenteecandidato delpartitogolkarchefaceva da macchina del consenso al vecchio Suharto, oggi conservatore e musulmano. Un berluschino, insomma, sufficientemente esotico da poterselo addirittura permettere. Che mette in secondo piano, per il momento, il problema del nuovo allenatore nerazzurro Mazzarri: mettere in piedi una squadra degna di questo nome. E fa ombra, sull altra sponda milanese, alle sorti dell Originale. Nei giorni scorsi Berlusconi ha incassatola solidarietàdell allenatore Allegri per il momento «difficile, anzi difficilissimo». Chiuso ieri il supervertice di Arcore in tempo per la partita del Milan, si è beccato pure la sconfitta nella «fatal» Verona. Il Milan non è cambiato in niente: di Balotelli abbiamo detto, il tasso di fighetteria giovanile è alto, la squadra lenta e non imbattibile. Il risultato in bilico del preliminare di coppa contro il Psv Eindhoven potrebbe riaprire pure il «caso» Allegri. Aproposito disoldi, unosguardo andrebbe dato al patron del Sassuolo, esordiente assoluta in serie A agli ordini dell allenatore Eusebio Di Francesco, ex gloria romanista (e sempre a Sassuolo, Allegri allenò per una stagione): Giorgio Squinzi, milanese e milanista, è amministratore unico della Mapei e presidente della Confindustria. Il distretto emiliano delle piastrelle (magnificato a suo tempo dal giovane Romano Prodi) combatte colpo su colpo la concorrenza cinese, e stando agli indicatori economici, è in ripresa. Per questo si dice che l unico presidente davvero capace di affrontare una Champions League di tasca sua sarebbe lui. I tifosi del piccolo Sassuolo, maglia nero-verde, sognano. Non fino a questo punto, speriamo. Resterebbe da dire qualcosa delle altre squadre, ma per motivi di spazio e campanile ci fermiamo su Roma e Lazio, in preda per il momento a una cupa rassegnazione. I 4 gol beccati dalla Juve in Supercoppa non sono un buon presagio per i biancazzurri che, tuttavia, si consoleranno per i prossimi due secoli almeno con la vittoria sulla Roma nella partita fine-di-mondo della scorsa stagione, in Coppa Italia. La Roma americana a sua volta ha venduto i suoi pezzi migliori o quasi (Marquinhos, Osvaldo e pare certo anche la giovane promessa Lamela), manon De Rossi. Il presidente Pallotta e i suoi collaboratori si comportano con una disinvoltura stile Nba negli arrivi e nelle partenze che a queste latitudini è una mezza follia. Incassano il fallimento delle due stagioni precedenti. Ne fa le spese il nuovo centravanti Gervinho, già soprannominato «Mocio Vileda» per via dell infelice scontro tra calvizie incipiente e treccine rasta che si ritrova sulla testa. Il nuovo allenatore Garcia, francese, è uomo di mondo e kamikaze. «Chi contesta la Roma è della Lazio», ha detto appena sbarcato a Trigoria, e la faccia più truce della curva Sud è impazzita di rabbia a livelli mai visti. Totti affronta l ennesimo campionato della sua leggendaria carriera. Un altra buona notizia per il campionato che va a iniziare.

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