INTERVENTO PER IL 95 ANNIVERSARIO DELLA FINE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE FESTA DELLE FORZE ARMATE 03/04 NOVEMBRE 2013.

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1 INTERVENTO PER IL 95 ANNIVERSARIO DELLA FINE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE FESTA DELLE FORZE ARMATE 03/04 NOVEMBRE Il 4 novembre di ogni anno si celebra il doveroso ricordo delle vittime di quell'inutile strage, come ebbe a definire il primo conflitto mondiale, l'allora Pontefice Benedetto XV. Il 4 novembre è oggi anche divenuta preziosa memoria per tutti i cittadini, in particolare ai molti smemorati del giorno d oggi, dell'impegno, in alcuni tragici casi portato fin all'estremo, delle donne e degli uomini delle nostre Forze Armate. Questa ricorrenza serve a risvegliare nella memoria quel lontano ricordo di nozioni scolastiche, che furono però, concreto sacrificio di sé per i combattenti e per le popolazioni coinvolte. Quegli uomini e quelle famiglie vissero un 1

2 conflitto, molto spesso ignorandone perfino le ragioni, di proporzioni inimmaginabili per la mentalità moderna. Parlare oggi di 15 milioni tra morti e dispersi è inconcepibile. Però tale fu la tragedia che colpì l'europa. I nomi di coloro, nostri concittadini, che caddero combattendo quelle battaglie, chi nelle trincee, nel fango, chi sulle montagne tra i ghiacci perenni, chi tra i flutti del mare, sono incisi nella pietra dei nostri monumenti. Le sofferenze vissute dalle popolazioni civili sono incise e tramandate dalla memoria dei nostri avi. Il ricordo di quei tragici eventi e di quelle esistenze così provate dal conflitto, a distanza ormai di 95 anni, rischiano di affievolirsi di significato se non si fosse in grado di attualizzare questa ricorrenza. Ecco allora la concomitante Festa delle 2

3 nostre Forze Armate ed il ricordo di coloro, che nell'adempimento del dovere, hanno perduto la vita o sono rimasti offesi nel corpo. Stiamo parlando di uomini e donne che sono stati inviati a partire dal secondo dopoguerra, ma che si trovano anche in questi istanti, nelle zone più disparate del globo per garantire la pace e cercare di portare la democrazia. Stiamo parlando di donne e uomini che sono da sempre intervenuti nelle tante sciagure e calamità naturali che hanno colpito questo paese. Parliamo anche di due uomini trattenuti contro la loro volontà da due anni in India, separati dalle loro famiglie, solo per aver fatto il loro dovere! Stiamo parlando di tanti ragazzi, nostri militari, che impegnamo nelle periferie, e non solo, delle nostre città; chiamati a varcare un diverso Piave, ma sempre per fare barriera contro il nemico che oggi si chiama criminalità organizzata, terrorismo islamico, 3

4 movimenti anarco-insurrezionalisti, degrado sociale. Nasce quindi da queste considerazioni una domanda: noi cittadini, noi istituzioni, ci rendiamo conto di questo quotidiano impegno? Anche in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando da ormai quasi un lustro, che avrebbe dovuto spingerci a riscoprire i valori veri, la nostra società è, e rimane, drogata dall'effimero piacere del possesso dei beni materiali, dal voglio e posso, relegando sempre più il senso civico ed i doveri collettivi a trascurabile e fastidioso impaccio rispetto al godimento delle proprie pretese, assurte al rango di diritti! Parimenti, in questi nostri tempi così travagliati anche per le istituzioni le cui due parole auree sarebbero dovute essere: riforme e moralità, gli uomini di vertice 4

5 che le guidano dalla loro torre eburnea traboccante di privilegi, hanno risposto come sempre avevano fatto in passato; e cioè facendo fallire ogni tentativo di ammodernamento costituzionale di questo paese e scaricando sulle autonomie locali, e quelle comunali in primis, nonché sui cittadini, la gran parte del peso di un risanamento finanziario che loro si sono ben guardati dall'intraprendere! Questa società e gli uomini delle sue istituzioni sono allora meritevoli del sacrificio quotidiano che chiediamo alle donne ed agli uomini delle nostre Forze Armate? La risposta non è affatto semplice. Di primo acchito verrebbe di rispondere negativamente. Forse però sia la nostra società che le nostre istituzioni non sono fatte solo di persone egoiste. Ci sono ancora molti che si impegnano gratuitamente per gli altri sia nel sociale che nelle istituzioni. 5

6 Forse molto spesso i tanti gesti di buona volontà non conquistano le prime pagine delle cronache o l'apertura dei telegiornali, ma sono come quella foresta che cresce pian piano, in silenzio, rispetto allo schianto rumoroso di quegli alberi marci che ogni tanto crollano. Ecco che allora assieme a queste tante e poco visibili persone di questo nostro bel paese, il giornaliero impegno delle nostre Forze Armate, di terra, dell'aria e del mare, riprendono vigore e significato. Ecco che allora questa giornata e la nostra riconoscenza non sono vuoti esercizi retorici. Ringrazio quindi voi concittadini, le autorità civili, militari e di polizia, le associazioni d'arma e di volontariato per essere qui presenti ad unirvi insieme con me a questo nostro doveroso e sentito omaggio. Grazie. Roberto Paolo Ferrari Sindaco di Oggiono 6