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1 FONDAMENTO E SVILUPPO DELLA TEOLOGIA DELLA VITA CONSACRATA APOSTOLICA: ACQUISIZIONI E PROBLEMI Camilo Maccise INTRODUZIONE La missione fondamentale della Chiesa è l evangelizzazione di tutti gli esseri umani. Questa è la sua identità più profonda. Esiste per questo. Nel compiere questo servizio di evangelizzazione, la comunità dei credenti, ha compreso, ogni volta con chiarezza maggiore, le diverse dimensioni della evangelizzazione. Pertanto, la missione è parte dell essenza stessa della vita cristiana e, di conseguenza, della vita consacrata. I suoi membri sono scelti per essere inviati. La vita consacrata è, per sua stessa natura, apostolica. Ogni comunità religiosa, anche quella specificamente contemplativa, non è ripiegata su se stessa, ma si fa annuncio, diaconia e testimonianza profetica. Il Risorto, che vive in essa, comunicandole il proprio Spirito, la rende testimone della risurrezione 1. La missione: parte integrante della vita consacrata La missione è parte integrante della vita consacrata. Nel passato predominava la tendenza a considerare la missione come una attività della vita consacrata, ma a partire dal Vaticano II si è iniziato a considerarla come un elemento essenziale del suo essere e di quello della Chiesa. Si è tornati ad una rinnovata consapevolezza che il mandato dei cristiani nasce dalla missione di Dio, in Cristo e nello Spirito. La vita consacrata, come una modalità concreta di seguire Gesù, chiede ai consacrati/e di essere, come Cristo, in missione nel mondo. La stessa consacrazione ha due aspetti: essere scelti per Dio ed essere inviati a servizio dell annuncio evangelico. La missione è, pertanto, parte fondamentale dell identità della vita consacrata. In questa prospettiva centrale della missione, la testimonianza di vita è un elemento fondamentale. La testimonianza è già, in se stessa, un modo di evangelizzare e può essere considerata come condizione previa per l annuncio della Buona Novella. Vita consecrata presenta la vita consacrata come un epifania dell amore di Dio nel mondo e ricorda che tutti i cristiani sono chiamati a seguire Gesù e sono consacrati ed inviati al mondo per imitare il suo esempio e continuare la sua missione. Questo è il compito di tutti i credenti in Cristo e, in maniera particolare, di coloro che lo seguono nella forma 1 CIVCSVA, Vita fraterna in comunità (VFC) 58.

2 2 caratteristica della vita consacrata. Nella loro chiamata è quindi compreso il compito di dedicarsi totalmente alla missione; anzi, la stessa vita consacrata, sotto l'azione dello Spirito Santo che è all'origine di ogni vocazione e di ogni carisma, diventa missione, come lo è stata tutta la vita di Gesù 2. I voti e la stessa vita fraterna in comunità hanno una dimensione apostolica. La missione carismatica degli Istituti religiosi La vita consacrata, come carisma nella Chiesa, ha la missione profetica di ricordare e di realizzare il disegno di Dio per l umanità, attraverso la testimonianza, l annuncio e la sfida. Essa è chiamata a testimoniare i valori del Vangelo delle Beatitudini; ad annunciare e a proclamare il progetto di Dio e ad interpellare la società che non risponde a Dio, con un ruolo critico che affonda le sue radici nell esperienza di Dio stesso. La missione è parte dell essenza stessa della vita consacrata e non è un attività che le si aggiunge. Oltre a questa caratteristica comune a tutte le forme di vita consacrata, ognuna di esse accentua un aspetto particolare e realizza la missione evangelizzatrice a partire dalla propria identità carismatica tesa ad incarnare un aspetto del messaggio di Gesù. Realizza questo compito non solo nel lavoro apostolico, ma nel suo stesso stile di vita. Per comprendere il fondamento e lo sviluppo della teologia della vita religiosa apostolica, le sue acquisizioni e i problemi, parleremo in seguito dell evoluzione della teologia della vita consacrata in generale e, all'interno di essa, della vita consacrata apostolica. In secondo luogo, ci soffermeremo sulle acquisizioni raggiunte attraverso la pratica, la riflessione e le sfide da affrontare. I. EVOLUZIONE DELLA TEOLOGIA DELLA VITA CONSACRATA Per comprendere il fondamento e lo sviluppo della teologia della vita religiosa apostolica è necessario collocarla all'interno della riflessione teologica generale sulla vita consacrata. Questa, naturalmente, è sempre condizionata dalle circostanze storiche. Di conseguenza, non dovrebbe sorprenderci il fatto che vi siano diverse teologie della vita consacrata. Ognuna di esse ha come punto di partenza lo stile secondo il quale si viveva la consacrazione in un determinato momento storico, tenendo presente anche il modello di Chiesa e il contesto socio-culturale. Nei primi secoli la riflessione non è sistematica. Essa è piuttosto frammentaria e ha come punto di partenza gli insegnamenti biblici. I Padri della Chiesa, gli eremiti e i monaci cercano di giustificare il loro stile di vita e, soprattutto, di presentarlo alla luce della loro esperienza spirituale, illuminata dalla parola di Dio. 1. Gli orientamenti della teologia della vita consacrata a) La riflessione iniziale Una prima prospettiva teologica per spiegare la vita consacrata è stata quella del martirio, la manifestazione suprema dell amore. Al termine dell era delle persecuzioni, si è cercato di vedere nella vita eremita e cenobitica un martirio continuo, fatto di rinuncia, ascesi, donazione e servizio quotidiano. Tutto ciò che la vita monastica comportava - la solitudine, il silenzio, l'ascesi, l'obbedienza e la vita comune -, esigeva rinunce e sacrifici attraverso i quali, quotidianamente si donava la propria vita per amore verso Dio e verso gli 2 Vita consecrata (VC) 72.

3 3 altri. L'ideale supremo era Gesù, colui che ha dato la sua vita per noi, colui che è stato obbediente alla volontà del Padre fino alla morte di croce. Tutta la disciplina monastica era un mezzo per poter acquisire gli stessi sentimenti di Cristo (cfr Fil 2,5-11). Insieme alla visione martiriale della vita monastica troviamo il tema della sequela di Gesù. Seguire indica qualcosa di dinamico e di vitale che comporta l esigenza della disponibilità. Dobbiamo rimanere disponibili a quanto il Signore chiede in ogni momento della vita. Nella vita cenobitica, quando si parla della sequela di Gesù, si mette in risalto lo stile di sequela dei Dodici. Essi sono stati chiamati da Cristo per rimanere con lui e, a partire da quella intimità, testimoniare e annunciare il regno di Dio. Si parla di vita apostolica. Come gli Apostoli, coloro che si consacrano nella vita eremitica o in quella cenobitica, hanno abbandonato tutto per seguire Gesù e mettono tutto in comune per vivere una vita evangelica. Infine, vi è un tema teologico ben sviluppato nei primi secoli della vita consacrata. È il tema del combattimento escatologico contro le forze del male che esistono nella storia umana sin dalle sue origini e che dureranno fino alla fine dei tempi. I monaci lottano contro il potere delle tenebre e, in questo modo, proseguono la lotta di Cristo contro le tentazioni nel deserto e contro la morte di croce. Cristo accompagna il monaco perchè egli possa trionfare in questa lotta. b) La sistematizzazione scolastica di San Tommaso d Aquino I grandi temi teologici della vita consacrata hanno esercitato la loro influenza sugli sviluppi successivi che hanno portato ad una loro sistematizzazione scolastica, arricchita e, nello stesso tempo, impoverita dalla predominanza di approcci di natura giuridica, anche se, d altra parte, il nuovo dinamismo degli ordini mendicanti metteva in risalto gli aspetti carismatici e profetici della vita consacrata. Con questa nuova forma di vita si riscopre la vita evangelica apostolica e itinerante come quella di Gesù. Essendo una forma di vita diversa da quella monastica, caratterizzata dalla stabilità, essa suscitò tensioni e polemiche sul valore della contemplazione e dell azione e sulla superiorità dell una o dell altra. San Tommaso d Aquino, con la sua geniale capacità sintetica, in alcune delle sue opere fortemente polemiche circa la controversia tra clerici e laici da una parte e i medicanti dall altra, ha organizzato una teologia scolastica della vita religiosa. Nella Summa Teologica, infatti, San Tommaso presenta un trattato completo sulla vita religiosa, in II II, cuestiones Sviluppa queste cuestiones nel Trattato sui distinti generi di vita e stati di perfezione, che ha inizio con la cuestion 179 e si conclude con la cuestion 189. S. Tommaso è il primo ad elaborare un trattato sullo stato religioso e lo colloca nel quadro della teologia generale. Nella sua costruzione, il Dottore Angelico utilizza gli insegnamenti tradizionali dei Padri della Chiesa e di quanti hanno scritto sulla vita monastica. Le sue riflessioni sono influenzate dalle strutture giuridiche della Chiesa del suo tempo e dalle polemiche (intraecclesiali) esistenti all interno della Chiesa. Eppure, la dottrina tomista sulla vita religiosa nella Chiesa si imporrà nella Chiesa e continuerà a quasi fino al Vaticano II. San Tommaso comincia col definire la vita religiosa come uno stato pubblico di perfezione. Questo costituisce la sua essenza: impegnarsi, tramite i voti solenni di castità, povertà e obbedienza, nella pratica dei consigli evangelici, per raggiungere la perfezione cristiana. Distingue tra l essere perfetti e l essere in uno stato di perfezione esteriore. Questo esige l obbligo dei consigli evangelici tramite i voti. I voti, pertanto, costituiscono lo stato

4 4 religiso. A partire dai voti la vita viene organizzata ed orientata all'acquisizione di perfezione. Nello stesso tempo, i voti sono un sacrificio perfetto, perchè attraverso di essi tutta la vita del religioso è consacrata al servizio di Dio sacrificando beni legittimi. S. Tommaso mette in relazione la consacrazione religiosa con la consacrazione battesimale. Attraverso quest ultima il cristiano è trasformato in membro di Cristo e muore al peccato per vivere al servizio di Dio e del prossimo. Mediante la seconda consacrazione, il cristiano muore al mondo, ai suoi affetti ed alle sue occupazioni per potersi dedicare completamente alle opere di carità che onorano Dio e servono il prossimo Tutte le forme di vita consacrata hanno bisogno di praticare i consigli evangelici attraverso i voti, ma possono farlo in diversi modi e utilizzando mezzi diversi per favorire e sostenere quella pratica. Un altra fonte della diversità delle famiglie religiose è il tipo di servizio al quale si dedicano preferenzialmente per esercitare l amore e il servizio al prossimo, come frutto della loro comunione con Dio. Ci sono istituti che si dedicano all azione pastorale, altri all insegnamento, altri alla cura degli ammalati e ad altre opere di misericordia. A partire dalle diverse attività svolte dalle famiglie religiose, S. Tommaso distingue tre classi: quelle che si dedicano all'insegnamento delle scienze sacre ed alla predicazione, quelle che si dedicano alla contemplazione e quelle che si impegnano nelle opere della vita attiva. Per S. Tommaso, la prima forma è quella più elevata, perché parte dalla pienezza della contemplazione In conclusione, la dottrina di San Tommaso sullo stato religioso mette in evidenza il primato dell amore nella vita cristiana. Tutta la vita è orientata alla sua perfezione mediante la pratica dei consigli evangelici che esige il sacrificio di sè stessi tramite i voti solenni. Questa consacrazione è ciò che sostiene ed orienta tutte le sue attività sotto la dipendenza dai propri superiori e a servizio del prossimo. c) La vita consacrata durante il Concilio di Trento Nonostante gli sforzi volti alla riforma della vita religiosa intrapresi dal Concilio tridentino, la visione teologica della stessa continuò a rimanere di stampo medioevale. Si vuole imporre un certo stile monastico a tutti gli Istituti, centrando la vita sulla osservanza regolare, a scapito dell'impegno nelle attività apostoliche caratteristiche di ogni carisma. Si continua a vedere nella consacrazione l aspetto della scelta che la separa dalla realtà comune, considerata come profana, per dedicarsi al servizio di Dio e per entrare in comunione con Lui. Si sottolinea, in tal modo, l aspetto morale e ascetico della consacrazione. Essa consisterebbe nell attrazione della persona verso Dio, al quale vuole dedicare tutta la sua vita. Si dà, inoltre, una maggiore importanza all aspetto giuridico ed ecclesiale. L'impegno è assunto pubblicamente, attraverso la mediazione della Chiesa, tramite voti che comportano conseguenze giuridiche e canoniche. Si trascura, inoltre, l aspetto teologale della consacrazione come esercizio di fede, speranza e carità. Durante questo secolo continua a sussistere la distinzione tra due stati di vita nella Chiesa: uno regolato dall osservanza ai comandamenti e l altro dalla pratica dei consigli evangelici, con la conseguente distinzione tra stato di perfezione e stato cristiano normale. d) La riflessione teologica sulla vita cosnacrata nella Costituzione Lumen gentium Il Vaticano II rappresenta un momento di transizione nella riflessione teologica sulla vita religiosa. Certamente, non parte da una visione storico-esistenziale di essa. Tuttavia,

5 5 emergono considerazioni dottrinali che, in qualche modo, hanno influenzato lo sviluppo successivo della teologia della vita consacrata. La grande novità del Vaticano II è stata quella di dedicare un capitolo ai religiosi all interno della Costituzione dogmatica sulla Chiesa che intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale 3. Nella costituzione sulla Chiesa si parla della vita religiosa come dono dello Spirito alla Chiesa ed essa viene definita non come uno stato intermedio tra la condizione clericale e laicale, ma da entrambe le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono nella vita della Chiesa e ad aiutare, ciascuno a suo modo, la sua missione salvifica 4. Continua, poi, col mettere in evidenza come i voti religiosi, che spingono a vivere l amore cristiano, uniscono in maniera speciale i religiosi alla Chiesa e al suo mistero 5 e la trasformano in segno. Tutta la Chiesa è segno di Cristo. E anche tutti i cristiani sono chiamati ad esserlo. Pertanto, la vita religiosa è un segno tra gli altri segni. La sua peculiarità nasce dal fatto che la vita consacrata imita più fedelmente e rappresenta continuamente nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò venendo nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano. Consacrandosi in questa forma di vita, i consacrati manifestano a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo mondo; testimoniano l esistenza di una vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo; preannunziano la futura resurrezione. Infine, in modo speciale proclamano il primato del regno di Dio sopra tutte le cose terrestri e dimostrano pure a tutti gli uomini la potenza di Cristo-Re che realizza la sua opera nella Chiesa, fatta di persone umane 6. e) La teologia della vita consacrata nella esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata (1996) Il documento è preceduto da un'introduzione. In essa offre una visione della vita consacrata nella molteplicità delle sue espressioni come un dono di Dio alla Chiesa. Le diverse forme di vita consacrata sono un segno della creatività inesauribile dello Spirito, che non si ripete e non si contraddice. I nuovi e rinnovati stili di consacrazione - che devono essere oggetto di discernimento da parte delle autorità della Chiesa non sostituiscono quelli precedenti. Sono, piuttosto, nuovi rami che germogliano dallo stesso albero e lo abbelliscono. Le tre parti centrali del documento papale sono determinate in base alle tre prospettive dalle quali si contempla la vita consacrata: la consacrazione, la comunione e la missione. I titoli di ognuna delle tre parti sono: I. Confessio Trinitatis. Alle sorgenti cristologicotrinitarie della vita consacrata. II. Signum fraternitatis. La vita consacrata segno di comunione nella Chiesa.. III. Servitium caritatis. La vita consacrata epifania dell amore di Dio nel mondo. In quest ultima parte, viene messo in evidenza che nella vocazione alla vita consacrata è compreso... il compito di dedicarsi totalmente alla missione... La missione è essenziale per ogni Istituto, non solo in quelli di vita apostolica attiva, ma anche in quelli di 3 LG 1. 4 Ib Cf. Ib Cf. Ib. 44.

6 6 vita contemplativa. La missione, infatti, prima di caratterizzarsi per le opere esteriori, si esplica nel rendere presente al mondo Cristo stesso mediante la testimonianza personale.... Si può allora dire che la persona consacrata è «in missione» in virtù della sua stessa consacrazione, testimoniata secondo il progetto del proprio Istituto 7. f) Il Congresso internazionale della vita religiosa (1993) Nel novembre 1993, l Unione dei Superiori Generali ha organizzato, a Roma, un Congresso internazionale sulla vita consacrata. Le sue conclusioni hanno avuto un influsso sul documento postsinodale Vita consecrata. In questo congresso è stato sottolineato che il fenomeno storico della vita consacrata nella Chiesa è appartenuto prevalentemente alla cultura occidentale e all emisfero Nord del mondo, che ha tratto, prevalentemente, la sua ispirazione e la sua configurazione dal modello monastico e si trova ora a un bivio cruciale: il modello tradizionale sta attraversando una crisi. Il suo universo simbolico sta scomparendo di fronte alla nuova cultura che si sta diffondendo e di fronte alle culture straniere in cui si inserisce. La forma storica che essa ha assunto fino ad ora sembra ormai superata e vicina alla fine. Si mettono in discussione le sue strutture, i suoi simboli, la sua teologia. Si intuiscono molte cose, ma non si riesce a definirle. É necessario accogliere o ricreare un nuovo modello, che ancora non esiste, anche se si intuisce che è necessario fare una sintesi vitale tra mistica e missione, tra esperienza fondante e realtà storica. É necessario adeguarsi, con fedeltà creativa, al nuovo modello simbolico-culturale che sta emergendo nel mondo o che esiste in quei popoli in cui è presente la vita consacrata. g) Il Congresso internazionale della vita religiosa (2004) Questo Congresso non aveva la pretesa di sviluppare una teologia della vita consacrata, ma ha cercato di elaborare un linguaggio vitale per poterla presentare all interno di una Chiesa di comunione. Nell Instrumentum Laboris si è sottolineato il fatto che la vita consacrata è un dono dello Spirito, ricevuto nella Chiesa per il mondo. La Chiesa è madre e maestra, è campo di azione e di missione per i consacrati. Nel popolo di Dio la vita consacrata si fa servizio per il Regno che viene in un mondo concreto 8. La rinuncia alla riflessione teologica non voleva essere un disprezzo di essa. Si è cercato, invece, di rinnovare il linguaggio teologico sulla vita consacrata, per evitare categorie minori e inferiori, per parlarne con un linguaggio nuovo e stimolante, perché lo stile di vita si ripercuote inesorabilmente nel nostro linguaggio e viceversa. La nuova forma che la vita consacrata sta assumendo, richiede anche una creatività nel linguaggio. Per questo, il Congresso si è situato su questa linea ed ha favorito soprattutto il linguaggio narrativo e simbolico. Il desiderio di rispondere ai segni dei tempi e dei luoghi ha portato il Congresso a descrivere la vita consacrata come passione : passione per Cristo, passione per l umanità... Questo non vuol dire che si è tentato di demolire le categorie tradizionali e il loro significato. Si continua a parlare di tutto questo, ma in modo diverso. É interessante descrivere la vita consacrata come passione o come pathos. Già in Vita Consecrata, al n. 84, si fa riferimento alla passione, alla passione profetica. Il profeta è descritto come la persona che sente ardere nel suo cuore la passione per la santità di Dio e aggiunge che la testimonianza profetica richiede la costante e appassionata ricerca 7 VC Cf. Instrumentum laboris para el Congreso, n. 12.

7 7 della volontà di Dio. É chiaro che il Congresso intende la vita consacrata come passione divina Gli orientamenti della teologia della vita consacrata apostolica nella prassi evangelizzatrice Quando ci accostiamo alla teologia della vita consacrata apostolica constatiamo, anzi tutto, l influenza che ha avuto, in questa riflessione, il dualismo platonico che separava e contrapponeva azione e contemplazione e, accentuando una di queste realtà della vita cristiana, dava l impressione di relegare l altra in secondo piano o di trascurarla. Semplificando le cose, un autore scrive: Per il monaco il coro era qualcosa di essenziale; per i mendicanti il coro condivideva la sua importanza con l apostolato; per il clerico regolare l apostolato diventa più importante del coro. L austerità del monaco, dura e monolitica, austera e a volte poco piacevole, è più soave nel mendicante e più umana nel clerico. Il monaco cerca di parlare solo con Dio; il mendicante parla sia con Dio che con gli uomini; il clerico regolare parla più con gli uomini che con Dio per condurli a Dio 10. Il brano evangelico di Maria e Marta, interpretato al di fuori del contesto, ha portato a considerare l azione come inferiore alla contemplazione e come qualcosa che impedisce la ricerca di Dio nella trascendenza. Ci si impegnava nell azione per carità, sacrificando parzialmente il contatto contemplativo con Dio. É stata proprio questa prassi ad aprire nuovi percorsi per la riflessione teologica che ha fuso in un unica unità, con accenti diversi, la contemplazione e l azione. a) Il servizio di evangelizzazione dei monaci Agli inizi, la vita monastica in Oriente non era molto favorevole all evangelizzazione diretta. La realizzava attraverso la testimonianza di vita e soprattutto per ricordare ai cristiani le esigenze del Vangelo. In seguito, non senza polemiche, si è aperta ad essa, seguendo le esortazioni dei vescovi che erano usciti dalle fila monastiche. Di fatto, sono stati i monaci ad evangelizzare vaste regioni pagane. Al contrario, in Occidente, la vita monastica era impegnata nel compito apostolico di evangelizzare i pagani. Inoltre, i monaci realizzarono, nello stesso tempo, un opera di civilizzazione e diffusero la cultura che costituisce le radici dell Europa. Fecero questo principalmente tramite la catechesi, insegnando la coltivazione della terra e trasmettendo le grandi opere culturali del passato. Si può dire che fino al XII secolo i monaci furono gli unici agenti culturali. Tutta la cultura dell era Medioevale porta il sigillo monastico. I monaci, soprattutto i benedettini, nonostante abbiano abbandonato il mondo, mantennero rapporti con la gente e trasmisero, insieme al Vangelo, gli ideali di pace, di fraternità e di laboriosità, in costante dialogo con la società del tempo. b) L opera di evangelizzazione dei mendicanti Il cambiamento di epoca e della società che si verificò nel XIII secolo, comportò nuove sfide per la evangelizzazione e per la vita cristiana. Con lo sviluppo delle città libere dal vassallaggio e dalla signoria feudali, cambiò la mentalità delle persone. Gli abitanti 9 J.C.R. GARCIA PAREDES, La teología de fondo: hacia un nuevo lenguaje. Conferencia después del Congreso. Cf J.M. MOLINER, Historia de la Espiritualidad, Burgos, 1972, p Citado por J.C.R. GARCÍA PAREDES, Misión de la vida religiosa, Madrid, 1982, p. 230.

8 8 delle città si arricchirono col commercio e non vollero più rimanere sottomessi a chi deteneva il potere monarchico o feudale. Nella Chiesa è il tempo dei movimenti di ogni genere, molti dei quali eccessivamente polarizzati, che chiedono, con forti accenti critici, una riforma spirituale ed una maggiore povertà nella Chiesa ad imitazione di Cristo povero. Appaiono, allora, all orizzonte i cosidetti ordini mendicanti che si inseriscono pienamente in questo nuovo contesto socio-culturale ed ecclesiale e diventano i protagonisti dell evangelizzazione. Essi evangelizzano spostandosi continuamente per accompagnare i fedeli, dato che la mobilità delle nuove situazioni commerciali non permetteva loro, come nel contesto feudale, di andare nelle chiese del monastero o nelle parrocchie. I mendicanti evangelizzano soprattutto attraverso l esempio di una vita distaccata dai beni materiali ed aperta alla scienza, all arte ed alla cultura, senza per questo abbandonare la fede e l adesione alla Chiesa istituzionale con tutti i suoi limiti. La loro evangelizzazione fu accolta con maggiore facilità perchè rispondeva alle sfide ed alle preoccupazioni di questo momento storico. c) La missione evangelizzatrice della vita consacrata a partire dal secolo XVI Il Rinascimento portò con sè numerosi cambiamenti nella società e nella Chiesa. La constatazione della necessità di evangelizzare anche i membri della gerarchia divenuti troppo mondani, mise in evidenza l urgenza di sacerdoti realmente identificati con la propria vocazione e con uno stile spirituale ed apostolico vicini alle persone. Sorgono, così, i clerici regolari, una nuova forma di vita consacrata che vuol dare testimonianza di una vita sacerdotale rinnovata. Nello stesso tempo, questi clerici regolari si impegnano in una regola di vita religiosa per poter realizzare meglio la missione evangelizzatrice nelle circostanze del loro tempo. In questo secolo compare anche la vita religiosa femminile con finalità apostolica e di evagelizzazione, anche se ancora limitata a causa delle strutture ecclesiastiche che obbligavano le donne consacrate a vivere in clausura. Anche se alcuni gruppi di donne si dedicarono pienamente al compito missionario, tuttavia, in poco tempo, ad eccezione delle Figlie della Carità, esse furono nuovamente recluse nei monasteri. Nel suo impegno per l'evangelizzazione, la vita consacrata dell epoca rinascimentale ebbe cura di rispondere anche ai bisogni urgenti, specie a quelli dei poveri, nel campo dell educazione e della beneficenza, trascurati dai governi del tempo. Quest opera suppletiva della vita religiosa costituiva anche un occasione propizia per l evangelizzazione e la formazione alla vita cristiana. Nel XIX secolo si impone finalmente uno stile di vita apostolica femminile più vicina alla gente per la sua opera di educazione dei poveri, per le opere di beneficenza e per la cura degli infermi. Non bisogna, tuttavia, dimenticare che i grandi evangelizzatori delle terre d America e di vaste regioni dell Oriente, scoperte recentemente, sono stati sempre religiosi che si sono occupati anche dell educazione degli abitanti di quei luoghi e della loro promozione umana integrale. d) La teologia della vita religiosa apostolica nel Vaticano II Il Concilio Vaticano II considerò gli Istituti di vita consacrata a partire da una doppia prospettiva: gli istituti dediti interamente alla contemplazione, in modo tale che i loro membri si occupano unicamente di Dio nella solitudine e nel silenzio, i continua preghiera e intensa penitenza" 11 e gli istituti, clericali o laicali, dediti alle varie opere di apostolato 12. In 11 PC Ib. 8.

9 9 questa distinzione sembra essere presente, tuttavia, la mentalità neoplatonica che contrappone la contemplazione all'azione, Dio all essere umano, il naturale al soprannaturale, l escatologia alla storia. Certamente, Perfectae caritatis cerca di mettere insieme, in qualche modo, la relazione con Dio e il servizio apostolico, quando afferma: i membri di qualsiasi istituto, avendo di mira unicamente e sopra ogni cosa Dio, uniscano la contemplazione, con cui aderiscono a Dio con la mente e col cuore, e l ardore apostolico, con cui si sforzano di collaborare all'opera della redenzione e dilatare il regno di Dio 13. f) Il congresso internazionale della vita religiosa (1993) Nelle sue riflessioni di questo congresso sono stati sottolineati alcuni punti circa la relazione con la vita consacrata apostolica. Per esempio, si è detto che l'identità della vita consacrata si trova tra i fedeli (christifideles) laici o tra i fedeli (christifideles) ordinati. Si tratta di una identità strutturale-ministeriale che accoglie ogni cristiano. Tuttavia, nella Chiesa vi è un ministero ordinato esercitato, soprattutto, nella missione ad intra della Chiesa per renderla capace di impegnarsi nella missione ad extra della evangelizzazione del mondo. Nella vita consacrata ci sono christifideles (fedeli) laici e christifideles (fedeli) ordinati. Un gran numero di uomini e donne di vita consacrata fanno parte del laicato nella Chiesa. Al momento di definire le caratteristiche distintive della vita religiosa non si è sempre raggiunto il giusto equilibrio. Quando la vita secolare-laicale è stata intesa come una forma carente di esistenza cristiana, la vita consacrata era considerata come una forma superiore e più perfetta. La nuova coscienza della vocazione laicale-secolare ci obbliga a modificare la nostra comprensione teologica della vita consacrata. Le forme di esistenza cristiana si identificano gradualmente nella misura in cui si relazionano dialetticamente. Ogni forma di vita è in relazione agli altri e, in quanto tale, viene definita. Come fedeli cristiani consacrati, i religiosi vivono una secolarità ridotta. I fedeli cristiani laici la vivono pienamente. Mentre le forme di vita cristiana secolare incarnano le modalità comuni dell esperienza storica della fede, le forme di vita consacrata cercano di essere memoria del progetto originario di Dio (Genesi) e profezia della pienezza escatologica. Realizzano questo rinunciando ai beni superflui. Questo è il significato dei voti. Questo fa si che le persone di vita consacrata vivano una secolarità ridotta. In questo modo esercitano un ruolo profetico e simbolico. All interno di queste considerazioni teologiche comuni a tutta la vita consacrata si collocano le varie teologie che sono frutto delle diverse circostanze in cui i consacrati/e vivono la loro vocazione e missione. Le diverse teologie della vita consacrata vogliono rispondere a due mondi diversi: al mondo sviluppato e al mondo in via di sviluppo. Nel primo, è chiamata a testimoniare la trascendenza in un mondo secolarizzato, nel secondo è chiamata ad essere un richiamo profetico di fronte all ingiustizia. g) Il Congresso Internazionale della vta consacrata (2004) Attraverso le icone della Samaritana e del buon Samaritano, il Congresso ha voluto sottolineare l unione tra contemplazione e azione. Nella Dichiarazione finale si afferma che l unità tra missione e vita è messa in risalto nelle due figure della samaritana e del samaritano. Essi diventano per noi mistagoghi di una contemplazione impegnata e di una misericordia contemplativa. Nei due si integrano armoniosamente contemplazione e 13 Ib. 5.

10 10 azione: la Samaritana sperimenta Gesù e va ad annunciarlo; il Samaritano scopre nel prossimo sofferente il volto di Dio e lo soccorre. II. ACQUISIZIONI E PROBLEMI DELLA TEOLOGIA DELLA VITA CONSACRATA APOSTOLICA Il panorama dell evoluzione della prassi apostolica della vita consacrata che abbiamo presentato ci porta a scoprire alcuni elementi che caratterizzano la teologia della vita consacrata apostolica e, nello stesso tempo, ci permettono di scorgere aspetti che hanno bisogno diessere integrati in essa alla luce dei segni dei tempi e dei luoghi. 1. Acquisizioni nella prassi e teologia della vita consacrata apostolica a) Superare la dicotomia azione-contemplazione La comparsa dei mendicanti e degli istituti apostolici comportò, di conseguenza, l esigenza di ridurre le strutture monastiche che, spesso, consideravano la contemplazione come un aspetto separato dall azione e questo nonostante il fatto che, a partire dal secolo XIX, la disciplina religiosa fece sì che molti istituti apostolici riprendessero i ritmi monastici nella propria organizzazione, con la conseguente tensione tra le esigenze dell apostolato e le osservanze comunitarie. Una rinnovata cristologia portò ad individuare nella sequela di Gesù la possibilità e la necessità di unire mistica e profezia, con la convinzione che, anche se negli istituti apostolici gli atti comunitari erano diminuiti in confronto a quelli delle strutture monastiche, non si può trascurare la ricerca di Dio nell orazione come fonte e sostegno dell azione apostolica. E questo perchè la vera profezia nasce da Dio, dall'amicizia con Lui, dall'ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia... e la proclama con la vita, con le labbra e con i gesti, facendosi portavoce di Dio contro il male ed il peccato 14. b) La dimensione apostolica dell esperienza di Dio nella vita consacrata apostolica La prima testimonianza evangelica che la persona consacrata può offrire è l esperienza di Dio. Senza di essa non si comprende il suo ruolo carismatico e profetico nella Chiesa. Questa testimonianza sarà annuncio del Regno se è radicata nell esperienza del Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Dio delle beatitudini che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (Mt 5,45); che ama gli ingrati e i malvagi (Lc 6,35). Il Padre, le cui vie non sono le nostre vie (cf. Is 55,8-9), che vuole trasformarci in suoi figli e fratelli degli altri e che fa concorrere tutto per il nostro bene (cf. Rm 8,28). Questo Dio che continua a rivelarsi nella realtà in cui è presente. Il cui volto appare anche nelle situazioni di conflitto, nei problemi sociali, nelle sfide del mondo, nei segni dei tempi e dei luoghi. Il religioso evangelizza testimoniando la presenza di Dio nella storia, nel postivo e nel negativo. Una presenza-presenza nei segni di speranza e nei momenti di pienezza. Una presenza-assenza che interroga ed interpella nelle situazioni di morte. In essa Dio si manifesta come il Dio della vita. Una presenza per l assenza anche nell apparente trionfo del male. Lì si manifesta la sua incomprensibilità, come il Dio totalmente diverso. 14 VC 84.

11 11 c) La vita consacrata apostolica si realizza all interno dell unica missione della Chiesa Dopo la sua risurrezione, Gesù continua il suo ministero attraverso la Chiesa. Lo Spirito distribuisce i carismi per l utilità comune. La vita apostolica affonda le sue radici in Cristo e nello Spirito e, quindi, ha inizio col battesimo che ci rende membri della Chiesa e ci invia, con la Chiesa e nella Chiesa, a proclamare in diversi modi la Buona Novella. La vita consacrata apostolica è frutto di un carisma particolare che dà un contenuto particolare alla comune vocazione battesimale all apostolato. Per questo è necessario il riconoscimento ufficiale della Chiesa che dà una missione che deve essere realizzata in comunione con tutto il popolo di Dio, che deve essere aperta alla collaborazione con tutti i suoi membri. d) La dimensione apostolica della vita fraterna Nella vita consacrata apostolica è aumentata la convinzione che la dimensione evangelizzatrice della vita religiosa esige comunità più evangeliche come espressione della presenza del Signore che crea la comunione tra i credenti. La comunione fraterna dei religiosi può essere un segno profetico e un fermento di comunione tra gli uomini e di copartecipazione ai beni di Dio. Riguardo alla testimonianza, è necessario che le comunità abbiano uno stile di vita più semplice e che, allo stesso tempo, siano vicine alla gente perchè la loro testimonianza si purifichi e si renda comprensibile. Insieme alla semplicità ed alla vicinanza nella relazione con la gente, la comunità religiosa apostolica ha bisogno di vivere relazioni più profonde tra i propri membri ed una carità realista e concreta che, in un mondo di egoismo, di ingiustizia e di odio, annunciano l azione di Dio che riconcilia e rende fratelli e denunciano le divisioni e le oppressioni 15. Questo esige uno stile diverso di vita fraterna, pià aperta all accoglienza solidale e, nello stesso tempo, un continuo esercizio di discernimento comunitario nella preghiera per conservare l identità di una testimonianza evangelizzatrice radicata nell esperienza di Dio nella storia e in una visione di fede della storia stessa. e) La dimensione apostolica dei voti La vita consacrata apostolica, a partire dal suo impegno di evangelizzazione ha compreso che la radicalità della consacrazione religiosa è, in se stessa, un annuncio ed una denuncia profetica. Il voto di povertà che porta alla condivisione dei beni e a lavorare per la giustizia, annuncia la funzione dei beni materiali che è quella di essere luogo d incontro con Dio e con i fratelli. Nello stesso tempo, denuncia l uso dei beni per il prestigio ed il potere nella società. Questo va contro il piano di Dio che dona i beni all umanità per l utilità di tutti. La castità consacrata al servizio del Regno annunzia l alleanza liberatrice tra Dio e l umanità e la chiamata alla fraternità e denuncia tutto quanto separa da essa e si oppone alla solidarietà universale deformando il senso e le esigenze dell amore autentico. L obbedienza religiosa, vissuta nella sua dimensione di ricerca comunitaria della volontà di Dio, insieme con chi svolge il servizio di autorità, può e deve apparire come l annuncio del cammino per risolvere evangelicamente il problema che sorge nelle relazioni umane, tra una libertà individualista ed un autorità totalitaria. Impegnandosi nella ricerca fraterna delle vie di Dio, il religioso denuncia questo tipo di libertà e di autorità. 15 Cf. VC 51.

12 12 In questo modo i voti si collocano in maniera profetica all interno del progetto di Dio: l obbedienza come testimonianza della necessità di vivere come figli di Dio nel compimento responsabile della propria vocazione e missione e come impegno per i diritti umani e per la difesa della dignità della persona; il voto di castità come concretizzazione della nuova fraternità in Cristo nelle vita comunitaria e come impegno nella lotta per l uguaglianza nelle società discriminatorie; il voto di povertà come austerità, solidarietà e libertà nell uso dei beni e, nello stesso tempo, impegno per la giustizia nella società. f) L opzione preferenziale per i poveri come opzione evangelica all interno della missione apostolica La vita consacrata apostolica ha incorporato nella sua prassi e nella sua riflessione teologica il significato evangelico della opzione per i poveri. Questa opzione preferenziale è insita nella dinamica stessa dell'amore vissuto secondo Cristo 16. Si tratta di un opzione non esclusiva perchè tutti sono i destinatari della evangelizzazione. Ma questa si deve realizzare a partire dai poveri. Si tratta dei poveri in senso materiale, i poveri che vivono in situazioni di povertà inumana, qualsiasi sia la situazione morale e personale nella quale vivono, perchè in essi l immagine di Dio viene schernita 17. É un opzione contro questa povertà che contraddice il progetto di Dio. Ed è un opzione solidale, non paternalista. L opzione preferenziale per i poveri deve essere fatta da tutte le persone consacrate qualsiasi lavoro svolgano; per questo, bisogna distinguere tra opzione preferenziale e inserimento. Certamente, non tutti scelgono l inserimento, ma tutti devono far propria l opzione evangelica per i poveri. In qualsiasi luogo il religioso è impegnato nell apostolato, l opzione per i poveri è ciò che unisce tutti, da chi vive un inserimento profonda a chi lavora in ambiente universitario o elitario. Se si fa l opzione per i poveri il linguaggio dell evangelizzazione deve essere identico, le opzioni devono essere le stesse, l annuncio e la denuncia devono coincidere, e quindi vi è una comunione di forze a partire da una stessa opzione nonostante essa si realizzi su fronti diversi. 2. Sfide per la prassi e per la riflessione reologica della vita consacrata apostolica Nell esercizio del proprio servizio di evangelizzazione, la vita consacrata apostolica deve affrontare, tuttavia, alcune sfide che hanno un incidenza più o meno forte sulla riflessione teologica. In parte, esse sono comuni a tutte le forme di vita consacrata, ma riguardano in maniera particolare la vita consacrata apostolica, così come intesa nella storia e nella teologia della vita religiosa. Indichiamo le sfide principali, che a loro volta ne includono altre. a) Vita consacrata ed impegno a favore della giustizia In intima connessione con l opzione per i poveri fatta della vita consacrata troviamo l impegno per la giustizia. La solidarietà col povero, per motivi evangelici, porta a scoprire l ingiustizia della società. Si individuano le cause strutturali degli squilibri sociali. La povertà e l ingiustizia appaiono come il risultato delle libere decisioni degli uomini che per nel campo dell avere, emarginano le persone per mettere al centro il guadagno economico; nel 16 VC Documento de Puebla, 1142.

13 13 campo del potere, la maggioranza viene manipolata e non partecipa alle decisioni; nel campo del sapere, chiudono loro le porte. Il grido dei poveri e degli emarginati trova eco nella vita consacrata e le chiede di evitare ogni compromesso con qualsiasi forma di ingiustia sociale e la obbliga a destare le coscienze di fronte al dramma della miseria ed alle esigenze di giustizia sociale del Vangelo e della Chiesa 18. La coscienza cristiana, all ascoltare il grido dei poveri, percepisce in esso molto più della voce di un essere umano che reclama i suoi diritti e la sua dignità. Il loro grido risuona nelle orecchie di chi ha accolto il messaggio di Gesù, come il grido di un figlio di Dio e un fratello in cui l immagine di Dio è deformata e disprezzata. Questo si fa ancora più forte e vivido quando si constata che, nonostante gli sforzi realizzati e la collaborazione della Chiesa nella ricerca di nuove vie di promozione e trasformazione della società, le condizioni dei poveri sono notevolmente peggiorate. La sfida per la vita consacrata apostolica è come impegnarsi nella promozione della giustizia a partire dalla propria identità, dato che questo comporta una revisione costante delle proprie opzioni di vita, dell uso dei beni e dello stile delle relazioni. A partire da questo, può e deve farsi voce di chi non ha voce e soffre tremende ingiustizie: di chi vive nella miseria e nell emarginazione, di chi non è rispettato nei suoi diritti umani e nella sua dignità di persona, dei profughi, dei perseguitati politici, di chi è privato ingiustamente della libertà. Oltre a farsi voce e coscienza dei poveri, la vita consacrata dovrà impegnarsi perchè gli stessi poveri prendano coscienza e diventino i protagonisti della propria liberazione. Attraverso le loro attività e le loro opere sociali, che devono essere rilette ed adattate al tempo attuale, le persone consacrate della vita religiosa apostolica possono trasformarsi in promotori di evangelizzazione, di testimonianza e di autentica promozione umana nella linea della giustizia. Perchè, tra evangelizzazione e promozione umana sviluppo, liberazione esistono effettivamente legami molto forti. Vincoli di ordine antropologico... teologico... e di ordine eminentemente evangelico come quello della carità 19. b) Vita consacrata e impegno nella prassi politica La vita consacrata apostolica è sempre più consapevole che la sua opzione per la giustizia ha motivazioni evangeliche e non deve farle perdere l identità propria della vita religiosa e della missione della Chiesa. D altro canto, deve affrontare la sfida dell impegno socio-politico, cercando, nello stesso tempo, di non assolutizzare idee o metodi o di essere oggetto di strumentalizzazioni. Riflessioni fatte a partire da questa preoccupazione hanno portato a distinzioni che hanno contribuito a trovare nuovi percorsi per un impegno autentico ed evangelico nella prassi politica e a comprendere meglio i suoi obiettivi e i diversi atteggiamenti verso ciascuno di essi. La prima convinzione è stata quella di accettare che la politica, in quanto serie di norme di convivenza umana, è qualcosa che interessa tutta la vita. Nessuno può sottrarsi alle implicazioni sociali e politiche inerenti al fatto di vivere in una società. Un secondo significato di politica è quello che la identifica con le ideologie, intese come visione totalizzante della realtà dal punto di vista di un gruppo determinato della società, che tende ad assolutizzare i propri punti di vista e le proprie strategie di azione come le uniche valide. Le ideologie, essendo ambigue, possiedono nello stesso tempo sia aspetti positivi 18 PABLO VI, Evangelica testificatio, PABLO VI, Evangelica testificatio, 31.

14 14 che aspetti negativi. Da questo deriva la necessità di un atteggiamento critico nei confronti di tutte le ideologie. Per comprendere la dottrina del Magistero sulle relazioni fede-politica si rivela più importante e decisiva un ultima distinzione che è andata esplicitandosi sempre più. Si tratta della distinzione tra la politica in senso lato e la politica partitica. La prima di riferisce al bene comune, ai valori fondamentali della comunità nazionale ed internazionale: la giustizia, la pace, l uguaglianza, la libertà, i diritti umani. La seconda, invece, mira ad ottenere il potere e ad esercitarlo secondo i criteri e l ideologia propri di un gruppo sociale o di un partito politico. Mentre quest ultimo modo di fare politica non corrisponde alla vita consacrata, se non in alcune circostanze eccezionali e dopo un discernimento ecclesiale, la prima può e deve essere esercitata attraverso le varie istituzioni religiose ed educative, i mezzi di comunicazione, le iniziative per la promozione della donna, l educazione dei giovani. Una cosa ha acquistato contorni sempre più definiti nella coscienza ecclesiale e nella vita consacrata nel loro impegno di evangelizzazione: la dimensione politica dell amore cristiano, che mira alla trasformazione delle strutture per rendere giustizia agli oppressi; che va alle radici stesse del dominio e delle oppressioni sociali. In questo campo gli effetti della politica sono forti e decisivi. Per questo la fede non può trascurare questo aspetto e, quindi, nemmeno l evangelizzazione. Nel modo di porsi in relazione con esso si gioca, in parte, la credibilità del vangelo in un mondo di ingiustizie e di oppressioni. c) Continuare ad essere presenti negli avamposti della evangelizzazione e aprirsi ai nuovi areopaghi della missione La teologia della vita consacrata apostolica potrà arricchirsi nella misura in cui coloro che fanno parte di essa continuino ad essere presenti negli avamposti dell evangelizzazione e si aprano ai nuovi areopaghi della missione. Da essi scaturiranno nuove visioni che caratterizzeranno la riflessione teologica che, a sua volta, alimenterà la prassi apostolica. Una caratteristica della vita consacrata nel campo della evangelizzazione è stata da sempre quella di aprire nuovi percorsi e di farsi pioniera nell annuncio della Buona Novella. Essa si è resa presente in situazioni difficili e piene di rischi, aprendo nuovi percorsi nell impegno missionario ed apostolico. I voti, con cui si assumono i consigli evangelici, per la loro stessa struttura, permettono ed esigono di portare a realizzazione la radicalità della sequela per ragioni che non sono quelle normali... e rendono possibile che il religioso sia presente nel deserto, nella periferia e nella frontiera. Per deserto intendiamo che il religioso sia lì dove di fatto non c è nessuno, come è successo, nel corso della storia, per la presenza dei religiosi negli ospedali, nelle scuole o attualmente nelle parrocchie trascurate. Per periferia intendiamo che il religioso non sta al centro del potere, ma lì dove non c è potere, ma impotenza. Per frontiera intendiamo che il religioso sta lì dove c è più da sperimentare, secondo la necessaria immaginazione e creatività cristiana; dove il rischio è maggiore; dove è più necessaria l attività profetica per scuotere dall inerzia in cui si va immobilizzando la Chiesa nel suo insieme o per denunciare con più energia il peccato 20. Queste metafore del deserto, della periferia e della frontiera possono anche applicarsi separatamente a ciascuno dei voti, in quanto mettono in evidenza un aspetto peculiare di ognuno: il deserto alla castità, in quanto implica la solitudine e la mancanza di radici 20 J. SOBRINO, Resurrección de la verdadera Iglesia, Santander, 1981, p. 335

15 15 familiari e affettive proprie e permanenti; la periferia alla povertà, nelle sue esigenze di rinuncia al prestigio e al potere che i beni materiali danno e nella solidarietà con i poveri e gli emarginati; la frontiera alla obbedienza, in quanto impegna a svolgere la missione in situazioni particolarmente difficili e pericolose. Un avamposto nell evangelizzazione è anche quello del dialogo con tutti coloro che cercano la verità per ascoltarli senza imporre le proprie idee e i propri punti di vista. Allo stesso modo lo è il dialogo ecumenico ed interreligioso, fatto con rispetto e sincerità e cercando una collaborazione in tutto ciò che contribuisce a realizzare una maggiore giustizia e pace nel mondo. I nuovi areopaghi della missione sono anche luoghi di frontiera: i mezzi di comunicazione, l evangelizzazione della cultura attraverso il dialogo di questa con la fede per costruire un etica che abbia presente la dignità della persona umana. d) Inculturare la vita consacrata apostolica Una delle sfide identificate dai giovani religiosi e religiose durante il Congresso del 1997 è stata quella della inculturazione che comporta, necessariamente, l accoglienza della unità nella diversità. Questo impegno si colloca nella stessa linea della solidarietà. Comprende una evangelizzazione inculturata, l inculturazione della vita consacrata e la difesa delle culture. Nello stesso tempo testimonia la possibilità di un dialogo interculturale nel mondo e nella Chiesa di oggi. Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito ad un profondo cambiamento riguardo al tema della cultura e della inculturazione, in relazione alla evangelizzazione e alla vita religiosa. A partire dalla seconda metà degli anni settanta, i concetti di adattamento e di adeguamento del messaggio evangelico ai diversi popoli e culture, sono stati sostituiti dal concetto di inculturazione. D altra parte, la vita religiosa, per diversi motivi, si è trasformata in luogo d incontro multiculturale. Nel post-concilio si è percorso, non senza difficoltà e tensioni, il cammino della unità nella diversità all interno della Chiesa, che ha influenzato anche la vita consacrata. L enciclica Redemptoris Missio mette in evidenza il fatto che la Chiesa, nella sua attività missionaria incontra diverse culture ed è impegnata nel processo di inculturazione, esigenza che ha segnato tutto il suo cammino storico, ma che oggi è particolarmente acuta ed urgente 21. L inculturazione è un processo lento che porta gradualmente a trasformare gli autentici valori culturali mediante l'integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture. In questo modo il Vangelo si incarna nelle diverse culture e, al tempo stesso, introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità ecclesiale. Con questo, la stessa chiesa universale si arricchisce di espressioni e valori nei vari settori della vita cristiana, quali l'evangelizzazione, il culto, la teologia, la carità; conosce ed esprime ancor meglio il mistero di Cristo, mentre viene stimolata a un continuo rinnovamento 22. Da parte sua la vita consacrata, di per sé portatrice di valori evangelici, là dove è vissuta con autenticità può offrire un contributo originale alle sfide dell'inculturazione.... Un'autentica inculturazione aiuterà, a sua volta, le persone consacrate a vivere il radicalismo evangelico secondo il carisma del proprio Istituto e il genio del popolo col quale 21 JUAN PABLO II, Redemptoris missio, n Ib.

16 16 entrano in contatto 23. In questo modo si trasforma in testimone di un mondo solidale nella diversità culturale. Per questo motivo, il Sinodo sulla vita consacrata ha sottolineato l importanza dell inculturazione del carisma della vita religiosa. Precedentemente, l Instrumentum Laboris per lo stesso Sinodo indicava il motivo di questa necessità ed il contenuto della inculturazione stessa. La vita consacrata deve adottare quegli adattamenti necessari che emergono, in una luce diversa, al contatto con le culture diverse. L esame delle tradizioni aiuta a percepire, in un primo momento in maniera vaga, che le strutture della vita consacrata, sorte nelle società rurali del Medioevo e nel mondo della rivoluzione industriale degli ultimi secoli 24 non rispondono alle sfide di una realtà pluriculturale in continuo cambiamento. Questa apertura all inculturazione non si realizza senza tensioni e difficoltà. Il primo e principale problema è sostituire l unità come uniformità con una unità che si realizza nella diversità (multiformità). Insieme a questa difficoltà ne esistono altre: il mettere insieme l apprezzamento per la propria cultura con l apertura e l accettazione delle altre culture, in cui si esprime legittimamente il carisma dell Istituto; l urgenza e la prudenza negli sforzi di rilettura del carisma; le esperienze che hanno bisogno di essere valutate e l adesione ai modelli tradizionali che per molto tempo hanno espresso il carisma; il saper distinguere tra ciò che è universale ed immutabile nel carisma da ciò che è contingente ai modelli in cui esso si è espresso. Questo presuppone l abbandono di atteggiamenti di autosufficienza e di superiorità. e) Condividere il carisma e la spiritualità con i laici Alla vigilia della celebrazione del Sinodo sulla Vita consacrata, il documento della CIVCSVA Vita fraterna in comunità, indicava come uno dei segni dei tempi, l esigenza di una nuova relazione con i laici. Lo faceva a partire dalla ecclesiologia conciliare che aveva messo in luce la complementarità delle differenti vocazioni nella Chiesa chiamate ad essere insieme testimoni del Signore risorto in ogni situazione e luogo 25. Il Documento postsinodale sulla vita consacrata, parlando della comunione e della collaborazione tra laici e istituti religiosi, cita esplicitamente i cosiddetti Terz Ordini: Sulla scia di esperienze storiche come quella dei diversi Ordini secolari o Terz'Ordini, è iniziato un nuovo capitolo, ricco di speranze, nella storia delle relazioni tra le persone consacrate e il laicato 26. Lo stesso documento si concentra, principalmente, su tre aspetti riguardanti la partecipazione dei laici nel caso dei terz Ordini facendo parte dell Istituto alla vita degli Istituti religiosi: carisma, spiritualità e missione. Solo a partire da questi tre aspetti possiamo comprendere ed orientare la corresponsabilità e la collaborazione che si chiedono al laico associato oggi. Questo richiede una formazione che abbia come obiettivo fondamentale la scoperta della propria vocazione laicale all interno del carisma e della spiritualità dell Istituto per poterla vivere compiendo una missione particolare, in corresponsabilità e in collaborazione con la Chiesa. In questa nuova apertura al laicato si può fare l esperienza di un Dio presente nelle realtà terrestri, un Dio che guida la storia e che ci parla negli eventi e nelle 23 VC SINODO PARA LA VIDA CONSAGRADA, Instrumentum laboris, n VC 54.

17 17 situazioni positive e negative. f) L aspetto teologico della intercongregazionalità L esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata sottolinea che una relazione spirituale fraterna e la mutua collaborazione fra i diversi Istituti di vita consacrata sono sostenuti e alimentati dal senso di comunione ecclesiale. Rimanendo fedeli al proprio carisma, i consacrati/e sono chiamati ad esprimere una fraternità esemplare, prestandosi un assistenza reciproca in un mondo globalizzato che presenta la sfida della globalizzazione della solidarietà in tutti i campi 27. In questa linea di collaborazione intercongregazionale, la CIVCSVA ha pubblicato nel 1998 un documento sulla collaborazione tra gli Istituti nel campo della formazione. In esso offriva suggerimenti e linee guida per rendere concreta questa esigenza del mondo di oggi. Recentemente, nei vari forum della vita consacrata si è insistito sulla esigenza della intercongregazionalità a partire da una chiara identità carismatica di ogni istituto religioso. In questo modo, la collaborazione reciproca, nel mentre testimonia la comunione tra coloro che si consacrano a Cristo nella vita religiosa, rende più efficace l azione formativa ed apostolica. Dal punto di vista di una teologia della vita consacrata apostolica, la intercongregazionalità affonda le sue radici nel carisma comune ricevuto dallo Spirito per testimoniare ed annunciare il vangelo e, a partire da esso, interpellare la società. La pratica della intercongregazionalità è, nello stesso tempo, una sfida ed un cammino concreto per approfondire alcuni aspetti della vita religiosa apostolica come il senso della comunione ecclesiale nell annuncio del vangelo, la testimonianza apostolica della comprensione e della collaborazione come espressioni di un amore concreto ed efficace al servizio del regno nella diversità dei carismi e come servizio che aiuta le persone consacrate a formarsi realizzando l unità della propria vita in Cristo mediante lo Spirito. CONCLUSIONE Il carisma della vita consacrata apostolica, come gli altri carismi, è stato suscitato dallo Spirito per il servizio alla Chiesa e al mondo. Gli Istituti religiosi apostolici sono sorti come una risposta storica, cha ha la sua origine nello Spirito, di fronte a situazioni di crisi o per andare incontro ai bisogni degli esseri umani. Per questo si sono inseriti, in maniera ammirevole, nelle situazioni dell epoca e hanno parlato un linguaggio vitale e comprensibile per i loro contemporanei. La loro riflessione teologica rispondeva a quei contesti socio-culturali, ecclesiali e teologici. I condizionamenti sociali ed ecclesiali dell epoca della fondazione degli Istituti religiosi apostolici spiegano molti aspetti della loro spiritualità e della loro dottrina, del loro apostolato e della loro prima organizzazione. Essi non sono, in alcun modo, qualcosa di perfetto ed immutabile. Rileggere il carisma iniziale è, pertanto, l unico modo per conservarlo e per rimanere in un autentica fedeltà ad esso. Così come bisogna comprendere la rifondazione con le sue esigenze di creatività, sempre più orientate a favorire le tre dimensioni dello Spirito: comunione, libertà-amore e profezia. La riappropiazione del carisma di fondazione richiede una memoria del passato come 27 Cf. Ib

18 18 forza viva che può esprimersi in maniera nuova. É una memoria del Vangelo e delle origini dell Istituto. Insieme alla memoria è necessaria una visione del futuro, a partire dalle nuove circostanze. In questo modo è possibile vivere i valori fondamentali del carisma in forma significativa e comprensibile. E questo arricchirà la riflessione teologica della vita consacrata, in generale, e apostolica, in particolare, che a sua volta orienterà e dinamizzerà il servizio che è chiamata ad offrire nel mondo di oggi. Cortesia di Vidimus Dominum Il Portale di Vita Religiosa Visitateci nel sito: *P. Camilo Maccise è stato impossibilitato a partecipare ai lavori a causa delle cagionevoli condizioni di salute. La sua relazione è stata presentata dal confratello p. Miguel Marquez, provinciale spagnolo della provincia carmelitana di Castiglia.

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