BENVENUTO DON PIERO! TUTTA LA COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO ACCOGLIE DON PIERO NELLA PREGHIERA

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1 LA Voce DELLA C omunità NOVEMBRE 2014 MEDA BENVENUTO DON PIERO! TUTTA LA COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO ACCOGLIE DON PIERO NELLA PREGHIERA ALLE PAGINE 2-3 UN INTERVISTA AL NUOVO PARROCO E A PAGINA 23 IL PROGRAMMA DELL INGRESSO UFFICIALE IL 15 E IL 16 NOVEMBRE

2 LA PAROLA DEI SACERDOTI INTERVISTA A DON PIERO Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20b) Incontro don Piero nel suo ufficio a Santa Maria Nascente (è lo stesso degli ultimi parroci con solo una diversa disposizione degli arredi). Mi colpiscono inizialmente due immagini sulla scrivania: quella dei genitori, alla sua destra, e, alla sinistra, un quadretto con alcune parole in lingua greca con l indicazione (Mt 28,20b). Penso che sia una frase densa di significato per don Piero, ma per me, scarso conoscitore dei Vangeli (oltre che, ovviamente, della lingua greca), rappresenta quasi un test d ingresso dal quale esco inesorabilmente bocciato. Mi soccorre don Piero ricordandomi che è la conclusione del Vangelo secondo Matteo: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Così comincio male questa avventura, ma don Piero mi concede la possibilità di iniziare ugualmente l intervista che, pur tra interruzioni per chiamate e arrivi, si svolge in modo molto discorsivo e dialogante, anche se il testo ritrascritto, con domanda e risposta, può far apparire il tutto molto più rigido e protocollare. Conoscendo infatti la mia innata timidezza, e immaginando una certa stringatezza dell interlocutore, temevo di subire una maggiore soggezione, anche se avevo avuto già la possibilità di parlargli per lavoro in parrocchia: in questo ringrazio don Piero per avermi invece messo a mio agio. (E.N.) Domanda: Grazie, don Piero, per il tempo messo a disposizione per LA VOCE. Ci piacerebbe conoscere innanzitutto direttamente da lei, oltre a quanto scritto sul numero di ottobre, un po del suo cammino personale e spirituale, della sua chiamata vocazionale e delle sue esperienze pastorali che hanno preceduto la sua nomina a parroco e responsabile della Comunità pastorale S. Crocifisso di Meda. Risposta: È un discorso molto lungo, avendo trascorso in un posto al massimo nove anni: quindi ho già fatto otto traslochi partendo dalla mia prima destinazione alla parrocchia di Masnago (Varese), dove sono stato tre anni. Poi sono andato a Baggio per otto anni su 2COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA chiamata esplicita, poi sono passato al Seminario Arcivescovile di Corso Venezia a Milano come direttore spirituale di una piccola comunità di seminaristi, poi all oratorio di S. Giuseppe in Via Redi nella parrocchia di Santa Francesca Romana di Milano, poi cinque anni a Schianno (Gazzada Varese) come parroco, poi nove anni, ancora come parroco, a Mozzate e anche decano di Appiano Gentile, poi sette anni al Policlinico e ora da più di un mese a Meda. Una situazione, quindi, molto mobile, dovuta alcune volte a chiamate esplicite dei superiori, su cui non c era molto da discutere. Particolare è stata l esperienza nel seminario di Corso Venezia (ora chiuso) dove seguivo la parte spirituale di una ventina di seminaristi secondo il progetto di don Luigi Serenthà di accogliere in seminario studenti che già frequentavano all esterno, secondo le singole scelte personali, indirizzi di scuola superiore diversi dal liceo classico. Un tentativo che è andato poi esaurendosi. Invece dopo sette anni in ospedale ho deciso io di cambiare. Tutte queste esperienze mi hanno arricchito, ognuna con la sua specificità: certamente i sette anni a contatto con il mondo della sofferenza e della morte sono molto diversi da quelli vissuti con i seminaristi. Ma nulla si perde e tutto completa. Ho trovato una Comunità ricca di mille attività, di mille gruppi, di mille iniziative a ogni livello D: Conosceva già la realtà di Meda e il parroco don Gaudenzio che ha sostituito? Se posso permettermi, ha sorpreso un po, con una lettura magari superficiale, il suo passaggio da rettore del Policlinico a una Comunità pastorale di 25mila abitanti con tre parrocchie. In parte ha già risposto prima ma mi piacerebbe che ci approfondisse questo passaggio. R: La conoscenza di Meda era molto superficiale, mediata da alcuni sacerdoti come don Alberto Busnelli e don Claudio Galimberti (compagno di ordinazione come don Antonio Citterio). Tuttavia non sapevo che a Meda ci fosse una Comunità pastorale. Quando il Vicario Generale mons. Delpini mi ha proposto Meda, ho esclamato: A Santa Maria Nascente. No è stata la risposta in tutte e tre le parrocchie. Don Gaudenzio credo di averlo incrociato un paio di volte, ma sempre in modo occasionale. Quando ho accolto la proposta di diventare Cappellano avevo espresso il desiderio di rimanervi per cinque anni e poi di verificare la situazione; in seguito ho continuato ancora altri due anni e poi ho dato la mia disponibilità per un eventuale trasferimento. Si tratta di un esperienza pastorale molto intensa che consiglierei a tutti i preti. D: Ci sono, oltre alla figura del sacerdote medese don Alberto Busnelli, altre figure nella Chiesa e nella società civile e politica che hanno inciso sulla sua formazione e alle quali si ispira nella sua missione pastorale? C è un simbolo, un segno, una frase che sintetizzano un po il suo essere prete? R: Oltre a don Alberto hanno inciso nella mia formazione tanti parroci (molti non ci sono più) che ho incontrato nel cammino da seminarista andando

3 ad aiutare il sabato e la domenica nelle parrocchie della Diocesi. Mons. Renato Corti, Direttore spirituale del Biennio Teologico negli Anni Settanta, ora vescovo emerito di Novara e residente a Rho, è stato un prete decisivo nel mio cammino seminaristico, soprattutto per il suo stile molto essenziale, esigente, quasi austero. Il tabellone, ancora in bianco e nero, dei Preti ordinati nel 1976 riportava questo frase: Perché sia grande il tuo nome, con sullo sfondo una galassia per esprimere la priorità assoluta del Signore, di cui noi siamo semplici ministri. D: Una domanda più leggera: c è qualche hobby o interesse che coltiva assieme alla sua confessata passione calcistica juventina? R: Da giovane suonavo la chitarra, una passione coltivata in seminario, ma poi trascurata da prete. La voce che mi ritrovo (ndr.: curiosità dell intervistatore) è invece semplice dono di Dio, qualcosa di naturale, che non ho mai coltivato più di tanto. D: Come giudica lo presenza della Chiesa e il suo insegnamento nella realtà odierna alla luce anche del pontificato di Papa Francesco? R: Il ritorno al Vangelo, che Papa Francesco continuamente ripete, la gioia del Vangelo che testimonia in ogni circostanza, la serenità e il sorriso che sempre emana sono segni trasparenti di una persona in pace con se stessa e gli altri, nonostante i tantissimi problemi che certamente avrà. Il richiamo alla figura papale porta poi il discorso a un altra figura di Papa: quella di Paolo VI verso il quale don Piero non nasconde la sua ammirazione per un magistero spesso incompreso, oggetto di feroci critiche e campagne denigratorie. Paolo VI è stato il vescovo che mi ha Cresimato e ricordo bene che in quella occasione l arcivescovo Montini chiese se tra i Cresimandi ci fosse qualcuno di nome Piero, Pietro... Don Alberto, allora coadiutore a Figino, mi invitò ad uscire e ad avvicinarmi all Arcivescovo, che mi chiese i sette sacramenti. Dopo la mia risposta esauriente Montini mi congedò con un tocco paterno della mano. Molti interpretarono quel gesto come un segno del mio futuro ingresso in Seminario. D: C è qualcosa, in questo suo primo mese e mezzo di presenza a Meda, che in particolare l ha colpita delle persone, dei riti religiosi, delle strutture, della quotidianità religiosa, civile e lavorativa di Meda? R: Ho toccato con mano come la Comunità pastorale sia ricca di mille attività, di mille gruppi, di mille iniziative a ogni livello. Fortunatamente c è tantissima gente che si impegna dando tempo, capacità e competenze in modo del tutto gratuito. Certamente è questa una ricchezza che non sempre è agevole coordinare e seguire, quasi che il parroco possa essere presente in ogni iniziativa e in ogni circostanza. È una convinzione che ha dei lati positivi, di riconoscimento del ruolo della Parrocchia e dei suoi ministri, ma va in certi casi corretta per non disperdere la funzione del parroco in tante presenze talvolta un po formali. D: Quali priorità ritiene che la Comunità pastorale Santo Crocifisso debba perseguire e come vede il cammino delle tre parrocchie di Meda in un tessuto cittadino abbastanza omogeneo ed integrato, ma dove ogni parrocchia ha avuto un proprio cammino e proprie specificità e sensibilità? R: La mia attenzione va innanzitutto alle celebrazioni eucaristiche domenicali, che rimangono ancora il momento d incontro della maggior parte della comunità dei fedeli. La Messa domenicale La mia attenzione va, innanzitutto, alle celebrazioni eucaristiche domenicali, che ancora oggi rappresentano il momento centrale e più partecipato della vita dei fedeli deve essere curata in modo particolare, migliorando la parte liturgica, in particolare i canti, anche se animare adeguatamente le undici messe domenicali (anzi, quattordici con le tre vigiliari) è impresa problematica. Probabilmente si dovrebbe camminare verso una maggiore uniformità liturgica tra le tre parrocchie, obiettivo da raggiungere comunque con gradualità. A Santa Maria Nascente la situazione si complica notevolmente per la numerosa assemblea domenicale; come far partecipare anche con il canto trecentocinquanta/ quattrocento persone, disperse tra le panche e in fondo alla chiesa? D: Che parola si sente di dire ai giovani e alle famiglie della Comunità (alla luce anche del recente Sinodo straordinario) sui quali la Chiesa ripone molte speranze in un dialogo spesso non facile, dove far convivere verità e giustizia con misericordia e adeguamento alle nuove realtà del mondo? R: Mi pare il cammino giusto, attento al Vangelo, che papa Francesco persegue con una determinazione e una serenità veramente esemplari, perché profondamente cristiane. Durante il colloquio non sono mancati riferimenti al ruolo dei movimenti nella Chiesa verso i quali don Piero (pur nella complessità del discorso) mostra attenzione per i diversi carismi e arricchimenti che essi portano nella Chiesa in un cammino comune. Prima di uscire dallo studio la mia attenzione va ad alcuni quadri ad olio che rappresentano immagini sacre e che ravvivano l ambiente. Don Piero mi dice che sono del pittore Alberto Venditti, suo amico, che ha dipinto una tela per la chiesa di Schianno, e qui don Piero confessa la sua passione per l architettura sacra contemporanea.

4 11-12 OTTOBRE - SANTA CRESIMA PER I RAGAZZI DI I MEDIA SANTA CRESIMA PER I RAGAZZI DI I MEDIA SANTA MARIA NASCENTE 4COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA

5 SAN GIACOMO MADONNA DI FATIMA COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA5

6 19 OTTOBRE - SANTA COMUNIONE PER I RAGAZZI DI V ELEMENTARE SANTA MESSA DI PRIMA COMUNIONE Beati Noi, invitati alla cena del Signore Un amicizia per tutta la vita con Gesù Ringraziamo Massimo Simula per le foto delle Comunioni e delle Cresime pubblicate su questo numero e sul numero di ottobre 6COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA

7 stata una grande emozione, per noi catechiste, accompagnare i nostri bambini/e alla Santa Messa di Prima È Comunione, celebrata nella chiesa di San Giacomo domenica 19 ottobre dal parroco Don Piero. La folla di fedeli che riempiva la chiesa ha accolto attenta e silenziosa l ingresso in processione dei comunicandi, un po tesi, ma felici di vivere in pienezza questo incontro con Gesù. È stata la prima occasione per Don Piero di conoscere questi bambini, che ha coinvolto con domande semplici e profonde attraverso le quali ha richiamato il valore della Messa, Pasqua che si rinnova ogni domenica e momento comunitario di ringraziamento. 19 OTTOBRE - SANTA COMUNIONE PER I RAGAZZI DI V ELEMENTARE Rassicurati dai nostri sguardi, i bambini si sono accostati con gioia all Eucaristia. Li abbiamo visti raccogliersi in un atteggiamento di preghiera silenziosa, favorito dalla dolcezza dei canti del coro che ha accompagnato i momenti più significativi della celebrazione. Al termine, un canto di ringraziamento e affidamento alla Madonna ha visto due bambini portare un omaggio floreale all altare di Maria, donna dell attesa e madre di speranza. Tutta la comunità presente si è stretta attorno a questi bambini/e con un applauso caloroso che manifestava l augurio di un amicizia per tutta la vita con Gesù. Le catechiste di San Giacomo SAN GIACOMO MADONNA DI FATIMA COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA7

8 FESTA DELLA PARROCCHIA DI SAN GIACOMO OTTOBRE ALTRI MOMENTI, CON PAROLE E IMMAGINI, DELLA FESTA DI SAN GIACOMO SERATA TEATRALE TANTO PUBBLICO PER UNA SERATA TEATRALE BRILLANTE E DIVERTENTE CON I NUOVI ISTRIONI Sabato 11 ottobre l Auditorium di San Giacomo era gremito di persone, tutte pronte ad assistere al nuovo spettacolo della Compagnia teatrale I Nuovi Istrioni che, in occasione della festa della Parrocchia, ha debuttato con la commedia in due atti Un Grazioso Via Vai. Eravamo tutti pronti a rivivere le emozioni indescrivibili che solo il pubblico riesce a trasmetterci, ad assaporare lo scambio di energia che si avverte tra palco e platea e ti spinge a dare il meglio. Dietro le quinte l adrenalina e la paura dipingevano sfumature diverse sui volti di tutti. Solo l apertura del sipario ha sciolto la tensione, con gli applausi e le risate del pubblico che ci hanno accompagnato per tutte le due ore di durata dello spettacolo. Una commedia dinamica e frizzante che è riuscita a catturare l attenzione del pubblico e a farlo divertire grazie ai numerosi sketch esilaranti e ai personaggi bizzarri che hanno dato vita alla storia. Con grande soddisfazione possiamo dire che anche quest anno il pubblico ha dato grande supporto e soddisfazione a I Nuovi Istrioni. Non mi resta che ringraziare, a nome di tutta la compagnia, tutti coloro che sanno rendere importante il nostro lavoro e i sacrifici che tutti noi... attori per caso... affrontiamo sempre con grande impegno. Grazie di cuore a tutti per tutto!! Simo 8 PESCA DI BENEFICENZA DIETRO IL GIOCO GRANDE PASSIONE E TANTO LAVORO Come tradizione, in occasione della festa della parrocchia si è allestita la pesca di beneficenza. Alla sua riuscita hanno collaborato, oltre ai molti parrocchiani che hanno donato svariati oggetti, anche alcune ditte e negozi medesi che, rispondendo generosamente alla nostra richiesta, hanno inviato gratuitamente i loro manufatti per la vendita. A tutti vanno i nostri ringraziamenti. Ciò non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di alcune simpatiche signore che, con instancabile entusiasmo, si sono buttate in pesca, regalando parte del loro tempo per ricevere, selezionare, catalogare gli oggetti e per prepararli poi sui banchi-scaffali. Il tempo è stato dalla nostra parte, con il sole che ha invogliato la gente ad uscire di casa per venire in oratorio, dove ha potuto divertirsi COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA nelle varie iniziative, tra queste la pesca conserva un fascino che non si appanna con l andar del tempo. A tutti quei nonni e bambini che sono venuti va la nostra simpatia con la speranza di averli accontentati perché questo (e non tanto il ricavato netto che è stato comunque positivo per euro 1.674,00) è l obiettivo di fondo che si persegue. Lunedì sera, dopo la Messa, la gente è venuta in salone per partecipare all estrazione dei biglietti della sottoscrizione a premi che metteva in palio una BICICLETTA, momento preceduto dalla vendita degli oggetti rimasti sui banchi della pesca. Vista la numerosa presenza di gente si è deciso di estrarre altri numeri per abbinarli a giochi di un certo rilievo rimasti non pescati. Nei giorni seguenti sempre le simpatiche signore si sono ritrovate per sistemare il tutto, riporre gli oggetti rimasti e fare un po il punto della festa, contente del risultato e, dimenticata la fatica, pronte all appuntamento del prossimo anno. Antonietta

9 VIDEO MOSTRA GUARDARSI SOTTO UN ALTRA LUCE CHE SENSO HA LA MIA VITA?. UN VIAGGIO CHE RICHIEDE DI METTERE DIO AL CENTRO Da ormai molti anni uno degli appuntamenti fissi della festa della parrocchia di San Giacomo è la video-mostra proposta e realizzata coralmente da diverse persone. Il titolo di quest anno è Guardarsi sotto un altra Luce. Chi scrive solca da poco le strade di questa città, portatovi dalla vocazione familiare che ha abbracciato. Vedo quest opera come risultato di un lavoro, come segno di una ricerca molto approfondita dei testi, delle immagini e delle musiche, collegate tra loro per mostrare un senso, che è direzione e significato, per la vita, partendo dalla domanda primordiale: Che senso ha la mia vita?. La video-mostra ha orchestrato i testi del libro Il mio psicologo si chiama Gesù del giornalista sportivo Carlo Nesti, le immagini di alcune tele o illustrazioni e le note del canto La vera gioia di Marco Frisina. Uno dei dipinti chiave di questa video-mostra è l opera Triplo-autoritratto dell artista illustratore americano Norman Rockwell. L autore si ritrae per ben tre volte guardandosi allo specchio e dipingendosi su una tela in modo diverso. È un invito a non guardarsi solo esteriormente, ma a fermarsi e verificarsi più in profondità. Significativo anche il messaggio che il pittore Russolo, futurista, attua nel suo quadro Profumo, vero manifesto della video-mostra, dove tenta di dare fisicità ad una sensazione, anche se l essenziale non si riesce spesso a cogliere, disegnare, immortalare e rendere fisicamente presente: in sostanza il chiedersi se, quando ci guardiamo, vediamo l essenza, l anima, la verità o se rimaniamo in superficie. Carlo Nesti sancisce come inevitabile l interrogarsi sul senso della vita a qualsiasi età, perché lo grida il cuore di ciascuno. L originalità del suo contributo coglie le direzioni su cui si possono indirizzare le nostre domande. Ce n è una orizzontale, nella quale ci limitiamo a guardare intorno, sperando che gli affetti, il lavoro e il divertimento ci appaghino, ma manca una corrispondenza totale. Diventa necessario, pertanto, issarsi in una dimensione verticale: dentro noi stessi, nell anima, e su, verso il cielo. È come un viaggio che richiede di mettere non noi ma Dio al centro della vita. E, qui, un altro quadro mi ha colpito: è di Chagall e si chiama La passeggiata, nella quale l artista ritrae sé, mano nella mano con la moglie, ma in una prospettiva appunto verticale, nella quale l amata è sospesa nel cielo, quasi a simboleggiare che l amore sponsale non si riduce al legame di coppia, ma ne presuppone la trascendenza. Nesti conclude paradossalmente così: ciò che dà senso alla vita è il significato che diamo alla morte. Se la morte fisica è un punto d arrivo, saremo obbligati a vivere nell affanno; se la morte fisica è invece un punto di partenza, ecco che molti problemi quotidiani diventeranno infinitesimali rispetto all eternità. Il canto La vera gioia, che accompagna il riepilogo di tutte le immagini, riporta alla dimensione verticale della vita quale dono di Cristo che irrompe, imprevisto e gratuito, nella nostra quotidianità, che ci abbraccia quando la malinconia o un riverbero di tristezza ci attanagliano. È desiderio di un bene ultimo che si mendica, ma che non si riesce ad afferrare fino alla sua rivelazione. Fabio S. Concelebrazione Eucaristica di lunedì 6 ottobre in ricordo dei defunti della comunità COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA

10 CORSO FIDANZATI QUESTO MATRIMONIO S HA DA FARE! Corso fidanzati: non burocrazia, ma condivisione Un corso prematrimoniale è sempre una sfida. Una sfida per chi questo corso lo deve fare, adempiendo alla burocrazia ecclesiastica che lo richiede. Una soddisfazione per chi, come Rita e Renato, Elisabetta e Denis, Liliana e Gianni, questo corso lo sostengono per riaffermare a loro stessi e a noi giovani il senso dell amore e del matrimonio nella prospettiva di Cristo. I fidanzati non sanno come sarà questo adempimento. Rita e Renato, Elisabetta e Denis, Liliana e Gianni non conoscono i giovani. La sfida è comunicare un esperienza e non delle informazioni, raggiungere una più colma maturità nella fede e non solo un certificato in più da allegare alla pratica. Desiderare una più certa adesione alla realtà dell amore che chiede prima di ogni cosa, prima ancora del sentimento, la verità di ciò che l amore è. E l amore è primariamente ciò per cui siamo fatti. Il corso per fidanzati si svolge nell arco di otto serate toccando argomenti che cercano di far comprendere ai fidanzati il valore infinito del sacramento del matrimonio. L amore sponsale, infatti, va coltivato ogni momento, va costruito, rispettato, custodito; la fedeltà difesa in ogni circostanza della vita coniugale; la fecondità un dono da consegnare e accogliere; la fatica trasformata in momenti di crescita e di avvicinamento dei coniugi. La promessa che gli stessi si scambiano nel giorno del matrimonio si regge con l aiuto della Grazia di Cristo. Il Signore non dimentica mai nessuno né tanto meno i coniugi che rispecchiano il Suo amore per la Chiesa. Le parole di Don Angelo e il pomeriggio trascorso nel monastero SS. Salvatore con Suor Maddalena hanno rafforzato questi concetti accompagnandoci nel nostro futuro cammino. Gli incontri sono molto famigliari; le coppie si ritrovano a parlare, a dialogare, a chiarire e a comprendersi. Il clima si va facendo, d incontro in incontro, molto piacevole; va crescendo la complicità, l affiatamento e la voglia di riflettere su noi stessi. Le sedute svolte sono di una ricchezza infinita e siamo stati noi stessi a confermarlo, sapendo cogliere il meglio delle persone che ci si ponevano di fronte. Meritano anche perché al giorno d oggi la vita di coppia diventa sempre più difficile e l amore rischia di essere vissuto in modo superficiale, dando ascolto solo alle emozioni e ai sentimenti (importanti comunque, ma non sufficienti!). Abbiamo compreso quanto sia importante che il matrimonio venga sostenuto, alimentato da Dio che ci fa raggiungere la piena comunione. Lui ci dà la forza di vivere come sposi e ci dà la possibilità di diventare ricchezza per i figli, per la comunità parrocchiale e per la società. Ilaria & Andrea E tutti i futuri coniugi degli incontri ottobre COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA

11 LA VOCE DEI PICCOLI Care ragazze e cari ragazzi, da quest anno c è una grossa novità: la Pagina dei Piccoli diventa LA VOCE DEI PICCOLI e sarà scritta interamente da voi! Volete diventare piccoli giornalisti? Se siete alunni dalla II elementare alla III media scriveteci un all indirizzo voce@parrocchiemeda.it indicando nome, cognome, età, classe e il numero di telefono dei vostri genitori e vi contatteremo per i prossimi articoli. Forza, c è un intera pagina che vi aspetta! Daniela, Valentina, Veronica Festa d Autunno Domenica 26 ottobre nel pomeriggio siamo andate in oratorio per la castagnata. Appena arrivate ci siamo messe a giocare a schiacciatre con alcune nostre amiche, ma due bambini continuavano a rubarci la palla. Dopo un po ci siamo stufate e abbiamo lasciato la palla a quei due bambini e ci siamo messe a parlare. Poi don Mattia ci ha chiamato insieme a tutti gli altri bambini per dire la preghiera prima della merenda con le castagne... erano BUONISSIME!!! Ci siamo divertite moltissimo!! Miriam e Michela (IV e III elementare) COMUNITÀ COMUNITÀ PASTORALE PASTORALE SANTO SANTO CROCIFISSO MEDA MEDA11

12 IL VIAGGIO DI MARCO CRIPPA A SANTIAGO DA SAN GIACOMO A SAN GIACOMO Racconto di un cammino di ottobre da San Giacomo di Meda a San Giacomo di Compostela Ormai è forse una moda del momento, oppure no... se consideriamo che migliaia di pellegrini di ogni classe o condizione hanno percorso lo stesso cammino durante i secoli. Cammino di Santiago come trekking, manifestazione sportiva, percorso verso l Infinito o pellegrinaggio ad Limina Sancti Iacobi. Si sono realizzati film, scritti libri, ispirate poesie e pubblicate guide per raccontare la storia di questo cammino. Io l ho percorso con un pizzico di coraggio, tipico di quando parto da solo, e mi ritengo fortunato di aver vissuto questa esperienza che, spero, la vita mi darà l opportunità di ripetere. Ho scelto il cammino portoghese sulla strada che da Porto conduce a Santiago, con l aggiunta di una variante Esperitual e con l arrivo a Finisterre, affascinante borgo marinaro dell estremo ovest della Spagna dal cui faro si gode uno sguardo spaziale che riempie il cuore verso l Oceano e dove una volta si pensava che vi fossero i confini della terra. Non avendo molto tempo a disposizione, lungi dall essere l esempio del buon pellegrino, ho dovuto forzare le tappe giornaliere e renderle un pò più lunghe. Ho percorso a piedi circa 260 km in 7 giorni. Durante il «camino» si attraversano prati, boschi, colline colme di eucalipti, caratteristici centri rurali e grandi borghi. Si sente il profumo dell uva appena colta per la vendemmia in corso, si percorrono sentieri, vie asfaltate e tante strade e ponti realizzati ai tempi dell Impero Romano e ancora ottimamente conservati. Finalmente ci sono riuscito... a partire, mi dicevo. Le emozioni e i pensieri che si animano dentro di me lasciano spazio alla libertà. A quella libertà di percorrere quel cammino comune che ci piace avere da quando nasciamo in poi, condividendo la strada in semplicità, dormendo accanto e cenando con chi fino a poco prima non conoscevi. Camminando ti guardi intorno e osservi ciò che ti offre il paesaggio e magari per un po cammini in silenzio. L assenza di parola non significa però assenza di sensazioni e di relazioni. Un albero, un fiume, un cormorano che vola sull Oceano, un gabbiano, gli occhi di un altro pellegrino, un abbraccio ti fanno percepire la presenza di Qualcuno che non ti lascia mai solo. Sei con altri, in cammino. Ti accompagnano i tuoi affetti anche se non sono lì con te, e ti accompagna anche qualcuno che non ha potuto venire perché non c è più, ma lo senti accanto lo stesso. 12COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA Per il resto il cammino non compie miracoli. O forse sì... dipende da come li si considera, i miracoli. Puoi incontrare te stesso, come nel resto della tua vita, oppure no. Puoi incontrare il cuore degli altri, o fermarti alla superficie e non andare oltre il loro sguardo. L educazione, la formazione, l informazione, gli obiettivi, la competizione, i risultati attesi, le mode, i fanatismi di ogni genere e i condizionamenti sociali sono spesso fiumi in piena che ci travolgono e producono formalismi, diffidenza, ansie e chiusura delle menti e del cuore. Il cammino è fiducia. Il cammino è fatica. Il cammino è la ricerca di quella Fede che ti trasmette l entusiasmo di sentirti giovane e di voler ancora sognare, di voler ancora cambiare, di voler ancora amare la tua vita e quella degli altri. Per quanto mi riguarda, spero di poter camminare ancora nella vita... non certo seguendo sempre la corrente... quella annoia la mia anima. Sia che arrivi a Santiago, oppure arrivi ovunque, il cammino più importante è quello che compi dentro di te. Buon cammino a tutti, sia che camminiate sulle strade del mondo, o dentro di voi. Marco Crippa

13 26 OTTOBRE - GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE Raggiungere tutto ciò che è distante da noi, non solo geograficamente, ma anche a livello esistenziale Durante le cinque settimane scandite dai temi Contemplazione, Vocazione, Responsabilità, Carità, Ringraziamento, è stato pregato il S. Rosario Missionario, con riflessioni particolari alle periferie del mondo; invito che frequentemente nel Magistero di papa Francesco ci spinge continuamente ad uscire, a creare nelle comunità le condizioni per favorire l inclusione. Le periferie esistenziali è il richiamo a raggiungere per tutta la Chiesa i dimenticati, esclusi, stranieri, umanità, insomma, ai margini della nostra vita (ma possiamo considerarci noi al centro?). La Giornata Missionaria Mondiale, con tema Periferie cuore della Missione è stata il vertice di questo periodo dell anno dedicato al ricordo della missionarietà di tutta la Chiesa; è stata preceduta dalla Veglia di preghiera in Duomo di sabato 25, dove tutta la diocesi si è riunita con l Arcivescovo Angelo Scola, in comunione con la chiesa universale. «IO, APOSTOLO E TESTIMONE» Paolo VI il tema della Veglia Missionaria 2014 dell arcidiocesi di Milano che si è svolta alternando riflessioni dall Esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco a canti caratteristici africani, ai discorsi e omelie del beato Paolo VI ed alla grande affermazione dell Arcivescovo: Cristo Gesù, tu ci sei necessario!. Significativa una breve cronaca del viaggio del Beato Paolo VI, un Testimone del nostro tempo che ha vissuto con coraggio la sua esistenza. Sia lui con la sua intercessione a rinvigorire la nostra fede e a sostenere il nostro slancio missionario. Dopo secoli Paolo VI fu il primo papa ad uscire dall Italia. Il 25 novembre 1970 Paolo VI partì per il suo pellegrinaggio più lungo e più lontano, ma anche più impegnativo in termini pastorali. Sostò a Teheran, incontrando per la prima volta lo Scià di Persia; passò per Dacca, antica capitale del Pakistan orientale; rimase tre giorni a Manila nelle Filippine e qui incontrò una delegazione dell Isola di Formosa; si fermò per un giorno nelle isole Samoa; passò quattro giorni in Australia; sostò per un giorno a Gia- karta, capitale dell Indonesia; si portò a Hong Kong per le ore necessarie a lanciare un messaggio alla popolazione cinese; da lì si spostò a Colombo, capitale di Ceylon, per rientrare poi a Roma. All arrivo a Manila un folle tentò di pugnalarlo, il colpo fu deviato provvidenzialmente dal suo segretario, mons. Pasquale Macchi, che conservò la camicia insanguinata, quando ore dopo il Papa, giunto in Nunziatura, accettò di farsi medicare. Prima non lo aveva permesso per non sottrarsi al dovere di stringere le mani, salutare la folla e parlare a chiunque. La domenica 29 novembre pronunciò una toccante omelia presso il parco Quezon Circle di Manila, alla presenza di circa due milioni di persone. Ecco il discorso al quartiere di Tongo alla periferia di Manila (29 novembre): «Io ringrazio coloro che mi hanno guidato fino a questo quartiere, perché io qua sono mandato; io qua devo venire, perché devo fare mia la missione di Gesù Cristo, il Quale da Dio, dal Padre che sta nei cieli, è stato mandato, come Egli ci ha detto, a portare ai Poveri la buona novella, il Vangelo (Lc 4, 18). Venendo fra voi io prendo coscienza della mia missione; e perciò anche voi io ringrazio, che mi accogliete e che ascoltate, per un istante, la mia parola. Che cosa vuol dire che la Chiesa vi ama? Vuol dire che la Chiesa riconosce innanzitutto la vostra dignità di uomini, di figli di Dio; la vostra eguaglianza a tutti gli altri uomini; la preferenza, che a voi è dovuta, perché avete molti bisogni, per dare alla vostra vita sufficienza e benessere, sia materiale, che spirituale. Io sento l obbligo di professare, qui più che altrove, i diritti dell uomo, per voi e per tutti i Poveri del mondo. Con la celebrazione del mandato ai partenti per la missione, nove tra sacerdoti, religiosi/e e laici, è terminata la veglia che ha visto la partecipazione anche di molti giovani venuti da tutta la Diocesi. Nella nostra Comunità Pastorale, anche quest anno, i padri missionari Saveriani sono venuti a portare la loro testimonianza; nella omelia di tutte le Messe siamo stati sollecitatati ad una riflessione particolare per le giovani Chiese e per i poveri del Terzo Mondo, ma anche a saper aprire gli occhi e vedere i bisogni dei nostri vicini. Un grazie sincero a tutta la comunità per la generosità dimostrata nella Giornata Missionaria Mondiale, per le offerte e la collaborazione nell allestimento del banco vendita. Della grande carità ricevuta, unita alle preghiere, offriamo tutto al Signore. COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA13

14 DON DAVIDE DAL BRASILE MISSIONE È ESSERE FRATELLO DI TUTTI Pubblichiamo la seconda e ultima parte della corrispondenza dal Brasile di don Davide, abbreviata per problemi di spazio (il testo completo è comunque leggibile o scaricabile dal sito della parrocchia ). Vi si racconta il variegato universo religioso brasiliano attraverso l affresco di una delle tante chiese evangeliche che hanno preso piede in questa sterminata nazione, la vita di un movimento cattolico molto frequentato dai giovani e, a conclusione, una riflessione a cuore aperto di don Davide su come vive la sua Missione e le difficoltà che tuttora incontra. Ci propone sei atteggiamenti, che potremmo chiamare sei regole di vita, che possono esserci di aiuto e sagge guide anche nella nostra quotidianità occidentale, cercando di conservare sempre sulle nostre labbra, nonostante le fatiche e le nostre mancanze, il grazie a Dio ( Gracias a deus ) dei fratelli e sorelle brasiliani. (E.N.) La seconda riflessione riguarda la religione o, meglio, l universo religioso che incontro qui in Brasile (o forse, meglio, dovrei dire nel Parà). È molto complesso. E non l ho ancora studiato. Per questo lo racconto con frammenti di esperienza. IL PRIMO FRAMMENTO: LE CHIESE EVANGELICHE Un giorno D*, una ragazza di 19 anni, mi dice: La mia vicina mi ha detto che vado all inferno. Sì continua perché dice che venero un idolo e non Dio. È la classica accusa delle numerosissime chiese evangeliche che, a partire dall inizio del 900 e soprattutto nella seconda metà del secolo XX, si sono moltiplicate (e continuano a moltiplicarsi). La più antica senza contare le chiese della Riforma del XVI secolo è forse l Assembleia de Deus che nel 2011 ha festeggiato i suoi primi cento anni. Autoproclamarsi pastore e fondare una chiesa (o forse sarebbe meglio dire inventare una chiesa) è molto facile. Il successo è pressoché assicurato perché questo popolo sente e cerca Dio continuamente, guardando con molta ammirazione chiunque parli in nome di Dio. È difficile interpretare questo fenomeno. Queste chiese sono fondamentalmente contro la chiesa cattolica, contestano il battesimo ai bambini, criticano come idolatria la devozione a Maria e ai santi, non riconoscono gli altri sacramenti e, chiaramente, contestano il Papa. La loro celebrazione è ricca di canti e musica. La predicazione (gridando) ruota attorno alla Parola di Dio che i pastori interpretano promettendo miracoli e successo (nel senso di ricchezza e prosperità) a quanti si convertono e minacciando di inferno quanti insistono nel peccato. La lettura della Bibbia in senso letteralistico si traduce in un moralismo esasperato basato più sulle norme dell Antico Testamento che sulla legge nuova dell amore di Cristo. L appartenenza a queste chiese esige il pagamento della decima. I pastori si arricchiscono con facilità. Con altrettanta facilità costruiscono nuove chiese. Come scrivevo interpretare il successo o la proliferazione di questo fenomeno è molto difficile. Forse dipende dal fatto che la Chiesa cattolica è spesso distante (ma come può un solo parroco con una parrocchia con 40, 50, 60, 100 o 14COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA più comunità accompagnarle tutte?). O il successo di queste chiese dipende dall ingenuità delle persone? O è la paura che suscitano che le imprigiona? O è la risposta immediata che pretendono di dare ai problemi della gente? O è lo stile musicale accattivante? O l insistenza con cui visitano le case? In ogni caso queste chiese proliferano e ci costringono ad assumere uno stile apologético, cioè a difenderci giustificando la nostra fede. Quante persone semplici entrano in crisi semplicemente perché un crente (un evangelico), leggendo qua e là, un versetto della Bibbia pensa di poter mandare in frantumi la nostra fede! E quante persone passano da una all altra chiesa... cercando quella che più piace (e già si incontra chi non ne vuol più sapere di religione). Con tutto questo non voglio negare che esistano ottime persone anche tra gli evangelici, persone che pregano, leggono la Bibbia, si preoccupano dei poveri e dei sofferenti. E non voglio dimenticare che a livello personale sono sempre stato trattato molto bene. È però innegabile che la religione, a causa della durezza della critica alla chiesa cattolica, diventa spesso motivo di attrito. Anche dentro la famiglia. I genitori, quando diventano evangelici, non accettano che i figli continuino ad essere cattolici. E ho già ascoltato la sofferenza di genitori tormentati dai figli che, diventati crentes, li minacciano continuamente di andare all inferno. Loro, solo loro, sono... salvi! Mentre penso tutte queste cose D* mi racconta che qualche giorno prima passò davanti alla sua casa una donna. Aveva uma gonna lunga. Qualcuno le gridò: Con quella gonna sembri um prete. Lei guardandolo gli ha risposto: Un prete? Quello è già bruciato. IL SECONDO FRAMMENTO: LA RCC Tutti i mercoledì, da qualche mese, al km 7 c é un louvor. È una forma di celebrazione proposta soprattutto dalla RCC, Renovação Carismàtica Catòlica, un movimento cattolico molto presente in Brasile e molto frequentato dai giovani. Il louvor, la lode a Dio, è una celebrazione molto semplice. Al km 7 incomincia alle E si svolge davanti alla casa della famiglia (ogni volta diversa) che ospita il louvor. Si incomincia con canti di animazione. Si battono le mani. Si danza. Poi

15 DON DAVIDE DAL BRASILE incominciano i canti religiosi. Si crea un clima di orazione. Il responsabile (il leader) invita tutti a chiudere gli occhi, a pregare, a chiedere perdono per i peccati. Il sottofondo musicale crea un clima... speciale, dolce, intimo. A volte il leader invita a prendersi per mano, due a due; a guardarsi negli occhi, a dirsi reciprocamente (ripetendo le parole suggerite dallo stesso leader) frasi del tipo: Dio ti ama, Che bello che tu sia qui. Dopo questo inizio, si entra nel momento dell ascolto della Parola di Dio. Alla lettura segue il commento del leader o di un predicatore (spesso qualcuno della RCC). Molte volte ho avuto la sensazione che fosse decisamente improvvisato o che fosse semplicemente il pretesto per raccontare la propria vita. L interpretazione della Parola di Dio è tendenzialmente letteralistica (e quindi subito moralistica) o catechistica (e quindi subito dottrinalistica). Una volta ho assistito a una celebrazione in cui la predicatrice parlava in lingue : iniziava un discorso, continuava gridando cose incomprensibili (come un là, là, là infinito), riprendeva il commento e invitava tutti a lodare Dio in lingue! Al termine della predicazione, il leader invita anche i presenti a commentare il testo o a dare una testimonianza (di come Dio agisca nella loro vita). C è sempre qualcuno che prende la parola, canta, racconta, piange... Alla fine la celebrazione termina con altri canti, l abbraccio di pace e l invito per la settimana successiva. Il popolo ama questa forma di preghiera. È molto spontanea. Emotiva. Affettuosa. Semplice. Avvolgente. Anche a me piace, ma qualche volta mi sento a disagio. E non posso nascondere che la predicazione... molte volte mi irrita. Per non parlare dell esperienza del parlare in lingue che decisamente non sopporto! Un giorno mi trovavo al cenòbio. Mi avvicina un giovane e mi dice: Padre, il mio coordinatore mi richiama sempre perché io non ho ancora imparato a parlare in lingue. Intuisco al volo di che si tratta. Vedo che ha una Bibbia. Lo invito a leggere, nella prima lettera di S. Paolo ai Corinti, il passo dove Paolo parla dei carismi. La apre e inizia a leggere: religiosità naturali o magiche... ma le rispetto. Neppure mi sento particolarmente affine alle forme tradizionali della fede (novene, rosari, processioni...), ma ammetto che il popolo vive tutto questo con fede autentica, persino contagiosa. Inoltre: gioco con i bambini e insegno teologia; sono responsabile della formazione dei diaconi e mi trovo a lottare a fianco di tutte le samaritane che incontro; adoro le comunità dove celebro la messa, ma non sono parroco di nessuna parrocchia... A volte mi chiedo se una sintesi sia... possibile! In questo contesto ho maturato un idea molto semplice di missione. Eccola: la missione è essere fratello di tutti. E ho elaborato una regola di vita altrettanto semplice, costruita attorno a sei atteggiamenti: Gracias a Deus (espressione sempre sulla labbra del popolo brasiliano): ringraziare sempre (mai lamentarsi!), tutti i giorni per tutto l amore con cui Dio ci circonda. Chi è che il Signore mi sta chiamando ad accogliere? (le parole di una samaritana): accogliere gli imprevisti e i contrattempi e, soprattutto le persone. Una chiesa... che esce (Papa Francesco): uscire di casa per andare incontro agli altri e, soprattutto, uscire da se stessi, dal proprio egoismo e dalla tristezza che produce. Vinciamo il male con il bene (Rm 12,21): guardare sempre le persone con misericordia. Portate i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2): accompagnare le persone con la preghiera. La parola chiama, allontana lo spirito del male, ci cura dall egoismo e ci trasforma in figli di Dio che servono i fratelli (Silvano Fausti): ascoltare sempre la Parola di Dio. È tutto. Aggiungo soltanto un grazie a tutti. Vi sento vicino. ddavide Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.... Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! [...] Ricercate la carità. (12,13-14,1). E allora mi chiede: È la carità il vero carisma? [...] L ultima riflessione la dedico alla mia missione. Lo ammetto: molte volte mi sento un po spaesato dentro questo universo sociale, culturale, religioso. Non mi identifico con lo stile apologetico di chi deve sempre difendere la sua fede... ma a volte vi sono costretto. Non mi identifico con lo stile carismatico... ma gli riconosco la capacità di integrare la dimensione affettiva della fede. Non mi identifico di certo con le forme di COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA 15

16 TEMA ANNO PASTORALE S-FIDATI Nell analisi svolta lo scorso anno dal Consiglio Pastorale in riferimento ai bisogni, al contesto di relazione e alle condizioni di vita della gente delle nostre Parrocchie si incontrava una serie di problematiche relative a quella naturale e sacrosanta ricerca del vivere bene che ogni persona affronta. La prima e più evidente è l insieme delle diverse difficoltà a livello economico. Una seconda, altrettanto evidente, è l affanno, la stanchezza emotiva e il costante senso di fatica del vivere (...). Nell affrontare questi ostacoli emerge una certa propensione a chiudersi, a volte letteralmente a isolarsi, in un individualismo marcato e difficile da scalfire, del quale la diffidenza e la scarsa fiducia nei confronti del prossimo è ambiguamente effetto e causa. Davanti ad un simile contesto, il Consiglio Pastorale aveva scelto di rimettere al centro i temi fondamentali della «fraternità secondo il Vangelo» e della «Corresponsabilità nella comunità cristiana», tenendo come riferimento evangelico la Moltiplicazione dei pani ed evidenziando, come percorsi di lavoro, la formazione alla Carità, la crescita nella fiducia verso il prossimo, lo sviluppo di proposte dal forte carattere partecipativo. (...) Riflettendo circa la strada da percorrere in questo nuovo anno, il Consiglio Pastorale ha constatato come, tra gli obiettivi di cammino fissati, l aspetto della fiducia nell altro è stato quello su cui si è lavorato meno. Perciò intende riproporlo come tema unico per l anno pastorale , ribadendo con forza quanto già osservato nel programma dell anno passato: «Occorre un impegno serio, motivato e appassionato nel rilanciare le relazioni personali e il contatto umano come vere riserve di benessere, cioè come occasioni in cui sostenere e farsi sostenere nell affrontare le fatiche e le gioie del quotidiano. L impegno dev essere nella direzione di una valorizzazione di ciò che già c è di buono nella vita di ciascuno in termini di rapporti umani, facendo cogliere il fatto che la capacità di farsi prossimo e di lasciarsi avvicinare è patrimonio di ogni uomo. (...)». L icona evangelica che farà da sfondo a tutto l anno pastorale sarà la parabola del Samaritano (rif. Lc 10, 25-37). Il dottore della Legge che vuole sapere come fare per ereditare la vita eterna si trova costretto dal racconto costruito da Gesù a riconoscere come comportamenti esemplari quelli del Samaritano e dell albergatore (...). Un ammissione che gli dovette costare non poco, considerato che tanto l uno per la diversa appartenenza religiosa quanto l altro per il lavoro di locandiere, impuro secondo la mentalità del tempo appartenevano a categorie di cui diffidare e da cui stare lontani da parte di un giudeo. E proprio da personaggi del genere il dottore è costretto ad imparare il modo con cui superare le proprie chiusure di cuore, evidenti in quel «Chi è il mio prossimo?» dal chiaro intento restrittivo. Ciò che Gesù insegna come soluzione alle diffidenze è la compassione che lo stesso dottore della Legge proclama nel finale come criterio decisivo. Tale compassione non va intesa come un semplice coinvolgimento emotivo provo pena ma come un modo di rapportarsi al prossimo in virtù del quale guardo, sento, considero l altro come «parte integrante» della mia stessa vita, come colui per il quale posso «diventare compassione». Gesù non chiede al dottore e a noi di recitare la parte del Samaritano, ma di assumere la compassione come sostanza del rapporto con l altro. Le categorie culturali del Suo tempo, le barriere di diffidenza e paura dell altro che anche allora esistevano sono superate di slancio dalla compassione del Samaritano. Intendiamo lasciarci provocare da quest immagine per affrontare secondo la via evangelica della compassione quel senso di sfiducia e di paura dell altro che segna anche i nostri rapporti personali e che è un elemento fortemente e chiaramente anti-evangelico. Troviamo particolarmente importante fare questo lavoro di «cultura cristiana» a tutti gli effetti, che parli del prossimo come qualcuno da cui non occorre anzitutto difendersi, bensì con cui tessere relazioni improntate alla compassione di Dio per ogni uomo. Nei rapporti di vicinato vissuti più significativamente, nella disponibilità al sostegno reciproco, nel vincere la tendenza a stare sulla difensiva, nel superare il sospetto della buona fede dell altro, nel non guardare lo sconosciuto specie se immigrato come un sicuro potenziale delinquente, nel dubitare spesso delle buone intenzioni di chi ricopre ruoli di responsabilità, nel non pensare che educare sia anzitutto mettere in guardia In tutto questo e molto altro ci sono possibilità per costruire una vera e propria comunità carica di apertura e disponibilità all altro. (...) È vero, con questo lanciamo una sfida al modo comune di pensare, a come siamo abituati a vivere, alle difficoltà a cambiare stile Lo facciamo credendo che la ricchezza che possiamo costruire vale davvero la pena, senza certo indulgere nelle ingenuità o nelle facilonerie, ma coltivando il gusto della buona fede da concedere all altro. Per questo ci sentiamo di chiedere a tutti e ciascuno di raccogliere con disponibilità e entusiasmo l invito: S-Fidati! 16COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA

17 UNO SGUARDO A COMMISSIONI, GRUPPI E ASSOCIAZIONI DELLA NOSTRA COMUNITÀ PASTORALE COMMISSIONE CARITAS In riflessione per eliminare le cause della povertà MEDA COMMISSIONE CARITAS Attualmente la Commissione Caritas della nostra Comunità Pastorale che si riunisce con cadenza mensile o bimestrale vede la partecipazione di una o più persone che rappresentano il Gruppo S. Vincenzo e il Movimento per la Vita, il responsabile e due operatori del Centro di Ascolto Caritas e due persone della comunità, oltre ad una persona che si è resa disponibile come referente. GLI OBIETTIVI do Solidale promosso dall Amministrazione comunale. La presenza attiva di un Centro di Ascolto, così come di altre realtà caritative, non può comunque sollevarci dall impegno di far ripartire questa Commissione perché la Carità è, con l annunciare e il celebrare, uno dei pilastri della comunità cristiana. Non è sufficiente fermarsi a soccorrere, cioè rispondere al bisogno immediato dell altro cosa buona e lodevole ma è sempre più necessario, in una città segnata da fenomeni di povertà crescenti e complessi, imparare a non tenere per noi il povero. Come il Buon Samaritano, bisogna affidarlo all albergatore, cioè condividere tra noi e con chi abita la città riflessioni e azioni per cambiare il nostro stile di vita e quello di una città che sembra dimenticare chi sta ai margini. Il rischio è quello di arrenderci ad una città sempre meno accogliente nei confronti degli ultimi, cioè di chi è in difficoltà perché mancante di risorse non solo economiche, ma anche culturali e personali. Non possiamo farlo perché la Carità riassume il Vangelo. L IMPEGNO Con questo spirito in questo anno pastorale ci siamo messi di nuovo in gioco, seppure in difficoltà, e nei nostri primi incontri abbiamo messo a tema l emer- Questa commissione per sua natura deve raccogliere al suo interno tutte le espressioni di impegno caritativo nate e operanti nella comunità con lo scopo di coordinarne e promuoverne l attività a partire da una riflessione comune sul senso cristiano della carità e su come la realtà ci interpella in proposito. Di fatto negli ultimi anni la Commissione si è ridotta nel numero, nonostante il gruppo abbia in passato condiviso diversi percorsi educativi e lavorato per la costituzione dell attuale Centro di Ascolto, realtà che ad oggi, con la S. Vincenzo e Movimento per la vita, risponde al bisogno delle persone della città in difficoltà e che recentemente ha sostenuto con i diversi gruppi caritativi di Meda la costituzione del Fongenza alimentare, cioè la richiesta di pacchi di viveri da parte di famiglie in difficoltà economica; ci siamo confrontati per capire se possiamo elaborare una riflessione comune sui bisogni che stanno dietro a questa emergenza, sulle nostre modalità di risposta, sulla loro efficacia e sull aumentata difficoltà a reperire risorse attraverso quelle iniziative già conosciute di raccolta di generi alimentari. Abbiamo così accolto le indicazioni di Caritas Ambrosiana in vista dell Expo (che vede per la prima volta la partecipazione di Caritas Internazionale a questo evento) a riflettere singolarmente e come gruppo sulla necessità di rimuovere le cause stesse della fame nel mondo e su come sostenere lo sviluppo di una società capace di eliminare lo spreco di generi alimentari che attraversa le nostre città. IL SOSTEGNO Il Decanato sosterrà questo nostro cammino sul tema dello spreco e del diritto al cibo proponendo nel prossimo anno alcuni incontri a livello decanale; a livello comunitario ci aiuta un sussidio di Caritas e siamo guidati da Don Angelo, disponibile ad incontrare chiunque nella nostra comunità voglia avvicinarsi o conoscere meglio la Commissione Caritas. COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA17

18 LA FESTA DI COMUNIONE E LIBERAZIONE DOMENICA 5 OTTOBRE PER I 50 ANNI DI PRESENZA A MEDA SEGUENDO IL CARISMA DI DON GIUSSANI La Chiesa locale luogo della verifica e della verità di ciò che facciamo La festa per i 50 anni di Comunione e Liberazione di Meda non è un ricordo, ma un fare memoria di un fatto che ha cambiato e continua a cambiare la vita. L incontro con il carisma di Don Luigi Giussani ha risvegliato nei nostri cuori l incontro con Cristo che ognuno di noi ha fatto nel Battesimo. La serata del 5 ottobre 2014 la possiamo dividere in tre momenti: la Santa Messa alle ore 18,30 celebrata da Don Antonio Citterio, uno dei primi ad aver incontrato il movimento nella Chiesa di Santa Maria Nascente. La scelta della parrocchia centrale è stata fatta proprio per ribadire che Comunione e Liberazione è dentro la comunità parrocchiale, nell obbedienza a colui che viene posto come autorità. Comunione e Liberazione vuole essere un esperienza di fede dentro l esperienza più grande della comunità pastorale. Don Giussani ci ha sempre ricordato che è la Chiesa locale il luogo della verifica e della verità di ciò che facciamo. Il secondo momento è stata la cena, preparata dai nostri amici di AVSIGNAM, nel salone dell oratorio Santo Crocifisso, alla quale hanno partecipato centoventicinque persone, tra cui ricordiamo con affetto MARIO E GINA ZARPELLON. Ringraziamo per la loro presenza il parroco Don Piero, don Cristiano, Don Mattia e Don Tommaso, che hanno accolto il nostro invito e hanno festeggiato con noi questa ricorrenza. Ricordiamo anche don Luigi, che, pur non potendo partecipare, ci ha garantito la sua vicinanza con la preghiera, gesto non solo gradito ma di cui sentiamo la necessità per continuare a seguire il Carisma che ci ha generato alla fede adulta. Il terzo momento, avvenuto durante la cena, ha visto le testimonianze di MARIO e GINA ZARPELLON e di LAURA BONACINA. Mario e Gina, che moltissimi di Meda conoscono, hanno raccontato come, dalla fede ricevuta da bambini dalle loro ri- spettive famiglie, decidano di sposarsi per portare avanti assieme la loro vocazione all accoglienza, costruendo la loro famiglia allargata ad altri figli, oltre ai loro naturali, fino ad arrivare a costruire una casa grande per una accoglienza ancora più grande. Ricordiamo la loro casa del Meredo, che moltissimi di noi hanno contribuito a realizzare, dove erano ospitati numerosi ragazzi provenienti da situazioni familiari difficili. Laura Bonacina, invece, ha raccontato come ha incontrato il Movimento. In un momento difficile della sua vita, quattro anni fa, andando a Messa alle otto di mattina aveva notato delle persone che, dopo la Messa, si fermavano in Chiesa a recitare l Angelus; poi uscivano e stavano ancora assieme raccontandosi quello che avevano fatto o quello che dovevano fare. Questo modo di essere l ha incuriosita e ha voluto capirne di più. Come ha fatto? Ogni giorno avanzava di una panchina fino a trovarsi con loro a recitare l Angelus. Da lì è nata un amicizia che, come ha raccontato nella sua testimonianza, era ciò che aspettava per la sua vita. Al di là della riuscita della festa, la cosa che vogliamo continuare a chiedere a Don Giussani è di aiutarci a far sì che Cristo diventi sempre di più il criterio con cui giudicare la realtà. Domandiamo a Maria di farci capaci di dire il nostro sì, come fece Lei nell affidarsi al disegno di Dio. Mario Cassina GRUPPI DI ASCOLTO DELLA PAROLA IL PANE PER I CINQUEMILA (MC 6,30-44) Voi stessi date loro da mangiare e tutti mangiarono con sazietà Nella lettura si distinguono la logica dell uomo da quella di Dio: Gesù incontra una folla che non ha una guida, di cui ha compassione e misericordia; gli insegnamenti che elargisce con sapienza ed il cibo che instaura comunione: questi sono doni che trasformano la folla in popolo. Voi stessi date loro da mangiare i discepoli ritengono l impresa impossibile: non comprendono ma obbediscono, è Gesù che con i suoi insegnamenti 18COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA risponde alle loro domande, Gesù è il pastore che guida il popolo d Israele, il profeta che offre il banchetto messianico e dona se stesso, il pane di salvezza; talmente è abbondante questo dono che alla fine tutti mangiarono a sazietà. Ringraziamo la famiglia Busnelli che ci ospita e Umberto, nostro animatore che ci accompagna da anni. Marcella

19 POMERIGGIO IN CONCERTO Incontro del Movimento Terza Età con il Coro Amici miei e il Coro Alpini di Senago MOVIMENTO TERZA ETÀ Giovedì 23 ottobre un nutrito numero di aderenti al Movimento Terza Età ha partecipato all incontro mensile iniziato con la celebrazione della S. Messa presieduta da don Ernesto e animata egregiamente dal coro Amici miei per i canti. Il coro, diretto dal maestro Alessandro Giulini, ha poi rallegrato il pomeriggio con canti popolari accolti con entusiasmo e allegramente dai presenti; in seguito il Coro Alpini di Senago, diretto dal maestro Francesco Maria Ferrari, ha eseguito canti di montagna e concluso con il Va pensiero, cantato e diretto dai due cori e dai due maestri. Il pomeriggio si è concluso con gli auguri a chi ha compiuto il compleanno nel mese di ottobre ai quali è stato donato un piccolo dono a ricordo dell incontro. PROSSIMI INCONTRI SABATO 15 NOVEMBRE Giornata di ritiro in preparazione al Natale presso la Casa di Incontri Cristiani a Capiago; sarà anche l occasione per pregare per il nuovo parroco don Piero che, ufficialmente, farà il suo ingresso come responsabile della Comunità S. Crocifisso. GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE - ORE Parrocchia Madonna di Fatima, catechesi e incontro con la Dott.ssa Diana Frattini sul tema: Salute dell anziano e auguri ai compleanni di novembre. MARTEDÌ 9 DICEMBRE - ORE Parrocchia S. Giacomo: III incontro del Gruppo di Ascolto. SABATO 13 DICEMBRE Gita a Concesio con la visita della casa natale del Beato Papa Paolo VI, alla Pieve di S. Antonino, al Museo e al Presepio Paolo VI con pranzo. Iscrizioni presso i responsabili parrocchiali. GRUPPO FAMIGLIE IL DESIDERIO DI VIVERE IN PIENEZZA (MC 5,21-43) Va, la tua fede ti ha salvato Una donna malata che ha sofferto, ha tentato con ogni mezzo di trovare soluzione al problema di salute, tenta ancora una volta, osando toccare il mantello di Gesù. La donna guarisce e si mostra a Gesù, una donna che aveva perso visibilità agli occhi della gente a causa della malattia e della povertà. Gesù le restituisce la sua dignità, Va, la tua fede ti ha salvato, una lettura che ci ha provocato dove ognuno di noi ha le sue sofferenze, ma cerchiamo con fede di superarle. Non lasciamoci rubare la speranza. IL PROSSIMO APPUNTAMENTO SABATO 15 NOVEMBRE ORE ORATORIO SANTO CROCIFISSO Marcella COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA19

20 SCUOLA SAN GIUSEPPE UN OPPORTUNITÀ EDUCATIVA La scuola primaria parrocchiale di Meda è innanzitutto una scuola e come tale vuole garantire un servizio didattico ed educativo sempre aggiornato e di comprovata qualità. SCUOLA È ISTRUZIONE ED EDUCAZIONE Come risposta all emergente bisogno educativo, in prospettiva dell educazione integrale della persona secondo HO SCELTO LA SCUOLA SAN GIUSEPPE perché Ho scelto la scuola San Giuseppe tre anni fa, abbastanza per caso... L anno prossimo la scelgo nuovamente per il mio bimbo perché qui ho trovato tutto ciò che ho scelto di insegnare ai miei figli: il rispetto e il valore verso gli altri e le cose, l importanza della diversità come meraviglia e varietà della vita e l integrazione della stessa e l attenzione ai bisogni di ogni bambino. Ho trovato qui il prolungamento di quello che ho cercato di creare nella nostra famiglia! Grazie! Mamma Raffaella Quatraro Per quanto mi riguarda la scelta della scuola San Giuseppe è stata una scelta di cuore. Io stessa sono stata un alunna ed ho voluto fortemente che anche mio figlio potesse fare questa esperienza. La scuola non è solo un ambiente in cui imparare ma un luogo in cui crescere, fare nuove esperienze, diventare adulti. Credo che la nostra scuola parrocchiale offra un ambiente ideale in cui crescere insieme, secondo i valori cristiani. La scuola San Giuseppe per me è una grande famiglia che mette al centro del proprio progetto educativo i nostri figli e nella quale anche noi genitori insieme ad educatori ed insegnanti, siamo chiamati a collaborare costantemente, per promuovere l amore per la cultura e il rispetto per l altro. Mamma Chiara Viganò Sono Tamara, la mamma di Samuele, un bambino che frequenta la quarta qui alla scuola San Giuseppe. La nostra avventura in questa scuola è cominciata dopo aver frequentato la prima in un altro istituto: ho potuto osservare la passione vera che ci mettono queste insegnanti, passione per il loro lavoro, che viene trasmessa anche ai bambini! I bambini sono sereni e di conseguenza anche noi genitori. Secondo mio figlio invece questa scuola è bella perché durante gli intervalli si esce sempre a giocare (e anche questo per un bambino è importante!), dopo la mensa c è tanto tempo per svagasi un po Io mi sono permessa di consigliare questa scuola a delle persone che conosco ed ora sono qua con noi! Grazie a tutto il personale! Mamma Tamara Bentoglio la visione cristiana dell uomo, la scuola san Giuseppe riconosce come propri gli strumenti dell istruzione e del fare cultura. Scuola è tempo. La consapevolezza che a scuola i bambini trascorrono una porzione abbondante della loro giornata e che l impegno scolastico si protrae anche a casa, ci attiva nel fare proposte significative, pensate, curate per qualificare tutti gli ingredienti del tempo-scuola come occasione educativa. Scuola è luogo. La scuola è luogo educativo in quanto, fisicamente, in essa si giocano quotidianamente tutte le dinamiche relazionali (bambino-bambino; alunno-insegnante; insegnantegenitori; genitori-genitori; insegnantiinsegnanti ). È il luogo della comunità scolastica in cui le sue varie componenti, ciascuna per il suo ambito di competenza, sono chiamate a prendersene cura. È un luogo di collaborazione, dinamico e flessibile, che vuole incontrare i bisogni di integrazione di ogni alunno. Scuola è relazione. L impegno di tutti gli operatori della scuola è quello di una pratica quotidiana di questi valori, nella convinzione che la miglior forma di insegnamento e trasmissione resta l esempio. L azione didattica ed educativa offre conoscenze e strumenti che ogni bambino può usare per vivere la realtà, non per dominarla. La proposta è quella di un sapere al servizio di ciò che esiste, della comunità in cui si vive. Si stimolano i bambini ad essere coscienti dei doni ricevuti gratuitamente, ad esserne riconoscenti e a ricambiare spendendosi con gratuità. Gli insegnanti hanno il compito di accompagnare i bambini a conoscersi a fondo, arrivando a scoprire e valorizzare le proprie qualità ed accogliere i propri limiti con serenità, consapevoli che ogni uomo è amato personalmente da Dio e per questo prezioso nella sua unicità. Attraverso l azione e l esempio degli adulti, i bambini imparano a vivere l errore come una possibilità e scoprono la bellezza dell essere perdonati e di conseguenza la possibilità di perdonare. 20 COMUNITÀ PASTORALE SANTO CROCIFISSO MEDA

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