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1 Distribuzione gratuita ARRIVANO I NOSTRI Bollettino periodico dei giovani da 8 a 98 anni S.Pio X - Balduina Numero 35 Novembre 2010 Anno V Cinema, che passione!

2 ARRIVANO I NOSTRI Autorizzazione del Tribunale n 89 del 6 marzo 2008 DIRETTORE RESPONSABILE Giulia Bondolfi TERZA PAGINA don Paolo Tammi DIRETTORE EDITORIALE Marco Di Tillo COLLABORATORI: Francesca Adrower, Lùcia e Miriam Aiello, Bianca Maria Alfieri, Renato Ammannati, Alessandra e Marco Angeli, Paola Baroni, Giancarlo e Fabrizio Bianconi, Pier Luigi Blasi, Leonardo Cancelli, Alessandra Chianese, Monica Chiantore, Cesare Catarinozzi, Laura, Giuseppe e Rosa Del Coiro, Gabriella Ambrosio De Luca, Andrea e Bruno Di Tillo, Anna Garibaldi, Massimo Gatti, Paola Giorgetti, Pietro Gregori, Giampiero Guadagni, Luigi Guidi, Lucio, Rosella e Silvia Laurita Longo, Lydia Longobardi, Giuliana Lilli, don Nico Lugli, don Roberto Maccioni, Maria Pia Maglia, Luciano Milani, Cristian Molella, Alfonso Molinaro, Sandro Morici, Agnese Ortone, Vittorio Paletta, Alfredo Palieri, Gregorio Paparatti, Camilla Paris, Giorgia Pergolini, Maria Rossi, Eugenia Rugolo, Alessandro e Maria Lucia Saraceni, Elena Scurpa, Francesco Tani, Stefano Valariano, Gabriele, Roberto e Valerio Vecchione, Celina e Giuseppe Zingale. I numeri arretrati li trovate online sul sito della parrocchia OFFERTE OFFERTE Per mantenere in vita il nostro giornale e per far stampare sempre più copie lasciate un offerta libera in una busta nella nostra casella di posta presso la segreteria parrocchiale. Per mantenere in vita il nostro giornale e per far stampare sempre più copie lasciate un offerta libera in una busta nella nostra casella di posta presso la segreteria parrocchiale. NUOVI COLLABORATORI Chi vuole inviare articoli, disegni, suggerimenti, può lasciare una busta nella nostra casella di posta presso la segreteria parrochiale di via Friggeri Oppure può inviare una mail a: fastwebnet.it Stampato presso la Tipografia Medaglie d Oro di via Appiano 36 8 dive del set (Greta Garbo, Ava Gardner, Marilyn Monroe, Sophia Loren, Brigitte Bardot Marlene Dietrich Rita Hayworth Anna Magnani) LIBRI SUL CINEMA CINEMA AMERICANO CLASSICO (Laterza) 2006 Alonge e Carluccio JEAN LUC GODARD. SCRITTI E CONVERSAZIONI (Minimum Fax) 2007 Jean Luc Godard IL CINEMA E LA SHOAH (Le Mani- Microart s) 2005 C.Gaetani IO WOODY ALLEN (Minimum Fax) 2005 W.Allen STORIA DEL CINEMA ITALIANO (Newton & Compton) 2006 Mino Argentieri LA BELLA VITA. MARCELLO MASTRO- IANNI RACCONTA (Rizzoli) 2006 Enzo Biagi STEVEN SPIELBERG (Gremese) 1997 Valerio Caprara CONVERSAZIONI CON BILLY WILDER (Adelphi) 2002 Cameron Crowe FEDERICO FELLINI:FARE UN FILM (Einaudi) 2003 F.Fellini LA SCENEGGIATURA. TEORIE, REGO- LE, MODELLI (Lindau) 2007 Anne Huet IL CINEMA DEI FUMETTI (Gremese) 2006 Roberto Chiavini CINEMA E BUDDISMO (Centro Ambrosiano) 2007 Paolo Colombo ROSSELLINI (Utet) 2006 Gianni Rondolino DIZIONARIO DEI CAPOLAVORI DEL CINEMA (Bruno Mondadori) 2004 Di Giammatteo-Bragaglia IL CINEMA A ROMA (Edilazio) 2003 Mario Verdone ANNO ZERO. IL CINEMA NELL ERA DIGITALE (Lindau) 2007 Alessandro Amaducci - 2 -

3 IL CINEMA RIVELA UN PO DI NOI STESSI don Paolo Tammi Al cinema ci sono entrato con papà. Era lui che mi dedicava il tempo di sabato e di domenica. Grande camminatore e ottimo conoscitore di Roma (senza essere romano) mi portava anche a vedere chiese storiche del centro. Fu per questo che adesso, dopo tanti anni, la nostalgia si mescola all ironia mamma lo accusò della mia vocazione sacerdotale. Del cinema aveva passione. Film di guerra o come li chiamava lui- di cappa e spada, film storici e quando mi feci più grande anche film polizieschi. Il cinema lo rilassava e io stavo molto volentieri con lui. Ora il gusto del relax è passato a me. Al cinema sono, in genere, di gusti normali. Mi piace un po di tutto, proprio perché non mi illudo come certi sapientoni in possesso del diplomino di essere un gran critico d arte. Di recente, dopo aver visto con un amico un film a parer mio allucinante, il film Inception con Leonardo di Caprio, ho discusso con lui e gli ho chiesto: Ma tu che ci hai capito? L ho visto in seria difficoltà. E più preoccupato di me. Per il semplice fatto che io, quando ho intuito che proprio non avrei seguito una trama così balorda, mi sono rilassato guardando le immagini, gli effetti speciali (bellissimi) e i volti degli attori. Lui ha continuato a lavorare di testa e ne è uscito malconcio. Ecco un modo non certo l unico di guardare un film al cinema. Non razionalizzare troppo, non volere a tutti i costi capire ma godersi colori, sensazioni, volti, bellezze, mediocrità e qualcos altro. Operare, inoltre, qualche piccola proiezione psicologica. Mi piacerebbe essere come quello? Che ammiro di quell altro? Che rifiuto di quell altro ancora? Così il cinema rivela un po noi a noi stessi. Diventa una sorta di film sulla propria vita e un modo intelligente per riviverne una parte. Quando ero parroco al quartiere Talenti un gruppo di giovani e adulti davvero in gamba mise su un cineforum, con tre proiezioni settimanali. All inizio forse un po timorosi del parroco mi sottoponevano i titoli, raggruppati secondo una serie di argomenti e interessi. Poi, data la mia incompetenza, dissi loro che potevano scegliere in totale fiducia da parte mia. Ma non posso dimenticare cosa avvenne quando, nel ciclo dedicato all omosessualità, proiettarono un film, di cui ho persino rimosso la memoria del titolo, perché mi procurò un aspra serie di rimproveri da parte di alcuni che se ne scandalizzarono non poco. Sono cose che ora ricordo molto divertito. Un buon film è tutto questo: cultura, relax, allegria, compagnia. Un modo innocente di stare insieme. La Chiesa ne ha sempre fatto tesoro. Quel grande e santo genio di don Giacomo Alberione ha inventato un modo furbissimo di evangelizzare, attraverso i media e il cinema, in particolare. Oggi, tra le tante strutture che hanno lui come padre spirituale, ci sono le cosiddette sale della comunità, eredi degli antichi e gloriosi cinema parrocchiali. Chi non li ricorda? Alla faccia di tutte le precomprensioni ideologiche fatte altrove contro il cristianesimo, io nei cinema parrocchiali ci ho visto quasi tutti i film di Fantozzi, interpretati da un super-ateo quale Paolo Villaggio. Nel 2008 a Milano duecento cinema facenti capo a parrocchie raccolsero due milioni di spettatori. Persino Giuseppe Tornatore in Nuovo Cinema paradiso li ha celebrati con una bellissima memoria. L Acec, ovvero l Associazione Cattolica Esercenti Cinema, è l organizzazione legata alla Conferenza episcopale italiana, che raccoglie tutte le sale della comunità cristiana e suggerisce indicazioni per film di buon livello morale e educativo. Anche la nostra parrocchia si muove in questa direzione. I nuovi ambienti, nati dalle riforme strutturali dell estate passata, possono ospitare sale multimediali aperte a tutti, come è stato nel passato con strutture fatiscenti e come è già nel presente, specie nella catechesi dei ragazzi. Speriamo di riuscirci presto, mai dimenticando che la fede, se non è cultura, dialoga continuamente con la cultura stessa e non pretende spazi integrali, poiché, promuovendo la conoscenza di Dio, promuove soprattutto l uomo e la sua ricerca di felicità. Per chi vuole saperne di più su don Paolo, parlare con lui, chiedere informazioni e sapere del suo lavoro e della sua opera ricordiamo l indirizzo blog e chat: donpaolotammi.blogspot.com - 3 -

4 CINEMA AL FEMMINILE. QUANDO UN PO DI ROMANTICISMO NON GUASTA Maria Rossi La carrozzina rotolava sulla scalinata di Odessa e nella sala eravamo in totale silenzio. Quella della carrozzina è una delle scene più famose della Corazzata Potemkin di Ejzenstejn (1926) e noi studenti stavamo, attenti e appassionati, al corso di cinema all Università la Sapienza. L interesse e l amore per il cinema hanno accompagnato la mia vita come quella della mia generazione; il cinema è un arte straordinaria e i cineforum e i dibattiti ci hanno fatto scoprire registi americani ed europei, francesi e tedeschi, e Bergman, Fellini, Rossellini, Visconti e tanti altri. Eppure non ho mai perso la testa nè mi sono mai innamorata di un attore, forse perché né Mastroianni né Delon erano il mio tipo, molto di più lo sono stati poi Gere o Clooney ma senza grandi sconvolgimenti; invece ho sempre ricordato e ricordo con entusiasmo tante attrici. Insomma con me funzionava più il transfert al femminile dell infatuazione verso il maschile. Bergman sarebbe stato così grande senza la bionda Liv Ullman, o Antonioni senza Monica Vitti? Onestamente non lo so. Ma l interpretazione straordinaria di Sophia Loren ha immortalato La ciociara e Penelope Cruz ha reso unici alcuni capolavori del problematico e discusso Almodòvar. Così Il vangelo secondo Matteo di Pasolini è stato un grande capolavoro e dal 1964 per diversi anni ha accompagnato anche i nostri cineforum parrocchiali: un film bellissimo certamente, con tanti interpreti presi dalla strada, ma straordinaria e dolorosa insieme era la madre del regista nel ruolo di Maria Addolorata. Come l interprete di Maria nel discusso film di Gilson (film esasperato e pieno di sangue) rendeva estremamente poetica la figura della Madre che, nel bambino che cadeva giocando, vedeva la profezia delle tremende cadute di Cristo sotto la croce. E cosa dire della Maddalena in Jesus Christ Superstar (1973)? O di S.Chiara e Giulietta nei famosi film di Zeffirelli? In La meglio gioventù di Giordana (2003) mi sono riconosciuta come tanti miei coetanei. Ero una ragazzina di V ginnasio quando i miei compagni di liceo corsero, come tanti altri liceali e universitari, a pulire i volumi infangati dalla terribile alluvione di Firenze. Appartengono alla mia generazione tante scelte straordinarie e generose, ma anche tante illusioni sbagliate che portarono alcuni di noi a sposare il terrorismo e la violenza, convinti così di cambiare il mondo. Gli interpreti maschili del film erano molto bravi e così la grande A. Asti ma a me vengono sempre in mente le due interpretazioni femminili, fragili e forti contemporaneamente, della compagna terrorista e della fotografa Maya Sansa, generosa e solare, che è la speranza di un futuro migliore e positivo per il protagonista. Se guardando Il Dottor Zivago (1965) mi scioglievo per il tema di Lara, e le disavventure di O. Sharif e della bella e bionda Julie Christie mi commuovevano, simpatia e solidarietà erano tutte per Tonia, la moglie e compagna di gioventù, da cui la Rivoluzione del 1917 aveva diviso l affascinante dottore. Forse è vero che, anche nelle persone razionali, sogno e fantasia la fanno da padroni in certi momenti e il cinema come la lettura hanno sempre avuto un impatto straordinario su di me. Una delle scene più belle de Il Gattopardo resta nei miei ricordi, quella del ballo a palazzo Salina dove una bellissima e giovane Cardinale balla il valzer con Tancredi- Delon o ancora meglio con il maturo Principe-Lancaster. E se la musica di ll Gattopardo come di Il dottor Zivago, di Jesus Christ come di tutti i film di Zeffirelli ha un ruolo dominante ed è bellissima, bene allora il ricordo più tenero è quello della colonna sonora di Tutti insieme appassionatamente (1965) dove, in un Austria alla vigilia dell occupazione nazista, una istitutrice canterina e carina (Julie Andrews) non solo teneva a bada una banda di ricchi rampolli orfani e ovviamente, come sempre nelle favole ne sposava il padre, ma cantava con loro motivi e musiche facilmente orecchiabili. Allora penso che, se si dice che accanto ad un grande uomo c è spesso una donna in gamba, nel cinema di tutti i Paesi in questi cento anni ci sono state, e ci sono, attrici straordinarie che ci aiutano a sognare. MAMMA MIA CHE FILM! Alessandra Angeli Quando si parla di cinema, il mio essere madre mi fa scattare subito sulla difensiva. Ancora mi ricordo quando, anni fa, portammo i piccoli a vedere Nemo : prima della proiezione partì quel noto filmato contro la pirateria, caratterizzato da un montaggio di immagini e da una musica così aggressivi anche per gli adulti, che mi presi in braccio la più piccolina e la strinsi. Dopodichè proruppi più o meno esplicitamente in una serie di epiteti all indirizzo di chi aveva così scarsa sensibilità verso i bambini, destinatari ultimi del film a seguire. Per carità, acqua fresca rispetto a quello che il grande schermo continua a sfornare allegramente: ora quando vado al cinema con i figli incrocio sempre le dita sperando che i trailer proposti siano adeguati all età degli spettatori. Devi stare con tanto d occhi e una buona dose di intuito; non sai mai esattamente cosa ci sia dentro l uovo di Pasqua. Prendi Madagascar, cartone animato con protagonisti tanti animaletti carini carini; ad un certo punto, tutti si mettono a ballare e a cantare al ritmo di mi piace se ti muovi, mi piace quel che muovi! Perdoni ora il lettore la mia reazione: Ma brutto deficiente tu che non hai trovato un ritornello migliore di questo, che instilla blandamente malizia e volgarità formato baby! O forse non è stata solo una svista ma una scelta ben intenzionale per cominciare a plasmarli fin da piccoli. E facile: tra una risata e l altra infili una battuta, una scena un po sopra le righe, abituandoli inconsapevolmente, a minime dosi, al marciume del mondo. La mia carità cristiana viene messa veramente a dura prova perché la mia reazione istintiva sarebbe quella di sbattere ripetutamente la testa al muro a tutti coloro che stanno dietro queste trappole per topi, superficialità o intenzionalità che sia! Quante se ne vedono di questo genere. Quanto dobbiamo essere vigili noi genitori, in quante spiegazioni ed inviti alla riflessione dobbiamo spenderci per allertare i nostri figli! Esci da casa e subisci l assalto dei cartelloni con immagini e commenti che non hanno il minimo riguardo per degli occhi ancora innocenti. Dov è finita la censura? Parlando con una mia amica, madre di sei figli, ricordavamo come anche Shreck, grande successo, sia subdolamente inquinato da battute ambigue e maliziose che i bambini non sono nemmeno in grado di cogliere, ma noi adulti sì. Talvolta sembra che non ci sia più una separazione tra mondo-bambino e mondoadulto, come un unico pappone per far contenti tutti. Perché ai nostri giorni si dice che i genitori non devono essere tanto educatori dei figli ma soprattutto loro amici. Rimango perplessa di fronte alla scelta dei film a cui alcuni di essi decidono di portare la prole: visto che il mondo di oggi è così, prima si abituano, meglio è. Ma io non sono d accordo. Il tempo dell infanzia va rispettato e protetto, finalizzato a crescere nel bene: bisogna prima costruire loro delle spalle ben larghe, delle coscienze pulite. Solo così, un po più grandi ed autonomi sapranno riconoscere e respingere il male che li circonda. Sbagliato buttarli troppo presto nella mischia, soprattutto se abbandonati a loro stessi. E questo sarebbe il benessere che ha conquistato l occidente in tanti secoli? Dare scandalo ai piccoli? Non c è bisogno di essere dei cristiani per avvertire anche in questo la decadenza dei nostri tempi. Gesù è molto duro con coloro che si macchiano di questa colpa: meglio per loro sarebbe finire in fondo al mare con una pietra al collo. Anch io mi sento un po latitante perché penso che potrei telefonare qui, scrivere là, scovare ed aderire a qualche associazione di genitori di buona volontà; ma mi sento accerchiata, come una battaglia persa in partenza. Anzi, se qualcuno potesse darmi qualche aiuto in proposito l accoglierei volentieri. La verità è che siamo una minoranza, si fanno pochi figli e chi ci governa ha altro per la testa. Ma se materialmente non abbiamo il coltello dalla parte del manico, spiritualmente possiamo difenderci assieme ai nostri ragazzini così come ci dice San Paolo, nella sua lettera agli Efesini: Vestite l intera armatura di Dio per contrastare le ingegnose macchinazioni del diavolo; state saldi, dunque, avendo già ai fianchi la cintura della verità, indosso la corazza della giustizia e calzati i piedi con la prontezza che dà il vangelo della pace; in ogni occasione imbracciando lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete l elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Mossi dallo Spirito, pregate incessantemente con ogni sorta di preghiera e di supplica. Affidiamo il nostro discernimento e la purezza dei nostri figli alle cure materne della Madonna: ripariamoci tutti sotto il Suo manto benedetto e che il Signore abbia pietà di chi si fa strumento del male in questo mondo. Che Dio sia lodato! - 4 -

5 AFRICA EXPRESS NOTIZIE E CURIOSITA DAL CONTINENTE NERO a cura di Lucio Laurita Longo CINEMA IN AFRICA L Africa è stata, fin dalla nascita del cinema, un continente che si è sempre prestato ad essere un buon soggetto per un film anche per la sola ambientazione. Chi di noi non ha visto film quali il classico Casablanca di Michael Curtiz, lo stupendo La Mia Africa di Sidney Pollak o il drammatico Hotel Rwanda di Terry George senza rimanere comunque affascinato dalla ambientazione in questa terra? Senza contare i vari cinepanettoni del tipo Natale sul Nilo e simili che devono la loro fortuna esclusivamente ai luoghi ove vengono girati. Tutte queste pellicole, però, pur avendo come sfondo l Africa o toccando temi ad essa riconducibili, restano sempre prodotti della industria cinematografica occidentale. Di africano, inteso come frutto di questa industria, non hanno nulla. La vera cinematografia africana si può dire inizi circa 60 anni dopo il 1895, anno in cui i fratelli Lumiére proiettarono la loro prima pellicola, e dopo oltre 40 anni dalla nascita di una vera e propria industria cinematografica (Hollywood esordì come capitale del cinema negli anni 20). Essa ha abbozzato i primi passi subito dopo la conquista della indipendenza da parte dei vari stati coloniali e, man mano che passava il tempo, cresceva la possibilità anche finanziaria di essere artefici e protagonisti di un proprio accrescimento culturale. Contrariamente alle arti comunemente intese (letteratura, pittura ecc.) quella del cinema era sicuramente la più semplice da sviluppare perché non necessitava di un proprio patrimonio storico e culturale potendo, quindi, diventare subito un ottimo strumento di emancipazione e di espressione di una propria identità. In pratica il cinema diventerà il modo migliore, per un africano, di raccontare storie e fatti della propria terra, senza contaminazioni occidentali. I più importanti letterati dell epoca compresero immediatamente le grandi capacità innovative e la portata di questo nuovo mezzo di comunicazione tentando subito di cimentarsi e confrontarsi con esso per poter portare avanti le proprie idee di sviluppo, libertà ed indipendenza. Ovviamente agli inizi la parola d ordine dei vari addetti al cinema è arrangiarsi! Ciò vuol dire che ogni singola componente di quella che nel mondo occidentale industrializzato è ormai una perfetta macchina di produzione, in Africa è estemporanea e creata al momento con limitate risorse finanziarie e umane. Attori dilettanti, sceneggiature e storie improvvisate, assenza di studi per ambientazioni che vengono girate all aperto, in villaggi o in mezzo a fatiscenti caseggiati, registi autodidatti sono fattori che ne caratterizzano i primi passi. Anche le vicende raccontate risentono di questa situazione: la maggior parte dei primi film (o meglio, lungometraggi) interamente prodotti in Africa raccontavano semplici scene di vita quotidiana, i classici amori con relativi tradimenti, oppure faide tra clan ed etnie rivali, così come avvieniva nella vita di tutti i giorni. Non mancavano, ovviamente, film su stregonerie, rituali più o meno magici o su sedicenti taumaturghi, capaci di ogni tipo di guarigione. In pratica questi film rappresentavano quella realtà urbana degradata, ma anche rurale, dalla quale proveniva la maggior parte dei primi registi che, per mancanza di una vera e propria cultura cinematografica, non potevano che ipotizzare questo tipo di ambientazione e raccontare queste storie. Questi film vengono oggi comunemente definiti film di villaggio. Nei primi anni di vita il cinema africano, quindi, si presentava per certi versi aspetti grezzo ma, passato questo iniziale periodo di assestamento, esso ha iniziato a manifestare fortissime potenzialità. Tra le prime nazioni ad avere una propria cinematografia indipendente oltre che di una certa qualità vi è il Senegal, grazie anche ad Ousbane Sembène, nato nel 1923 e morto nel Questo regista, il primo africano a potersi realmente definire così, studia cinema presso gli studios di Gorki, vicino Mosca e, al rientro in patria, nel 1963, realizza il suo primo cortometraggio con il titolo Borom Sarret dal nome del protagonista, un povero carrettiere di Dakar di cui ne descrive una giornata-tipo. L anno successivo firma la sua seconda pellicola dal titolo Niaye presentato in anteprima al festival di Locarno. Il vero e proprio boom del cinema africano è però la nascita, in Nigeria, di Nollywood, che oggi rappresenta, dopo Hollywood e l indiana Bollywood, la terza potenza mondiale per produzione cinematografica. Il quartier generale sorge alle porte di Lagos ove vengono prodotti oltre mille film all anno, circa 30 a settimana, in special modo in formato home video. Il suo fatturato oggi ammonta ad oltre 2,50 miliardi di dollari l anno ed è sempre in costante aumento, tanto da insidiare da vicino l industria americana. Una peculiarità di questi film è che, spesso, vengono recitati in uno dei circa 250 dialetti o idiomi locali e solo una minima parte viene doppiata in lingua inglese in quanto destinata alla esportazioni, principalmente verso i limitrofi paesi dell area sub-sahariana, ove vanno a ruba. Nonostante tale limitazione (nel mondo occidentale questo tipo di film hanno mercati molto ridotti in quanto vengono acquistati esclusivamente da emigrati africani che vogliono, in qualche modo, mantenere i contatti con le proprie origini) la loro produzione e distribuzione è aumentata ogni anno di più tanto che nel 2006 Nollywood si piazza dopo l indiana Bollywood e davanti alla consorella americana. Nel suo complesso la cinematografia nigeriana occupa circa persone tra registi, attori, sceneggiatori, costumisti e doppiatori creando una vera e propria comunità sulla quale anche il governa oggi punta per incrementare le entrate commerciali del paese. Secondo gli ultimi dati noti, questa industria rappresenta la terza voce economica del paese, dopo quella petrolifera e della estrazione mineraria. Tra gli attori nigeriani vi sono oggi dei veri e propri divi quali Genevieve Nnaji, Oumarou Ganda, Vincent Andrew o Rose Okoh. Nomi che a noi non dicono assolutamente nulla ma che in patria sono celebri, famosi ed anche ricchi come George Clooney, Brad Pitt o Angelina Jolie. Di recente, però, è iniziata una certa inversione di tendenza e cominciano ad essere prodotti e girati anche film di un certo livello che raccontano storie e narrano tematiche tutt altro che leggere quali l emancipazione femminile, la lotta alla corruzione (vera piaga in tutto il continente), l integrazione tra le diverse etnie e religioni o addirittura parlando di Aids. In questi film, che mettono sotto accusa i mali e le storture del moderno sistema civile africano, le varie questioni vengono comunque trattate con i toni leggeri e spesso scanzonati, tipici della cultura locale. Il film Akpegi Boyz di V. Andrew, racconta di alcune prostitute nigeriane, di un gruppo di spacciatori e sfruttatori (detti Akpegi Boyz) e di poliziotti corrotti e termina con la redenzione della prostituta più cattiva che, dopo aver ucciso o fatto morire tutti, si redime durante una funzione religiosa cui casualmente partecipa. Questa filmografia comincia ad essere conosciuta anche in Italia tanto che da alcuni anni vengono organizzati due tra i più importanti festival del cinema africano: quello di Milano e l ormai famoso Festival del Cinema Africano di Verona, nato nel 1981 su iniziativa del Centro Missionario Diocesano e della rivista comboniana Nigrizia. Tutto ciò in attesa che arrivi sui nostri schermi un Gladiatore nato a Lagos o si racconti la storia di un Titanic senegalese salpato da Dakar!

6 LA FESTA DEL CINEMA Pier Luigi Blasi Per il numero di Novembre della nostra rivista parrocchiale non si poteva trovare argomento più adatto del Cinema in occasione della Festa del Cinema di Roma che mentre scrivo ancora si sta svolgendo all Auditorium. Quando qualche anno fa fu istituita, questa manifestazione venne da molti criticata perché sembrava che si volesse entrare in competizione con la Mostra del Cinema di Venezia che si svolge poco prima, a Settembre, e che quest anno è giunta alla 67 a edizione. Io credo che Roma, per il suo legame storico con il Cinema, meritasse di vedere una volta l anno festeggiata la settima arte. Non dimentichiamoci che a Roma nel 1936 proprio per dare impulso all attività cinematografica, considerata un ottimo strumento di propaganda per il regime fascista, fu costruita Cinecittà assieme al Centro Sperimentale di cinematografia che tanti attori avvia ancora oggi alla recitazione. Negli studi di Cinecittà, che potremmo definire l Hollywood italiana, sono stati girati indimenticabili film (cito uno per tutti Ben Hur del 1959) fino alla fine degli anni sessanta quando, vuoi per la fine dei Kolossal, vuoi per il progressivo affermarsi della televisione, il cinema entrò in un periodo di crisi. Da alcuni anni i teatri di posa di Cinecittà hanno riacquistato la loro importanza e sono stati privatizzati. Non sono un esperto ma apprezzo molto l arte cinematografica. Posso dire di essere un appassionato, e quando posso vado al cinema che è l unico posto dove riesco a vedere i film dopo che ho smesso di vederli alla televisione da quando è subentrata la pubblicità ad interromperne la visione. Proprio nell ambito della Festa del Cinema, lo scorso sabato 30 Ottobre, ho avuto il piacere di vedere all auditorium il mitico film di Federico Fellini La dolce vita nella versione restaurata dal regista Martin Scorsese; evento a cui i mezzi di informazione hanno dato ampio risalto. Prima della proiezione è salita sul palco, accolta da un lunghissimo applauso, Anita Ekberg, forse l ultima protagonista vivente di quella pellicola, e poi lo stesso regista americano che ha curato il restauro di tanti altri film (cito uno per tutti il Gattopardo altro capolavoro della nostra cinematografia con Luchino Visconti regista). La passione per il cinema ha radici nella mia infanzia allorquando il nostro quartiere aveva ben due cinema : il cinema Balduina, dove oggi si trova un supermercato, ed il cinema Belsito, da quasi venti anni chiuso e recentemente acquistato dal Grande Oriente d Italia (Massoneria) che lo trasformerà in un centro polifunzionale (sala conferenze, archivio, biblioteca aperta al pubblico) con sorprendenti effetti architettonici. All inizio degli anni 60 la Balduina, quartiere da poco completato, aveva due moderne sale cinematografiche, mentre oggi i suoi abitanti se vogliono vedere un film devono spostarsi nei quartieri adiacenti con qualche disagio, specialmente per i meno giovani che avrebbero maggiormente gradito di avere un cinema piuttosto che un altro supermercato. Credo che piazza della Balduina sia il posto al mondo con la più alta concentrazione di supermercati, ben tre in meno di un chilometro quadrato. Ancora una volta si è data la preferenza alle attività consumistiche piuttosto che a quelle ricreative. Bisogna pur mangiare mi potrebbe obiettare qualcuno. Per me questo non fa onore a chi ci ha amministrato in questi anni che non ha fatto nulla per promuovere la riapertura di una sala cinematografica nel nostro quartiere. Ma voglio ritornare al cinema Balduina che per quelli della mia generazione (anni 50) ha significato qualcosa. Allora il ciclo commerciale dei film era diverso da quello attuale e la nostra era una sala cosiddetta di seconda visione che voleva dire che i film arrivavano dopo un po di tempo che erano stati proiettati nelle più importanti sale del centro di Roma. Uno dei film che maggiormente ricordo di quel periodo è il dottor Zivago del 1965 tratto dall omonimo romanzo di Boris Pasternak scrittore russo premio nobel nel 1958 per la letteratura che, tuttavia, non potè mai ritirare per l opposizione del regime comunista, tanto che il libro fu pubblicato in Russia solo nel Un altro cinema importante per me è stato il cinema Smeraldo (nome molto frequente per i cinema di quei tempi) che ho frequentato nella mia adolescenza a Gioia del Colle una cittadina in provincia di Bari dove ho vissuto con la mia famiglia per alcuni anni. Non molto tempo fa quel cinema di periferia è stato abbattuto per consentire l espansione edilizia della città ed ora al suo posto sorge un palazzo (un po come accade nel film Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore). Di quel periodo ricordo tutta la serie meravigliosa dei film spaghetti western di Sergio Leone, accompagnati dalle non meno meravigliose musiche di Ennio Morione. Io andavo allo Smeraldo il sabato pomeriggio (costo del biglietto 250 lire) dapprima con i miei compagni di liceo e poi con una sola compagna di liceo che da allora non si è più staccata da me perché è diventata mia moglie da oltre trenta anni. Devo confessare che molti di quei film non li ho visti proprio con attenzione ma la passione per il cinema è rimasta e il ricordo di quei due cinema mi è ancora molto caro. RICORDO DI UN AMICO Bianca Maria Alfieri Molti anni orsono, subito dopo essermi laureata in Storia dell arte dell India e dell Asia Centrale, venni nominata assistente straordinaria della stessa materia, e Pallora, direttore della Scuola Orientale della Sapienza, mi chiese di fare la segretaria della Scuola stessa, perché quella che avevano non era ancora laureata, e non conosceva altre lingue oltre all italiano. Accettai con piacere, perché così avrei avuto l opportunità di conoscere tutti i professori che insegnavano nei tre Istituti che confluivano nella Scuola, e leggendo gli articoli che loro mi consegnavano per trasmetterli all editore della Rivista degli Studi Orientali potevo imparare tante cose diverse. Fra i professori più gentili che incontrai c era quello di Lingua e letteratura persiana Alessandro Bausani, che scoprii subito essere un genio, a detta non solo dei suoi studenti, ma soprattutto dei colleghi, pur essi bravissimi. Bausani conosceva alla prefezione non solo il persiano(tanto che l allora Shah Reza Palhevi, nel conferirgli la più alta onorificenza del suo Paese gli disse: Professore, Lei sa il persiano meglio di me ), ma anche l arabo, che aveva imparato da solo studiandolo sulla grammatica storica della Veccia Vaglieri, durante le lezioni liceali che non gli interessavano granché. Ciò lo portò a redigere in italiano la migliore traduzione del Corano, anche secondo numerosi studiosi stranieri. Conosceva bene anche il turco, l hindi e il sanscrito, l urdù (parlato in Pakistan), il pashtu (una delle lingue dell Afghanistan), il maleseindonesiano), il thailandese, il birmano, abbastanza il cinese e il giapponese, tanto da poter tenere delle dotte conferenze in molte di quelle lingue. Per non parlare di quelle occidentali: oltre al francese, parlava e scriveva in spagnolo, portoghese, basco, tedesco, inglese, ungherese, polacco, in varie lingue slave, in russo, norvegese, danese e persino in finlandese, e naturalmente in esperanto. Fra le lingue sudamericane conosceva il quechua, parlato dagli indios dell Amazzonia, e persino la lingua, che non ricordo come si chiami, degli abitanti dell isola di Pasqua, ove aveva soggiornato per qualche tempo. Nonostante la sua straordinaria cultura, che non si limitava alla mera conoscenza delle lingue(non c era argomento, sia religioso che profano, su cui non sapesse darti una risposta) egli con sorridente bonomia soleva dire che quando si conoscono le prime cinque lingue, le altre vengono da sé. Gli amici mi raccontarono che un giorno gli chiesero di tradurre in albanese un testo che doveva servire per un processo. Egli accettò, dicendo che lo avrebbe restituito dopo una decina di giorni : quando gli obiettarono come mai gli ci volesse tanto tempo, rispose: Ma mi vorrete dare almeno qualche giorno per impararlo? Aveva un carattere affabile, che gli faceva trattare con lo stesso garbo il più umile pescatore di Porto Santo Stefano (dove soleva trascorrere le vacanze estive, guidando personalmente una barchetta a motore), e il più illustre cattedratico d ogni nazione. Naturalmente era invitato a tutti i convegni orientalistici che si svolgevano in ogni parte del mondo ai quali si recava volentieri, anche perché era un grande viaggiatore. Ad alcuni di questi ebbi la fortuna di partecipare anch io e così potei diventare grande amica della sua deliziosa moglie Elsa, che lo seguiva ovunque, visto che lui, a suo dire, non era assolutamente capace nemmeno di farsi la valigia.per motivi di spazio non mi è possibile raccontare qui gli innumerevoli aneddoti che costellavano la vita di questa coppia straordinaria, purtroppo prematuramente scomparsa. Vorrei ricordare tuttavia che Alessandro aveva il vezzo di dichiararsi tirchio, perché quando si andava al bar fra amici si faceva sempre offrire il caffè, mentre invece la sua casa, a pranzo o a cena, era sempre piena di ospiti, fossero essi colleghi o semplici conoscenti di varie nazionalità, a cui ebbi spesso il piacere e l onore di partecipare.era un lettore inesauribile: conosceva benissimo i libri di Sant Agostino e di San Tommaso, dei quali discuteva col padre, dirigente dell Azione Cattolica, fin da adolescente. Per addormentarsi talvolta rileggeva Kant o Keplero, in originale, ma amava moltissimo anche l astronomia, tanto da aver installato un piccolo telescopio sulla sua terrazza e nelle serate più limpide cercava di insegnarmi a riconoscere le varie costellazioni. Tuttavia, per restare un poco nel tema di questo numero del giornalino, vorrei ricordare come quest uomo di genio avesse una passione sviscerata per Totò: conosceva a memoria tutti i suoi film e si divertiva come un bambino a guardarne le smorfie e ad ascoltarne le proverbiali battute. Gli piaceva rivederle anche in televisione senza mai stancarsi: persino durante i suoi numerosi viaggi in Iran, se notava un cinema ove si proiettava un film di Totò tradotto in persiano, andava subito a vederlo e poi ci faceva sbellicare dalle risa ripetendo il buffo accento che prendeva il suo beniamino in quella lingua straniera. Quando gli facevano notare che la critica italiana considerava Totò poco più che un guitto, lui ci rispondeva che quei parrucconi non capivano niente del suo grande talento comico e pare proprio che ora i fatti gli abbiano dato perfettamente ragione, riabilitando completamente il Principe della risata. Addio, caro Alessandro, genio dal cuore bambino

7 LA GRANDE GUERRA Cesare Catarinozzi Quando ero bambino, all ingresso di ogni cinema era esposto il cartello bianco e nero o a colori per il film che sarebbe stato proiettato, Come dimenticare il primo Totò a colori? Io e il mio amico Domenico da ragazzetti cominciammo a fumare di nascosto (o almeno così pensavamo). E allora nei cinema si poteva fumare, protetti dall oscurità. Al cinema Cola di Rienzo proiettarono in bianco e nero La grande guerra ed io e Domenico, comprate le sigarette (10 Astor) ci accingemmo all impresa. A scuola di canto, alle elementari, ci avevano insegnato Il Piave e ci avevano imbevuto di retorica postfascista. I combattenti della guerra dovevano essere necessariamente grandi patrioti e non, come spesso nella realtà, poveri diavoli gettati in un conflitto più grande di loro. Un inutile strage bollò Papa Benedetto XV quella guerra. La ricostruzione bellica dell opera è, da un punto di vista storico, uno dei migliori contributi del cinema italiano allo studio del primo conflitto mondiale. Per la prima volta la sua rappresentazione venne depurata dalla propaganda retorica divulgata durante il fascismo e nel secondo dopoguerra, e per questo la pellicola ebbe problemi di censura al momento dell uscita nelle sale, e fu vietata ai minori di 18 anni. Fino a quel momento infatti i soldati italiani erano stati continuamente ritratti come valorosi disposti ad immolarsi per la patria. Il film denunciò inoltre l assurdità e la violenza del conflitto, le condizioni di vita miserevoli della gente e dei militari, ma anche i forti legami di amicizia nati nonostante le differenze di estrazione culturale e geografica. La convivenza obbligata di questi regionalismi (e provincialismi), mai venuti a contatto in modo così prolungato, contribuì a formare in parte uno spirito nazionale fino ad allora quasi inesistente, in forte contrasto con i comandi e le istituzioni, percepite come le principali responsabili di quel massacro. La grande guerra nacque da un idea di Luciano Vincenzoni, influenzato dal racconto Due amici di Guy de Maupassant. Pensato inizialmente per il solo Gassman, fu il produttore Dino De Laurentis a decidere di introdurre anche un personaggio per Sordi. La sceneggiatura integrava figure e situazioni provenienti da due libri famosi: Un anno sull Altipiano di Lussu, e Con me e con gli alpini di Jahier. Il giornalista e scrittore Carlo Salsa, che aveva combattuto realmente in quei luoghi, prestò la sua opera di consulente, arricchendo la trama, i dialoghi e lo sfondo, di particolari vividi ed originali. Le scene per la maggior parte vennero girate in provincia di Udine, Gemona del Friuli, nei dintorni di Tenzone, a Sella Sant Agnese, nel forte di Palmanova e a Nespoledo di lestizza dal 25 maggio a metà giugno del altre scene vennero girate in Campania a San Pietro Infine. Nel film il romano Oreste Jacovacci (Alberto Sordi) e il milanese Giovanni Busacca (Vittorio Gassman) si incontrano durante la chiamata alle armi della prima guerra mondiale. Seppure di carattere completamente diverso sono uniti dalla mancanza di qualsiasi ideale e dalla volontà di evitare ogni pericolo e uscire indenni dalla guerra. Attraversate numerose peripezie durante l addestramento, i combattimenti e i rari momenti di congedo (insieme ad un gruppo variegato di commilitoni e popolazione civile fra cui la prostituta Costantina, interpretata da Silvana Mangano), vengono comandati come staffette portaordini, mansione molto pericolosa, che viene loro affidata perché considerati come i meno efficienti a causa del loro limitato valor militare. Dopo aver svolto la loro missione, un repentino coinvolgimento della linea di fuoco li trasporta in territorio nemico e vengono catturati dagli austriaci. Sorpresi ad indossare cappotti dell esercito asburgico, trovati in una baracca, vengono accusati di spionaggio e minacciati di fucilazione. Sopraffatti dalla paura ammettono di essere in possesso di informazioni cruciali per l esito dello scontro, e pur di salvarsi decidono di passarle al nemico. L arroganza dell ufficiale austriaco ed una battuta di disprezzo verso gli italiani ( courage?! Fegato dicono Quelli conoscono soltanto fegato alla veneziana con cipolla, e presto mangeremo anche noi quello! ) ridà forza alla loro dignità portandoli a mantenere il segreto fino all esecuzione capitale ( Giovanni Busacca all ufficiale austriaco: e allora senti un po, visto che parli così mi te disi proprio un bel gnént!! Hai capito?!? Facia de merda!!! ). La battaglia si conclude con la vittoria dell esercito italiano, senza che nessuno venga a conoscenza del valore del loro sacrificio. Il confine tra vigliaccheria (o amore per la vita ed eroismo, è molto sottile. Sono convinto che in tutti noi sia presente, al momento opportuno, un Salvo D Acquisto, un eroe disposto a dare la vita per gli altri. Ho rivisitato il film assieme ai miei alunni malati terminali del Policlinico ed altri studenti del carcere romano di Rebibbia. Ho rivissuto assieme a loro le stesse emozioni provate un giorno lontano con il mio amico Domenico, fumando le prime sigarette. Lode all eroismo dell uomo comune, no alla retorica della guerra, che è sempre una tragedia, per chi la vive sulla propria pelle. IL REGISTA DEL FILM : MARIO MONICELLI Nato il 15 maggio 1915 da una famiglia di origine mantovana, Mario Monicelli è cresciuto nella Viareggio degli anni '30, respirando l'aria delle spiagge alla moda, allora al centro di vivaci attività letterarie e artistiche. Dopo gli esperimenti a passo ridotto e il pionieristico "Pioggia d'estate" girato nel 1937 insieme a un gruppo d'amici, l'esordio nella regia professionale avviene nel 1949, in coppia con Steno con il film "Totò cerca casa". Alcuni titoli lo hanno consegnato per sempre alla storia del cinema: "I soliti ignoti" del 1958 (con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Claudia Cardinale), considerato da molti la prima vera pietra miliare della commedia all'italiana; "La grande guerra" del 1959, affresco comico e antiretorico insieme, sul primo conflitto mondiale; "L'armata Brancaleone" del 1966, dove inventò uno spassoso medioevo che ci parla dell'oggi in una inverosimile lingua maccheronica che ha fatto epoca. E ancora "La ragazza con la pistola" (1968), "Amici miei", (1975), "Un borghese piccolo piccolo" (1978) e "Il marchese del Grillo" (1981) con un grande Alberto Sordi, fino alle prove più recenti come il delizioso "Speriamo che sia femmina" (1985), il corrosivo "Parenti serpenti" (1992), l'irriverente "Cari fottutissimi amici" (1994, con Paolo Hendel) e l ultimo La rosa del deserto con Alessandro Haber, Giorgio Pasotti e Michele Placido (2006)

8 YANKEES DOODLE Alfredo Palieri Il famoso motivetto del titolo era cantato dai soldati americani che nel 1917 si recavano nelle trincee francesi. Me lo ricordo nel film La grande parata (nella foto), versione sonora del 1931, del regista King Vidor ed interpretato da John Gilbert. Il film era uscito in versione muta nel 1925 e, grazie ad una sofisticata tecnica per l epoca, fu trasformato brillantemente nella nuova realtà parlata. Quando io l ho visto avevo 7 anni. Negli anni successivi sugli schermi del cinema ci furono la bambina prodigio Shirley Temple e le scroscianti risate provocate dai buffi Stanlio & Ollio, le cui comiche si faceva proiettare nella sua saletta privata anche Mussolini. Per allenarci alla conoscenza della Storia, ecco poi Ben Hur, Scipione l Africano e infine La carica dei 600. L avanzata dei cavalieri nella pianura di Bataclava in Crimea era reso con arte magica e lo schermo sembrava esaltarsi allo scalpitio dei cavalli! Quanti di noi, allora ragazzi che giocavamo per le strade assai più sicure di oggi, hanno imitato i giovani protagonisti del film I ragazzi della via Paal, il film tratto dal celebre romanzo di Ferenc Molnar? A scuola, sotto il fascismo, ci conducevano insieme ai Balilla e agli avanguardisti a vedere le imprese dei nostri soldati che combattevano in Etiopia nel film Luciano Serra, pilota interpretato dal famoso Amedeo Nazzari, fascinoso divo coi baffi. Erano anche gli anni dei fratelli De Filippo, semplicemente strepitosi nelle loro commedie napoletane. E poi ancora ecco Angelo Musco, comico siciliano. Divertentissimo il suo film Cinque a zero con la partecipazione di tutta la squadra calcistica della Roma, con i suoi giocatori dell epoca Ferraris IV, Bernardini, Mattei, Eusebio, Martini, Masetti, Volk, Leonardi, Fasanelli, Dugoni. Per giustificare la sonante sconfitta calcistica gli attori cantavano Sarà la luna? Sarà sfortuna? E allora che sarà? Ma è la donna, già si sa!. Un altra celebre canzone era Impara a fischiettar! del film Biancaneve e i sette nani, il più famoso film a cartoni animati di tutti i tempi. Walt Disney dovette anche ipotecare la sua casa per finanziare la produzione del film, che alla fine costò più di un milione e mezzo di dollari, una cifra astronomica per il La figlia di un maestro di ballo di Los Angeles, Marjorie Belcher, allora sedicenne, fu scelta da Walt Disney per interpretare Biancaneve: i suoi movimenti aggraziati furono filmati ed utilizzati nella tecnica del rotoscope per la realizzazione del lungometraggio che valse all autore uno speciale premio Oscar, meritatissimo. Il suo film, insieme a Via col vento è quello che ha incassato più di tutti nella storia del cinema. Nel 1940 in Italia le ragazze impazzivano per Roberto Villa e per il suo film Maddalena, zero in condotta, diretto dal regista Vittorio De Sica che otto anni più tardi girerà il celebre Ladri di biciclette. Importanti in quel periodo anche i film di guerra americani. Ricordo La famiglia Sullivan del 1944, con i cinque fratelli che cadevano tutti in guerra combattendo contro i giapponesi. Van Johnson, Clark Gable e Tyrone Power erano i nuovi idoli d oltre oceano. Meravigliosi e dolcissimi arrivarono anche i film dell italo americano Frank Capra, primo fra tutti La vita è meravigliosa del 1946 tratto da un racconto di Philip Van Doren. Nota curiosa: il personaggio del bieco e avaro Henry Potter, antagonista di James Stewart nel film, ha un nome simile al maghetto Harry Potter, il maghetto uscito recentemente dalla penna della scrittrice inglese J.K. Rowling Il severissimo Centro Cattolico Cinematografico iniziava intanto a stilare le sue classifiche di consigliata visione per i film: TUTTI, ADULTI, ADULTI CON RISER- VA (che non era chiaro che volesse dire esattamente), fino all inevitabile ESCLUSO. Furono proibiti tra l altro La cena delle beffe diretto da Alessandro Blasetti, tratto dall'omonimo dramma di Sem Benelli e Il ponte di Waterloo di Mervyn LeRoy. L attrice Clara Calamai era sempre sull orlo dello scandalo e i ruoli osèe che la legano indissolubilmente alla storia del cinema sono senz'altro quelli da lei sostenuti in Ossessione di Luchino Visconti (1942), dove sostituisce all'ultimo momento Anna Magnani, e in L'adultera (1946) di Duilio Coletti, grazie al quale vince un Nastro d'argento. Ma, amici, udite udite, sapete che il film del 1951 Arrivano i Nostri di Mario Mattoli che porta il nome del nostro giornalino fu escluso dalle visioni? Non ho mai capito perché. Ricordo che nel cast c erano Franca Marzi, Walter Chiari, Riccardo Billi e Mario Riva. Nella storia c erano ragazzi e ragazze che scorazzavano in auto tra Bologna e Milano. Boh. Del resto, sessant anni fa, c erano riserve anche se si vedevano appena le caviglie delle ragazze. Ma nulla di tutto questo ha mai fermato e fermerà la magica e meravigliosa arte che si chiama cinema, parola di spettatore! SORRISI Gregorio Paparatti Uno scozzese ha comprato una bottiglia di whisky e la messa nella tasca della giacca. Appena uscito dal negozio,inciampa e cade.rialzandosi, nota una chiazza scura sulla giacca e sui calzoni, e dice: -Signore,ti prego, fa che sia sangue! Il padre al fidanzato della figlia: -Sara si sta preparando;nell'attesa ti do qualche cosa da leggere: ecco il "Signore degli anelli" e quando l'avrai finito ti porto "Guerra e Pace". In tribunale,il giudice si rivolge all'imputato dicendo: -I testimoni affermano che quella sera lei era così ubriaco che cercava di arrampicarsi sul lampadario. E vero? -Beh signor giudice, è vero che cercavo di arrampicarmi, ma non era ubriaco. Volevo solo fuggire a due leoni che mi inseguivano. Dopo aver spinto per almeno due ore una pesante ruota che ha scolpito nel granito,un uomo preistorico arriva all'ufficio brevetti annunciando: - Ho inventato l'ernia! - 8 -

9 LA GRANDE MAGIA Marco Di Tillo Verso la fine degli anni cinquanta i miei genitori prendevano in affitto una casetta ad Ostia durante l estate. La sera, qualche volta, si andava all arena Cucciolo che credo esista ancora. All epoca andare al cinema era il divertimento maggiore. Le sale traboccavano sempre di spettatori anche se i sedili erano di ferro, piuttosto scomodi e lo schermo sembrava un enorme lenzuolo appeso al muro di calce bianca. Prima dell inizio c era sempre un gran fracasso. Comitive di ragazzini che si rincorrevano, famigliole che litigavano per accaparrarsi il posto migliore, tipetti che sgranocchiavano mostaccioli e caramelle, altri che mangiavano bruscolini e lupini sputacchiando le bucce dappertutto, fidanzati che si baciavano irrispettosi nelle ultima fila di sedili, incalliti viziosi del tabacco che deliziavano il prossimo con il triste fumo delle sigarette o, peggio, dei sigari toscani e qualche altro che si era portato da casa anche il classico fiasco del vino e ogni tanto offriva un cicchetto ai vicini. Insomma era proprio una gran caciara come diciamo noi romani. Ma poi, improvvisamente le luci si spegnavano, lo schermo si illuminava, la proiezione aveva inizio e subito nella sala trionfava il silenzio e tutti si concentravano per vedere le immagini dei loro eroi del momento. Ecco, è proprio quella la grande magia del cinema. Seduti al fresco sotto le stelle dell estate, le persone dimenticavano i propri piccoli problemi e si concentravano su altro, entrando in un mondo di fantasia, di avventura, di risate, a seconda della tipologia di film. Lo so, anche i libri permettono una magia simile e anche il teatro, l opera, i concerti. Ma il cinema è diverso. Forse perché vedi i personaggi in carne ed ossa, ti identifichi con loro, ti sembrano vecchi amici. E poi è un arte relativamente recente, cresciuta anche un po insieme a noi. La prima pellicola La sortie des usines Lumiere venne girata dai fratelli Lumiere il 19 marzo 1895, quindi sono passati solo centoquindici anni. Se si pensa che la nascita del teatro si fa risalire addirittura agli uomini primitivi poiché sappiamo per certo che alcuni loro rituali sfociavano in vere e proprie rappresentazioni e che i più antichi esemplari di libro appartengono al I secolo a.c. e che erano sotto forma di rotolo e per lo più scritti a mano su papiro, allora vediamo quanto è ancora giovanissima questa creatura chiamata cinema che si è sviluppata tutto nel corso del ventesimo secolo. È vero, oggi le tecniche si sono raffinate velocemente. Ma il succo è sempre lo stesso. Non importa se in Cinemascope, Cinerama o 3D : la magia resta intatta come prima, quando c erano solo sbiadite immagini in bianco e nero e storie, tante storie diverse che ci hanno fatto piangere, ridere, sognare. Sarà forse per questo che come copertina di questo numero di Arrivano i nostri ho scelto un immagine da Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. L ho scelto un po perché ha vinto l Oscar come miglior film straniero nel 1990 ma soprattutto perché è uno dei miei preferiti. Direi che lì dentro c è proprio tutto. La commedia, la filosofia, la storia, la nostalgia, la forza. E un grande film che riesce a farmi commuovere ogni volta che lo rivedo. Il regista, che probabilmente non si è più ripetuto su tali livelli espressivi, ha raccontato un po la sua storia, quella di un ragazzino nato in un piccolo paese della Sicilia, innamorato del cinema e desideroso di andare sul continente per inseguire il proprio sogno. Ma per farlo deve voltare le spalle al suo paese, ai propri affetti. Non tornare più! Non voltarti indietro! gli dice il proiezionista-mentore Alfredo, quasi supplicandolo. E lui ascolta il consiglio. Parte per Roma iniziando a lavorare nel mondo del cinema e ritorna al suo paese solo dopo molti anni, da regista affermato. Torna per il funerale di Alfredo, assiste sgomento alla demolizione del suo cinema Paradiso, riabbraccia la vecchia mamma che per tutto quel tempo gli ha mantenuto intatta la sua stanza da ragazzo, senza spostare nulla. Sul proiettore ad 8mm c è ancora il filmino con le immagini in bianco e nero del suo primo grande amore. E mentre scorrono, insieme alle sue lacrime, forse vengono giù anche le nostre ricordando qualche amore passato, il tempo della giovinezza, delle persone e delle cose che non ci sono più o che sono cambiate per sempre. NUOVO CINEMA PARADISO Al suo debutto nelle sale cinematografiche, Nuovo cinema Paradiso fu un trionfo solo a Messina, mentre nelle sale di tutta Italia stava invece registrando un vero e proprio flop. A svelare i retroscena inediti è stato proprio il regista Giuseppe Tornatore che nel giugno 2010 ha ricordato: "Lo fecero vedere gratis, con la promessa che se fosse piaciuto, avrebbero pagato il biglietto". Così è stato. Quando il film uscì nel 1988, nelle sale italiane non andò a vederlo nessuno. Gli incassi furono disastrosi, tranne a Messina, dove il film andò benissimo e non capivamo il perché. Il gestore del cinema "Aurora" si ostinò a tenerlo in cartellone, invitò la gente a entrare gratis e se il film fosse piaciuto alla fine avrebbero pagato. Fu un trionfo che poi si espanse in tutta Italia. Già in precedenza a Messina aveva riscosso un successo inaspettato un film che era stato ignorato nel resto d'italia era successo nel 1981 con il film di Massimo Troisi, Ricomincio da tre. Fulvio Lucisano, produttore del film, nell'intervista per l'edizione in DVD di Ricomincio da tre, ricorda che portò il film in prima proiezione assoluta a Messina quando nessuno era interessato, da quell'entusiasmante debutto iniziò l'enorme successo del film. Una frase del film, "Ora che ho perso la vista ci vedo di più" è stata inserita in italiano nella canzone Take the time, al minuto 3 e 45 secondi, dal gruppo americano progressive metal Dream Theater, contenuta nell'album Images and Words del Il paesino della Sicilia Giancaldo, che appare nel film, non esiste realmente ma è solo un'invenzione di Giuseppe Tornatore; anche il cartello della stazione ferroviaria che appare nel lungometraggio è stato piazzato dal regista per rendere meglio l'effetto scenico. Le scene del film sono state girate principalmente a Palazzo Adriano e a Cefalù, in provincia di Palermo; la facciata del Cinema è stata costruita nella piazza principale del paese, mentre l'interno è stato allestito dentro la Chiesa della Madonna del Carmelo. Palazzo Adriano, il paese in cui è stato girato il film, oggi è diventato una famosa meta turistica grazie alle sue bellezze storico-naturalistiche rese visibili dalla pellicola di Giuseppe Tornatore. Recentemente alcune scene del film sono state utilizzate per lo spot televisivo di lancio della nuova FIAT 500: Alfredo che accende il proiettore durante la prima proiezione privata per padre Adelfio, e Salvatore che ride assistendo ad una pellicola di Charlie Chaplin. In una recente puntata dei Simpson viene rievocata una carrellata di baci con la stessa colonna sonora del film, chiaro tributo alla pellicola di Tornatore Nella versione internazionale del film, durante lo scorrimento dei titoli di coda appaiono alcune scene prese dal film stesso, e tra queste appare qualche secondo dell'incontro tra Salvatore ed Elena da adulti, sebbene in questa versione la scena sia stata tagliata

10 E ALLORA SI VA COMUNQUE AL CINEMA Giancarlo Bianconi LA PASSIONE DI CRISTO Roberto Vecchione Il film La passione di Cristo, uscito nelle sale dei cinema il 25 febbraio del 2004, racconta le ultime dodici ore della vita di Gesù ed inizia con la preghiera nell orto del Getsemani, dove Cristo s era diretto al termine dell ultima Cena e dove resiste alle tentazioni di Satana. Tradito da Giuda, viene portato davanti a Ponzio Pilato, governatore romano della Palestina, il quale offre al popolo di scegliere se salvare la vita di Gesù, già flagellato, o quella del criminale Barabba. Il male sembra vincere e viene scelto Barabba; Gesù attraversa Gerusalemme e sale sul Golgota portando sulle spalle la croce, per essere poi crocifisso davanti alla madre Maria ed altre donne, tra le quali Maria Maddalena, e morire verso le tre del pomeriggio. Il film ha provocato un forte coinvolgimento emotivo e spirituale anche da parte dei non credenti ed indubbiamente ha suscitato momenti di riflessione circa il mistero della Santissima Trinità: in una sola entità l unione delle tre persone divine del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (mediante cui il Padre compie le opere della creazione, della rivelazione divina e della salvezza). Le tre persone non sono parti di Dio, ma ognuno è Dio. Debbo confessare apertamente che provo più di una difficoltà ad accostarmi a questo tema poiché il cinema non rientra tra le mie passioni più vive. Con ciò - sia subito ben chiaro - non intendo affatto asserire che non mi piaccia o che non ci vada, anzi! Ci vado, e anche con una certa frequenza peraltro. Intendo dire solamente che dinanzi ad un film - anche se di grande successo - non riesco a provare che emozioni di appena sufficiente intensità. La musica - la musica classica, quella con la emme maiuscola cioè - è una delle mie poche, ma prepotenti, passioni. In un contesto del genere uno dei pochi film che è riuscito, e riesce ancor oggi, a toccare tutte le mie corde è quello - ma sarebbe più corretto dire quelli - della serie di don Camillo. Perché? La ragione è presto detta; occorre, però, fare preliminarmente un moderato balzo indietro negli anni. E cioè a quando ero poco più che ragazzino. A quell epoca mio padre, quando decideva di tornare al proprio paesello di origine, in Umbria, (il che accadeva in genere circa tre-quattro volte l anno quando era ancora in vita mia nonna) mi si portava sempre dietro per compagnia. E lì, nel corso di tutta la giornata di permanenza, avevo l occasione - unica, come ognuno può ben immaginare - di assistere, ma più che di assistere direi proprio di vivere quasi, la quotidianità degli abitanti del luogo, peraltro in gran parte amici o comunque coetanei di mio padre, ed affrontare con loro i vari problemi, piccoli o grandi che fossero, che di volta in volta si presentavano loro: dalla preparazione della festa del Santo patrono all allestimento, immancabilmente proprio davanti alla chiesa parrocchiale, di quanto necessitava al comizio che prossimamente avrebbe tenuto un determinato candidato in occasione delle elezioni ormai imminenti, dalla preparazione del consueto torneo di ruzzolone e relativa scelta dei premi all organizzazione delle onoranze funebri - in dialetto locale storpiate in assequio (da esequie, ndr) - di un qualche paesano appena deceduto, compresa la redazione, stampa e affissione dei relativi avvisi murali, dalla selezione degli arredi, sacri e non, per la chiesa parrocchiale in occasione della prossima visita pastorale del Vescovo alla scelta dei brani musicali da eseguirsi per l occasione non solo da parte della piccola fanfara locale ma soprattutto da parte dei campanari con i loro ingombranti strumenti, dai festeggiamenti in onore di una qualche giovane coppia in occasione del proprio matrimonio alla preparazione della locale fiera del bestiame... e così via. Il tutto vissuto con grande impegno, coscienza e gran senso di responsabilità da parte non solamente dei singoli incaricati (la cui scelta peraltro non era stata scevra di infinite complicazioni e aspre discussioni, come veniva raccontato a mio padre con dovizia di particolari) ma anche dei rispettivi aiutanti e collaboratori, quasi sempre, cosa stupefacente, tutti o quasi, in totale contrapposizione ideologica. Avevo modo, in sostanza, di assistere - di vivere, come detto poc anzi - la vita di una piccola comunità e di saturarmi così di quella sana e genuina atmosfera paesana, ruspante come si direbbe oggi, all epoca già assolutamente inesistente in città, e, presumo, oggi scomparsa del tutto anche nelle similari piccole comunità. Sana, genuina e rustica atmosfera che ho ritrovato, e rivivo tuttora, nell assistere a uno qualsiasi dei films della serie di don Camillo che ancora oggi, quando viene programmato in televisione, guardo immancabilmente con immutato piacere. Mi sembra, infatti, di ritrovare me stesso in quelle situazioni, talvolta comiche altre volte serie se non addirittura tragiche, che vengono rappresentate nel film, e di rivivere insieme ai personaggi che appaiono sul teleschermo pressappoco le analoghe vicende di allora e riprovare le medesime sensazioni ed emozioni del tempo della mia fanciullezza. Si tratta forse di nostalgia per un sistema di vita ormai totalmente scomparso? Forse dovrei proprio dire di sì. Oggi, che mio padre non c è più, quando mi reco al suo paesello per andare a far visita al piccolo cimitero dove riposano i nonni e alcuni zii, non trovo più, infatti, quella atmosfera di allora; sembra che su quei luoghi sia calato una profonda e silenziosa notte; non si vede più nessuno, infatti, nelle viuzze un tempo pullulanti di persone, e i pochi paesani che si incrociano sembrano ignorarsi reciprocamente, quasi estranei fra loro. Tutti impegnati con i propri mezzi tecnici e teconologici quasi non parlano più fra di loro perché non hanno più occasioni di incontro; la piccola osteria ovviamente non esiste più per la semplice ragione che oggi non avrebbe proprio più alcun senso dal momento che non avrebbe più la possibilità di svolgere quella funzione che aveva un tempo, di luogo d incontro e di scambio cioè. Oggi, infatti, tutti, giovani e meno giovani di ambo i sessi, sono motorizzati per cui con i loro più o meno potenti mezzi di locomozione si recano abitualmente nelle cittadine circonvicine dove esistono molteplici occasioni di svago e di varia natura sopratutto. Ovvero, con gli attuali strumenti tecnologici a disposizione si ritirano in casa o nei luoghi a ciò deputati e passano il tempo libero con la play station, Internet o altre diavolerie del genere in completa ed assoluta compagnia solamente di se stessi. Ecco allora il grande merito che presentano, almeno per me, i films di don Camillo: quello, cioè, di farmi respirare sia pure per poco più di un oretta quella sana e genuina atmosfera paesana, come l ho definita poc anzi, ormai perduta per sempre. E il cinema di oggi? Eh, il cinema di oggi... secondo il mio parere del tutto personale, presenta un panorama assai desolante. Gran parte delle pellicole in corso di programmazione, infatti e sempre salvo qualche eccezione peraltro molto rara, non sono altro che o un ostentata parata di effetti spettacolari che certamente ci lasciano impressionati in quanto ci inducono a considerare l avanzata tecnologia raggiunta che ha consentito la realizzazione di tal genere di effetti, ovvero narrazione di vicende assolutamente borderline - come dicono le persone che parlano bene - e cioè al limite dell inverosimile e della pornografia ma, in compenso, sature di turpiloquio, specialmente quelli - chissà poi perché, o forse, dovrei dire, si sa fin troppo bene il perché - in uscita e in programmazione sempre in occasione delle festività natalizie (i famosi cine-panettoni); ovvero ancora rappresentazioni con trame, talvolta pure avvincenti e intriganti, ma con un epilogo assolutamente ermetico tanto che quando esci dalla sala ti domandi «ma che avrà voluto dire il regista?». E poi ci sono i films talora anche gradevoli ma che, comunque, non suscitano alcuna emotività a parte, forse, un qualche appena percettibile sorriso, e, infine, quelli belli e interessanti. In breve: poche sono le pellicole che, quando esci dalla sala, non ti inducono ad esclamare malinconicamente «ma chi me l ha fatto fare? E ci sono pure andato a spendere i soldi per il biglietto?». E allora? E allora si va comunque al cinema: ci si va sempre con la speranza di assistere ad uno spettacolo quanto meno piacevole se non proprio bello. E qualche volta ci si riesce pure. Ma comunque don Camillo... Il concetto cristiano di Trinità è impossibile da spiegare o comprendere in termini umani e razionali, eppure ci fa capire che Dio è Amore, in quanto non lascia l uomo solo, ma lo colloca in una comunione di persone in grado di ricevere e di donare amore, a sua immagine e similitudine. Ogni uomo ha in sé la possibilità di avvicinarsi all immagine divina; la famiglia cristiana è una comunione di persone, segno di quella del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per amare non sono sufficienti la buona volontà e la libertà, ma è necessario misurarsi con l Amore immenso di Dio. Quanto più si cerca l amore trinitario in noi stessi, sempre più si ha voglia di cercarlo e di comprenderlo e di acquisire nuovi parametri di orientamento sul mistero di Dio e dei rapporti tra l uomo e il creato e nelle relazioni fra gli esseri umani. Strettamente collegato a tale mistero è quello della resurrezione: Gesù Cristo, patendola, ha distrutto la morte con la morte, ha salvato il genere umano dal nulla, ha reso immortale l anima dell uomo, gli ha consentito di desiderare la felicità eterna, ha svergognato il demonio e i suoi inganni, ha distrutto la morte dell uomo donandogli la vita ultraterrena. Ne consegue che se l uomo con la sua volontà tenta di realizzare quella di Dio si può salvare dal nichilismo e può vivere sereno e felice, nonostante le tentazioni e le idolatrie della vita quotidiana, con una coscienza della realtà basata su principi di intelligenza e di amore auto ed etero diretti

11 CINEFORUM, CHE PASSIONE! Alessandra Chianese Cronache dal Ventesimo secolo. Correva l anno o meglio eravamo alla fine degli anni 70, inizio degli anni 80. Eravamo studenti, a cavallo fra la fine del liceo e l inizio dell università. La passione per il cinema era un tratto comune a molti di noi, a volte era solo un pretesto per uscire il sabato e la domenica, a volte qualcosa di più. I soldi non erano tanti e poi c era un gusto particolare nel riuscire a divertirsi spendendo il meno possibile. I luoghi deputati appartenevano a due categorie ben precise: i cinema di seconda visione e i cineforum. Il quartiere disponeva di ben due cinema, il Balduina e il Belsito. Per chi voleva qualcosa di ancor più economico c era anche il Doria. I film arrivavano in periferia dopo mesi dall uscita nel circuito principale. Pagando un biglietto di ingresso, si poteva assistere anche a più proiezioni successive. La programmazione era varia, dalla commedia all italiana, ai film americani, a ridosso dell estate venivano riproposti i classici. Per i veri cinefili, però, il cineforum era un esperienza diversa. In quegli anni spuntavano come funghi, nelle scuole, nelle parrocchie, presso le associazioni universitarie. Alzi le mani chi non li ha frequentati almeno qualche volta. La scelta dei film da proiettare era legata a svariati criteri, si passava dalle retrospettive di determinati registi o attori, alle selezioni di filmografie di paesi emergenti, alle rassegne a tema. Il rituale delle proiezioni era immutabile. All ingresso veniva consegnato un foglio ciclostilato con le note salienti sul film (cast, biografia del regista, ) dello spettacolo. La sala era quasi sempre ricavata in uno scantinato assai umido e freddo, le sedie di legno ribaltabili facevano un rumore incredibile ogni volta che ti muovevi. Prima della visione si svolgeva una breve introduzione tenuta dall organizzatore. Nei casi migliori si trattava di un critico cinematografico che forniva chiavi di lettura e spunti per quanto avremmo visto di lì a poco. La proiezione si interrompeva spesso per guasti di varia natura, il sonoro era sui generis. Ricordo di aver visto Morte a Venezia di Visconti nel cineforum della mia parrocchia, con una colonna sonora che invece della musica di Mahler era un susseguirsi ininterrotto di fruscii. Il pezzo forte era il dibattito finale. Si accendevano le luci. Il critico afferrava il microfono e pronunciava la frase fatidica: Chi vuole intervenire?. Chi non era riuscito a dileguarsi, rimaneva lì, in un silenzio imbarazzato, sperando che qualcun altro si facesse avanti. A volte la situazione si sbloccava e ne veniva fuori qualcosa di interessante, a volte, dopo ripetuti e pressanti inviti, partivano interventi senza molto senso e la discussione si chiudeva rapida. Al di là di questi aspetti aneddotici, devo, però, riconoscere che il mio gusto cinematografico, la conoscenza dei registi principali, la sensibilità su certe tematiche e su come vengono affrontate e svolte nei film, sono nati proprio allora. E stato proprio frequentando i cineforum che ho conosciuto le opere di registi importanti come Visconti, Fellini, Truffault, Rohmer e che ho imparato ad apprezzare un film non solo per gli effetti speciali. E perché questo non rimanga solo un bel ricordo e una nostalgia del passato, lancio uno spunto. Potrebbe essere interessante proporre ai nostri figli (fascia di età post-cresima/giovani) l organizzazione di qualcosa di simile? CINEMA, CHE PASSIONE! Vittorio Paletta Davanti al foglio bianco sto pensando a come raccontare la mia passione per il Cinema e a quando è nata questa mia passione e, mentre cerco nei ricordi che si affollano pian piano sempre più vividi nella memoria, di colpo comprendo che raccontare dei film è raccontare della mia vita, perché le diverse stagioni di film che si sono susseguite hanno tessuto il canovaccio delle mie stagioni ed hanno contribuito, nel bene e nel male, alla mia formazione, alla mia crescita, a rispondere a domande di conoscenza e cultura. Cerco di ricordare, e come dimenticare?...la primissima volta che sono stato al cinema è stato con mio padre, che mi portò al cinema Adriano a vedere, e per ben due volte, la Corazzata Potemkin (sic!!).avevo forse 7 o 8 anni un emozione fortissima.non capii nulla e mi rimase impressa a lungo solo la caduta della carrozzina dalle scale. Dopo quella esperienza cominciai ad andare al cinema con mia madre.era tutta un altra cosa! Andavamo al cinema Giulio Cesare, alle 2 di pomeriggio, dopo aver mangiato di corsa perché c era sempre una lunga fila per entrare; spesso rimanevamo in piedi per tutto il film, oppure entravamo verso la fine della prima proiezione per essere pronti a metterci seduti quando i primi si alzavano per uscire; era sempre caldo e confusione ma io adoravo quella magìa che si creava quando spegnevano le luci, il rumore si placava e iniziava il fim (anche se già sapevo la fine) I miei film preferiti erano a quel tempo Tarzan con Werstmuller e tutti i film western! Tarzan era in assoluto...il Bene!: fortissimo da dominare la natura e gli animali feroci e allo stesso tempo protettore delle creature più deboli, difensore delle culture di altri popoli a me assolutamente sconosciuti. Dei western invece mi interessavano gli avventurosi viaggi dei pionieri che alla fine vincevano sempre sui terribili selvaggi e battevo le mani con entusiasmo quanto Arrivavano i Nostri! Se ci penso oggi, i western hanno inciso molto nella mia formazione di adolescente; solo parecchio tempo più tardi ho scoperto quanto fossero distanti dalla verità, solo quando cominciai a leggere la storia e a pormi delle domande e a discutere poi vennero film diversi sull argomento del tipo Soldato blù, che sovvertiva completamente la visuale del bene e del male. ma dovevano passare tanti anni ancora! La sorella di mia madre mi portò a vedere, per ben 7 volte, il film Via col Vento, perché prima, se un film piaceva, lo tornavi a vedere e a ri-vedere. Fu un altro piccolo tassello nella mia crescita: la conoscenza delle guerre civili e d indipendenza e la conoscenza della schiavitù nel profondo Sud americano ma Mamie che abbozzava un Sì, Badroncina! ad ogni capriccio e sventura di Rossella, i neri che parlavano all infinito ed erano sempre perdenti, mi disturbavano, anche se adoravo in complesso tutto il film. Come allora, ancora oggi, se mi capita, mi commuovo al riso o alle lacrime a vedere tutti i film di Charlie Chaplin! ricordo Il Grande Dittatore e il suo discorso finale che sentivo mio in ogni parola tanto che la prima volta ho pianto ero ancora molto giovane! Un ricordo-flash inizi anni 50 andai al cinema con mio padre e mia madre in compagnia di una coppia di amici e le loro due figlie. Era inverno e doveva essere una giornata fredda perché il film lo vedemmo con indosso il cappotto. Finita la proiezione notai che, nel mentre noi uscivamo, gli amici si erano tolti il cappotto e si erano seduti nuovamente in posti diversi. Chiesi ai miei: perchè? Mio padre mi rispose che era il modo più economico di passare la giornata, dimenticare per un po le privazioni, stare al caldo e sognare; i posti diversi e i cappotti stavano ad indicare che erano entrati nel secondo spettacolo. Era il periodo del neorealismo di Rossellini e di De Sica, di film come Sciuscià, Roma Città aperta, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano tutti spaccati di vita che noi abbiamo veramente vissuto! Per fortuna le cose cambiarono e molto in fretta! Arrivò la fine degli anni 60 e la mia voglia di conoscenza mi condusse al cinema d essai; andavo al Cinema Rialto, portavo i maglioni a collo alto e intervenivo ai dibattiti finali sui film (uno per tutti Il Vangelo secondo Matteo, presente il regista: Pier Paolo Pasolini!) Poi venne l Amore e. costrinsi l allora mia fidanzata a vedere tutti i film di Michelangelo Antonioni; andavamo al Cinema Balduina, alla programmazione delle tre del pomeriggio e credo che il numero massimo degli spettatori fu di 6-7 persone per il film L Eclisse con Monica Vitti (ancora mi domando perché la mia attuale moglie non mi lasciò allora... forse era vero amore!). Eppoi eppoi il matrimonio, i figli, tutto il percorso lavorativo tutta la vita, sempre scandita da qualche film che ha segnato tanti momenti significativi della mia vita: sono andato al cinema quando ero allegro con gli amici, quando ero triste per rallegrarmi, quando ero addolorato per distrarmi, quando ero annoiato per divagarmi, quando non sapevo come riempire il tempo e quando avevo pochissimo tempo da perdere ma ero attirato da una trama, da una musica, da una storia ed è stata sempre una grande passione!

12 FILM DI ARGOMENTO RELIGIOSO LA VIE ET LA PASSION DE JESUS CHRIST Fratelli Lumiere 1898 UOMINI DI DIO Xavier Beauvois 2010 IL GRANDE SILENZIO Philip Groning 2005 LA PASSIONE DI CRISTO Mel Gibson 2004 LA PIU GRANDE STORIA MAI RAC- CONTATA George Stevens 1965 KING DAVID Bruce Beresford 1985 ATTI DEGLI APOSTOLI Roberto Rossellini 1969 ATTI DEGLI APOSTOLI Franco Rossi 1969 I DIECI COMANDAMENTI Cecil de Mille 1956 GESU DI NAZARETH Franco Zeffirelli 1977 LA BIBBIA John Huston 1966 LA CITTA DEI RAGAZZI Norman Taurog 1938 BERNADETTE Henry King 1943 KAROL Giacomo Battiato 2005 CIELO SULLA PALUDE Augusto Genina 1949 MARIA GORETTI Giulio Base 2003 PADRE PIO Carlo Carlei 2002 DON BOSCO Lodovico Gasparini 2004 IL VANGELO SECONDO MATTEO Pier Paolo Pasolini 1964 IL RE DEI RE Nicholas Ray 1961 MARCELLINO PANE E VINO Ladislao Vajda 1955 FRATELLO SOLE SORELLA LUNA Franco Zeffirelli 1972 E VENNE UN UOMO Ermanno Olmi 1965 CAMMINA CAMMINA Ermanno Olmi 1983 FRANCESCO GIULLARE DI DIO Roberto Rossellini 1950 UN GIORNO NELLA VITA Alessandro Blasetti 1946 LA PORTA DEL CIELO Vittorio De Sica 1944 PEPPONE E DON CAMILLO UNA SERIE CHE NON STANCA Luciano Milani Nella mia lunga vita confesso che non sono mai stato un appassionato cinefilo. Ho sempre preferito il teatro, perché più rispondente alla mia natura di soggetto amante della realtà, e in certo qual modo il teatro, con la fisicità degli attori, mi dà il senso della concretezza, anche se naturalmente anch esso è rappresentazione di una realtà ideale creata dall autore attraverso l attore. Negli anni 52 65, tuttavia, mi appassionarono moltissimo i film di Don Camillo e Peppone realizzati dalla Cineriz, con le regie di Julien Duvivier, Carmine Gallone e Luigi Comencini (l ultimo della serie: Il compagno Don Camillo 1965). Com è noto, i due personaggi sono una creazione letteraria di Giovannino Guareschi, impersonati dagli attori Fernandel e Gino Cervi. L eccezionale bravura dei due attori, calati nella realtà politica del periodo storico vissuto nel nostro Paese e la continua, ilare riflessione a cui i film inducevano, affascinarono ed ancora affascinano tre generazioni di spettatori. Ma a parte i momenti ricreativi e riposanti che offrivano a tutti, mi inchiodavano allo schermo i caustici battibecchi tra i due protagonisti e i sofferti colloqui tra il Crocifisso e Don Camillo. All uscita del primo film si era già nel periodo di piena guerra fredda e dopo la sconfitta del Fronte Popolare (18 aprile 1948), la lotta ideologica tra democristiani e comunisti era divenuta sempre più accesa. Guareschi aveva dato un contributo notevole alla vittoria dello Scudo Crociato, da fervente cattolico qual era. Fu lui che creò lo slogan Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no e molti altri testi che venivano stampati nei manifesti elettorali. Per esempio: il manifesto raffigurante scheletri di prigionieri italiani morti di stenti nelle gelide steppe russe. Quello di eccezionale efficacia sui molti familiari dei caduti in Russia, dei quali non si conoscevano neppure i luoghi del seppellimento: soldati italiani non sono tornati dalla Russia. Mamma, votagli contro anche per me! Ebbene, perdurando la guerra fredda a livello mondiale, ed essendosi incancrenita in Italia la lotta tra comunisti e democristiani, specialmente dopo le prime scoperte dei delitti commessi nel triangolo della morte, i film di Peppone e Don Camillo contribuirono certamente a raffreddare il clima arroventato tra comunisti e democristiani. Per la prima volta si affermava tra gli italiani una nuova forma di critica politica. Non più il sarcasmo mordace, pungente usato finora, ma l ironia pacata, faceta della bonomia dello scrittore parmigiano sapientemente trasfusa nei film dai bravi registi. Se è vero che dopo la visione dei film molti comunisti oltranzisti uscivano piuttosto irritati, è altrettanto vero che per la maggior parte dei cattolici intelligenti lo spettacolo era davvero gratificante, oltre che divertente. A parte la grande simpatia suscitata dai due protagonisti, Don Camillo Fernandel e Gino Cervi Peppone, i colloqui tra il Crocifisso e l energumeno parroco si svolgono sempre sul filo della più lineare ortodossia: le risposte del Cristo infatti, sono sempre permeate dal messaggio evangelico e costituiscono un rimprovero continuo e severo alle intemperanze caratteriali del sanguigno parroco di Bargello. E ciò, anche se qualche ottuso cristiano nei primi tempi mostrava una certa irritazione per il metodo adottato dallo scrittore e mantenuto nella trasposizione cinematografica dai registi: la forma colloquiale come tra comuni mortali. Grande è la simpatia che suscita Peppone, che pur aderendo ad un partito ateo, non esita nei momenti più critici a rivolgersi a Dio, come fa nella malattia del suo bambino. Nei vari film non mancano le occasioni in cui il sindaco Peppone mostra di agire sotto l impulso della propria coscienza fuori da ogni schema politico proprio del suo partito. Specialmente nei primi film, quando la lotta politica in Italia era più accesa, il giudizio della Sinistra fu sferzante, ma successivamente, con l attenuarsi della guerra fredda e il progressivo avvicinamento della Sinistra e della D.C. (il Compromesso storico) il giudizio si andò via via attenuando. Oggi da noi cattolici viene quasi unanimemente riconosciuto che i film, nelle intenzioni dello scrittore, oltre che proporsi la finalità propria di qualsiasi opera cinematografica (divertimento dello spettatore) ve n era forse anche una pedagogica, se non apologetica. Il prete Don Camillo desidera che il suo Sindaco comprenda una buona volta l assurdità di una dottrina nefasta sia sul piano sociale che su quello teologico: l assurdità del comunismo ateo. E ancora oggi a me piace rivedere quei film, nei quali sempre più chiaramente si scopre l ansia di mostrarci la bontà d animo regnante nella Val Padana e il patto d amore stretto dai due amici nemici, i quali, pur su fronti diversi e contrapposti lottano insieme, ciascuno a modo suo, per il bene spirituale e materiale del loro popolo. Devo aggiungere che la frequente rivisitazione dei film mi ha indotto a leggere quasi tutti i libri di Guareschi anche quelli pubblicati postumi. E dalla loro lettura ho potuto riscontrare che da essi traspaiono sempre il senso della trascendenza e il sentimento del perdono imparato alla scuola del Vangelo

13 22 FILM MUSICALI IL CANTANTE DI JAZZ, Alan Crosland 1927 CAPPELLO A CILINDRO, Mark Sandrich, 1935 IL MAGO DI OZ, Victor Fleming, 1939 FOLLIE D INVERNO, George Stevens, 1938 CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA, Gene Kelly, 1953 BULLI E PUPE, Joseph Mankiewicz, 1935 UN AMERICANO A PARIGI, Vincente Minnelli, 1951 WEST SIDE STORY, Robert Wise, 1961 TUTTI PER UNO, Richard Lester, 1964 FUNNY GIRL, William Wyler, 1968 LES PARAPHUIES DE CHER- BOURG, J. Demy, 1964 MY FAIR LADY, George Cukor, 1964 TUTTI INSIEME APPASSIONA- TAMENTE, Robert Wise, 1965 MARY POPPINS, Robert Stevenson, 1965 CABARET, Bob Fosse, 1972 JESUS CHRIST SUPERSTAR, Norman Jewison, 1973 THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW, Jim Sharman, 1975 GREASE, Randal Kleiser, 1978 THE BLUES BROTHERS, John Landis, 1980 LA FEBBRE DEL SABATO SERA, John Badham, 1977 FLASHDANCE, Adrian Lyne, 1983 ALL THAT JAZZ, Bob Fosse, 1979 PELLEGRINANDO IN TERRE FRANCESCANE: COME IN UN FILM Sandro Morici Agli inizi di ottobre la parrocchia ha organizzato un pellegrinaggio tra l Umbria e la Toscana: ho portato con me la solita attrezzatura fotografica, ho raccolto in una cartella del computer le varie immagini, cosicché ora posso rivedere, rivivere e condividere con voi la bella esperienza di quei giorni. Faccio sempre così, dopo un viaggio o dopo un qualche evento che mi piace memorizzare e sia la fotocamera che la cinepresa mi aiutano allo scopo, attraverso una sequenza temporale di mie inquadrature. Ebbene sì, con un pizzico di superbia, mi piace produrre il mio cinema, che è sostanzialmente una sommatoria di mie impressioni, di mie emozioni vissute in quel momento di registrazione. Peraltro, con l avanzare degli anni, il cinema professionistico mi interessa sempre meno, forse perché fin qui ho visto troppi film di violenza, tra il filone della conquista del Far West, l epopea della seconda guerra mondiale, i thriller della serie 007 e le storie catastrofiche di fantascienza. Con questo non voglio demonizzare i meriti del cinema d autore a sfondo sociale o il fantasioso mondo dei cartoni animati, verso i quali nutro profondo rispetto. Dico solo che l hobby appassionato dell immagine fai da te riesce a soddisfare la propria voglia di creatività. E poi ci sono anche altri motivi personali che risalgono alla mia educazione familiare, come per esempio la preferenza per il teatro con le sue interpretazioni dal vivo, rispetto al cinema ove prevale la componente della fiction, notoriamente artificiosa. Ma, al di là di queste digressioni sui gusti e le inclinazioni dei singoli in tema di rappresentazione per immagini delle cose della vita, vorrei ritornare a quanto accennavo all inizio, descrivendo le tappe del recente pellegrinaggio parrocchiale di due giorni, attraverso proprio lo scorrere, passo dopo passo, dell album delle foto scattate. La prima tappa è stata all eremo di S. Francesco, posto sopra un altura fuori Narni. Il panciuto padre Giuseppe ci racconta la storia del luogo con dovizia di dettagli, concludendo: Io rimango qui, ma vi consiglio di andare al Sacro Speco, posto lassù in una spaccatura della montagna. Una salutare passeggiata di un centinaio di gradini ci permette di visitare e di sostare in silenzio in un posto che invita alla preghiera semplice, spontanea, fatta col cuore, nel vero spirito del Santo. Era la prima di tante altre soste successive che ci avrebbero fatto gustare l aria del pax et bonum. Poi, ridiscendendo lungo l Umbria verde, abbiamo raggiunto il monastero agostiniano di Santa Chiara della Croce di Montefalco. E qui siamo entrati nel vivo del pellegrinaggio, che aveva come filo conduttore la riscoperta di santità al femminile. Alcune suore ci parlano della vita della Santa ( ), che entra nel reclusorio all età di sei anni. Da grande è nominata superiora del monastero, divenendo guida per le altre sorelle. Ha tuttavia un periodo di aridità spirituale che è superato attraverso l apparizione del Cristo sofferente che le confida: Ho cercato un luogo forte per piantare questa croce: qui e non altrove l ho trovato. Alla morte di Chiara, che aveva vissuto un intera vita apostolica ripetendo: Io ajo Jesu Cristo mio crocifisso entro lo core mio, proprio nel suo cuore si scoprono realmente i segni della Passione. Le suore che ci accolgono con l usuale semplicità ci fanno comprendere quanto oggi la Santa rappresenti un esempio fulgido di dedizione e di unione con la passione d amore di Gesù. Riprendendo il cammino, a Foligno, nella chiesa dei frati minori conventuali di S. Francesco, padre Alfonsi ci parla della beata Angela, coeva di S. Chiara da Montefalco. Già don Paolo ce l aveva presentata come mistica e poi apostola dei lebbrosi, donna sposata, madre e poi vedova, capace di donare tutta la sua vita al servizio dei fratelli, fondando un Cenacolo di vita spirituale e di azione sociale. Donna, quindi, che dalle godurie della mondanità, compie uno straordinario percorso di conversione spirituale, allorché proclama a gran voce che se cerchi di essere perfetto nella via di Dio, non tardare a correre alla Croce di Cristo. Con la beata Angela abbiamo rincontrato un altro esempio di persona che getta via le sue vesti al cospetto del Cristo crocifisso, provando gioia e consolazione e prendendo coscienza della responsabilità personale nella realtà delle Sue sofferenze. Anche qui, di fronte all urna con il corpo di Angela, abbiamo ritrovato il silenzio intimo per una preghiera autentica. La tappa seguente ci ha condotto a Città di Castello nel monastero delle suore cappuccine di Santa Veronica Giuliani, che già don Paolo ci aveva anticipato come una delle grandi mistiche della storia, che ebbe il dono delle stimmate e il suo cuore, alla morte, risultò trafitto da parte a parte. Di nuovo, qui, prendiamo atto di un ulteriore modello di santità che fa riflettere sull autentico valore dell esistenza umana nel suo rapporto con il mistero della croce. L intensa esperienza d amore di Santa Veronica e il suo Diario manoscritto di pagine, raccolte in 36 volumi, costituiscono l espressione più tipica del francescanesimo e della spiritualità cattolica del 700. Noi, uomini del terzo millennio ne restiamo profondamente colpiti. Ma non basta, perché la gioiosa suor Maria Grazia, che ci fa da guida, ci permette di assaporare una commovente sensazione, allorché ci invita, uno alla volta, ad abbracciare materialmente il crocefisso con cui la Santa colloquiava. Personalmente ho provato un forte senso di piccolezza e, al tempo stesso, di protezione. Il pellegrinaggio veniva concluso nella chiesa di S. Francesco di Cortona. E già pomeriggio inoltrato e l occhio della fotocamera ha il tempo di captare un bellissimo tramonto sulla rigogliosa campagna toscana. Durante la nostra peregrinatio (animae) il clima è stato mite, il tempo meteorologico è stato clemente, eppure noi siamo rientrati a Roma pienamente inzuppati sì, ma grondanti di una pioggia di santità, come ha voluto sottolineare il nostro parroco. L album delle foto è ormai giunto alla sua ultima facciata: la richiudo delicatamente con una sensazione di appagamento, perché lì dentro rimane custodita una pagina gioiosa del film della mia vita

14 LETTERE IN REDAZION E UN PADRE CHE PERDONA, NON TIENE IN CONTO E DIMENTICA A circa centoventi chilometri da Roma, e a soli sette da Todi in Umbria, sorge il piccolo borgo di Collevalenza le cui origini vengono fatte risalire a diversi secoli a.c. Vi è un castello gotico e parecchi reperti archeologici che testimoniano la presenza di popoli antichi, ma il paese è conosciuto soprattutto per il Santuario dell Amore Misericordioso, eretto per volere di Madre Speranza di Gesù (Santomera, Spagna, 30/9/1893 Collevalenza 8/2/1983). Madre Speranza di Gesù, al secolo Maria Josefa Alhama Valera, fu una suora spagnola privilegiata da Dio che la arricchì per il bene di tutti di numerosi e straordinari doni, e le affidò la missione di annunciare a tutti la Sua misericordia come unica àncora di salvezza, tanto per i peccatori più incalliti quanto per le persone c.d. normali. Nel Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi con il quale fu dichiarata venerabile nel 2002 si legge infatti che: La sua missione quotidiana come ella stessa ha scritto fu di annunciare a tutti che anche l uomo più perverso, il più miserabile ed abbandonato, è amato da Gesù con tenerezza immensa. Gesù è per lui un padre e una tenera madre. Ben presto Madre Speranza capì che Dio voleva affidarle la missione di far conoscere Dio non come un Padre sdegnato per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici i propri figli; che li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro. Madre Speranza, di cui è in corso la causa di beatificazione, fu una religiosa di elevatissima spiritualità. Ricordo, in sintesi ed in maniera del tutto incompleta, quanto segue. Dal primo venerdì di Quaresima del 1928 ebbe il dono delle stigmate; sempre nel 1928 ebbe un sudore di sangue come Gesù nel Getsemani; nel 1959 Gesù la associò ai dolori della Crocifissione; nel 1960 le fece vivere quelli della flagellazione; per lungo tempo ebbe la visione quotidiana di Gesù (cfr. il volume Madre Speranza di P. Mario Gialletti, Ed. L Amore Misericordioso, 2002). Dopo aver voluto Madre Speranza a Collevalenza nel 1951, Gesù le ordinò di realizzare alcune piscine per il bagno dei malati e le indicò Lui stesso il punto dove avrebbe trovato l acqua necessaria. Iniziati il 1 febbraio 1960, i lavori terminarono il 1 dicembre dello stesso anno; l acqua fu trovata a 122 m. di profondità, nel punto esatto indicato dalla Madre, dopo aver superato grosse difficoltà. Lo scopo ed il significato dell acqua furono chiariti, secondo quanto riportato dalla Madre, da Gesù stesso durante un estasi del 3 aprile 1960 con queste parole: Decreto. A quest acqua e alle piscine va dato il nome del mio Santuario. Desidero che tu dica, fino ad inciderlo nel cuore e nella mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che le affliggono per questo mio Santuario dove li aspetta non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li ama, perdona, non tiene in conto, e dimentica.la Madre stessa ha precisato che l acqua, dono dell Amore Misericordioso di Dio verso i propri figli, avrebbe liberato i fedeli da gravissime malattie dello spirito (il peccato mortale e veniale) e del corpo (tra le quali tumori, paralisi, leucemie). Ovviamente l acqua di per sé non ha alcun potere; è solo un simbolo. E Dio che, nel suo amore per noi, compie i miracoli. Nel marzo del 1979 la Chiesa ha autorizzato la pratica della immersione nelle Piscine, che è preceduta da una breve liturgia presieduta da un sacerdote, e si svolge con modalità piuttosto simili a quella che avviene a Lourdes. Attualmente è possibile nei seguenti giorni ed orari: da marzo a ottobre il lunedì alle 10,30, il giovedì alle 16,00 e il sabato alle 15,30; da novembre a febbraio soltanto il lunedì e il sabato negli stessi orari. Chi non si vuole immergere, può in qualsiasi giorno della settimana attingere l acqua dalla fontana, bere, lavarsi il viso, portare via l acqua come vuole. Chiunque volesse approfondire l argomento, qui trattato in estrema sintesi, riguardo a Madre Speranza, al Santuario ed all acqua delle piscine, troverà le più ampie notizie ed informazioni sul sito istituzionale del Santuario: LUIGI GUIDI CHE PALPITO VIENE SE ASCOLTI LA PREDICA! (Pensieri tratti dalle omelie di don Paolo) TUTTI I SANTI 2010 I Santi sono persone che, nella loro piena umanità, credono nella Provvidenza. Dio attraverso la Grazia costruisce l architettura della nostra anima. La tribolazione per amore dei fratelli è rappresentata dalla veste rossa, colore del martirio, che si trasforma nella veste bianca della fedeltà e del riposo in Dio Le Beatitudini più attuali oggi: Beati coloro che hanno sete e fame di giustizia: l ansia di giustizia è un aspirazione che caratterizza i nostri tempi. Beati i puri di cuore: affinché Dio possa abitare in noi, eliminiamo tutto ciò che impedisce la Sua presenza, ponendo delle sentinelle a guardia del nostro cuore. Beati i miti, in contrapposizione all odierna cultura del litigio.il Paradiso è il luogo in cui si vede senza fine, si ama senza noia, si loda senza stanchezza (S.Agostino) Apriamo la finestra del Paradiso, anche se dobbiamo rimuovere qualche ragnatela, e scorgiamo una moltitudine di genti di ogni provenienza e cultura in contemplazione di Dio. Il Paradiso in terra è il desiderio di vedere Dio, l Inferno è la mancanza del desiderio di Dio. L Eucarestia è un anticipo di Paradiso. Se apriamo la finestra della cultura di oggi, vediamo la morte, ma se non ce la facciamo a guardare in alto, c è sempre l ascensore dell Amore di Dio che ci porta in Paradiso! 2007 La vita dei Santi è un viaggio nel Vangelo. Il Vangelo è vita, Dio è tutto! L equilibrio nella nostra vita sta nel coniugare il desiderio del cielo e la voglia di vivere I Santi hanno riconosciuto il primato di Dio nella loro vita. I Santi sono ripieni della pace di Dio, ma anche noi possiamo esserlo. Lode, onore, gloria, sapienza, grazia, potenza di Dio: possiamo pronunciare queste parole ogni giorno della nostra vita, così come le canteremo contemplando Dio, nella gloria dei cieli! Abbiamo il Regno di Dio nel cavo della nostra mano! MIRIAM AIELLO 5 Grandi Registi : FELLINI HITCHCOCK TRUFFAUT SPIELBERG SCORSESE

15 LETTERE IN REDAZIONE DANNY PARKER E LA MINACCIA VIRTUALE di Davide Pigliacelli Il mio romanzo DANNY PARKER E LA MINAC- CIA VIRTUALE torna con la Herald H.E. Editore! Dopo essere stato premiato in Campidoglio quest anno sono sponsorizzato dal Comune di Roma. Fino a Gennaio 2011 parte dei ricavati delle vendite va in beneficienza all Infocarcere. Tutto ciò è possibile grazie all Interessamento di Gilberto Casciani, consigliere alla Regione Lazio impegnato nel sociale da trent anni. La nuova edizione parteciperà alla fiera del libro e mercoledì 8 Dicembre sarà presentata nella Sala Smeraldo al palazzo dei congressi in zona Eur dalle alle Terrò la conferenza con l aiuto di alcuni miei amici, celebrità del doppiaggio italiano come Alessio Puccio, voce di Harry Potter, i quali cureranno le letture dal vivo. Con la serie di DANNY PARKER rivoluziono la fantasia, facendone un mezzo efficace per trasmettere in chiave moderna i principi del Cistianesimo alle nuove generazioni con un incisività mai tentata prima! Con il gioco, i sentimenti e le avventure passo messaggi volti a motivare i ragazzi e a renderli responsabili, tanto che gli stessi protagonisti delle vicende sono a loro volta adolescenti. Il libro è tuttavia anche per grandi e piccoli. Un altra novità è l unione dei generi. DANNY PARKER racchiude in sé i gusti di tutti, unendo fantasy, fantascienza, romanticismo e avventura. Quì i personaggi delle fiabe a volte lasciano da parte spada e cavallo per indossare jeans e occhiali da sole. Ecco che il famoso giovane elfo lo ritroviamo in scarpe da ginnastica a parlare di ragazze su una navetta spaziale. Impossibile rimanere delusi! Invito tutti i lettori alla conferenza. Ciascun partecipante riceverà una copia omaggio del libro. Per chi vuole acquistare il racconto il costo è di soli 10 Euro per 250 pagine di avventure. Ordinalo on-line alla Herald H.E. Editore! Sul blog troverai interviste e curiosità con file audio curati da celebri doppiatori che riconoscerai dai tuoi personaggi preferiti del cinema. L AUTORE: Davide Pigliacelli, studente alla Facoltà per mediatori linguistici, è non vedente dall età di dieci anni. Il romanzo, pieno di fantasia, è ispirato ai racconti di Harry Potter della scrittrice inglese J.K. Rowling, colei che, secondo le stesse parole dell autore, ha reso la sua adolescenza magica e trasformato i suoi sogni nella creazione delle avventure di questo nuovo giovane eroe. GLI STUDENTI GIURATI AL FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA Da ormai cinque anni nel periodo tra ottobre e novembre l Auditorium di Roma ospita il Festival Internazionale del Film. Quello che rende speciale questo festival e lo distingue dagli altri è la sezione per ragazzi Alice nella città nella quale si trova, appunto, una giuria di soli ragazzi. Per entrare a far parte della giuria, che comprende ragazzi dagli otto ai diciassette anni, ogni anno viene indetto un concorso nel quale si richiede ai ragazzi delle scuole romane di inviare la recensione di un film entro maggio. Ci sono due sezioni di giovani giurati : quelli dagli 8 anni ai 13 anni e i più grandi, dai 14 ai 18. Sono stata selezionata e il 27 ottobre sono approdata nel magico mondo del cinema. E stata una fantastica avventura! Trascorrevamo l intera giornata nell Auditorium, ed era impossibile annoiarsi poiché passavamo da una proiezione all altra, a un Red Carpet, ad incontri con attori o registi e persino ad interviste Tv o radiofoniche. La sera dormivamo in albergo e da questo stretto contatto quotidiano è subito nato un ottimo rapporto ed intendimento tra noi giurati. Ogni giorno assistevamo alla proiezione almeno di un film e sempre in lingua originale, la qual cosa io penso sia molto importante poiché aiuta ad entrare meglio nell atmosfera del film ed a coglierne l essenza. Dopo la proiezione avevamo il compito di fare una votazione con voto da uno a a cinque. Particolarmente interessanti erano gli incontri con le delegazioni dei film, dai quali emergevano approfondimenti importanti. Vi era anche la possibilità di condividere ciascuno il proprio punto di vista in intense e ricche discussioni gestite dall équipe che era quasi sempre al nostro fianco e con competenza ci aiutava a comprendere anche i film meno facili. E stata un esperienza unica che ogni giovane dovrebbe avere la possibilità di sperimentare, ricca di incontri con personaggi famosi o meno, di emozioni, riflessioni. Una piena e totale immersione nel magico mondo del cinema. CAMILLA PARIS (17 anni, Liceo Pasteur) RICORDI DI UNA MAESTRA Durante il mio lungo periodo d insegnamento ho imparato a conoscere a fondo l animo dei ragazzi e a comprendere quanto incida sulla loro personalità la condizione familiare. Era quello il periodo in cui cominciava la crisi della famiglia. Molti genitori erano separati, svolgevano attività di lavoro impegnative e avevano scarsa disponibilità di tempo per i propri figli. Illudendosi di stare a posto con la coscienza, si preoccupavano soltanto di farli vivere in ambienti confortevoli, comprando loro tante belle cose materiali, senza rendersi conto che questa condizione privilegiata non appagava il bisogno d affetto dei propri figli. Ricordo che un anno, in prossimità del Natale, festa della famiglia, rimasi colpita dai sentimenti espressi a riguardo da un bambino di nome Davide nello svolgimento del tema assegnato. I suoi genitori erano separati e spesso in viaggio all estero. Lo incontravano poco e, quando lo facevano, lo riempivano di regali, tra l invidia dei suoi compagni. Provai tanta tenerezza leggendo nel suo tema una precoce maturità scaturita da una condizione di dolore per carenza d affetto, assolutamente non appagato dai tanti doni materiali. Si sentiva un ragazzo tanto infelice rispetto ai compagni che trascorrevano le feste e i fine settimana con i propri genitori. Invidiava il figlio del guardiano della sua villa e nella preghiera a Gesù Bambino trapelava quasi un risentimento per non essere nato lui in quella famiglia povera ma felice. Per stimolare l interesse dei ragazzi e suscitare emulazione al fine di migliorare e arricchire le capacità espressive, era mia abitudine far leggere i temi svolti in classe ad ogni bambino. Ebbene la lettura del tema di Davide suscitò la meraviglia di tutti i compagni che fino a quel momento lo avevano ritenuto il più fortunato. La mancanza di affetto traspariva in tutti gli atteggiamenti del ragazzo, sempre alla ricerca di chi gli facesse una carezza e gli dimostrasse tenerezza. La mattina puntualmente mi aspettava all ingresso dell istituto per salutarmi per primo e gioiva di entrare in classe portato per mano da me. Quando, per non far torto a nessuno, riservavo lo stesso trattamento a qualche altro alunno, la sofferenza di Davide era tale da commuovere. Durante la ricreazione si avvicinava alla cattedra per attirare la mia attenzione ed accertarsi che l insegnante fosse ben disposta verso di lui. ELENA SCURPA

16 ASSOCIAZIONE AMICI DAGAMA HOME In Zambia sono attualmente presenti circa 100 Suore francescane missionarie di Assisi tra le quali vi sono due Suore italiane che vivono lí da moltissima anni. Tale comunità è interamente dedita a portare un concreto aiuto alle varie comunità locali. Dagama Home è il nome dato ad una loro missione che si trova a Luanshya, nel nord dello Zambia, nella regione del Copperbelt dove vivono, dirette da Suor Sabine Mwamba, circa 20 suore (tra le quali l'italiana Suor Ilaria, in Zambia da oltre 40 anni) e all'interno della quale vi è una scuola "for disabled children" (per bambini portatori di handicap). La scuola, diretta da Sister Christine Chupe con l'apporto di insegnanti zambiani, integra anche bambini e ragazzi "abili" e li prepara fino alla maturità, che in Zambia è più o meno a 18 anni. L'Associazione Amici di DaGama Home nasce, nel 2007, su iniziativa di dieci laici romani guidati da don Paolo Tammi. Dopo il suo primo incontro, don Paolo ha fatto conoscere la Missione ai propri parrocchiani della Balduina e ad alcune persone della sua ex parrocchia di San Giovanni Crisostomo, a Talenti. Si sono, quindi, sviluppate varie iniziative per portare un aiuto concreto a questa comunità. In particolare è stato dato corso alla cosiddetta "adozione a distanza" che prevede il versamento, da parte dei genitori adottivi, di una modesta cifra mensile al fine di fornire ai bambini adottati un aiuto concreto per le loro necessità primarie (vitto, vestiario ed altro), per quelle della loro famiglia e per lo studio. La scelta dei bambini da sostenere viene curata direttamente dalle suore della Missione che li individuano in base alle loro reali condizioni di vita e sociali, spesso molto precarie. Ad oggi i bambini adottati a distanza sono migliaia di cui circa 370 a cura della nostra parrocchia. Almeno due volte all'anno un gruppo di "Amici di DaGama Home" si reca sul posto al fine di verificare lo sviluppo dei progetti finanziati, per individuare la possibilità di nuovi interventi e aiuti, per incontrare e fotografare tutti i bambini adottati e poter, quindi, al proprio rientro in Italia, aggiornare e relazionare tutte le persone che hanno contribuito a queste attività. AMICI DAGAMA HOME info@amicididagama.it TEMA DEL PROSSIMO NUMERO DIVERSO, DA CHI? La diversità fisica e quella mentale. Che cosa ne sappiamo? Che cosa facciamo? Che cosa potremmo fare? Associazioni religiose e laiche. Difficoltà logistiche e pratiche. Il ruolo dei genitori, dei parenti, degli amici, degli insegnanti, degli operatori. Inviate i vostri lavori entro il 7 dicembre a: arrivanoinostri@fastwebnet.it ASSOCIAZIONE AMICI DI DAGAMA HOME Aiutateci con il vostro contributo! Banca Intesa S. Paolo filiale 1679 Associazione amici di DaGama Home IBAN: IT26V Causale: Contributo per i bambini zambiani GRAZIE, ANGELO, PER IL NUOVO CARTELLONE! Entrando da via Friggeri è possibile vedere il nuovo grande cartellone a colori con tutte le attività presenti nella nostra parrocchia, completo di informazioni, nominativi e telefoni. Il lavoro, davvero ben fatto, è opera del nostro Angelo Fabbrocini, rappresentante del Consiglio Sinodale. Evviva Angelo! ERRATA CORRIGE L articolo Il nostro grest dello scorso numero di Ottobre, è stato erroneamente firmato Monica Cantore mentre il cognome esatto è invece Chiantore. Scuse quindi a Monica e a tutta la sua famiglia. Sempre nello stesso articolo al nostro correttore di bozze è sfuggita la parola errata risposarsi laddove s intendeva invece riposarsi. Scuse anche per questo

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