Opus studiorum/ 6. Agli allievi dei corsi di restauro

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1 Opus studiorum/ 6 Agli allievi dei corsi di restauro Coscienza e conoscenza non possono essere disgiunte in operazioni importanti come la conservazione del prodotto artistico di una qualsiasi epoca, incominciando dalle indagini preliminari. (L. Tintori ) Preservare piuttosto che ringiovanire, riparare piuttosto che correggere, armonizzare piuttosto che ricostruire, accettare le sottili imperfezioni e le effimere, talvolta labili, differenze materiche contenute in ciascuna opera piuttosto che omologare e consolidare secondo standard prestabiliti o rigidi parametri, distinguere la casualità degli eventi storici e la precarietà di certi interventi pregressi dai complessi ed ineluttabili mutamenti storici fortificati nella materia dal trascorre dei secoli. (G. A. Centauro, Leonetto Tintori, L Arte attraverso, Poggibonsi, Lalli Ed. 2001, p.128)

2 Laboratorio Restauro Scritti vari e lezioni (1977/ ) di Giuseppe A. Centauro Il volume è co-finanziato con fondi del Progetto di Ricerca Scientifica d Ateneo (ex quota 60%) per gli anni 2010/ 2011 Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Costruzioni e Restauro Repertorio antologico Giuseppe Alberto Centauro Grafica di copertina Irene Centauro Ringraziamenti dell autore A tutti i collaboratori alla ricerca e alla didattica nei corsi opzionali e nei laboratori di restauro. Un ringraziamento in particolare a: Daniela Chiesi, Cristina N. Grandin, Roberto Tazioli; ed ancora, Luca Brandini, Giorgio Caselli, Rita Affortunati, Simona Bassi, Massimo Chimenti. Copyright 2012 by DiCR Firenze Copyright 2012, Lalli Editore, Poggibonsi, Siena Via Fiume, 60 Tel Fax E.mail: lalli@lallieditore.it ISBN Finito di stampare nel mese di novembre 2012 per conto di Lalli editore srl da Press Service srl - Osmannoro, Firenze Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilm) senza il permesso dell Editore

3 Opus studiorum/ 6 LABORATORIO RESTAURO Scritti vari e lezioni (1977/ ) di Giuseppe A. Centauro Presentazioni di Saverio Mecca Mario De Stefano Testi di Giuseppe Alberto Centauro

4 SOMMARIO - LABORATORIO RESTAURO. Scritti vari e lezioni di Giuseppe A. Centauro (1977/ ) 7 - Prefazione di Giuseppe A. Centauro PARTE PRIMA Prolegomeni: approccio metodologico e metodiche d indagine (1977/ ) 15 - Rilievo, catalogazione e cartografia per i beni architettonici e ambientali 21 - Diagnostica architettonica e ricerca storica integrata 29 - Problemi di restauro per la conservazione futura: pitture murali 35 - Riabilitazione funzionale e restauro architettonico: musealizzazione 39 - Lettura dell ambiente e principi di restauro urbano 55 - Progettare il nuovo nel restauro alle scale urbana e architettonica 57 - Archeologia del paesaggio antropico per la salvaguardia delle risorse culturali e ambientali 59 - Restauro delle grandi superfici decorate (omaggio a Leonetto Tintori, ) 67 - Una Giornata di Studio per il centenario della nascita di Piero Sanpaolesi ( ) PARTE SECONDA Postille: nodi del restauro e nuove frontiere disciplinari ( ) 72 - Per una Carta dei diritti dei beni ambientali, archeologici e del paesaggio 73 - Problematiche di restauro e rigenerazione dei paesaggi culturali 78 - Tributo in onore di James H. Beck con Carta dei diritti dell opera d arte 80 - Due cantieri esemplari di restauro 83 - Topografia antica e restauro archeologico 85 - Laboratorio di Restauro Ambientale 86 - Tecnologie e conservazione degli apparati pittorici e del colore nell edilizia storica 93 - Progetto Colore delle Cinque Terre. Restauro ed innovazione nel colore del paesaggio 97 - Studi sui materiali e colori del Centro Storico di Firenze Restauro post sismico Rigenerazione dei materiali per l eco sostenibilità e la green economy nel restauro Postfazione di Giuseppe A. Centauro Referenze bibliografiche dell autore 4

5 La pubblicazione del volume di scritti di Giuseppe A. Centauro ci invita ad una riflessione ampia sul tema del restauro del patrimonio architettonico a partire dal momento della formazione degli intellettuali e dei tecnici che dovranno condurne i progetti. In questo volume il progetto è giustamente posto al centro dell attenzione, le teorie, i metodi e gli strumenti che lo sostengono sono indagati nelle loro criticità maggiori nel soddisfare le esigenze della società nella conservazione del proprio patrimonio culturale. Lo sviluppo di riflessioni sistematiche sul progetto di restauro sul piano teorico e sul piano della pratica delle loro applicazioni e soprattutto della loro trasmissione agli studenti, è per il ricercatore un impegno costante: nei progetti di restauro l architetto deve costantemente affrontare il dilemma di equilibrare le esigenze di conoscenza, di indagine, di conservazione e di utilizzo con le esigenze di ridurre o eliminare il rischio di effetti negativi sulle opere o sull ambiente; la decisione di agire o di non agire, di come agire, è presente ad ogni passo del percorso del progetto. La riuscita di un progetto di qualunque scala dipende sempre più dalla conoscenza, dalla comprensione, dalla capacità di individuarne, interpretarne, comunicarne e controllarne e mitigarne i rischi. Giuseppe A. Centauro nel proporci Laboratorio Restauro ci restituisce la tensione culturale e scientifica che lo ha animato nel suo lavoro di ricercatore, di architetto e di docente per la conservazione del nostro patrimonio culturale, perché questo possa essere un efficace contributo alla formazione dei futuri architetti e restauratori. Questo volume, come altri, contribuisce quindi ad irrobustire il processo di ricerca progettuale di soluzioni soddisfacenti migliorando la capacità di osservare le architetture e le città, di capirle, di identificare le patologie e i difetti, e quindi di sperimentare progetti e modi di conservare più efficaci. Saverio Mecca (Preside della Facoltà di Architettura) 5

6 E per me un onore, un grande piacere ed un momento di profonda riflessione scrivere questa breve nota introduttiva al volume Laboratorio Restauro di Giuseppe Centauro pubblicato nell ambito della collana Opus Studiorum dedicata agli studi ed alle ricerche da lui prodotti nell attività didattica presso la Facoltà di Architettura dell Università di Firenze. E un onore perché la personalità scientifica di Giuseppe Centauro si distingue nel panorama nazionale per l originalità e la vastità dei suoi contributi nel settore del Restauro, dalla scala artistica a quella architettonica fino a quella urbana e territoriale. Gli scritti raccolti nel volume, spaziando dalla esperienza del progetto Piero della Francesca agli studi e progetti per gli allestimenti museali a Sansepolcro, dall architettura militare storica (Mura di Prato, Rocca Strozzi di Campi Bisenzio) all archeologia industriale e del paesaggio fino alla condivisa esperienza del Piano di Ricostruzione post-sisma del Comune di Sant Eusanio Forconese (AQ), testimonia inequivocabilmente la sua versatilità e la sua capacità di approfondimento pur in settori molto diversificati, ma tutti riferiti alla salvaguardia e valorizzazione dei Beni Culturali. Non meno significativi i contributi nel campo della diagnostica, della ricerca storica, dei materiali e del colore in Architettura, questi ultimi esemplificati negli studi magistrali sul colore di Firenze, preceduti da esperienze progettuali di piani del colore del centro storico di Prato e del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Tutte queste attività sono collegate fra loro nel percorso proposto nel Volume per divenire metodo e strumento didattico come sottolineato dallo stesso Autore che dedica la sua opera agli studenti. E un grande piacere perché sono legato da profonda amicizia e stima a Giuseppe Centauro, essendo tali sentimenti maturati sul campo nel corso delle complesse attività svolte per il Piano di Ricostruzione nella delicata fase post-sisma, di cui Centauro è stato Responsabile Scientifico. Il successo di tale operazione è senz altro ascrivibile non solo alle capacità tecnico-scientifiche di Centauro ma anche al suo enorme spessore culturale, che copre anche gli aspetti storici ed etno-demo-antropologici dei territori fino a coglierne gli elementi identitari più profondi caratterizzanti l essenza stessa di un luogo, facendo sì che il Piano di Ricostruzione di Sant Eusanio vada ben al di là del puro esercizio urbanistico. Con tali presupposti, è stato possibile esprimere il potenziale inter-disciplinare del Dipartimento di Costruzioni e Restauro da me diretto, dando un concreto riscontro al valore strategico, anche per l Ateneo fiorentino, dei gruppi di ricerca ad esso afferenti. La profonda riflessione nasce dalle precedenti considerazioni e dalla fortuna che ritengo di aver avuto nel quotidiano rapporto con Giuseppe Centauro con il quale ho visto esprimersi compiutamente l idea stessa di inter-disciplinarietà, fondante del Dipartimento di Costruzioni e Restauro e vincente quando si debbano affrontare le problematiche complesse che la Società pone all Università nell aspettativa di risposte adeguate e di qualità. Resta la speranza che negli anni a venire tale esperienza possa costituire un modello di riferimento, strategico nel contesto fiorentino e toscano per una gestione consapevole dei Beni Culturali. Mario De Stefano (Direttore del Dipartimento di Costruzioni e Restauro) 6

7 Prefazione Restaurare dopo il terremoto del 6 aprile 2009, una partita decisiva per i destini dei centri storici italiani (e non solo) Dal diario della ricostruzione post-sisma (Centro sociale di Casentino, Sant Eusanio Forconese, ) 1 : Non è stata questa odierna la prima riunione collegiale, ma certamente al Villaggio M.A.P. di Casentino 2, prima ancora che avesse inizio l affollata assemblea dei cittadini si percepiva una palpabile tensione dopo tre lunghi anni di attesa (di lì a poco si sarebbe presentato il Piano di Ricostruzione del loro paese 3, ndr.). Quel sottile e continuo brusio in sala lo abbiamo bene avvertito a cominciare dal sindaco, dal rup (architetto responsabile del procedimento) e da tutti noi del gruppo tecnico 4. Di certo, oggi in discussione c è senz altro qualcosa di più di un semplice confronto di idee, com era avvenuto in precedenti assemblee pubbliche. Oggi si chiede alla comunità, in particolare ai proprietari di case, di esprimere le scelte strategiche fondamentali in vista del recupero degli edifici danneggiati dal sisma: di riparare gli aggregati edificati dell antico borgo o piuttosto di optare per il loro definitivo rilascio a vantaggio di una nuova dimora in sostituzione edilizia. Ed ancora si chiede loro: ristrutturare o riedificare ex novo? Più in generale i cittadini devono oggi manifestare anche un loro auspicio collettivo, favorevole o contrario al restauro integrale delle architetture urbane più o meno lesionate. Far rinascere il centro collassato dopo mesi e mesi di forzoso abbandono? Intervenire su strutture ridotte in una miserevole condizione di degrado, in taluni casi prossima allo stato di rudere? Una decisione collettiva che non è affatto scontata, nonostante il forte attaccamento manifestato alla memoria storica del luogo. 1 Il pezzo è tratto dagli appunti personali dell autore: le parti scritte in corsivo e le presenti note sono state aggiunte in fase di riscrittura. 2 Casentino ( mt slm) è una frazione del Comune di Sant Eusanio Forconese (AQ). L abitato, prima del terremoto, contava all anagrafe 167 residenti; il nucleo principale è costituito da un centro storico di antichissima fondazione (ca. 3 ha di superficie come quello del capoluogo), che è stato perimetrato come ambito A, assoggettato a Piano di Ricostruzione post sismica per i gravissimi danneggiamenti subiti dal costruito storico, interessando oltre il 90% dell edilizia esistente. Il villaggio costituito dai Moduli Abitativi Provvisori dove vivono gli abitanti dopo il sisma ha nel centro sociale un proprio spazio di aggregazione. 3 Nell ambito delle attività per la formazione dei PdR post-sisma aquilani, del 2009, i processi partecipativi, concretizzati in una serie di incontri preliminari e propedeutici con la cittadinanza sono stati posti al centro delle azioni di supporto prestate alle amministrazioni pubbliche dai gruppi di consulenza esterna. 4 Il gruppo tecnico, composto dall autore, responsabile scientifico della ricerca, dai proff. Mario De Stefano e Carlo Alberto Garzonio, dalla dott. ssa Cristina N. Grandin, dagli arch.i Guido Jannone, Roberto Tazioli, Gianfranco Gracchi ed altri ricercatori facenti capo al Dipartimento di Costruzioni e Restauro - DICR dell Università degli Studi di Firenze. Dipartimento che, in data 04/08/2012, ha stipulato un accordo di collaborazione istituzionale fra enti con il Comune di Sant Eusanio Forconese. Si tratta nella fattispecie di un protocollo d intesa per la realizzazione delle attività relative alla ricostruzione post-sisma del 6 aprile 2009 dell abitato della frazione Casentino, nell ambito di un disciplinare unitario partecipato anche dal Dip. di Architettura e Urbanistica dell Università degli Studi dell Aquila, comprendente il centro storico del capoluogo. 7

8 L abitato di Casentino in una veduta panoramica dopo il terremoto Fino a quel giorno la tendenza ad un rinnovamento pressochè totale del costruito preesistente pareva prevalere e contrassegnare così i destini futuri dell abitato. Questa linea di pensiero, fortemente influenzata dai venti del cambiamento mossi dalla città e dalle frazioni di L Aquila, si era sviluppata poche settimane dopo il sisma, avvertita nella prima fase emergenziale e sostenuta dalle politiche governative per le necessità di messa in sicurezza poste dalla Protezione Civile. In ogni caso era psicologicamente arduo immaginare di potere riabitare case che avevano subito profonde lesioni e gravi crolli, considerando anche i costi elevati della riabilitazione e l incertezza di poter usufruire dei denari pubblici per il restauro dei borghi da tempo largamente dismessi o fruiti come seconde case o altri usi, quindi fortemente penalizzati nel computo dei contributi erogabili. 8

9 Alla vigilia dell assemblea l opzione restauro sembra appesa ad un filo. Un ragionamento pragmatico quello mosso sul patrimonio edilizio esistente che, aldilà del terremoto, si era allargato nel giro di pochi anni a tutto quanto il patrimonio ambientale ed architettonico del costruito storico diffuso, fatto di piccoli centri, non necessariamente marginalizzati e spopolati e di case sparse, andando ad interessare addirittura monumenti e beni di pregio artistico, chiese e palazzi. Nell Abruzzo del dopo terremoto questa incertezza si manifestava tanto più alta, se non solo le anonime periferie ma anche lo stesso centro storico di L Aquila, capoluogo nobilissimo di una terra tenacemente attaccata alle tradizioni, ricca di vestigia e monumenti, vacillava sulla scia emotiva e di un idea diversamente speculativa propensa al completo rifacimento modernista della città. Figuriamoci dunque cosa sarebbe potuto avvenire nelle località minori del cratere aquilano, quale sorte sarebbe potuta capitare ai gioielli paesaggistici di questi piccoli abitati ammantati da decenni di oblio e in declino demografico. Pur tuttavia, come pensiero positivo, poteva pesare sulla questione il tenace atteggiamento di taluni, confortato dal nostro parere di esperti della materia. D altronde, da Firenze eravamo accorsi subito al capezzale aquilano, ritenendo anche, da restauratori, che qui si sarebbe combattuta un aspra disputa a valenza nazionale sui destini del patrimonio architettonico. Con coscienza e conoscenza per rilevare il danno, per analizzare i caratteri costruttivi peculiari, per monitorare gli effetti del terremoto su quelle costruzioni in muratura, onde studiare i possibili rimedi da attuare per la salvaguardia dell identità ambientale del luogo 5. Il laboratorio di restauro trasferito sul campo, con ricercatori, rilevatori e studenti aveva offerto non pochi spunti di riflessione, ipotizzato nuove metodologie di approccio, trovate nuove soluzioni d intervento, da sperimentare in sito, per la rigenerazione dei materiali, il trattamento delle lacune e delle superfici parietali, oltre a condurre approfondimenti sulla vulnerabilità sismica del costruito storico esistente, al fine di svolgere un azione coerente di riparazione e miglioramento delle strutture ai fini antisismici. In primo luogo si pone la questione della valutazione delle prestazioni delle strutture in muratura esistenti in chiave di rischio sismico, specificatamente quelle storiche, più vecchie e malandate, partendo dalla constatazione che gli antichi edifici in muratura o in pietrame variamente accapezzato non sono stati costruiti seguendo un idea strutturale di tipo ingegneristico, bensì applicando le tradizionali regole del buon costruire, acquisite nei secoli attraverso l esperienza empirica dei costruttori. Si spiega alla gente che la vulnerabilità sismica degli edifici è dipesa soprattutto dalla mancanza di cura e dalle improprie trasformazioni subite negli anni da questi edifici, che in realtà per secoli avevano resistito ad altri terremoti. Inoltre, in molti contesti come quelli prevalentemente riconducibili all architettura spontanea dei borghi abruzzesi, si spiega che gli edifici sono stati concepiti per rispondere alle sole forze verticali e quindi sarebbe stato necessario interagire per la sicurezza sismica con provvedimenti mirati in chiave di riabilitazione conservativa, con modalità sperimentali talvolta ancora non contemplate nelle normative vigenti, che appunto il piano di ricostruzione introduce negli apparati delle N.T.A.. D altronde l unicità del contesto ambientale e l alto significato testimoniale di queste architetture costituiscono insieme un valore paesaggistico e culturale rilevante per il quale non dovrebbero sussistere incertezze sull opportunità di restaurare, piuttosto che riadattare con tecnologie non congrue; 5 Tra il febbraio e il luglio 2010, in collaborazione con le amministrazioni locali, era stato avviato un laboratorio di studio in sito con le attività dei corsi di Restauro Urbano e di Restauro delle superfici decorate dei Monumenti tenuti dallo scrivente, formando un gruppo di ricerca e di rilievo, interessando alcuni comparti centrali del centro storico di L Aquila e di Sant Eusanio Forconese. 9

10 tuttavia si sottolinea il fatto che, oltre ad un riconoscimento istituzionale del valore storico urbanistico del borgo, occorra in primo luogo una piena condivisione da parte della comunità insediata che dovrà far valere questi sacrosanti principi. In pochi mesi era stata fatta dal dipartimento universitario fiorentino un opera intensa di rilievo, di studio ed analisi, promuovendo allo stesso tempo una partecipazione attiva da parte della comunità per suffragare la bontà della scelta di perseguire un attenta operazione di recupero urbano Questo si sarebbe potuto ottenere attraverso un rigoroso intervento di messa in pristino e miglioria delle case danneggiate da attuarsi con un azione congiunta di rafforzamento murario e di valorizzazione delle qualità ambientali del luogo, in modo da porre alla base degli interventi futuri la riabilitazione funzionale e il restauro, al fine di creare un nuovo modello di sviluppo. Il restauro proposto è stato calato nell operazione ricostruzione non solo come strumento di sarcitura del dissesto sismico, bensì come un valore aggiunto da realizzare diffusamente per il costruito storico così da ottenere una coerente riqualificazione dell intero centro storico a vantaggio di tutta la comunità. Un restauro da noi presentato come un investimento per il futuro piuttosto che un modo per taluni solo più costoso di intervenire per la riparazione del danno. Corroborata dalla credibilità stessa dell impegno profuso fin dalla prima ora dell emergenza, quando si produssero i primi studi insieme agli allievi dei miei corsi, abbinando ai progetti di restauro le tematiche del colore ed alcune metodiche per la rigenerazione delle macerie e dei materiali di risulta dalle lavorazioni, quest idea era stata comunque apprezzata dai cittadini tenuti informati attraverso mostre e dibattiti pubblici, grazie anche ad un azione di sostegno condotta dalla stessa Amministrazione comunale per la quale intervenivamo. La formula del restauro, da noi enunciata come proposizione di sviluppo e di modernizzazione attraverso una visione idealizzata di un borgo ritrovato, per quanto risolutamente sostenuta con dovizia di particolari, aveva prodotto alterni esiti in precedenti occasioni, senza sollevare particolari entusiasmi nei proprietari dei beni. In definitiva, questa proposta avrebbe dovuto sostenere un ulteriore banco di prova, passando al vaglio del giudizio popolare. Quel laboratorio di restauro che accomunava studenti e ricercatori, docenti e amministratori e quel nuovo modo di porre la questione della rinascita della città erano comunque stati episodi significativi, rappresentando un buon viatico per l illustrazione del lavoro odierno ed avevano aumentato la fiducia e la credibilità, arginando le posizioni più contrastanti e i tanti dubbi che si agitavano nella popolazione. Tuttavia quello che sarebbe potuto succedere nell assemblea non era affatto prevedibile. All enunciazione delle idee progettuali per la formazione del piano di ricostruzione è seguito un lungo silenzio. Scorro ancora adesso i volti dei presenti, specie di quelli che in altre occasioni avevano manifestato più di un dubbio sull opportunità di investire denari puntando sul recupero delle vecchie case, specie quelle inerpicate lungo le viuzze del borgo, piuttosto che farne di nuove in posizioni più accessibili e funzionali. Ricordo che fino a poche settimane prima, il restauro non sembrava essere affare preso in considerazione dai cittadini di Casentino: pareva semmai essere occasione per eventuali investitori esterni, come era capitato, prima del terremoto, per il recupero a cinque stelle di Santo Stefano di Sessanio ( borgo di charme ante litteram nel territorio aquilano, ndr), che pure avrebbe potuto fornire un ottimo esempio da imitare, testimoniando la fattibilità del progetto restauro e rappresentando esso stesso un modello per il trattamento del decoro urbano. Un modello valido anche in frazioni, come quella non meno interessante di Casentino, suggestiva per la sua storia millenaria e le valenze di tipo archeologico che si stavano 10

11 evidenziando con le ricerche territoriali connesse ai nostri studi post sismici e, per queste ragioni, certamente dotate di un potenziale appeal turistico, affatto sfruttato in passato. I denari pubblici per la ricostruzione avrebbero potuto assicurare, se riconosciuto il pregio culturale di queste case e dell intero borgo, un buon livello di investimento, anche se lo sforzo economico della riabilitazione appariva ben al disopra delle reali possibilità dei proprietari o degli aventi titolo agli interventi. Oltre agli indecisi, una parte consistente di questi soggetti pensavano piuttosto che i loro beni immobiliari fossero per lo più da rottamare e semmai più utilmente da permutare. Il rischio che denunciamo, qualora si fosse optato di costruire ex novo nel fondovalle un numero eccessivo di nuove residenze, era quello di pregiudicare la natura paesaggistica del luogo e generare un altra caotica città lineare polarizzata sui centri direzionali e commerciali della nuova ed abnorme fascia periurbana aquilana. Il piano dei cittadini, se in contrasto con le deduzioni tecniche avrebbe potuto risolversi in una massiccia richiesta di sostituzioni edilizie, utilizzando le opportunità offerte dalle ordinanze governative sperimentate su desueti modelli abitativi come quelli prodotti nel , in regime di Protezione Civile, con il progetto C.A.S.E., sviluppato per il Comune di L Aquila. La reazione della platea a queste sollecitazioni è stata una piacevole sorpresa, constatando già nelle prime reazioni a caldo che la scelta del restauro urbano e del recupero funzionale degli immobili, compatibile con i caratteri degli edifici storici, non era stata affatto accantonata. D altronde l uditorio ci chiede in chiave di restauro l illustrazione puntuale del piano, delle metodologie d intervento, delle azioni di salvaguardia da condursi prioritariamente e anche quali fossero le azioni da evitare per non pregiudicare il progetto. Queste prime osservazioni valgono alle nostre orecchie come un anticipazione dell esito favorevole di un risultato a lungo auspicato. E mio convincimento che le scelte di campo che sarebbero passate dalla cruna dell ago aquilano per la ricostruzione post sisma sarebbero divenute le nuove regole della trasformazione urbana per l intera nazione, perché il problema si stava trasferendo più in generale nelle problematiche urbanistiche avverse al restauro urbano (urban conservation), favorevoli alle semplificazioni del rinnovamento (urban renewal). 11 Da sinistra: Giuseppe A. Centauro con il Sindaco Giovanni Berardinangelo e Innocenzo Chiacchio del coordinamento dei cittadini, durante la presentazione del Piano di Ricostruzione.

12 Riflettevo ancora su questo aspetto durante il dibattito mentre si puntualizzava ogni singolo aspetto del possibile scenario futuro, quando si dava conto del dettato delle NTA per il restauro post-sismico, costruito su poche e semplici regole da seguire come un codice di pratica, cioè fornendo una guida agli interventi piuttosto che generiche prescrizioni. Le più favorevoli economie di scala si sarebbero ottenute solo se il paese fosse intervenuto in modo solidale, omogeneo e coordinato, con i cittadini, proprietari di prime e seconde case, affittuari ed altri soggetti terzi partecipi verso un medesimo obiettivo da raggiungere. Ritengo che sia stato decisivo per orientare le scelte della collettività il riconoscimento da parte del dipartimento universitario di Firenze dei valori intrinseci del luogo, urbanistici e territoriali, costruito sulle risorse primarie e su inediti percorsi di interesse storico archeologico dei siti, sui caratteri paesaggistici e ambientali, in una parola sulla bellezza arcaica dei luoghi da salvaguardare sopra ogni altra cosa. La considerazione che stasera, alla conclusione di quest assemblea, mi viene di annotare è che la conservazione di un territorio dipenda più che mai dalla pervicace volontà della comunità insediata. Certo è che il difficile per la ricostruzione viene adesso: arriverà dopo l approvazione del piano al tavolo delle intese istituzionali e, soprattutto all inizio della fase attuativa, con la formazione dei consorzi e l affidamento dei progetti, sempre che le risorse promesse siano realmente spendibili e la volontà, oggi manifestata dai proprietari e dalla collettività tutta, sia rispettata e non si riduca per fare spazio ad altro tipo di speculazioni. Speriamo infine che il processo di ricostruzione non si perda nei meandri di una soffocante burocrazia. *** 12

13 Considerazioni per una nuova connotazione del Laboratorio Restauro Il laboratorio restauro che presento ai giovani allievi comincia sempre nell attualità, così nel racconto di questa testimonianza sui generis, com è nato e come ha preso corpo. La formazione del progettista restauratore, oltre che dalle conoscenze tecniche e dall affinamento metodologico e tecnologico, deriva dalle osservazioni che scaturiscono dal contatto diretto con la gente e la conoscenza della cultura materiale persistente nelle popolazioni depositarie delle tradizioni locali, dei saperi antichi, testimoni dell arte popolare che ha costituito nei secoli il substrato che ha generato i capolavori artistici e architettonici delle nostre città e forgiato quei paesaggi antropici pre-industriali che oggi giustamente vogliamo difendere sopra ogni altra cosa. Il progetto di architettura e i linguaggi contemporanei dell arte derivano largamente da queste eredità, che dobbiamo prima di tutto comprendere per poter intervenire con cognizione di causa e consapevolmente. Il futuro prende forma dal quel presente che reca in sé i segni del passato. Non esisterebbe quindi alcun apparente conflitto tra moderno e antico se solo guardassimo al processo evolutivo di questo trapasso; esiste però una profonda discrasia tra la capacità di conoscere e l attitudine mai sopita di agire al di fuori di questa dimensione. Possiamo quindi apprendere da momenti come quello sopra raccontato, perché l azione restaurativa è in primis una scelta che deve rispondere alle ragioni del pubblico sentire. Semmai sta al restauratore progettista farsi carico verso il committente dell impegno di trasmettere la dimensione etica del valore culturale intrinseco che si cela nelle testimonianze del passato. Queste ultime appartengono a tutti e, in quanto beni comuni, sono per loro doverose tutte le attenzioni possibili, in particolare per la conservazione intesa come prevenzione, nella manutenzione e, infine, nel restauro. Coscienza e conoscenza, condizioni più volte evocate, sono i requisiti che mai andrebbero traditi nell operatività del restauro. Pertanto possiamo crescere in coscienza imparando dai propri interlocutori. L attuale dibattito filosofico che si agita sull idea stessa del restauro, può dunque apprendere molto anche dal confronto diretto con la cittadinanza di un piccolo borgo abruzzese che ha vissuto la tragedia del terremoto e che si appresta ad affrontare le mille difficoltà di una difficile ricostruzione tesa al recupero dei valori, con più dubbi che certezze: un difficile equilibrio che deriva dalla ragionevolezza nell essenzialità delle risoluzioni da adottare, accantonando ogni forma di ideologia per meglio discernere tra valori e disvalori. Al restauratore corre l obbligo di seguire il percorso della conoscenza ed educare alle buone pratiche. 13

14 Definizioni possibili di restauro (dal Restauro dei Monumenti al Restauro Urbano) Un percorso iniziatico quello del restauro che dall ambito didattico-formativo prosegue nel tempo senza soluzione di continuità attraverso la conoscenza dei monumenti storici, architetture e opere d arte, ma anche contesti territoriali e urbani. Sul piano teorico restaurare significa saper tramandare i segni riconosciuti e riconoscibili della civiltà umana essendo primariamente in grado di discernere i valori da conservare dai disvalori da espellere. Sul piano della prassi operativa il restauro si declina in vario modo attraverso il progetto: sul piano architettonico intervenendo in modo consapevole ed attento per la conservazione e la riabilitazione funzionale del manufatto, alla scala del territorio definendo e programmando azioni in grado di salvaguardare, riqualificare e valorizzare l identità culturale dei luoghi. La disciplina sul piano filosofico e tecnico vive nelle applicazioni elaborate dai padri del restauro, dal XIX sec ad oggi, sul piano istituzionale è regolata dalle Carte del Restauro e dalle normative. È comunque materia in continua evoluzione. Per dirla con il dizionario s intende per restauro: il complesso degli interventi tecnico-scientifici intesi a garantire nell ambito di una metodologia critico-estetica la continuità temporale di un opera d arte. In particolare la fenomenologia critica del restauro architettonico fondata su principi di conservazione o restituzione dell immagine, investe in senso più ampio forme ambientali storicamente «rappresentative» assumendo più propriamente l aspetto di restauro urbanistico. (D.A.U., vol. 5, p. 143) IL RESTAURO DEI MONUMENTI Il concetto di «restauro» è uno dei più complessi che, su un piano culturale ed operativo, sia possibile incontrare oggi. Sia per la rapidità con cui istituzionalmente e scientificamente si è evoluto, sia per le implicazioni di ordine sociale ed economico che comporta. Bisogna subito riflettere, infatti, sul fatto che se il «restauro dei monumenti» può essere ricondotto ad un unico solco metodologico, quello dei beni culturali deriva la sua specificità proprio dall aspetto economico, strumentale, funzionale, urbano che ha l oggetto da restaurare. / / Per altro, bisogna ricordare che, nell attuale ordinamento delle attività professionali, il «restauro architettonico» è specificatamente e peculiarmente attribuito agli architetti. (Cfr. F. Gurrieri, Specificità e istituzionalità del restauro, in Lezioni di Restauro dei Monumenti, Firenze 1978, p. 3) IL RESTAURO URBANO Il restauro urbano deve porsi come obiettivo quello di conservare i caratteri architettonici, spaziali e ambientali che si sono costituiti in un determinato centro e che hanno conferito al centro stesso una precisa connotazione e fisionomia che lo fa distinguere da ogni altro centro tenendo però nel debito conto che esso non è costituito esclusivamente da monumenti e che non si può né si deve far diventare monumento ogni singolo elemento di quella edilizia storica che ne costituisce struttura fondamentale. Non è quindi pensabile di impedire con vincoli eccessivamente rigidi ogni forma di adeguamento alle mutate esigenze d uso e di qualità di vita. Il «restauro urbano» allora, dovrà tendere, piuttosto che al «congelamento» dell esistente, a reinterpretare il divenire della struttura urbana ristabilendo quel legame di continuità col passato che è il vero senso da dare alla conservazione della città antica. (Cfr. P. Roselli, Restaurare la città oggi, in Storia e Restauro/7, Firenze 1991, p. 11) continua a pag

15 ( ) Rilievo, catalogazione e cartografia per i beni architettonici e ambientali 1977/ 78 Celebrazioni Brunelleschiane - Progetto speciale di ricerca (Unifi/ SBAA-FI-PO-PT/ Comitato Brunelleschiano) G. Centauro, O. Superchi, Basilica di San Lorenzo Sezione trasversale retro facciata (Rilievo metrico e restituzione grafica, disegno a china) 15

16 Due studi esemplari per la messa a punto delle metodologie di studio per i monumenti e per i beni ambientali: a) il rilievo architettonico del monumento per lo studio della Basilica di San Lorenzo La quotidiana esperienza di studiosi dell architettura ci ha insegnato come in realtà, la conoscenza che abbiamo degli edifici, anche di quelli importanti, è troppo spesso assai generica e sommaria. Questa generale carenza degli studi storici è da imputarsi, tra le altre cose, alla mancanza di un adeguata documentazione grafica, cioè a dei rilievi attendibili sia dal punto di vista metrico che da quello, non meno importante, dell interpretazione e rappresentazione dei materiali, della decorazione, ecc. Dobbiamo pensare che ancor oggi non soltanto non conosciamo esattamente la quantità degli edifici progettati e costruiti dal Brunelleschi, ma non sappiamo neanche, per quelli di più sicura attribuzione, quale sia stato l effettivo apporto del Brunelleschi stesso. Un contributo fondamentale in questo senso può venire soltanto da una rilevazione degli edifici che possono essere stati oggetto dell attività del Brunelleschi e da un altrettanto sistematico spoglio delle fonti documentari / /. In particolare, per quanto riguarda la Basilica di San Lorenzo emergeva l opportunità di iniziare un lavoro sistematico di spoglio (e in parallelo la realizzazione dei rilievi che adesso si presentano, ndr.). (Piero Roselli, 1978) b) le schede di rilevamento per la conoscenza dei siti e dei manufatti nell area tosco-umbro-laziale dei tufi Le schede di rilevamento, appositamente elaborate in ragione degli obiettivi di ricerca mirati alla conservazione e alla valorizzazione dei beni culturali territoriali, rappresentano lo strumento operativo principale per l individuazione, la scelta e l acquisizione dei dati utili al censimento dei beni ambientale ed architettonici che sono anche i soggetti principali della catalogazione: siti e manufatti. I siti sono censiti utilizzando una scheda territoriale (omissis) che è articolata seguendo la partizione esistente per fogli di mappa catastali, individuando in tale suddivisione territoriale un articolazione spaziale sufficientemente frazionata ma omogenea per le esigenze censuarie, una griglia organica rispetto alla morfologia e topografia dei luoghi ed uno strumento che ben si concilia con l analisi storico evolutiva del territorio, lo studio degli enti proprietari laddove i mappali rappresentano le cellule elementari dell organizzazione funzionale dell ambiente costruito e non. I manufatti sono censiti alla scala territoriali e urbana in modo puntiforme. La compagine edilizia è censita per unità architettoniche in presenza di insediamenti aggregati in isolati o case sparsi, seguendo come ambito di individuazione, analogamente a quanto stabilito per i siti, la particella catastale (mappale). La scheda edilizia (omissis) è a sua volta articolata per unità immobiliari. Entrambe le schede contengono le informazioni inerenti le fasi formative e storico evolutive del territorio, la cronologia dell impianto urbano e di quello architettonico, la descrizione dei caratteri tipologici e costruttivi, la presenza di elementi di pregio o di rilievo ambientale, archeologico e paesaggistico, le principali trasformazioni e i restauri pregressi, il grado di conservazione e di protezione esistente, nonché l interesse ambientale, storico artistico e architettonico, le condizioni d uso rilevate. Oltre alle parti descrittive entrambe le schede sono corredate da casellari con voci precompilate per consentire una oggettiva disamina ai fini gestionali delle prerogative culturali dei siti e dei manufatti censiti con indicizzazione dei valori registrati e parametrizzazione degli indici finalizzata all analisi dello stato di equilibrio e dello stato di degrado per definire il livello di recuperabilità e di compatibilità dei beni rispetto alla rilevanza e all impatto sotto il profilo ambientale e paesaggistico. Tutte le schede sono corredate da documentazione fotografica e indice/ repertorio dei documenti storici e iconografici esistenti. (Giuseppe Centauro, 1981) 16

17 1981 Per una catalogazione dei beni architettonici ed ambientali La catalogazione, come metodo di ricerca e di documentazione, sistematico e scientifico, se affonda le proprie radici storiche già nell 800, ha ritrovato in questi ultimi anni una sua vivissima attualità in riferimento con inderogabili necessità di conoscenza e gestione del territorio. Lo stretto legame esistente tra definizione e scelta degli oggetti da catalogare, ieri rappresentati dalle cose di emergente pregio artistico e storico ed oggi, più globalmente, dai cosiddetti beni culturali, testimonia come il metodo si adatti ugualmente al mutare dei contenuti mentre, semmai, il problema rimane quello dell effettiva realizzazione del catalogo come strumento operativo a scala territoriale e, eventualmente, della sua precisa collocazione giuridico-amministrativa ed istituzionale in rapporto con le esigenze di gestione territoriale.. Infatti esiste uno scollamento fra Enti preposti alla tutela, quadro normativo di riferimento e modo di promuovere e gestire la conservazione, fra un atteggiamento passivo proprio del vincolo di legge ed attivo di un più generale coinvolgimento del bene culturale nella pianificazione territoriale. Come riscontro di quanto osservato dobbiamo rilevare, rispetto al problema catalogo, che le operazioni fino a qui promosse risentono in una qualche misura di questa scissione e settorializzazione. Appare per esempio necessario, prima ancora di orientare l operazione conoscitiva verso determinati obiettivi, definire il bene culturale, approfondendone la vicenda storica che lo ha generato, modificato e qualificato, conoscendo altresì in maniera dettagliata tutte le molteplici valenze sociali ed economiche che connotano lo stesso bene come bene d uso. In definitiva non appare sufficiente aver abbandonato formulazioni e categorie legate a giudizi di tipo estetico-formale per trasferirsi integralmente al concetto di bene culturale. La conoscenza è divenuta uno dei presupposti della pianificazione ed anche la formazione di un inventario dei Beni Culturali, per finalizzarsi a successive operazioni di recupero e salvaguardia, deve corrispondere ad un esauriente analisi di tutte le componenti territoriali. / / Il tema del recupero, introdotto dalla legislazione nazionale [ndr. L. 457 /1978 e s.m.i.] ha evidenziato l urgenza di promuovere una sistematica ed efficiente campagna conoscitiva dei beni architettonici per quanto riguarda il governo del territorio e, se da una parte abbiamo annotato gli attuali limiti dell attività promossa dall ICCD [l Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione introdusse nuove formulazioni, distinguendo i beni in categorie che, per il settore Beni Culturali Immobili Ambientali ed Architettonici, erano oggetto di schede T, CSU, SU, TP, A, PVG, CA, MA, ndr.], dall analisi delle esperienze di rilevamento promosse da Enti pubblici e Amministrazioni locali non sempre scaturiscono note confortanti in rapporto con le esigenze culturali che tali operazioni devono conservare [ndr. in relazione all operatività del restauro urbano e architettonico]. 17

18 La fotointerpretazione nel censimento dei beni culturali, architettonici ed ambientali Tra i vari metodi d indagine d ausilio per il rilevamento dei Beni Ambientali ed Architettonici, la fotointerpretazione assume un posto di primissimo piano sia per i caratteri intrinseci del metodo, che consente un lavoro a tavolino, sia per le notevoli ed in parte inesplorate (per il restauro alla scala urbana e territoriale, ndr.) possibilità d impiego. La fotointerpretazione può essere l integrazione migliore alla ricognizione diretta e nello stesso tempo strumento utilissimo di analisi preliminare alla schedatura. In riferimento agli obiettivi prefissi, l analisi condotta attraverso la fotointerpretazione permette di rispondere a numerosi quesiti e verificare un grande numero di informazioni, consentendo un livello d indagine così dettagliato che in altri modi sarebbe realizzabile solo con un enorme dispendio di tempo e energie. Fotointerpretare, in sostanza, vuol dire estrarre dalla documentazione fotografica, con processi logico-deduttivi, le informazioni e le conoscenze necessarie. / /. Qualsiasi documento fotografico è esplorabile, ma certamente le informazioni più complesse e preziose si otterranno con foto aeree zenitali che consentono attraverso la visione tridimensionale ( stereoscopica ), una più facile identificazione e interpretazione degli oggetti da esaminare. Con l ausilio di tali riprese l applicazione della fotointerpretazione al censimento dei beni ambientali ed architettonici sembra possibile e quindi quanto mai auspicabile. Le riprese fotografiche planimetriche a bassa quota (disponibile per i tre centri maggiori dell area campione: Pitigliano, Sovana e Sorano) forniscono il materiale di base sul quale lavorare. / / Nel caso di indagini archeologiche l impiego della fotointerpretazione ha già dato da tempo luogo a tecniche diagnostiche specializzate ( remote sensing ) possono essere prese come modello di riferimento per la tecnica fotointerpretativa per la parte patrimoniale dei beni costituita dal costruito storico. Sotto due immagini del centro storico di Sorano, area campione d indagine per le applicazioni sperimentali 18

19 Un progetto di cartografia tematica per i beni architettonici e ambientali. Conoscenza e gestione del territorio / / Se conoscere per conservare è il presupposto pragmatico di una moderna azione di tutela, non meno importante diviene il fatto che tale conoscenza debba riguardare il più alto numero di persone. Potremmo dunque dire che l ulteriore premessa del conservare sia la diffusione della conoscenza, la partecipazione attiva di tutte le parti componenti la società. / / L ipotesi di incentivare un modo armonico di governare le risorse territoriali fra queste ultime mettiamo in primo piano i beni culturali, ricercando la ricomposizione di alcuni equilibri di fondamentale importanza per la vita dell uomo, non contraddice lo sviluppo di una società consapevole del proprio attuale ruolo. Inoltre, se le risorse territoriali si connotano tout court come beni patrimoniali ad interesse diffuso, appartenenti cioè alla collettività in quanto beni di valore culturale ed economico, diviene questione primaria ed irrinunciabile soddisfare le effettive esigenze di conservazione sollecitate sempre più attivamente dagli enti preposti al governo del territorio. Questo obiettivo è perseguibile unicamente modificando in maniera sostanziale il ruolo ed i contenuti dell attuale sistema informativo, in relazione soprattutto ai molteplici problemi che si pongono per un attento e corretto (equilibrato, ndr.) uso delle risorse territoriali / /. Un primo contributo poteva essere quello di definire una scheda analitica e documentaria per i singoli soggetti di studio (v. modelli riprodotti a pag. 16), un secondo ed altrettanto necessario contributo andava cercato in direzione della messa a punto di un sistema cartografico di settore, quale espressione di rappresentazione e di sintesi di tutte le varietà informative prodotte dall intero corpo delle conoscenze acquisite. Di qui l esigenza di approfondire autonomamente le diverse tematiche afferenti al tema del censimento dei beni culturali, distinguendo: a) la catalogazione integrata dei beni architettonici ed ambientali; b) la cartografia tematica dei beni culturali / /. A fronte di tali necessità occorre costruire una vera e propria cartografia tematica di settore che completi il processo conoscitivo iniziato con le ricerche territoriali, la schedatura diretta e la relativa costituzione di una banca dati. Con l ausilio del trattamento grafico delle informazioni si potranno ottenere ulteriori elaborazioni per la gestione dati. 19

20 Cartografia e rappresentazione dei fenomeni La cartografia tematica è in definitiva uno strumento dinamico di lettura dell ambiente che, per svolgere la propria funzione nell ambito delle operazioni gestionali, deve soddisfare tre requisiti principali: a) essere un mezzo d informazione essenziale, esplicito e di facile comprensione; b) essere uno strumento di lavoro disaggregabile nelle sue componenti e rapidamente aggiornabile in ogni sua varietà informativa; c) essere un veicolo di comunicazione agile, concreto per agevolare la corretta definizione e risoluzione dei problemi territoriali. L ausilio di tecnologie avanzate sia in fase di rilevamento e raccolta dati, sia in fase di restituzione cartografica, mediante, per esempio, il trattamento automatico dell informazione (oggi trattamento di immagini vettoriali e di immagini raster, ndr.), la messa a punto di procedure cartografiche sempre più rispondenti alle esigenze di un linguaggio chiaro e sintetico, la ricerca di metodologie di indagine finalizzate all utilizzo delle informazioni territoriali, senza il ricorso ad ulteriori manipolazioni, possono consentire il soddisfacimento dei requisiti richiesti. Occorre, a nostro avviso, recuperare in ciascun ambito disciplinare, anche nel settore dei beni culturali, un atteggiamento più critico (selettivo, ndr.) nei confronti delle varie informazioni territoriali da utilizzare nei rispettivi settori di ricerca, (leggasi conservazione e restauro, ndr.) senza affidarsi ciecamente a dati già manipolati e riassunti per altre finalità operative) / /. Per dirla come J. Bertin: L informazione utile alla decisione è quella ricavata dall esame delle relazioni intercorrenti dentro l insieme (cfr. La grafica e il trattamento grafico della informazione, Eri, Torino 1981, p. 1). 20

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