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1 La politica per l agricoltura biologica in Italia: situazione nazionale e analisi di alcune espereinze regionali Unità di Ricerca:Dipartimento di Ingegnieria Informatica, Gestionale e dell'automazione Università Politecnica delle Marche zanoli@agrecon.univpm.it 1.Introduzione In questo lavoro si presentano, in modo molto sintetico, i risultati del Sottoprogetto Politiche del Progetto di ricerca PRIN Sviluppo rurale, distribuzione moderna, sicurezza alimentare: le prospettive dell agricoltura biologica in Italia. I risultati complessivi saranno infatti contenuti in un volume che è attualmente in corso di stampa (Zanoli, a cura di, 2007). L obiettivo generale di questa parte della ricerca era quello di fare un bilancio delle politiche agricole per l agricoltura biologica dopo la riforma della Pac del Tale obiettivo si è concretizzato nell analisi dello sviluppo e dell articolazione di tali politiche nelle regioni oggetto di studio nei periodi prima e dopo la recente riforma della PAC ( e ). In particolare, si è cercato di documentare le politiche per il sostegno e la promozione della domanda di prodotti biologici applicate nelle regioni oggetto di studio, nonché il loro peso relativo rispetto alle tradizionali politi-che di sostegno dell offerta. I risultati che qui si sintetizzano rappresentano il primo sforzo collettivo di ricerca in ambito accademico sull articolazione degli effetti delle politiche per l agricoltura biologica a livello regionale nel nostro Paese. Il tentativo che ci auguriamo riuscito almeno in parte è stato quello di andare oltre un approccio meramente descrittivo o normativo, introducendo alcuni elementi di analisi d impatto basati sui risultati delle valutazioni in itinere dei piani regionali analizzati e un approccio metodologico originale, l analisi qualitativa multi-filiera (AQMF) sviluppato a partire dal metodo a suo tempo proposto da Robert e Stimson (1998) e integrato con la tradizionale analisi SWOT. Oltre all analisi regionale sono state effettuate anche alcuni studi a livello nazionale, in particolare sul ruolo degli stakeholder e sulla loro visione della politica agricola nell agricoltura biologica, che tra breve avremo modo di ascoltare direttamente dai loro principali rappresentanti, durante la sessione pomeridiana. 2. Aspetti metodologici L analisi delle politiche agricole, come è noto, può essere tentata mediante un approccio positivo ovvero normativo (De Stefano, 1985). Nel volume di cui qui si presentano alcuni sintetici risultati si è tentato il più possibile di seguire la strada virtuosa di separare abbastanza chiaramente la fase oggettiva dell analisi dalla fase soggettiva (De Stefano, 1985, p. 27), cercando di utilizzare metodiche di analisi positiva anche in un indagine in cui la disponibilità di dati economici, finanziari e strutturali era particolarmente carente. Purtroppo oramai la velocità dei mutamenti nelle politiche agrarie e di sviluppo rurale impedisce che si programmino le nuove strategie e i nuovi

2 interventi sulla base di un adeguata evidenza degli effetti (outcome) e degli impatti (impacts) delle precedenti politiche. Nel nostro Paese ciò è amplificato dalla dimensione regionale delle politiche agricole e di sviluppo rurale, e dalle scarse risorse investite per una reale conoscenza degli effetti delle politiche sul settore. Ma si tornerà su questo aspetto più oltre. Qui basti notare che la mancanza di dati e informazioni tempestive, soprattutto a livello regionale, ha reso il lavoro delle varie unità operative abbastanza complesso, e l impossibilità di utilizzare in molti casi i tradizionali metodi di analisi economica quantitativa ha reso necessario l utilizzo di un protocollo di ricerca di tipo eminentemente qualitativo. Per evitare, tuttavia, di formulare soltanto giudizi di valore e raccomandazioni normative, senza un effettiva analisi degli sviluppi delle politiche per l agricoltura biologica, si è scelto di coordinare la raccolta di dati e informazioni nelle nove regioni studiate (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Veneto) e di seguire un comune protocollo di ricerca. La fase preliminare della ricerca si è concretizzata nella raccolta dei dati regionali (pre e post Agenda 2000) da parte di ciascuna unità operativa coinvolta. Per far questo sono state predisposte delle specifiche linee guida comuni a cui si sono attenute tutte le unità operative coinvolte. L obiettivo è stato quello di una diretta comparazione del livello di sostegno per le diverse tipologie produttive, comparazione che è peraltro complicata dal fatto che i pagamenti in ciascuna regione vengono erogati non sempre sulla base del medesimo schema. In particolare vi sono diversificazioni in termini di - zona altimetrica o geografica, - introduzione o mantenimento del regime biologico - tipologie produttive sovvenzionate. Inoltre, ad esempio nel caso della regione Marche, i pagamenti possono variare a seconda della presenza di ulteriori caratteristiche aziendali, con incremento del 10% dei premi di base se sono verificati almeno due dei seguenti requisiti: - l azienda è in un area parco - svolgimento anche di attività zootecnica - adozione degli schemi di regimentazione delle acque - impianto di nuove siepi - l azienda è collocata in un area con rischio idrogeologico o con alta contaminazione di nitrati In presenza di tale disparità nelle strutture dei pagamenti, l approccio utilizzato nell analisi è stato quello di evidenziare i pagamenti massimi e minimi ottenibili nelle diverse casistiche regionali, per tipologia di prodotto, riferendosi ai dati monetari direttamente estrapolabili dalle misure agroambientali dei vari PSR. Il valore di tali pagamenti non è però in alcuni casi sufficiente a descrivere il reale livello di sostegno per il biologico, in quanto possono essere disponibili forme indirette di facilitazione e sostegno. Ad esempio è da verificare se l adozione delle pratiche biologiche pone l azienda in una condizione di priorità in fase di stesura delle graduatorie per le misure non agroambientali, o se si verificano condizioni che di fatto si dimostrano 2

3 particolarmente favorevoli alle aziende biologiche. Dove possibile, i casi di studio regionale hanno analizzato a fondo queste problematiche. Quest approccio quantitativo di analisi è stato successivamente integrato da una serie di valutazioni più qualitative miranti a valutare la presenza e la rilevanza di forme indiretta di agevolazione più o meno esplicita ricavabili dall attenta analisi delle strutture dei PSR. A tal fine, utilizzando una comune matrice di scoring essenzialmente qualitativa, sulla base delle informazioni raccolte, ciascuna unità operativa ha analizzato i punti di forza e di debolezza delle politiche adottate a livello regionale, prima e dopo Agenda 2000, per le due principali filiere biologiche regionali. E stato quindi effettuata una valutazione aggregata per avere, almeno in forma parziale, un quadro a livello nazionale. La matrice di scoring utilizzata rappresenta un perfezionamento dell analisi SWOT o FDOM 1, ampiamente utilizzata nella pianificazione strategica aziendale e nel marketing e anche applicata alla pianificazione di area vasta relativamente ai fondi strutturali della UE. La proposta metodologica che si presenta si ispira all analisi qualitativa multi-settoriale (multi sectoral qualitative analysis MSQA), originariamente sviluppata dagli australiani Roberts e Stimson (1998), in una variante che chiameremo analisi qualitativa multi-filiera (AQMF). Il metodo parte dall elaborazione delle informazioni disponibili sul settore biologico di ogni regione, tentando di evidenziare le filiere produttive del settore biologico più rilevanti sia da un punto di vista reddituale che di caratterizzazione delle produzioni locali con riferimento al contesto nazionale. I risultati ottenuti sono stati quindi arricchiti da informazioni di natura qualitativa, raccolte ed elaborate da ciascuna unita operativa in maniera essenzialmente interattiva con la partecipazione di tutti gli attori del biologico rilevanti, dalle organizzazioni degli agricoltori biologici ai dirigenti e funzionari regionali competenti. Le analisi regionali sono state affiancate come già menzionato da un analisi approfondita degli attori (stakeholder) del biologico a livello nazionale, in parte finanziata su altri fondi di ricerca. Nel corso di due workshop che si sono tenuti a Bologna e Ancona tra la fine del 2004 e del 2005 a cui hanno partecipato rappresentanti di tutti gli attori coinvolti a livello nazionale nella politica agricola per l agricoltura biologica (produttori, consumatori e altri attori della filiera; decisori politici; studiosi ed altri esperti), è stata effettuata, assieme ai soggetti coinvolti, una disamina delle politiche agricole esistenti e il loro impatto sull agricoltura biologica, identificando le politiche che possono essere più rilevanti per il settore e soggette a un processo di trasferimento transnazionale (policy transfer). L approccio di ricerca utilizzato si basa sull interazione tra soggetti sociali (interactive social research o action research: Todhunter, 2001) e su un procedimento di apprendimento collettivo delle politiche (noto anche come policy learning: Dolowitz e Marsh, 1996, 2000; Evans e Davies, 1999; Rose, 1991,1993; Stone, 2003). 1 Gli acronimi stanno per Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats ovvero punti di Forza, di Debolezza, Opportunità e Minacce. 3

4 Infine, è stata condotta un analisi reticolare secondo l approccio Social Network Analysis 2 (Wasserman & Faust, 1994; Scott, 2000) sui vari attori della politica per l agricoltura biologica a livello nazionale, per verificare la struttura delle relazioni esistenti, nonché la centralità e l importanza dei vari attori. L AQMF permette quindi di coinvolgere direttamente nella fase centrale dell analisi i soggetti protagonisti delle realtà oggetto di analisi. La necessità di coinvolgere direttamente i diretti interessati nella fase di analisi di un qualsiasi sistema sociale sta divenendo ormai ampiamente accettata, soprattutto in sede di definizione di modelli della realtà basata su un approccio sistemico. Ogni processo decisionale è infatti adottato sulla base di un modello della realtà più o meno esplicitamente riconosciuto come valido, in cui gli attori e gli esperti devono però riconoscersi. 3. Risultati e discussione Nelle tabelle 1 e 2 figure sono riportati i valori dei premi per ettaro per colture biologiche nelle varie regioni italiane 3. Come si può notare, il quadro dei premi è assai diversificato, anche se come si può vedere in Figura 1 e 2 per le sole colture erbacee è possibile suddividere le varie regioni in quattro gruppi principali, a seconda dell intensità dei premi per ettaro. 2 Un Social Network (SN) può essere definito come un insieme di soggetti, o attori, con una qualche forma di relazione che li accomuna. SN posso-no avere sia un numero limitato che un numero elevato di attori, e le relazioni che li collegano possono essere di diversa natura. 3 I dati sono quelli ottenuti dalle varie unità operative nelle regioni oggetto di studio e, integrati, per le restanti regioni con i dati di Haering et al., Ovviamente l intensità del premio dice poco, se non si conosce quanto effettivamente è stato pagato nei vari anni. L indagine svolta nelle regioni campione ha permesso di analizzare specificamente questo aspetto, utilizzando i dati del campione RICA. Pur con i noti problemi di rappresentatività, l utilizzo di questo campione ha permesso di confrontare in tutte le regioni i pagamenti ricevuti dalle aziende convenzionale e da quelle biologiche. I risultati sono riportati in Tabella 3. Come si può vedere, se il Veneto è la regione che detiene il primato dei pagamenti per azienda (sia convenzionale che bio), ciò si deve principalmente alla diversa e maggiore dimensione aziendale. Infatti, a livello di pagamenti per ettaro di SAU, il primato per le aziende convenzionali spetta sempre al Veneto (con 993 euro/ha). Il valore maggiore dei sussidi per ettaro effettivamente pagati (PAC+POR/PSR) nelle aziende biologiche si ha invece in Calabria (985 euro/ha) mentre il valore minore si ha in Sicilia (403 euro/ha); il Veneto non è molto distante dai minimi con 520 euro/ha. Se le aziende biologiche siciliane sembrerebbero, in media, le meno assistite dagli interventi combinati PAC e POR/PSR per ettaro, queste sono anche quelle in cui l incidenza dei sussidi totali è maggiore sul reddito netto: il valore dei pagamenti combinati PAC e sviluppo rurale è pari al 90% del reddito netto delle aziende biologiche siciliane, mentre se si considera solo il sostegno diretto derivante dai POR/PSR la percentuale scende al 76%, che è sempre il valore massimo delle regioni studiate. 4

5 Da notare come il campo di variazione dell incidenza percentuale dei sussidi totali sul reddito netto è maggiore nelle aziende convenzionali che in quelle biologiche, dove il minimo è già assai elevato (69% in ben tre regioni). Questa differenza si fa ancora più marcata se si considerano solo i pagamenti POR/PSR: in Veneto le aziende convenzionali ricevono dal PSR solo l 1% del reddito netto e quelle bio solo il 10% - i valori minimi in entrambe le categorie. Mentre in Sicilia il reddito netto sia delle aziende convenzionali che di quelle biologiche è formato da più di 2/3 dai sostegni diretti al reddito derivanti dagli interventi per lo sviluppo rurale. L importanza del sostegno all offerta non può essere ignorata, né si può dire che le aziende più vitali sono solo quelle non sussidiate, visto che comunque, nella migliore delle ipotesi, il sostegno complessivo per le aziende biologiche si attesta intorno al 70% del reddito netto. Del resto, l esempio del Veneto è emblematico, come ha mostrato sia il caso studio svolto da Mauracher e Trevisan (in Zanoli, a cura di, 2007) sia la recente analisi svolta da Bustaffa (2007) proprio sul campione RICA: la crescita è più bassa rispetto alla media nazionale. Le ragioni potrebbero essere ricercate, fra le altre, nel fatto che in questa regione vi è la minor redditività netta differenziale tra biologico e convenzionale, che come si ipotizza in Dabbert et al. (2004) è la chiave dello sviluppo dell agricoltura biologica dal lato dell offerta di prodotti primari: i premi pagati su un ettaro di terra convenzionale (993 euro) sono quasi doppi di quelli pagati su un ettaro di terra biologica (520 euro). Non è tanto importante - quindi l entità del premio ad ettaro (che pure in Veneto per le aziende biologiche è più elevato che in Sicilia), quanto il differenziale tra questo e quello pagato alle aziende convenzionali (e in Sicilia, che continua ad essere la regione più biologica d Italia, questo differenziale gioca a favore delle aziende biologiche, almeno nella media). Obiettivo della ricerca era anche quello di esplorare l esistenza e l eventuale incidenza delle politiche di sostegno della domanda dei prodotti biologici nelle regioni oggetto di studio. I dati qui sono ancora più difficili da reperire, anche perchè il sostegno alla domanda quando c è proviene anche dagli enti locali, quali i Comuni e le ASL. E poi esistono i vari progetti per il sostegno alla promozione dei prodotti da agricoltura biologica finanziati da AGEA e Commissione Europea a livello nazionale(reg. 2826/2000), di recente rifinanziati nell ambito delle prime iniziative del Piano d Azione Nazionale. Purtroppo una valutazione dell impatto di tutte queste misure è difficile da esperire, per la molteplicità delle azioni e la difficoltà di isolarne gli effetti sulla domanda. Tuttavia, lo scarso sviluppo della domanda interna a fronte della continua espansione della domanda estera fa pensare che tali misure, sinora, siano state soltanto marginali. Del resto, dopo una leggera infatuazione a cavallo del nuovo millennio, la distribuzione moderna si è sostanzialmente disinteressata dello sviluppo della gamma di prodotti biologici offerti nei suoi pdv, che in molti casi si è nuovamente ridotta. Solo la distribuzione specializzata continua a crescere, seppure senza incidere molto sull andamento dei consumi domestici totali (Pinton, 2006; 2007). L analisi qualitativa multifiliera (AQMF) ha riguardato, in ogni regione, le due principali filiere del settore agrobiologico. In questa relazione si 5

6 riportano i risultati aggregati a livello nazionale della filiera più emblematica, perchè caratterizzante l agricoltura di cinque regioni su 9: quella oleicola. L AQMF è un metodo di analisi qualitativo che permette di ovviare, mediante ricorso a un panel di esperti del settore, alla scarsità di dati statistici adeguati per l analisi territoriale, e permette di effettuare uno studio, seppure preliminare, degli impatti delle politiche di sviluppo rurale su una determinata filiera (Gambelli in Zanoli, a cura di. 2007). Nelle Figure 3 e 4 sono riportati i risultati aggregati dell analisi. Si può notare come i punti di debolezza prevalgano, in numerosità, sui punti di forza, nelle valutazioni degli esperti. Tuttavia, complessivamente l intensità dei punti di forza (misurato nella scala che va da 0 a +5) appare superiore a quella dei punti di debolezza (da 0 a -5), anche se di poco (l indice complessivo e di poco superiore allo zero: 0, 002). La filiera dell olio bio nelle regioni studiate (Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia) appare in media sostenuta dalla qualità del prodotto e dalla rilevante internazionalizzazione soprattutto verso i Paesi dell Unione Europea, mentre viene ritenuto particolarmente insufficiente i livello di promozione dell olio biologico e poco favorevole il clima politico. Se la forte domanda estera appare un punto di forza, la congiuntura economica di medio-lungo periodo viene pero vista come sfavorevole alla filiera. Complessivamente le minacce, riportate in figura 4, prevalgono seppur di poco sulle opportunità in termini d intensità (l indice complessivo è infatti 0, 01), anche se non in termini di numerosità. Le maggior preoccupazioni sembrano emergere dai cambiamenti climatici e ambientali (inquinamento) e dal possibile impatto negativo degli OGM su tutta la filiera bio. Tuttavia, c è sufficiente ottimismo per il futuro delle politiche di sostegno. Si rinvia al già citato volume (Zanoli, a cura di, 2007) per un analisi dettagliata delle singole filiere e regioni, anche se in generale l impressione complessiva che se ne ricava è di una generale debolezza del settore e di un prevalere delle minacce, mentre le politiche future sono viste alternativamente come minaccia o opportunità a seconda delle regioni e filiere, con estrema volatilità dei pareri dei diversi esperti. Ovviamente i risultati sono dipendenti dalle valutazioni soggettive di un gruppo, seppur numeroso, di esperti a livello regionale e non il risultato di modelli quantitativi di simulazione. Tuttavia, il vantaggio di questo approccio metodologico è quello di far riflettere gli esperti e coinvolgerli nel processo di analisi, permettendo altresì una risposta più diretta ai risultati dell analisi. Nella stessa direzione sono stati rivolti gli sforzi di ricerca a livello nazionale, che hanno coinvolto i principali attori o stakeholder del settore biologico a livello nazionale. I workshop nazionali, dopo aver fatto il punto della situazione utilizzando uno strumento analogo all AQMF ovvero l analisi SWOT-FDOM utilizzata come strumento per la discussione di gruppo - si sono concentrati sull obbiettivo di definire le strategie e gli strumenti per una politica integrata di sostegno all agricoltura biologica a livello nazionale e regionale, tenuto conto dell evoluzione degli scenari comunitari. 6

7 Il risultato è riportato in Figura 5. Come si vede, gli stakeholder del settore biologico mostrano un elevata conoscenza degli strumenti di politica economica e fiscale, e non si limitano agli strumenti tradizionali di politica agraria. Seppure il sostegno all offerta rimane tra gli obiettivi della politica vista dagli stakeholder, gli strumenti enfatizzano il ruolo differenziale di tale sostegno, e la necessità di non sfavorire lo sviluppo dell agricoltura biologica con le misure mainstream della PAC, come spesso è avvenuto in passato (Dabbert et al., 2004). Il ruolo delle politiche per il sostegno della domanda, anche e soprattutto interna, è poi ampiamente sottolineato nella visione degli stakeholder. Questi risultati mostrano come la concertazione, anche in un settore così di nicchia, possa portare a soluzioni innovative e probabilmente più efficaci ed efficienti. Resta ancora da comprendere perchè invece le decisioni sull agricoltura biologica, come pure gli stessi uffici preposti al Ministero, siano storicamente così restii alla concertazione e alla cooperazione con stakeholder e persino con i ricercatori. Non deve certo preoccupare il possibile rischio di perdita di centralità del Ministero che rimane l attore più rilevante nella scena della politica agricola per l agricoltura biologica ( e non solo) come dimostra l analisi di network (Figura 6). I risultati mostrano come il network degli stakeholder che rappresentano il settore dell agricoltura biologico sia relativamente molto ampio e denso (quasi tutti dichiarino di avere contatto con quasi tutti gli altri attori) ma anche sostanzialmente centrato attorno al Ministero delle Politiche Agricole e al suo organismo consultivo di settore (Commissione Nazionale per l Agricoltura Biologica). Tra gli organismi di settore, AIAB e FIAO (oggi Federbio) rappresentano nodi ugualmente importanti, anche se è AIAB quello che sembra avere la maggiore rilevanza e indipendenza in termini delle varie misure di centralità. Questo aspetto deve far riflettere, anche alla luce delle vicissitudini che hanno portato alla nascita del nuovo organismo Federbio proprio dall allargamento di FIAO ad AIAB. Tuttavia, alla data in cui si va in stampa (maggio 2007), non appare del tutto accettato il ruolo di Federbio come organismo ombrello, unico rappresentante del settore agrobiologico. Interessante poi il rilevo che assume, soprattutto in termini di facilitatore delle varie collaborazioni tra attori (between centrality e outdegree centrality elevate) il partito dei Verdi, che è forse l unica formazione politica ad avere l agricoltura biologica tra le priorità programmatiche. L ampiezza della rete degli stakeholder biologici, il ruolo centrale della politica e dei rappresentanti degli agricoltori biologici, e la sostanziale inesistenza degli attori di mercato, rappresentano un caso unico e singolare nel panorama europeo (Moschitz e Stolze, 2005). Questo risultato contiene il germe della debolezza del settore, anche a livello di politica agraria, proprio per la mancanza di interlocutori forti e rappresentativi dell intera filiera, e rappresenta il rovescio della medaglia di un settore in cui la ricchezza di idee innovative non solo in tema di politica economica e agraria rende assai vivace la capacità propositiva degli stakeholder. 7

8 4. Osservazioni conclusive Il settore biologico è un settore relativamente piccolo dell agricoltura italiana, ma fino al 2001 quello che aveva fatto registrare i più alti tassi di crescita, al punto che nonostante la crisi d inizio millennio a fine 2005 l Italia rappresentava ancora (con le sue quasi 45mila aziende e poco più di 1milione di ettari) il Paese più biologico d Europa. Un quarto delle aziende agricole biologiche e un quarto della SAU biologica dell Unione Europea sta in Italia; l incidenza della SAU biologica sul totale della SAU (8,4%) è la più alta in Europa dopo quella dell Austria. In tutti questi anni, mentre in Europa si approvavano un piano d azione europeo e diversi piani nazionali, in Italia si spendevano pochi spiccioli per la ricerca (spesso assai poco mirata alle esigenze del settore) da parte delle Regioni e del MIPAF, si gettavano dalla finestra diverse centinaia di mi-gliaia di euro per costituire un Osservatorio e un Sistema d Informazione Nazionale sull Agricoltura Biologica che non riesce neanche a fornire più i dati sulla SAU biologica a livello regionale. Infine, si anche in Italia si è approvato un piano d azione nazionale che, tuttavia, appare piuttosto parziale: basti pensare che la ricerca non veniva menzionata, per cui i fondi per la ricerca per l agricoltura biologica continueranno ad essere spesi in modo incoerente. Il Piano d Azione nazionale, infatti, prevede una serie di azioni solo in parte collegati agli obiettivi di intervento enunciati, raggruppate in quattro assi d intervento: - asse 1: penetrazione sui mercati mondiali - asse 2: organizzazione di filiera e commerciale - asse 3: aumento della domanda interna e comunicazione istituzionale - asse 4: rafforzamento e miglioramento del sistema istituzionale e dei servizi Il Piano d Azione Italiano, comunque, risulta molto generico e senza una esaustiva definizione delle azioni. Rispetto agli altri paesi europei, l Italia ha avviato molto in ritardo il dibattito sull adozione di un Piano d Azione Nazionale e nella sua stesura non si è tenuto conto di modelli di altri Piani d Azione nazionali. Per ora, inoltre, l attuazione del Piano d azione nazionale è stata parzialmente effettuata con il bando relativo agli interventi per lo Sviluppo della comunicazione istituzionale (febbraio 2007), mentre si attende l emanazione del decreto relativo alle iniziative da finanziare per favorire l aggregazione dell offerta e sostenere l interprofessione e l organizzazione commerciale. Del resto, come si è già detto, il ruolo degli stakeholder in Italia è un ruolo ancora purtroppo assai marginale nella fase di definizione delle strategie e degli strumenti di sostegno per l agricoltura biologica. La concertazione in tale materia appare del tutto insufficiente, come è stato rilevato dalle analisi svolte. Ciò dipende ancora dalla frammentazione esistente nella lobby biologica, dove nonostante la recente costituzione di un organismo unitario (Federbio) esistono ancora molte rivalità e interessi contrastanti. La frammentazione della lobby biologica è infatti anche superiore di quella esistente nella lobby agricola tout court, come è risultato peraltro anche 8

9 nell analisi di network, e va oltre la tradizionale divisione politica tra Coldiretti, Cia, Confagricoltura (le quali, peraltro, hanno ciascuna un organismo associativo che raggruppa gli agricoltori biologici loro associati). Questa frammentazione finisce per risultare di grande ostacolo a un settore che già deve scontare una dimensione piccola e l ostilità di importanti lobby (come quella agrochimica e biotecnologica) come hanno dimostrato la recente aspra controversia finita sulle pagine di alcuni quotidiani sulla soglia accettabile di OGM nei prodotti biologici che ha visto protagonisti il presidente di Federbio e quello di AIAB la più antica associazione italiana di agricoltori biologici. Il fatto che tale controversia sia stata poi almeno momentaneamente risolta dal Parlamento europeo non ha però sanato le divisioni tra i rappresentanti del settore biologico. Anche il sostanziale disinteresse degli attori a valle della filiera (trasformatori e distributori) per le politiche per l agricoltura biologica rappresenta una debolezza per il settore. Anche sul mercato, nel nostro Paese si sta assistendo un sostanziale disimpegno della grande distribuzione dalla nicchia dei prodotti biologici, in controtendenza a quanto avviene a livel-lo europeo: meno lineare espositivo, ampiezza e profondità di gamma sta-zionarie se non in declino, riduzione dei prodotti in private label. Tutto ciò non fa presagire nulla di buono in merito ai futuri scenari delle politiche per l agricoltura biologica in Italia. Le informazioni preliminari sulla nuova programmazione delle politiche di sviluppo rurale regionali nel periodo non sono ancora suffi-cienti per dare un quadro preciso di quello che sarà l impatto sul settore agrobiologico, nemmeno nelle regioni oggetto di studio nel presente lavoro. Come si è visto, la politica agricola comune e il nuovo regolamento per lo sviluppo rurale suscita entusiasmi in alcune regioni e filiere, ma preoccupazioni in altrettante regioni e/o filiere. Di sicuro al momento c è soltanto che la dotazione delle risorse finanziarie, soprattutto per le misure agroambientali, sarà ridotta o comunque non tale da permettere uno sviluppo delle superfici a sostegno quale quello a cui si è assistito fino al 2000 e, in parte, anche fino ad oggi. Questo scenario ovviamente non promette bene per il settore, a meno che la riduzione non sia accompagnata da una maggiore calibrazione degli interventi e una concentrazione delle risorse finanziarie sulle aziende e le aree per le quali il differenziale di reddito in assenza di sostegno comporterebbe necessariamente l uscita dal settore. 5. Ringraziamenti Un primo caloroso ringraziamento va al Prof. Francesco de Stefano, coordinatore del Progetto, per l autorevolezza e la lungimiranza e, non ultimo, l amicizia dimostrata in questi anni di studio e ricerca comuni. Si ringrazia poi l amico e collega Prof. Gianni Cicia per l entusiasmo che ha saputo infondere in tutte le unità operative e l infaticabile lavoro di organizzazione. Infine, vorrei ringraziare i colleghi componenti delle unità operative del Sottoprogetto Politiche da me coordinato per il buon lavoro svolto e per la pazienza con cui hanno sopportato le manchevolezze del 9

10 sottoscritto. Com è ovvio e scontato, le responsabilità di quanto scritto ricade esclusivamente sull autore. 6. Riferimenti bibliografici Bustaffa, R. (2007): Il Veneto va avanti a piccoli passi, AZBIO, 7(1/2): Dabbert S., Häring A., e Zanoli R.(2004), Organic Farming. Policies and Prospects, Zed Books, London Dolowitz D., Marsh D. (1996), Who learns what from whom: a review of the Policy transfer literature, Political Studies, 44: Dolowitz D., Marsh D. (2000), Learning from Abroad: the role of Policy transfer in contemporary policy-making, Governance, 13 (1): Evans M., Davies J. (1999), Understanding Policy Transfer: a multi-level, multi-disciplinary perspective, Public Administration, 77 (2): Pinton, R. (2006), Prove di rilancio per il biologico, AZBIO, 6(10/11):3. Pinton, R. (2007), Niente crolli o boom: il biologico viaggia con una crescita costante, AZBIO, 7(1/2): Rose R. (1991), What is lesson-drawing?, Journal of Public Policy, 11 (1): Rose R. (1993), Lesson-Drawing in public policy. Chatham Nj: Chatham House. Stone D. (2003), Transfer Agents and Global Networks in the Internationalisation of Policy. In: Internationalisation and Policy Transfer. Workshop, Tulane University, New Orleans 11th to 12th April Todhunter C. (2001), Undertaking Action Research: Negotiating the Road Ahead, Social Research Update, 34. Zanoli, R. (a cura di) (2007), La politica per l agricoltura biologica in Italia: casi di studio nazionali e regionali. Angeli, 2007 (i.c.s.). Tabella 1 - Premi per colture biologiche, regioni Obiettivo 1 (!/ha) Basilicata Calabria Campania Molise Puglia Sardegna. Vite da vino frutticole Olivo erbacee* Ortive industriali Pianura Collina Montagna Pianura Collina Montagna Foraggi Mais Leguminose Aree ordinarie Aree preferenziali Aree ordinarie Sicilia Aree preferenziali * I dati in corsivo si riferiscono ai soli cereali 10

11 Tabella 2 - Premi per colture biologiche, regioni NON Obiettivo 1 (!/ha) Abruzzo Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Piemonte Introduzione / Introduzione Vite da vino frutticole Olivo erbacee* Ortive industriali Aree ordinarie Aree preferenziali Foraggi Aree ordinarie Aree preferenziali Aree ordinarie Aree preferenziali Introduzione Introduzione Introduzione / Introduzione / Aree ordinarie Aree preferenziali Aree ordinarie Aree preferenziali Aree ordinarie Aree preferenziali Introduzione Introduzione Aree ordinarie Aree preferenziali Aree ordinarie Aree preferenziali Tabella 2 (continua) - Premi per colture biologiche, regioni NON Obiettivo 1 (!/ha) Marche Toscana Trentino Umbria Valle d' Aosta Introduzione Vite da vino frutticole Olivo erbacee* Ortive industriali Collina ,6 286, Montagna 710, , Collina ,6 246 Montagna Foraggi Mais Leguminose Introduzione Introduzione / Trento - ordinario Introduzione / Trento preferenziale Introduzione / Bolzano Introduzione Introduzione Veneto Introduzione * I dati in corsivo si riferiscono ai soli cereali 11

12 Figura 1 - Pagamenti per colture erbacee e regione: valori massimi Figura 2 - Pagamenti per colture erbacee e regione: valori minimi 12

13 Tabella 3 - Pagamenti medi complessivi (PAC e POR/PSR) per aziende biologiche e non biologiche nelle Regioni campione: dati RICA 2002 (valori minimi e massimi) Per azienda per ha di SAU valore medio dei premi tot in % del reddito netto valore medio dei premi POR/PSR in % del reddito netto Aziende convenzionali g h 254 g -993 h 27% e -96% a 1% eh -67% g Aziende biologiche e in conversione c h 403 g -985 b 69% acd -90% g 10% h -76% g a Abruzzo, b Calabria, c Campania, d Marche, e Molise, f Puglia, g Sicilia, h Veneto Figura 3 - Punti di forza e di debolezza della filera olio bio in Italia Figura 4 - Opportunità e Minacce della filiera olio biologico in Italia Presenza di industrie di trasformazione dei prodotti biologici della filiera Adeguatezza della rete distributiva locale (dettaglio e ingrosso) per i prodotti della filiera Presenza di una domanda locale dei prodotti della filiera Clima politico (verso la specifica filiera bio) Qualità dei servizi delle forme associative Qualità dei servizi delle amministrazioni pubbliche Disponibilità di finanziamenti pubblici alla specifica filiera bio Qualità della regolamentazione della specifica filiera bio Disponibilità di credito Liquidità Capitalizzazione Capacità di marketing Capacità imprenditoriali Professionalità e adeguatezza della forza lavoro Assistenza tecnica Istruzione superiore e formazione professionale specifica Alleanze strategiche (es. accordi interprofessionali) Livello di promozione Prossimità dei mercati Internazionalizzazione verso Paesi Extra UE Internazionalizzazione verso Paesi UE Sbocchi di mercato nazionale Qualità dei prodotti Presenza di produzioni con elevato valore aggiunto Trend di lungo periodo della specifica filiera bio Redditività della specifica filiera bio Ampiezza della specifica filiera bio Inquinamento da altre fonti Inquinamento da fonti agricole Disponibilità di sostanza organica Disponibilità di risorse idriche Cambiamenti climatici Modifiche al 2092/91 Nuovo Regolamento sviluppo rurale Politica agricola europea Sviluppo tecnologico e innovazione Impatto delle biotecnologie (OGM) Stabilità dei prezzi internazionali Commercio internazionale (GATT/WTO) Congiuntura economica di medio-lungo periodo Impatto della globalizzazione sulla specifica filiera bio (Fonte: Zanoli, a cura di, 2007) (Fonte: Zanoli, a cura di, 2007) 13

14 Figura 5 - Definizione dei più importanti strumenti di Politica Agricola per l AB in Italia per obiettivo Figura 6 - Network delle organizzazioni relative al settore biologico: dimensioni dei nodi proporzionali alla centralità media OBIETTIVI DI POLITICA AGRICOLA PER L AB STRUMENTI DI POLITICA AGRICOLA PER L AB Politica tributaria e fiscale per l AB (tax policy ) Esenzione IVA per i prodotti biologici Disincentivi (tasse ) su input convenzionli Promuovere la consapevolezza del consumatore, basandola sull esperienza diretta Sostenere finanziariamente le giornate aperte nelle aziende bio Formazione del consumatore anche mediante lo stimolo della domanda pubblica di prodotti bio Sistema di controllo e certificazione : risk -based, efficace, armonizzato e coordinato a livello europeo Aumentare la trasparenza e la partecipazione degli stakeholder nel sistema di controllo anche mediante l informatizzazione Semplificazione burocratica delle procedure di controllo e certificazione Capacity building & networking R &D basati sulle priorità del biologico Formazione e assistenza tecnica per l agricoltura bio Commissione nazionale per l AB con ruolo di indirizzo e progettazione e controllo come tavolo unico per Ministeri, Regioni e stakeholder Comitato nazionale e coordinamento per la ricerca in AB con rappresentanza dei vari stakeholder (Ministeri, Regioni, produttori) Allocare fondi specifici per la R AB con regolarità & D in (Fonte: Gambelli e Zanoli in Zanoli, a cura di, 2007) OGM Obbligo di polizze assicurative danni Ridurre e omogeneizzare le soglie di zero strumentale a livello UE Promuovere l AB come modello di sostenibilità, sviluppo rurale, multifunzionalità Più soldi e priorità al bio in tutte le misure + art. 69 Reg. 1782/03 Più fonti di finanziamento e non solo dal settore agricolo Sviluppo del mercato come parte dei Piani di Sviluppo Rurale (Fonte: Vairo in Zanoli, a cura di, 2007) Organizzazioni Produttive bio riconosciute dall UE Promuovere l integrazione di filiera (aumentando il valore aggiunto che va alle aziende ) 14

15 Legenda Sigla ACU AIAB AMAB AN CIA COAGRIC CODICO COLDIRE CONAPAB COPAGRI FEDERCO FIAO IAM LEGAM MIPAF VERDI Nome dell organizzazione Associazione Consumatori Utenti Associazione Italiana agricoltura biologica Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica Alleanza Nazionale Confederazione Italiana Agricltori Confagricoltura Comitato difesa Consumatori Coldiretti Commissione Nazionale per l'agricoltura Biologica Confederazione Produttori Agricoli Federconsumatori Federazione Italiana Agricoltura Organica Istituto Agronomico Mediterraneo Legambiente Ministero per le Politiche Agricole e Forestali Verdi 15

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