Hook! di Nicola Palladino

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1 Nicola Palladino Pesca in Torrente Hook! Hook! Data di inserimento 06/03/2009 di Nicola Palladino Da che mondo è mondo, attrazione, affetto, trasporto totale, si esprimono con la parola amo che, paradossalmente, esprime aggancio, cattura, trafittura, voluttuoso tradimento! Strano? A rifletterci, il non senso lessicale è solo apparente; le tre lettere in questione sono sempre tese al possesso di una controparte e sono prerogativa indiscutibile di chiunque arda. Di passione, naturalmente, e non solo nel rapporto tradizionale tra innamorati! Ho visto pescatori manifestare violenti orgasmi nella cattura di una tinca, sbavare per una sinuosa trota, andare in tilt davanti ad una vanitosa carpa a specchi tutto grazie a un esserino piccolo, lucido o opaco, dritto o ritorto, visibile o nascosto, sempre e comunque estremamente insidioso: l amo, appunto. Oggetto antico come la storia dell umanità, è da millenni complice dell uomo. La sua evoluzione è un continuo divenire di forme, materiali, studi, innovazioni l unica cosa certa è che, dal momento in cui ci si è accorti che un gancio è in grado di bucare e trattenere qualcosa, per i poveri inquilini delle acque non c è stata più pace. Se qualcuno, giungendo da un altro pianeta, non avesse mai visto un amo, sinteticamente preciserò che si tratta di un uncino (oggetto ricurvo attribuito al nemico implacabile di Peter Pan ) più o meno grande che, legato ad una lenza (persona furba e parac ) si ricopre con l esca (espressione per invitare qualcuno ad andare fuori). Scopo della manovra, è quello di trarre a riva i pesci (segno zodiacale delle persone molto abili nel nuoto). Detta così, la cosa sembrerebbe un gioco da bambini, ma provate ad entrare in un negozio di pesca il sabato sera o alla vigilia di una competizione, vi accorgerete che l amo non è oggetto tanto semplice da interpretare né da gestire. Innanzi tutto le sigle: - Scusi, mi dà un dritto, rigido, misura 22, matr. 567/B? - - Spiacente, è finito, se vuole può provare un 24 storto ad affilatura chimica, specifico per bocche callose o un 36CZ a filo fine, oppure - Mai, o il mio, dritto e rigido o niente! E via scandalizzando la signora entrata ad acquistare un pesciolino di plastica per il nipotino! Conversazioni così evidenziano tutta la problematica sulla scelta dell amo. Ogni pescatore ha la sua marca, modello, forma, colore preferiti, nonché una particolare devozione legata a catture favolose, merito non della parte anatomica che si adagia sulla sedia, ma a quel particolare amo, infallibile nella penetrazione e nella tenuta! Per tornare seri, diciamo che la maggior parte delle aziende produce ami del tutto affidabili, in grado di soddisfare i più esigenti. Tipo e caratteristiche si ritrovano simili sotto nomi e sigle di marche diverse e le forme supercollaudate sono

2 commercializzate, con piccole varianti, da tutte le case produttrici. La scelta dell uno o dell altro prodotto, dipendono da fissazioni personali o razionali convincimenti. Facciamo il solito tentativo di aiutare chi è alle prime armi o ha le idee intrecciate a sette fili, presentando gli elementi che differenziano un amo da un altro. Assodato che il materiale di costruzione è l acciaio ad alto contenuto di carbonio e che la forma base è, e resta sempre, più o meno quella piegata a U, in un amo distingueremo: Il filo, il gambo, la curvatura, la punta, la paletta, l ardiglione, il colore, l elasticità, la dimensione. 1) Il filo è determinante per caratterizzare la robustezza, il peso, la tenuta, la facilità d innesco. Può essere tondo (in genere più delicato) o schiacciato (più tosto, concepito per grosse prede). A parità di materiale costruttivo, un filo di grosso diametro offre maggiori garanzie di tenuta ma è anche vero che, se è sproporzionato al potenziale di catture che si prevede effettuare, è inutile se non addirittura deleterio. Ci sono esche fragili e delicate che, se trapassate da un gancio da macellaio, scoppiano o perdono di vitalità; fra l altro il filo massiccio ha un peso maggiore, che può compromette la naturalezza dell inganno. Un amo a filo sottile, richiede, a parità di affilatura, ferrate meno potenti; un filo grosso vuole mazzate decise. Quando scegliete, chiedetevi sempre quali siano i pesci che pescherete, le esche che avrete a disposizione, il vostro modo di ferrare e agite di conseguenza, cercando di adeguare l attrezzo alla situazione, senza il chiodo di catturare un tonno gigante in un riale da un palmo d acqua! 2) Il gambo, ha un importanza spesso trascurata ma di fatto è un elemento di fondamentale importanza. Può essere dritto, curvo, fornito di minuscoli dentini, addirittura piegato a curva pericolosa. Può essere lungo, corto, medio. Lungo, presenta il vantaggio di conferire stabilità e di limitare l ingoio, avendo a che fare con pesci dai denti taglienti o che si intende liberare; può però far sentire il ferro sull abboccata e rallentare la presa dell esca. Il gambo lungo rende più agevoli le operazioni di slamatura ma, potenzialmente, pesa di più quindi, usando esche piccole, può limitare il naturale fluttuare dell esca. Un gambo corto favorisce l abboccata e il naturale procedere dell innesco, è però meno stabile; sulla ferrata può accadere che si giri, uscendo dalla bocca del pesce senza aver fatto presa. A tale proposito, è bene ricordare che molti pescatori, in particolare garisti che operano in lago o torrente, preferiscono ami con la punta non in asse con il gambo ( storti ), motivando la scelta con la considerazione che, l uncino storto, oltre a favorire la rotazione delle esche, trova più facilmente appiglio in fase di ferrata. Tornando agli ami a gambo corto, credo sia bene riservarli ai momenti di ricerca, quando si richiede un insidia meglio celata o una presenza poco percettibile. Probabilmente gli uncini a gambo medio sono quelli di efficacia universale. Mediano pregi e difetti dei gambi lungo e corto, garantendo sufficiente stabilità, moderata percettibilità, peso comunque contenuto. Dritti, storti, sottili o grossi, riescono ad assicurare sempre una buona regolarità di catture. Sono decisamente quelli che preferisco. 3) La curvatura può presentarsi larga, stretta, tonda, ad angolo più o meno acuto, a seconda delle esigenze di innesco e di tenuta. Larga e tonda favorisce l innesco di esche come il mais, la frutta, le uova di salmone; si adatta meno a frenare la discesa del boccone verso il basso nella pesca in acque correnti. Una curva ampia garantisce buon

3 appiglio, ma anche maggiore gioco in fase di lotta, cosa che potrebbe favorire lo slamarsi della preda Gli ami a curva stretta presentano, in genere, maggiore tenacia, specialmente abbinati ad un filo schiacciato. Una curvatura troppo stretta rischia però di farvi sparare delle ferrate a vuoto, specialmente con esche voluminose. Anche qui bisogna sapere bene ciò che si vuole 4) Per quanto riguarda la punta, sicuramente quella migliore è quella che buca di più. Attenzione però, se è troppo sottile e acuminata, con i sassi o il palato duro di alcuni pesci, tende a deformarsi o spezzarsi! Esistono diversi tipi di punta e diversi modi per affilarla. Alcune punte sono coniche, altre schiacciate a lama di freccia, altre ricurve in dentro Una cosa fondamentale, è che esista un adeguato rapporto tra la punta e la lunghezza del gambo: una punta bassa favorisce la mangiata ma a scapito della trattenuta, una alta richiede qualche istante in più per ferrare ma garantisce una tenuta più efficace. Se contate di usare esche che possano coprire la punta del vostro amo, sceglietene una alta, abbinata ad una curva larga; sicuramente sbaglierete meno. Con esche tenere e sottili potete optare per una punta bassa. Se aspirate alla preda record, le punte ricurve, scaricando la tensione verso l interno dell amo vi garantiranno maggiore sicurezza. Le punte schiacciate sono particolarmente indicate per pesci dal palato duro e calloso, orate su tutti, quelle coniche vanno bene un po per tutto e, nel caso della pesca alla trota sono consigliabili. Un consiglio: se vi accorgete che il vostro amo non buca perfettamente, non esitate a cambiarlo, potreste sbagliare proprio la mangiata più importante! 5) La paletta è tradizionalmente uno schiacciamento del gambo e, per questo, direttamente dipendente dal diametro di questo. Ha lo scopo di impedire lo scorrere della legatura, ma in alcuni modelli è assente, sostituita da un occhiello o un foro passante. Normalmente ha una leggera inclinatura verso l esterno. Ideale sarebbe quella più piccola possibile, tanto che alcuni pescatori la eliminano completamente, rafforzando il nodo del terminale con del collante opportuno, come nei famosi ami valsesiani. La manovra serve a rendere più agevole il passaggio di esche delicate (camole del miele, caimano bianco, arenicola ecc.) Personalmente non uso i valsesiani ma, quando lo ritengo necessario, con una piccola mola, rimpicciolisco le dimensioni della paletta. A questo punto, l eresia: da sempre sento dire che la legatura deve essere fatta sul davanti della paletta, cioè verso l interno dell amo, per evitare che, con la trazione, la lenza possa sfregare e tagliarsi. In quarantacinque anni di pesca, non ricordo un solo incidente del genere, eppure ho sempre legato il terminale all esterno. Il motivo è semplice, provate a mettere sotto carico un terminale con l amo e vedrete che appena la lenza va in trazione, si porta naturalmente in asse con il punto di forza, cioè verso l esterno, dalla parte dove già si trova se ce la legate. Chiaro poi, che ognuno ha le sue convinzioni ed è giusto che le rispetti; io, anche per scaramanzia, continuo a legare a modo mio! Paletta o no, curate sempre al massimo la legatura e, se necessario, fissatela con una goccia di cianoacrilato. 6) L ardiglione, o più correttamente barbiglio, storicamente è ricavato dal filo e, negli ami di ultima generazione, si presenta come una minuscola sbavatura sollevata verso l interno della punta. La funzione principale è quella di impedire che il pesce si sganci ma ha anche quella, altrettanto importante, di impedire che l esca si sfili. Il barbiglio, anche se di dimensioni minuscole, opera una decisa trattenuta con effetto arpione, per cui, chi ha intenzione di rilasciare il pescato, usa schiacciarlo con una pinza o

4 addiritttura usa ami che ne siano privi. Preferite ardiglioni poco pronunciati; se tenete bene in trazione la preda, non c è pericolo che vi sfugga; non rovinerete le esche e vi sarà più agevole slamare. 7) Il colore non influisce assolutamente sulle qualità sopraelencate, vi sono ami bianchi, neri, rossi, verdi, blu, dorati L importanza del colore è legata, quasi esclusivamente, ad un fattore mimetico. La tinta è da mettere in relazione con l esca che intendiamo usare: bianca, per larve chiare, pane, bigattini, camole; rossa, per lombrichi, frutti, larve colorate, impasti; verde, per alcune larve o per le alghe; dorata, per mais, polente, frutti gialli; nera, per la pesca notturna o esche scure, blu in omaggio alla bellissima canzone di Modugno. Se poi volete mettere tutto in discussione, pensate che a volte il contrasto cromatico tra esca e ferro può diventare elemento attirante! Ultimo, non trascurabile motivo per la colorazione, sta nel fatto che il pescatore ama sperimentare cose nuove e se un amo di un certo colore lo attrae, tanto di guadagnato per il negoziante! 8) L elasticità è sicuramente la caratteristica più difficile da valutare, in quanto non riscontrabile a vista. Tuttavia è possibile effettuare delle verifiche empiriche, provando ad allargare a più riprese l amo, dosando progressivamente la trazione e cercando di scoprire la resistenza e il punto di non ritorno. Per punto di non ritorno, intendo quello in cui l attrezzo si spezza o la deformazione diventa permanente. Vuol dire che il metallo ha ceduto tutta l elasticità, rompendosi appunto, o perdendo il nerbo. E un metallo snervato non dà più alcuna garanzia. Alcuni ami, reclamizzati come elastici e super robusti, sono causa di clamorose slamate apparentemente inspiegabili. Ricordo una drammatica competizione di quando gareggiavo in mare, con una palla nera di grosse boghe sulla pastura e una serie terrificante di pesci agganciati e persi. Non appartenendo alla categoria dei blasfemi fui costretto ad inventare le imprecazioni più fantasiose per sfogare la rabbia che mi divorava! Col senno di poi, realizzai. Il rappresentante di una nota ditta mi aveva regalato due bustine di ami, bellissimi all aspetto, magnificandone la sottigliezza, l elasticità e la robustezza. Da perfetto c e, fidandomi sulla parola, preparai tutti i terminali con quegli ami, senza testarli. Il risultato fu da incubo: le boghe mangiavano che una bellezza ma, quando andavo a forzarle, si slamavano regolarmente. Inferocito, controllavo l amo, che appariva ben acuminato e incolpevole; solo quando, passata la bufera, provai ad aprirlo, mi accorsi che cedeva con estrema facilità per ritornare poi alla posizione di prima. Era chiaro come il sole! Con la trazione energica delle boghe si apriva, per tornare come nuovo subito dopo: troppo elastico!!! Attenti, quindi, e provate prima, potreste perdere le catture più belle! 10) La misura: Mi accade continuamente di vedere gente che usa ami del tutto inadeguati all azione di pesca: chi usa numerazioni da squalo per trote da due etti, chi attrezzi minuscoli per innescare lombrichi da venti centimetri lamentandosi perché sbaglia le mangiate, chi, ancora, si rammarica perché i pesci rifiutano l esca che pende inerte da un ancora modello Titanic! L amo non è oggetto a sé stante, fa parte dell insidia e, come tale, deve assecondarne le caratteristiche; deve essere adeguato alle dimensioni del pesce, al suo apparato boccale, al modo di mangiare. Un temolo e una trota di pari dimensioni hanno una differenza di bocca abissale; un cavedano e un muggine, pur essendo simili come aspetto, hanno caratteristiche diverse nel comportamento e nell apparato faringeo, un alborella di dieci grammi, ha una bocca

5 minuscola rispetto a quella di un gatto di pari peso E bene poi distinguere tra predatori e grufolatori: per i primi può andar bene un amo più aggressivo, per gli altri, uno più dolce al palato, magari con punta e rientrare. Una precisazione: la parte della montatura che cede per prima è quasi sempre il filo, segno che il nostro fa nella maggioranza dei casi il suo dovere. Anche pescando leggeri, è difficile che sia il gancio a cedere, a meno che non si tratti di un modello concepito per la pesca del plancton! Nel dubbio, quindi, meglio usare un arnese più piccolo che uno da baleniere. Non vi adeguate passivamente a quanto consigliato da amici o praticoni, la vostra mano e il vostro modo di gestire potrebbero essere diversi. Lo straordinario Piero Di Ioia, grande e carismatico pescatore di mare, una notte di tanti anni fa, irritato dalle mangiate traditrici, nel tentativo di anticipare i saraghi furbastri che lo fregavano regolarmente, sparò una ferrata che schioccò nel buio come una frustata. Risultato? Il muso del sarago, neppure piccolo, appeso alla lenza! Sfido che, con ferrate come le sue, un amettino un po gentile si drizzi come un ago! Per finire, una ulteriore prova di come l amo non sia la parte fragile di tutto il sistema: in una gara sul bellissimo Tirino, giunti allo sfidino finale, mi rodevo il fegato con una trota che, uscendo velocissima, appoggiava appena il muso sull esca per sputare come un fulmine. La scena si era già ripetuta due o tre volte quando, deciso ad inchiodarla, assunsi la posizione del tiratore di pedana imbracciando la canna a due mani e riproposi l invito. La trota schizzò fuori nel solito modo, ma non ebbe il tempo di lasciare. Uno schianto secco mi comunicò che la botta era andata a segno, l amo aveva retto, la tredici metri un po meno! Piccolo particolare: la canna era del mio amico Michele Ciccotosto Baci, abbracci e in bocca alla fario a tutti, ciao!