IPSEMA, DIECI ANNI RIVOLTI AL FUTURO

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2 IPSEMA, DIECI ANNI RIVOLTI AL FUTURO Antonio Parlato Son passati dieci anni dalla costituzione dell Istituto. E non sono passati invano. Iniziò l attuazione del viatico legislativo che fondeva le tre Casse Marittime (quella Adriatica, quella Tirrenica e quella Meridionale) il primo presidente, Rocco Familiari. Familiari si trovò dinanzi alla difficile e impegnativa impresa di coagulare in un insieme coeso d identità, risorse professionali ed economiche, disparate esperienze e procedure ed utenze diverse. E ci riuscì. Tanto da poter consegnare a Gian Maria Fara, che gli successe nella presidenza dell IPSEMA, un Ente che poggiava in sintonia con la tripartita sua articolazione originaria su un unico basamento. Fara consolidò questo insieme complesso e dette il via ad un processo di stabilizzazione anche economica e finanziaria dell Istituto, compiendo scelte fondamentali tra le quali meritano particolare evidenza, per la loro ulteriore attualità, quelle che riguardarono l assetto comunicazionale dell Istituto con la fondazione anche di questo stesso bimestrale e l istituzione di una Direzione che si occupasse specificamente della Prevenzione. A chi scrive è stato più facile partire da queste basi per dar luogo al rilancio dell Istituto, anche nel quadro della candidatura dell IPSEMA a divenire l Istituto assicurativo degli infortuni e delle malattie professionali non solo della "gente di mare" ma dell intero comparto dei Trasporti. Come annunciato a suo tempo dal precedente CIV retto dal presidente Franco Paganini e confermato dall attuale Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, presieduto da Giancarlo Fontanelli, nell ambito delle linee strategiche dettate per il quadriennio in corso. Linee, devo sottolinearlo, che hanno portato, insieme alle "priorità" fissate, ad un progetto pienamente condiviso dagli Organi di Gestione e dal direttore generale Maria Clotilde Calamita, che hanno avuto la possibilità di esprimersi liberamente e pienamente in ordine ai loro contenuti durante la fase di elaborazione, vedendo raccolti e poi accolti gli elementi che avevano formato oggetto della loro riflessione, pur nella autonomia dei rispettivi ruoli. Sul piano meramente "interno", l IPSEMA ha istituito la Consulta della Presidenza costituita da 20 tra docenti universitari, dirigenti statali e professionisti esperti che formuleranno per due anni, a titolo meramente gratuito, pareri agli Organi e che già sta dando luogo al riesame dell Ordinamento dei Servizi che dovrà contenere gli aspetti emergenti del processo produttivo e della "nuova missione" e ha dato il via a talune innovazioni fondamentali che riguardano il personale: introduzione della comunicazione interna per i collaboratori dell IPSEMA; ottenimento di agevolazioni di viaggio da parte degli armatori; politiche di adeguamento (sulle quali occorre ancora lavorare, nei limiti di bilancio) dei benefici assistenziali loro destinati (mutui ipotecari, prestiti al personale ed altro); primi indirizzi rivolti al migliore benessere organizzativo, comprendenti nuovi spazi logistici nell ampliata sede centrale e più

3 funzionali e soddisfacenti condizioni lavorative dappertutto. Infine, la costituzione e istituzione del Comitato Pari Opportunità che ha presentato proprio in questi giorni alla Direzione Generale, per poi inviarle al Ministro del Lavoro anche per ottenere un eventuale finanziamento, due proposte: una riguardante un volontario e riservato screening dei collaboratori di entrambi i sessi d intesa con l Istituto Nazionale dei Tumori; l altra riguardante una ricerca, nell ottica della prevenzione e della soddisfazione dell utenza, sulla condizione delle "Donne-marinaio". Il primo "bilancio sociale" dell IPSEMA terrà conto poi anche degli aspetti, rilevati al 2003, riguardanti i lavoratori dell Istituto. In questo quadro dei sostegni al personale vanno anche inserite le iniziative assunte per dar luogo alle "sponsorizzazioni" delle attività dell Istituto il cui ricavo è destinato per la metà ad alimentare il Fondo per le retribuzioni accessorie. Ancora sul piano interno, l Istituto sta dando luogo alla costituzione della sua Biblioteca e ad un Centro di Documentazione di cui era privo, mentre, dopo la sperimentazione, è in partenza il teleforum, la dotazione informatica dei servizi dell Avvocatura Centrale, che è in fase di riassetto e di rilancio e che dovrà permettere un adeguato monitoraggio del contenzioso e la trasmissione d indirizzi di difesa ai legali interni ed esterni. In questa stessa prospettiva, l Istituto ha dato luogo ad un convegno della sua Avvocatura centrato sul tema dell amianto e si appresta a realizzarne un altro sulla ipoacusia. Allo stesso tempo, proprio nella direzione della soddisfazione dell utenza, l Istituto va predisponendo, sulla base dei primi contatti avuti con l Istituto italiano di medicina sociale, un esame delle condizioni delle famiglie dei marittimi lontani da casa per mesi e mesi e sta definendo le linee di un altra imminente iniziativa comunicazionale diretta alla "gente di mare" coperta dall IPSEMA (e che si vorrebbe allargare anche ai marittimi extracomunitari presenti a bordo ma non assicurati con l Istituto) per svolgere le funzioni informative in materia di diffusione dei diritti e dei doveri dei componenti l equipaggio, specie sotto il profilo della prevenzione dei sinistri e delle malattie professionali. Sul rilevante tema della prevenzione, che vedrà l Istituto dotato alla fine di quest anno delle nuove codifiche europee ESAW che censiscono otto variabili nel prodursi degli infortuni, l IPSEMA ha avviato un lungo, complesso percorso di incontri e di contatti (tra gli altri, con il Ministero della Difesa, la Lega Navale, l Ucina, l Assonave, l Insean, le Capitanerie di Porto, l O.I.L.) per poter svolgere appieno le funzioni assegnatele con il D.L.vo 271 grazie all immenso patrimonio dei dati di cui dispone e che possono consentire all Istituto di offrire, previa approfondita analisi, elementi conoscitivi utili per l innovazione in materia di architettura navale finalizzata alla maggiore sicurezza o in termini di diversa organizzazione del lavoro. In proposito, l Istituto ha già presentato due istanze al Ministero del Lavoro per altrettante ricerche: una sul rapporto tra infortuni ed età anagrafica dei marittimi e l altra sulle diverse casistiche degli infortuni per cadute di vario tipo che rappresentano, a fronte della instabilità insita nella nave, una quota rilevante dei sinistri. 2

4 Si iscrive nella direzione dell incremento delle attività di prevenzione e in quella della ottimale erogazione delle prestazioni, anche il protocollo d intesa sottoscritto molto di recente dall Istituto con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto, finalizzato ad un approfondimento delle procedure e ad un reciproco, collaborativo sostegno alle rispettive attività istituzionali. Ma già qualche mese fa era stato concordato che le conclusioni delle inchieste svolte dalle Capitanerie pervenissero anche alla Sede Centrale dell Istituto: i documenti che stanno giungendo, opportunamente analizzati, stanno avendo positive ricadute che investono sia il riscontro di legittimità delle erogazioni riguardanti gli infortuni verificatisi nel corso di sinistri marittimi sia l avvio, al riguardo, di eventuali azioni di rivalsa e la realizzazione di politiche di prevenzione. Una documentazione, questa, funzionale allo scopo di costruire nel prossimo anno un Osservatorio dei sinistri e degli infortuni marittimi del quale si stanno ponendo le basi e che dovrà intrecciarsi con le attività di altri centri di studio e analisi delle emergenze-mare. Ancora in tema di prevenzione vanno sottolineate le ipotesi di iniziative in avanzata fase di studio, da avviare quest anno, per il 2004, Anno del Cuore, d intesa con il Cirm, Confitarma e il Ministero della Salute, per prevenire le malattie cardiovascolari che colpiscono i marittimi. Le attività di comunicazione dell Istituto hanno assunto ulteriore rilievo, come dimostrato dal significativo incremento, quantomeno triplicata rispetto al 2003, della presenza sulla stampa, dalla sua partecipazione al Forum della P.A. e dai numerosi convegni cui ha preso parte, tra i quali quelli di Confitarma, dell Università di Foggia, della Società italiana di Medicina del lavoro, del Salone nautico di Genova, della Conferenza nazionale sull amianto, del Propeller, dell Atacan e del Workcongress. L IPSEMA, inoltre, sta per dare il via al suo rinnovato sito web, nel quadro di una sua modernizzazione che ricomprenda sia le sue missioni istituzionali sia l intero mondo del mare, sviluppando l interesse e l accessibilità al sito; è presente una volta la settimana su Radioazzurra con una rubrica intitolata Gente di Mare nella quale intervengono i componenti del CdA, quelli del CIV e la Dirigenza dell IPSEMA e si stanno predisponendo le condizioni per l accesso alle reti radiofoniche e televisive pubbliche. Infine, grande impulso è stato dato alle politiche di CSR, quelle cioè della Responsabilità Sociale d Impresa, sia nei confronti del personale sia dell utenza servita e della comunità esterna. Testimoni di questo nuovo profilo sono l imminente pubblicazione del suo primo "bilancio sociale", secondo solo - tra gli enti previdenziali- a quello dell INAIL, una delibera riguardante l abbattimento delle barriere architettoniche nelle sedi dell Istituto, l adozione di misure di tipo sociale e ambientale, l adesione al Global Compact Italia, e un protocollo d intesa, in avanzata fase di elaborazione, con la Federazione del mare alla quale l IPSEMA aderisce insieme a tutte le altre componenti del cluster marittimo italiano. Scopo del protocollo è quello di dare ulteriore corpo a iniziative in difesa del mare, dopo un primo lavoro di ricerca condotto dal RINA per conto della Federazione e al quale 3

5 l Istituto ha partecipato, censendo le iniziative proattive in materia ambientale realizzate o in programma da parte del componenti del cluster. Inoltre, in estrema sintesi, l IPSEMA, si è proposta quale patrocinante morale del restauro e della riapertura dell antichissima chiesa napoletana di S.Maria di Portosalvo, innalzata nel 1551 da armatori e marinai, intrecciando raccordi istituzionali con la Curia, il Comune di Napoli, l Autorità Portuale e la Soprintendenza. Questo, nel 2004, nell anno del decimo anniversario della sua istituzione, è stato il lavoro compiuto, d intesa con il CIV, dalla gestione commissariale e, normalizzati gli organi, dal Consiglio di Amministrazione. Non spetta a chi scrive esprimersi sulla quantità e la qualità delle azioni svolte. Ma certamente gli è consentito affermare che esse sono state assunte nella consapevolezza e nella responsabilità di quanti - dalla Presidenza al Consiglio di Amministrazione, dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza sino alla Dirigenza e a tutti i collaboratori dell Istituto- sono impegnati nel dare ulteriore futuro all IPSEMA, facendolo navigare a vele spiegate e in mare aperto. 4

6 PESCA MARITTIMA, UN REBUS DA SCIOGLIERE Paolo Fantini La riforma della pesca ha rappresentato un grande passo in avanti per la qualità dello sviluppo di questo settore ma non ha ancora risolto tutti i problemi: dai conflitti di competenze alla ripartizione delle risorse. Dopo oltre vent'anni dalla legge n. 41 del 1982, l ultima ad occuparsi in maniera organica del settore, la pesca ha finalmente una nuova normativa. L ordinamento precedente era unanimemente considerato ormai inadeguato a rispondere sia alle esigenze che nel corso del tempo erano andate via via maturando sia ai problemi che lo sviluppo tecnico, la maggiore attenzione all ambiente, la nuova politica comunitaria e il mutato assetto istituzionale hanno cominciato a porre con sempre maggiore insistenza. La nuova normativa, approvata dal consiglio dei ministri nelle scorse settimane, è ora affidata a due decreti legislativi di riforma concernenti, fra l altro, la razionalizzazione dell'attività di pesca marittima e del sistema dei relativi controlli, nonché la modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura. Un rinnovamento radicale che si basa soprattutto sulla semplificazione nello svolgimento dell attività. Abbiamo voluto tener conto proprio della principale istanza dei lavoratori di categoria fornendo strumenti in funzione delle loro reali esigenze ha sottolineato il ministro delle Politiche agricole e forestali, Gianni Alemanno - La nuova normativa, eliminando molti comitati e sottocomitati pletorici, riconosce il ruolo delle imprese, dei sindacati dei lavoratori e della cooperazione, a cui viene anche assegnato un fondamentale ruolo di sussidiarietà a sostegno dell'azione della Pubblica Amministrazione commisurata alla loro effettiva rappresentanza. Va però anche detto che non tutte le aspettative dei soggetti interessati sono state esaudite. Questo ha già portato in poco tempo alla nascita di una discussione sull opportunità di mettere mano ad un restyling delle nuove norme, tanto più che c è ancora da attivare il confronto per la messa a punto dei decreti attuativi. Un confronto che, visti i precedenti, potrà certamente contare sulla massima collaborazione da parte di tutti ma anche sulla determinazione di ognuno di non cedere nella difesa dei propri interessi. La discussione che si aprirà, inoltre, non potrà prescindere dalle polemiche che hanno accompagnato la definizione del Piano nazionale per la pesca 2004, specie in relazione alla distribuzione delle risorse fra Stato e Regioni, e che sicuramente faranno da contorno anche alla messa a punto dell attesissimo Piano triennale Vediamo in sintesi gli aspetti principali della nuova legislazione. Il d.lgs. n. 153/2004 indica tra le sue finalità e obiettivi la razionalizzazione della disciplina e del sistema dei controlli sulla pesca marittima svolta dagli imprenditori ittici, dai pescatori e dagli altri soggetti per i quali è responsabile, direttamente e unitariamente, lo Stato italiano secondo le pertinenti norme comunitarie ed internazionali. La razionalizzazione del

7 sistema pesca è ispirata, altresì, ai principi di sviluppo sostenibile e di pesca responsabile al fine di coniugare le attività economiche di settore con la tutela degli eco-sistemi. Viene considerata pesca marittima l'attività diretta alla cattura o alla raccolta di organismi acquatici in mare per finalità professionali o sportive e quanti intendono esercitarla professionalmente devono conseguire l'iscrizione all apposito registro dei pescatori marittimi istituito presso le Capitanerie di porto. Sono tenuti all'obbligo dell iscrizione nel registro delle imprese di pesca, anch esso istituito presso ogni Capitaneria di porto, gli imprenditori ittici che esercitano la pesca marittima e viene specificato che l'armatore è solidalmente e civilmente responsabile con il comandante della nave da pesca per le sanzioni amministrative pecuniarie inflitte ai propri ausiliari e dipendenti per illeciti commessi nell'esercizio della pesca marittima. L'iscrizione non è invece richiesta per coloro che esercitano la pesca scientifica e appartengono a organizzazioni o istituti di ricerca riconosciuti o espressamente autorizzati dal ministero delle Politiche agricole e forestali. E inoltre disposto che le navi e i galleggianti abilitati alla navigazione, ai sensi dell'articolo 149 del codice della navigazione, per l'esercizio della pesca professionale devono essere muniti di licenza di pesca e per esse, previa richiesta dell'armatore, l'autorità marittima periferica, delegata dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, può autorizzare che il personale di bordo sia composto anche da cittadini extracomunitari, tranne che per la qualifica di comandante. Infine, fermo restando il divieto comunitario di sbarco, trasporto, trasbordo e commercializzazione di esemplari di specie ittiche al di sotto della taglia minima prevista dai regolamenti comunitari, non è sanzionabile la cattura accidentale o accessoria di tali esemplari, realizzata con attrezzi conformi alle norme comunitarie e autorizzati dalla licenza di pesca. Viene invece sanzionata con la sospensione dell'esercizio commerciale da cinque a dieci giorni la commercializzazione di questi prodotti. Al riguardo, viene anche disposto che l'attività amministrativa legata alla vigilanza e controllo sulla pesca marittima è esercitata dal ministero delle Politiche agricole e forestali, che si avvale per questo scopo del Corpo delle Capitanerie di Porto, e dalle regioni, province e comuni. Ulteriori specifiche sono contenute nel secondo provvedimento, il d.lgs. n.154/2004, riferito principalmente alla modernizzazione del sistema pesca, comprendente l'acquacoltura, in cui l'integrazione tra le misure di tutela delle risorse acquatiche e dell'ambiente e la salvaguardia delle attività economiche e sociali, deve essere basata su criteri di sostenibilità. Per la determinazione degli obiettivi e delle linee generali della politica nazionale della pesca e dell'acquacoltura, nonché per la concertazione permanente, viene istituito il Tavolo azzurro, coordinato dal Ministro delle Politiche agricole e forestali o dal Sottosegretario di Stato delegato, è composto dagli assessori alla pesca e all'acquacoltura delle regioni e delle province autonome, dai presidenti di ciascuna associazione nazionale delle cooperative della pesca, delle imprese di pesca, delle imprese di acquacoltura, dai segretari generali di ciascuna organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa a livello nazionale, da un rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio. Resta di

8 competenza della Commissione consultiva centrale per la pesca e l'acquacoltura la consulenza sui decreti finalizzati alla tutela e gestione delle risorse ittiche. Il provvedimento definisce poi con particolare precisione gli obiettivi, gli interessi e gli interventi pubblici di carattere generale da perseguire attraverso il Programma nazionale: perseguire la durabilità delle risorse ittiche per le generazioni presenti e future e tutela della biodiversità; perseguire lo sviluppo sostenibile e valorizzazione della produzione della pesca, dell'acquacoltura e delle attività connesse, anche attraverso la promozione dei piani di gestione delle risorse ittiche e dei programmi di sviluppo dell'acquacoltura adottati dalle associazioni, organizzazioni di produttori e consorzi riconosciuti in conformità con le norme comunitarie; sviluppare le opportunità occupazionali, il ricambio generazionale delle attività economiche e delle tutele sociali anche attraverso l'incentivazione della multifunzionalità, la promozione della cooperazione, dell'associazionismo e delle iniziative in favore dei lavoratori dipendenti; tutela del consumatore in termini di rintracciabilità dei prodotti ittici, valorizzazione della qualità della produzione nazionale e della trasparenza informativa; tutela della concorrenza sui mercati internazionali e razionalizzazione del mercato interno; sviluppo della ricerca scientifica applicata alla pesca e all'acquacoltura secondo i principi della Programmazione nazionale della ricerca; semplificazione delle procedure amministrative relative ai rapporti tra imprese ittiche e pubbliche amministrazioni, anche attraverso l'istituzione di organismi per lo svolgimento di servizi al settore; promuovere l'aggiornamento professionale e la divulgazione dei fabbisogni formativi del comparto della pesca e dell'acquacoltura ed i conseguenti interventi di formazione continua e permanente; sostenere l'economia ittica delle regioni, al fine di rendere applicabili gli indirizzi nazionali e comunitari nei rispettivi territori. Dando poi seguito alle sempre più numerose sollecitazioni rivolte negli ultimi anni alle forze politiche, il provvedimento prende in esame e certifica anche particolari attività connesse a quelle di pesca come il pescaturismo, ovvero l imbarco di persone non facenti parte dell'equipaggio su navi da pesca a scopo turisticoricreativo, e l ittiturismo, indicata come attività di ospitalità, ricreative, didattiche, culturali e di servizi, finalizzate alla corretta fruizione degli ecosistemi acquatici e vallivi, delle risorse della pesca e dell'acquacoltura, e alla valorizzazione degli aspetti socio-culturali delle imprese ittiche e di acquacoltura, esercitata da imprenditori, singoli o associati, attraverso l'utilizzo della propria abitazione o di struttura nella disponibilità dell'imprenditore stesso. Particolare rilevanza viene quindi data alla ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca e all'acquacoltura definendo la possibilità per il ministero di avvalersi della collaborazione, oltre che del Comitato per la ricerca, di istituti scientifici, compresi i consorzi nazionali di settore promossi dalle associazioni nazionali delle cooperative della pesca. Sono ovviamente indicate le misure per la conservazione e gestione delle risorse ittiche, anche mediante l'incentivazione di Piani di protezione e Piani di gestione. Le misure di sostenibilità, razionalizzazione dello sforzo di pesca e capacità della flotta

9 nazionale sono fondate principalmente sulla regolamentazione dei sistemi di pesca, tempi di pesca, caratteristiche tecniche delle imbarcazioni e degli attrezzi di pesca, delle aree di pesca e dei quantitativi pescati. Per questo, è promosso lo studio di piani di protezione delle risorse ittiche e l'adozione di piani di gestione della pesca da parte delle associazioni, organizzazioni di produttori e consorzi di imprenditori ittici. Allo stesso modo, al fine di garantire la corretta gestione delle risorse biologiche acquatiche con effetti sulla conservazione degli ecosistemi marini, l'amministrazione centrale, di concerto con le amministrazioni regionali, dovrà definire i principi per lo sviluppo dell'acquacoltura marina responsabile e il controllo delle interazioni tra acquacoltura e attività di pesca, favorendo la sostenibilità delle integrazioni produttive. In relazione, infine, alle attività di acquacoltura marina, esercitate in ambienti costieri di particolare rilievo ecologico per la conservazione della biodiversità e delle risorse biologiche, con riflessi sulla pesca marittima, come stagni, lagune costiere, valli salse da pesca del Nord Adriatico (Comacchio, Delta del Po, Lagune di Venezia, Marano e Grado), sono previsti particolari provvedimenti finalizzati al controllo dell'impatto ambientale e alla tutela delle attività dall'inquinamento. Non potevano mancare indicazioni per quanto riguarda il sostegno creditizio e assicurativo per il quale si è provveduto all istituzione del Fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell'acquacoltura le cui risorse sono destinate a interventi finanziari in favore sia di imprenditori ittici che abbiano subito gravi danni alle strutture, compreso l'affondamento del natante, o alla produzione, conseguenti a calamità, avversità metereologiche e meteo-marine di carattere eccezionale sia degli eredi diretti dei marittimi imbarcati sulle navi da pesca o di addetti agli impianti di acquacoltura in mare, deceduti per cause di servizio o a seguito di affondamento per avversità meteo marine dell'unità da pesca o asservita agli impianti. Infine, si è pensato alla promozione della cooperazione e dell associazionismo affidando al Programma nazionale il finanziamento di corsi di aggiornamento e riqualificazione per i soci e per i dipendenti delle cooperative della pesca e dell'acquacoltura e loro consorzi; di iniziative volte a favorire la cooperazione tra i pescatori, gli acquacoltori, i consorzi tra cooperative della pesca e dell'acquacoltura; di contratti di programma, progetti sperimentali e convenzioni per la fornitura di servizi al settore, finalizzati al rafforzamento del ruolo della cooperazione nel più ampio contesto del processo di sviluppo dell'economia ittica. Inevitabile che le reazioni più immediate e puntuali fossero proprio quelle delle associazioni che non hanno mancato di rilevare gli aspetti positivi della riforma ma anche di sottolineare come varie questioni non abbiano ricevuto una risposta soddisfacente, lasciando così insoluti molti problemi. Finalmente, con la riforma della pesca, si mette la parola fine ad una vicenda lunga e tormentata, che ha rischiato, come per altri versi è avvenuto, di emarginare il ruolo delle cooperative a favore di altre forme imprenditoriali, certamente meno rappresentative è stato il commento unitario di AGCI Pesca, Federcoopesca, Lega Pesca ed UNCI Pesca - Invece, in sede di esame dei testi, l esecutivo ha previsto, come peraltro nella legge

10 delega agricola, la peculiarità della forma d impresa mutualistica riconoscendo alle nostre cooperative il ruolo di imprenditore ittico che prima non avevano. Questa decisione è frutto della logica conseguenza della presenza fortemente maggioritaria della formula cooperativa all interno dell intero sistema pesca. L analisi prosegue: Il testo, largamente modificato rispetto a quello che le centrali cooperative hanno esaminato insieme nei mesi passati contiene un preminente ruolo delle regioni, che va dalla creazione del Tavolo azzurro all ampliamento della Commissione Consultiva centrale, che vedrà la presenza di un rappresentante per ogni regione. Inoltre, saranno ricreate commissioni consultive a livello locale, istituite dalle singole regioni, in modo da garantire il coordinamento con l Autorità marittima. Forti perplessità, come detto, permangono su diversi punti: dalla non reciprocità tra le funzioni del ministero dell Ambiente e quello delle Politiche Agricole e Forestali nel Tavolo Azzurro, al consistente allargamento della Commissione Consultiva Centrale a scapito della rappresentanza della cooperazione; al nuovo ruolo delle commissioni consultive locali, che passano dal controllo delle Capitanerie di porto a quello delle regioni, senza garanzie di un adeguata rappresentanza della cooperazione e delle altre categorie economiche, con problemi di coordinamento a livello nazionale e con il rischio di contraddizioni e di diversità di trattamento fra le varie aree. Altro punto controverso è quello della ricerca scientifica, la cui Programmazione nazionale sarà ad esclusivo appannaggio delle componenti istituzionali escludendo, dopo oltre vent anni, la cooperazione e il mondo della produzione. Altri elementi di insoddisfazione riguardano le misure di sostegno creditizio ed assicurativo (viene a mancare la funzione del Fondo centrale che garantisce l erogazione dei contributi in conto interessi sui mutui), nelle quali, peraltro, non è contemplato alcun coinvolgimento, con propri fondi di bilancio, delle regioni. Il ruolo della cooperazione nella pesca, per quanto riconosciuto e importante, registra con questi decreti un inversione di tendenza. Ci auguriamo almeno che la forte apertura alle regioni, che anticipa una revisione degli scenari costituzionali sulla materia, venga condivisa e ritenuta sufficiente da queste perché nel quadro poco chiaro della divisione di competenze tra Stato ed enti locali la formula trovata possa garantire l equilibrio dei rispettivi ruoli, mettendo fine ad un periodo di paralisi ed elevato contenzioso è la conclusione di AGCI Pesca, Federcoopesca, Lega Pesca e UNCI Pesca - Adesso, comunque, parte il lavoro più stringente ed efficace, ossia la messa a punto dei regolamenti di esecuzione delle nuove norme sui quali, se ci verrà data la possibilità, saremo pronti fin d ora a fornire il nostro contributo per trovare il giusto completamento di un quadro rinnovato, ma non ancora del tutto messo a punto. Speriamo che attraverso la messa a punto dei regolamenti di attuazione l intero sistema compia ulteriori passi avanti, ridando alla cooperazione quella centralità in linea con la sua storia e con i più moderni scenari europei ed internazionali.

11 L INTERVISTA UNA RIFORMA DA DIFENDERE IN EUROPA a cura di Paolo Fantini Al termine di una lunghissima attesa e un serrato confronto fra le parti, finalmente ha visto la luce la riforma della pesca. Si apre così un capitolo nuovo per un settore che da sempre rappresenta per il nostro paese un importante risorsa economica e sociale. Ma, come sempre accade quando si innova una legislazione, non tutto sembra essere stato affrontato e risolto compiutamente. Si affacciano così nuovi problemi e nuove questioni vengono messe sul tavolo. Una situazione che lascia intravedere uno scenario di ulteriori dibattiti, confronti, discussioni in cui continuerà ad essere centrale il ruolo e la funzione del Ministero per le Politiche Agricole e forestali. Ne abbiamo parlato con il Sottosegretario Paolo Scarpa Bonazza Buora, considerato ormai, in Italia e in Europa, come un vero e proprio ministro del mare. L approvazione della riforma della pesca marittima era stata salutata dall intero settore come un passo in avanti positivo. Adesso, pochi mesi dopo, quelle stesse norme sembrano tornare in discussione e ancora non è stato avviato il confronto per i decreti attuativi. Come intende affrontare questi due problemi? Ci sono indubbiamente alcuni aspetti che meritano una riflessione ulteriore per la quale la disponibilità del ministero è nota da sempre alle parti. Inoltre, sopratutto in coerenza con i più recenti orientamenti comunitari, si sta già valutando la necessità di adeguare alcune norme dei decreti stessi. I tempi ce lo consentono in maniera più che adeguata visto che il termine entro il quale il governo può proporre modifiche ai due decreti legislativi scade il 29 marzo Inoltre, la legge 27 luglio 2004, n.186 recante, tra l altro, la rideterminazione di deleghe legislative, all art.2, comma 11, ha prorogato di un anno il termine di delega al governo, a norma dell articolo 1, comma 2, della legge 7 marzo 2003, n.38, per l adozione di uno o più decreti legislativi al fine di completare il processo di modernizzazione dei settori agricolo, della pesca, dell acquacoltura, agroalimentare, dell alimentazione e delle foreste. Quanto si dovrà attendere, invece, per i decreti attuativi? Il decreto legislativo n.154/04 prevede norme attuative per il Fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell acquacoltura, così come definito dall art.14 del decreto stesso. Ebbene, tale norma è in fase di predisposizione e seguirà l iter previsto dall art.14 del citato decreto legislativo. Verrà quindi sentita la Commissione consultiva centrale per la pesca e l'acquacoltura e, previa intesa con le regioni e le province autonome, saranno individuati i criteri di attuazione in base al principio di adeguatezza, differenziazione e sussidiarietà di cui all'articolo 118 della Costituzione.

12 Quanto alle norme attuative del decreto legislativo 153/04, esse riguardano la modifica del regolamento di attuazione n. 1639/ 68 della legge n.963/65. Anche tale decreto è in fase di predisposizione e seguirà l iter procedurale dell art.10 del decreto legislativo stesso che indica in un anno dall entrata in vigore il termine per la presentazione. Il prossimo piano triennale sarà il primo varato nell ambito del nuovo quadro normativo del settore. Ci saranno elementi di discontinuità rispetto alle precedenti programmazioni e, se sì, quali? Innanzitutto, il prossimo Piano triennale dovrà tenere necessariamente conto delle modifiche legislative intervenute con i citati decreti legislativi 154 e 153 del 2004, che hanno rispettivamente abrogato: il primo, la legge 41/82, la legge 72/92, la legge 963/65, limitatamente agli articoli 2,3,4,5,6,7 e 8; il secondo, la legge 963/65 limitatamente agli articoli 1,9,10,11,12,13,16,17,18,20,30 e 33. Dovrà, inoltre, recepire gli orientamenti comunitari vigenti e in corso di programmazione, e individuare obiettivi di sostenibilità compatibili con le norme comunitarie ed internazionali vigenti. Tale Piano avrà, pertanto, connotati fortemente innovanti. Ritiene fondata la preoccupazione, avanzata con forza da più parti, che si finisca per creare 15 sistemi locali diversi, tanti quante sono le regioni costiere? Il timore appare infondato in quanto la programmazione regionale dovrà essere in linea con gli obiettivi e i contenuti del Programma nazionale, ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto legislativo 154/04, anche in considerazione della concertazione nell ambito del Tavolo azzurro che si esprime sui criteri e le strategie del Programma nazionale medesimo. Anche quest anno si pone il problema della ripartizione delle risorse e del decentramento delle competenze. Crede che possa essere risolto senza le polemiche degli scorsi anni? Soprattutto, senza dover tornare indietro rispetto alle intese raggiunte? Conosco la posizione di molte Regioni sulla questione del decentramento delle competenze in materia di pesca. Ho anche preso atto del parere negativo espresso dalle Regioni sui decreti legislativi che hanno fortemente innovato il settore. Io, in quanto Sottosegretario alla Pesca, attualmente non mi occupo di massimi sistemi né, quindi, dell organizzazione dei poteri dello Stato, ma mi debbo evidentemente limitare a governare la pesca italiana sulla base del vigente ordinamento. Da quest ovvia considerazione discende l orientamento della nostra amministrazione in relazione alla questione dell allocazione delle risorse finanziarie. Ma tenga presente il fatto che, comunque, prevale su ogni altra cosa: per il futuro dei nostri pescatori sarà indispensabile assicurare loro un ventaglio di proposte finanziarie e assicurative che naturalmente avranno una congrua dotazione finanziaria.

13 Il nuovo commissario europeo Joe Borg si ritrova sul tavolo gli stessi problemi del suo predecessore. Quale sarà l atteggiamento dell Italia? Oggi abbiamo un Commissario che, in quanto maltese, ha dimostrato grande sensibilità verso le problematiche del Mediterraneo e si è detto disponibile a effettuare aggiustamenti che risultino funzionali alle legittime esigenze e aspirazioni dei Paesi del bacino. Del resto, è ben noto che la proposta di Regolamento per la disciplina della pesca comunitaria nel Mediterraneo presentata dall ex Commissario Fischler, non ha certamente riscosso il consenso del nostro governo né, tanto meno, quello delle Organizzazioni rappresentative dei ceti pescherecci italiani. Abbiamo già chiaramente ribadito il convincimento che le misure da adottare debbono necessariamente corrispondere alle specificità socio-economiche e biologiche del bacino del Mediterraneo ed è argomento innegabile che queste sono profondamente diverse da quelle delle Regioni settentrionali della Comunità. Difatti, se adottate nella loro redazione attuale, le misure tecniche proposte determinerebbero, per la nostra pesca, un ulteriore immotivato ridimensionamento le cui conseguenze economiche sul tessuto sociale delle comunità costiere sarebbero davvero pesanti. Non possiamo accettare l atteggiamento ideologico che la Commissione ha fin qui ribadito, in quanto è basato solo su rigidi principi di conservazione e di precauzione che, non tenendo conto del sistema economico sul quale vanno ad incidere, non sono in grado di assicurare al nostro comparto ittico sufficienti margini di competitività e di efficienza economica. Bruxelles ha sempre sostenuto l obbligo della compatibilità con i regolamenti comunitari delle normative degli stati membri: una posizione spesso contestata dall Italia come da altri paesi. Ritiene che la prossima programmazione di settore possa essere l occasione per l affermazione di una specifica visione italiana e mediterranea? Il Regolamento comunitario, in quanto tale, è legge e lo Stato membro non può legiferare in modo contrario. Pertanto, per quanto concerne la programmazione di settore, nella fattispecie il Piano triennale, è evidente che anche questo non può non essere in sintonia con la regolamentazione comunitaria. Il tema di rilievo, quindi, è proprio quello che già abbiamo affrontato, ovvero l esigenza di rendere la normativa comunitaria più consona alle esigenze del bacino del Mediterraneo, più calibrata secondo i bisogni e le aspettative dei nostri pescatori. Le faccio un esempio: il dibattito d orientamento che, in sede europea, stiamo svolgendo sul nuovo Fondo unico per la pesca. A tal riguardo, il testo della Commissione non prevede aiuti pubblici per il rinnovo delle flotte, ma la flotta italiana ha in media più di 25 anni e opera quasi esclusivamente nel nostro bacino, quindi in competizione con le flotte dei Paesi terzi dove sono invece in atto programmi di rafforzamento ed espansione. Appare chiaro che senza la previsione di un ragionevole sostegno al rinnovo delle imbarcazioni, l Italia corre il rischio di assistere alla destrutturazione della propria flotta con conseguenze che sarebbero assolutamente inaccettabili sia sotto il profilo dell impatto sociale che di quello economico. E quindi evidente che è proprio in

14 sede comunitaria che bisogna ribadire la necessità che si affermi anche una visione mediterranea della politica della pesca.

15 Aumentare iscritti e competenze Giancarlo Fontanelli Presidente Civ IPSEMA Questa nostra iniziativa rappresenta la prima uscita all esterno del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza per illustrare le linee del programma, le linee di indirizzo strategico 2004/2008. Ciò che il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza ritiene opportuno che si realizzi in questi 4 anni, per favorire lo sviluppo dell ente, il suo consolidamento, una maggiore efficienza, una maggiore attenzione ai problemi, definiamoli così, in generale, dell utenza. Un ente, l IPSEMA, che tutti quanti, o almeno molti, a partire dal Ministro Maroni, dichiarano, sostengono, si tratti di un ente con peculiarità e specificità tali per cui se ne considera indispensabile la presenza fra gli enti previdenziali. Io dico che, siccome sono un buon credente, ma fino ad un certo punto, sarà bene che alle parole seguano i fatti, perché già è importante che si dica che è un ente peculiare, indispensabile, ha delle specificità, e però occorrono poi degli atti concreti perché questo ente sia messo in condizioni di marciare a pieno ritmo e a pieno regime, altrimenti si rimane a livello di impegno verbale. Ovviamente questo riguarda il Governo, riguarda il Parlamento, riguarda le forze politiche, riguarda le forze sociali, in modo tale che ci sia chiarezza di obiettivi e coerenza di comportamenti, perché le due cose devono camminare congiuntamente. Gli obiettivi che ci proponiamo, e che nella sua relazione preciserà meglio il collega consigliere Franco Paganini, che è il Coordinatore della Commissione Programmazione, riguardano sostanzialmente il rafforzamento della presenza, del ruolo e delle funzioni dell Istituto nel settore di propria competenza, quello, cioè, previdenziale e di assistenza infortunistica agli aventi diritto, agli iscritti. E evidente che il primo problema che abbiamo, come lo abbiamo definito, è quello dell allargamento della platea, vale a dire l allargamento degli iscritti all Istituto. E anche qui occorre coerenza, senza sgomitare perché ad ogni gomitata, è come la legge di Archimede, poi corrisponde una gomitata pari e contraria. Senza sgomitare, quindi, però ci sono una serie di attività che sono svolte da altri enti, pubblici ma anche privati: l Inail che fa alcune cose, l Inps che ne fa altre, le assicurazioni private altre ancora. A questo punto, bisognerà pur prendere una decisione chiedendoci se non sia giusto che si faccia riferimento ad un unico ente. Questo che cosa prefigura? La costituzione dell ente unico dei trasporti? Anche se il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza che mi ha preceduto lo ha indicato come obiettivo, e il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza che presiedo, lo ha ribadito come tale, io lo lascio sullo sfondo, sapendo che su questo argomento continua ad essere aperta una dialettica. Benissimo, discutiamone, però discutiamone per arrivare ad una conclusione, perché continuando a rimanere in trincea, prima o poi si rimane o feriti o morti. Quindi o si esce fuori, si punta all obiettivo, si realizza l obiettivo, altrimenti i problemi si incancreniscono. Credo che questi siano aspetti fondamentali, ma va anche affrontata e risolta, senza chiedere, anche qui, la luna nel pozzo, la questione delle competenze in materia

16 sanitaria. Nessuno vuole stravolgere la riforma sanitaria, ma alcune competenze all IPSEMA dovranno pur essere riconosciute. Oppure l IPSEMA deve continuare ad essere un ufficiale pagatore, a pie di lista, su decisioni che assumono altri, senza avere nessun potere di incidere su queste decisioni? Questa è una domanda che ci dobbiamo porre tutti. Credo che sarebbe opportuno che, su certe scelte, la voce dell IPSEMA possa esprimere un proprio giudizio, un proprio parere, e anche con una certa forza, derivante dal fatto che è l ente che poi finanzia anche le prestazioni. Certo, raccoglie i contributi, ma poi finanzia le prestazioni. Quindi, sul problema della sanità senza, ripeto, creare dissapori o competizioni inutili col ministero della Salute, apriamo un tavolo di confronto, sul quale e all interno del quale affrontare alcuni problemi e individuarne le soluzioni. Non si pensi però che siamo qui a difendere posizioni di privilegio: dobbiamo discutere della questione nell interesse più generale del Paese. Prima di dare la parola al presidente Amoruso, vorrei ringraziarlo, unitamente alla Commissione, qui rappresentata oggi anche dall On. Gasperoni, per aver immediatamente convocato i quattro Presidenti dei Consigli di Indirizzo e Vigilanza. E stato così possibile affrontare alcune tematiche che riguardano il problema dell autonomia degli enti e quello della loro organizzazione. Sul problema della autonomia degli enti, ribadiamo che o questa autonomia si esplica in modo corretto, e anche in modo coerente, o altrimenti, diciamo subito, c è il rischio che si ritorni ai vecchi tempi in cui chi decide è il Ministero del Lavoro. Ora, che il Ministero del Lavoro decida di prendere una matita rossa e blu per segnare gli errori, più o meno gravi, che gli enti possono commettere quando scrivono delle circolari, mi sembra, francamente, un percorso non del tutto ammissibile, non del tutto accettabile, anzi proprio non accettabile. Lasciamoli sbagliare questi enti, se sbagliano; piuttosto, e lo dico con franchezza, non sarebbe male che almeno al Ministero del Lavoro si leggessero le delibere che gli vengono inviate da parte dei CIV, e magari anche un occhiatina alle linee di indirizzo: una sessantina di pagine per cinque istituti fanno 300 pagine. Ecco sarebbe bello se qualcuno, al ministero, le leggesse e magari intervenisse, quando è opportuno intervenire, e anche con strumenti, se vogliamo, per così dire sanzionatori. Quanto all organizzazione degli enti, credo che siamo d accordo, il problema c è: il sistema duale è un sistema imperfetto. Però, fra dire che il sistema è imperfetto, e dire, come ho sentito spesso, che il sistema è superato, beh, c è una bella differenza. Allora, se è imperfetto bisogna perfezionarlo, sapendo che comunque le parti sociali hanno un ruolo insostituibile in questi enti; se è superato, mi si deve far capire che cosa significa, che cosa c è dopo. Ma se, per superare il sistema duale, qualcuno avesse in mente di riconfermare Consigli di Amministrazione, Presidenti, un Amministratore Delegato e, perché no, un bel Civ onnicomprensivo di Inps, Inail, Inpdap, IPSEMA, Enpals, poi se ce ne abbiamo qualcun altro ce lo mettiamo pure, ritengo che si faccia una grande stupidaggine, perché il concetto della dualità viene sì totalmente superato, ma viene anche abbandonata l ipotesi di un sistema allargato sia al pubblico sia al privato, peraltro indicata anche dall Ue.

17 Quindi problemi, come vedete, ce ne sono, ce ne sono tanti, saranno meglio focalizzati, e poi avremo anche noi quattro anni per cercare, nei limiti del possibile, dando il nostro contributo a creare le condizioni per poterli affrontare, con l apporto ed il supporto anche delle nostre organizzazioni di riferimento, siano esse datoriali, siano esse sindacali.

18 L occasione della previdenza complementare Francesco Maria Amoruso Presidente della Commissione Bicamerale sugli enti di Previdenza Accolgo volentieri le sollecitazioni del presidente Fontanelli per i problemi indicati che peraltro sono già all attenzione della Commissione e che avevamo già evidenziato, condiviso e segnalato anche al Parlamento e al Governo. In particolare, ci siamo soffermati sulla questione dell autonomia, anche interpretativa della legge, perché noi siamo fortemente convinti che sia una delle garanzie che deve essere data agli enti, per un funzionamento che sia efficiente, efficace, e capace di incidere. In caso contrario, se ogni cosa deve essere autorizzata, veramente non ci siamo più, non ci sono più gli enti, si fa un dipartimento del Ministero e basta. Quindi, ci siamo dati l impegno di poter continuare questo lavoro che è, appunto, quello del sistema dei controlli. Noi vogliamo, attraverso un lavoro che la Commissione farà, individuare un sistema che possa garantire un meccanismo di controllo, sia degli enti pubblici sia degli enti privati, in maniera tale che non ci sia una dannosa sovrapposizione di organi. Faccio un esempio: noi, come Commissione, siamo obbligati a verificare i bilanci preventivi e consuntivi degli enti ma se ci dovessimo attenere, scrupolosamente, a quelli che sono i tempi previsti dalla legge, faremmo i controlli tre anni dopo, e questo, chiaramente, non avrebbe senso e non avrebbe significato. E questo vale anche per quello che si è detto del sistema duale che indubbiamente oggi presenta qualche problema. Deve quindi essere rivisto ma, prima ancora, occorre fornire un indicazione precisa di funzioni e ruoli. Questa potrebbe già essere una strada utile e necessaria per dare una maggiore capacità di funzionamento, di miglior funzionamento di un sistema che, ripeto, presenta dei lati che vanno rivisti in una logica di maggior capacità di intervento. Noi, come Commissione, abbiamo la conoscenza degli enti attraverso l esame dei loro dati gestionali, cioè attraverso i bilanci presuntivi e consuntivi, ed è quindi per noi importante cercare di capire verso dove gli enti intendono muoversi, quali sono gli scenari di riferimento, all interno dei quali formano le loro previsioni di medio e lungo periodo, e quali le politiche che, sulla base delle prospettive di sviluppo dei relativi settori produttivi, intendono adottare. A questo punto io voglio inserire delle piccole osservazioni che riguardano l ultima gestione dell IPSEMA dove abbiamo apprezzato un progressivo miglioramento della situazione economica finanziaria, tornata negli ultimi anni ad attestarsi su valori positivi, grazie anche ad un buon processo di risanamento che è stato condotto dall Istituto. Positivi sono stati anche i risultati della gestione per cui non ci sono situazioni di criticità, e si apprezza in maniera particolare anche il fatto che, nonostante ci sia stato un incremento del numero degli eventi indennizzati, non vi è stata una crescita in modo proporzionale al numero degli eventi della spesa, collegata all indennizzo delle ferie. Questo vuol dire che c è stato un buon impegno nel controllo, sia degli eventi stessi, sia da parte della Commissione medico-legale, che vuol dire che avrà operato, e che certamente ha operato in maniera attenta. Poi ci sono i risultati della gestione del patrimonio dove

19 l Istituto ha particolarmente ottenuto dei risultati positivi, soprattutto nella gestione immobiliare, dove addirittura, forse unico tra gli enti, ha prodotto una redditività dell 8,8 per cento. Un dato eccezionale per quelle che, vi posso garantire, sono redditività che a volte non superano il 3-3,5 per cento. Va apprezzata, inoltre, l attenzione alla razionalizzazione dei costi, e al funzionamento, anche attraverso una politica di aperture di nuovi sedi, una maggiore presenza sul territorio, che indubbiamente è servita a dare una risposta alle esigenze dei contribuenti che, a volte, erano costretti a doversi spostare anche di centinaia di chilometri per poter arrivare a una sede IPSEMA. Con riferimento a quelle che sono le linee strategiche adottate dall IPSEMA, vorrei svolgere essenzialmente un paio di osservazioni. Anzitutto, ho apprezzato in maniera molto particolare l attenzione che l Istituto ha prestato ad uno dei temi che in più occasioni ho sottolineato essere cruciale per la vita degli enti: la sostenibilità nel medio e lungo periodo, che va opportunamente monitorata, in relazione all evoluzione dello scenario macro-economico, e quindi, dei fattori che influenzano la consistenza della platea degli assicurati. E indubbia, infatti, l interdipendenza fra scenario produttivo, nella fattispecie il settore marittimo, e l equilibrio della gestione. In questo senso, dalla lettura delle linee guida emerge chiaramente come l Istituto stia svolgendo, e intenda proseguire in questa direzione, anche un ruolo attivo e propositivo nella promozione di misure che possano sostenere o quantomeno non ostacolare lo sviluppo del settore. L IPSEMA, inoltre, nella definizione della propria politica previdenziale, dimostra particolare attenzione affinché gli interventi da porre in essere non si traducano, e questo è importante, in aumenti dei costi organizzativi e finanziari della tutela, con conseguente rischio che le imprese armatoriali possano decidere di uscire dal sistema italiano. E questo è un dato molto importante, anche in riferimento a quella che è la politica della Confitarma. Sul punto delle linee di indirizzo si legge espressamente, infatti, l IPSEMA deve proseguire nella ricerca di soluzioni che migliorino l attenzione complessiva verso i propri assicurati, migliorando la tutela senza costi organizzativi e finanziari aggiuntivi, che finirebbero per ricadere negativamente sul settore produttivo e sulla sua competitività. Ecco, io penso che, se si riesce ad attuare questo principio, noi avremo fatto un grande servizio, voi avrete fatto un grande servizio a quegli che sono gli interessi e dei lavoratori, ma anche dell imprenditoria, che vuole rimanere legata al nostro Governo, al nostro Stato. Altro aspetto sul quale intendo soffermarmi è quello della cartolarizzazione dell immobile. Noi sappiamo, con le ormai famose operazioni Scip 1 e Scip 2, realizzate in forza alla Legge 410, che gli enti previdenziali del comparto pubblico hanno visto dismettere, in alcuni casi quasi interamente, come è avvenuto per l IPSEMA, il proprio portafoglio immobiliare. Per effetto del trasferimento dei beni immobili alla società di cartolarizzazione, gli enti, se da una parte sono stati costretti a rinunciare alla loro attività di gestione di ingenti patrimoni immobiliari, dall altra, però, hanno acquistato una significativa disponibilità liquida. Io qui non entro nel merito della validità o meno delle cartolarizzazioni, su cui, come Commissione, già da tempo abbiamo espresso, diciamo così, una certa scetticismo, non solo per quello che riguarda la scelta dell impostazione, cioè della

20 cartolarizzazione, ma anche per come è stata la gestione dei costi. Dobbiamo capire meglio quello che è stato il costo reale delle operazioni di cartolarizzazione, e se questa è stata, alla fine, veramente un vantaggio o uno svantaggio, oltre che per gli enti, anche per lo Stato. Ma, a prescindere da questo, va chiarito cosa potrà fare l Istituto una volta che saranno entrate nella sua disponibilità le risorse liquide che ammontano a 16,1 milioni di euro per la Scip 1 e di 34,5 milioni di euro per la Scip 2. Noi sosteniamo che sarebbe opportuno prevedere che gli enti possano fare delle operazioni, certamente garantite, certamente tutelate, certamente indirizzate in maniera sicura, tali da poter garantire una redditività che possa essere sostitutiva di quella che era la redditività che davano gli immobili. In alcune realtà, come l IPSEMA e come anche l Inail, quei fondi e quelle proprietà non erano soltanto un qualcosa che serviva all ente stesso per avere una sua disponibilità, per garantire il suo funzionamento, ma tornavano utili in alcune forme assicurative, come fondo di garanzia, come riserva tecnica. Ove questo non venisse garantito, infatti, la cartolarizzazione si tradurrebbe, certamente, in un danno economico per l ente. Condivido quindi ampiamente e pienamente l obiettivo che si è posto l IPSEMA, di valutare forme di investimento, chiaramente coerenti con i profili di rischio propri di un ente previdenziale pubblico, che consentano, a livello di conto economico, di recuperare, appunto, il reddito generato dalla gestione del patrimonio immobiliare. Vorrei soffermarmi su altri due aspetti. Il primo, riguarda i rapporti col Ministero della Salute, e io qui vi chiedo di trovare un interlocuzione per risolvere situazioni che devono essere assolutamente risolte, per andare incontro alle esigenze dell utenza. Io faccio un esempio semplice: io ho la fortuna-sfortuna di venire da un territorio nel quale l IPSEMA ha una sua valenza e una sua presenza importante, quello della marineria pugliese, e vi dico che se un utente ha, per esempio, un problema di natura odontoiatrica deve fare, nella migliore delle ipotesi, 250 chilometri per poter avere un assistenza a Napoli o Venezia. Noi stiamo vivendo le stesse problematiche con l Inps, per quanto riguarda il problema dell invalidità civile: la pratica viene istruita dal Comune, l accertamento viene fatto dalle ASL, la liquidazione viene fatta dall Inps che, a quel punto, non conosce niente, e se l utente fa un ricorso, come avviene per il 90% dei casi, il ricorso poi lo deve gestire l Inps, che non conosce né chi ha accertato i fatti né chi li ha istruiti né perché sono stati istruiti e accertati in una certa maniera. E chiaro che tutto questo crea delle incongruenze che riguardano la gestione, in modo particolare, dei rapporti con il Ministero della Salute, senza con questo voler dire che si vuol fare una nuova riforma sanitaria, però, una razionalizzazione dei rapporti dei servizi, può essere un fatto utile e necessario. L altro aspetto fondamentale è quello di ridare una spinta forte a questo ente che, nel suo piccolo, dimostra come i servizi, quando vengono ben gestiti e ben curati, con attenzione verso una categoria che, tra l altro, ha delle particolarità importanti e molto specifiche, funziona bene. Perché, allora, non insistere su quella strada che era stata tracciata e che viene riportata nelle stesse linee di indirizzo di un ente unico dei trasporti? Su questo la Commissione non è stata unanime ma c è stato un voto

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