Potevano fermare l assassino

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1 SABATO 16 MAGGIO In Italia (con IO Donna ) EURO 2,00 ANNO N. 115 Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel Festival Cannes e l anima nera di Woody Allen (stavolta senza humour) Cappelli, Manin, Mereghetti e Ulivi alle pagine 52 e 53 FONDATO NEL 1876 Tempi liberi Tendenze Gioco di squadra Perché in ufficio vince la diversità Alessandra Arachi a pagina 33 Domani Le idee Carrère-Veronesi Confronto laico su fede e Vangelo Stefano Montefiori nel supplemento Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it 50516> Immigrazione IL GESTO DI UN EUROPA AVARA di Michele Ainis Europea ha aperto un ufficio postale. Ma in questo caso L Unione i pacchi da spedire contengono persone, non merci. È l effetto della relocation decisa dalla Commissione: la folla dei migranti andrà divisa in quote diseguali tra 25 Paesi, tenendo conto delle loro popolazioni, del Pil, del tasso di disoccupazione. A prima vista, un gesto di solidarietà da quest Europa ben poco solidale. Finalmente ci lasciamo alle spalle il regolamento di Dublino, che scarica i flussi migratori sugli Stati in cui avvengono gli sbarchi. A seconda vista, una misura secondaria. Senza un assunzione di responsabilità davanti all emergenza più drammatica del terzo millennio. Senza un calcolo realistico delle sue concrete conseguenze. E infine senza rispetto per la dignità degli individui. Per quali ragioni? Intanto perché il provvedimento s applica ai richiedenti asilo. Non alle altre categorie d immigrati, che sono il maggior numero: loro continueranno ad essere un rompicapo nazionale. L anno scorso ne sbarcarono in Italia 170 mila, un record; nei primi quattro mesi di quest anno il pallottoliere segna già 85 mila migranti assistiti dalle nostre strutture, un ultrarecord. Per identificarli attraverso il fotosegnalamento dobbiamo acquistare macchinari, reclutare personale. Per ospitarli servono alloggi, quando ci mancano perfino le caserme. Sicché nel 2014 abbiamo speso 650 milioni nella gestione degli immigrati, nel 2015 la stima s impenna a 800 milioni. continua a pagina 31 Strage a Napoli per una lite sul bucato Infermiere spara contro parenti, vicini e passanti, quattro vittime. La folla lo assedia di Fabrizio Roncone na banale lite per il filo del U bucato, con i panni stesi al sole ad asciugare, che diventa incontrollabile e si trasforma in tragedia. Un infermiere spara con un fucile a pompa contro i parenti, i vicini di casa e i passanti. Quattro vittime, almeno sei feriti. Una strage. È successo a Miano, uno dei quartieri della periferia nord di Napoli. La folla assedia lo sparatore e tenta il linciaggio. a pagina 5 con il commento di Marco Demarco GIANNELLI Il ministro Gentiloni: sequestri di barconi e intelligence dopo il via libera dell Onu «Incursioni mirate sulle coste libiche Ecco la strategia contro gli scafisti» LA MARATONA DI BOSTON Pena capitale per l attentatore di Massimo Gaggi ondannato a morte Dzhokhar Tsarnaev, 21 anni, l at- C tentatore della maratona di Boston del 15 aprile Sarà giustiziato con un iniezione letale. a pagina 19 di Paolo Valentino avoro di intelligence per «L individuare i trafficanti, operazioni navali di sequestro, confisca in mare dei mezzi una volta salvati i migranti, incursioni mirate sulle coste libiche. Niente bombardamenti o azioni militari sul terreno»: così al Corriere il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sulla strategia contro gli scafisti dopo il sì dell Onu. a pagina 15 a pagina 17 Bianconi La rivelazione Nuova ricostruzione: l omicida con la pistola passò da uno degli ingressi controllati Potevano fermare l assassino Milano, il metal detector del tribunale suonò: ma nessuno perquisì Giardiello Maltempo A Roma radar in avaria Nubifragio, vento, fulmini: cede un soffitto a Malpensa Scali in tilt, voli in ritardo IL CASO A TERNI Porta il crocifisso: picchiata a 12 anni di Giusi Fasano Terni un ragazzino senegalese di dodici anni, due A giorni fa, ha colpito con un pugno una sua coetanea colpevole di non aver voluto togliersi il crocifisso che portava appeso a una collanina. a pagina 25 rollo di un controsoffitto, allagamenti: C l aeroporto di Malpensa (foto) bloccato ieri per un nubifragio. In un ora caduti fulmini. Ciampino, avaria al computer del centro di controllo: disagi negli scali del Centro-Sud. a pagina 23 Costantini, Frignani Rotondo, Valtolina IL RAGAZZO MORTO IN HOTEL Scherzi, umiliazioni E il salto nel vuoto di Cesare Giuzzi indagine su Domenico L Maurantonio, il ragazzo morto in gita scolastica a Milano: scherzi umilianti, alcol. Poi il salto nel vuoto dal quinto piano dell hotel Da Vinci. Il padre ai funerali: ora la verità. a pagina 24 ANGELO PATERNÒ di Luigi Ferrarella e Andrea Galli assassino poteva essere L fermato. Claudio Giardiello, autore della strage del 9 aprile nel Palazzo di Giustizia di Milano, potrebbe essere entrato in Tribunale non dall unico varco senza metal detector, ma da un ingresso normale, superando i controlli e nonostante il metal detector avesse suonato l allarme: è l ipotesi su cui lavora la Procura di Brescia alle pagine 2 e 3. LA POLEMICA Il Csm attacca le norme anticorruzione SETTEGIORNI di Francesco Verderami di Dino Martirano li interventi realizzati sono G «sporadici e frammentari» e risultano «per la loro disorganicità insufficienti»: così la VI commissione del Csm sulla legge anticorruzione. a pagina 11 Calabrò Il dialogo e gli spiragli per l Italia Europa che si prepara all azione nel Mediterraneo contro i trafficanti di uomini è la L stessa Europa che si prepara a litigare sulle quote di accoglienza dei migranti. Eppure, per quanto sembri paradossale, sono entrambi due buoni segnali. continua a pagina 15 LE VENDITE IN CRESCITA Bimbi e ragazzi leggono più libri (anche se siamo nell era digitale) di Cristina Taglietti al Salone del libro di Torino arriva un indicazione D che vale una boccata d ossigeno per l editoria italiana: nei primi quattro mesi del 2015 dimezzato il segno negativo, le vendite passano da meno 4% a meno 2,6%. E tutto questo grazie ai libri per ragazzi. L incremento del settore per i più giovani è del 6,4% (il più alto di sempre). Cioè, su 100 copie vendute 22 sono libri per bambini e ragazzi. In piena epoca digitale. Merito di Peppa Pig e Masha e Orso, certo, ma non solo, considerato che i numeri sono in crescita in tutti i canali, soprattutto in quello delle librerie indipendenti che meno facilmente si accomodano sul titolo commerciale. alle pagine 50 e 51 Bozzi Gungui, Polese, A. Rastelli

2 2 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano Gli omicidi in Tribunale Giardiello non entrò al Palazzo di Giustizia dall ingresso degli avvocati Il metal detector aveva suonato ma nessuno controllò il killer All System e Securpolice Sei varchi, due società Ecco le procedure di sicurezza La sicurezza ai sei varchi del Tribunale (due «dedicati» ai mezzi e quattro per le persone) è gestita da All System, un consorzio di imprese, e da Securpolice. Dopo la strage di Giardiello, i responsabili delle aziende, interrogati dai carabinieri sotto il coordinamento della Procura, avevano raccontato d aver sempre svolto i compiti assegnati nel modo corretto. E nel pieno rispetto di ordini e procedure. Le disposizioni, come spiegato all epoca a questo giornale dai vertici di All System, prevedono l obbligo, da parte di imputati, testimoni e visitatori, di passare sotto il metal detector e, su richiesta, di fornire i documenti d identità. Vanno poi svuotate le tasche di giacche e pantaloni, e bisogna depositare le borse e altri oggetti sul nastro ai raggi X. Per quanto riguarda magistrati, avvocati e impiegati del Palazzo di giustizia, solitamente entrano dal varco riservato di via Manara (quello di via San Barnaba è meno «battuto»), un ingresso che già un anno prima della sparatoria era privo di metal detector per decisione della Commissione manutenzione uffici giudiziari. Securpolice e All System hanno firmato contratti con procedure chiare per gli accessi degli addetti ai lavori: il possesso del titolo d ingresso. In totale, ogni giorno entrano in Tribunale cinquemila persone. A. Ga. Le nuove immagini La Procura di Brescia segue una pista che contraddice l iniziale ricostruzione Claudio Giardiello, il 57enne autore della strage del 9 aprile nel Palazzo di Giustizia di Milano, potrebbe essere entrato in Tribunale non dall unico varco non presidiato da un metal detector, come sinora si era creduto, bensì da uno degli ingressi normali, passando e superando indenne proprio i controlli di un metal detector nonostante la macchina avesse suonato l allarme: è la spiazzante ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura di Brescia dopo aver acquisito elementi di indagine che sembrano appunto contraddire l iniziale ricostruzione. Una ricostruzione che a suo modo era cinicamente la meno sconfortante fra quelle prospettabili, perché l idea che Giardiello fosse entrato dall ingresso laterale di via Manara consegnava al catalogo dell imponderabile l eventualità che il futuro assassino si fosse mescolato al via e vai di avvocati abituati a superare gli sguardi dei vigilantes già con l esibizione del tesserino di avvocato iscritto all Ordine, magari contraffatto nel caso di Giardiello. Il dubbio iniziale L ingresso laterale di via Manara è privo di metal detector perché nel luglio 2014 la Commissione Manutenzione, non disponendo di soldi per comprarne uno in più, aveva scelto di spostarlo in Porta Vittoria per presidiare il nuovo e centralizzato ufficio relazioni con il pubblico. Che Giardiello fosse entrato appunto dall «indifeso» varco di via Manara era ipotesi agganciata all estrazione di un fotogramma dalle telecamere interne: ma sin dalle prime ore quell immagine era risultata così sfocata e di pessima qualità (tutto il sistema è vetusto e poco efficace) da lasciare comunque spazio a dubbi. Dubbi che Giardiello non aveva voluto chiarire, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Restava dunque da stabilire con certezza quale fosse stato il varco di ingresso di Giardiello che, salito al terzo piano sino all aula del processo dove era imputato di bancarotta, alle si era alzato dalla panca Il Palazzo E62 St. Centrale MILANO A51 Duomo L INGRESSO DEL KILLER Via S. Barnaba Entrata est LA VIA DI FUGA A50 Via Sforza Via Andreani Via della Guastalla Giardino della Guastalla Fonti: Palazzo di Giustizia di Milano, Lombardia Beni Culturali A4 Linate Entrata posteriore Via Manara MILANO Via Freguglia Entrata ovest Via S. Barnaba m Corso di Porta Vittoria Entrata principale Palazzo di Giustizia Entrata posteriore Entrata ovest Via Manara Via Pace Via Podgora Entrata est Entrata principale Sotto accusa Claudio Giardiello, 57 anni, è originario di Benevento, in Campania. Il 9 aprile scorso è entrato al Tribunale di Milano e ha sparato provocando tre morti e due feriti (Photomasi) 100 N Via Fontana Via Besana Rotonda della Besana Entrata con metal detector per il pubblico Entrata senza metal detector per gli avvocati e i dipendenti Via Freguglia N Corso di Porta Vittoria Corriere della Sera Il cenno Una volta scattata l allerta, le guardie sembrano fargli cenno di procedere oltre del pubblico e aveva ferito il nipote-ex socio-coimputato Davide Limongelli, per poi sparare a morte all ex socio e coimputato Giorgio Erba, e quindi uccidere il proprio ex avvocato Lorenzo Claris Appiani che era sul banco dei testimoni a rispondere alle domande del pubblico ministero Luigi Orsi. Nel caos del terrore in aula, Giardiello era uscito dalla porta laterale e, imbattendosi nel commercialista Stefano Verna, aveva sparato pure a lui, ferendolo alle gambe. Quindi, sceso di un piano, nel lungo corridoio del Tribunale delle imprese aveva raggiunto la stanza 250 per uccidervi Ferdinando Ciampi, uno dei giudici che in passato si era occupato del suo crac. L attimo decisivo L elemento nuovo, che sta spostando l ambito degli accertamenti del procuratore di Brescia Tommaso Bonanno e del pm Isabella Samek Lodovici («Non possiamo esprimerci in termini di certezza, ma c è questa possibilità sulla quale stiamo lavorando», confermava ieri il procuratore), muove dalle telecamere che hanno ripreso Giardiello mentre arriva in via San Barnaba e parcheggia lo scooter. Qui c è uno dei sei ingressi in Tribunale, quello retrostante rispetto al principale di Porta Vittoria. È un varco «misto»: i cittadini comuni devono passare i controlli al metal detector, avvocati e magistrati passano invece a lato esibendo un documento di riconoscimento o (più spesso) venendo riconosciuti a vista dai vigilantes. Salvo clamorosi abbagli, in-

3 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio 2015 PRIMO PIANO 3 La ricostruzione ILLUSTRAZIONI DI FRANCO PORTINARI In coda È giovedì 9 aprile, l imputato per bancarotta Claudio Giardiello si presenta di mattina al tribunale di Milano per l udienza. Ha con sé una pistola, probabilmente sotto la giacca. Poggia la borsa sul nastro dello scanner L allerta La persona davanti a Giardiello attraversa il metal detector: suona l allarme e l uomo viene subito controllato dalle guardie con gli scanner manuali. Anche nel caso di Giardiello scatta la segnalazione del metal detector Il via libera Le immagini mostrano che Giardiello viene fatto passare senza ulteriori controlli. Lo stesso non avviene con la persona che era in coda all ingresso dopo di lui fatti, il film che si snoda sembra essere questo. C è una persona che, davanti a Giardiello, entra sotto il metal detector, l apparato si illumina (ovviamente nell immagine non si sente anche il suono che segnala il rilevamento di qualche oggetto metallico), e le guardie all ingresso controllano la persona con lo scanner manuale prima di lasciarlo passare, come avviene abitualmente quando il controllo accerta che il metal detector suona perché uno ha monete in tasca o ha la cintura con una fibbia metallica. Segue una seconda persona, che sembrerebbe essere appunto Giardiello, il quale appoggia sul nastro trasportatore una borsa (che dunque viene passata ai raggi x) e poi entra sotto il metal detector: l apparato si accende anche in questo caso ma, a differenza che nel L interrogatorio Lo sparatore sentito dai pm: non posso parlare, poi vi dicò perché L assassino poggia la borsa sul nastro e passa Invece le persone in fila prima e dopo di lui vengono esaminate con lo scanner manuale precedente, le guardie sembrano far cenno a Giardiello di passare, senza sottoporlo a scanner manuale. Segue una terza persona, anche qui si accende il metal detector, e le guardie lo controllano con lo scanner manuale. Le nuove conseguenze Se l interpretazione dei fotogrammi di scarsa qualità dovesse essere confermata, e non stravolta dall incrocio con altri Poi racconterà ma adesso no. Non ancora. Claudio Giardiello continua a non voler spiegare né il senso (nella sua testa) né la dinamica della strage compiuta il 9 aprile in Tribunale. Ma davanti ai pm di Brescia, che a cavallo del ponte del primo maggio lo hanno convocato in gran segreto per un interrogatorio, non si è tecnicamente avvalso della facoltà di non rispondere, come aveva fatto il giorno dopo la strage nell interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip. Ha invece prospettato ai pm spiega il suo avvocato Nadia Savoca i Dopo l arresto Disse: «All ingresso ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio» motivi specifici per i quali non ritiene in questo momento di sciogliere la propria riserva. Quali motivi specifici? Non si possono diffondere all esterno, fa sapere la legale, perché aggiunge il suo cliente le ha espressamente raccomandato di non comunicare alcunché all esterno. Nel frattempo l altro giorno sarebbe dovuto riprendere a Milano proprio il processo per bancarotta nel quale Giardiello ha commesso la strage. Le giudici si erano comprensibilmente astenute, e le udienze sarebbero riprese davanti a un nuovo collegio. Ma i difensori di Giardiello (qui l avvocato Antonio Cristallo) e dei coimputati hanno chiesto alla Cassazione il trasferimento del processo a Brescia per «legittima suspicione», argomentando che l accaduto toglierebbe serenità e imparzialità all intero Tribunale milanese. In attesa della Cassazione il processo è stato perciò rinviato al 15 ottobre. L. Fer. lferrarella@corriere.it futuri elementi delle indagini delegate dai pm di Brescia al Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano, si determinerebbe una cascata di conseguenze. Intanto cambierebbero le persone potenzialmente chiamate in causa: non più le guardie che a quell ora di quel giorno lavoravano in via Manara, ma quelle che erano di servizio in via San Barnaba. Poi potrebbero cambiare anche le società private di vigilantes interessate: in via Manara operava personale di una sola azienda, mentre negli altri cinque varchi ci sono guardie o tutte di un altro raggruppamento di imprese o miste tra le due aziende. Inoltre potrebbe spostarsi, e di parecchio, il baricentro delle conseguenze risarcitorie in sede civile nelle cause che le famiglie delle vittime e dei feriti intenteranno sicuramente nei prossimi mesi: bilancia pesante più verso lo Stato se l assassino dovesse essere entrato (pur di straforo) da un varco non presidiato da metal detector per decisione delle autorità preposte, più verso la società di vigilantes se invece dovesse aver superato indenne un canonico controllo al metal detector. Le intenzioni del killer Se la nuova ricostruzione fosse confermata, porrebbe anche l interrogativo ai limiti della psichiatria se Giardiello, avendo la certezza che il metal detector avrebbe rilevato la sua pistola, avesse voluto inconsciamente essere scoperto e fermato nel progetto omicida al quale, a parole, aveva più volte fatto deliranti riferimenti con amici e conoscenti. Oppure, se quel suo passare indenne sotto il metal detector sia stato l ultimo incredibile anello di una catena di coincidenze e fatalità e falle nella sicurezza, nessuna da sola sufficiente ma tutte insieme necessarie per concorrere a causare la strage. Ritorna alla memoria quel mozzicone di frase che Giardiello avrebbe mormorato ai carabinieri al momento dell arresto: «Quando ho superato il varco ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio...». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it Andrea Galli agalli@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA

4 4 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera

5 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio Primo piano La tragedia dal nostro inviato Fabrizio Roncone IL RACCONTO DI UNA STRAGE Il cecchino dal balcone per la lite sulla biancheria Napoli, chiama il 113: sto facendo un macello. Quattro vittime Tensione In alto Giulio Murolo viene portato via dalle forze dell ordine. In basso e a destra gli investigatori al lavoro nell abitazione (foto Ansa) NAPOLI Dovete provare a immaginarvi una scena tremenda. C è un uomo che vi sta sparando dal suo balcone di casa. Il balcone è al primo piano. Lui prende la mira e vi spara addosso. Clac-clac! Usa un fucile a pompa. Il fucile a pompa è il preferito dagli agenti dell Fbi: maneggevole, ha una potenza di fuoco eccezionale, si carica con un movimento semplice che produce un rumore caratteristico. Clac-clac! Giulio Murolo di anni 48, infermiere all ospedale Cardarelli, ha la passione per la caccia ed è un ottimo tiratore. Se va via di testa uno così, si mette molto male. Quartiere di Miano, periferia nord di Napoli (laggiù c è Scampia, in fondo allo stradone Secondigliano), le quattro del pomeriggio. Murolo ha già steso il fratello Luigi, 52 anni, e la moglie di Luigi, Concetta Uliano, 51 anni: i loro corpi giacciono sul balcone, il sangue gocciola oltre la ringhiera, attaccato alla ringhiera c è il filo per stendere i panni. Avrebbero litigato per quel filo. Toglilo, lascialo, ho detto toglilo. Una stupida lite condominiale. Che Murolo ha improvvisamente stabilito fosse l ultima. Così ha smesso di urlare ed è andato in una stanzetta accanto alla cucina: la sua armeria. Fucili e pistole, tutto regolarmente denunciato. Ha preso il fucile a pompa ed è uscito sul balcone. E lì è rimasto. In piedi accanto ai due cadaveri. Nel gran silenzio della strada, dei vicoli. Anche le urla di terrore si sono spente. C è solo un uomo allo scoperto, giù, all angolo: si chiama Francesco Bruner, è un ufficiale dei vigili urbani fuori servizio che conosce Murolo. Non esita a gridargli di smettere, e lo implora, lo scongiura: contemporaneamente devia il traffico, camion e motorini, alza il braccio, fa cenno di andare via, andate via, c è uno che spara. Clac-clac! Murolo prende la mira con calma ci sono numerosi testimoni nascosti dietro alle automobili in sosta e lo mette giù. Siamo a tre morti. E ora Murolo dalla tasca estrae pure una pistola. È abbastanza complicato decidere quanto tempo sia passato. In certe situazioni i minuti diventano ore. C è un generale disordine molto vicino al panico. Mamme in ansia per i propri figli. Una vecchina sviene per la paura. Una donna è accucciata sotto ad un lampione e tiene stretto al petto il suo neonato. Il titolare di un negozio di ortopedia, Luigi Mele, racconta tremante che «all inizio, quando abbiamo sentito i primi colpi, pensavamo stessero girando un altra scena di Gomorra: il set della fiction, l altro giorno, era giusto due strade più in là...». A qualche metro dal cadavere del vigile urbano, rantola un carabiniere. Perde sangue da una gamba. Fa per avvicinarsi chino e veloce un agente, ma anche lui viene colpito ad un braccio. Impreca, scivola, si mette a pancia in giù, continuando ad impugnare la sua Beretta. Dicono che dietro un cassonetto si sia trascinato un altro vigile urbano, Vincenzo Cinque: pure lui era fuori servizio e pure lui è stato centrato. Appare il ferito più grave. Un capitano dei carabinieri, che è stato in missione in Iraq, scuote la testa: qui è necessario comportarsi come quando in battaglia si resta sotto il tiro di un cecchino. Serve una copertura. Dalla vicina caserma Caretto, sede del battaglione Campania, viene fatto perciò uscire un mezzo blindato. Deve posizionarsi giusto davanti al balcone dell infermiere impazzito. Ma Murolo non molla. Anzi. Riprende per bene la mira. Luigi Cantone è un fioraio che ha appena rallentato a bordo del suo scooter grigio. Un colpo, a Murolo basta solo un colpo. I morti sono quattro. I feriti, complessivamente, sei. Da qualche minuto, però, Murolo ha cessato di far fuoco. La zona è presidiata da decine di agenti e carabinieri, molti sono in borghese, dirottati qui dal pattugliamento delle piazze di spaccio di Scampia e Secondigliano. Un funzionario della questura dice che sono stati avvertiti i Nocs, le teste di cuoio della polizia. Ma ci vorrà un po per vederli arrivare. Meglio provare ad avviare una trattativa. Serve un megafono. Chi ha un megafono? Dieci minuti dopo. «Murolo, mi senti?». «Murolo, stai calmo, arrenditi...». «Ora ti veniamo a prendere, ok?». Un ora per placarlo. Cambiando, come si fa in questi casi, tono di voce. Parole dolci, poi brusche, minacciose, e di nuovo dolci. Murolo telefona al 113: «Sono io quello che sta facendo il macello». Anche l operatore cerca di tranquillizzarlo. Ad un certo punto ecco quattro agenti che, per milletrecento La vicenda Giulio Murolo, infermiere napoletano di 48 anni, intorno alle 15 di ieri ha ucciso 4 persone e ne ha ferite sei Le vittime sono la cognata dell omicida, Concetta Uliano, il fratello Luigi, il tenente di polizia Francesco Bruner e il fioraio Luigi Cantone Secondo gli inquirenti a scatenare la follia omicida potrebbe essere stata una lite per la biancheria da stendere. Murolo ha sparato con un fucile euro al mese, si infilano un giubbotto antiproiettile e s avviano verso le canne fumanti di un fucile a pompa. Due di questi agenti avranno meno di trent anni. Il funzionario del commissariato di zona avanti. C è così silenzio, che si sente il rumore dei loro passi. È un pomeriggio caldo, il cielo è basso, grigio, e tutti siamo sudati. Solo lui, Murolo, viene fuori senza una goccia di sudore. Lo tengono per le ascelle, gli premono il collo. Lui ha gli occhi di un bue. Lo sguardo di un bue. Avrebbe detto: «Non mi uccidete, però... ho fatto solo una cazzata». Non oppone alcuna resistenza ma è grasso, massiccio, e fanno una certa fatica a farlo sedere nel sedile posteriore di una Fiat Punto. L agente che è alla guida chiede strada, prova a sgommare via, ma intanto è comparsa la folla che s era rintanata, ed è una folla inferocita, ci sono calci sulla carrozzeria dell auto e sputi, e voglia di vendetta immediata. Poi si mette davanti una volante, accende la sirena, la sirena fa sempre un certo effetto, il piccolo corteo scompare costeggiando il muro che porta alla reggia di Capodimonte. Inizia la sarabanda delle dirette tivù. Il sindaco Luigi de Magistris annulla l inaugurazione della stazione metrò di piazza Municipio, cui avrebbe dovuto partecipare il premier Matteo Renzi. Lutto cittadino. Dall appartamento scende una giovane agente della Scientifica, con la tuta bianca sporca di sangue. «Il Murolo aveva anche preparato l innesco per far esplodere due bombole del gas...». Il commento cerca L orrore per la violenza che non ha spiegazioni di Marco Demarco È successo qui, è vero, ma è successo già ovunque ci siano esistenze alienate C ome Caino, perché ha ucciso il fratello, come Erode, perché si è scagliato contro un numero impressionante di innocenti. Ma a differenza di quelli senza alcuna motivazione forte, per quanto assurda. L uomo che a Miano, uno dei quartieri della periferia nord di Napoli, ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre sei, ha agito senza un motivo apparente o sotteso. Ed è questa la violenza che fa più paura. Perché non c è algoritmo che possa spiegarla, perché non c è intellettuale dalla logica geometrizzante che possa riportarla in uno schema comprensibile. L unico movente finora emerso è talmente paradossale che sembra essere inventato apposta da uno sceneggiatore in di simboli risolutivi. L uomo avrebbe ucciso per una lite familiare provocata dal filo del bucato: quel filo dove corre gran parte della oleografia napoletana e che sorregge, con i panni stesi ad asciugare, l immagine di una città antica e immutabile, calda di sole e di umanità. Sciocchezze. Quel filo, se mai se n è parlato prima di passare alle armi, non può che essere l ennesima goccia che ha fatto traboccare il tutto. Di fronte a una violenza così assoluta anche esasperare il peso del contesto la periferia, il degrado, la disperazione sociale, perfino l ingiustificabile arsenale casalingo potrebbe alla fine rivelarsi un puro esercizio retorico. È successo a Napoli, ma è successo già ovunque ci siano esistenze alienate e «sconnesse». È però vero che la tragedia di Miano annichilisce di colpo una città che stava per mostrare al Paese il suo volto più moderno. Doveva essere inaugurata la nuova stazione del metrò di piazza Municipio, motivo di ragionevole orgoglio vesuviano. Tutto rinviato. Lutto cittadino. Anche Renzi non verrà più. Il treno si è fermato.

6 6 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano La riforma Scuola, approvati i primi articoli No di Renzi allo stralcio delle assunzioni Respinta la richiesta della minoranza dem. Il voto sui presidi rinviato a lunedì A Roma Un momento dell assemblea delle sigle sindacali della scuola ieri al Pantheon, a Roma, per protestare contro il ddl del governo Renzi sulla «Buona scuola». Il tutto mentre la Camera approvava i primi articoli della riforma (foto Percossi / Ansa) «Pronti a discutere nel merito di tutto. Ma dopo aver discusso, si decide. L Italia non può più perdere tempo»: il primo tweet di giornata del premier Matteo Renzi dà la linea al disegno di legge sulla scuola, che approda alla Camera mentre la minoranza del Pd tenta l abbraccio con Sel, Movimento 5 Stelle e sindacati, scendendo in piazza del Pantheon a Roma. «Facciamo le assunzioni e solo dopo un vero confronto approviamo le altre norme», invoca dalla minoranza dem Stefano Fassina. Ma Renzi va avanti «come un treno»: fare subito le assunzioni stralciandole dal ddl scuola «è impossibile spiega, perché senza un nuovo modello» la scuola diventerebbe «un grande ammortizzatore sociale». E il premier ostenta sicurezza anche sul paventato blocco degli scrutini. Non solo perché il Garante degli scioperi potrebbe precettare gli insegnanti, considerando lo sciopero «illegittimo»: per Renzi l ipotesi blocco «è un tema prematuro, una questione tecnica», dunque «se ne parlerà più in là». Ora a tenere banco per il presidente del Consiglio e i suoi è il disegno di legge, quei 27 articoli ritoccati decine di volte dalla commissione Cultura e che nel pomeriggio di venerdì 27 Gli articoli del disegno di legge di riforma del sistema nazionale di Istruzione e formazione («La Buona scuola») varato dal Consiglio dei ministri il 12 marzo a parte la pausa manifestazione sfilano veloci al voto della Camera, «battezzati» dai tweet dei big che hanno contribuito al testo. «Approvato articolo 1 #labuonascuola. Finalmente si potrà dare piena attuazione all autonomia», scrive il ministro dell Istruzione, Stefania Giannini, che intanto fa una lunga chiacchierata con il capogruppo uscente del Pd Roberto Speranza. «Montecitorio approva art. 2: ogni scuola sceglie piano offerta formativa secondo esigenze studenti e territorio», sintetizza il sottosegretario all Istruzione, Davide Faraone. «Con l articolo 3 viene introdotto il curriculum dello studente, che sarà valutato alla Maturità», sottolinea la deputata pd Anna Ascani, che con Simona Malpezzi «sfida» il centinaio di persone al Pantheon. «Con #labuonascuola rafforzato legame scuola-lavoro, ecco cosa dice l articolo 4 appena approvato», cinguetta il ministero dell Istruzione. Aggiungendo un ora dopo: «Ok su articolo 5 per rafforzare insegnamento in istituti penitenziari». Mentre il pd Filippo Crimì esulta per «l articolo 7 per il Piano nazionale della scuola digitale». Accantonato l articolo 6, sugli istituti tecnici superiori: il capogruppo vicario pd Ettore Rosato minimizza come «incidente di percorso» lo scivolone del governo che va sotto durante il voto, ma di fatto manca il parere della commissione Bilancio su un emendamento della Commissione. Rinviati a lunedì i voti su articolo 8 (rete di organico funzionale) e 9 (poteri dei presidi), due temi caldi. E i sindacati affilano già le armi: Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda promettono sit in davanti Montecitorio lunedì e martedì. Mentre l Anief insiste: l approvazione alla Camera pura «formalità», la partita vera «si gioca al Senato». Valentina Il commento Piazza e palco, le tre anime pd al Pantheon di Monica Guerzoni n piazza del Pantheon il Pd approda diviso in tre. I I renziani vecchi e nuovi, che sfidano gli sparuti manifestanti per spiegare la «Buona scuola» e fanno il pieno di incitazioni poco affettuose: «Malpezzi vattene!». I bersaniani dialoganti, che si tengono a distanza di sicurezza dal palco delle sigle sindacali per schivare gli improperi degli insegnanti. E infine gli antirenziani senza se e senza ma, che spavaldamente impugnano il microfono e incassano, in egual dose, applausi e fischi. Ne sa qualcosa Fassina, salito sul palco per gridare il suo «no» alla riforma e costretto, prima e dopo, a duellare con i precari. «Siamo pronti a non votarla», giura l ex viceministro. Ma ai manifestanti non basta. «Vallo a dire ai tuoi colleghi che in Aula votano tutto», lo affronta una prof. Per i più arrabbiati Fassina è «la foglia di fico», «ci vuole spaccare», «ci prende in giro»... E giù «buuu!», misti a incoraggiamenti e pacche sulle spalle. Un bel paradosso, per l esponente della sinistra dem che ha legato alla scuola il suo addio al Pd: «Se non cambia, me ne vado». Ma i più imbarazzati sono i riformisti dialoganti, rimasti sotto al palco. «Perché noi non parliamo? chiede Enza Bruno Bossio a Epifani Tu sei troppo esposto, ma io non ho paura». Alla fine si decide che no. Meglio lasciare la piazza alla spicciolata, a comizio iniziato. Come spiega un deputato il palco è roba «da bianco o nero», non da grigio: «Noi la battaglia degli emendamenti la facciamo, ma poi la legge ci toccherà votarla...». Chi è Stefania Giannini, 54 anni, è ministro dell Istruzione, dell università e della ricerca dal 22 febbraio 2014 È docente di Glottologia e linguistica all Università per stranieri di Perugia. Ex di Scelta civica ha aderito al Pd Il ministro Giannini di Claudia Voltattorni Che fate, li precettate? Sorride. «Non è una decisione che spetta a me». Però sul blocco degli scrutini minacciato dai sindacati chiarisce: «Io ritengo che sia molto grave, la protesta si fa in tanti modi ma non scaricando sui ragazzi e sul momento cruciale della vita della scuola un punto di vista». La Camera sta votando la riforma della «Buona scuola». In piazza del Pantheon, i sindacati convocano un assemblea aperta per dire no alla riforma. La ministra dell Istruzione Stefania Giannini è in Aula e, nonostante le proteste passate, presenti e future dei «suoi» sindacati, si mostra tranquilla. Il 5 maggio hanno scioperato oltre 600 mila prof, in ogni scuola sono pronte mobilitazioni, sit-in, flash mob, fino al blocco degli scrutini di giugno: non c è troppa tensione intorno alla riforma? «Il sindacato fa il suo mestiere. Ma io sono fiduciosa: sul blocco degli scrutini mi pare che ci siano già posizioni molto diverse, forse questa mossa «Blocco degli scrutini? I sindacati sono divisi E io li ho già ricevuti per ben tre volte» non è così condivisa. Ma c è un percorso di dialogo, con i sindacati ci rivedremo, anche se è bene ricordare che io li ho già ricevuti per ben tre volte». Loro si lamentano di non essere stati ascoltati... «Questa è una negazione dei fatti che sono avvenuti». Secondo loro, le modifiche al ddl approvate in commissione Cultura non bastano. «I cambiamenti si fanno sul merito delle cose, si tratterà di capire quali sono i punti su cui bisogna cambiare. I falsi miti sono stati già demoliti, vediamo cosa resta in superficie». Il preside ad esempio: continuerà ad essere l uomo dai superpoteri? «Per il dirigente c è il riconoscimento del principio di responsabilità legato all organizzazione e alla progettazione dell attività didattica della sua scuola, e questo non è il contrario della collegialità. Nel ddl non c è alcun principio di dirigismo, né assenza di democrazia: se attribuisci responsabilità a chi dirige, gli dai gli strumenti per esercitare l autonomia, inclusi i soldi, ma lo chiami anche al coinvolgimento degli organi della scuola, collegio docenti, consiglio d istituto e comitato di valutazione: la responsabilità è complementare alla collegialità». Tra i prof, quasi tutti, c è la paura di un preside che faccia il bello e il cattivo tempo... «Ma oggi è già così! Con la Buona scuola tutto quello che farà dovrà comunicarlo e motivarlo: la parola chiave è trasparenza, come si fa a parlare di corruzione?» Ma il problema resta: chi lo controlla? «Il principio di valutazione si applica a tutti, dai dirigenti, ai docenti al funzionamento complessivo della scuola. La scuola italiana si deve chiedere: vuole accogliere l inizio di un serio processo di valutazione e autovalutazione? Perché il confronto è culturale». A vedere il calo della partecipazione ai test Invalsi, sembra che la risposta sia no... «Ho assistito con amarezza I sindacati fanno il loro mestiere Ma io sono fiduciosa Con loro ci rivedremo Blocco degli scrutini? Si protesta in tanti modi, ma non scaricando tutto sui ragazzi e su un momento cruciale alla protesta anti Invalsi visto come simbolo della cultura della valutazione. Sul come valutare si deve discutere, ma bisogna pur partire con un sistema, no? In Lombardia c è stata un astensione vicina allo zero, ma nel Sud è stata quasi del 40%, proprio lì dove c è maggiore sofferenza e dove l intervento è più urgente: perché la scuola dell obbligo deve combattere le disuguaglianze e dare a tutti pari opportunità». Il tempo stringe, perché non assumere i precari per decreto? «Lo stralcio del ddl è escluso: il precariato dei docenti è un debito pubblico umanizzato lasciato dai precedenti governi che va risolto una volta per tutte, ma non si può scorporare dal resto della riforma e il tema è così centrale per l Italia che deve coinvolgere il Parlamento, cui chiediamo responsabilità». Cosa dice ai prof? «È comprensibile il timore del cambiamento, ma bisogna vincere la paura. A loro dico: abbiate fiducia nei vostri mezzi, siete voi i protagonisti di questa trasformazione, non la subite, non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza». Anche lei andrà alla lavagna come Matteo Renzi? «Il tema scuola appassiona entrambi, è una battaglia che condividiamo fin dall inizio, ma poi ognuno usa i suoi strumenti. Io sto alla lavagna per mestiere, è meno scenografico che lo faccia io».

7 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio #

8 8 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano Verso il voto La Nota di Massimo Franco LA VARIABILE GIUSTIZIA SUL VOTO DI MAGGIO Il retroscena di Maria Teresa Meli dell economia rimane sullo sfondo, bilanciata da timidi segnali di ripresa. Il tema che sta affiorando nelle ultime ore, però, e L incognita che può diventare imbarazzante per il governo, è quello della corruzione; e non solo per la presenza di candidati che lo stesso Matteo Renzi ha definito impresentabili. La novità è il giudizio liquidatorio, e secondo il Pd ingeneroso, che ieri il Consiglio superiore della magistratura ha dato sulla riforma. Il parere che mercoledì prossimo sarà portato all esame dell aula del Csm parla di interventi «sporadici e frammentari», che «per la loro disorganicità risultano insufficienti». È un colpo alle norme anticorruzione sulle quali Palazzo Chigi ha investito molto; e che dovevano essere una delle medaglie da mostrare all opinione pubblica in vista delle elezioni regionali di fine mese. Se a questi giudizi si abbina la sentenza della Corte costituzionale sui rimborsi delle pensioni, che ha riportato in bilico i conti pubblici, si profila un conflitto strisciante di tipo istituzionale. Già sulla Consulta, la maggioranza non aveva nascosto il suo disappunto. L agenzia di rating Standard&Poor confermava ieri che la sentenza sulle pensioni rimette in forse «il conseguimento degli obiettivi di bilancio». Ora riaffiora verso il Csm, il cui comportamento viene ritenuto «incomprensibile» dal Pd: tanto più perché contraddirebbe quello di altri magistrati. Non si tratta solo di una delusione legata all investimento sulle misure contro la corruzione, del quale la nomina a commissario di Raffaele Cantone è il simbolo. Il problema di Palazzo Chigi è che il «parere» arriva dopo le parole del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e di papa Francesco sui guasti che questi fenomeni provocano; e nel bel mezzo di polemiche montanti sulla composizione delle I segnali La campagna si incattivisce e Palazzo Chigi nega che le Regionali avranno un valore nazionale liste per le Regionali. La presidente dell Antimafia, Rosy Bindi, ha deciso di aprire un inchiesta per vedere se davvero esistano degli «impresentabili» tra gli alleati del Pd in Campania, e non solo. Renzi ieri ha schivato l argomento precisando che «ci sono alcune liste con candidati impresentabili. Ma sul Pd sono pronto alla prova del nove». La confusione e gli episodi di trasformismo, tuttavia, promettono di allargare l area opaca delle alleanze elettorali. Per Renzi significa ritrovarsi con l ennesimo fronte aperto, sapendo che i suoi avversari contano sul voto di maggio, come sullo sciopero nella scuola e sul «buco» delle pensioni, per metterlo in difficoltà. È significativo che Palazzo Chigi neghi il «significato nazionale» delle prossime Regionali: quasi volesse mettere le mani avanti. Eppure, si può essere certi che il Pd valorizzerà il risultato, se le urne lo premieranno; o, se a Renzi dovesse andare male, lo esalteranno gli oppositori del governo. Con la magistratura come fattore neutrale ma incombente. Liguria e Campania, le mosse di Renzi «Chi lascia ha ingannato gli elettori» Il premier mobilita il partito ed esclude tentazioni elettorali. «Blindati fino al 2018» Gli scontri Dopo le polemiche per l approvazione dell Italicum (con 38 esponenti della minoranza pd che hanno votato contro la fiducia) i contrasti in seno ai democratici sono continuati Nei giorni scorsi Pippo Civati ha annunciato il suo addio al partito, e si è parlato anche di un possibile strappo dell ex viceministro Stefano Fassina. «Spero che Fassina rimanga, ma se non rimane è un problema suo», ha commentato il premier Renzi Lo scontro tra maggioranza e minoranza si è spostato sulla riforma della scuola. Fassina ha detto: «Siamo pronti a non votare il disegno di legge perché così com è non funziona». Per le prossime Regionali Renzi ha chiamato tutto il partito alla mobilitazione in particolare in Liguria e Campania ROMA Matteo Renzi continua a dire che «le Regionali non sono un test per giudicare l azione di governo», ma anche lui sa che, inevitabilmente, il risultato del voto di fine maggio influirà sulla politica nazionale. Tanto più che altre consultazioni non sono alle porte. Il presidente del Consiglio, pur avendo ottenuto l Italicum, non ha intenzione di andare all incasso subito, interrompendo prematuramente la legislatura: «Si andrà avanti sino alla fine, la maggioranza è blindata di qui al 2018». E non sarà certo la situazione economica a fargli cambiare idea. Anzi: «L Italia si sta riprendendo davvero». L unico elemento che potrebbe indurre il premier a mutare opinione non dipende da lui. Ed è l eventuale arrivo sulla scena politica Il dissidente Fassina ha fatto intendere che insieme a lui potrebbero uscire alcuni circoli pd romani di un altro protagonista in grado di competere elettoralmente con Renzi. Allora il presidente del Consiglio potrebbe avere la tentazione di far saltare il tavolo prima che si organizzi un alternativa alla sua leadership. Ma, alle viste, finora, non c è niente di tutto ciò. «Forza Italia ragiona il premier con i fedelissimi sta esplodendo e Salvini e Grillo, che vengono dati alti nei sondaggi, non rappresentano un alternativa di governo credibile». Se questo quadro conforta non poco il presidente del Consiglio, non altrettanto può dirsi di quello regionale. In Liguria la sinistra dissidente, i fuoriusciti dal Pd e il mondo grillino si stanno saldando. Anche chi sta ancora dentro il partito, come Stefano Fassina, non ha problemi ad ammettere pubblicamente che se dovesse votare in quella regione opterebbe per il civatiano Luca Pastorino e non per la candidata ufficiale del partito Raffaella Paita. La Liguria è una regione difficile, dove il numero dei pensionati è alto e i docenti sono tutt altro che pochi. Perciò la grana della sentenza della Corte costituzionale sulla previdenza e il muro contro muro sulla scuola non ci volevano proprio. Renzi, però, non dispera di calmare le acque almeno sul secondo fronte, benché non voglia cambiare l impostazione della «sua» riforma: «Possiamo approvare questo provvedimento anche al Senato, senza mettere la fiducia, ritengo che con qualche modifica si possa contenere il dissenso dei nostri». Anche per questa ragione VUOISUPERAREOGNIRECORD? AFFIDATI AI NOSTRI ESPERTI DI GIOIELLI L asta di Magnificent & Noble Jewels del 12 maggio 2015 a Ginevra ha realizzato il più alto totale mai registrato in un asta di gioielli due esponenti della maggioranza del Pd, le deputate Anna Ascani e Simona Malpezza, ieri si sono fatte vedere alla manifestazione sulla scuola indetta dalle organizzazioni sindacali. Naturalmente, la prudenza di Renzi, in questa fase di campagna elettorale, non equivale a Paio di orecchini pendenti in perle naturali e diamanti, Petochi Stima 245, ,000 CHF Aggiudicatoa3,010,000CHF/2,896,314EURO InostriespertisonoadisposizioneinpreparazionedelleprossimeAste Europee; Magnificent Jewels & Noble Jewels, Geneva 11 novembre, Fine Jewels, Londra 1 dicembre. Per una valutazione gratuita e senza impegno contattare Sara.Miconi@sothebys.com un cedimento a Cgil e Cisl. E infatti la battuta che circolava ieri a Palazzo Chigi a proposito della manifestazione era questa: «C erano più parlamentari che sindacalisti». Tra le regioni in ballo c è anche la Campania. Oggi il premier non sarà a Napoli, perché ha ritenuto di annullare gli impegni presi in quella città: «C è stata una strage, non mi sembra il caso di tagliare nastri», ha spiegato ai collaboratori. Il caso degli impresentabili nelle liste che appoggiano Vincenzo De Luca è comunque un problema per Renzi, dal momento che l attenzione mediatica si è tutta incentrata su questo. «Noi avevamo depennato dalle file dei candidati del Pd tutti i casi discutibili e nottetempo si sono inventati delle liste piene di gente che io non voterei mai», è stato lo sconsolato commento del presidente del Consiglio. Ma questa è la situazione e con questo stato di cose Renzi deve fare i conti. Perciò, il premier in questi giorni sta invitando gli esponenti del Pd che hanno una buona immagine e una certa presa presso l elettorato del centrosinistra ad andare sia in Liguria che in Campania per sostenere i candidati «democrat». Renzi teme che i «vecchi big» e una certa minoranza che «ragiona solo in termini di corrente» giochino la partita di far perdere il Pd per «intaccare l immagine del governo, del partito e, soprattutto, la mia». E se la prende con quelli che hanno lasciato i «Democrat»: «Hanno tradito gli elettori». E intanto a Palazzo Chigi si monitorano degli altri che potrebbero andarsene. Magari a pochi giorni dalle Regionali. Che cosa farà, per esempio, Fassina, dopo che la Camera avrà approvato la riforma della scuola alla quale lega la sua permanenza o meno nel Partito democratico? L esponente della minoranza ha lasciato intendere che con lui potrebbero dare l addio anche alcuni circoli del Pd capitolino. Nel Lazio non si vota, ma un eventualità del genere sarebbe senz altro una botta all immagine del Pd di rito renziano. 518 i giorni dall elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd. Ha assunto la carica il 15 dicembre 2013, succedendo a Guglielmo Epifani 449 i giorni da cui è in carica il governo Renzi. L esecutivo ha prestato giuramento al Colle il 22 febbraio 2014, il 24 e il 25 febbraio ha avuto la fiducia delle Camere 7 le Regioni al voto il 31 maggio: 5 sono state governate dal centrosinistra mentre il centrodestra ne ha amministrate due (Veneto e Campania) 17 i Comuni capoluogo al voto per le Amministrative del 31 maggio (ballottaggio il 14 giugno): in 11 aveva vinto in precedenza il centrosinistra, in 6 il centrodestra

9 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio Primo piano Verso il voto Il fronte dem di Marco Cremonesi MILANO Eppure, qualche cosa di più, forse, si poteva fare: crederci, per esempio. «Anche questa volta abbiamo considerato il Veneto una Regione perduta». Lo dice Laura Puppato, oggi senatrice dem, nel 2012 competitor di Matteo Renzi alle primarie del Partito democratico. Il sondaggio sulle Regionali in Veneto pubblicato sul Corriere della Sera di ieri vede la sfidante del centrosinistra, Alessandra Moretti, molto indietro rispetto al governatore uscente Luca Zaia. Nonostante Renzi nella pubblica opinione continui a cavalcare l onda, mentre il centrodestra «classico», quello che governa la Regione dal 1995, è oggi assai spezzettato. Il dubbio, dice Puppato, è che «qui il Partito democratico da tempo abbia semplicemente rinunciato a pensare di poter vincere». In realtà, lo ha fatto supporre lo stesso Renzi. Quando se ne è uscito, giorni fa, con una gaffe illuminante: «Le Regionali finiranno sei a uno». In cui l uno sta per il Veneto. Lei, Alessandra Moretti, sembra L accusa La senatrice Puppato: «Anche questa volta l abbiamo considerata una Regione perduta» Tra il pessimismo del leader e la scheda bianca di Camusso La solitudine di Moretti La candidata pd in Veneto: il 6 a 1 di Renzi? Solo una battuta doctor fiorentino e uomo di fiducia di Renzi inviato a raddrizzare la situazione: «Se i sondaggi fossero le elezioni, oggi Ed Miliband sarebbe il premier inglese». Il comunicatore ritiene che oggi sia «difficilissimo» interpretare l opinione pubblica veneta con i sondaggi perché il «quadro non ha precedenti né paragoni». Questo perché «molte delle liste sulla scheda, fino a non molto tempo fa non esistevano». E anche perché «il Veneto ha di gran lunga più liste civiche che ogni altra Regione. Ma le civiche sono difficili da valutare. Spesso la gente non ne conosce neppure il nome: vota l amico o la persona di fiducia, e punto». Inoltre, «qui più che altrove esiste l abitudine. Il centrodestra è al governo da La campagna Matteo Renzi, 40 anni, con Alessandra Moretti, 41, insieme a Mestre (Ve) il 3 maggio molti anni e si ritiene che continuerà ad esserlo. Ma nel concreto, una volta alle urne, i veneti daranno una risposta molto diversa». Puppato, però, avanza un ipotesi peggiore della semplice sfiducia nella vittoria: «Abbiamo costruito una dirigenza che pensa più che altro a ritagliarsi un proprio ruolo di minoranza». Specialisti nella gestione della sconfitta, più che nella costruzione della vittoria. A dire il vero, anche qui lo stesso Renzi nella sua puntata a Mestre per sostenere la Moretti e Felice Casson lo aveva detto, parlava di Venezia, senza troppe metafore: nel passato il Partito democratico «ha fallito». Per poi plaudire alla capacità del partito stesso di «ammettere i propri errori». Roger De Menech è il segretario del Pd veneto. Anche lui ammette che «fino a un certo momento qui c è stata poca vocazione alla scommessa. Ma il clima oggi è davvero un altro e sarebbe ingeneroso non vederlo». Alle urne Il 31 maggio si vota in 7 Regioni: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto In Veneto corrono: il governatore uscente Luca Zaia (Lega e FI), Alessandra Moretti (Pd e centrosinistra), Flavio Tosi (fuoriuscito dalla Lega con il sostegno di Ap), Jacopo Berti (M5S), Laura Di Lucia Colletti (Altro Veneto), Alessio Morosin (Indipendenza Veneta) Il caso La battaglia nei dem sul concetto di «impresentabili» di Monica Guerzoni N el variegato mondo del Pd, anche quella degli «impresentabili» è una questione di punti di vista. Rosy Bindi è preoccupata. Tanto da aver avviato una verifica sulla corrispondenza tra i curricula dei candidati e il codice di autoregolamentazione, che la commissione parlamentare approva di prassi alla vigilia delle urne. Luca Lotti, invece, non è preoccupato. «Io conosco bene la lista Pd della Campania e non vedo impresentabili commenta il sottosegretario a Palazzo Chigi Il Pd in tutta Italia ha fatto liste presentabili, votabili... Quindi chi in Campania vuole votare persone votabili, può votare Pd e può votare De Luca». Da «impresentabili» a «votabili» dunque, questione di punti di vista. Quello di Rosy Bindi è che la politica deve arrivare prima della magistratura, selezionando con occhio vigile la propria classe dirigente invece di accorgersi a liste compilate che qualcosa (o qualcuno) Il procuratore Roberti (Antimafia): «Il discrimine per le candidature è il rinvio a giudizio» averla presa da sportiva. E commenta: «Giusto una battuta. Chi conosce Renzi, sa bene che lui non lascia niente a nessuno». Una pennellata sul leader, anche. Ma soprattutto un modo per dire che la Regione non è affatto perduta. Assai peggio di Renzi, e certamente in modo ben più mirato, ha fatto nei giorni scorsi il segretario della Cgil Susanna Camusso. Che a Mestre ha detto di rendersi conto «dell imbarazzo e della difficoltà che hanno in tanti» di fronte alle Regionali. Un messaggio forse più destinato a Renzi che alla Moretti. Ad ogni, modo, il consiglio è stato: «Piuttosto che non votare, meglio annullare la scheda». Una torpedine. Un siluro probabilmente senza precedenti. E così, Moretti si è ritrovata davanti non soltanto l atteggiamento liquidatorio del centrodestra (Matteo Salvini non manca mai di attribuirle come elettorato d elezione «le estetiste»). Ma anche una certa sufficienza se non peggio da parte del centrosinistra. E lei, che deve fare? Tiene botta. Il siluro della Camusso è il «classico esempio di quella sinistra tafazzista che si fa male da sola». E se le si chiede se sia soddisfatta del sostegno che le ha fin qui riservato il Partito democratico, risponde di essere «felice soprattutto dello spirito e del sostegno che vedo nelle persone, ogni giorno di più. Le stesse persone che il 31 maggio faranno una grossa sorpresa a tanti». Lo pensa anche Patrizio Donnini di Dotmedia, spin non va. «Un tempo sulle candidature i partiti facevano da filtro, ora tutto questo è saltato» osserva sconfortata Rosaria Capacchione. La senatrice «dem», sotto scorta per le sue inchieste sulla camorra, approva lo screening, ma bacchetta: «Bisognava farlo un po prima». L Antimafia vorrebbe vagliare nomi e storie prima del 31 maggio e la presidente Bindi è consapevole dell enormità del lavoro: «I candidati sono moltissimi. Ci soffermeremo sulle Regioni che presentano maggiori criticità. Alla luce del nostro codice, più rigoroso della Severino, prenderemo in esame i profili». Nell attesa della guida alle liste pulite, il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti invita i partiti ad attenersi a quel codice di autoregolamentazione che loro stessi hanno firmato: «Il discrimine per determinare se una persona è candidabile è il rinvio a giudizio». E chi è «solo» indagato? «È teoricamente candidabile, ma qui entra in discussione anche la scelta e l etica dei partiti». Roberti tocca il punto nevralgico: in politica l etica dovrebbe arrivare prima degli avvisi di garanzia. La Bindi condivide e si augura che l Antimafia approvi presto «un codice che prescinda dai provvedimenti della magistratura».

10 10 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano La regione In Puglia il centrodestra schiera due candidati: Adriana Poli Bortone, sostenuta da FI, e Francesco Schittulli che ha al suo fianco i fittiani, Ncd e Fratelli d Italia Per il centrosinistra il candidato è Michele Emiliano. Gli altri sfidanti: Antonella Laricchia (M5S), Riccardo Rossi (L Altra Puglia), Gregorio Mariggiò (Verdi) e Michele Rizzi (Alternativa comunista) Verso il voto «Fitto è fuori da Forza Italia» Berlusconi sancisce la rottura Lo show dell ex premier a Lecce. Il ribelle: sei tu chiuso in un bunker DALLA NOSTRA INVIATA LECCE La musica «a palla» c è. Lo sfondo azzurro con l hashtag dedicato (#bentornatopresidente) anche. Ma è la platea di sostenitori che a mezz ora dalla convention di Lecce a sostegno di Adriana Poli Bortone tarda. Mentre l attrice comica Gegia cerca di scaldare la folla per «il grande, il meraviglioso, il superman Silvio Berlusconi». Poi il Palafiera, sapientemente ridotto a metà da una megatransenna, si riempie. Arriva lui. Ed è subito supereroe. Dimentica la febbre, saltella contro i comunisti e infiamma la folla. Promette per quando tornerà al governo una pensione per tutte le mamme. Irride chi vuole votare per il candidato del Pd Michele Emiliano: «È un atto di masochismo». E si scaglia contro Raffaele Fitto: «Qualcuno voleva andare Oltre. Per me è fuori per sempre. Uno che vota contro il partito che lo ha eletto è un tradi-to-re». L ex delfino, che in mattinata aveva postato il video del 2013 in cui Berlusconi lo ricopriva di elogi come «amico dei momenti difficili», replica in diretta: «Al termine di 48 ore di Il caso Disordini ai comizi, polemica Salvini-Alfano «Non mi tutelano. Mi viene il dubbio che a qualcuno impedire i comizi della Lega faccia comodo». Matteo Salvini dopo l ennesima contestazione (ieri a Perugia) va all attacco del ministro degli Interni Angelino Alfano. Che subito replica con i numeri: «Dal 28 febbraio ad oggi, per le iniziative politiche di Salvini in 62 province, sono stati impiegati agenti. È in malafede». flop in Puglia (tra eventi annullati, sale ristrette e sedie vuote) Silvio Berlusconi dice che io sarei fuori. Non si sa bene da cosa. Gli rispondo: sei tu fuori dalla realtà. Fuori dalla rivoluzione liberale e dalle speranze del Peccato. Sei dentro un triste bunker nel quale ti sei voluto rinchiudere». Ma se bunker è stata, la due giorni pugliese, conclusa ieri sera nel resort di Borgo Egnazia, la performance del Palafie- Tra la folla Silvio Berlusconi lascia Bari per recarsi a Lecce dove nel pomeriggio di ieri ha incontrato gli elettori re di Lecce l ha resa tutt altro che triste. I sostenitori di Adriana Poli Bortone, esponente di Fratelli d Italia candidata da Berlusconi in dissenso anche con il proprio partito che si è unito a Fitto, si sono spellati le mani a ogni passaggio del suo discorso. Dall attacco a Matteo Renzi: «Un bravissimo comunicatore che non ha mai sofferto nelle trincee del lavoro, eletto per fare il sindaco della sua bella citta. Un livello diverso: 108 mila voti lui, 120 milioni io. Ma oggi lui si è autocatapultato a Palazzo Chigi e guida un governo che ha una maggioranza strappata con brogli elettorali». All affondo contro le tasse: «Basta con Equitalia e con le tasse sulla famiglia e sul lavoro». Poli Bortone si commuove e si galvanizza. «Siamo l unico centrodestra che esiste. Non abbiamo sottosegretari al governo. Non abbiamo scissionisti. Ma quel Berlusconi che riuscì a sottrarre l Italia ai comunisti». E lui sotto a saltare, insieme a «Giggetto il bulldozer» Vitali, e allo «straordinario pianista jazz» Francesco Paolo Sisto. E Francesca Pascale che lo osanna: «Un discorso straordinario». «Da sindaco ho fatto tanti errori, ma questa città l ho fatta risorgere», grida l ex esponente missina chiamando a raccolta la destra. Berlusconi torna a scagliarsi contro la magistratura «che mi ha attaccato con 65 processi». E invita tutti a votare il 31 maggio: «Data scelta apposta dal governo perché in mezzo al ponte, che attira i moderati ad andare in vacanza». Virginia Piccolillo

11 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio Primo piano Politica e giustizia Anticorruzione, duello tra il Csm e il governo Il parere inviato al plenum: «Gli interventi risultano per la loro disorganicità insufficienti» Il responsabile Giustizia pd: «sconcertante». Il viceministro Costa: urgente riformare il Consiglio ROMA La lotta alla corruzione così non va. I «singoli sporadici e frammentari interventi realizzati, ed in gran parte attualmente solo annunciati dal legislatore, risultano per la loro disorganicità insufficienti». Con questo parere tranciante la VI commissione del Csm che pure non lesina la sufficienza su falso in bilancio e intercettazioni propone al plenum previsto per mercoledì di sottolineare con la matita rossa la legge anticorruzione che la Camera si appresta ad approvare prima delle Regionali. Davanti alle critiche della VI commissione del Csm presieduta dall ex gip di Palermo Piergiorgio Morosini, la maggioranza è compatta nel difendere il programma sulla giustizia, anche perché il parere negativo del Csm è ancorato al vecchio testo anticorruzione del governo e analizza solo per inciso il ddl Grasso riveduto e corretto che sarà votato la prossima settimana. «Questa è la sinistra masochista che straparla», sbotta in pieno Transatlantico il responsabile giustizia del Pd Davide Ermini che si dice «sconcertato per un giudizio incomprensibile e immeritato»: al Csm «dovrebbero chiedere lumi a Francesco Greco e a Raffale Cantone su ciò che stiamo facendo per contrastare la corruzione». Il viceministro della Giustizia, Enrico Costa (AP), fa un passo in più: «Ogni giorno che passa si rafforza l esigenza di riformare il Csm. Le invasioni di campo sono una sfumatura sulle criticità che sono sotto gli occhi di tutti». Ma questo affondo del Csm ha fatto arrabbiare anche il presidente della L intervista ROMA Vicepresidente Giovanni Legnini, molti esponenti dem sono rimasti scioccati dal giudizio emesso ieri dalla VI commissione del Csm. Cosa risponde? «Innanzitutto, si tratta solo di una proposta di parere della VI commissione che non è quella definitiva del Csm. La proposta verrà discussa mercoledì prossimo, e solo quando sarà approvato sarà il parere del Csm. Quindi ogni valutazione critica andrà, nel caso, effettuata dopo la sua approvazione definitiva. Comunque, se c è stato qualche eccesso da parte degli estensori della proposta, mi sembra ci sia anche stato un eccesso nelle reazioni, se si considera che nel testo vi sono diffuse espressioni d apprezzamento su diverse norme contenute del ddl». Le nuove leggi sono migliori oppure no? «Non ho difficoltà a dire che le norme dell anticorruzione e sul falso in bilancio commissione Giustizia Donatella Ferranti (Pd), ex pm ed ex segretario generale del Csm, che parla di «intervento intempestivo e illogico»: «Le critiche costruttive vanno fatte all inizio quando i testi vengono presentati. Non si può mica intervenire quando il Parlamento sta per legiferare. I rilievi del Csm mi sembrano fuori bersaglio». E anche il capogruppo in commissione Walter Verini (Pd) non è tenero: «Il parere non tiene in considerazione i grandi passi in avanti contenuti nel Il presidente dell Autorità palestinese a Roma Abu Mazen incontra Renzi e Mattarella Oggi dal Papa Nella prima delle sue tre giornate a Roma, ieri, il presidente dell Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha incontrato il ministro degli Esteri Gentiloni, poi il capo dello Stato Mattarella (foto LaPresse) e infine il premier Renzi. Sembra scontato che il riconoscimento dello Stato palestinese sia stato tra i temi principali, ma dopo mezz ora di colloquio a Palazzo Chigi non c è stata alcuna dichiarazione. Questa mattina Abu Mazen sarà ricevuto in udienza da papa Francesco in Vaticano, dove domani ci sarà la canonizzazione delle prime due suore palestinesi. Ma Legnini si smarca «E sulle intercettazioni non temiamo le novità» «Però senza mettere limiti per le indagini» Lo scontro Se c è stato qualche eccesso nella proposta, c è stato anche nelle reazioni Le nomine Ne abbiamo fatte più di cento in sei mesi. E questo non era mai accaduto prima vanno nella giusta direzione, costituiscono un indiscutibile e chiaro passo avanti nella repressione dei diffusi fenomeni corruttivi e di ciò si dà atto anche nella proposta, seppur con espressioni un po avare. Il Csm è un organo che, com'è noto, è costituito per i due terzi di componenti togati e per un terzo di laici, eletti dal Parlamento. In ogni caso, la necessità di sostenere il percorso delle riforme è stata più volta espressa dal Consiglio, e diversi punti di vista sono legittimi, soprattutto quando richiamano un esigenza di interventi più organici e di sistema. Devo aggiungere un altra cosa...». Quale? «Che il Csm è un organo di rilevanza costituzionale e, come prevede la legge, può esprimere pareri. Essi possono ovviamente essere anche critici ma ciò deve essere fatto in modo appropriato e consono al suo rilievo istituzionale. Sono convinto che ciò accadrà anche questa volta». Nel parere della VI commissione si parla anche delle norme di delega sulle intercettazioni contenute nel disegno di legge. E su questo come si sono espressi? «Si tratta di un parere sulle norme di delega contenute nel ddl che si esprime positivamente sul fatto che non si intende intervenire per limitare l utilizzo delle intercettazioni utili per le indagini, ma per regolare stabilendo responsabilità e sanzioni la diffusione indiscriminata delle intercettazioni non rilevanti». Quelle relative alla vita privata? «Ovviamente sì, e comunque di tutte quelle irrilevanti. Il Csm non teme novità nel senso che ho detto. Anzi, penso che si debba intervenire presto. Le soluzioni in campo sono diverse: aspettiamo di conoscere ciò che il governo. A me sembra che l opzione preferibile sia quella espressa durante le loro audizioni davanti Chi è Giovanni Legnini, 56 anni, ex parlamentare dem, è vicepresidente del Csm da settembre 2014 In precedenza è stato sottosegretario sia nel governo Letta sia nel governo Renzi provvedimento». Eppure, il Csm dà atto al governo di aver intrapreso la strada giusta su riti speciali, impugnazioni udienza preliminare («Primo promettente segnale»), sulla riparazione del danno («Va valutato con favore»), sulla reintroduzione del reato di falso in bilancio («Positiva novità») anche se per le società non quotate non si ricorrere alle intercettazioni. Sospeso il giudizio sulla prescrizione: «Presenta alcuni aspetti positivi pur con alcuni punti di criticità...». Per la VI commissione, sarebbe opportuno l arresto del decorso del termine prescrizionale un volta che sia stata pronunciata sentenza di condanna di primo grado. E anche sulla limitazione della pubblicazione delle intercettazioni il Csm non disprezza l impostazione del ddl governativo: «Il testo non prevede interventi di riduzione del campo di applicazione dello strumento investigativo...ma semmai indicazioni di ampliamento con riguardo ai reati contro la Pubblica amministrazione». La pagella del Csm al ddl governativo 2798 del 30 agosto (poi spolpato per dare spazio a testi autonomi) ha fatto molto rumore. La bocciatura sull anticorruzione scotta ed Ermini, che è in contatto continuo con il premier Renzi, lancia avvertimento sull ondata di magistrati che stanno andando in pensione: «Dal Csm ci aspettiamo la stessa solerzia, a quasi un anno dall approvazione della legge Madia, per la copertura degli incarichi direttivi che saranno scoperti dal 31 dicembre 2015». Dino Martirano alla commissione Giustizia, dai procuratori Pignatone, Bruti Liberati e Lo Voj. Sono posizioni condivisibili che andranno ulteriormente articolate». Il Csm deve procedere a molte nomine per posti lasciati vacanti. A che punto siete? «Abbiamo fatto più di cento nomine in sei mesi. E questo non era mai accaduto prima. Certo, quelle da fare sono un numero rilevantissimo e questo, governo e Parlamento lo sanno bene. Lavoriamo tutti i giorni per assolvere a questo impegno straordinario che ci è stato assegnato con la norma sulla riduzione dell età pensionabile dei magistrati. Che l entità delle nomine fosse straordinariamente elevata l abbiamo detto più volte». Lei ieri era a Palermo per l insediamento dei nuovi vertici degli uffici. «Sì, insieme al consigliere Morosini, ero all insediamento dei Presidenti del Tribunale e della Corte d appello di quell importantissimo ufficio giudiziario, nomine che abbiamo effettuato con tempestività e larga condivisione. Ho rilevato un clima di unità e serenità,». Ha sentito il capo dello Stato? «Sì, per informarlo della bella giornata palermitana e per consultarmi con lui, come accade di frequente». M.Antonietta Calabrò maria mcalabro Il commento Responsabilità delle toghe Primo ricorso alla Consulta di Luigi Ferrarella n vigore da appena 2 mesi, la legge che amplia I la responsabilità civile dei magistrati finisce già alla Consulta. Perché non solo nei megaprocessi, ma persino in un decreto ingiuntivo da euro tra due aziende agricole, la sua incostituzionalità (prospettata dal Tribunale civile di Verona) rischia di «consentire di censurare qualsiasi valutazione del giudice che risulti non gradita o sfavorevole». Il giudice Massimo Vaccari parte dalla sentenza della Consulta del 1989, che, nel dare l ok all allora legge Vassalli perché «tassativi» erano i casi di colpa grave che in essa fondavano la responsabilità civile, precisò che comunque «debbono ritenersi influenti sul giudizio» le norme che attengono alla «protezione dell esercizio della funzione del giudice nella quale i doveri si accompagnano ai diritti», e che perciò sono «destinate ad influire su ogni processo pendente» davanti a lui. A questo punto Vaccari si Incostituzionalità La richiesta è partita dal Tribunale di Verona su una causa tra due aziende collega alla nuova legge, che ai casi di colpa grave aggiunge il «travisamento del fatto o delle prove»: nozione per lui viziata da «equivocità e indefinibilità» (mantenute dal legislatore nonostante la segnalazione «dei senatori Palma e Colletti)», e foriere di «ampia possibilità di condizionare l esercizio della funzione», e «di determinare di riflesso l indefinito ampliamento della possibilità di un sindacato disciplinare sui provvedimenti». La nuova legge, inoltre, abolisce il filtro di inammissibilità delle infondate azioni civili contro i magistrati, ma non del dovere del Pg della Cassazione di esercitare ogni volta l azione disciplinare: e poiché «non può essere considerata una svista del legislatore», il risultato è che la legge «attribuisce ad una parte la possibilità di influire indebitamente sul corso del giudizio o sulla serenità del giudice, senza preventiva verifica dei suoi assunti». lferrarella@corriere.it

12 12 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera Primo piano La crescita S&P conferma il voto: Italia, bene le riforme L agenzia di rating: il Tesoro fa leva sulla minore spesa per interessi. La previdenza? Una complicazione 0,4 per cento l aumento del Prodotto interno lordo italiano nel 2015 secondo l agenzia di rating Standard & Poor s grazie alla ripresa dell Eurozona e il declino del prezzo del greggio 71,9 per cento l aumento della domanda di mutui ad aprile, secondo le rilevazioni di Crif. È il record degli ultimi cinque anni e il valore è molto vicino ai livelli di domanda registrati nel 2010 ROMA Standard & Poor s promuove l economia italiana perchè crede nella nuova legge elettorale, nel Jobs act e nel programma di riforme del governo Renzi. Preoccupa, però, il buco nei conti aperto dalla Corte costituzionale dopo la sentenza sulle pensioni. Per questi motivi il rating dell Italia a lungo termine rimane un gradino sopra il livello «spazzatura» («junk» ndr): BBB-. E quello sul debito a breve termine è «A-3». L outlook, vale a dire la previsione sul futuro, è stabile. L agenzia di rating spiega così le sue valutazioni: «Prevediamo che la ripresa economica sia sulla giusta strada per il 2015 (con il Pil a +0,4%), soprattutto sulla spinta di fattori esterni, come la ripresa dell eurozona, il deprezzamento dell euro e il declino dei prezzi del greggio, con il Pil reale atteso in accelerazione all 1% in media nel ». «Alla luce dei dati appena pubblicati sul primo trimestre del 2015 precisa S&P la crescita potrebbe essere maggiore di quanto attualmente prevediamo se il risultato del primo trimestre, con una crescita destagionalizzata dello 0,3%, trimestre su trimestre, verrà mantenuta». Comunque l economia è vincolata, per l Agenzia, «dalla debolezza delle prestazioni del Pil reale e nominale e dalla sua erosa competitività che stanno minando la sostenibilità della sua posizione di finanza pubblica e il suo largo indebitamento». Tra le critiche «la strategia di consolidamento di bilancio nel 2015» che «appare basarsi più sulla riduzione della spesa per interessi piuttosto che sul miglioramento del saldo primario». Inoltre «la recente decisione della Corte costituzionale, che ha bocciato il blocco dell indicizzazione delle pensioni (nel decreto Salva Italia del 2011 ndr) commenta S&P potrebbe complicare il raggiungimento degli obiettivi di bilancio». A rendere ottimista Standard & Poor s sono le riforme: Inghilterra nella Ue Carney: subito il referendum Il Governatore della BoE, la banca centrale britannica, Mark Carney (nella foto), ha chiesto che il referendum sulla permanenza di Londra nella Ue, promesso dal premier Cameron nel 2017 venga fatto «nel tempo più rapido possibile», perché è «nell interesse di tutti avere più chiarezza sul processo, il quesito e la decisione» Sul «Guardian» Letta: rischio caos con l uscita di Londra, Europa più flessibile La proposta L ex premier Enrico Letta opo la consultazione elettorale Brexit (l uscita della Gran Bretagna «D dalla Ue, ndr.) è un ipotesi concreta. Per evitarla serve un Europa a due velocità». Parole e pensieri dell ex presidente del Consiglio Enrico Letta in un commento pubblicato ieri dal quotidiano inglese «Guardian». Secondo il predecessore di Matteo Renzi a Palazzo Chigi per evitare che il Regno Unito valuti l opportunità di smarcarsi definitivamente da Bruxelles («una decisione che potrebbe determinare il caos, l instabilità sistemica nei mercati globali») è necessaria dividere l Unione europea in due. Da un lato i 19 Paesi che hanno la moneta unica, «che dovrebbero accelerare l integrazione in diversi ambiti, tra cui quello politico». Dall altro i restanti nove che potrebbero rimanere in una posizione più defilata. «Sarebbe una soluzione win-win, capace di rilanciare il progetto europeo», sostiene Letta. Perché consentirebbe al Regno Unito di rimanere nell alveo dell Unione Europea senza tuttavia restare «incatenata» alla sua agenda federalista «con i vantaggi dell adesione a un mercato unico in un mondo sempre più multipolare». in particolare l adozione della nuova legge elettorale «potrebbe migliorare l efficienza del processo legislativo italiano e, insieme alle riforme del mercato del lavoro e delle banche popolari, testimonia della determinazione dell amministrazione del primo ministro Renzi a continuare nell attuazione del suo programma». Se questo avverrà «integralmente», tale azione «potrebbe contribuire a elevare il potenziale di crescita del Pil nel corso dei prossimi anni sostengono gli analisti dell Agenzia e potremmo considerare anche di elevare i rating dell Italia». Buone notizie anche sul fronte interno: secondo il ministero dell Economia le entrate tributarie e contributive del primo trimestre di quest anno evidenziano nel complesso un aumento del 2,5% ( milioni), rispetto ai primi tre mesi del La ritrovata energia dell economia é confermata da un altro dato: ad aprile é stato registrato un record nelle domande di mutuo (+71,9%) da parte delle famiglie, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, secondo il barometro Crif (la società specializzata in sistemi di informazioni creditizie ndr). Con questo andamento saremmo molto vicini ai volumi precrisi del 201o. Francesco Di Frischia

13 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio 2015 PRIMO PIANO 13 3 I miliardi di euro al momento disponibili per il pagamento degli arretrati ai pensionati. Vengono da tesoretto e spending review Retroscena I conti della sentenza pensioni, governo cauto sui rimborsi Renzi: restituiremo una parte di questi soldi, nei prossimi giorni e mesi Il profilo Il ministro dell Economia Pier Carlo Padoan, 65 anni. In passato ha ricoperto il ruolo di capo economista dell Ocse ROMA «Restituiremo una parte di questi soldi». «C è un modello da ripensare, lo faremo nel corso dei prossimi giorni e dei prossimi mesi». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi conferma che, anche se il decreto del ministero dell Economia è pronto, il governo è orientato a rinviare a dopo le elezioni di fine mese la soluzione del caso pensioni, con la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco della rivalutazione degli assegni deciso dal governo Monti. Una linea, quella del rinvio, che presta il fianco alle critiche del leader della Lega Matteo Salvini: «Se non rispetta la sentenza Renzi è fuorilegge e noi siamo pronti a bloccare il Parlamento». Ma sembra il male minore. Il decreto messo a punto dai tecnici dell Economia lascerebbe fuori da ogni rimborso circa 2 milioni di pensionati. Uno su tre fra quelli che si sono visti bloccare la rivalutazione. E la restituzione tenderebbe rapidamente a zero una volta superata la soglia dei euro lordi al mese. Con il voto alle porte non sarebbe il massimo. I numeri rimarranno più o meno questi, ma il decreto legge vero e proprio dovrebbe arrivare più in là. C è però da risolvere un altro problema, più urgente. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli annunci di ricorso da parte di varie associazioni, ieri è stata la volta del Codacons che ha parlato di class action. Dal Consiglio dei ministri di dopodomani potrebbe uscire un provvedimento o anche delle semplici linee guida per «sterilizzare» indirettamente i ricorsi, dando un margine di tempo all Inps per completare tutte le elaborazioni necessarie. Con l impegno a garantire quel principio della progressività (dare di più a chi ha un assegno basso, meno a chi ha un assegno alto) invocato dalla Corte costituzionale. In ogni caso il governo è orientato a un intervento parziale, circa 3 miliardi di euro sugli 11 necessari per la restituzione di tutti gli arretrati. Non è solo una questione di coperture difficili. Ma anche un tentativo di riequilibrio fra generazioni, visto che gli assegni futuri di chi oggi lavora o ancora studia saranno molto più bassi di quelli attuali. Non a caso anche ieri l Inps di Tito Boeri ha messo in fila nuovi dati sul peso e sull equilibrio del sistema pensionistico. Solo per i dipendenti pubblici, nel 2014 gli assegni sono costati 65 miliardi di euro, lo 0,75% in più rispetto all anno precedente. In media i dipendenti pubblici prendono euro, il 72% in più dei lavoratori del privato. Il 96% delle pensioni dei ferrotranvieri, poi, è superiore a quanto dovuto sulla base dei contributi versati, il sistema da usare per le (magre) pensioni del futuro. Lorenzo Salvia lorenzosalvia La spinta del Tesoro, i dubbi di Palazzo Chigi Sotto la lente il rischio ricorsi. La gestione del deficit e il negoziato con Bruxelles La vicenda La Corte costituzionale ha bocciato la norma del governo Monti che bloccava la rivalutazione delle pensioni superiori ai euro al mese. Il governo ha annunciato che modificherà il blocco della rivalutazione per rispettare la sentenza. Ma l operazione sarà fatta minimizzando l effetto sui conti pubblici. Restituire tutti gli arretrati a tutti i pensionati costerebbe 11 miliardi di euro. Al momento i miliardi disponibili sono circa 3: saranno privilegiati gli assegni più bassi. ROMA I 4 mila passi che separano via XX Settembre, sede del Tesoro, da Palazzo Chigi non sono mai sembrati così faticosi al ministro dell Economia, Pier Carlo Padoan. La vicenda delle pensioni, con la sentenza della Consulta, esplosa a pochi giorni dall atteso via libera di Bruxelles sui conti pubblici, sta segnando forse il momento più difficile nel suo rapporto con Matteo Renzi. Il politico e il tecnico hanno trovato molto presto una modalità di lavoro, la cui chiave è stata la netta suddivisione dei ruoli. Nessuna fuga in avanti da parte di Padoan, sempre intento a tessere in silenzio la tela delle relazioni con l Unione europea, terreno su cui si muove con scioltezza, forte della sua esperienza e familiarità con i burocrati di Bruxelles. Da parte sua il premier ha riservato per sè (come fa del resto con tutta la squadra di governo) la parte degli annunci politici, cui ha saputo dare, di volta in volta, la veste comunicazionale più accattivante. È così che dal primo Matteo Renzi a petto in fuori, deciso a superare i vincoli del 3% del rapporto deficit/pil si è passati a un premier più compassato nelle dichiarazioni ma molto deciso a ottenere dall Ue l allentamento dei vincoli di bilancio: uno spartito che Padoan ha suonato, facendo lo slalom tra le norme sulla flessibilità. Eravamo a questo punto quando la sentenza sulle pensioni ha infranto il delicatissimo equilibrio delineato nel Def (Documento di economia e finanza), sul quale Padoan aveva già ottenuto in via informale il beneplacito di Bruxelles. In quel Def c era già il massimo dell azzardo consentito all Italia, rappresentato plasticamente da quel «tesoretto» da 1,6 miliardi che Renzi aveva voluto tenersi per animare un po la campagna elettorale. Ma soprattutto dal rinvio del pareggio di bilancio dal 2015 al 2016, prescritto dal Fiscal Compact, con il mancato rispetto della «regola del debito», su cui Bruxelles doveva esprimersi cinque giorni dopo la pubblicazione della sentenza. Tra un Renzi furioso per il brusco cambiamento di clima in fase preelettorale e Bruxelles in fibrillazione per l ennesima grana dell Italia, Padoan ha mantenuto la calma cercando una soluzione che salvasse capra e cavoli: usare il «tesoretto», aggiungerci un altro miliardo e mezzo, chiudere la partita al più presto, prima che il quadro generale che oggi ci vede favoriti, tra fattori esogeni e ripartenza del Pil, possa volgere in negativo e rendere tutto 3 per cento il vincolo di Maastricht nel rapporto tra decifit e Prodotto interno lordo di un Paese. Soglia oltre la quale s incorre in una procedura di infrazione da parte della Commissione europea 65 miliardi di euro il montante complessivo di assegni pensionistici pagati agli ex dipendenti pubblici nel Lo 0,75% in più rispetto all anno precedenti secondo i dati dell Istituto di previdenza più difficile. L obbligo imposto da Bruxelles di utilizzare solo la flessibilità già concessa, offre peraltro al governo una buona motivazione per ridurre al minimo l importo della restituzione dovuta ai pensionati. Tutto questo si è tradotto per Padoan in una richiesta pressante di fare presto che si è scontrata con l esigenza del premier di non dare messaggi negativi in piena campagna elettorale. Il massimo del dramma si è registrato quando qualcuno, a Palazzo Chigi, ha fatto balenare l idea di rinviare tutto a settembre in sede di legge di Stabilità. Un ipotesi tramontata: a settembre si regolerà solo la partita degli adeguamenti degli assegni futuri, mentre sugli anni passati s interverrà ora con decreto. Anche per evitare che la sentenza dispieghi i suoi effetti. Come? Al Mef lo sussurrano: «Se non agissimo presto, qualsiasi pensionato incassando la prima pensione dopo la sentenza della Consulta potrebbe sentirsi in diritto di ricorrere perché la stessa non ha avuto applicazione». Un motivo di più per correre. «L esercizio è a buon punto ha dichiarato ieri il capo di gabinetto del Tesoro, Roberto Garofoli a margine di un convegno e non escludo che nei primissimi giorni della settimana prossima, ci possa essere in Consiglio dei ministri l intervento normativo». Tradotto: il Mef presenterà il decreto. Poi sarà Renzi a decidere come e quando approvarlo. Antonella Baccaro Il presidente Bundesbank Weidmann: Grexit gestibile L effetto contagio di un Grexit (uscita della Grecia) nell Eurozona sarebbe ora «più gestibile», ma altri Paesi potrebbero seguire l esempio di Atene, e dunque la «variante ideale» è che la Grecia «presenti velocemente riforme convincenti» e assuma la sua responsabilità per l Ue. Parole e pensieri del presidente della Bundesbank Jens Weidmann in un intervista al quotidiano tedesco «Handesblatt». «È chiaro che la capacità di resistenza dell Eurozona è oggi maggiore del momento apicale della crisi. E i mercati hanno anche capito che il problema della Grecia dipende da colpe proprie», ha aggiunto. La parola METODO RETRIBUTIVO È un metodo di calcolo della prestazione pensionistica basato sulla retribuzioni percepite dal lavoratore nell arco della sua vita lavorativa. Attraverso questo metodo l assegno di quiescenza del lavoratore è determinato prendendo come riferimento le retribuzioni che l interessato ha percepito lungo un periodo di tempo immediatamente precedente l accesso alla pensione. La prestazione finale è calcolata come somma di diverse quote, ciascuna relativa ad un periodo di anzianità diversa.

14 14 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera INSIEME A NOI FAI CRESCERE IL PAESE Investi in obbligazioni Autostrade per l Italia Prima di aderire leggi il prospetto disponibile presso Autostrade per l Italia, i collocatori, Borsa Italiana o

15 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio Esteri Chi è Paolo Gentiloni, è ministro degli Esteri dal 31 ottobre del 2014 e deputato in Parlamento, eletto a Roma Fa parte della Direzione nazionale del Partito democratico Laureato in Scienze politiche, è giornalista professionista E stato coordinatore della campagna dell Ulivo per le elezioni politiche del 2001 e poi ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Prodi ( ) 11,8 Per cento la quota che spetterebbe all Italia nella distribuzione dei migranti secondo il piano Ue 7 I centri di smistamento migranti che dovrebbero essere realizzati in territorio italiano L INTERVISTA PAOLO GENTILONI «Incursioni mirate e azioni navali Così agirà la missione Ue in Libia» Onorevole ministro, come agirà concretamente la missione Ue contro gli scafisti? «Il comunicato finale del Consiglio europeo indica chiaramente l obiettivo: Prendere misure sistematiche per individuare, fermare e distruggere le imbarcazioni prima che siano usate dai trafficanti. Le modalità non le definisce il ministero degli Esteri. Non saranno operazioni di bombardamento da aerei o da navi in mare dei barconi e non sarà un intervento di occupazione con boots on the ground, forze militari sul terreno. Escluso ciò, restano un enorme lavoro di intelligence teso a individuare i trafficanti, le operazioni navali di sequestro e confisca in mare dei mezzi una volta salvati i migranti e incursioni mirate sulle coste. Per questo è essenziale avere una risoluzione Onu: lo richiedono anche solo il sequestro e la confisca al largo o l eliminazione a riva dei mezzi». Settegiorni SEGUE DALLA PRIMA Perché è vero che non c è ancora un accordo tra i Paesi comunitari sull equa distribuzione degli «asilanti», ma è altrettanto vero che intanto è passato il principio di reciproca assistenza, prima breccia nel muro di Dublino. Tutto ciò mentre la diplomazia del Vecchio Continente è all azione per dare il via alla missione militare, siccome finalmente come ha detto in un vertice del Ppe a Berlino il ministro della Difesa tedesco «il fronte a Sud è da considerarsi strategico quanto il fronte a Est. L immigrazione, infatti, oltre a essere un problema umanitario è un serio rischio per la sicurezza europea. Dunque è un problema di tutti». E tutti sono all opera a Bruxelles, dove si sta preparando l intervento per contrastare il flusso proveniente dalla Libia: da mesi sono allo studio le linee di comando, le opzioni militari e i rischi derivati dagli effetti collaterali. In attesa della Paolo Gentiloni è attento nell uso delle parole. Troppe cose sono state dette negli ultimi giorni a proposito della missione anti trafficanti, che i leader europei hanno chiesto a Federica Mogherini di preparare sul doppio fronte, quello operativo interno alla Ue e quello diplomatico internazionale al Palazzo di Vetro. «Entro il mese spiega il ministro degli Esteri capiremo se la risoluzione del Consiglio di sicurezza va a buon fine. I due snodi essenziali sono: rassicurare i membri permanenti che il riferimento al Capitolo 7, cioè il ricorso all uso della forza, non prelude a interventi militari in Libia, motivo di forte preoccupazione per Mosca e Pechino. Noi sappiamo bene di non avere intenzioni del genere. Ma Lavrov a Mosca mi ha sottolineato la necessità che la risoluzione sia molto chiara su questo punto. Secondo snodo, l ingaggio delle autorità libiche a questo tipo di intervento, a partire dal Parlamento di Tobruk. Sapendo che in Libia non c è un solo governo e quindi nulla è semplice su questo piano». Quali tempi invece prevede per il via definitivo della Ue alla missione? «Il progetto verrà sottoposto ai ministri degli Esteri e della Difesa lunedì. L Italia è tra i Paesi che si augurano la sua immediata approvazione. Ci siamo candidati a guidarla, offrendo anche Roma come sede del comando. Penso che il passo finale sarà quello del Consiglio europeo di fine giugno». Siamo sulla buona strada per risolvere il problema immigrazione? «Il naufragio di un mese fa avrebbe potuto essere un naufragio dell Europa. Invece ha provocato un suo risveglio politico e il ruolo dell Italia è stato decisivo. Nessuna singola misura può risolvere una volta per tutte il problema dei migranti. Sarà permanente nei prossimi Il deterrente Adesso si mira a inserire tra i caveat «l inseguimento fino a terra dei trafficanti» decenni, basta guardare i divari di reddito e demografici tra Europa e Africa, le crisi e le guerre. Non illudiamoci di poterlo cancellare, possiamo solo lavorare per regolarlo. E su questo sono stati fatti passi in avanti: più impegno nei Paesi d origine, più cooperazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, responsabilità collettiva nell accoglienza dei rifugiati. L unica cosa che l Italia non può fare, checché ne dicano alcuni nel dibattito interno, è pensare di affondare i migranti con tutti i barconi, o lasciarli al largo a morire, come avviene in questi giorni tra Myanmar e Thailandia. Questa roba in Europa non può esistere». Ma i passi in avanti sono ancora solo una proposta della Commissione. «Sono state fissate quote per Paese, quanto ai migranti in arrivo da Paesi terzi. C è ancora da quantificare la quota di rifugiati che sono già in Europa, cioè in Non ci saranno bombardamenti da aerei o da navi in mare e non ci sarà alcun intervento di occupazione con forze militari sul terreno Italia e in Grecia, da redistribuire fra i partner. Comunque è la prima volta che si afferma il principio di condividere l accoglienza dei migranti. Certo è ancora una proposta, ma nasce dalla decisione del Consiglio europeo straordinario chiesto da Renzi il 23 aprile». La visita di John Kerry e i colloqui con Putin, dopo quasi due anni di blackout nei rapporti di vertice tra Mosca e Washington, sono un cambio di passo spettacolare nella condotta americana. Danno ragione alla linea italiana, che non ha mai voluto interrompere il dialogo con Mosca? «Ho detto a Kerry al vertice Nato in Turchia, dov è arrivato subito dopo Sochi, che l Italia ha molto apprezzato la sua iniziativa. Come il Segretario di Stato mi aveva spiegato, anticipandomi alcune settimane fa l intenzione di incontrare Putin, non si tratta di un ritorno al business as usual pre Ucraina, ma del tentativo di riaprire un canale di comunicazione. Il suo messaggio è che la discussione sull Ucraina è stata costruttiva anche se attesa alla prova dei fatti sul pieno rispetto degli accordi di Minsk da parte di Mosca. Oltre a questo, era fondamentale per gli Usa consolidare la disponibilità russa a collaborare sulla trattativa nucleare con l Iran, dove Mosca svolge da mesi un ruolo rilevante e positivo, sulla Siria e sulla Libia». Paolo Valentino Come è nata la «cabina di regia» italiana Quando Merkel disse: «Dovete chiudere Mare Nostrum» La partita (vinta) di Roma per prendere in mano il dossier In fuga dalla Birmania I Rohingya alla deriva «Respinti 6 mila migranti» Barconi carichi di migranti Rohingya partiti dalla Birmania e respinti dalla Malesia, dalla Thailandia e dall Indonesia sono alla deriva nel mare delle Andamane e vagano in cerca di un approdo. Circa seimila i migranti abbandonati nelle acque dell Oceano Indiano, stimano le Nazioni Unite. Esausti e disidratati, mille migranti in fuga dalla persecuzioni in Birmania e dalla fame in Bangladesh sono invece riusciti ad approdare ieri sulle coste indonesiane (nella foto Afp, migranti Rohingya, la minoranza musulmana perseguitata in Birmania) Regole Il «regolamento di Dublino II», emanato nel 2003, mira a determinare con rapidità lo Stato europeo competente a esaminare una domanda d asilo: di solito si tratta del primo Stato Ue nel quale il richiedente asilo ha messo piede. L Italia vuole cambiare questo sistema risoluzione alle Nazioni Unite si mira a inserire tra i caveat «l inseguimento fino a terra dei trafficanti»: un deterrente per far capire agli scafisti che non potranno pensare di agire impunemente. Certo, servirà l ok dell Onu che passerà (anche) dal consenso del governo di Tobruk, con cui è stato avviato il dialogo per arrivare al negoziato. È toccato alla Mogherini il primo approccio, è l Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri che ha avuto un colloquio a New York con l ambasciatore libico al Palazzo di Vetro, mentre attraverso canali politici e diplomatici Londra esorta Roma ad assumersi direttamente la responsabilità del dossier. Così sta per materializzarsi quel «rischio che nasconde un opportunità», come disse il ministro dell Interno a Renzi, quando il premier voleva tenersi a distanza dal problema: «Perché comunque si affronti la questione immigrazione, si beve». Ma alla fine il capo del governo ha convenuto con Alfano, dato che «il rischio» della missione nasconde «l opportunità» di prospettare per l Italia un ruolo di potenza regionale, con il Mediterraneo come sfera di influenza: «Non si è leader di politica interna senza un ruolo in politica estera». D altronde Renzi deve far di necessità virtù, visto che Obama ricevendolo alla Casa Bianca disse che gli Stati Uniti erano «pronti a dare una mano» sulla Libia, ma che «quel problema dovrete affrontarlo voi». La «cabina di regia» italiana nella soluzione diplomaticomilitare del caso libico è la conseguenza della soluzione comunitaria che si sta trovando sul dossier immigrazione. E non c è dubbio che il passaggio determinante si è avuto durante il semestre di presidenza guidato da Renzi, quando Alfano che si sentiva lasciato solo a Roma disse ai partner europei: «Non ci potete lasciare soli». Furono giorni difficili, con la Merkel che insisteva: «Dovete chiudere Mare Nostrum», perché l operazione era considerata un fattore di «pull factor», che incoraggiava le partenze dei barconi e faceva il gioco dei trafficanti. Il titolare del Viminale assicurò il suo impegno tra lo scetticismo dei colleghi e le critiche del ministro dell Interno tedesco: «Non vi attenete alle regole di Dublino». «Non è così», fu la risposta: «Però riteniamo quelle regole ingiuste e da cambiare». «Su questo concordo», disse de Maizière. Da lì ebbe inizio la trattativa sulla missione Triton che Renzi assecondò malgrado le resistenze nel suo partito consapevole ormai che un problema di politica estera non poteva restare confinato a un problema di politica interna. Triton fu il primo segno di una presa di coscienza collettiva dell Europa, «che fino ad allora come sostiene Alfano aveva solo saputo portare i fiori a Lampedusa». Da allora il premier italiano ha esposto se stesso e il suo governo, e dopo l ennesima strage del mare ha chiesto e ottenuto il vertice d emergenza, «evento disse in Consiglio dei ministri capitato solo ai tempi dell Undici settembre». Ora che l Europa ha potenziato Triton, ora che lavora per una risoluzione all Onu, ora che definisce i piani d intervento militare, ora la stessa Europa si prepara a litigare sulle quote di accoglienza, con i Paesi più piccoli pronti a fare resistenza, a fronte dell Italia che mira a redistribuire tra i 20 e i 50 mila migranti negli altri Stati dell Unione. Eppure anche questa lite è una buona notizia, perché il principio è passato, perché si è di fatto riconosciuto che le regole di Dublino non hanno funzionato e vanno cambiate. Non sarà la soluzione del problema, forse nel breve periodo la svolta non verrà percepita dall opinione pubblica. Ma insieme alle mappe militari c è oggi una rotta politica tracciata in Europa anche dall Italia. Francesco Verderami

16 16 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera

17 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio 2015 IL RACCONTO IL NAUFRAGIO DEL 18 APRILE ESTERI 17 Noi, sopravvissuti della stiva Tragedia Nella notte del 17 aprile il peschereccio salpa dalle coste libiche con un carico stimato di oltre 800 persone Verso mezzanotte il barcone, che si trovava a circa 100 chilometri a nord della costa libica e 200 a sud dell isola di Lampedusa, ha inviato una richiesta di aiuto Il Comando generale delle Capitanerie di porto ha intimato al mercantile portoghese King Jacob, che si trovava nei pressi, di raggiungere il barcone e prestare soccorso Secondo la ricostruzione della Procura di Catania, il naufragio sarebbe dovuto a due cause: lo spostamento dei migranti sull imbarcazio ne, che era sovraffollata, e l errata manovra dello scafista che l ha portata a collidere con il King Jacob dal nostro inviato Giovanni Bianconi Una grande bara La Procura di Catania non chiede il recupero del relitto, che si trova a 375 metri di profondità CATANIA Il peschereccio in ferro e legno «di colore blu-azzurro», lungo 22 metri, largo 8 e alto altri 8, è diventato una grande bara a 375 metri di profondità, con centinaia di salme. Una sorta di fossa comune nel Mediterraneo, che inquirenti e investigatori hanno potuto vedere attraverso i filmati della Marina militare; la Procura di Catania non chiederà il recupero del relitto, per le indagini non è necessario. Molti cadaveri sono chiusi nella stiva dov era stipata parte dei circa 800 migranti partiti dalla Libia la notte del 17 aprile. Uomini, donne e bambini ammassati lì sotto sono morti tutti, tranne due: superstiti per caso, grazie alla «fortuna» di essersi sentiti male durante la traversata. Due dei 28 salvati in mezzo all ecatombe dei sommersi nel naufragio più grave della storia dell immigrazione, consumatosi un mese fa. Le loro testimonianze, rese prima ai poliziotti della Squadra mobile e del Servizio centrale operativo, poi ai magistrati, sono agli atti del procedimento a carico del «capitano» Ali Malek Mhammed, tunisino di 27 anni, e del suo presunto aiutante, Bikhit Mahmud di 25, arrestati dopo l approdo in Italia, per i quali la Procura si appresta a chiedere il giudizio immediato. Uno dei due sopravvissuti si chiama Zemen, ha vent anni, è un eritreo che viveva con la famiglia in Etiopia e a febbraio è partito per il Sudan con dieci amici. Da lì si sono spostati in Libia, pagando ciascuno dollari. Dovevano imbarcarsi subito verso l Europa, dopo il pagamento della nuova tratta effettuato dai familiari in Etiopia tramite un money transfer «ma a causa del mare mosso abbiamo aspettato una settimana». Dal capannone in cui erano rinchiusi, «un pasto al giorno e sorvegliati da uomini «Colpivano con tubi di gomma e scarpe per non farci muovere Il comandante non conosceva la rotta». E la barca degli 800 si inabissò in pochi istanti I superstiti Sulla nave della Guardia costiera Bruno Gregoretti armati», la sera del 17 aprile Zemen e i suoi amici sono stati portati sulla spiaggia a bordo di furgoni, trenta persone su ognuno. Lì sono cominciate le operazioni di carico sul peschereccio, attraverso gommoni dove i migranti sono saliti a gruppi di cento: «Io ho fatto parte del secondo gruppo, insieme ad altre persone, tra cui donne e bambini. C erano uomini che colpivano con tubi di gomma coloro che non ubbidivano agli ordini». Tutti sono stati sistemati nella stiva; riempita quella, s è cominciato a riempire il secondo livello metà al chiuso e metà all aperto, con un bagno, e altri ancora sul ponte, dove c era un secchio per i bisogni fisiologici. Finché sulla barca non c era più posto; sulla spiaggia sono rimasti circa trecento migranti, destinati al carico successivo. Zemen s è ritrovato coi suoi amici al buio, stretto fra decine di corpi, accanto al motore, in un caldo insopportabile, senza potersi muovere. La barca è partita all alba di sabato 18, e dopo un giorno di viaggio lui non ce l ha fatta più: «Durante la traversata sono stato colto da un violento malore, e i miei amici mi hanno aiutato a uscire dalla stiva issandomi sulle loro spalle». Così ha raggiunto l aria aperta, e poco dopo si è consumata la tragedia. Erano circa le 23: «Ho visto il comandante (poi riconosciuto in Mohammed, ndr), che non era in grado di condurre la barca perché non conosceva la rotta, né sapeva leggere la bussola». Quando c è stato l urto con il mercantile greco avvicinatosi per prestare soccorso, il peschereccio s è inabissato «in pochi istanti», ricorda Zemen. Accanto a lui c era un uomo che gonfiava un salvagente, «poi lui è finito in mare, io ho raccolto il salvagente, l ho indossato, mi sono ritrovato in acqua, e mi sono salvato grazie ai soccorsi». Budubi ha 22 anni, e viene dal Mali, Paese che ha lasciato nel marzo 2014, «per sottrarmi alla guerra in corso». E arrivato in Libia attraversando Burkina Faso e Niger. Sulla spiaggia ha trovato suo fratello, 25 anni, approdato lì per altre vie. Al momento dell imbarco li hanno separati di nuovo: «Mi è stato imposto di collocarmi sul livello inferiore, nell area motori... Durante la navigazione l uomo che ci controllava ogni 800 le vittime stimate del naufragio del 18 aprile scorso a 85 miglia dalle coste libiche 375 metri di profondità, il punto dove si trova il relitto del barcone in legno e ferro di colore blu 50 bambini e circa 200 donne si sarebbero trovati a bordo del barcone secondo alcuni testimoni 2 gli scafisti arrestati: il comandante tunisino e un suo assistente siriano Il fratello perduto Budubi, 22 anni, l aveva appena ritrovato «Sono caduto in acqua, e lui non l ho visto più» tanto percuoteva con una scarpa alcuni migranti per non farli alzare o muovere». Come Zemen, pure Budubi s è sentito male ed è riuscito a salire al piano intermedio. Da lì ha visto l impatto tra il peschereccio e il mercantile; un urto, poi un altro, la barca che si rovescia sul lato destro: «Sono caduto in acqua e mi sono arrampicato sulla chiglia rimanendo aggrappato fino a quando l intero peschereccio s è inabissato completamente. A questo punto ho iniziato a nuotare e galleggiare». Budubi è rimasto in acqua «fino a quando dalla grande nave mi è stata lanciata una corda e mi hanno tratto in salvo». Sulla «grande nave», ha scrutato i volti dei pochi salvati per cercare il fratello appena ritrovato, ma non c era: «Presumo sia deceduto nel naufragio». Stremato dal viaggio Mbalo, ventenne del Gambia sistematosi sul ponte del peschereccio, s era addormentato: «Mi sono svegliato di soprassalto a causa di un forte boato», poi altri due urti e la caduta in mare, da dove l hanno tirato su: «Ho visto il barcone affondare e diverse persone nuotare e chiedere aiuto tentando di salvarsi». Ma i più sono rimasti sommersi. Tra loro, anche qualche complice nell organizzazione del viaggio, come riferisce un altro maliano: «Della sistemazione delle persone si occupava un uomo di cui non so precisare la nazionalità, ma posso dire che ha perso la vita nel naufragio». Tra i superstiti, tutti tranne uno hanno riconosciuto Mohammed come «il capitano» della barca. Lui nega, finora invano; agli atti c è pure la deposizione di chi sostiene di averlo visto abbandonare il timone, dopo il primo urto, e andarsi a mescolare tra gli altri profughi, per restare vivo ed evitare di essere individuato. La prima cosa gli è riuscita, la seconda no.

18 18 Sabato 16 Maggio 2015 Corriere della Sera

19 Corriere della Sera Sabato 16 Maggio 2015 ESTERI 19 Il libro L attesa Manifestanti contro la pena capitale e giornalisti attendono fuori dal tribunale federale di Boston il verdetto dei giurati su Dzhokhar Tsarnaev: l attentatore della maratona ieri è stato condannato a morte (Reuters) A morte l attentatore di Boston Inutili gli appelli alla clemenza Non si è tenuto conto dell influenza del fratello maggiore sul giovane ceceno DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Condanna a morte per Dzhokhar Tsarnaev, l attentatore della maratona di Boston di due anni fa. L aveva chiesta Eric Holder, ormai ex ministro della Giustizia progressista di un amministrazione, quella di Barack Obama, che di certo non sostiene a spada tratta la pena capitale. E il patibolo è stato da tempo abolito in Massachusetts: lo Stato nel quale è avvenuta la strage e nel quale Tsarnaev è stato giudicato. Ma quello commesso è stato classificato come un reato federale e come tale il caso è stato giudicato, prescindendo dalle normative locali. E le circostanze del massacro devono essere apparse a tutti talmente orrendamente gravi da escludere l alternativa che era stata offerta ai giurati: condannare l imputato, che era già stato giudicato colpevole, all ergastolo senza possibilità di ricevere sconti di pena. Paradossalmente, la sentenza di morte consentirà a Dzhokhar e alle sue accuse di maltrattamento dei musulmani rivolte all America di tornare periodicamente sui media per i prossimi vent anni: tanto dovrebbe durare il gioco dei ricorsi ai vari livelli di giudizio che viene messo in moto da L avanzata dell Isis in Iraq e Siria Assalto finale a Ramadi, strage di bambini a Palmira WASHINGTON L assalto al centro di Ramadi è iniziato con la tattica consueta dell Isis. Una falange di sei kamikaze a bordo di veicoli blindati e riempiti d esplosivo. Tra loro un inglese, Abu Musab al Britani. A far da ariete un bulldozer-bomba. Un colpo di maglio che ha distrutto le linee di difesa irachene e permesso ai mujaheddin di occupare il palazzo del governatore dove hanno innalzato il vessillo nero. Sempre ieri i jihadisti dell Isis avrebbero ucciso 23 civili, tra cui 9 bambini, vicino alla città di Palmira, il noto sito archeologico siriano. Tra le vittime anche familiari di impiegati del governo siriano, riferisce l Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria che ha dato notizia dell ennesima strage. Il nuovo rovescio per Bagdad era in parte atteso. Le unità, assediate da mesi, hanno ricevuto rinforzi sufficienti a tenere ma non a rovesciare ogni sentenza di morte. Con una condanna all ergastolo, invece, Tsarnaev sarebbe finito in qualche carcere remoto e sarebbe stato ben presto dimenticato. Forse la soluzione peggiore, dal suo punto di vista. Ma i giurati, non hanno fatto calcoli mediatici così sofisticati: arrivare a una condanna a morte non era facile, sia per la diffusa contrarietà alla pena capitale della popolazione locale, sia perché per una decisione così estrema era necessaria l unanimità di tutti i 12 giurati (7 donne e 5 uomini). Tsarnaev era stato già giudicato colpevole per tutti i 30 capi d imputazione federale che gli erano Nel 2013 I due fratelli Tsarnaev, di origine cecena: Dzhokhar (a sinistra) e il maggiore Tamerlan, ucciso dalla polizia. A destra, la maratona del 2013 dopo la prima esplosione (Reuters) il quadro strategico. E questo malgrado le promesse di «riconquista» lanciate dal governo. Solo poche settimane fa gli iracheni dicevano di voler liberare la provincia dell Anbar dallo Stato Islamico, invece hanno incassato la sconfitta. Cocente. Ramadi è sulle strade che portano verso Giordania e Siria, ospita un importante bacino idrico, è un simbolo per i sunniti, divisi tra quanti sostengono il Califfo e coloro che sono rimasti Bandiera nera I miliziani dello Stato islamico hanno innalzato il vessillo nero sul palazzo del governatore della città irachena stati contestati durante il processo, 17 dei quali potevano comportare la pena di morte. I giurati hanno riflettuto per due giorni, 15 ore di camera di consiglio, complessivamente. Alla fine hanno deciso che la particolare efferatezza dei crimini commessi, la determinazione di Dzhokhar, già maggiorenne (anche se non di molto) al momento dell attentato, l evidente premeditazione e la sua motivazione ideologica giustificavano la condanna più dura: morte per iniezione letale. In quel maledetto 15 aprile di due anni fa i fratelli Tsarnaev depositarono gli zaini contenenti le loro bombe rudimentali in prossimità del traguardo della maratona. Le due esplosioni, a poca distanza l una dall altra, fecero tre vittime falciando gambe e braccia di molti altri spettatori. Tre giorni dopo i due fratelli si scontrarono con un poliziotto addetto alla sorveglianza del MIT, la celebre università tecnologica di Boston. L agente venne ucciso con un colpo probabilmente sparato da Tamerlan, il fratello maggiore di Dzhokhar, che morirà poco dopo nella caccia all uomo scatenata dalla polizia per le vie di Cambridge, la cittadella universitaria alla spalle della metropoli della East Coast. Ancora un giorno di ricerche e Dzhokhar, ferito, venne trovato nascosto nello scafo di una barca da diporto parcheggiata nel prato di un villino, non lontano dal luogo delle sparatorie. Intorno a lui i biglietti, insanguinati, sui quali aveva scritto la sua rabbia nei confronti dell America e rivendicava il sanguinoso attentato contro innocenti come una rappresaglia per i maltrattamenti ai quali i musulmani sarebbero sottoposti negli Stati Uniti. Una giustificazione ideologica dello stragismo col quale questo ragazzo ha firmato la sua condanna a morte. Massimo Gaggi fedeli al potere centrale. L esercito si è rivelato ancora una volta incapace di fronteggiare l emergenza, non abbastanza organizzato. La coalizione, guidata dagli Usa, ha dato un apporto relativo. A partire da ottobre - secondo nostri calcoli - ha condotto nella zona oltre 155 raid aerei. Utili, a patto che sul terreno ci siano forze in grado di interagire. Così non è stato. Un esperto americano è arrivato a ipotizzare che al governo iracheno e al suo protettore iraniano interessi poco intervenire nella regione a maggioranza sunnita. Ciò non toglie rilevanza allo smacco militare e propagandistico. Sviluppo che segue la nuova sortita del Califfo. In un messaggio audio, registrato (forse) a marzo, ha chiamato a raccolta i suoi e preso di mira i sauditi. Guido Olimpio La vicenda Il 15 aprile 2013 l attentato alla maratona di Boston uccide tre persone, tra cui un bimbo di 8 anni, Martin Richard Dopo una caccia all uomo per la città, gli inquirenti scovano i terroristi: l allora diciannovenne di origini cecene Dzhokhar Tsarnaev e il fratello Tamerlan Tsarnaev, poi morto in uno scontro a fuoco Dopo oltre 15 ore di camera di consiglio i 12 giurati hanno deciso la condanna a morte per Tsarnaev La vicenda L Isis ha lanciato una pesante offensiva su Ramadi, capoluogo della provincia di Anbar I militanti hanno usato sei autobombe condotte da kamikaze. Tra di loro un britannico Pubblichiamo uno stralcio di Terrore mediatico del direttore di RaiNews Ecco perché noi giornalisti dobbiamo difendere la «zona grigia» contro il terrore di Monica Maggioni Se in tutti questi anni una storia come quella del terrorismo jihadista è cresciuta sotto i nostri occhi, e non abbiamo fatto lo sforzo di raccontarla, di capirla e farla capire, è anche perché si tratta di una storia complessa. Che sfugge alla divisione del mondo con una linea retta. Non è una storia tutta bianca o tutta nera. I buoni hanno fatto cose cattive. I cattivi, anche i cattivissimi, magari per un istante hanno sfiorato una vita diversa. Questa sporca e complessa faccenda, di un terrorismo che si fa globale e ci minaccia fin sull uscio di casa, è una storia di persone e di Stati. Di ideologia, di bisogni, di potere e di debolezze... Il paradosso è che proprio questa, che qualcuno potrebbe definire «zona grigia», è la stessa che i terroristi combattono con forza. Come si è visto, per loro la zona grigia è quella occupata dai musulmani che decidono di vivere in Occidente, di dialogare con le altre religioni, di vivere una vita integrata. E proprio a questo i jihadisti dichiarano guerra. Ma è una zona grigia, ancora una volta, fatta di complessità. Non è il territorio omologante e inefficace dei discorsi moderati che risuonano fastidiosamente come un ritornello, che afferma pubbliche virtù celando privati vizi. È piuttosto lo sfidante e dinamico universo delle identità plurali, per dirla con Amartya Sen... Per i terroristi invece può funzionare solo quella che Sen chiama la «miniaturizzazione degli individui», la riduzione a una sola identità dominante che porta, come naturale conseguenza, alla contrapposizione netta: noi contro loro. Loro contro noi... Nel giugno del 2014 la proclamazione del Califfato ha permesso a molti di usare il termine «sorpresa»; ha spinto persino il Dipartimento di Stato a parlare di «accelerazione imprevista». E invece no, non c era nulla di imprevisto. Era tutto pronto per accadere così, e non era difficile immaginarlo. I terroristi hanno ucciso in Europa per le parole. Noi, incuranti,continuiamo a raccontare la loro storia, con le loro parole e le loro immagini. Sottrarsi all epica e al distillato di terrore che ci viene fornito non è facile. Resistere alla semplificazione bene/male, noi/loro, è difficile. Eppure lo dobbiamo fare.

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