FONDATO NEL 1876 Pericoli digitali L invidia corre sul web Come salvarsi dagli «odiatori» social domani

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1 SABATO 12 SETTEMBRE In Italia (con IO Donna ) EURO 2,00 ANNO N. 216 Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel Tempi liberi Pericoli digitali L invidia corre sul web Come salvarsi dagli «odiatori» social di Michela Proietti a pagina 31 FONDATO NEL 1876 domani Musica Sufjan Stevens, la creatività nasce dal dolore di Paolo Giordano nel supplemento Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it Divisione Est-Ovest IL SALTO ALL INDIETRO DELL EUROPA di Franco Venturini L emergenza Proposta dal Consiglio dei ministri finanziari: valutare l impatto economico della crisi «Sconti Ue per chi accoglie» Sulle quote dei profughi tornano i due blocchi: no dei Paesi orientali AFP / CLIVE BRUNSKILL E JEWEL SAMAD Tennis Usa Pennetta e Vinci in finale Due normali ragazze italiane già nella Storia di Aldo Cazzullo otrebbe essere una delle partitelle che giocavano insieme da piccole, nella loro Puglia; P come nella foto di quasi vent anni fa, che le ritrae ragazzine al circolo del tennis. Sarà la finale degli Us Open. Flavia Pennetta era la testa di serie numero 26, e ha battuto la numero 2 al mondo. continua a pagina 58 alle pagine 58 e 59 Gaia Piccardi PARLA IL CONSIGLIERE «Vi racconto Obama e la Casa Bianca segreta» 50912> Lunedì prossimo, quando la Commissione presenterà ai ministri degli Interni e della Giustizia della Ue un piano migranti che fa leva sull indispensabile solidarietà tra europei, l Europa risponderà facendo un grande salto all indietro e tornando a dividersi tra Est e Ovest. Gli ultimi dubbi sul «no alle quote obbligatorie» da parte di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia (con aggiunta della Romania e delle Repubbliche Baltiche) sono svaniti ieri quando il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha incontrato i quattro del Gruppo di Visegrad per tentare di convincerli. Siamo alle prese con quella che potrebbe essere la più grave crisi nella storia dell Europa, ha ammonito Steinmeier mettendo sul tavolo tutto il non trascurabile peso della Germania. Ma i suoi interlocutori, guidati dall Ungheria, hanno fatto orecchie da mercante. Va bene per la protezione umanitaria dei migranti (che proprio in Ungheria non si è vista e non si vede). continua a pagina 29 GIANNELLI PRODUZIONE IN AUMENTO DEL 2,7% La ripresa spinta dall auto di Dario Di Vico a ripresina italiana, che fa segnare una crescita della produzione del 2,7%, è guidata sal- L damente dall industria dei mezzi di trasporto, che evoca le scelte di Fca ma anche i successi di Lamborghini, Italdesign e Ducati. a pagina 17 Di Frischia La richiesta è sul tavolo della Commissione europea: valutare l impatto economico e finanziario della crisi dei migranti. E arriva dall Ecofin, il Consiglio dei ministri finanziari dei 28 Paesi dell Ue tenutosi ieri. L Ue aprirà una discussione sulla possibilità di considerare i costi sostenuti dagli Stati per l emergenza rifugiati come una «circostanza straordinaria» in relazione al rispetto delle regole del patto di Stabilità. da pagina 2 a pagina 6 Il patrimonio (tradito) delle Biblioteche Roma e Firenze hanno 120 mila euro per i nuovi volumi, Londra e Parigi 19 milioni di Gian Antonio Stella LA MANIFESTAZIONE e biblioteche di Alessandria, Sarajevo, Mosul sono L state distrutte. E ci indigniamo. Ma perché farlo sulla storia cancellata dagli «altri» e chiudere invece gli occhi davanti alle condizioni in cui versano le nostre biblioteche? Perché quelle di Roma e Firenze per comprare nuovi libri hanno a disposizione 120 mila euro a testa e British Library di Londra e Bibliothèque nationale di Parigi ne hanno 19 milioni? a pagina 49 di Sara Gandolfi a pagina 19 Lotti avvisa la minoranza pd: possibile cercare voti altrove «Sulle riforme da un anno e mezzo mi dicono che non ho i voti, ma noi ce l abbiamo sempre fatta e ce la faremo anche questa volta». Sfida le critiche Matteo Renzi, sulla sua riforma del Senato. E il sottosegretario Lotti spiega: «È il momento di decidere. La guida del partito va sempre rispettata», manda a dire a Bersani. E difende l ex fondatore di Forza Italia: «Verdini è un senatore come gli altri. Noi ci rivolgiamo a tutte le forze parlamentari». a pagina 12 Franco, Galluzzo, Piccolillo Catalogna in marcia verso l indipendenza SETTEGIORNI di Francesco Verderami Ma i nemici della riforma sono privi di un «piano B» e il Senato somiglia a un Grand Hotel è perché la modifica del bicameralismo non è so- S lo un problema costituzionale ma è anche un caso di ristrutturazione aziendale che acuisce il nervosismo nel Palazzo, dove nessuno si salverebbe dal taglio di un terzo dei seggi parlamentari. Neanche il Pd. continua a pagina 13 RINUNCIA AMARA DI COGOLI Il Salone del Libro ritorna a Ferrero di Cristina Taglietti olpo di scena al Salone del C Libro di Torino: Giulia Cogoli, direttore designato, ha rinunciato alla nomina e per il 2016 è stato riconfermato Ernesto Ferrero. Si rompe per dissidi interni il «tandem rosa» milanese Milella-Cogoli. a pagina 51 CONFINE UNGHERESE I GESTI D AMORE E DI DISPREZZO ALLA FRONTIERA di Paolo Di Stefano a pagina 5 di Massimo Gaggi momenti più drammatici «I vissuti con il presidente Obama? La morte di 17 Navy Seals quando, nel 2011, i talebani abbatterono un elicottero durante una missione in Afghanistan ordinata dal presidente. E, più di recente, il volontario italiano Giovanni Lo Porto e l ostaggio americano Warren Weinstein uccisi in un attacco di droni deciso per eliminare alcuni terroristi. Ero con il presidente quando è arrivata la notizia: l ho visto letteralmente invecchiare davanti ai miei occhi». Così Ben Rhodes, l autore dei discorsi di Obama, racconta i segreti vissuti alla Casa Bianca. A 37 anni, Rhodes è già considerato un «grande vecchio» dell Amministrazione Obama. alle pagine 8 e 9 Olimpio CORRADO AUGIAS LE ULTIME DICIOTTO ORE DI GESÚ EINAUDI La nuova inchiesta su Gesú di Corrado Augias PETE SOUZA / WHITE HOUSE

2 2 Sabato 12 Settembre 2015 Corriere della Sera Primo piano La Ue e l immigrazione Se lunedì a Bruxelles non ci sarà accordo sarà convocato un vertice straordinario dei leader Ue Dall inizio dell anno sbarcate sulle coste oltre 430 mila persone: i morti sono stati L Europa dell Est dice ancora no Spaccatura sulle quote di profughi Il piano Il presidente della Commissione europea, Jean- Claude Juncker, mercoledì ha proposto un piano per affrontare la crisi dei migranti Juncker ha chiesto di approvare una redistribuzione di 160 mila profughi tra i Paesi dell Unione (escluse Italia e Grecia). Previste sanzioni economiche per chi si chiama fuori Proposta anche l istituzione di un fondo di emergenza di 1,8 miliardi di euro per far fronte alle cause che spingono i migranti a lasciare l Africa Lido di Venezia A piedi scalzi come chi fugge Un tappeto rosso inedito, ieri, alla Mostra del cinema di Venezia. Intorno alle si sono presentati (foto a destra) i rappresentanti della «marcia degli uomini scalzi» cominciata nel pomeriggio al Lido per richiamare l attenzione sul tema dei rifugiati. Nata proprio a Venezia su iniziativa di un gruppo di artisti per dire «no» a razzismo e xenofobia, l iniziativa si è allargata in tutta Italia, coinvolgendo migliaia di persone nelle principali città. Nella Laguna centinaia di attivisti si sono riuniti e, a piedi scalzi, hanno raggiunto il cuore della kermesse veneziana con l intento di mostrare solidarietà ai profughi che fuggono dai propri Paesi straziati dalla guerra. In testa il regista Andrea Segre. Con lui Staino e l attrice Ottavia Piccolo. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO I profughi in cerca di asilo potrebbero essere «per la Ue la maggiore sfida della sua storia», ha ribadito ieri il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. Non gli sono però bastate questa e altre affermazioni forti per fare accettare l emergenza ai quattro Paesi del Gruppo di Visegrád: Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia gli hanno risposto, durante un incontro a Praga, che non sono intenzionate ad accettare le quote obbligatorie, per Paese, sulla base delle quali il piano avanzato dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, intende distribuire i 160 mila rifugiati già sul suolo europeo. L incontro tra i ministri degli Esteri del Gruppo di Visegrád con quelli di Germania e Lussemburgo era un tentativo di gettare le basi di una soluzione europea concordata prima dell incontro di lunedì tra i ministri degli Interni e della Giustizia della Ue. L obiettivo è che da quella riunione esca una risposta comune dei 28 Paesi: la posizione rigida espressa ieri e la possibilità che da una distribuzione concordata si chiamino fuori Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda (questi Paesi godono di una clausola nei trattati che lo permette) e altri Paesi dell Est Europa rende complicata la ricerca di un accordo. Per questo, ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha detto che, se lunedì non sarà trovato un accordo, convocherà una riunione dei capi di Stato e di governo della Ue per trovare una soluzione al massimo livello. Il ministro ceco Lubomir Zaorálek ha sostenuto che i Paesi centroeuropei hanno bisogno «di avere il controllo di quanti (rifugiati, ndr) siamo in grado di accettare». I quattro di Visegrád non hanno posizioni Controllo I Paesi centroeuropei chiedono «di avere il controllo di quanti siamo in grado di accettare» identiche: sono però uniti, almeno per ora, nel ritenere che il sistema di quote li penalizzi, cioè mandi loro più profughi di quanti chiedono di andare nei loro Paesi. In più sono irritati dall apertura tedesca di queste settimane che ha gonfiato il numero di arrivi. E ritengono, sulla base di quello che la stessa Germania prevede, che, dopo i 160 mila rifugiati da accasare ora, altre centinaia di migliaia ne arriveranno. «Abbiamo una visione diversa» del problema, ha detto il ministro slovacco Miroslav Lajcak. «Il compito primo e più importante è acquisire il controllo del confine esterno dell Unione europea», ha sostenuto il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjárto, che si è anche detto disposto a ospitare a Budapest una conferenza a cui partecipino anche Paesi dei Balcani occidentali. A differenza dei tedeschi, non credono cioè che il flusso di profughi sia incontenibile e quindi da gestire; ritengono che a esso ci si possa in qualche modo opporre. Steinmeier ha anche detto che la Germania si aspetta l arrivo di 40 mila rifugiati durante questo weekend, dopo i 15 mila di quello scorso: Berlino ha così messo in stato di allerta quattromila soldati con lo scopo di aiutare le operazioni logistiche. Ma la situazione può diventare insostenibile se non ci sarò uno sforzo comune europeo, ha affermato il ministro. Sempre ieri, i media internazionali hanno diffuso immagini delle condizioni durissime, non a lungo sostenibili, in cui sono migliaia di profughi, in particolare in campi al confine tra Ungheria e Serbia. Inoltre, l International Organization for Migration ha diffuso le stime di quel che è successo nel Mediterraneo tra l inizio dell anno e il 10 settembre. Dice che sulle coste europee sono arrivate persone: in Grecia, in Italia, in Spagna, cento a Malta. Ma nel viaggio sono morte: mentre cercavano di arrivare in Italia, 103 in Grecia, 25 in Spagna. Il 72,8% delle morti di profughi in fuga nel mondo è avvenuta nel Mediterraneo. Danilo L intervista «Separare rifugiati da migranti economici» L ex ministra francese Guigou: importanti i centri di identificazione Elisabeth Guigou, 69 anni, deputata dell Assemblée Nationale, è stata ministro del governo Jospin ( ) ROMA «Non ci può essere un Europa di fili spinati». Lo dice con convinzione, Elisabeth Guigou, presidente della commissione Affari esteri dell Assemblea nazionale francese, convinta che sull immigrazione, «se lo vogliamo, le soluzioni esistono. Ma ora più che mai serve una politica estera comune europea: conto molto su Federica Mogherini». Presidente Guigou, dopo anni di appelli dall Italia, l Europa affronta il problema immigrazione. È risolvibile? «Credo che il meccanismo di ripartizione permanente e obbligatorio, previsto nella proposta Merkel-Hollande, se partirà da subito, sarà efficace. Penso che riusciremo a convincere altri Paesi a partecipare, almeno economicamente. Nessuno ha interesse che crescano partiti xenofobi. E saranno importanti i centri di identificazione». In una seconda fase? «È importante fare la separazione tra i rifugiati, che siamo tenuti ad accogliere, e i migranti economici che non accettiamo. L identificazione, le impronte digitali, sono indispensabili per la libera circolazione. Quindi credo che le due cose vadano assieme». Ma i rifugiati vogliono andare tutti a Nord. «Bisogna offrirgli le stesse condizioni: un alloggio e nell arco di qualche mese un lavoro e la scuola». Paesi come l Italia come possono permetterselo? «Ci sono aiuti finanziari. se lo vogliamo le soluzioni ci sono. Occorre sostenere l Alto commissariato Onu e coinvolgere i Paesi di provenienza e informare chi parte. La fondazione euromediterranea Anna Lindh, della quale sono presidente del comitato consultivo, finanzierà una app che fornirà loro notizie sul Paese di approdo. Ma serve una politica comune». La Francia ha scelto l intervento aereo in Siria per un azione di intelligence L Italia guarda la Siria con le lenti della Libia dove sono stati fatti errori Sulla Siria la Francia ha scelto l intervento aereo. «Non raid, ma ricognizioni di intelligence. Abbiamo poche informazioni». Il premier Renzi non è stato d accordo. «Gli interventi militari sono sempre segreti. Penso servano più scambi tra intelligence». Al di là della sorpresa non appoggia l intervento. «L Italia guarda la Siria attraverso le lenti della Libia dove sono stati fatti molti errori: si è andati oltre il mandato e non si è pensato al dopo. Renzi e Hollande hanno molto in comune». Passerete ad attacchi aerei? «Non lo so. L Assemblea ne discuterà. Quando abbiamo avuto la prova che il governo siriano usava armi chimiche sulla popolazione eravamo pronti a intervenire. Londra, ancora sotto choc per la guerra in Iraq, ha detto no. E Obama prima sì, poi no. Ora l obiettivo è dare alla Siria un governo di transizione che includa elementi del regime e dell opposizione democratica. Bisogna sostenere tutti quelli che lavorano ad una soluzione inclusiva. E dunque appoggiare gli sforzi anche di Russia e Iran in questa direzione». Virginia Piccolillo

3 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre 2015 PRIMO PIANO 3 Da dove arrivano i migranti Quelli che attraversano il Mediterraneo L 88% arriva dai primi 10 Paesi da cui si fugge Siria 50% Afghanistan 13% Eritrea 8% Nigeria 4% Somalia 3% Pakistan 3% Profughi e richiedenti asilo per Paesi di provenienza (dati 2014) Profughi Richiedenti asilo Principali rotte verso l Europa * dato aggiornato al 6 settembre 2015 NIGERIA LIBIA SPAGNA SERBIA e KOSOVO ITALIA SERBIA e KOSOVO GRECIA LIBIA SIRIA * SIRIA IRAQ AFGHANISTAN AFGHANISTAN PAKISTAN PAKISTAN Iraq 3% Sudan 2% * SENEGAL SUDAN ERITREA Gambia 1% Bangladesh 1% ERITREA COSTA D AVORIO NIGERIA ETIOPIA SUDAN IRAQ Fonte: Unhcr 0 10% 20% 30% 40% 50% KENIA Corriere della Sera Le nove guerre civili Il caso Secondo Steven Pinker, che nel 2011 ha pubblicato un ponderoso saggio intitolato «Il declino della violenza», al momento le guerre civili sono in aumento Pinker aggiorna anno dopo anno i 100 grafici della sua «contabilità del male». Quasi tutti mostrano una curva decrescente: meno omicidi, meno esecuzioni capitali. La striscia positiva dei mancati conflitti tra grandi potenze si è allungata fino a raggiungere i 62 anni Nel 2014 l inversione di tendenza di Michele Farina DAL NOSTRO INVIATO LONDRA Lo ammette anche l angelico Steven Pinker, che nel 2011 pubblicò un ponderoso saggio intitolato «Il declino della violenza». L ha ammesso ieri sul quotidiano The Guardian: nel mondo le guerre civili sono in aumento. E pensare che, da ventisei che erano nel 1992, avevano quasi toccato il fondo nel 2007: «soltanto» quattro. Pinker tiene aggiornati i 100 grafici della sua contabilità del male. È vero che quasi tutti mostrano una curva decrescente: meno omicidi, meno esecuzioni capitali. La striscia positiva dei mancati conflitti tra grandi potenze si è allungata fino a raggiungere i 62 anni suonati. Le guerre tra Stati? Dopo il 1945, tre all anno; quasi nessuna dopo il 1989; zero dopo Iraq C è però una linea imbizzarrita che non segue l andamento calante della violenza. È la linea più incerta, ma non meno letale, dei conflitti interni: il numero delle guerre civili nel 2014 è risalito a quota undici. Quasi tre volte la conta di sette anni prima. Dall Africa all Asia, dalla Nigeria di Boko Haram all Afghanistan dei nosferatu talebani, passando per il catino infernale del Medio Oriente, sono nove le guerre civili che riversano profughi verso l Europa. Sul pallottoliere di Pinker due guerre (in Ucraina) sono attribuibili alle mire di Vladimir Putin; ben otto sono appese alle trame ramificate dei gruppi jihadisti. Una, in Sud Sudan, affonda le radici in laiche lotte di potere che soffiano sulla cenere di mai sopite divisioni tribali. Immaginate le guerre come crateri di violenza inestinguibile, che genera flussi di popolazioni in fuga. Le rotte dei rifugiati che dai vari punti caldi del mondo convergono naturalmente verso il bacino del Mediterraneo: molti di loro si inabissano, i più fortunati attraversano il mare in gommone, oppure superano come una gigantesca onda umana il contrafforte dei Balcani. Dall Afghanistan alla Nigeria le crisi che producono ondate di profughi E continueranno a farlo nel futuro È l onda crescente delle guerre civili. Ci sono crateri (conflitti) che tornano in attività, come il conflitto in Sud Sudan, riesplodendo dopo pochi anni di sonno. Ci sono eruzioni di lunga data come quella che sgorga dal caos della Somalia, dove lo scontro tra clan e la mai domata rivolta degli estremisti di Al Shebab hanno confezionato il pacco dello Stato fallito per antonomasia. Ci sono Paesi che «studiano» da failed State a suon di morti, magari con l intervento esterno dei vicini (sta accadendo nello Yemen). «Tutte le guerre sono pericolose», scrive Patrick Coburn sull Independent seguendo il vasto delta dei conflitti in corso. In mancanza di precise linee del fronte, «le guerre civili sottolinea Coburn si accaniscono particolarmente sulle popolazioni. E le guerre religiose sono le peggiori di tutte». Troppo semplicistico ridurre a un denominatore (religioso) comune la sequenza dei conflitti-crateri che infuocano Libia, Siria, Iraq. Secondo lo studioso francese Jean-Pierre Filiu questi conflitti sono alimentati da un altro tipo di «faglia» comune, dove la lotta religiosa è corollario e strumento: sotto la violenza in superficie c è «la sistematica guerra dei regimi arabi contro i loro popoli», incarnata e condotta dalla casta militar-affaristica di quelli che Filiu chiama «i neo-mamelucchi». E fa l esempio del regime di Bashar Assad in Siria, che dopo aver fomentato il jihadismo islamico ora si erge a estremo baluardo contro di esso. Conflitti che alimentano (o si incistano in) altri conflitti. È quanto sta avvenendo nel Sudest della Turchia, nel confronto sanguinario tra le truppe di Ankara e i ribelli curdi del Pkk. I fronti si moltiplicano anziché ridursi, si intrecciano come filo spinato. È in mezzo a quel reticolato che cercano di passare e si ingrossano i rivoli dei profughi, le storie personali di famiglie e fuggiaschi solitari. Sono i disperati delle nove guerre, rappresentanti inconsapevoli di una strana Onu: le Nazioni Unite dalla guerra. 26 le guerre civili che si combattevano, nel mondo, nel Nel 2007 erano diminuite a 4, per poi gradualmente aumentare 62 anni l arco di tempo durante il quale, a oggi, non si sono combattute guerre tra grandi potenze. Innumerevoli, tuttavia, i conflitti locali 3 l anno le guerre tra Stati dal Quasi nessun conflitto dopo il 1989; dopo l invasione dell Iraq, nel 2003, il conto è zero

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5 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre Primo piano L emergenza migranti PORTFOLIO DAL CONFINE UNGHERESE Confronto In alto a sinistra, a Szeged, Ungheria, al confine con Serbia e Romania, una bambina siriana sul ciglio di una rotaia offre un biscotto a uno dei poliziotti che presidiano la ferrovia per difendere il confine. La foto è stata scattata l 8 settembre dal fotografo di Nbc News, Carlo Angerer che l ha postata su Twitter. L agente sembra rifiutare con una smorfia. Nella foto a destra, nel campo di Röszke, sempre in Ungheria al confine con la Serbia, agenti lanciano panini ai profughi ammassati oltre il filo spinato, come se fossero animali, ha denunciato Hrw. La foto è tratta da un filmato realizzato di nascosto da una volontaria austriaca, Michaela Spritzendorfer, che lo ha poi condiviso su YouTube. L attivista ha parlato di «Guantanamo in Europa» Gesti d amore e di disprezzo di Paolo Di Stefano È vero che il carattere principale del dono sta nella sua intenzione di creare, richiamare, consolidare un rapporto tra persone, si tratti di legame d affetto o di cortesia o di interesse. Però c è dono e dono. I due gesti che osserviamo nelle fotografie di questa pagina vanno rubricati sotto lo stesso verbo, «donare», ma sono speculari: due azioni dell offrire che, pur con i medesimi attanti, sintetizzano moti dell animo (e significati) opposti. Un donare privo di generosità, quasi a sfregio, e un donare innocente, grandioso, disinteressato, gratuito com è il dono migliore. Raggio di vita È la bimba che irradia senso alle foto: l unica macchia di colore Nella prima i poliziotti ungheresi compiono il loro dovere professionale lanciando, dall alto, panini ai rifugiati del campo di Roszke: cioè a una folla che, accalcata al di là del filo spinato, accoglie il cibo con le mani protese e quasi sembra contenderselo (da notare, tra parentesi, che quelli che sollevano le braccia sono gli uomini, mentre le donne restano composte in attesa). Un immagine da ovile o porcile: il fattore che dà da mangiare alle bestie nell ora del pasto In tedesco ci sono due verbi che definiscono il mangiare, quello degli umani («essen»), e quello degli animali («fressen»): il primo prevede qualcuno che ti offra gentilmente il cibo, il secondo qualcuno che te lo lanci. L altra foto è stata scattata a Szeged, in Ungheria, al confine con la Serbia e la Romania: è il Il biscotto donato da una bimba siriana a un agente E i panini lanciati ai migranti dai poliziotti come in un ovile mondo capovolto come solo l infanzia (o la follia o la poesia) riesce a concepirlo. Sul ciglio di una rotaia, una bambina siriana porge un biscotto al poliziotto che sembra rifiutarlo con una smorfia eccessiva alzando le mani coperte dai guanti: «No, grazie». Ribrezzo, scherno, o forse imbarazzo, chi lo sa. Dunque, da una parte le braccia levate per l impazienza di ricevere, dall altra per respingere, per marcare la distanza. Ma è la bambina che irradia senso (e straordinario non senso) alle due fotografie: è lei l unica macchia di colore, con la sua felpa giallo shocking e le sue scarpette da ginnastica rosa. Un epifania come il cappottino colorato di «Schindler s list»: mentre gli altri agenti, nelle loro divise scure, con mascherine e occhiali neri, osservano la scena pressoché impassibili, senza stupore. Il fatto è che in queste due istantanee il rapporto tra debole e forte viene sovvertito: chi avrebbe bisogno di aiuto è anche il più generoso; colui il quale potrebbe dare soccorso è comunque indifferente (se non brutale). Se il poliziotto l avesse accettato, quel biscotto, con un sorriso e non con una smorfia, e se magari l avesse mangiato sotto gli occhi della bimba, saremmo qui a parlare di un cedimento emotivo nel muro ungherese, e l epifania sarebbe doppia. Invece, no: stando alla superficie delle due immagini, il buono è buono, generoso e innocente, e il cattivo purtroppo è davvero cattivo. Tutto è estremamente semplificato, privo di sfumature, come nelle fiabe più cruente. Ma siccome questa non è una fiaba, vorremmo credere che quel poliziotto con le mani sollevate, come i poliziotti raccontati da Pasolini, da bambino abbia conosciuto la povertà, e che il suo sia davvero solo imbarazzo 54 mila i migranti da «ricollocare» dall Ungheria in altri Paesi Ue secondo il nuovo piano proposto dal presidente della Commissione Juncker, su cui l Europa si è divisa. Lunedì si cerca un accordo al vertice straordinario sull immigrazione 200 migranti ogni dieci minuti: è l afflusso record registrato ieri lungo i binari verso Rozske, in Ungheria dalla Serbia. Dal 15 settembre in Ungheria una nuova legge prevederà l arresto per i migranti che entrano illegalmente nel Paese

6 6 Sabato 12 Settembre 2015 Corriere della Sera Primo piano Immigrazione In Ungheria Portava 33 siriani Italiano in arresto «Gli ho dato un passaggio». Daniele Filippini, casa e famiglia a Fino Mornasco (Como) ha provato a spiegare così i 33 siriani sul suo furgone in viaggio fra Ungheria e Austria. Ma la polizia ungherese è convinta che lui sia un trafficante di uomini e l ha arrestato. I siriani dicono di averlo pagato. Oggi udienza per la convalida del fermo. Possibile più flessibilità sul deficit per i Paesi che accolgono i rifugiati L annuncio al Consiglio dei ministri finanziari: tavolo sull impatto economico dei flussi DALLA NOSTRA INVIATA LUSSEMBURGO La richiesta è sul tavolo della Commissione europea: valutare l impatto economico e finanziario della crisi dei migranti. E arriva dall Ecofin, il Consiglio dei ministri finanziari dei 28 Paesi dell Ue, che nella riunione di ieri hanno posto la questione. Il ministro lussemburghese delle Finanze e presidente di turno dell Ecofin, Pierre Gramegna, ha annunciato che l Unione Europea aprirà una discussione sulla possibilità di considerare i costi sostenuti dagli Stati per far fronte all emergenza dei rifugiati come una «circostanza straordinaria» in relazione al rispetto delle regole del Patto di Stabilità. Gramegna ha anche spiegato che «siamo soltanto alla fase iniziale della discussione». L esecutivo Ue farà le valutazioni necessarie e fonti comunitarie spiegano che l intenzione è quella di non perdere tempo e di consentire all Ecofin del prossimo 6 ottobre di prendere Trattativa La richiesta di applicare le regole sugli «eventi eccezionali». Cautela dalla Commissione La parola SITUAZIONE STRAORDINARIA Se la crisi dei profughi sarà considerata «una situazione straordinaria» in relazione alle regole del patto di Stabilità e di crescita, le spese necessarie per fronteggiare l afflusso di migranti potrebbero non essere calcolate nella valutazione dei bilanci pubblici ai fini degli obiettivi di deficit stabiliti dall Ue SHANGAI Tavolo con base in acciaio e piano in rovere scortecciato. - Tel. (+39) info@riflessisrl.it Store Milano, piazza Velasca 6-StoreNapoli, viale Kennedy 415\ 419 già una decisione. Il problema è delicato, perché la Commissione Ue sta chiedendo maggiore flessibilità agli Stati membri sull accoglienza dei rifugiati. E ora gli Stati starebbero di fatto domandando all esecutivo Ue di concedere eventualmente maggiore flessibilità nei bilanci. Le regole europee prevedono che in caso di situazioni di emergenza straordinarie («unusual event»), che non derivino dall azione dei governi, gli esecutivi nazionali possano avere più tempo per raggiungere gli obiettivi di rientro del deficit. La Commissione si è dimostrata subito cauta. Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha osservato che «l impatto economico dell accoglienza dei rifugiati non è negativo» e 160 mila persone sono soltanto «lo 0,07% della popolazione europea: dobbiamo essere all altezza della nostra responsabilità e della nostra storia», ma ha anche riconosciuto che «in termini di dimensione, il fenomeno dei migranti è un evento eccezionale». Ha però spiegato che la Commissione Ue «è la guardiana dei Trattati e applicherà in modo coerente le regole previste dalla flessibilità per tutti gli Stati nello stesso modo: lo faremo tenendo conto delle circostanze eccezionali e specifiche in tempo utile». Ma Bruxelles sembra non ritenere che nella clausola della flessibilità possa rientrare anche una voce legata all emergenza immigrazione. Fonti comunitarie spiegano che «se si mettono anche le spese per la Difesa si rischia di non decidere nulla». Intanto la Banca europea per gli investimenti (Bei) si è dichiarata disponibile ad aiutare gli Stati membri a finanziare le infrastrutture destinate all accoglienza, in modo tale che i rifugiati possano essere trattati con dignità. Francesca Basso idee per la mia casa riflessisrl.it 432 Mila I migranti arrivati nell Ue dal Mediterraneo (dati Oim): sono sbarcati in Grecia, in Italia. I morti sono almeno Il caso Se la reporter che sgambettò i profughi ora si dice pentita di Maria Serena Natale stato un attacco di panico, dice Petra. Ha È avuto paura di quel fiume che premeva con la forza della disperazione contro l argine di una polizia spaesata e aggressiva. Quando l argine si è spezzato e la piena ha rischiato di travolgerla, lei ha ceduto. Petra Laszlo è la fotoreporter ungherese che ha preso a calci due ragazzini e fatto lo sgambetto a un uomo anziano che correva con un bimbo in braccio nella grande fuga dei siriani al confine tra Serbia e Ungheria. È stata ripresa da un operatore tedesco che non credeva ai propri occhi e le immagini hanno fatto il giro del mondo. Questa 40enne in jeans e scarpe da ginnastica ha incarnato il razzismo profondo dell Europa. Sui social network è montata l onda dell indignazione con tanto di Muro della vergogna. Lei è stata licenziata dall emittente di estrema destra N1Tv. Ora chiede scusa. «Non sono senza cuore. Non merito la caccia alle streghe né le minacce di morte scrive nella lettera aperta al giornale Magyar Nemzet. Da oggi sono solo la madre disoccupata di due bambini piccoli, che ha preso la decisione sbagliata in una situazione di panico». Solo Petra sa cosa le sia scattato dentro, come una molla ricaricata da una scossa di adrenalina. Al confine dei muri, quello dei grovigli di filo spinato e quello dell angoscia che cresce di fronte a uno sconvolgimento epocale, regole e steccati sono saltati. Qui dove è partito il conto alla rovescia per l entrata in vigore delle nuove leggi contro l immigrazione illegale, odio e terrore si fondono. Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza, ha scritto il Nobel ungherese Imre Kertesz. Si è pentita davvero, questa figurina triste di un dramma tanto più grande di lei? Ha tentato di essere riammessa nella comunità che l ha respinta, come spesso fanno gli umani, quelli che gridano contro gli immigrati e quelli che li tengono a distanza con le buone maniere del pregiudizio. Metterla alla gogna può essere un modo per difendersi da ciò che rappresenta una donna capace di aggredire persone inermi, ma non aiuta a capire cosa si agita in quel cuore. msnatale@corriere.it

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8 8 Sabato 12 Settembre 2015 Corriere della Sera Primo piano Washington confidential INTERVISTA IL CONSIGLIERE BEN RHODES I miei anni con Obama: «L ho visto invecchiare alla morte degli ostaggi» La vicenda Ben Rhodes, 37 anni, è con Obama sin dalla campagna elettorale del Il suo titolo ufficiale è «assistente del presidente, vicecapo del Consiglio della sicurezza nazionale per le comunicazioni strategiche e per i discorsi» dal nostro inviato Massimo Gaggi La tragedia di Lo Porto e Weinstein, le grandi svolte con l Iran, la Cina e Cuba «Discorsi limati a mezzanotte e niente ferie: così sono entrato nella testa del presidente» WASHINGTON «I momenti più drammatici vissuti con lui? La morte di 17 Navy Seals quando, nel 2011, i talebani abbatterono un elicottero durante una missione in Afghanistan ordinata dal presidente. E, più di recente, il volontario italiano Giovanni Lo Porto e l ostaggio americano Warren Weinstein uccisi in un attacco di droni deciso per eliminare alcuni terroristi. Ero con Obama quando è arrivata la notizia: l ho visto letteralmente invecchiare davanti ai miei occhi. Mi sono messo subito a scrivere un comunicato. Ma lui ha deciso di esporsi in prima persona. Mi ha detto: È successo in seguito a una mia decisione, devo andare io davanti alle telecamere. Spiegare e prendermi le responsabilità. Ma ci sono stati anche tanti momenti belli: l alzabandiera nell ambasciata Usa riaperta a Cuba, l intesa con la Cina per evitare il disastro ambientale, l accordo nucleare con l Iran. Ero nello studio Ovale con Obama quando, due anni fa, parlò al telefono col presidente Rouhani. Un momento emozionante: sentivamo tutto il peso di quanto accaduto dal 1979 in poi, ma vedevamo anche le opportunità che si aprivano». Al centro degli eventi A 37 anni Ben Rhodes è già un «grande vecchio» dell Amministrazione Obama. Vecchio perché è, fin dal primo giorno, a fianco del presidente che sta per entrare nel suo ultimo anno alla Casa Bianca. Anzi, è con lui ancora da prima: dalla campagna elettorale del Da vicecapo del Consiglio per la Sicurezza nazionale ha contributo più di chiunque altro a dare forma alla politica estera del leader democratico: prima scrivendo i suoi discorsi sui rapporti internazionali a cominciare da quello del Cairo del 2009, poi partecipando in prima persona negoziati, spesso segreti: da Cuba alla Birmania, passando per Cina e Iran. Rhodes mi riceve nel suo microscopico ufficio nella West Wing della Casa Bianca: meno di dieci metri quadri, zero finestre. Alle sue spalle un immagine di Obama che gioca con dei ragazzini. Sul tavolo una foto di Emma, nove mesi, figlia di Ben, e della moglie Ann che lavora al Dipartimento di Stato. Emma forse doveva arrivare prima. Sette anni con Obama, sempre in allarme per le crisi che scoppiano nel mondo. Deve essere stata dura. Eppure lei è l unico, assieme a Valerie Jarrett e al capo di gabinetto Denis McDonough, ad essere stato con Obama fin dal primo momento. Tutti gli altri collaboratori e consiglieri prima o poi se ne sono andati: per esigenze familiari o per alter scelte professionali. Lei no. Cosa la trattiene? «Certo, ho dovuto modificare i miei progetti familiari: un lavoro come questo ti sconvolge la vita. Due anni fa, nel mio primo giorno di vacanza, arrivò l attacco chimico siriano. Cancellai tutto. L anno scorso le ferie le ho fatte a fianco al presidente, a Martha s Vineyard: convocato d urgenza per via

9 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre 2015 PRIMO PIANO 9 La parola SPEECHWRITER Chi scrive i discorsi. Ben Rhodes si è occupato di quelli di politica estera sin dalla campagna elettorale di Barack Obama, continuando durante la sua presidenza (un esempio: il discorso del Cairo nel 2009, «Un nuovo inizio»). Ha anche partecipato in prima persona a numerosi negoziati, spesso segreti: da Cuba alla Birmania. L impegno in politica? È una decisione che ho preso esattamente quattordici anni fa, il giorno dell attacco di Al Qaeda alle Torri gemelle della crisi in Ucraina e dell offensiva dell Isis. Ma è così tutti i giorni: le crisi in Asia, Africa o Europa vanno affrontate quando esplodono, a qualunque ora. Obama, poi, ama limare i suoi discorsi di notte. A volte mi chiede di tornare alla Casa Bianca dopo mezzanotte. E, certo, chi se ne va da qui dopo un po appare in forma assai migliore: pesa venti libbre di meno e sembra più giovane di cinque anni. Ma io rimango in questo sotterraneo senza finestre perché qui sei al centro degli eventi ed hai una possibilità unica di plasmarli in un periodo storico di grande complessità e di profonde trasformazioni. Non esiste un altro lavoro come questo: già so che mi mancherà. E poi restare significa vedere realizzato un progetto, cogliere i frutti del lavoro fatto. L obiettivo di recuperare l Iran nello scacchiere internazionale Obama se lo è dato nel 2007: una promessa della sua prima campagna. Me ne fossi andato tre anni fa, non avrei visto l accordo nucleare realizzato, la battaglia politica per farlo accettare, il voto del Congresso che blocca i tentativi di farlo colare a picco». C è chi vi accusa di condurre una politica estera un po «naive» perché avete accettato un intesa basata sulla speranza che Teheran rinunci all arma atomica avendo sperimentato i benefici del ritorno nella comunità internazionale. Sperare, dicono, è legittimo, ma non è una strategia di sicurezza nazionale. «Io credo che sia naive cercare di smontare un accordo negoziato per anni metodicamente, con grande determinazione e cura per tutti i dettagli, in nome del ritorno a una logica del passato che ha prodotto solo situazioni di stallo. Abbiamo negoziato per anni su tutto, cercando ogni salvaguardia possibile per assicurarci che gli iraniani non imbroglino. Certo, quello di Teheran rimane un regime profondamente diverso, ma è questo il mondo nel quale viviamo. E l accordo Al fianco di Barack Ben Rhodes, 37 anni (in primo piano), alla Casa Bianca durante un incontro tra il presidente Obama e l ex primo ministro polacco Donald Tusk (Ap) può aprire la strada a scenari e soluzioni politiche un tempo impensabili. Non si può partire dal presupposto che l Iran non cambierà mai: in politica estera devi considerare le opportunità, non solo le minacce». Lei ha studiato scienze politiche, ma il suo master è in scrittura creativa. Le manca l esperienza di una carriera diplomatica? «Prima di andare con Obama ho lavorato per cinque anni per il senatore Lee Hamilton. Con lui mi sono occupato molto di affari internazionali. E lì ho iniziato anche la mia carriera di speechwriter». Dalla fiction al potere Com è arrivato alla politica? Dopo l università sembrava voler fare lo scrittore. Ha lasciato a metà un romanzo, «Oasis of love», su una donna che abbandona il suo «boyfriend» per entrare nella congregazione di una mega-chiesa di Houston. Lo finirà quando lascerà la Casa Bianca? «No, resterà nel cassetto. Non so cosa farò in futuro. Quella che sto facendo rimarrà un esperienza unica. Non mi ci vedo a entrare e uscire da incarichi amministrativi. Voglio sicuramente essere un autore, ma non nel campo della fiction. Quanto all impegno in politica, è una decisione che ho preso esattamente 14 anni fa, il giorno dell attacco alle Torri gemelle. Ero sul lungomare di Brooklyn, alla manifestazione elettorale di un candidato locale, un consigliere comunale che stavo aiutando. Vidi, al di là della baia, il secondo aereo di Al Qaeda infilarsi nelle torri e poi il primo grattacielo sbriciolarsi e precipitare. Decisi allora di passare dai racconti di fantasia a qualcosa che incidesse sulla realtà politica». Obama guarda all Asia, al «free trade», all ambiente, ma l emergenza con la quale si deve confrontare ogni giorno è il terrorismo. Una guerra combattuta coi droni: meno vittime che con l invio di truppe, ma finisci per emettere sentenze di morte senza processo. Perché Obama si è preso questa responsabilità Momenti storici Uno dei momenti più drammatici per Obama: la morte del volontario Lo Porto (foto) e dell americano Weinsten in un attacco di droni L accordo con l Iran siglato a luglio è stato uno dei momenti più belli. Nella foto il segretario di Stato Usa Kerry e il ministro iraniano Zarif L alzabandiera nella ambasciata Usa aperta a Cuba il 14 agosto è stata un altra svolta per Obama (nella foto la festa in strada) anziché delegarla ai militari? «Per lui è un macigno, ciò che più lo tormenta. È una cosa terribile, ma sa anche che è il meno cruento degli strumento a sua disposizione. Per questo è diventato molto prudente nell utilizzo dell apparato bellico americano. Intanto cerca, anche per il futuro, di codificare un sistema basato il più possibile su dati oggettivi, in modo da ridurre al minimo la discrezionalità dell intervento presidenziale. Ma la responsabilità finale non può che essere della Casa Bianca». Il terrorismo che sbriciola gli Stati provoca fenomeni migratori biblici. L America che promette di prendere diecimila siriani in più non sembra pronta a fare molto. «Ci impegneremo di più ma, fin dai tempi del Vietnam, abbiamo accolto molti rifugiati. E abbiamo i nostri problemi nelle Americhe: il Salvador, per esempio, è una polveriera dalla quale chi può scappa». L ultima stagione Può raccontare qualcosa delle trattative segrete per Cuba che lei ha condotto in prima persona? E fino a che punto questa ricucitura è merito anche di papa Francesco che nei prossimi giorni sarà all Avana prima della sua visita negli Stati Uniti? «Abbiamo negoziato per un anno e mezzo coi cubani, in tutta segretezza. Ci incontravamo in Canada, ad Ottawa. È servito tempo per conoscerci, per costruire un rapporto di fiducia reciproca. C erano molti nodi difficili. Quando, alla fine, ci è sembrato di avere una buona bozza, siamo andati tutti in Vaticano. Un momento incredibile: noi e i cubani fianco a fianco a trasformare le cose dette fin lì in modo informale in impegni davanti all autorità della Chiesa. All improvviso tutto è diventato reale: non si poteva più tornare indietro. Ricordo la sensazione di leggerezza quando sono uscito dal Vaticano con l altro negoziatore americano. Abbiamo vagato per Roma, poi siamo andati a cena in un ristorante tipico, consapevoli che ormai il dado era tratto: era tutto nelle mani della Chiesa. Il ruolo del Papa è stato fondamentale. E non solo su Cuba: è un leader spirituale, ma anche un personaggio la cui voce è importante nelle sfide che affrontiamo tutti i giorni, dalle diseguaglianze all ambiente. Il Pontefice è stato spesso fonte di ispirazione su vari fronti per il presidente che lo aspetta a Washington con impazienza». Il Papa alla Casa Bianca apre una stagione intensa. Obama si gioca buona parte della sua eredità politica. «È vero: abbiamo la visita del presidente cinese Xi Jinping, l assemblea dell Onu, speriamo di chiudere il trattato di free trade con l Asia e di arrivare a un grande accordo sul clima alla conferenza di Parigi, a dicembre: un intesa che inseguiamo dalla conferenza di Copenaghen del 2009 che non dette i risultati sperati. Un altro motivo per restare alla Casa Bianca a cogliere i frutti, come dicevo prima». Cosa ha reso così stretto il suo rapporto col presidente? «Credo sia dipeso dal fatto che ho sensibilità abbastanza simili alle sue. Poi la sua volontà di prendersi rischi, di sfidare il vecchio modo di Washington di affrontare i problemi: voltare pagina e aprire la strada a una generazione più giovane. Ma ha contato molto anche il fatto che ho cominciato a lavorare con lui come speechwriter : un attività che ti porta a stretto contatto col tuo capo. Devi conoscere bene la persona perché fai qualcosa di molto personale: esprimi i suoi pensieri, comunichi la sua visione. Un esperienza unica». L analisi Il sì del Congresso all intesa con l Iran: trionfo per la Casa Bianca WASHINGTON Un po lo dicono perché sono ancora attaccati al mantello di Khomeini. Un po lo fanno per riattizzare il fuoco rivoluzionario. Un po le sparano perché convinti che gli Usa siano sempre e comunque il Grande Satana. Parliamo degli ayatollah che alzano i toni proprio nel momento che incassano, indirettamente, un risultato: l appoggio del Senato americano all intesa nucleare. Un successo per Obama, una sconfitta per i suoi avversari. Solo il futuro dirà chi ha ragione. La lunga maratona ha premiato la Casa Bianca che ha investito risorse per convincere una platea sospettosa. E alla fine ha portato a casa il necessario: i senatori democratici hanno bloccato la manovra dei repubblicani per far saltare il banco: 58 a 42. La Camera ha poi votato contro l accordo in una mossa del tutto simbolica da parte del partito repubblicano visto che la stessa bozza di legge è stata bloccata al Senato, dando di fatto a Obama il via libera per implementare l intesa senza dover mettere il veto. Vittoria di misura, ma comunque significativa. Dopo il raggiungimento dell accordo, i due schieramenti si sono lanciati in una campagna dura, confronto che si è allargato oltre confine, con sauditi, prìncipi del Golfo e Israele contrari. Il presidente ha risposto con una missione personale riuscendo a convincere molti. Per questo la Casa Bianca ora sostiene che quanto firmato con i mullah lascia ancora spazio a interventi. Se Teheran bara è il messaggio abbiamo strumenti per agire. Molti congressisti sono preoccupati, ritengono che l Iran sia stato premiato prima di aver dimostrato la sua buona fede. Chiedono che siano posti limiti alle compagnie che vogliono investire nel settore energetico iraniano o che hanno contatti con istituzioni vicine ai pasdaran: altre sanzioni. I critici sottolineano come l Iran potrà usare 60 miliardi di dollari attualmente congelati e due terzi di banche/istituzioni iraniane usciranno dalla lista nera. A Teheran hanno fretta di accorciare il periodo di applicazione dell intesa (secondo stime Usa, 6-8 mesi). Servirebbe distensione. Ma giovedì la Guida suprema, Ali Khamenei, ha sostenuto che tra «un quarto di secolo Israele non esisterà più». E ieri l ayatollah Kermani: «Intesa sul nucleare non significa normalizzazione con l America». Guido Olimpio

10 10 Politica Berlusconi con Putin nella Crimea contesa Visita al sacrario italiano È il politico più importante entrato nella penisola annessa A Yalta il giro nel palazzo della Conferenza del 45 Sabato 12 Settembre 2015 Corriere della Sera Sebastopoli Il presidente russo Vladimir Putin con Silvio Berlusconi al sacrario che ricorda i soldati italiani (Afp) MOSCA Prima il monumento agli italiani caduti nella guerra di Crimea del 1853, quindi il bagno di folla a Yalta, con la gente che assiepava il lungomare per salutare Silvio Berlusconi ma soprattutto per ringraziare Vladimir Putin, l uomo che ha riportato questa terra in Russia, sottraendola all Ucraina all inizio dell anno scorso. E proprio la situazione internazionale della Crimea rischia di trasformare una tranquilla rimpatriata tra due vecchi amici in un incidente diplomatico, visto che nessuno in Occidente riconosce l avvenuta annessione da parte di Mosca. Silvio Berlusconi è il primo politico di rango (ex presidente del Consiglio) ad aver messo piede nella penisola bagnata dal Mar Nero dopo l annessione. Il governo di Kiev considera la Crimea terra «sottratta» da Mosca e finora ha sempre giudicato illegale l ingresso in quelle terre da parte di persone Gli ucraini Il governo dell Ucraina considera illegali gli ingressi attraverso il territorio russo La parola GUERRA DI CRIMEA Nel 1853 lo zar Nicola I invade i principati di Moldavia e Valacchia, sotto la sovranità turca, quando è già in corso una disputa tra Russia e Francia. L impero Ottomano, con Francia e Gran Bretagna e il sostegno del Regno di Sardegna, muove guerra alla Russia. La Crimea è il terreno dello scontro: gli alleati mettono sotto assedio Sebastopoli, che cade nel provenienti direttamente dal territorio russo (senza passare, quindi, per i posti di controllo ucraino). L anno scorso la Crimea era stata visitata dal leader della Lega Matteo Salvini. Più recentemente, un paio di mesi fa, nella penisola è giunta una delegazione di dieci deputati francesi. La procura ucraina ha subito annunciato di aver aperto un indagine penale sull accaduto. Fino a ieri sera non è stato invece possibile avere un commento da parte della procura di Kiev o del ministero degli Esteri ucraino sulla visita di Berlusconi. In questi anni Putin e Berlusconi si sono incontrati varie volte, sia in Italia che in Russia. L ex presidente del Consiglio è giunto in visita privata a Sochi, sempre sul Mar Nero, mercoledì. Poi ieri assieme a Putin è arrivato in elicottero nei pressi di Sebastopoli, dove un monumento sul monte Gasfort ricorda i soldati del Regno di Sardegna che morirono qui. Dopo la deposizione di un mazzo di rose, Putin ha proposto di creare attorno al monumento un parco per ricordare gli italiani, idea molto apprezzata da Berlusconi che ha ringraziato l amico Vladimir anche in rus- Per informazioni: so: «Spasibo!» e poi ha aggiunto che «la memoria di questi eventi è molto importante». Poi la coppia ha visitato una cantina che produce vino dai tempi degli zar e quindi è arrivata a Yalta, la località amatissima da Stalin e da tutti i dirigenti del comunismo mondiale, compreso Palmiro Togliatti che qui morì nell agosto del 1964 mentre era in vacanza. Putin e Berlusconi hanno visitato il palazzo Livadia dove nel 1945 si svolse la storica conferenza tra Stalin, Roosevelt e Churchill. Il curatore del museo ha regalato loro una copia della foto che ritrae i tre statisti. Più tardi l incontro con la comunità italiana che in Crimea ha radici antiche. Recentemente gli italiani (deportati nel 1942 da Stalin) sono stati esclusi da un decreto che ha riabilitato le vittime Una nuova boutique splende nel cielo di Milano Via Pietro Verri 10 di quelle deportazioni. Ma Putin ieri ha promesso all ex presidente del Consiglio italiano di correggere il provvedimento entro l inizio dell anno prossimo. Domani ancora Crimea per Silvio e Vladimir. Quest ultimo, secondo il suo portavoce, «apprezza molto le opinioni di Berlusconi». Fabrizio Piaget Altiplano 900P L orologio meccanico più piatto al mondo: 3,65 mm, una fusione completa fra cassa e movimento di Manifattura. Piaget, la maestria nella creazione di movimenti extra-piatti. piaget.com La convention a Fiuggi Tajani: è Silvio l unico leader per ricostruire il centrodestra ROMA Berlusconi come leader per l oggi e il domani del centrodestra, Alfio Marchini come uomo chiave per «vincere a Roma», ancoraggio forte nel Ppe per mantenere un rapporto equilibrato e non di dipendenza dalla Lega. È ruotata attorno a questi temi chiave la prima giornata della convention organizzata da Antonio Tajani a Fiuggi, che oggi si concluderà con un intervento telefonico dalla Russia di Silvio Berlusconi. Praticamente tutti i big azzurri hanno fatto tappa all appuntamento che il vicepresidente del Parlamento Europeo ha voluto e che ha visto anche la partecipazione del segretario generale del Ppe Antonio López-Istúriz, che ha omaggiato il leader di Forza Italia: «Senza Berlusconi non ci sarebbe la speranza della continuità del vero centrodestra in Italia. Saluto un grande amico, sia mio che del Partito popolare europeo». Doveva esserci anche il Cavaliere oggi a parlare dal palco, ma il viaggio da Putin ha cambiato i piani e si vedrà oggi quale messaggio vorrà mandare in collegamento telefonico dalla In Europa Antonio Tajani, 62 anni, di Forza Italia, è vicepresidente vicario del Parlamento Ue Russia. Sicuramente, dalla platea come dal palco la sua presenza è invocata: «Il leader del centrodestra è Berlusconi. Senza di lui non si costruisce un centrodestra vincente. Questo deve essere chiaro», dice Tajani avvertendo la Lega: «FI deve riconquistare la centralità. Salvini non può chiederci di cambiare natura, siamo nel Ppe in quanto ci riconosciamo nei suoi valori che in Europa sono quelli dei padri fondatori». Ci sono Toti, Romani, Ravetto, Gelmini, Fiori ad ascoltare e alternarsi sul palco, da dove Tajani si rivolge ad Alfio Marchini in vista di un accordo politico per quando si tornerà a votare a Roma: «Come Forza Italia voglio parlare con Marchini. Vogliamo dialogare. Il mio obiettivo è vincere le elezioni a Roma per non lasciare la città in mano ai comunisti. Serve un sindaco migliore». E Marchini: «Accolgo l invito di Tajani». P.D.C.

11 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre 2015 POLITICA 11 Il confronto L aereo attuale Airbus A319CJ (corporate jet) In carico al 31 Stormo da marzo 2000 Peso: kg (max al decollo) Motore: 2 turbofan CFM56 Il nuovo acquisto Airbus ACJ330 (corporate jet) Peso: kg (max al decollo) Motore: 2 turbofan RR Trent 700 Velocità massima 900 km/h Autonomia: Autonomia: km km Velocità massima 1000 km/h Carburante: litri Lunghezza: 33,80 m Altezza: 11,80 m Roma km Shanghai Washington km km Singapore km Lunghezza: 58,37 m Carburante: litri Altezza: 17,73 m Fonte: airbus.com Il retroscena di Marco Galluzzo Apertura alare: 33,91 m Buenos Aires Apertura alare: 60,30 m Corriere della Sera Un Air Force One (in leasing) per Renzi Operazione da 200 milioni di dollari per un A330: sui viaggi lunghi non si farà più scalo ROMA Era probabilmente il leader del G8 con l aereo presidenziale più piccolo, una sorta di Cinquecento degli Airbus, un A319 CJ che ha costretto per anni i presidenti del Consiglio di turno, da Monti a Letta, da Prodi e D Alema a Berlusconi, a fare scalo ogni cinque ore, o poco più, se gli impegni internazionali reclamavano una presenza a una distanza superiore a sei meridiani rispetto all Italia. Ora Matteo Renzi ha deciso di cambiare e prendere una «berlina» dei cieli: anche se a Palazzo Chigi non confermano e non commentano, e anche se alcune fonti dicono che la pratica sia stata avviata da Enrico Letta, il premier ha deciso di dare il via libera all ordine di un nuovo mezzo per i suoi spostamenti: grande il doppio e cinque volte più capiente dell attuale, valore stimato in circa 200 milioni di dollari (oltre 175 milioni di euro), secondo indiscrezioni un A330, capace del medio e del lungo raggio. Insomma non ci sarà più bisogno di fare rifornimento in Siberia, o in Kazakhstan, in alcuni casi in entrambi i Paesi, quando ci sarà da spostarsi in Asia, con tappe notturne obbligate e magari anche un meeting ad Astana alle quattro del mattino, come capitò fra gli altri a Mario Monti. Ogni rifornimento era anche un bilaterale, alle La parola LUNGO RAGGIO Nei voli a medio raggio si resta in volo dalle 3 alle 6 ore, in quelli a lungo raggio dalle 6 alle 12 ore. Sopra questo limite ci sono i voli a ultra-lungo raggio. L aereo che Palazzo Chigi si appresta a comprare può fare anche voli a lungo raggio. Il volo di linea più lungo, senza scali, è attualmente quello tra Sidney (Australia) e Dallas (Usa): dura 15 ore e mezzo, la rotta è di 13,8 km. prime luci dell alba, con Nazarbayev. E la cosa varrà ovviamente anche andando verso Ovest: a ottobre Renzi dovrebbe fare un giro dell America Latina, ma non dovrà fare carburante in un isola dell Atlantico. Capace di circa 300 posti, nella versione normale, l aereo è stato ordinato in leasing (nessun aereo oggi si compra, anche le compagnie di linea hanno flotte in leasing). Il costo mensile sul mercato varia da 700 mila a un milione di euro, dovrebbe esser pronto fra qualche settimana, non in tempo comunque per la trasferta a New York, a fine mese, per l Assemblea generale delle Nazioni Unite. «Sarà molto più tecnologico dell attuale e connesso a Internet», ha rivelato lo stesso Renzi, a luglio, nel corso del viaggio in Etiopia. Ovviamente verrà configurato in modo diverso dai voli di linea, come per l A319: ci sarà almeno una camera matrimoniale con bagno, per il presidente del Consiglio e la sua consorte, degli spazi di lavoro con divanetti e tavolini per il suo staff, la possibilità, come fanno altri presidenti, di imbarcare i giornalisti che seguono l agenda internazionale di Palazzo Chigi. Qualcuno dirà che magari un A330 è troppo grande, certamente è più adeguato alle esigenze e ai tempi del capo del Le cifre Sul mercato il costo mensile può variare da 700 mila euro a circa un milione Gli interni Ci saranno una camera matrimoniale e spazi di lavoro con divanetti e tavolini per lo staff governo. Per anni gli ufficiali del 31esimo Stormo, che gestiscono e pilotano l aereo del presidente, hanno invidiato quelli degli altri leader, europei e non: di taglie e modelli diversi, ma tutti più grandi. Oltre che più stabili in volo. Cosa che comunque non impediva di eseguire con l A319 persino una sorta di atterraggio tattico, quando la pista era quella della base di Herat, in Afghanistan. Berlusconi portava i cronisti a bordo raramente, solo nei Paesi non raggiungibili con i voli di linea. Monti invece ci provò in un viaggio con più tappe fra Cina e Giappone: trovarono un giornalista che faceva fotografie nella sua stanza matrimoniale, l idea di rendere costante la prassi venne immediatamente depennata. L A319 attuale non era in leasing e sarà venduto, decisione annunciata due anni fa da Letta.

12 12 POLITICA Sabato 12 Settembre 2015 Corriere della Sera La Nota di Massimo Franco UNA SOLUZIONE «TECNICA» PER SCONGIURARE LA ROTTURA Le trincee delle posizioni iniziali non sono state ancora smantellate. Il governo continua ad avvertire che cercherà l accordo fino all ultimo nel Pd, senza però escludere di «rivolgerci ad altre forze politiche», nelle parole del sottosegretario a Palazzo Chigi, Luca Lotti. E gli avversari di Matteo Renzi ribadiscono che senza una revisione dell articolo 2 della riforma, quello sull elezione diretta o meno dei senatori, non ci può essere intesa. Ma non suona come anticipazione di un epilogo senza accordo. In realtà la trattativa prosegue: entrambe le parti hanno deciso di doverla tentare. Per questo, nelle ultime ore si è cominciato a parlare di «soluzioni tecniche», insistendo sulla possibilità di trovarne più d una. È un modo per aggirare gli ostacoli simbolici, e tutti politici, dello scontro prolungato all interno del Pd. Ne ha parlato il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, lasciando capire che in quel modo non sarebbe necessario toccare l articolo 2. E ne ha parlato lo stesso premier, con una novità: ieri ha ufficializzato la convinzione di avere i numeri per approvare una riforma controversa. «Alla faccia di chi diceva non ci sono i voti, ce l abbiamo sempre fatta», ha rivendicato Renzi. «Succederà così anche questa volta». Una premessa del genere serve a dire ai contestatori che la mediazione viene fatta anche se non sarebbe necessaria. Insomma, sono parole che vogliono pesare e condizionare il comportamento degli oppositori. E nascono dalla volontà di spingere quanti sono perplessi dal muro contro muro con Palazzo Chigi a piegare le resistenze degli irriducibili. D altronde, quando nella cerchia renziana si spiega di essere contrari alle espulsioni dal partito «in stile Grillo» e in parallelo si chiede Gli equilibri Il presidente del Consiglio assicura che ci sono i numeri per approvare il testo su Palazzo Madama ma è obbligato a trattare alla minoranza di «adeguarsi» alle decisioni della maggioranza, viene consegnato un segnale chiaro. Significa che si cerca l intesa fino all ultimo. Si punta all unità del Pd come accadde quando si trattò di eleggere il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Ma se quell operazione fallisce, la resa dei conti sarà inevitabile. Un simile atteggiamento lascia pensare che la verità sia più sfumata di quella assertiva evocata da Renzi: nel senso che le certezze sui numeri non sono così scontate. Oltre ai dissidenti del Pd ci sono anche quelli del Nuovo centrodestra, scontenti della piega strategica che sta prendendo l alleanza tra Angelino Alfano e il Partito democratico, che sottolinea l impatto positivo delle riforme a livello internazionale. E le continue riunioni di deputati e senatori del Pd sembrano fatte apposta per testimoniare l intenzione di non rompere. Renzi sa che la rete di sicurezza gettata dalle istituzioni per garantire la stabilità non solo regge: si è rafforzata negli ultimi giorni. Il problema è che nessuno la buchi con parole e toni fuori luogo. Riforme, l avviso di Lotti: ci rivolgiamo a tutti Il sottosegretario: è l ora di scegliere, la ditta vale sempre o mai. Boschi invita Forza Italia a ripensarci Renzi rassicura: ce l abbiamo sempre fatta e ce la faremo ancora. E Grasso: sull articolo 2 deciderò io La vicenda Il ddl Boschi sulle riforme costituzionali è all esame della commissione Affari costituzionali del Senato. La prossima settimana inizierà l esame degli emendamenti. Sono in tutto 513 mila (mezzo milione della sola Lega Nord) Un passaggio cruciale sarà la decisione del presidente Grasso sull eventualità di far rivotare l articolo 2 della riforma Nella minoranza pd almeno 25 senatori chiedono di ripristinare l elezione diretta Giovedì 17 la presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro dovrà decidere se sono ammissibili gli emendamenti all articolo 2 (molti presentati dalla minoranza dem) che puntano a rimettere in gioco l elezione diretta Il premier Renzi ha indicato il 15 ottobre come data per l approvazione del testo ROMA «Sulle riforme da un anno e mezzo mi dicono che non ho i voti, ma alla faccia di chi lo dice, noi ce l abbiamo sempre fatta e ce la faremo anche questa volta». Sfida le critiche Matteo Renzi, sulla sua riforma del Senato. A dispetto della minoranza pd che la ritiene un «pastrocchio» (Vannino Chiti) e dunque «invotabile» (Pier Luigi Bersani), dal Tg1 rafforza il messaggio lanciato ieri dai suoi fedelissimi: o con i dissidenti o con chi ci starà. «L importante chiarisce è che nelle prossime settimane si chiuda la terza lettura e poi saranno i cittadini a dire sì o no». Ma il tempo stringe. Renzi lo sa. E il gong della fine delle schermaglie lo suona Luca Lotti: «È il momento di decidere», dice chiaro alla festa dell Avanti, in mattinata. «La Ditta vale sempre o mai. La guida del partito va sempre rispettata», manda a dire a Bersani. E difende l ex fondatore di Forza Italia come possibile interlocutore: «Denis Verdini è un senatore come gli altri. Noi ci rivolgiamo a tutte le forze parlamentari». Salvo poi, dopo le accuse di Chiti («l intransigenza è del governo che spaccia pasticci per intese»), concedere: «Non antepongo questo all unità del Pd e al confronto interno». Maria Elena Boschi va oltre invitando i berlusconiani a ritornare con Renzi: «Fino all elezione di Mattarella hanno lavorato e votato con noi. Se votassero no dovrebbero spiegarlo ai loro elettori». Sul sostegno del Ncd garantisce Angelino Alfano. Come uscirne? Il ministro Martina invita a «non fossilizzarsi sull art.2» Ma l intesa tecnica è l ultima speranza. Ai due sì già incassati su quell articolo il governo non rinuncia. E la sinistra dem non intende votarlo. Per la Boschi possibili «soluzioni tecniche» esistono, purché il Il retroscena La breccia nel fronte dei dissidenti C è chi non vuole arrivare alla battaglia finale ROMA Solo a chiedere ovviamente si crea una sorta di panico: «Per favore non scriva quello che le sto dicendo, non aiuta le trattative», dicono ad esempio coloro che nella maggioranza tengono i conti di un immaginario pallottoliere e incrociano le dita. I conti sono quelli del Senato e della più o meno refrattaria pattuglia della minoranza dem: secondo Renzi la riforma passerà, al massimo «entro tre settimane» dovrà andare in Aula, alla fine l auspicio di Palazzo Chigi e del gruppo dirigente del partito è che i 28 irriducibili dell articolo 2 (sistema di elezione del nuovo Senato) diventino molti meno, 18, magari 15, chissà. A reggere le fila delle trattative riservate sono in tanti, renziani, ex lettiani, governativi e non. Dall altra parte ci sono quelli che vengono considerati «irriducibili», da Chiti a Gotor, da Corsini a Mucchetti, senatori da cui nessuno si attende una sorpresa, un apertura alle ragioni del governo che sostiene l impossibilità di rimettere in discussione l elezione indiretta dei futuri senatori, già confermata da due votazioni. Poi, anche se nessuno ha ancora fatto ufficialmente un passo indietro, ci sono coloro che In bilico Claudio Micheloni, 63 anni Luigi Manconi, 67 anni vengono giudicati «aperturisti», passibili di riconsiderare nel merito l impianto della riforma, di contemperare funzioni e garanzie della futura seconda Camera (ed eventuali modifiche sui punti, come offrono il ministro Boschi e il capo del governo) insieme al sistema elettivo come già emerso dai lavori parlamentari, lasciandolo dunque intatto. E qui si entra in un area che Mario Tronti, 84 anni Sul palco Il ministro Maria Elena Boschi, 34 anni, ieri durante il suo intervento alla Festa nazionale dell Avanti che si chiude oggi a Roma. L esponente dem ha detto: «Andiamo avanti con coraggio, ora serve la determinazione di fare l ultimo passo» (foto LaPresse) Senato non sia una «replica» della Camera. Le ha dettagliate Anna Finocchiaro ieri mattina sull Unità. E il capogruppo pd Ettore Rosato le rilancia: «L intesa è possibile se stiamo al merito e interveniamo su altre parti del testo». Ma Chiti chiede che dell articolo 2 ci si assuma «responsabilità politica». «In questo rimarca sono d accordo con il presidente Grasso». Eccolo il più conteso. Le pressioni in questi giorni si concentrano sul presidente che dovrà decidere sull ammissibilità degli emendamenti all articolo 2. «Io dirigo l Aula. Quando sarà il momento deciderò», ha detto ieri. E, in risposta alle parole della Boschi, sul fatto che le scelte spetteranno a lui, ha aggiunto: «Mi fa piacere che qualcuno convenga con me. Le decisioni le devo prendere io». Virginia Piccolillo al momento è in movimento ufficioso ma non ufficiale, silenzioso, che solo a chiedere i nomi, visto che è in gioco la legislatura, si creano imbarazzi, reticenze, persino paure. Claudio Micheloni e Renato Turano, entrambi pd ed entrambi eletti all estero, uno residente negli Stati Uniti e l altro in Svizzera, vengono incasellati in una nicchia di senatori che alla fine potrebbero ritenere non così fondamentale una battaglia sul sistema elettivo. E a loro vengono associati altri, come l anziano filosofo Mario Tronti o Luigi Manconi, o ancora l emiliano Claudio Broglia, sindaco del comune di Crevalcore, e ancora la piemontese Patrizia Manassero. Ovviamente al momento tutti negano tutto, soprattutto i diretti interessati: i precedenti richiamano episodi della stagione berlusconiana e cambi di casacca, anche se in questo caso gli argomenti di merito, i pareri dei costituzionalisti, l autorevole opinione di Anna Finocchiaro che non si stanca di ripetere che «il minimo è l unità di partito» lasciano ampi spazi di movimenti squisitamente politici. Poi ci sarà, e sarà dirimente, dopo il lavoro della Commissione, al momento dell arrivo in Aula del testo, la decisione di Pietro Grasso, il presidente del Senato: se la seconda carica dello Stato dovesse giudicare inemendabile l articolo 2, visto che ci sono già state (tesi della maggioranza) due votazioni su un testo che avrebbe solo lievi differenze, ovviamente coloro che oggi vengono dati per «aperturisti» avrebbero una ragione in più per staccarsi dal dissenso della minoranza. A meno che alla fine, come ancora auspicano in tanti, la frattura politica non si ricomponga, Bersani ci ripensi e l unità del partito cui si è appellata la Finocchiaro dall Unità venga preservata. Troppo tardi? Vista la posta in gioco, i riflessi sul partito di un eventuale spaccatura, sembra di no. «Il primo a sapere che una divisione sull elettività del Senato non si spiega a nessuno è proprio Bersani», dicono a Palazzo Chigi. Marco Galluzzo

13 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre 2015 Dietro le quinte La «confessione» di Nencini: apro la casa ai profughi Dopo i leader stranieri, dopo Morandi e dopo le offerte di centinaia di cittadini, anche dalla squadra di governo si cominciano ad aprire le porte di casa ai profughi. È il viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini, segretario del Psi, a dare la disponibilità: «Già da sabato scorso avevo messo a disposizione della Regione Toscana una mia casa nel Mugello per ospitare una famiglia di profughi ha detto. Non mi piace fare proclami, non volevo che si sapesse», ha chiarito Nencini, rispondendo a una domanda durante un confronto con il ministro Maria Elena Boschi alla Festa dell Avanti a Roma. (Re.B.) Marino, Storace e quel match sul sangue donato Comincia tutto con un bel gesto, la donazione di sangue, e finisce con le querele. Accade tra il sindaco di Roma, Ignazio Marino (il donatore) e Francesco Storace, che lo attacca: cita il sito dell Avis per spiegare che Marino (recentemente negli Usa) doveva rispettare la sospensione per «28 giorni» come chiunque sia stato «in Canada e Usa». Marino: «Lo querelo. Mi auguro che Storace venga giudicato idoneo a donare il sangue, per il mio occhio clinico presenta profili di rischio». E Storace: «Lo denuncio». L ospedale chiarisce: requisiti rispettati. (Alessandro Capponi) Il tema è il Senato Ma De Luca parla di stipendi Chiamato in audizione in Senato per dare un parere sulla riforma costituzionale, il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha chiesto che ai politici regionali venga aumentato lo stipendio. Secondo De Luca la busta paga dei consiglieri in Campania euro netti al mese andrebbe «equiparata» a quella, ben più ricca, dei parlamentari. Più che all architettura istituzionale o al nuovo ruolo che la riforma affida alle Regioni, il governatore si è dedicato agli stipendi. «Ci sono presidenti di Regione ha detto che alla mattina non vanno in ufficio, ma in trincea». Ha spiegato di voler contrastare «la deriva populista e demagogica» contro il ceto politico. E invocato «rispetto», e più denaro, per chi «si assume responsabilità». (Massimo Rebotti) 340 i seggi assegnati dal premio di maggioranza dell Italicum sui 630 della Camera. Con la riforma del Senato solo i deputati saranno eletti direttamente dai cittadini SetteGiorni SEGUE DALLA PRIMA Così su Renzi e le sue riforme si addensa un ostilità trasversale. È un miscuglio di obiezioni tecniche e di aspettative personali presenti e future che cova in un pezzo di maggioranza, desiderosa di giocare contro il premier insieme alle opposizioni. Epperò priva di un «piano b», di un alternativa. Potenzialmente, infatti, la minoranza del Pd e una frangia dei centristi potrebbero far cadere il governo, ma dovrebbero poi disporsi alle elezioni. L ipotesi di un Renzi bis infatti non esiste, perché il leader democratico ha pronta l eventuale contromossa, studiata in I «nemici» del premier con lo spettro delle urne e senza un piano B Un senatore di centrodestra rafforza il gruppo di Verdini 10 i senatori di Alleanza Liberalpopolare Autonomie: ma nel gruppo dei verdiniani, che sostengono le riforme del governo, sono in vista nuovi arrivi POLITICA 13 Lo slittamento Senza una maggioranza sulle riforme il voto potrebbe slittare dopo la legge di Stabilità questi giorni. Se si rendesse conto di non avere davvero i numeri al Senato sulle modifiche costituzionali, chiederebbe di spostare il voto dopo la legge di Stabilità. Portata a casa la manovra economica, convocherebbe il partito per dotarsi di un mandato, in base al quale il Pd qualora non dovessero passare le riforme si renderebbe «indisponibile» a proseguire la legislatura. E per quanto il Quirinale non voglia elezioni anticipate, senza maggioranza parlamentare si troverebbe costretto a sciogliere le Camere. Altre opzioni, come quella di un governo istituzionale retto da Grasso, è considerato «fantascienza» dagli uomini del segretario dem. A quel punto, il voto con il Consultellum si incaricherebbe di falcidiare quei senatori che proprio facendo saltare le riforme sperano di salvare il seggio: con quel sistema elettorale che prevede una soglia di sbarramento all 8% su base regionale, i centristi per esempio potrebbero sperare di ottenere il risultato solo in Calabria e in Sicilia. È chiaro che la minaccia di Renzi vuole avere solo un effetto deterrente. Ma oggi sono i numeri più che la politica a guidare il gioco delle porte girevoli nel Grand Hotel del Senato, dove c è chi minaccia di uscire e c è chi si prepara a entrare. La prossima settimana l ex ministro berlusconiano Romano, insieme al collega forzista Galati, annunceranno alla Camera l adesione al progetto di Verdini, portando in dote anche il senatore Ruvolo «in nome delle riforme, sia chiaro, non del governo». Renzi non se ne avrà a male per questa precisazione: a palazzo Madama, nel braccio di ferro con i suoi avversari, quel voto vale doppio. Resta allora da vedere chi finirà incastrato in questo andirivieni, perché al momento i tentativi di mediazione proposti al premier sono stati respinti. E non solo quelli della minoranza interna. L altra sera, incontrando Alfano dopo il Consiglio dei ministri, Renzi ha dato prova di aver imparato in fretta da Berlusconi come si gestisce una mediazione, ha riempito di promesse l alleato «vedrai cosa farò prossimamente» ma non ha offerto spiragli prima del voto sulle riforme. A partire dalla disputa sulla legge: «Se lo facessi, farei prima a dimettermi». Il leader di Ncd deve gestire il malcontento che alligna nei suoi gruppi, dove c è chi come il calabrese Gentile s infuria per la tempistica di alcuni amici centristi nella contrattazione: «Ma come, nel Pd sono al muro contro muro, e noi diamo l immagine dello squagliamento? Lasciamo che si veda che i Democratici sono ormai due partiti, e noi diamoci da fare a costruirne uno». Perché il problema è questo, ed è un (grave) problema di linea e di prospettiva, che alimenta il movimento delle porte girevoli e il gioco di chi in Forza Italia lavora legittimamente a far saltare il tappo tra i centristi. Senza offrire in cambio nulla, beninteso: già molti parlamentari azzurri sono in over-booking per la prossima legislatura. È questa precarietà di prospettiva dei suoi alleati insieme all assenza di un «piano b» dei suoi avversari che induce Renzi a ostentare serenità, a ritenere cioè di poter gestire il Grand Hotel del Senato. Lì, nel vorticoso gioco delle porte girevoli, c è chi fa mostra di uscire per vedere se invece avrà una stanza per dormire. «Lo dirò solo dopo», ribadisce il premier, quando assicurato il passaggio delle riforme stilerà la lista dei buoni e dei cattivi e assegnerà i posti di governo vacanti e quelli delle commissioni parlamentari da rinnovare. Tutto si muove ormai seguendo la logica dei numeri, perché la politica sembra latitare. Ed è proprio l assenza della politica che potrebbe provocare un colpo di scena, e portare persino all eutanasia delle riforme. Manca poco per sapere chi resterà incastrato nelle porte girevoli del Senato. Francesco Verderami

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15 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre 2015 POLITICA 15 Grillo: Di Maio al vertice? Deciderà la Rete, come sempre La frenata dopo le polemiche: gli iscritti voteranno i nomi per il governo. Ruocco: non c è nessuna retromarcia Il retroscena di Emanuele Buzzi Il senatore Cappelletti Avere un capo così come è inteso dagli altri partiti? Allora non ci siamo MILANO Un intervento deciso, per spegnere sul nascere le polemiche. Beppe Grillo, incalzato dai cronisti all uscita dall Hotel Forum taglia corto sulla questione della leadership e archivia con una farse il caso Di Maio: «Il candidato premier si sceglierà in Rete come abbiamo sempre fatto dice. Presenteremo una squadra di governo con un programma deciso dagli iscritti». Poi attacca la stampa: «Inventatevi qualcos altro. Cercate di fare un informazione più obiettiva perché così il Paese ne soffre... cercate solo dei titoloni!». Dal direttorio sul tema della guida del M5S gli fa eco Carla Ruocco, che precisa: «Nessuna retromarcia, il metodo del M5S non è mai cambiato. Semplicemente Di Maio è una persona molto, molto in gamba». La deputata campana, poi, smentisce voci di attriti: «Nessuna tensione nel direttorio», chiosa. La suggestione di Di Maio leader, comunque, continua a tenere banco sul web. E non solo. La discussione all interno dei Cinque Stelle ancora non si placa. E si alza anche qualche distinguo. «Quella dell altro ieri di Grillo era una battuta. Di 127 i parlamentari che fanno parte dei gruppi del M5S: si tratta di 91 deputati e 36 senatori Sono 36 gli addii dal 2013 tra gli eletti Il leader placa la guerra interna Ma non cambia idea sul «delfino» A ottobre partirà la scelta per la sua squadra: i ruoli saranno definiti in primavera Maio ha stoffa e capacità da leader, ha una notevole capacità di comunicazione, ha tutta la mia personale stima e spero abbia sempre maggiore spazio dichiara il senatore Enrico Cappelletti, ma se stiamo parlando di un leader così come è inteso dagli altri partiti allora non ci siamo». E sul web spuntano polemiche anche per le critiche sulla leadership diffuse via social da Elisa Bulgarelli. La senatrice non frena, anzi, rilancia e risponde alle accuse di chi la indica come detrattrice. «Ma quale dissidente, molto più talebana dei cosiddetti fedelissimi!», posta su Facebook. E commenta: «La fedeltà deve essere al programma, ai principi, alle promesse fatte, alle speranze seminate, ai sogni raccontati. Tutta la mia riconoscenza sempre, ma quando ci è stato chiesto di alzarci dal divano e indossare l elmetto specifica la richiesta era chiara: essere persone pensanti. Ora è tardi per chiederci di spegnere il cervello sotto l elmetto». Sul blog, intanto, incalza la polemica contro Sergio Boccadutri, autore dell emendamento contestato che sblocca il finanziamento ai partiti. Il parlamentare pd viene preso letteralmente per le rime e parodiato in versione «Bocca di rosa»: «Lo chiamavano Boccadutri... prendeva i rimborsi, prendeva i rimborsi...», scrive Grillo, che invita gli attivisti a comporre nuovi versi e diffonderli via Twitter. Filtrano indiscrezioni anche sulle novità presenti a Italia 5 Stelle: dopo le stampanti in 3d proposte al Circo Massimo, anche quest anno il Movimento dovrebbe presentare novità tecnologiche, legate stavolta al mondo dell energia eolica. E. Bu. Il deputato pd Agostini «Non mi scuso per il dito medio contro i 5 Stelle Lo facciano loro» MILANO Una questione aperta, dibattuta già da qualche mese. A lanciare il sasso nello stagno è stata una deputata piemontese. Ora l idea, quella di una «squadra di governo», si è trasformata in un mantra del Movimento. E in qualcosa di diverso dal progetto originario. Un piano ancor più ambizioso, forse, di sicuro un argomento di discussione nelle chat e sulla Rete. I Cinque Stelle puntano a presentare in vista delle prossime elezioni Politiche un programma preciso con tanto di eventuali ministri in caso di vittoria alle urne. Il primo passo sarà alla kermesse di Imola, dove si sceglieranno punti e profili. Proprio da qui nascono le frizioni e malumori di un parte dei parlamentari (soprattutto ortodossi che sono passati un po in secondo piano con la gestione del direttorio ed eletti di alcune aree, come l Emilia-Romagna, che hanno da tempo posizioni Fondatori I leader del M5S Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio mercoledì a Roma nella hall dell Hotel Forum critiche) e anche, per un altro verso dei fedelissimi. La battuta di Beppe Grillo su Luigi Di Maio come leader in pectore è stata vista da un gruppo di pentastellati come il tradimento del «uno vale uno». Gli ortodossi, invece, sono stati infastiditi dalle interpretazioni delle parole di Grillo: «Non vogliamo che la base immagini ci sia in atto uno scavalcamento della Rete», ammette un parlamentare. E in questo senso ieri il capo del Movimento ha ribadito che a scegliere sarà il web. Un processo che durerà qualche mese. Dopo aver identificato profili e programmi a Imola, nei mesi seguenti partirà la campagna di informazione sul blog: è probabile che le votazioni per la «squadra di governo» cadano in coincidenza con i mesi primaverili. Molto dipenderà dalla tenuta dell attuale esecutivo e dalla possibilità di eventuali elezioni anticipate. L idea, però, è quella di non bruciare i candidati Cinque Stelle ponendoli sotto i riflettori con troppo anticipo. I rumors tra i parlamentari sono già iniziati. Si parla di Barbara Lezzi all Economia, Paola Taverna alla Sanità, Carla Ruocco allo Sviluppo economico, Nicola Morra all Istruzione. In questo scacchiere Luigi Di Maio resta in pole position come papabile pentastellato a Palazzo Chigi. A Il direttorio Nel Movimento c è chi chiede di ripensare la visibilità dei cinque del direttorio ROMA Luciano Agostini marchigiano della provincia di Ascoli e deputato del Pd il dito medio più famoso del Parlamento. Non foss altro perché due giorni fa, immortalato da fotografi e cameramen, Agostini (nella foto sopra) l ha mostrato ai militanti del Cinquestelle che lanciavano banconote dalle tribune della Camera, mentre era in corso la votazione sui rimborsi elettorali. Pentito? «Diciamo che mi scuso con tutti quelli che hanno visto quel gesto, con tutti quelli che pensano che un dito medio non debba essere mostrato in un palazzo delle istituzioni». E con quelli a cui l ha mostrato, il dito medio? Per loro niente scuse? «Zero. Loro si devono scusare con me. Uno con la mia storia, che fa politica da una vita senza mai essere stato sfiorato da inchieste, non si fa lanciare le banconote da chicchessia.». Che le hanno detto nel Pd? «Quasi tutti hanno solidarizzato con me». T. Lab. supportare la sua candidatura ora arrivano anche i dati dei sondaggi. In un analisi di Ipr Di Maio è secondo nella classifica sulla fiducia ai leader con il 25% dei consensi: davanti al deputato Cinque Stelle solo Matteo Renzi (al 42%), dietro gli altri volti noti della politica, Grillo compreso (al 19%). Lettura analoga la fornisce anche Ixé, con percentuali diverse nel caso del premier (31%) e inalterate quasi per il vicepresidente della Camera (24%). Tuttavia nel Movimento c è chi chiede «un ripensamento e un riallineamento» nella visibilità dei membri del direttorio, Di Maio compreso. Serpeggia anche l idea di candidare alla presidenza del Consiglio un nome di alto profilo, indipendente: una soluzione che potrebbe anche essere replicata per le personalità di indicare per i diversi dicasteri. «Siamo ancora in alto mare dice sibillino un esponente, ma parte della rotta è già abbastanza chiara». L unica certezza è un vertice in agenda per la prossima settimana: i parlamentari si incontreranno per parlare di Italia 5Stelle a Imola. Con l ombra della «squadra di governo» sullo sfondo.

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17 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre Politica economica Verso l Ue Nel corso dei primi sei mesi del 2015, record della Basilicata (+194,2%) per l export verso Paesi Ue Veneto, Lazio e Lombardia sono le altre regioni che vendono di più nell Ue (+3,7%) L analisi di Dario Di Vico Balzo della produzione. Il premier: alziamo le stime del Pil Aumento del 2,7%. Effetto Melfi, export record dalla Basilicata ROMA Dopo la frenata di giugno, nuovo balzo in avanti della produzione industriale: +1,1 a luglio e +2,7 rispetto allo stesso mese del A guidare il treno della ripresa è il comparto auto (+44,9% da luglio 2014). A rivelarlo è l Istat che annuncia anche l impennata dell export nei primi sei mesi dell anno (+5%) trascinata, a sorpresa, dal Sud (+7%). Buone notizie che spingono Matteo Renzi a confermare al Tg1 che le stime del Pil verranno riviste al rialzo. Il premier ha inoltre assicurato che per cancellare la Tasi e l Imu sulla prima casa «le coperture ci sono già». Cauto il commento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Un po di dati positivi ci sono, ma parlare di ripresa è rischioso. Speriamo che questi numeri si confermino nei prossimi mesi». Soddisfatto, invece, Filippo Taddei, responsabile economia del Pd, che dice su Twitter: «Continua la sequenza di dati positivi». Perplessa appare la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan: «Con il trend di crescita attuale ci vorranno 20 anni per recuperare i livelli pre-crisi». Dopo l aumento dei consumi illustrato dalla Confcommercio mercoledì, le novità positive I risultati dei settori Variazioni percentuali della produzione industriale a luglio 2015 rispetto a luglio 2014 Mezzi di trasporto Energia elettrica, gas Prodotti petroliferi Pc, elettronica e ottica Legno, carta e stampa Tessili e abbigliamento Attività manifatturiere Macchinari e attrezzature Articoli in gomma Prodotti farmaceutici Alimentari Altre industrie manifatturiere Prodotti chimici -0,7 Apparecchiature elettriche -0,8 Metallurgia -2,4 Attività estrattive -5 Fonte: Istat 2 1,9 1,9 1,4 1,2 0,6 0,3 0,1 20, ,7 5,5 Totale +2,7 d Arco Il paradosso della crescita italiana, senza l auto è ancora poca cosa L evoluzione dell industria manifatturiera, il rischio di restare gracili per l economia mostrano in particolare che la crescita della produzione industriale coinvolge tutti i principali settori: a luglio crescono infatti l energia (+7,1%), i beni di consumo (+1%), intermedi (+0,6%) e strumentali (+0,3). In termini tendenziali gli indici registrano un forte aumento nell energia (+10,7%) dovuto principalmente a fattori climatici; aumentano anche i beni strumentali (+5,3%) e i beni di consumo (+1,8%), mentre i beni intermedi segnano l unica variazione negativa (-1,3%). Per quanto riguarda i settori, a luglio 2015 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+20,1%), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+12) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+11,7). Sul fronte del commercio estero, secondo l Istat, oltre al record del Sud (+7%), risultati positivi anche in Nord-Est (+6%), Nord-Ovest (+4,7%) e Centro (+4,3%), mentre in calo le Isole (-2,9%). Inoltre un terzo dell incremento dell export è dovuto all aumento delle esportazioni di autoveicoli da Piemonte, Basilicata (con la Fiat di Melfi ndr), Emilia-Romagna e Lombardia e di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dal Lazio. Tra le regioni più attive nel confronto tendenziale nel primo semestre l Istat segnala: Lazio (+14,4%), Piemonte (+9,6%), Veneto (+7,3%), Emilia-Romagna(+4,4) e Lombardia (+2,6). Francesco Di Frischia Il caso Tassa soggiorno Gli albergatori: non siamo esattori ROMA Albergatori in rivolta contro l ipotesi allo studio del governo di una stretta sulla tassa di soggiorno. «Siamo imprenditori e non esattori, pensino a colpire gli abusivi che quella tassa non la pagano» protestano. «In Italia - attacca il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - succede sempre la stessa cosa: ogni volta che un settore rialza la testa, come è successo al turismo, si pensa subito ad aumentargli le tasse». «L imposta è già oggi la più alta d Europa» aggiunge Giorgio Palmucci, di Confindustria Alberghi. Sergio Chiamparino aveva voglia di togliersi un sassolone dalla scarpa e lo ha detto chiaro e tondo: «Io e Piero Fassino siamo stati gli unici a non aver dato giudizi su Marchionne che cambiavano a seconda dei titoli dei giornali». Il governatore del Piemonte parlava a una platea di industriali torinesi, riuniti nella loro assemblea annuale, e ha commentato a modo suo i vari dati che stavano affluendo: il 44% di incremento della produzione industriale di auto in un anno, l 80% di saturazione degli impianti Fca in Italia e le oltre 2 mila assunzioni targate Fiat entro la fine del La verità, dunque, è molto semplice: la ripresina italiana è guidata saldamente dall industria dei mezzi di trasporto che sicuramente evoca le scelte della casa torinese ma anche i successi di Lamborghini, Italdesign e Ducati. Se le cose stanno così sperimenteremo un singolare paradosso, dopo aver passato anni a criticare Sergio Marchionne - come recita la battuta di Chiamparino - alla fine dovremo dolerci che la ripresa italiana sia fatta «troppo» di auto e poco di altro. Accanto ai mezzi di trasporto infatti a spingere all insù la produzione industriale sono stati il comparto energetico - sollecitato dai consumi elettrici anomali legati al caldo - e quello legato alla raffinazione del petrolio. Ma quali sono i rischi di una ripresa governata dal monocolore dell auto? Sul breve non c è nessun rischio, anzi bisognerà vedere come il mercato accoglierà la nuova Giulia prodotta a Dal 4 settembre al 31 gennaio 2016 OGNI MESE PUOI VINCERE *Importo massimo, iva inclusa, erogato all impresa che realizzerà i lavori. Montepremi clienti iva inclusa. Regolamento completo su Conserva lo scontrino o la fattura. Cassino e comunque è assai probabile che quest anno si venderanno in Italia più auto del previsto (1,5 milioni). I dubbi riguardano il medio periodo, infatti le vendite stanno salendo per effetto degli acquisti di sostituzione da parte delle famiglie che hanno un parco macchine giudicato mediamente vecchio, ma dopo che accadrà? L economia post Grande Crisi è Stufa a legna ventilata modello Flò colore bianco MGA GROUP assai difficile che ci riservi cicli lunghi come in passato e di conseguenza è difficile pronosticare per quanto tempo ancora possiamo accontentarci di essere trainati dall auto. Il car sharing, ad esempio, sta funzionando bene nelle grandi città e, per quello che sappiamo oggi, non pare un fenomeno temporaneo. Anche se i costruttori guardano con simpatia all innovazione della vettura condivisa al computo delle vendite verranno a mancare molte seconde macchine di famiglia, perché i giovani neo-patentati sembrano aver abbracciato la causa della sobrietà privilegiando stili di vita estranei all ostentazione. Al di là comunque delle riflessioni sul futuro dell auto resta il fatto che una ripresa «monocolore» rischia di restare gracile. Il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi lo ripete quasi ogni giorno: se non si rimette in moto l intero ciclo del mattone che comprende le piccole opere di ristrutturazione privata, i lavori pubblici dei Comuni e le grandi infrastrutture, la ripartenza non sarà reale. Si obietterà che Squinzi parla pro domo sua visto che la Mapei lavora nel settore ma ciò non toglie che dica una cosa sensata. Un impennata della domanda interna può venire proprio dal mattone. Resta poi in piedi la querelle sugli investimenti. Molti osservatori, compresa Bankitalia, sostengono che sia in atto se non uno sciopero quantomeno una forma di amnesia dell investimento che coinvolge la maggioranza dell industria privata, Confindustria replica che non è vero e anche ieri la presidente degli industriali torinesi, Licia Mattioli, ha citato i dati Ucimu sulle vendite di beni strumentali per sostenere che non c è alcuno sciopero. Anzi. Matteo Renzi, poi, nelle ultime uscite ha fatto riferimento a nuovi investimenti pubblici come possibile volano del Pil. La sensazione è che si riferisca in particolare al piano della banda ultra-larga, vero obiettivo del blitz che ha portato al ricambio dei vertici Cdp. Saperne di più non sarebbe male.

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19 Corriere della Sera Sabato 12 Settembre Esteri Il voto Si è aperta ieri la campagna per le elezioni regionali catalane del 27 settembre Gli indipendentisti guidati dal presidente uscente della Catalogna Artur Mas intendono trasformare il voto in un plebiscito per l indipendenza. In caso di vittoria Mas intende dichiarare la secessione nel giro di 18 mesi Gli ultimi sondaggi indicano che gli indipendentisti potrebbero conquistare di misura la maggioranza assoluta in seggi restando però sotto la maggioranza assoluta in voti Primarie Il nuovo leader del Partito laburista britannico sarà proclamato oggi al termine di uno scrutinio sulle schede votate da 500 mila tra iscritti e sostenitori Il voto, nelle varie sedi del Labour, si è chiuso giovedì scorso. Ha suscitato polemiche la decisione di aprire le primarie anche ai «simpatizzanti» disposti a pagare una quota di 3 sterline La marea umana di Barcellona: «Libertat» Urlano gli adolescenti, gridano le signore bene, le bandiere giallo-rosse avvolgono corpi e auto Centinaia di migliaia di catalani si riversano in piazza per chiedere l indipendenza dalla Spagna Ritratto in lettere di Michele Farina DAL NOSTRO INVIATO A LONDRA USTERITY L anatema di A Jeremy, anche in versione light. Il Labour secondo Corbyn si smarca dalla linea Miliband, «reo» di aver perso le elezioni di maggio per non aver osato proporre un alternativa chiara ai tagli di bilancio del governo Cameron. «L austerità è una scelta politica, non una necessità economica». LAIR Per l ex primo ministro la politica del quasi co- B etaneo Corbyn (ha 4 anni di meno) è «Alice nel paese delle meraviglie», un partito abbonato alla sconfitta. «Chi chi lo apprezza con il cuore ha detto Blair faccia un trapianto». Jeremy vorrebbe il rivale sotto inchiesta per la guerra in Iraq. OMRADES La formula di C saluto ai comizi, tra generazione Facebook e vecchia sinistra: «Amici, compagni». EPUTATI Il suo tallone D d Achille. Solo il 10% dei 232 «compagni» laburisti in Parlamento lo sostiene. Le manovre per defenestrarlo sono già cominciate. UROPA Corbyn non farà E campagna per la Brexit, ma è un tiepido eurofilo. Se per la destra Tory a Bruxelles c è troppa burocrazia, per Jeremy c è troppo liberismo. AN Dalla cantante Charlotte F Church al produttore musicale Brian Eno, da Ken Loach all attrice Maxine Peake (ex partito comunista). ABYS S DELI, il ristorante G preferito, nel West End. Il vegetariano Corbyn ha aiutato il proprietario a evitare lo sfratto. AMAS, Hezbollah. Le H «amicizie pericolose» sul fronte internazionale. Il filopalestinese Corbyn, che ha definito «una tragedia» anche l uccisione di Bin Laden, cita il Mandela riconciliatore (lo sosteneva quando per la Thatcher Madiba era un terrorista). SLINGTON La tana. Londra I Nord, da dove spiccò il volo pure Blair. La zona del giornale The Guardian, la nuova sede di Google. Ci abitò Lenin, ci vive il sindaco conservatore Boris Johnson. Quattro circoscrizioni. Dal 1983 Corbyn rappresenta Islington Nord. Casa vicino a Finsbury Park, gira in bici (con casco), non ha l auto. EZ WE CAN: Lo slogan sulle J magliette. Obama bianco, barbuto e attempato. ABOUR Old, New, New L New. Nostalgico del Vecchio laburismo, snobbato da quello Nuovo (dopo l avvento di Blair ha votato contro il suo partito oltre 500 volte), leader a sorpresa di quello Nuovissimo. Cioè Vecchio? OGLI La seconda, Claudia, cilena, ha divorziato M perché lui non voleva mandare il figlio alla scuola privata. La terza, Laura, messicana, di 20 anni più giovane, importa caffè equo e solidale. AZIONALIZZAZIONI Il N suo piano per riportare ferrovie e settore energetico sotto il mantello statale terrorizza non solo la City. E costa un botto. DDS Le quote dei bookmaker, che danno per cer- O ta la sua vittoria. Corbyn è dato 1/12 (vinci una sterlina se ne punti ben 12). Molto indietro i rivali: Yvette Cooper 8/1, (ne Da Hamas alle canottiere L Abc di Corbyn il rosso Oggi potrebbe diventare il nuovo leader laburista inglese punti una, ne vinci otto), Andy Burnam 20/1, Liz Kendall 200/1 (la stessa quota di Corbyn a giugno!). UTIN Una sorpresa il tifo P del Cremlino? Corbyn ha denunciato «l eccessiva e ossessiva espansione della Nato verso Est dopo il 1990». Q UANTITIVE EASING Per tutti, non solo per banche e finanze di Eurolandia: Corbyn La storia dice che la gente va ascoltata Il calciatore Piqué E l ora della libertà dopo 300 anni di oppressione L attrice Montserrat Mai fuori dall Ue: non potete stare senza di noi Lo chef Jubany Calzoni corti Jeremy Corbyn, 66 anni, fotografato mentre lascia la sua casa di Londra, a piedi, in calzoncini e maglietta. Oggi potrebbe diventare il nuovo leader del Labour (Afp) DALLA NOSTRA INVIATA BARCELLONA Centinaia di migliaia di catalani 2 milioni per gli organizzatori, poco più di secondo le stime meno credibili del governo spagnolo hanno risposto all appello, ieri, a Barcellona. Il corteo nazionalista tracima nei grandi viali del centro, per la festa della «Diada», con le bandiere giallorosse che avvolgono i corpi, le carrozzine, le poche auto che riescono a circolare in una città sospesa. Come l anno scorso e quelli prima ancora, ma stavolta è diverso. Lo si legge sui volti sorridenti e tesi di chi aspetta per ore sulla Meridiana. Lo si ascolta nel canto quasi rabbioso che sale, metodico, ogni dieci minuti «Inde-inde-independència». Urlano gli adolescenti, arrabbiati come solo i giovani riescono ad essere, come Lorente, quinto anno di liceo, armato di un cartello con la scritta «Libertat» e un pugno rosso disegnato accanto. Gridano le signore bene che oggi si sono infilate la T- shirt bianca con la scritta «Ara és l hora» perché «è arrivato il momento di non pagare più le tasse a Madrid». Qualcuno cita Salvador Allende, altri i Paesi baltici fuoriusciti dall ex Urss. Alla fine tutti applaudono l americana che sul palco scandisce, in inglese: «We want our own independent State» (vogliamo il nostro Stato indipendente). Strana rivoluzione quella che è andata in scena a Barcellona, a poco più di due settimane dal voto regionale che potrebbe aprire la più grave crisi politico- La marcia I catalani ieri in piazza a Barcellona: tra i 500 mila e i 2 milioni (Afp) istituzionale in Spagna dalla fine del franchismo, se il fronte indipendentista conquisterà la maggioranza dei seggi e avvierà, come promesso, il processo verso la secessione. Non c è quasi polizia per le strade «tanto qui son tutti pacifici» assicura l agente solo tantissimi volontari, a controllare che nessuno soffochi nella calca. Compare anche il calciatore Gerard Piqué, amatissimo difensore del Barça e fischiatissimo membro della Nazionale spagnola, nonché marito della cantante Shakira. «Per me è una sinfonia se mi fischiano al Bernabeu (stadio del Real Madrid) assicura. La storia dice che bisogna ascoltare la gente, e qui parliamo di milioni di persone». Non è l unico Vip sceso in piazza a rivendicare il diritto all auto-determinazione. La più appassionata è Carulla Montserrat, una celebrità del teatro spagnolo, che a 84 anni si candida alle elezioni del 27 settembre nel listone di Junts pel Sí, la piattaforma che il presidente della Catalogna Artur Mas ha creato unendo le forze del suo partito di centro-destra Cdc con la sinistra di Erc. Troppo diversi? «Siamo uniti nell obiettivo: un Paese finalmente indipendente dopo 300 anni di oppressione esclama Montserrat. Le forze repressive, prima di Franco e poi del governo spagnolo, hanno affondato il nostro popolo. È dagli anni Quaranta che lotto per questo». Il muro spagnolo ieri ha iniziato ad incrinarsi. Dopo i tanti «no» del premier Mariano Rajoy a una maggiore autonomia fiscale e poi alla richiesta di un referendum è toccato al ministero degli Esteri, José Manuel Margallo, tentare una ricucitura: poche ore prima dell inizio della campagna elettorale, ha insinuato la possibilità di cedere la quasi totalità delle imposte alla Catalogna. Troppo poco e troppo tardi, per chi era in piazza ieri. «Abbiamo pagato sempre noi il debito di Madrid, e non parlo solo di conti economici ma anche culturali e storici», dice Nandu Jubany, chef stellato che esclude l uscita dall Unione Europea: «Come potreste mai stare senza di noi!». Accanto a lui sfila l avvocato ottantenne August Gil Matamala, penalista che ha difeso per quindici anni i prigionieri politici di Franco e poi, a fine anni Ottanta, decine di militanti del movimento Terra Lliure: «A quei tempi, bastava alzare uno striscione con la scritta indipendenza per finire in galera, a Madrid». Difficile prevedere cosa succederà. Artur Mas si sta giocando il tutto per tutto. Ora o mai più. Il vantaggio sembra risicato e la macchina dei volontari lavora a pieno ritmo nei call-center per convincere al telefono quell inquietante 26% di indecisi. Lo scozzese Irvine Welsh, autore del romanzo cult Trainspotting, a fine giornata è comunque contento: «Emozionante, colorata, quest ondata democratica è una grande opportunità non solo per i catalani ma per tutta la Spagna. Come lo è stato il movimento nazionalista scozzese per la politica britannica». Sara Gandolfi propone di stampare moneta anche per sostenere i cittadini in difficoltà. IMBORSI spese. Nessuno R come lui in Parlamento. Uno scontrino uno: 8,95 sterline per una cartuccia di stampante. EB Il figlio, portavoce della S sua campagna. Una caduta di stile? SIPRAS Corbyn non assomiglia al quarantenne pre- T mier di Atene. Piuttosto a un pacato, invecchiato Varoufakis (che la settimana prossima viene a Londra a trovarlo). Con altri (soli) 19 deputati laburisti Jeremy ha chiesto la cancellazione del debito greco. LSTER Amico di Gerry U Adams, leader del Sinn Fein (lo invitò in Parlamento nel 1984). Storico sostenitore di un Irlanda Unita. Nuovo leader in un momento di grandi tensioni a Belfast? EST Le maglie della salute, V emblema di stile frugale: canottiere comprate per 2 euro l una alle bancarelle. Con giacche beige, Harrington Jackets, cappelli neri alla Lenin, le biro nel taschino. Soprannome: l uomo senza ferro da stiro. ENGER Arsène. Il francese dal 1996 allenatore W dell Arsenal, la squadra del cuore. Jeremy è membro di un club che sogna «Wenger a vita», l anti-mourinho che gioca bene e non vince mai.

20 20 Sabato 12 Settembre 2015 Corriere della Sera Cronache Il caso dal nostro inviato Marco Imarisio La mamma di Yara non guarda Bossetti «Mia figlia era felice Non la vidi mai più» Bergamo, i genitori in aula. Il pianto del padre La vicenda Ieri i genitori di Yara Gambirasio sono stati ascoltati al processo per la morte della figlia BERGAMO Alle Maura Panarese entra in aula con la determinazione di chi deve sostenere il peso del ricordo. Il passo svelto, l occhio vigile e le parole scandite in tono neutro sono forse l unico modo per assolvere al compito che le è stato affidato. Parlare della sua Yara, raccontare com era, farla rivivere almeno una volta nel processo che cerca di renderle giustizia, prima che tutto diventi tecnicismo da Dna e scontro ideologico tra colpevolisti e innocentisti, fedeli della prova scientifica contro fautori dell umanesimo investigativo. Alla madre viene chiesto un riassunto della «settimana-tipo» della figlia scomparsa nel nulla il 26 novembre di cinque anni fa, come se si trattasse di recitare una formula algebrica. Lei enumera gli orari di un esistenza normale, la sveglia presto, l autobus con la sorella maggiore, gli acrobatici incastri tra i vari impegni, i compiti e la palestra, «il giovedì dal dentista per il controllo dell apparecchio, ma solo una volta al mese». E questo rosario di incombenze, recitato con un tono di voce quasi meccanico che è l unico antidoto possibile all emozione, ottiene davvero l effetto di evocare il senso di quel che si è perso, Yara non è soltanto la sigla di un serial giudiziario che andrà avanti fino a primavera, era la ragazza di 13 anni che discuteva con la madre «quando c era da discutere», che «chiedeva il permesso per uscire» e ogni martedì frequentava il corso di latino per gli studenti che «in futuro» avrebbero scelto la scuola dove c erano le lingue antiche. Sorride amara quando pronuncia quel riferimento temporale, la signora Maura. «Mamma abbiamo un sacchetto?», «Figurati se guardano tutti te che porti lo stereo». CANTINA VITICOLTORI DEL TRENTINO Vini trentini, con una forte inclinazione per la qualità. Aveva appena finito i compiti. Aveva appena ricevuto un ottima pagella. Si era fatta la coda di cavallo. Uscì per andare in palestra dalle compagne di corso. Non la vide mai più. L ultima giornata viene scandita con voce grave, che trattiene ogni emozione anche nel racconto dei primi tre squilli del telefonino di Yara, e poi la segreteria telefonica, tutto precipita, non si trova più, i carabinieri, e altre vane chiamate «dopo aver messo a letto i piccoli, cercando di apparire tranquilla». Maura Panarese parla senza rivolgere mai uno sguardo a Massimo Bossetti, l uomo accusato di aver portato via sua figlia e di averla uccisa. All inizio Giustizia Fulvio Gambirasio (a destra) e la moglie Maura Panarese arrivano al Palazzo di giustizia di Bergamo (Ansa) dell udienza lo hanno fatto uscire dalla gabbia dei detenuti per farlo sedere accanto ai suoi legali. Gli spazi ristretti dell aula creano una involontaria promiscuità tra protagonisti minori di questa tragedia che spesso sono stati citati o evocati e mai davvero visti in faccia. Ci si accorge della presenza di Laura Letizia, la sorella dell imputato, solo dopo il cenno di saluto che i due fratelli si rivolgono da lontano. Siede nella fila appena dietro alle maestre di Yara. «La nostra vita era condensata in scuola, casa, ginnastica ritmica». Fulvio Gambirasio piange. Indossa una camicia a quadri con le maniche corte, porta spessi occhiali da miope dietro ai quali ci sono gli occhi di un uomo buono e provato. «Yara era il sale e il collante della nostra famiglia», l anello che teneva insieme la sorella maggiore e i due fratelli più piccoli. Le sue parole sono la feritoia dalla quale si intravede l abisso che ha vissuto questa coppia, la prova ingiusta alla quale sono stati chiamati. Dopo la scomparsa della figlia, Fulvio Gambirasio si è isolato dal mondo, niente più stampa, computer, televisione, per salvare almeno Studentessa modello Chiedeva sempre il permesso di uscire Aveva appena ricevuto un ottima pagella Inchiesta Cucchi Nuova perizia E il carabiniere non risponde ai magistrati ROMA Roberto Mandolini, il carabiniere che testimoniò il falso al processo per la morte di Stefano Cucchi, si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è rimasto in silenzio davanti ai magistrati (era presente anche il procuratore capo Giuseppe Pignatone). La sua versione dei fatti avvenuti il 16 ottobre 2009, notte dell arresto di Cucchi, è stata smentita da due carabinieri che hanno deciso di parlare. «Mandolini mi disse: è successo un casino, i ragazzi hanno massacrato un arrestato», ha detto uno di loro. La procura ha acquisito le testimonianze di altri militari, due dei quali, caduti in contraddizione (Alessio Di Bernardo e Raffaele Di Alessandro) sono ora sotto indagine. Una nuova perizia dei Cucchi ha riscontrato lesioni recenti alle vertebre del ragazzo (Il.Sa.) Scegli Cavit, bevi responsabilmente. Coltivato da sempre in Trentino, ha particolari caratteristiche aromatiche. Colore giallo paglierino con riflessi verdolini, note olfattive di rosa tea, agrumi e cannella. MAESTRI DELLA TRADIZIONE TRENTINA. Mastri Vernacoli di Cavit è la linea di vini DOC che racchiude i sapori e la varietà di una terra ad alta vocazione vinicola: dal Teroldego Rotaliano al Müller Thurgau, dal Marzemino al Gewürztraminer. Mastri Vernacoli di Cavit: il Trentino, in sintesi. se stesso e la sua famiglia. Per anni è andato a letto con un solo pensiero, una ossessione. Sono il figlio del postino di Brembate, dice. Conosco tutti. «E per questo avevo paura. Avevo paura di conoscere la persona accusata di aver fatto questa cosa. Non mi sarei mai perdonato se una mia conoscenza, o peggio un mio comportamento, fossero stati all origine del delitto». Quando fermano Bossetti, corre a guardare la sua foto. Non lo ha mai visto. E confessa di aver provato sollievo. Le domande, ripetute, tignose, sempre uguali, che vengono rivolte ai genitori della ragazza dagli avvocati della difesa sembrano suggerire la ricerca di una verità alternativa ma in realtà mirano a separare nel modo più netto possibile il mondo di Yara da quello di Bossetti. Altri quesiti in apparenza privi di nesso, «signora, ricorda quando fu cremata sua figlia?», sono invece l anticipazione di una strategia che punta dritta alla demolizione della prova del Dna. Da oggi in poi il processo non sarà nient altro che questo, perizie e tecnicismi. A metà pomeriggio Maura e Fulvio Gambirasio escono da un uscita secondaria, e con loro esce anche il ricordo di Yara.

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