4. L INCONTRO DI GESÙ CON LA SAMARITANA

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1 4. L INCONTRO DI GESÙ CON LA SAMARITANA 1- GIOV. 4, 1-42: IL TESTO 1 Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni - 2 sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli -, 3 lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4 Doveva perciò attraversare la Samaria. 5 Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7 Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: Dammi da bere. 8 I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9 Allora la donna samaritana gli dice: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10 Gesù le risponde: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva. 11 Gli dice la donna: Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?. 13 Gesù le risponde: Chiunque beve di quest acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi berrà dell acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d acqua che zampilla per la vita eterna. 15 "Signore - gli dice la donna -, dammi quest acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. 16 Le dice: Va a chiamare tuo marito e ritorna qui. 17 Gli risponde la donna: Io non ho marito. Le dice Gesù: Hai detto bene: Io non ho marito. 18 Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero. 19 Gli replica la donna: Signore, vedo che tu sei un profeta! 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare. 21 Gesù le dice: Credimi, donna, viene l ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità. 25 Gli rispose la donna: So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa. 26 Le dice Gesù: Sono io, che parlo con te. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 25

2 27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: Che cosa cerchi?, o: Di che cosa parli con lei?. 28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29 "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?. 30 Uscirono dalla città e andavano da lui. 31 Intanto i discepoli lo pregavano: Rabbì, mangia. 32 Ma egli rispose loro: Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. 33 E i discepoli si domandavano l un l altro: Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?. 34 Gesù disse loro: Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Voi non dite forse: Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37 In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l altro miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica. 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: Mi ha detto tutto quello che ho fatto. 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e alla donna dicevano: Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo. 2- STORICITÀ O MENO DEL RACCONTO Nell incontro precedente abbiamo visto come uno stesso episodio (ad es. la cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme) possa essere raffigurato in modi assai diversi dai quattro evangelisti. L episodio della Samaritana si trova solo nel 4 vangelo; come mai, visto che riferisce di una straordinaria conversione di tutto un paese? Si tratta di un fatto veramente accaduto? Quali elementi di storicità presenta? Come ha potuto il redattore venire a conoscenza di una conversazione che si svolse solo tra Gesù e la donna, senza alcun testimone? Per rispondere a queste domande ho utilizzato il vol.9 della già citata collana Cosa sappiamo della Bibbia?. Anzitutto dobbiamo considerare altri due testi che riguardano i Samaritani, scritti prima di Giov.4 e caratterizzati da un punto di vista totalmente diverso sul rapporto tra Gesù e i Samaritani. Il primo è di Luca, cap.9, Si parla di messaggeri inviati da Gesù a un villaggio samaritano e rifiutati perché diretti a Gerusalemme, il che suscita addirittura le ire dei seguaci di Gesù, i quali evidentemente non erano in buoni rapporti con gli appartenenti di quel gruppo etnico-religioso. Il secondo è di Matteo, cap.10,5-6: Gesù vieta ai suoi discepoli, inviati in missione, di predicare nelle città dei pagani e dei Samaritani, forse perché il movimento da lui fondato era soprattutto un rinnovamento spirituale dell Ebraismo; pertanto i pagani, e anche i Samaritani, che erano un gruppo separato dall Ebraismo ufficiale, non rientravano direttamente in quelle prime missioni. Se ne deduce che l incontro tra Gesù e la Samaritana sia assai poco verisimile e dunque non abbia autenticità storica. Tanto più che dagli Atti degli Apostoli sappiamo che solo diversi anni dopo la morte di Gesù alcuni discepoli di Cristo, che si trovavano in Gerusalemme, partirono per predicare anche altrove e il diacono Filippo fu il primo ad evangelizzare una città samaritana (cfr. Atti 8,1-5), dove peraltro si costituì a poco a poco una comunità cristiana. 26 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

3 Di fatto storicamente Gesù non esercitò mai il suo ministero in terra samaritana e i suoi discepoli erano tutti appartenenti all etnia giudaica: purtroppo erano ostili (come visto nelle due citazioni evangeliche) ad ammettere nel loro gruppo discepoli di origine samaritana o pagana. Col passare del tempo, però, molti missionari cristiani appresero ed assimilarono il difficile messaggio di Gesù, che era venuto a portare la salvezza ad ogni persona, indipendentemente dal gruppo etnico, culturale e religioso di appartenenza, e si recarono a predicare il vangelo ad altri popoli costituendo comunità cristiane anche da ex pagani e ex Samaritani. Una delle comunità che avevano incorporato elementi samaritani fu quella in cui si formò il vangelo di Giovanni, il che influì decisamente sulla sua redazione posteriore, che ricordiamo è del dopo Cristo. Quando il redattore notò che la sua comunità era composta da autorevoli membri samaritani, non potè più permettersi di scrivere che i Samaritani erano stati ostili alla predicazione di Gesù e che i discepoli del Messia avrebbero voluto incenerirli (vedi Luca 9), e neppure che lo stesso Gesù aveva vietato ai suoi discepoli di entrare nelle città samaritane (vedi Matteo 10). Ecco perché questi fatti non compaiono nel vangelo di Giovanni, anzi ce n è uno di segno opposto! Inoltre, i Samaritani della comunità giovannea chiedevano di essere inseriti a tutti i costi nell alveo narrativo del vangelo. Anche se erano entrati tardi nella cultura del cristianesimo, essi sentivano che Gesù stesso li aveva chiamati, li aveva convertiti, aveva parlato loro, pur se la loro conversione era sopraggiunta solo in un secondo tempo, ad opera di missionari cristiani. Così nacque il racconto della donna samaritana: è una scena, elaborata dalla comunità cristiana di Giovanni per anticipare, ai tempi di Gesù, quello che in realtà sarebbe accaduto più tardi. Il passaggio di Gesù attraverso la Samaria e la conversione dei Samaritani esprime in anticipo il passaggio dei missionari cristiani per la Samaria e la loro conversione avvenuta molti anni dopo. Ma così i cristiani di origine samaritana della comunità di Giovanni potevano trovare nel racconto suddetto un riflesso della loro autentica storia di conversione a Gesù, il Messia. L episodio di Gesù e della Samaritana è pertanto fittizio solamente perché non racconta un fatto realmente accaduto all epoca di Gesù, ma non è né falso né irreale, in quanto riflette il presente della comunità giovannea. 3- ANALISI DEI vv v.7a: Giunge una donna samaritana ad attingere acqua ; questa era una delle occupazioni tipiche della donna presso gli Ebrei, oltre a fare il pane, tessere le stoffe per gli abiti, provvedere all olio per le lampade, etc. v.7b: Le dice Gesù: Dammi da bere ; a noi sembrerebbe una cosa normale; il Nazareno è stanco e assetato, fa caldo, è ovvio che le chieda da bere! Invece, nella cultura del tempo, tale richiesta mostra una grande libertà del Messia, che deliberatamente infrange uno schema assai rigido della religiosità ebraica. Infatti per un israelita era assai sconveniente parlare a una donna in pubblico, anche e soprattutto se si trattava della propria moglie! A maggior ragione per un maestro itinerante qual era Gesù era disdicevole e pericoloso fermarsi a parlare in pubblico con una donna sola, senza la presenza del marito. Non solo! Ma siamo in Samaria e ci avverte l evangelista i Giudei non mantenevano buone relazioni con i Samaritani, ritenuti una razza spuria, in quanto provenienti da mescolanza con i coloni assiri, fatti arrivare nella regione samaritana dal re Sargon nell 8 sec. a.cr. (cfr. 2 Re 17), per tenere la zona sotto controllo. Dal punto di vista religioso i Samaritani erano poi ritenuti dai Giudei impuri e scismatici, perché avevano eretto un loro santuario, dove pregavano e adoravano Dio, rifiutandosi di Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 27

4 andare a Gerusalemme, centro della religione ebraica, tre volte l anno, come facevano i Giudei. A maggior ragione la donna samaritana era disprezzata dagli Ebrei, ritenuta impura dalla nascita. Ancora: è davvero strano che questo giudeo, che le chiede da bere, sia disposto ad abbeverarsi da un recipiente che era considerato impuro dai rabbini integralisti, i quali negavano ai Samaritani la qualità di veri Israeliti! Infatti anche la donna resta sorpresa e risponde con un misto di supponenza e di disprezzo: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? (v.9) v.10 Gesù le risponde: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva. 11 Gli dice la donna: Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?. 13 Gesù le risponde: Chiunque beve di quest acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi berrà dell acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d acqua che zampilla per la vita eterna. 15 "Signore - gli dice la donna -, dammi quest acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Gesù dunque riapre il fronte del dialogo e parla di un acqua misteriosa che lui stesso, assetato e senza mezzi per attingere, potrebbe darle. E evidente che Gesù e la donna parlano dell acqua attribuendole ciascuno un diverso significato; Gesù parla dell acqua in senso simbolico. 4- IL SIMBOLISMO IN GIOVANNI Per noi il simbolo è qualcosa di irreale o razionale, cioè non parte dal reale, ma da una convenzione razionale; ad esempio la bandiera significa la patria, ma non c è nessun riferimento reale tra le due: è così solo per una convenzione razionale. Invece per Giovanni il simbolo è una realtà che, mentre viene proposta, è letta più in profondità. Il linguaggio simbolico di Giovanni parte dalla realtà, cioè dalle cose concrete (la luce, l acqua, il pane, la parola, la voce...) perché da esse venga fuori una verità più profonda: tutto quello che esiste nel mondo porta un significato che va al di là di quello immediato; mentre l uomo mangia il pane, Dio gli dice: Ti ho nutrito di manna.perchè imparassi che non di solo pane vive l uomo (Deut.8,3). Dio ha dato il pane materiale perché, una volta sfamato, l uomo potesse desiderare un altro pane che lo sfamasse in ogni sua fame e in ogni suo desiderio. Simbolico allora non si oppone a reale ; simbolico è ciò che rende presente una realtà con cui chi coglie il simbolo entra in comunione. Il termine viene dal verbo greco sym-ballo, che significa mettere insieme, unire, gettare un ponte : un simbolo congiunge due entità, quella che è immediatamente percettibile con i sensi e quella invisibile a cui la prima rimanda; la realtà invisibile traspare di per sé da quella visibile e ambedue sono presenti, benché su piani diversi. Come abbiamo già visto nell episodio di Nicodemo, può succedere che l uomo, testardo e non disposto a cambiare, faccia sempre le stesse domande, oppure cerchi di strumentalizzare il divino ai suoi scopi; questo secondo caso, ad esempio, è evidente nell episodio della Samaritana: la donna vorrebbe non dover più andare ad attingere acqua! E quindi è interessata al discorso di Gesù per una convenienza soprattutto pratica; coglie solo l aspetto esteriore, materiale, visibile, dell acqua. Mentre Gesù, con il simbolo della stessa acqua, allude alla vita che dura sempre. 28 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

5 5- ANALISI DEI vv Ora, che cosa fa il Messia per far arrivare la donna all altro piano di significato? 16 Le dice: Va a chiamare tuo marito e ritorna qui. 17 Gli risponde la donna: Io non ho marito. Le dice Gesù: Hai detto bene: Io non ho marito. 18 Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero. Egli sposta il discorso su un altro aspetto, mostrando di conoscere senza che lei gliene abbia parlato la sua vita privata. E così anche noi scopriamo qualcos altro di interessante: l interlocutrice di Gesù non solo è samaritana, non solo è donna, ma è anche una donna dalla condotta equivoca, sicuramente molto irregolare, visto che, secondo la legge giudaica, una donna poteva sposarsi al massimo due volte; lei aveva avuto cinque mariti e ora stava con un convivente! Qui possiamo notare due elementi: anzitutto Gesù sa valorizzare, pur nella situazione così negativa della donna, l unica scintilla di positività: in questo hai detto il vero ; in secondo luogo, spostando il discorso sulla vita privata della donna, le dimostra di essere un profeta, come ella stessa riconosce: Signore, vedo che tu sei un profeta (v.19) E vero che ancora una volta ella strumentalizza la presenza di Gesù per avere un chiarimento circa la disputa che divideva Giudei e Samaritani sul luogo in cui si doveva adorare Dio, per conseguire la salvezza (cfr. il v.20). Ma intanto ha gradualmente mutato la sua posizione verso Gesù, come si capisce dalla progressione degli appellativi: prima era semplicemente il giudeo, poi lo chiama Signore, ora profeta e alla fine intuirà in lui il Messia. 21 Gesù le dice: Credimi, donna, viene l ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Nella risposta di Gesù troviamo una delle grandi RIVELAZIONI del Nuovo Testamento: il dilemma è superato perché è giunto il momento della adorazione vera, autentica, non più legata a un luogo, ma in spirito e verità, espressione che non indica tanto un culto interiore e spirituale contrapposto ad un culto esteriore, ma un culto secondo la Verità che è Gesù; lo Spirito ha il compito di attualizzare in ogni tempo questa verità, perché è il testimone della Verità. In altre parole: lo spazio del culto è ora Gesù stesso presente nel suo Spirito. 25 Gli rispose la donna: So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa. La donna non ha colto la grande rivelazione di Gesù e gli contrappone l autorità del Messia atteso dai Samaritani, non quello che i Giudei attendevano dalla discendenza regale davidica, con cui i Samaritani erano inimicati politicamente da molti secoli, ma nella linea dei profeti. Essi aspettavano infatti la venuta di un futuro profeta, simile a Mosè, ma della tribù di Levi e non discendente di Davide, che apparteneva alla tribù di Giuda. In questo episodio l evangelista sfrutta molto il motivo dell equivoco/incomprensione. Vuole evidenziare che l uomo, abbandonato a se stesso, non è capace di capire la parola di Dio, né di raggiungerla, né di interpretare correttamente le sue stesse attese. Come abbiamo visto, la donna intuisce qualcosa del dono di cui Cristo parla (l acqua), ma lo interpreta sul metro delle proprie preoccupazioni (cfr. il v.15). La tentazione di chi cerca Dio è sempre di rinchiudere il Suo dono dentro la propria attesa. Ma Dio non si lascia rinchiudere nelle attese dell uomo: le dilata (e di qui vengono le crisi ). La donna cerca di situare Gesù nelle categorie religiose tradizionali; ma Egli non esita a mostrare la loro inadeguatezza. Per due volte (a proposito del dono dell acqua e del luogo di culto) la Samaritana Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 29

6 evoca la grandezza dei patriarchi (cfr. i vv. 12 e 20) e si rifà al passato: la sua ricerca è appunto chiusa nel passato. Gesù la costringe a guardare al futuro e a prendere coscienza che, nel mondo, è arrivata la novità e che questa rinnova il problema dalle fondamenta. Infine, con la sua ultima affermazione (cfr. il v.25) la donna mostra di restare ancora in attesa di un futuro, chiusa dentro l attesa messianica tradizionale. Gesù attira la sua attenzione sul presente e su di sé: 26 Le dice Gesù: Sono io [il Messia], che parlo con te. Siamo al punto culminante del brano. Gesù afferma chiaramente che il Messia non è più da attendere, ma solo da riconoscere, perchè già presente: Sono io. Egli è il profeta definitivo, il rivelatore, il restauratore del vero culto, l acqua viva che può soddisfare per sempre la sete più profonda e drammatica che c è in ogni uomo: il bisogno di dare senso e valore all esistenza propria e del mondo. Dalla Samaritana è ormai sparita ogni supponenza e diffidenza. Per la prima volta nella sua vita lei, marchiata da un passato infamante che l aveva costretta a celarsi dietro una corazza difensiva, si è trovata di fronte a qualcuno che ha fatto cadere ad una ad una le sue resistenze, perché l ha accettata per quello che era, senza giudicarla né condannarla, anzi facendo emergere una ricerca ed un bisogno di autenticità che forse lei stessa ignorava. 27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: Che cosa cerchi?, o: Di che cosa parli con lei?. 28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29 "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?. 30 Uscirono dalla città e andavano da lui. E anche possibile che nelle ultime parole della donna fosse dissimulata una segreta speranza che proprio quell insolito giudeo, che aveva mostrato di conoscere il suo segreto, fosse l atteso Messia. Lo dirà lei stessa ai suoi compaesani: Che sia lui il Cristo? (v.29), una domanda in forma dubitativa, ma che esprime una aspettativa fiduciosa; altrimenti ella non avrebbe di colpo abbandonato l anfora per correre a dare questo annunzio, segno che qualcosa di assolutamente nuovo e bello era entrato nella sua vita. Possiamo supporre che la Samaritana avrà avuto ancora bisogno di tempo per raggiungere una completa fiducia e adesione al Cristo, ma il miracolo, la novità che l evangelista Giovanni porta alla nostra attenzione (e che Gesù vuole per ciascuno di noi) è già avvenuto: ella ora non solo conosce, ma ha ricevuto quel dono dell acqua in senso simbolico che è il significato e il valore della sua vita e che durerà per sempre. 6- ALTRI ASPETTI DEL SIMBOLISMO DELL EPISODIO (da A. Valdez, Cosa sappiamo della Bibbia? vol.9 pagg.94-6) Sapere che il racconto di Gesù e della Samaritana non è strettamente storico ci aiuta a capire alcuni dettagli che, a prima vista, possono sembrare strani o addirittura assurdi. Per esempio: l incontro tra Gesù e la donna avviene a mezzogiorno. E insolito che in Palestina qualcuno vada a cercare dell acqua nell ora più calda della giornata. Ai tempi di Gesù le donne svolgevano solitamente questo compito al mattino presto, quando la temperatura era ancora fresca, oppure all imbrunire, quando il sole non scaldava più di tanto (cfr. Gen. 24,11). Era soltanto in quelle ore che le ragazze si ritrovavano tra di loro, si scambiavano notizie riguardo alle loro famiglie, attingevano acqua per il resto della giornata e facevano ritorno alle loro case per dedicarsi alle consuete attività. 30 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

7 Perché mai, dunque, questa donna deve attingere l acqua proprio a mezzogiorno? Dobbiamo ammettere che, se si considera il racconto come simbolico, si comprende meglio la risposta a questa curiosa domanda. Giovanni volle situare tutta la scena a mezzogiorno, nell ora di maggior luce, per mostrare che i Samaritani, accettando Gesù, sono usciti dal buio in cui vivevano e hanno trovato la luce totale. Ovviamente qui non si tratta della luce del sole, ma della luce di Cristo. Lo dirà Gesù stesso più avanti: Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Giov. 8,12) Per lo stesso motivo Giovanni aveva ambientato l incontro con il giudeo Nicodemo del cap.3 (visto la scorsa volta) in piena notte, per dimostrare che gli Ebrei che non accettano Gesù vivono nelle tenebre, mentre la Samaritana, che accetta il Cristo, si trova a vivere immersa nella luce. * * * * * Un altro dettaglio insolito è il fatto che la donna di Samaria abbia già avuto cinque mariti e che ora viva con il sesto. Secondo la tradizione ebraica, una donna poteva sposarsi al massimo due volte. Secondo le severe tradizioni di quell epoca, una simile proliferazione di mariti rappresentava una grave e indubbia immoralità. Come poteva il villaggio tollerare quella donna? E c è di più: come potevano gli abitanti del villaggio accettare la testimonianza di una donna libertina e indecente come quella, e, soprattutto, credere alla sua conversione? In realtà quei cinque mariti rappresentano il simbolo dei cinque dèi che i Samaritani avevano adorato nel passato. Secondo la Bibbia, infatti, soltanto Jahvè era lo sposo di Israele, mentre gli altri dèi erano gli sposi degli altri popoli. Ebbene, dobbiamo sapere che nel 8 secolo a. Cr. i Samaritani, che in origine erano Ebrei come tutti gli altri, si mescolarono con cinque popoli stranieri e finirono per accettare i loro cinque dèi (cfr.2 Re 17,27-33); per questo motivo furono considerati impuri dagli altri Ebrei. Così, quando Gesù rimprovera alla Samaritana: Hai avuto cinque mariti, egli si riferisce, benché in modo criptato, ai cinque dèi stranieri che i Samaritani avevano incorporato nel loro culto. E quando le dice: e quello che hai ora non è tuo marito, si riferisce a Jahvè, al Dio che i Samaritani adoravano insieme agli altri, ma non in modo esclusivo come ogni altro Ebreo osservante: ecco perché quel marito, in senso lato, non era pienamente tale ed era totalmente illegittimo. 7- ANALISI DEI vv Intanto i discepoli lo pregavano: Rabbì, mangia. 32 Ma egli rispose loro: Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. 33 E i discepoli si domandavano l un l altro: Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?. 34 Gesù disse loro: Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Voi non dite forse: Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37 In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l altro miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica. Anche i discepoli stanno compiendo una ricerca, sono già con Gesù, ma non sono ancora arrivati. Anche qui il discorso si presenta a due diversi livelli (cfr. i vv.31-34). I discepoli, come Nicodemo, come la Samaritana, non capiscono, sono carnali, cioè ragionano secondo un ottica puramente Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 31

8 umana. Mentre Gesù, non preoccupato del cibo materiale, dice: Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato (v.35 a). Questa affermazione di Gesù su se stesso ne compendia molte altre, nelle quali egli dichiara la sua totale obbedienza al Padre. Le parole che trasmette non sono sue, ma del Padre (cfr. Gv 7,16; cfr. Gv 8,26.40; cfr. Gv 17,8.14); non compie opere personali, ma quelle del Padre (cfr. Gv 5,17; cfr. Gv 8,28; cfr. Gv 10,25.37; cfr. Gv 14,10; cfr. Gv 17,4); non fa la propria volontà, ma la volontà di colui che l ha mandato (cfr. Gv 5,30; cfr. Gv 6,38)....e compiere la sua opera (v.35 b). Di quale opera parla Gesù? Quale azione deve fare? In che cosa consiste la volontà del Padre? La volontà di Dio è di raggiungere l uomo (nell episodio in oggetto: la Samaritana), là dove si trova, e accompagnarlo, condurlo, a partire dalla sua posizione, di ricerca in ricerca, di tappa in tappa, alla conoscenza del Padre, e indicargli in quale spazio adorarlo. Questa è l opera: Gesù è venuto per questo, per farci conoscere Dio. Certo, anche per liberarci dai peccati, perché per conoscere Dio non si può vivere nel peccato, però è troppo poco dire che Gesù è salvatore, visto che così si scivola in un altra ottica che ci fa dire: sappiamo già chi è Dio, ma non abbiamo la forza di amarlo; Gesù è venuto a darci questa forza. Invece noi non conosciamo chi è Dio e Gesù è venuto anzitutto a dircelo, poi ci darà anche la forza di amarlo. In Giovanni l idea del Rivelatore è vivissima: la missione di Gesù è rivelare. * * * * * Il discorso continua (vv.35-38). Gesù sta parlando dei discepoli; quei dodici sono forse la seconda generazione cristiana che sta guardando indietro: l autore del vangelo sta parlando alla sua comunità. Dunque Gesù parla ai suoi discepoli, ma anche ai missionari del tempo di Giovanni, e pure ai missionari di oggi e dice: Guardate i campi che già biondeggiano! E un versetto bellissimo, soprattutto se paragonato a certe prediche di oggi in cui si sente dire che tutto va male. Mentre Gesù dice: alzate gli occhi, i tempi sono pronti; voi missionari dovete solo mietere, ho già seminato io, ho già faticato io. Io sono andato sulla croce. Tu devi solo mietere. 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: Mi ha detto tutto quello che ho fatto. 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e alla donna dicevano: Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo. L idea di fondo di questo brano Giovanni l aveva già anticipata nella chiamata dei primi discepoli, vista nello scorso incontro, i quali si erano già incamminati dietro a Gesù per la testimonianza di Giovanni Battista, ma Lui dice Venite e vedrete e a questo punto la loro fede non si basa più sulla testimonianza del Battista, ma su una loro personale esperienza. Qui riappare lo stesso argomento: Molti di più credettero per la sua parola, la parola di Gesù, non più solo quella della donna, che ha certo avuto il merito di mettere in movimento una ricerca; ma ora questa ricerca poggia su un esperienza che il singolo fa e non su un semplice sentito dire, sia pure efficace. 32 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

9 8- GIOV. 4,43-54: GESU GUARISCE IL FIGLIO DI UN FUNZIONARIO REALE 43 Trascorsi due giorni, partì di là per la Galilea. 44 Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. 45 Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch essi infatti erano andati alla festa. 46 Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47 Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48 Gesù gli disse: Se non vedete segni e prodigi, voi non credete. 49 Il funzionario del re gli disse: Signore, scendi prima che il mio bambino muoia. 50 Gesù gli rispose: Va, tuo figlio vive. Quell uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51 Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: Tuo figlio vive!. 52 Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: Ieri, un ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato. 53 Il padre riconobbe che proprio a quell ora Gesù gli aveva detto: Tuo figlio vive, e credette lui con tutta la sua famiglia. 54 Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. * * * * * Osserva il grande biblista Albert Vanoye: Questo vangelo è un invito a progredire nella fede e ci indica la strada. Al funzionario angosciato che lo prega di scendere e guarire suo figlio, Gesù domanda proprio un aumento di fede. Se non vedete segni e prodigi dice Gesù voi non credete ; cioè: voi aspettate di vedere per credere; ma bisogna credere sulla parola, questa è la vera fede. Il funzionario insiste: Scendi, prima che il mio bambino muoia e Gesù gli risponde: Va, tuo figlio vive. In questo momento Gesù domanda a quest uomo la fede nella sua parola. Era difficile, molto difficile. Tuo figlio vive ; già, ma io non vedo niente, tu non vieni, non fai niente, come posso credere? Forse vuoi solo liberarti di me, non vuoi occuparti di questa cosa.. E proprio questa la fede che Gesù attende da noi. Se aspettiamo, per credere, che Gesù appaia visibilmente, la nostra non sarà fede, sarà una semplice constatazione. Quell uomo ha avuto la forza di credere alla parola di Gesù: non è stato fatto niente, ma Gesù ha parlato; dunque deve essere vero e sulla sua parola io cambio il mio atteggiamento, non insisto più, me ne vado come se ciò fosse vero, credendo che è vero. 9- CONCLUSIONE SUI CAPP Probabilmente i capp sono stati pensati da Giovanni come un unità: si aprono e si chiudono con un miracolo a Cana di Galilea (cfr.2,1.11 e 4,54) e la sezione svolge il duplice tema della rivelazione e della fede. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 33

10 1 - Il dono della rivelazione Gesù si rivela attraverso i segni e le parole, e si rivela come colui che pone fine all economia antica, rinnovandola nella sua persona. Tutta la sezione è sotto il segno della novità: non più l acqua delle purificazioni ma il vino nuovo, non più il tempio, ma il corpo risorto di Cristo, non più l acqua del pozzo di Giacobbe ma l acqua della vita, non più il culto in Gerusalemme o sul Garizim, ma un culto in spirito e verità. 2 - Il dono della fede Da Cana, luogo del primo segno, in cui la fede è donata ai discepoli, Gesù va a Gerusalemme dove la fede è donata ai Giudei (cfr. Nicodemo), alla Samaria dove la fede è donata agli eretici e scismatici Samaritani, e quindi di nuovo a Cana, dove la fede è donata ai pagani (funzionario regio). La missione di Cristo ha ormai toccato tutti i campi, tutto il mondo. DOMANDE PER AIUTARE L ATTUAZIONE DELLA PAROLA DI DIO NELLA NOSTRA VITA (cfr. M. Orsatti, Giovanni, Un vangelo ad alta definizione ) GESÙ E LA SAMARITANA (Giov. 4, 1-42) - Come sto sviluppando la mia fede? Ho un atteggiamento di ricerca? Che cosa faccio per accrescerla? Quali i mezzi a mia disposizione? Vi ricorro abitualmente? - Ricerco la verità e me ne lascio affascinare? Oppure preferisco esimermi dalla ricerca perché impegnativa? Chi mi aiuta in questa ricerca? - L incontro con Cristo trasforma la mia vita? Quanto la teoria diventa prassi? Quale brocca, simbolo del mio passato, devo abbandonare per attingere l acqua viva che è Cristo? - A chi faccio dono della mia esperienza di fede? Sono capace di una testimonianza cristiana gioiosa e coerente? Che cosa possono dire del mio impegno cristiano coloro che mi avvicinano e non sono credenti? - Come individuo e come gruppo, sentiamo vivo l impegno missionario che si traduce nella testimonianza della nostra fede? Abbiamo il coraggio di professarla, sempre e con gioia? Che cosa impariamo dalla Samaritana su questo punto? 34 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

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