SUINICOLTURA ITALIANA E COSTI DI PRODUZIONE. Opuscolo CRPA Notizie n. 2/

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1 Opuscolo CRPA Notizie n. 2/ COSTO di PRODUZIONE DEL SUINO PESANTE - Edizione 2015 SUINICOLTURA ITALIANA E COSTI DI PRODUZIONE Dal 1993 il CRPA oltre all'attività di monitoraggio dei costi di produzione ha creato una banca dati degli indici tecnici degli allevamenti suinicoli, per fornire ai produttori uno strumento di confronto e valutazione del livello di efficienza della suinicoltura italiana. Migliorare la produttività della scrofaia è elemento indispensabile per un allevamento che voglia rimanere sul mercato con costi di produzione competitivi e in grado di permettere redditi positivi all'allevatore. Il campione 2014 conta circa scrofe. L e condizioni di redditività degli allevamenti suinicoli sono nettamente peggiorate nell'ultimo trimestre del 2014 per la forte flessione dei prezzi che ha investito tutti i mercati europei. Dopo un triennio di quotazioni relativamente elevate, le condizioni di mercato sono radicalmente cambiate a seguito dello stop agli scambi commerciali con la Russia, che ha aumentato le disponibilità interne ed il volume degli scambi intraco-

2 muntari, come dimostra la forte crescita delle importazioni italiane. Per inquadrare la situazione della suinicoltura italiana ed europea, il CRPA, come ogni anno, propone l'analisi economica del settore. Ampio spazio è dedicato al calcolo dei costi di produzione nelle principali tipologie aziendali e al livello di produttività raggiunto. Per valutare il posizionamento dell Italia nel contesto europeo è riportato il confronto dell efficienza tecnica, dei costi di produzione e dei prezzi tra i principali Paesi comunita- ri. Questo studio è stato svolto nell'ambito dell'attività di assistenza tecnica condotta da ASSER e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna (L.R. 2000/24). PATRIMONIO SUINICOLO NELL'UNIONE EUROPEA L 'aumento contenuto all'1,3% rilevato dai censimenti di dicembre 2014 (EUROSTAT) ha interrotto un lungo periodo di contrazione del patrimonio suincolo comunitario che alla stessa data si è Tab. 1 - Patrimonio suinicolo nell'ue (.000 capi) 2 Tab. 2 - Approvvigionamento di carne suina dell'italia (.000 t) attestato a poco più di 148 milioni di capi (tabella 1). Fin dal 2006 le consistenze dell'ue avevano infatti registrato una diminuzione pressochè ininterotta. Spagna, Danimarca, Regno Unito e Polonia hanno registrato gli incrementi più consistenti, compresi rispettivamente tra il 4 e il 2,5%. In Germania e Olanda, gli aumenti sono invece risultati inferiori all'1%. Al contrario, è continuata la contrazione della popolazione suina in Italia, che ha consolidato la tendenza dei tre anni precedenti. Stabilizzazione per quanto rigarda le sole consistenze di scrofe (+0,2%), che segue tuttavia un lungo periodo di contrazione cui ha contribuito il processo di adeguamento al divieto di stabulazione in gabbia dei capi in gestazione (Direttiva 2008/120/Ce). In realtà, la stabilizzazione del patri- monio comunitario di riproduttori del 2014 è dovuta quasi esclusivamente alla crescita da parte di Spagna (+4,7%) ed Olanda (+1%), mentre il patrimonio italiano ha nuovamente accusato una contrazione di rilievo. Stando alla banca dati nazionale, in Italia le consistenze di scrofe nel 2014 sono dimunite di un ulteriore 5%, attestandosi a dicembre ad un totale di 547 mila capi. Solo nel 2011 l'italia contava un parco scrofe di circa 610 mila capi. Dopo un biennio di offerta in calo, la produzione comunitaria nel 2014 ha registrato una ripresa dell'1,4%, attestandosi a 22,68 milioni di tonnellate. Stando alle ultime proiezioni della DG AGRI nel 2015 le macellazioni dovrebbero confermarsi in aumento, anche se limitatamente allo 0,8% su base annua.

3 CRPA Notizie n. 2/ PRODUZIONE, CONSUMO, IMPORT ED EXPORT I n controtendenza rispetto al resto dell'ue, in Italia la produzione di carni suina è diminuita anche nel EUROSTAT stima una contrazione a peso morto del 2%, mentre l'anagrafe zootecnica indica per quanto riguarda i capi macellati un calo su base annua dell'1,2%, per un totale di 10,29 milioni di capi. I suini pesanti certificati ai fini delle produzioni DOP, pari a 7,96 milioni di capi, hanno accusato una diminuzione della medesima entità (-1,3%), che ha consolidato una lunga fase di Tab. 3 - Import suini, carni e salumi (t) Tab. 4 - Export suini, carni e salumi (t) contrazione. Tale tendenza riflette la flessione del numero di scrofe attive nel circuito tutelato, passate tra il 2010 e il 2014 da 567 a 465 mila capi. Nel medesimo periodo le macellazioni di suini provenienti da allevamenti certificati sono diminuite del 10%. Se nel 2014 il numero di capi immessi nei circuiti DOP si è portato ad un minimo mai raggiunto negli ultimi dodici anni, è continuata ad aumentare la quota di suini allevati al di fuori dei vincoli dei disciplinari DOP, come dimostra l'andamento dell'importazioni di suinetti e magroni. Nel 2015 l'import di capi vivi di peso inferiore a 50 kg si è attestato intorno a 533 mila capi, segnando un incremento del 27%. L'approvvigionamento di suini di peso superiore è risultato pari a 218 mila capi, in aumento su base annua del 18%. Al calo delle disponibilità ha corrisposto una riduzione dell'export di materia prima non lavorata ma anche una forte crescita delle importazioni di carni fresche e congelate. Nel 2014 ne sono state importate 1,01 milioni di tonnellate, una quantità dell'8% superiore rispetto l'anno precedente. L'import delle sole cosce ha raggiunto le 587 mila tonnellate. Guardando all'export (tabella 4), per le carni fresche e congelate si è rilevato una nuova contrazione in volume, pari nel 2014 al 6%, ( tonnellate in totale). Anche le spedi- zioni di conserve e grassi hanno registrato un calo riconducibile tuttavia ai prodotti a minore valore aggiunto, quali strutto, lardo e grasso. I salumi hanno invece confermato i buoni risultati dell'anno precedente (tabella 4). In particolare sono aumentate dell'11% le vendite all'estero di prosciutti, coppe stagionate e speck. Bene anche le esportazioni di salami e altri insaccati crudi (+2,2%), così come quelle di prosciutti cotti (+ 4,3%). Il fatturato con l estero dei prodotti della salumeria, compresi il lardo e lo strutto, è cresciuto complessivamente del 3%, portandosi a 1,23 miliardi di euro. Nonostante il notevole aumento delle importazioni di materia prima e di suini vivi il disavanzo commerciale nel 2014 è lievemente rientrato in valore, attestandosi intorno a 850 milioni di euro. INDICI TECNICI DEGLI ALLEVAMENTI SUINICOLI D al confronto degli indici tecnici degli ultimi anni emerge una progressione costante degli indici di produttività degli allevamenti italiani (Banca dati CRPA). Tra il 2011 e il 2014 il numero di suini svezzati per scrofa è passato da 22,79 a 24,06, sia per l'aumento dei parti all'anno per scrofa, saliti 3

4 Tab. 5 - Indici tecnici degli allevamenti suinicoli italiani Tab. 6 - Costo di produzione del suino pesante (ciclo chiuso) Tab. 7 - Costo di produzione del magroncello di 35 kg nello stesso periodo da 2,25 a 2,27, sia per il maggior numero di suini nati vivi per parto. Il totale dei suinetti svezzati è cresciuto a 10,6 capi anche in ragione del contenimento degli indici di mortalità. COSTO DI PRODUZIONE NEL CICLO CHIUSO I l costo di produzione del suino pesante è stato calcolato utilizzando i dati rilevati in allevamenti ubicati nella Pianura Padana raccolti con appositi questionari. Le voci di costo sono state suddivise in costi espliciti e costi calcolati. I costi espliciti comprendono le spese per i mezzi e i servizi necessari alla gestione dell'allevamento. Si tratta dei costi riportati nella contabilità dell'azienda e che comportano per 4 l'allevatore un effettivo esborso monetario. I costi calcolati comprendono gli interessi sugli investimenti e gli ammortamenti. Dipendendo da fattori e situazioni specifiche di ogni singolo allevamento, tali voci sono state stimate utilizzando la medesima metodologia già descritta nelle precedenti edizioni. Dalla tabella 6 emerge che il costo di produzione negli allevamenti a ciclo chiuso nel 2014 è aumentato del 2% rispetto all'anno precedente, portandosi a 241,50 /capo, corrispondente a 1,53 per chilogrammo di peso vivo prodotto. Il risultato è da attribuire sia al miglioramento della produttività in fase di riproduzione, dimostrata dal maggior numero di suini svezzati per scrofa, sia al calo dei prezzi di cereali e soia. Gli effetti dell'aumento della Tab. 8 - Costo di produzione del suino pesante (ingrasso)

5 CRPA Notizie n. 2/ produttività e dei minori costi delle materie prime è stato in parte compensato dall'incremento del costo orario del lavoro e dei costi generali, dovuto anche alle imposizioni fiscali che gravano sui fabbricati rurali. COSTO DI PRODUZIONE NEL CICLO APERTO P er ciclo aperto si intendono allevamenti che svolgono una sola parte del ciclo produttivo. Questi possono essere allevamenti che producono il magroncello da immettere nella successiva fase dell ingrasso o aziende che svolgono solamente la fase dell ingrasso. Costo di produzione del magroncello di 35 kg Il costo del magroncello di 35 kg negli allevamenti a ciclo aperto è stato calcolato con i medesimi criteri utilizzati nell'analisi degli allevamenti a ciclo chiuso, ipotizzando che tutti gli animali siano venduti come magroni al peso indicato, ad eccezione dei riproduttori a fine carriera. Il confronto con l'anno precedente mostra una riduzione nel 2014 del 3,4% dovuta al calo dei costi di alimentazione e alle minore incidenza degli oneri finanziari per la diminuzione dei tassi di interessi. In questo caso il miglioramento della produttività delle scrofe ha permesso di mantenere pressochè invariato il costo medio del lavoro, nonostante gli aumenti salariali previsti dall'ultimo rinnovo del contratto nazionale degli operai agricoli. Costo di produzione del suino pesante fase di ingrasso Per il calcolo del costo di produzione sostenuto dagli allevamenti da ingrasso di suini pesanti (165 kg) si è adottata la medesima metodologia utilizzata per gli altri tipi di allevamento, tenendo presente che il costo medio in questo caso include la spesa per l acquisto del magrone e fa riferimento esclusivamente al peso vivo prodotto a partire dal peso iniziale di 35 kg. L'esame del costo di produzione del 2014 (tabella 8) rivela, rispetto all'anno precedente, solo una lieve riduzione riconducibile prevalentemente al calo del prezzo delle materie prime, che si è traddotta nella minore spesa per l'alimentazione dei capi all'ingrasso. Se il costo del lavoro è rimasto invariato, le spese generali sono risultate in aumento in quanto l'incidenza dei maggiori oneri, in particolare quelli di tipo fiscale, non è stata contenuta da un aumento altrettanto consistente della produttività. REDDITIVITА DEGLI ALLEVAMENTI SUINICOLI Grafico 1 - Redditività suino pesante (ciclo chiuso) Grafico 2 - Redditività magroncello di 35 kg Fonte: elaborazioni CRPA A lmeno fino al terzo trimestre del 2014, la tenuta del mercato dei capi da macello e il calo delle quotazioni di mais, orzo e soia hanno garantito agli allevamenti margini di redditività positivi. Nei primi nove mesi dell'anno, infatti, la media dei listini del suino pesante si è confermata sui valori del 2013, con quotazioni soggette ad una minore volatilità rispetto alle forti fluttuazioni registrate nel medesimo periodo dell'anno precedente. Sul fronte dei costi, i ribassi dei cereali, i cui primi segnali erano già comparsi dalla seconda metà del 2013, si sono confermati anche nei mesi successivi, così come si è registrato un allentamento delle tensioni sul prezzo della soia. In autunno le condizioni di mercato hanno cominciato a registrare un progressivo peggioramento, tanto che nell'ultimo trimestre del 2014 il prezzo del suino pesante è calato al livello dei soli costi correnti. Considerato l'andamento della prima parte dell'anno, il bilancio complessivo del 2014 si è comunque chiuso con un margine positivo, anche se inferiore a quello registrato nel Di segno opposto i risultati del primo quadrimestre dell'anno in corso, durante il quale - per il persistere delle condizioni di pesantezza del mercato 5

6 - gli allevamenti hanno subito perdite anche rispetto ai costi sostenuti per l'acquisizione dei mezzi correnti di produzione. Anche la reddititività dei produttori di magroni è risultata positiva per buona parte del Ma come per gli allevamenti a ciclo chiuso, il bilancio è tornato in rosso verso la fine dell'anno in ragione della netta flessione dei listini dei capi da allevamento. Le perdite sono progressivamente aumentate, tanto che i ricavi nell'ultimo trimestre non hanno coperto interamente le spese correnti di allevamento (grafico 3). Tab. 9 - Indici tecnici degli allevamenti sunicoli nei Paesi Ue e Brasile (2013) Tab Costo di produzione peso morto nei Paesi Ue e Brasile ( /kg) (2013) 6 CONFRONTO INTERNAZIONALE L a partecipazione del CRPA alla rete internazionale Interpig, coordinata dalla British Pig Executive (BPEX), consente l'annuale confronto del livello di produttività ed efficienza della suinicoltura dei principali paesi produttori europei e del Brasile. I dati relativi agli indici di produttività del 2013 (tabella 9) confermano la netta superiorità degli allevamenti danesi, seguiti da quelli olandesi, in termini di capi svezzati per scrofa. Un tale livello di efficienza è dovuto al maggior numero di suinetti nati vivi per parto e ad un tasso di mortalità pre-svezzamento che è in linea, se non minore, con quello rilevato negli altri Paesi. Le prestazioni riproduttive negli allevamenti francesi e tedeschi risultano infatti inferiori anche a causa di una mortalità più elevata durante lo svezzamento. Nonostante il continuo miglioramento, l'italia con 23,6 capi svezzati per scrofa si colloca all'ultimo posto, a fianco di Gran Bretagna ma dietro gli allevamenti di Spagna e Brasile, che svezzano mediamente di 25,3 capi a scrofa. La Danimarca vanta le migliori prestazioni anche nella fase di ingrasso, come mostra il notevole incremento medio ponderale e l'indice di conversione alimentare che è solo di poco superiore a quello di Olanda, Spagna e Brasile. Gli indici tecnici relativi alla fase di ingrasso degli allevamenti italiani risentono chiaramente della specializzazione nella produzione del suino pesante. Per quanto riguarda i costi, gli allevamenti danesi, spagnoli e francesi risultano i più competitivi in ambito comunitario (tabella 10). Al di fuori dell'ue è tuttavia evidente la posizione del Brasile i cui costi sono nettamente più contenuti anche in confronto ai principali concorrenti europei. Per le specificità della propria suinicoltura l'italia sconta costi più elevati rispetto a tutti gli altri Paesi dove l allevamento è orientato sulla produzione di suini leggeri. Nel contesto comunitario, la differenza arriva ad un massimo dell'ordine del 20% in confronto agli allevamenti danesi, spagnoli e francesi, ed è del 14% rispetto a quelli olandesi. I prezzi nei mercati europei La ripresa della produzione e la chiusura del mercato russo alle esportazioni dell'ue ha messo fine ad un lungo periodo di equilibrio di mercato e determinato dalla seconda metà del 2014 la caduta dei prezzi dei capi da macello in tutte le piazze europee. La quotazione media di riferimento (carcassa suino classe E), uguale nel 2014 a 156,60 /100 kg, ha accusato un calo su base annua dell'11%.

7 CRPA Notizie n. 2/ L'effetto dell'embargo bilaterale tra UE e Russia è stato il crollo di oltre il 90% delle spedizioni comunitarie di carni suine dirette verso uno dei principali mercati mondiali di esportazione. Nonostante l'aumento della domanda da Giappone, Sud Corea e Cina, l'export dell'ue verso paesi terzi si è ridotto complessivamente del 12%. Il conseguente aumento delle disponibilità ha impresso nel secondo semestre dell'anno una forte accellerazione alla discesa dei prezzi, tanto che il minimo raggiunto all'inizio del 2015 (129 /100 kg) ha indotto la commissione europea ad attivare a partire dal mese di marzo il sostegno all'ammasso privato. Nonostante la ripresa prevista nei mesi centrali dell'anno le ultime proiezioni della DG AGRI stimano per il 2015 un ulteriore calo dei prezzi dei capi da macello compreso tra il 5% e il 10% su base annua. scomponendo la carcassa nei tagli ottenuti alla macellazione e nei corrispondenti salumi prodotti in fase di trasformazione. Ad ogni passaggio mercantile si è altresì tenuto conto degli scarti di lavorazione e delle perdite di peso. Dato l'andamento delle quotazioni del suino pesante, il ricavo lordo dell allevatore per un capo da 160 kg Tab Valorizzazione del suino pesante di 160 kg VALORIZZAZIONE DEL SUINO PESANTE I dati esposti in tabella 11 riportano il fatturato lordo per singolo capo nei vari stadi di lavorazione delle carni di suino pesante, mentre non forniscono indicazioni sulla redditività di ciascuna fase. Per il calcolo si è proceduto Grafico 3 - Prezzi dei suini nei mercati Ue 7

8 ha registrato nel 2014 una lieve contrazione, portandosi a poco più di 235 euro per capo. Contenuto a meno dell'1% l'aumento in valore di tutti i tagli ottenuti alla macellazione, in quanto la flessione del prosciutto destinato alle produzioni tipiche è stata in parte compensata dal rialzo di lombi, coppe e pancette. Nel 2014 si è confermata la crescita del valore del paniere di prodotti trasformati, che è salito del 2%, per la dinamica dei prezzi di tutti i salumi ad eccezione dei prosciutti stagionati Dop, le cui quotazioni all'ingrosso si sono mantenute sui medesimi valori dell'anno precedente. PREZZO DELLE CARNI SUINE LUNGO LA FILIERA I l prezzo del suino pesante nel 2014 ha segnato una media di 1,47 /kg (peso vivo), inferiore di appena il 2% rispetto l'anno pre- Grafico 4 - Prezzi suino pesante, coscia e lombo 8 Opuscolo CRPA Notizie n. 2/ Costo di produzione del suino pesante - Edizione 2015 Testi di Claudio Montanari, Eugenio Corradini Impaginazione e grafica Giuseppe Fattori cedente (CUN). In confronto alle altre piazze europee, il calo su base annua del mercato del suino pesante è stato di minore entità perché il calo delle disponibilità di capi da macello ha ritardato di qualche mese la flessione dei prezzi. Tuttavia, nell'ultimo trimestre del 2014, anche il mercato italiano si è riallineato all'andamento degli altri mercati UE, tanto che al termine di una repentina caduta le quotazioni in dicembre sono scese ad un minimo di poco superiore a 1,30 /kg. Il minimo toccato alla fine del 2014 è stato sostanzialmente confermato anche nel primo trimestre dell'anno in corso. Per quanto riguarda i lattonzoli, le quotazioni hanno registrato un aumento contenuto all'1% in quanto ai forti rialzi registrati in primavera è seguita, come per i capi da macello, una netta flessione negli ultimi tre mesi dell'anno. Nonostante la continua contrazione del numero di capi immessi nel circuito Dop, e la conseguente diminuizione delle cosce sigillate, anche il mercato del prosciutto fresco nel 2014 è risultato calante. Dopo il lieve assestamento dell'anno precedente, i listini delle cosce di pezzatura compresa tra gli 11 e 13 kg destinate alle produzioni tipiche hanno subito nel 2014 un calo del 5%, segnando una media su base annua di 3,61 /kg. Al contrario, le quotazioni del lombo si sono confermate in crescita, chiudendo con un rialzo del 4%, che è seguito all'aumento di uguale entità registrato nel 2013 (grafico 4). Periodico C.R.P.A. NOTIZIE Centro Ricerche Produzioni Animali C.R.P.A. S.p.A. Viale Timavo 43/ Reggio Emilia, Italy Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 387 del Proprietario: Giuseppe Veneri - Direttore responsabile: Adelfo Magnavacchi Ogni riproduzione, integrale o parziale, deve essere autorizzata dal CRPA

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