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1 COLLEGIO DEI GEOMETRI E DEI GEOMETRI LAUREATI CORSO BASE DI PROTEZIONE CIVILE PERUGIA, 19 GENNAIO 2016 Geom. Maurizio Santantoni

2 ATTIVITA DI PROTEZIONE CIVILE L. 225/92 (legge quadro) art. 3 così modificato dalla L. 100 del 12 luglio 2012 La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi. La prevenzione consiste nelle attività volte a, anche sulla base delle conoscenze a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi previsti per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l allertamento, la pianificazione dell emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l informazione alla popolazione e l applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l attività di esercitazione. Il soccorso: assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi ogni forma di prima assistenza e ciò si realizza con interventi integrati e coordinati. Il superamento dell emergenza: attuazione coordinata delle iniziative volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita(art.5 L.100/2012).

3 PIANIFICAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE L. 225/92 e L. 100/12 Pianificazione comunale di emergenza obbligo di dotarsi di una struttura di protezione civile e di approvare i piani comunali di emergenza con delibera di consiglio entro 90 giorni dall entrata in vigore della L. 100/2012 La Direttiva del 12 ottobre 2012 del DPC: Indicazioni operative per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici evidenzia l importanza dei piani di emergenza. 11 ottobre 2012 (secondo quando disposto dalla L. 100/2012) è la data entro la quale i Comuni avrebbero dovuto approvare con deliberazione di consiglio comunale il piano di emergenza specificandone i contenuti: 1 individuazione delle aree sicure in caso di eventi idrogeologici idraulici 2- individuazione dei presidi territoriali comunali 3 adeguate misure per l informazione alla popolazione

4 EVENTO EFF FETTI 1. Pericolo sul territorio 2. Comunità colpita 3. Popolazione colpita 4. Edifici coinvolti 5. Infrastrutture compromesse 6. Servizi essenziali compromessi RISPOSTA? PROTEZIONE CIVILE

5 IN CHE MODO? Procedure previste nel piano comunale di protezione civile Presidio operativo (primissime ore) Attivazione del COC DIREZIONE E COORDINAMENTO delle operazioni VERIFICHE DA EFFETTUARE ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE PRIMI INTERVENTI URGENTI INTERVENTI DI RIPRISTINO INFORMAZIONE COMUNICAZIONE

6 QUALE PROTEZIONE CIVILE? Prima risposta - immediatamente dopo l evento SINDACO SERVIZI E UFFICI COMUNALI VOLONTARI a supporto Fondamentale per garantire da subito assistenza e primi interventi A supporto intervengono le strutture operative (art.11 L.225/1992)e gli enti che fanno parte del sistema di protezione civile regionale, provinciale e nazionale. Tutto dipende dall evento: dagli effetti, dall estensione territoriale e dalla capacità di risposta. (L.225/92 EVENTI tipo a b c)

7 PIANI DIEMERGENZA COMUNALI PROVINCIALI REGIONALI NAZIONALI

8 PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Piano nazionale emergenza Vesuvio Il piano nazionale di emergenza per difendere gli abitanti dell'area vesuviana da una possibile eruzione ha come scenario di riferimento l'evento esplosivo del Elaborato dalla comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite: zona rossa, zona giallae zona blu. Individua quattro livelli di allerta successivi: base, attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi operative successive, che scandiscono i tempi degli interventi di protezione civile per mettere in sicurezza la popolazione e il territorio. Zone di pericolosità: Zona rossa più pericolosa, è nell immediate vicinanze del vulcano soggetta all invasione dei flussi piroclastici. Questa area verrà evacuata Zona gialla, intermedia di pericolosità è meno pericolosa della rossa e corrisponde a tutta l area interessata dalla ricaduta dei flussi piroclastici Zona blu, rientra nella zona gialla e corrisponde alla Conca di Nola perché è soggetta a inondazioni e allagamenti oltre che per ricaduta di cenere e lapilli Gemellaggi Per i 18 comuni che ricadono nella zona rossa sono previsti gemellaggi con altre regioni: Regione Umbria San Gennaro Vesuviano

9 PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Piano regionale coordinato di prevenzione multirischio Il Piano Regionale di Protezione Civile prevede criteri e modalità di intervento da seguire in caso di emergenza sulla base delle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della Protezione Civile e il ricorso a un piano di prevenzione dei rischi. In base alla L. 100/2012, il Piano Regionale di Protezione Civile è articolato in tre ambiti di attività: Piano regionale coordinato di prevenzione multirischio che riguarda la conoscenza dei rischi e degli indirizzi per la pianificazione Piano operativo regionale di emergenza che comprende gli aspetti operativi di competenza regionale Piano fondo regionale ove sono esplicate le attività di natura finanziaria da mettere in atto in fase emergenziale I rischi esaminati sono: - Rischio sismico - Rischio meteo idrogeologico e idraulico, articolato nelle tipologie: alluvioni, frane, dighe e invasi, idrico (siccità) - Rischio incendi (boschivi e di interfaccia) - Rischio tecnologico - Rischio per i beni culturali

10 PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Piano provinciale di emergenza Il Piano Provinciale di Emergenza è stato redatto rispondendo al D. Lgs 112/98 che assegnava alla Provincia la competenza di predisporlo sulla base degli indirizzi regionali. E stato infatti elaborato per gli eventi di tipo b e c sulla base delle indicazioni della D.G.R: n. 1297/99 Piano Regionale di Protezione Civile Programma di Previsione e Prevenzione. RISCHI NATURALI Rischio sismico Rischio idrogeologico (alluvione, frana, dighe) Rischio meteorologico (neve, emergenza calore) I rischi trattati sono: RISCHI ANTROPICI Rischio incidente rilevante (industriale) - Elenco ditte soggette

11 PIANIFICAZIONI SPECIFICHE Piani AIB (antincendio boschivo) -REGIONI Piani comunali Incendi d interfaccia - COMUNI Piani trasporto sostanze radioattive e fissili - PREFETTURE Piani provinciale ricerca persone scomparse - PREFETTURE Piani di Emergenza Esterni - PREFETTURE

12 PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Piano di emergenza per il rischio industriale D. Lgs. 334/99 Art. 6 e 8 prevedono competenze in materia di pianificazione. Le aziende che stoccano e immagazzinano un certo quantitativo di sostanze sono soggette a notifica o rapporto di sicurezza Piano di emergenza esterno D. Lgs. 334/99 Per gli impianti soggetti all art. 8 è previsto l obbligo di predisporre i piani di emergenza esterni. Nel modello organizzativo d intervento sono assegnati compiti al Prefetto, al Sindaco, ai Vigili del Fuoco, alle Forze di Polizia, alla Centrale Operativa del 118, al Volontariato Il Comune ha il compito di predisporre le misure per l informazione alla popolazione

13 PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Procedure per il rischio incendi boschivi Nella lotta contro il fuoco, riveste grande importanza l'attività di previsione e prevenzione. A tale scopo il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato alle Regioni le linee guida per l'attuazione dei piani regionali antincendio boschivi. Questi piani, aggiornati ogni tre anni ed elaborati su base provinciale, portano alla realizzazione della cosiddetta carta del rischio:sudiessavengonoindicati iboschidadifendereeviene segnalata la presenza di eventuali acquedotti, bacini e serbatoi d'acqua, piazzole per elicotteri, piste forestali percorribili da fuoristrada e così via.

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15 INQUADRAMENTO TERRITORIALE Dati relativi all estensione e alle caratteristiche del territorio, alla popolazione presente. Riferimenti e contatti

16 RISCHI DEL TERRITORIO Conoscenza del territorio Pericolosità stradario Esposizione Vulnerabilità aree di protezione civile

17 RISCHI DEL TERRITORIO Conoscenza del territorio Vulnerabilità Abitazioni Scuole, Chiese, Alberghi Attività economiche produttive Strada Ponti Ponticelli è un abitato vulnerabiledal punto di vista idraulico, pertanto richiede una maggiore attenzione e controllo da parte della struttura comunale di protezione civile

18 SISMICO VULCANICO NATURALE IDROGEOLOGICO ALLUVIONI FRANE RISCHIO IDROLOGICO MAREGGIATE NEVICATE VALANGHE URAGANI SICCITA CHIMICO - INDUSTRIALE TECNOLOGICO ANTROPICO ECOLOGICO

19 RISCHI RISCHI PREVEDIBILI (Frane, Alluvioni) RISCHI NON PREVEDIBILI (Terremoto) PRECURSORI DI EVENTO EVENTO POSSIBILE EVENTO EVENTO EVOLUZIONE DELL EVENTO GESTIONE DEL PIANO DI EMERGENZA

20 È una stima del danno producibile da un potenziale evento calamitoso; Tiene conto degli aspetti socioeconomici dell area studiata Espressione analitica del Rischio R = P x E x V Pericolosità (P): quantifica la probabilità che si verifichi la situazione di emergenza tramite T (tempo di ritorno); Valore degli elementi a rischio (E): esprime la quantità di persone ed il valore dei beni presumibilmente soggetti all evento calamitoso; Vulnerabilità (V): misura la capacità degli elementi di resistere all evento considerato.

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22 TIPOLOGIE DEGLI EVENTI,AMBITI DI COMPETENZE, STRUTTURE DI COMANDO art. 2 L. 225/92 A COMUNE COC B PROVINCE REGIONI CCS - COM C DIPARTIMENTO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE DI.COMA.C.

23 PRESIDIO OPERATIVO COC CENTRO OPERATIVO COMUNALE Il sindaco, per assicurare nell ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione, attiva e si avvale del C.O.C. Opera in un luogo di coordinamento detto sala operativa dove convergono tutte le notizie e dove vengono prese le decisioni. Lavora per funzioni di supporto. 1-tecnica e di pianificazione; 2-sanità, assistenza sociale e veterinaria; 3 volontariato; 4-materiale e mezzi; 5- servizi essenziali; 6 - censimento danni a persone e cose; 7-strutture operative locali, viabilità; 8-telecomunicazioni; 9-assistenza alla popolazione.

24 Massimo organo gestionale a livello provinciale Elabora il quadro determinato dalla calamità Riceve richieste di intervento da altre strutture Elabora le strategie di intervento operativo e supporto logistico necessarie al superamento dell emergenza Si distinguono due aree: Area strategica afferiscono i soggetti preposti a prendere le decisioni Area operativa operano 14 funzioni di supporto che determinano, in coordinamento con il responsabile dell emergenza e l area strategica, gli interventi di settore e globali necessari

25 Struttura operativa decentrata che coordina le attività in emergenza dipiù Comuni su una base territoriale più ristretta rispetto al C.C.S. Determina il quadro di evento, supporto ai Comuni e intervento logistico operativo Ubicazione baricentricarispetto ai Comuni afferenti allo stesso in strutture antisismiche, non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio Lavora per funzioni di supporto

26 Funzioni di supporto F.1 Tecnica e di pianificazione F.8 Servizi Essenziali F.2 Sanità F.9 Censimento danni a persone e cose F.3 Mass-media e informazione F.10 Strutture Operative F.4 Volontariato F.11 Enti Locali F.5 materiali e mezzi F.12 Materiali pericolosi F.6 Trasporti e Circolazione, viabilità F.7 Telecomunicazioni F.13 Assistenza alla popolazione F.14 Coordinamento Centri Operativi

27 SINDACO SERVIZI E UFFICI COMUNALI VOLONTARI a supporto Strutture di comando Presidio Operativo Centro Operativo Comunale C.O.C. Controllo del territorio Presidio Territoriale Fondamentale per garantire da subito assistenza e primi interventi

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29 ATTIVAZIONE DELLE STRUTTURE AVVISO Es. Avviso meteo SEGNALAZIONE PRESIDI

30 PROCEDURE DI INTERVENTO GESTIONE DELL EMERGENZA COMUNITA MONTANE PROVINCIA Sala Operativa Unificata Regionale

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34 VOLONTARIATO COMUNICAZIONI

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37 Centro Funzionale Decentrato Zone di Allerta (aree idrologiche omogenee)

38 In corso processo di revisione della Direttiva regionale sull allertamento rischio idrogeologico - idraulico DD.G.R e 2313/2007

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40 Banche dati - WebGis

41 Esempio di Piano comunale di protezione civile

42 Grazie per l attenzione

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