Marco Barbiani. Larlun. Tracce di una via filosofica tra Oriente e Occidente

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1 Marco Barbiani Larlun Tracce di una via filosofica tra Oriente e Occidente

2 ... proprio in questa perfezione della sapienza ci si deve addestrare ed esercitare Astasāhasrikā Prajñāpāramitā [1]... una vita che non faccia tali ricerche non è degna d esser vissuta Platone [2]

3 Gran parte della nostra percezione consiste in un nostro contributo, G. Bateson [3] un contributo attivo, qualcosa in più della nostra semplice presenza. La nostra conoscenza sembra infatti essere in buona parte creata da noi stessi, in quanto parte attiva nel selezionare, interpretare e completare gli stimoli che il mondo ci presenta. Ciò che ci guida in questa nostra opera inconscia di selezione e costruzione - al di là dei nostri scopi e sentimenti - è la nostra stessa conoscenza pregressa, intesa come contenuti e strumenti 1. Il problema della conoscenza sembra dunque porsi in modo paradossale: più conosciamo e meno siamo in grado di vedere come stanno le cose al di fuori del nostro modo di conoscerle, perché ogni nostra nuova conoscenza sarà necessariamente indirizzata da ciò che già conosciamo e dunque confinata entro limiti di volta in volta meno facilmente valicabili. È come se scavassimo una buca: andiamo sempre più in profondità, ma vediamo sempre meno intorno a noi. Dunque, nel seguire le nostre aspettative e le nostre 19

4 inclinazioni, continuamente delimitiamo l area del nostro conoscere, scegliendo le cose su cui porre l attenzione: ma appunto questo non si deve fare; seguendo nella scelta le proprie aspettative, si corre il rischio di non trovare mai niente che non si sappia già; seguendo le proprie inclinazioni, si falserà certamente ciò che potrebbe essere oggetto di percezione. S. Freud [4] Per uno sviluppo aperto della nostra conoscenza, allora, dovremmo disporci a oltrepassare questi limiti, cercando di andare al di là dei contenuti delle nostre esperienze pregresse, ma, anche, degli strumenti che caratterizzano il nostro abituale relazionarci con il mondo. I contenuti rappresentano un limite facilmente superabile, in quanto è naturale porli in discussione. È, in generale, il tema noto della normalità, delle ideologie e degli stereotipi. Per quanto concerne gli strumenti, invece, il problema appare più complicato. Razionalità e linguaggio strumenti tipici del processo conoscitivo non sono infatti, in generale, messi in discussione dal pensiero occidentale. Questo sembra però essere un limite, come testimonia la nostra incapacità di comprendere differenti scuole di pensiero: la ragione per cui il taoismo e lo zen rappresentano un [...] enigma per la mente occidentale sta nel fatto che noi abbiamo una visione 20

5 ristretta del sapere umano. Per noi quasi tutto il sapere consiste in ciò che un taoista chiamerebbe conoscenza convenzionale, perché noi non sentiamo di sapere veramente qualcosa se non possiamo rappresentarcelo con parole, o con qualche sistema di segni convenzionali come le notazioni della matematica o della musica. A.Watts [5] Non si sta qui parlando del sapere scientifico, dove la struttura incrementale della conoscenza, basata su razionalità e linguaggio, è irrinunciabile e dove la perdita in termini di possibilità di cogliere aspetti più complessivi della realtà è il prezzo che è necessario pagare per ottenere risultati. In effetti, se gli ingegneri avessero preso tutte le loro decisioni esclusivamente consultando l I-Ching, non sono certo che oggi potremmo prendere l automobile per andare al lavoro. O, se anche lo potessimo fare, forse sarebbe comunque poco prudente passare sui ponti. L opportunità di usare alcuni strumenti piuttosto di altri sembra, cioè, derivare da ciò che si sceglie come oggetto della conoscenza. Più specificatamente, dove si tratta di comprendere la ragione per la quale tutto è governato attraverso tutto, Eraclito [6] dove si tratta cioè di sapienza, con la sua preoccupazione per il significato della vita, con la sua ricerca dei fini, degli scopi e dei 21

6 valori degni di essere perseguiti, con il suo desiderio di penetrare, al di là dell apparenza delle cose, la loro vera realtà, E. Conze [7] razionalità e linguaggio sono, da sempre e in diverse culture, riconosciuti inadeguati: per quanto lontano il pensiero possa spingersi, rimarrà sempre la sensazione che al di là di ciò che si è indagato ci siano ancora altre connessioni che si sottraggono alla formulazione linguistica, e il cui ambito di validità verrà sempre spinto un passo in avanti, con la comprensione di un nuovo ambito di realtà, verso l oscurità impenetrabile che giace dietro ai pensieri formulabili attraverso il linguaggio. Questa sensazione determina la direzione del pensiero, ma appartiene alla sua essenza il fatto che le connessioni verso le quali è rivolta non possano essere espresse in parole. [...] Delle cose ultime non si può parlare. W. Heisenberg [8] Il Tao di cui si può parlare non è l eterno Tao. Lao-tzu [9] Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma indica. Eraclito [10] Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere 2. L.Wittgenstein [11] Ma possono anche rivelarsi inutili, in quanto sapere molte cose non insegna ad avere intelligenza, Eraclito [12] 22