RIVISTA INTERNAZIONALE DI CULTURA UROLOGICA

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1 Supplemento a Urologia - Trimestrale 73 n. 3, S-5 Luglio-Settembre 2006, Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 DCB Milano - ISSN /S1-S44 RIVISTA INTERNAZIONALE DI CULTURA UROLOGICA Fondata nel 1934 da Franco de Gironcoli SERGIO COSCIANI CUNICO DIRETTORI DIRETTORE ONORARIO GIUSEPPE ANSELMO Volume 73 n. 3, S ANTONINO LEMBO Supplemento S-5 ATTI 54 Congresso della Società degli Urologi del Nord Italia ORGANO UFFICIALE SOCIETA DEGLI UROLOGI DEL NORD ITALIA SOCIETA UROLOGIA NUOVA ASSOCIAZIONE TRIVENETA DI UROLOGIA CLUB TRIVENETO DI URODINAMICA GRUPPO URO-ONCOLOGICO NORD EST SOCIETA SICULO CALABRA DI UROLOGIA ASSOCIAZIONE UROLOGI DELL EMILIA ROMAGNA Wichtig Editore - Milano

2 ATTI 54 CONGRESSO Società degli Urologi del Nord Italia Jesolo (Ve) 6-8 ottobre 2005 PRESIDENTI DEL CONGRESSO Gaspare Fiaccavento Dino Lavelli Renzo Zucconelli

3 UROLOGIA Vol. 73 n. 3, S-5, 2006 INDICE ATTI 54 CONGRESSO SUNI COMUNICAZIONI Priapismo ad alto flusso: caso clinico e revisione della letteratura... S1 P. Parma, B. Dall Oglio, L. Schiavon, M. Luciano, S. Guatelli, V. Galletta, U. Rozzanigo*, R. Caudana*, C. Bondavalli Metaplasia squamosa della vescica con ipercheratosi: caso clinico e revisione della letteratura... S5 P. Parma, B. Dall Oglio, L. Schiavon, M. Luciano, S. Guatelli, V. Galletta, C. Bondavalli Valutazione della funzione sessuale femminile con il Female Sexual Function Index (FSFI) dopo interventi chirurgici per via vaginale. Nostra esperienza... S8 C. Mazzariol, F. Di Tonno, G. Contemori, N. Piazza, G. Malossini, C. Pianon Cistectomia radicale: 12 anni di esperienza, 525 casi... S10 G. Cucchiarale, M.E. Graziano, F. Morabito, R. Rossi, F. Liberale, U. Ferrando Lo stenting ureterale per via percutanea renale: evoluzione della tecnica... S13 M. Luciano, P. Parma, B. Dall Oglio, C. Bondavalli Prostatectomia radicale nel carcinoma prostatico localmente avanzato: 10 anni di follow-up... S16 P. Parma, B. Dall Oglio, L. Schiavon, M. Luciano, S. Guatelli, V. Galletta, E. De Luise, C. Bondavalli Utilizzo della duloxetina in pazienti sottoposti a prostatectomia radicale e sofferenti di incontinenza urinaria da sforzo: dati preliminari... S20 P. Larcher, G. Borroni, P. Franch, A. Begani, M. Grisotto, A. Larcher Antibioticoprofilassi in chirurgia urologica... S23 R. Brigato, A. Caputo, S. Pastorini, M. Laudi, P. Fenu, I. Vigna, P. Malvasio, P. Bruni Resezione transuretrale della prostata: ridefinizione del suo ruolo nell esperienza di un singolo centro... S28 G. Salinitri, M. Simone, P. Casale, C. Milesi, G. Pomara, F. Francesca

4 ATTI 54 CONGRESSO SUNI POSTER Teratoma maturo del testicolo esordito con embolia polmonare, esprimente elevati livelli di CA S31 F. Serra, V. Fulcoli, D. Lavelli, L. Laurini, A. D Annibale Aneurisma artero-venoso dei vasi ovarici simulante ascesso retroperitoneale perirenale in giovane puerpera: descrizione di un caso clinico... S33 V. Fulcoli, L. Laurini, F. Bragato, D. Lavelli, G. Bortuzzo Caso clinico di recidiva di carcinoma renale a cellule chiare 18 anni dopo la nefrectomia... S35 V. Ruvolo, D. Lavelli, V. Fulcoli, A. D Annibale, G. Bortuzzo Doppio distretto ureterale completo del graft: è un reale problema urologico del trapianto renale?... S37 F. Lasaponara, F. Morabito, M. Paradiso, G. Cucchiarale, M.E. Graziano, F. Liberale, U. Ferrando VIDEO Trattamento in situ con litotritore pneumatico di un grosso calcolo ureterale... S40 G. Pecoraro, G. Olivo, L. Motta, M. Frigo Ricostruzione del glande... S43 V. Galletta, B. Dall Oglio, L. Schiavon, M. Luciano, S. Guatelli, P. Parma, E. De Luise, C. Bondavalli

5 COMUNICAZINI Urologia / Vol. 73 no. 3, S / pp. CASI CLINICI Priapismo ad alto flusso: caso clinico e revisione della letteratura P. PARMA, B. DALL OGLIO, L. SCHIAVON, M. LUCIANO, S. GUATELLI, V. GALLETTA, U. ROZZANIGO*, R. CAUDANA*, C. BONDAVALLI Divisione di Urologia, *Divisione di Radiologia Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova High flow priapism ABSTRACT: A case is reported of a 65 year old man who presented with a painless erection that have been began 3 days before, after an intense cycle activity. MATERIALS AND METHODS: The presentation was suggestive of a high flow priapismo which was confirmed by corporeal aspiration of bright red oxygenated blood. Color Doppler ultrasound and internal pudendal arteriogram showed an arteriovenous fistulae at the root of the left corpora. Three selective embolisation were undertaken with PVA particles, initially on the right side and then two on the left side. RESULTS: After the third selective embolisation complete detumescence was achived. The color Doppler ultrasonography two months after the last procedure showed the absence of the fistula and the reacquired physiologic patency of the cavernous arteries with normal flow parameters. Six months after the patients referred weak spontaneous erections. CONCLUSIONS: The selective embolisation of the feeding arteries is the standard treatment to treat high flow priapism in a minimally invasive fashion. If the the first embolisation doesn t result in a complete detumescence, subsequent embolisations can be undertaken to achive the complete resolution of the priapism. (Urologia 2006; 73: S1-4) KEY WORDS: High flow priapism, Selective embolisation PAROLE CHIAVE: Priapismo ad alto flusso, Embolizzazione selettiva Introduzione Priapismo è il termine che sta ad indicare una erezione peniena prolungata e non dolorosa, non accompagnata da desiderio sessuale. Esistono due forme di priapismo: a basso ed alto flusso. La maggior parte dei casi è un priapismo a basso flusso in cui la erezione prolungata è dovuta ad una ostruzione dell outflow venoso con conseguente ristagno di sangue ipoossigenato all interno dei corpi cavernosi. La prolungata anossia conduce ad una necrosi e fibrosi del tessuto muscolare liscio. Il priapismo a basso flusso è un emergenza urologia che richiede un immediato trattamento per indurre la detumescenza e ripristinare il normale flusso sanguigno all interno dei corpi cavernosi. Il priapismo ad alto flusso è meno comune ed è dovuto ad un aumentato flusso arterioso dei corpi cavernosi. È solitamente dovuto ad un trauma genito perineale che può danneggiare un ramo della arteria cavernosa, creando una fistola arterovenosa o portando occasionalmente alla formazione di uno pseudo aneurisma (1-2). Il trattamento in emergenza di un priapismo associa- Wichtig Editore, /S1-04$15.00/0

6 Priapismo ad alto flusso to a dolore dovrebbe includere una appropriata analgesia associata all applicazione locale di ghiaccio per stimolare ed aumentare il tono simpatico e quindi la contrazione delle cellule muscolari lisce. Per determinare la detumescenza si può eseguire la aspirazione di sangue da un corpo cavernoso. L iniezione endocavernosa di un farmaco vaso costrittore come la epinefrina può essere presa in considerazione, ma bisogna fare attenzione alla sua eventuale entrata in circolo. La storia anamnestica, l emogas analisi e l ecocolordoppler e un arteriografia confermano la diagnosi di priapismo ad alto flusso. Molti centri utilizzano un trattamento mini invasivo di questa patologia tramite l embolizzazione radiologica della arteria che rifornisce la fistola (3). Caso Clinico Viene presentato il caso di un uomo di 65 anni che è giunto alla nostra osservazione con una erezione non dolorosa presente da 3 giorni. Nei giorni precedenti il paziente riferiva di aver eseguito una intensa attività ciclistica, ma non ricordava di aver subito traumi in regione perineo-scrotale. L emogasanalisi del sangue dei corpi cavernosi riscontrava sangue iperossigenato. Il paziente veniva quindi sottoposto ad un ecocolor doppler dei corpi cavernosi che mostrava la presenza di una fistola arterovenosa alla radice del corpo cavernoso di sinistra (Fig. 1). L arteriografia dell arteria pudenda interna di destra dimostrava la presenza di una fistola arterovenosa in comunicazione con le branche della arteria cavernosa bilateralmente più sviluppata a destra (Fig. 2). Si procedeva dunque alla embolizzazione della arteria pudenda interna destra con particelle di PVA (alcol polivinilico) da micron (Fig. 3). Nelle 24 ore successive alla embolizzazione si notava una modesta riduzione della tumescenza per cui il paziente a distanza di 48 ore veniva sottoposto ad una seconda arteriografia che dimostrava la persistenza della fistola che prendeva comunicazione con alcuni rami della arteria pudenda interna di sinistra (Fig. 4). Si eseguiva quindi l embolizzazione della arteria pudenda interna sinistra sempre con particelle di PVA. Il controllo post-embolizzazione mostrava il mancato rifornimento della fistola (Fig. 5) e nelle ore successive vi era una notevole riduzione della tumescenza peniena. A distanza di 14 giorni vi era la ripresa della tumescenza peniena. La terza arteriografia (Fig. 6) mostrava la ricomparsa della fistola arterovenosa rifornita da un ramo della arteria otturatoria di sinistra. Si eseguiva quindi la embolizzazione della arteria otturatoria sinistra con una microspirale in platino. Il controllo finale mostrava la scomparsa della fistola (Fig. 7). Dopo la terza embolizzazione si raggiungeva la completa detumescenza peniena che veniva mantenuta nei mesi successivi. Il controllo colordoppler penieno eseguito a distanza di 2 e 6 mesi mostrava una lacuna a livello del corpo cavernoso di sinistra, esito della fistola, che non riceveva apporto arterioso e dimostrava inoltre la ricanalizzazione delle arterie cavernose con normali parametri di flusso. A distanza di sei mesi, il paziente riferiva la presenza di deboli erezioni spontanee non sufficienti per eseguire un rapporto completo. Fig. 1 - Ecocolor doppler penieno che mostra la fistola arterovenosa radice corpo cavernoso sinistro. Fig. 2 - Arteriografia della arteria pudende interna destra che evidenzia la fistola arterovenosa. S2

7 Parma et al Fig. 3 - Controllo dopo la prima embolizzazione selettiva. Fig. 4 - Arteriografia della arteria pudenda interna sinistra che mostra la persistenza della fistola arterovenosa. Fig. 5 - Controllo dopo la seconda embolizzazione. Fig. 6 - Seconda arteriografia della arteria pudenda interna sinistra fistola AV da un ramo della arteria otturatoria sinistra. Discussione Il priapismo ad alto flusso dovuto a tramiti fistolosi delle arterie cavernose è una patologia poco comune. Il priapismo si può manifestare anche a distanza di giorni dall evento traumatico per la presenza di un forte spasmo dei vasi lesionati, o per la presenza inizialmente di un coagulo che tampona temporaneamente il vaso o per il manifestarsi a distanza di giorni di una lesione di parete con successiva necrosi e quindi rottura del vaso (4). Nel priapismo ad alto flusso solitamente non si ha una necrosi né fibrosi del tessuto muscolare liscio in quanto il sangue rimane ben ossigenato. Solo nei casi di priapismo ad alto flusso presente da molto tempo si può sviluppare una fibrosi dei corpi cavernosi o una alterazione del sistema veno occlusivo con conseguente disfunzione erettile (5). Dopo embolizzazione di vasi arteriosi lesionati che hanno determinato un priapismo ad alto flusso, raramente si ha una disfunzione erettile dovuta a ridotto afflusso arterioso ai corpi cavernosi in quanto o le arterie embolizzate si ricanalizzano oppure si formano circoli collaterali. Dopo il trattamento embolizzante la erezione può riprendere in un tempo variabile da alcune settimane ad alcuni mesi. Il follow-up di questi pazienti può essere effettuato con ecocolor doppler per evidenziare la persistenza di eventuali pic- S3

8 Priapismo ad alto flusso Alcuni Autori hanno quindi utilizzato microspire metalliche per avere una maggiore accuratezza nel posizionamento dell agente embolizzante. Va ricordato che agenti non riassorbibili come le microspire metalliche o agenti a lento assorbimento come le particelle di PVA sono state utilizzate anche nei casi di fistola bilaterale con conservazione della funzione erettile (7-8). Conclusioni Fig. 7 - Controllo finale dopo la terza embolizzazione. cole fistole o di pseudo aneurismi. Inoltre, in caso di deficit erettile, può essere eseguita la metodica dopo iniezione di prostaglandine E1 per distinguere se la causa è da deficit di flusso arterioso o da alterato meccanismo veno occlusivo (6). Per quanto riguarda l embolizzazione selettiva delle arterie responsabili del tramite fistoloso, va ricordato che essa ormai è diventata il trattamento di scelta di questa patologia. Il trattamento è mini invasivo e può essere ripetuto più volte in caso di persistenza del priapismo. La tecnica fu impiegata per la prima volta nel Da allora sono stati pubblicati numerosi lavori in cui venivano utilizzate diverse sostanze sia riassorbibili che non riassorbibili. Si andava dalle particelle di gelatina a materiale autologo a particelle di N-butyl-cyanocrylato. Questi materiali non sono radioopachi per cui il loro posizionamento può essere difficoltoso e si può correre il rischio di determinare una ischemia eccessiva. La embolizzazione selettiva percutanea delle arterie cavernose lesionate è il trattamento standard delle fistole arterovenose post-traumatiche responsabili del priapismo ad alto flusso. Se la prima embolizzazione non risulta efficace si può procedere ad embolizzazioni successive fino ad ottenere la risoluzione del priapismo. Riassunto Viene presentato un caso di priapismo ad alto flusso occorso dopo una intensa attività ciclistica che ha necessitato di 3 successive embolizzazioni selettive per la risoluzione del quadro. Indirizzo degli Autori: Paolo Parma, M.D. Divisione di Urologia Azienda Ospedaliera C. Poma Via Largo Paiolo Mantova paoloparma@virgilio.it Bibliografia 1. Burnewtt A. Pathophysiology of priapismo: dysregulatory erection physiology thesis. J Urol 2003; 170: Bertolotto M, Quaia E, Gattuccio I et al. Color Doppler Imaging of posttraumatic priapism before and after selective embolization. Radiographics 2003;23: Hatzichristou D, Salpiggidis G, Saripoulos D et al. Mangement strategy for arterial priapism: therapeutic dilemmas. J Urol 2002;168: Golash A, Gray R, Ruttley MS, Jenkins BJ. Traumatic priapism: an anusual cycling injury. Br J Sports Med 2000; 34: Minardi D, Milanese G, Galosi A.B, Donadelli G, Muzzonigro g. Persistent priapism and histological modifications of erectile tissue. Two case reports. Arch Ital Urol Androl.2004; 76: Savoca G, Pietropaolo F, Scieri F, Bertolottto M, Pozzi Mucelli F, Belgrano E. Sexsual Function after highly selective embolization of cavernous artery in patients with high flow priapism: long term follow up. J Urol 2004;172: Bartsch G, Rainer K, Engel O, Bjoern G. High-flow priapism: colour-dopper ultrasound-guided supraselective embolization therapy. World J Urol 2004;22: Lee YC, Shen JT, Huang CH et al. Bilateral superselective arterial microcoil embolization in post traumatic high flow priapism: a case report. Kaohsiung J Med Sci. 2003; 19: S4

9 COMUNICAZIONI Urologia / Vol. 73 no. 3, 2006 / pp. CASI CLINICI Metaplasia squamosa della vescica con ipercheratosi: caso clinico e revisione della letteratura P. PARMA, B. DALL OGLIO, L. SCHIAVON, M. LUCIANO, S. GUATELLI, V. GALLETTA, C. BONDAVALLI Divisione di Urologia Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova Keratinising squamous metaplasia of the bladder ABSTRACT: We present a case of keratinising squamous metaplasia of the bladder. A review of the literature is made to evaluate the complications and the natural history of this rare disease. MATERIALS AND METHODS: patient 78 years old reached our observation in the 8/1998 with irritative symptoms of frequency and urgency and finding of white lamellae in the urine. The urinary ultrasound showed regular kidneys, bladder walls light thickened without calculosis on the bottom. The direct x-ray of the abdomen did not show opaque calculations. The urethrocistoscopy showed bladder walls covered in order of 50% of the surface from pearly lamellae. The mucosa free from the incrustations appeared diffusely reddened. An endoscopic removal of the lamellae was performed and multiple biopsy of the bladder walls were made. The istologic examination confirmed the diagnosis of keratinising squamous metaplasia of the bladder, no carcinoma was found. The irritative symptoms improved only partially and the patient subsequently was submitted to 3 endoscopic treatments for reforming of the calcifications. The multiple bladder biopsies execluded the presence of squamous carcinoma. RESULTS: With a follow up of 6 years the patient has not developed bladder carcinoma nor bladder contracture. CONCLUSIONS: Keratinising squamous metaplasia of the bladder is rare and its pathogenesis remains speculative. Extensive keratinisation of the bladder is sinister with a higher risk of subsequent cancer, bladder contracture and upper urinary tract obstruction. (Urologia 2006; 76: S5-7) KEY WORDS: Squamous metaplasia; Leukoplakia; Bladder Parole chiave: Metaplasia squamosa, Ipercheratosi, Vescica Introduzione La metaplasia squamosa della vescica con ipercheratosi è una patologia rara la cui patogenesi rimane ancora sconosciuta. Tra i fattori eziologici vengono identificate le infezioni ed i fattori irritativi cronici. Le infezioni hanno una incidenza che varia dal 56 al 100% (1-2). Gli agenti più comuni sono: M. Tubercolosis, Sifilide, E. Coli, Proteus, Streptococcus faecalis. Tra i fattori irritativi cronici vengono riportati i calcoli urinari, le fistole, i tumori, la vescica neurogena, il deficit di Vitamina A (3), le ostruzioni cervico uretrali, una pregressa chirurgia vescicale. Wichtig Editore, /S5-03$15.00/0

10 Metaplasia squamosa della vescica con ipercheratosi La sintomatologia non è specifica. Il paziente può presentare uno o più dei seguenti sintomi: ematuria, tenesmo vescicale, frequenza ed urgenza, bruciori minzionali, disuria, riscontro nelle urine di placche o lamine biancastre. La diagnosi è eseguita attraverso una uretrocistoscopia ed una biopsia vescicale transuretrale. Il quadro endoscopico non è patognomonico. La metaplasia appare come un area di iperemia ricoperta da placche grige o perlacee. Le lesioni possono essere demarcate nettamente dalla restante mucosa o confondersi con la mucosa circostante. La cheratinizzazione può coinvolgere qualunque parte della vescica compresa l uretra prostatica ma risparmi gli osti ureterali. La biopsia permette di differenziare la metaplasia con ipercheratinizzazione da altre lesioni quali la metaplasia senza cheratinizzazione, la cistite, l incrostazione alcalina, la malacoplachia e la amiloidosi. La terapia può essere di tipo medico (terapia antibiotica) o di tipo chirurgico (resezione transuretrale e folgorazione o cistectomia). La cistectomia viene riservata ai casi di estesa metaplasia squamosa e lunga aspettanza di vita, vescica contratta con o senza ostruzione delle alte vie, paziente con progressione della malattia in senso neoplastico. Sono raccomandabili estese biopsie al momento della diagnosi di metaplasia squamosa e ad ogni successiva rivalutazione endoscopica. Materiali e Metodi Viene presentato il caso di un maschio di 78 anni giunto alla nostra osservazione nel 8/1998 con sintomi di tipo irritativo (urgenza-frequenza). L esame del sedimento delle urine mostrava la presenza di alcuni GR e GB mentre l urinocoltura era negativa. Le indagini radiourologiche mostravano reni regolari, vescica a pareti lievemente ispessite senza evidenza di calcoli sul fondo. La radiografia diretta dell addome non mostrava calcoli rx opachi in vescica. La uretrocistoscopia mostrava pareti vescicali ricoperte per più del 50% della superficie Fig. 1 - Visione cistoscopia della metaplasia squamosa con ipercheratosi. da lamelle perlacee calcifiche. La mucosa esente dalle incrostazioni appariva diffusamente arrossata (Fig. 1). Dopo aver asportato le calcificazioni parietali della vescica sia per via smussa sia con resezione transuretrale e diatermocoagulazione, si eseguivano biopsie vescicali multiple. L esame istologico definitivo deponeva per la presenza di metaplasia squamosa vescicale con ipercheratosi. La sintomatologia irritativa migliorava solo parzialmente. Il paziente veniva seguito periodicamente con un esame urine, una ecografia renovescicale ed una uretrocistoscopia annuali. Venivano eseguiti tre ulteriori trattamenti endoscopici per il riformarsi delle calcificazioni. Risultati Le biopsie vescicali multiple eseguite durante i trattamenti endoscopici confermavano la diagnosi istologica di metaplasia squamosa con ipercheratosi. A distanza di 6 anni il paziente non ha sviluppato carcinoma vescicale, né riduzione della capacità vescicale né ureteroidronefrosi. Discussione La metaplasia squamosa con ipercheratosi della vescica è una patologia rara la cui patogenesi rimane ancora non ben conosciuta. La storia naturale, la prognosi e le implicazioni terapeutiche rimangono controverse. Vi sono dei lavori che riportano risoluzioni spontanee o dopo una qualche forma di terapia. La terapia antibiotica può migliorare la sintomatologia ma con scarsi cambiamenti oggettivi sulla metaplasia squamosa. Morgan e Mullaney riportano risoluzioni complete attraverso il trattamento endoscopico di resezione e folgorazione (3-5). Una percentuale significativa (dal 9 al 22%) dei casi di metaplasia squamosa si associa con la presenza di tumore vescicale al momento della diagnosi. Nel corso del follow-up di questi pazienti può essere diagnosticato un carcinoma vescicale in una percentuale che va dal 21 al 42% (6-7). Il carcinoma più frequentemente associato alla metaplasia squamosa è il carcinoma squamoso. Altri tipi istologici meno comuni sono il carcinoma transizionale, il carcinoma indifferenziato, il carcinoma sarcomatoso. Quando si associa a displasia la condizione deve essere considerata pre neoplastica. Il tempo a cui può comparire il carcinoma è variabile, e può andare da 4 a 28 anni per cui i pazienti giovani necessitano di follow-up ad oltranza (8). La maggior parte dei carcinomi sincroni ha uno stadio avanzato con prognosi sfavorevole. S6

11 Parma et al Maggiore è l estensione della cheratinizzazione e maggiore è il rischio di sviluppare una neoplasia, una ridotta capacità vescicale, un ostruzione degli osti ureterali con secondaria insufficienza renale. Indirizzo degli Autori: Paolo Parma, M.D. Divisione di Urologia Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova Via Largo Paiolo Mantova paoloparma@virgilio.it Conclusioni La metaplasia squamosa con ipercheratosi della vescica è una patologia rara con evoluzione favorevole se le lesioni sono limitate. In caso di cheratinizzazione estesa della vescica vi è un alto rischio di sviluppare successivamente un carcinoma vescicale o un vescica di scarsa capacità con successiva insufficienza renale. Il tempo della comparsa delle complicanze è molto variabile per cui i pazienti necessitano di un follow up prolungato nel tempo con uretrocistoscopia annuale, biopsie vescicali in caso di lesioni, ecografia annuale per valutare complicazioni sull alta via escretrice. Riassunto Viene presentato un caso di metaplasia squamosa con ipercheratosi della mucosa vescicale. La metaplasia squamosa è una patologia rara che può presentare complicanze specifiche ed evolvere in carcinoma. Bibliografia 1. Connery DB et al. Leukoplakia of urinary bladder and its association with carcinoma. J Urol 1953;69: Mueller Sc, Thueroff J,Rumpelt HJ. Urothelial leukoplakia: new aspects of etiology and therapy. J urol 1987;137: Morgan RJ, Cameron KM. Vesical leukoplakia. Br J urol 1980;52: Reece RW, Koontz Jr WW. Leukoplakia of the urinary tract: a review. J Urol 1975;114: O Flynn JD, Mullaney J. Leukoplakia of the bladder. A report on 20 cases including 2 progressing to squamous cell carcinoma. Br J Urol 1967;39: Multon Rabson S. Leukoplakia and carcinoma of the urinary bladder. Report of a case with review of the literature. J Urol 1936;35(3): Eldrup J, Thorup J, Nielsen SL, Hald T, Hainau B. Permeability and ultrastructure of human bladder epithelium. Br J Urol 1983;55: Khan M.S, Thornhill J.A, Gaffney E, Loftus B, Butler M. Eur Urol 2002;42: S7

12 COMUNICAZIONI Urologia / Vol. 73 no. 3, S / pp. NEOPLASIE VESCICALI - UROGINECOLOGIA Valutazione della funzione sessuale femminile con il Female Sexual Function Index (FSFI) dopo interventi chirurgici per via vaginale. Nostra esperienza C. MAZZARIOL, F. DI TONNO, G. CONTEMORI, N. PIAZZA, G. MALOSSINI, C. PIANON ULSS 12 Veneziana, Unità Operativa di Urologia, Ospedali Civili di Mestre e Venezia Valuation of female sexual function with Female Sexual Function Index (FSFI) after vaginal surgery. Our experience ABSTRACT: over the past few years research on sexual dysfunction has rapidly advanced. In the last years have been published papers in which the sexual function after abdominal and vaginal surgery was evaluated with some questionnaires, as Female Sexual Function Index. By means of this questionnaire, we evaluated the sexual function of women who underwent vaginal surgery for pelvic organs prolapse or stress incontinence. In the great majority of cases (15/19), sexual function doesn t appear to be modified by vaginal surgery, while in 3 cases it slightly worsened and in 1 case (a woman with coital incontinence) it improved. (Urologia 2006; 73: S8-9) KEY WORDS: Female sexual function, Female Sexual Function Index, vaginal surgery PAROLE CHIAVE: Funzione sessuale femminile, Female Sexual Function Index, Chirurgia vaginale Introduzione Solo da pochi anni si è cominciato a valutare la sessualità femminile in particolare l interesse su tale argomento dopo chirurgia uro-ginecologica si è sviluppato di recente. In letteratura tuttavia vi sono lavori contrapposti. Alcuni Autori (1-2) non riportano dispareunia, mutazioni a carico della sfera del desiderio sessuale, frequenza o intensità dell orgasmo dopo intervento di sling vaginale tipo TVT, o isterectomia. Studi francesi (3), svedesi (4) e americani (5) riportano una percentuale di dispareunia dopo TVT, o correzione di prolasso utero-vaginale, dal 14.5% al 16%, un calo della libido del 5.4% e una riduzione della frequenza dei rapporti con un deterioramento complessivo della vita sessuale. L obiettivo del nostro studio è stato quello di effettuare un indagine preliminare sulla funzione sessuale di pazienti sottoposte ad interventi chirurgici per via vaginale, eseguiti per prolasso uterovaginale e/o incontinenza urinaria da sforzo. Materiali e Metodi Dal febbraio 2002 all ottobre 2004, 60 donne di età compresa tra 42 e 80 anni (media 62) sono state sottoposte in 42 casi a sling vaginale tension-free del tipo TVT o SPARC, in 12 a plastica vaginale anteriore sec. Kelly, in 3 ad isteroannessiectomia e Kelly, in 2 a sling vaginale tension-free e Kelly, in 1 ad isteroannessiecto /S8-02$15.00/0 Wichtig Editore, 2006

13 Mazzariol et al TABELLA I - FEMALE SEXUAL FUNCTION INDEX Domande Range punteggio Costante Minimo punteggio Massimo punteggio Desiderio 1, Eccitazione 3, 4, 5, Lubrificazione 7, 8, 9, Orgasmo 11, 12, Soddisfazione 14, 15, 16 0(o1) Dolore 17, 18, mia, sling vaginale e IVS posteriore. Ad ogni paziente è stato somministrato il questionario FSFI pre-operatoriamente e post-operatoriamente (a 2, 6 e 12 mesi) (Tab. I). Il FSFI valuta i 6 domini della sfera sessuale: desiderio, eccitazione, lubrificazione, orgasmo, soddisfazione e dolore. Per ogni dominio sono assegnate delle domande e per ogni domanda è attribuito un punteggio che, moltiplicato per una costante, individua un valore finale (da un minimo di 2.0 ad un massimo di 36.0). Risultati Il follow-up si è attestato tra 2-24 mesi (media 15). Trentacinque pazienti non hanno compilato il questionario; 6 lo hanno compilato pur non essendo sessualmente attive, 19 (di cui 17 sling vaginali, 1 Kelly, 1 Kelly e sling) sessualmente attive, hanno risposto al FSFI. In 15 pazienti (13 slings, 1 Kelly, 1Kelly e sling) il punteggio pre e post-operatorio è rimasto immodificato, attestandosi tra /-4.81; in 1 sling vaginale vi è stato un miglioramento del punteggio (da 16.3 a 17.2), in una paziente che presentava pre-operatoriamente coital incontinence, in 3 slings vaginali un peggioramento (pre-operatoriamente: /-6.36; postoperatoriamente 22.3+/-7.1). Conclusioni Un numero elevato di pazienti non ha risposto al questionario: ciò potrebbe essere dovuto sia a riluttanza che ad indifferenza rispetto al problema. Seppur con una casistica limitata, non si sono notate sostanziali modificazioni della vita sessuale dopo chirurgia vaginale. Sicuramente un intervento demolitivo di isterectomia o di ricostruzione tipo una plastica vaginale o una sling vaginale tension-free comportano modificazioni anatomiche, seppur minime, morfologiche e probabilmente anche funzionali che potrebbero intaccare la sfera sessuale femminile. L aspetto psicologico ha comunque un ruolo determinante: il timore che un rapporto sessuale dopo chirurgia possa portare al fallimento dell intervento appena subito induce una certa difficoltà di relazione con il proprio partner, fino al totale rifiuto. Appare interessante il fatto che la paziente con incontinenza coitale, che dapprima rifiutava il rapporto, dopo risoluzione della problematica mediante una sling tension-free, riferisce un miglioramento della sua vita sessuale a livello dei vari domini. Data la limitata casistica a disposizione, sarà necessario approfondire questi risultati preliminari con un numero maggiore di pazienti. Indirizzo degli Autori: Chiara Mazzariol, M.D. Unità Operativa di Urologia, Ospedale Umberto I, Mestre Via Circonvallazione, Mestre (VE) chiaramazr@libero.it Bibliografia 1. Maaita M, Bhaumik J, Davies AE. Sexual function after using tension-free vaginal tape for the surgical treatment of genuine stress incontinence. BJU Int 2002; 90: Dragisic KG, Milad MP. Sexual functioning and patient expectations of sexual functioning after hysterectomy. Am J Obstet Gynecol 2004; 190: Mazouni C, Karsenty G, Bretelle F et al. Urinary complications and sexual function after the tension-free vaginal tape procedure. Acta Obstet Gynecol Scand 2004; 83: Helstrom L, Lundberg PO, Sorbom D et al. Sexualiy after hysterectomy: a factor analysis of women s sexual lives before and after subtotal hysterectomy. Obset Gynecol 1993; 81: Abramov Y, Gandhi S, Botros SM et al. Do alterations in vaginal dimensions after reconstructive pelvic surgeries affect the risk for dyspareunia? Am Obstet Gynecol 2005 May; 192: S9

14 COMUNICAZIONI Urologia / Vol. 73 no. 3, S / pp. NEOPLASIE VESCICALI - UROGINECOLOGIA Cistectomia radicale: 12 anni di esperienza, 525 casi G. CUCCHIARALE, M.E. GRAZIANO, F. MORABITO, R. ROSSI, F. LIBERALE, U. FERRANDO SC Urologia 3 DO, ASO San Giovanni Battista-Molinette, Torino Radical cystectomy ABSTRACT: In the last ten years, the patient who underwent to radical cystectomy has changed: the number of cystectomy/year decreased, urinary diversions with ileal orthotopic bladder increased, middle age of patients decreased, MATERIALS AND METHODS: From January 1993 to May patients, 456 males and 69 females, underwent, in our Centre, to radical cystectomy and urine diversions. Middle age at the time of surgery was 68 years old (range years old). The indications to cystectomy was in 510 cases an invasive bladder cancer, in 15 cases cancer of the near organs or actinic cystitis. RESULTS: histological examination showed 40 (8%) rare bladder cancer, 49 (10%) patients with previous story of bladder cancer were pt0 after cystectomy. We didn t make lymphadenectomy in 121 patients, above all in the first years of our experience because of the very advanced bladder cancer in old patients, we did it in 404 cases. At the time of surgery 7 patients had metastasis. At the pathological analysis of prostate, 74 males (16%) had prostate cancer, not known before radical cystectomy. After cystectomy urine has been derived: Ureterocutaneostomies, ureteroileocutaneostomies Bricker; Indiana pouch; Indiana pouch varied Alcini; ureterosigmoidostomia Mainz II; ileal orthotopic bladder Camey II; ileal orthotopic bladder Studer; ileal orthotopic bladder Studer varied J; 1 cystectomy without urine derivation in 1 anuric patient in haemodialysis. CONCLUSIONS: overall time-survival at 5 and 10 years, in relationship with pt, pn and grading, evidence bladder cancer remains a very aggressive cancer. (Urologia 2006; 73: S10-2) KEY WORDS: Cystectomy, Urinary diversions, ptnm, Grading, Overall time-survival PAROLE CHIAVE: Cistectomia, Derivazioni urinarie, ptnm, Grado istologico, Sopravvivenza totale Introduzione Nell ultimo decennio è sicuramente cambiata la tipologia del paziente sottoposto a cistectomia radicale: in passato la cistectomia si eseguiva in un gran numero di pazienti, oggi questo numero è quasi dimezzato. Un tempo si parlava prevalentemente di cistectomie di salvataggio, oggi l utilizzo della chemioterapia localizzata ha talvolta guarito e talaltra contenuto l aggressività della malattia; così che nella maggior parte dei pazienti, e quando possibile, oggi eseguiamo cistectomie e confezioniamo molte più derivazioni urinarie ortotopiche. Nonostante queste nuove prospettive, l aggressività della malattia permane: presentiamo i risultati di ptnm, grado istologico e sopravvivenza complessiva nella nostra esperienza di 525 pazienti consecutivi sottoposti a cistectomia radicale. Materiali e Metodi Dal gennaio 1993 al maggio 2005 (12 anni di esperienza) (1), 525 pazienti, 456 uomini e 69 donne, sono stati sottoposti, presso la nostra Unità operativa, a cistectomia radicale con confezionamento di adeguata /S10-03$15.00/0 Wichtig Editore, 2006

15 Cucchiarale et al derivazione urinaria. L età media al momento dell intervento era 68 anni (44-96 anni). I pazienti sono stati sottoposti a cistectomia radicale in 510 casi per tumore infiltrante della vescica. In 10 casi la cistectomia era stata effettuata per patologia oncologica degli organi pelvici viciniori (4 per ca. prostata, 3 per ca. colon, 2 per ca. utero, 1 per ca. ovarico) e in 5 per cistite attinica. Le derivazioni urinarie confezionate in considerazione della stadiazione della malattia, della compliance del paziente o della sua preferenza sono state: 108 UCS; 153 ureteroileocutaneostomie sec. Bricker; 8 tasche continenti Indiana pouch; 13 tasche continenti Indiana variata Alcini; 14 ureterosigmoidostomie sec. Mainz II; 19 neovesciche ileali ortotopiche sec. Camey II; 123 neovesciche ileali ortotopiche classiche sec. Studer; 86 neovesciche ileali ortotopiche sec. Studer variata J (2); 1 cistectomia senza derivazione in paziente anurico in emodialisi. Discussione All inizio della nostra esperienza, negli anni 90 eseguivamo circa 50 cistectomie all anno, negli ultimi anni circa 30 all anno. Anche i tipi di derivazione urinaria sono cambiati, molto più frequentemente confezioniamo neovesciche ileali ortotopiche. Conosciamo l esame istologico di 505 pazienti. Di questi 10 erano carcinomi di organi viciniori (4 ca. prostata, 3 ca. colon, 2 ca. utero e 1 ca. ovarico) e 5 cistiti attiniche. In 490 casi si trattava di tumore infiltrante della vescica: 401 (82%) era il tipico tumore infiltrante della vescica, in 40 (8%) si trattava di rare forme di tumore della vescica (1 adenocarcinoma muciparo, 4 adenocarcinomi, 5 carcinomi di epitelio transizionale con aree di differenziazione ghiandolare, 2 carcinomi uroteliale della vescica con aspetti a crescita pseudoghiandolari, 4 carcinomi transizionali con aspetti associati di cellule fusate, 6 carcinomi infiltranti di epitelio transizionale con cellule ad anello con castone della vescica, 1 adenoma nefrogenico, 3 carcinomi indifferenziati con aspetti a piccole cellule profondamente invasivi della vescica, 5 carcinomi sarcomatoidi ulcerati della vescica, 1 carcinosarcoma, 1 rabdomiosarcomatosa, 2 carcinomi solido-infiltranti della vescica con aspetti a cellule chiare, 1 neoplasia di muscolatura liscia nell ambito della parete vescicale, 1 carcinoma uroteliale infiltrante variante plasmocitoide, 1 tumore primitivo della vescica di possibile origine mulleriana, 1 istiocitoma fibroso maligno della vescica con associati aspetti mixoidi e pleomorfi, 1 osteosarcoma) e in 49 (10%) pazienti l esame istologico della vescica presentava assenza di neoplasia residua, pt0, nonostante una pregressa storia di ca. uroteliale infiltrante della vescica. Stadiazione linfonodale (3): pn0 in 287 pz. (55%), pn1 in 33 pz. (6.7%), pn2 in 82 pz. (15%), pn3 in 2 pz. (0.3%) e pnx in 121 pz. (23%). Il grande numero di pazienti pnx deriva dal fatto che nei primi anni della nostra esperienza frequentemente non eseguivamo linfoadenectomia in quanto i pazienti erano molto anziani, la malattia troppo avanzata e i rischi anestesiologici elevati. All atto operatorio, 7 pazienti presentavano metastasi: 1 al peritoneo, 3 ai polmoni, 2 al colon e 1 al fegato. All esame istologico definitivo, su 456 uomini ben 74 pz. (16%) avevano un contemporaneo adenocarcinoma prostatico, non noto al momento dell intervento. Conosciamo il follow-up completo di 344 pazienti e di questi abbiamo calcolato la sopravvivenza totale (Tab. I-III). TABELLA I - SOPRAVVIVENZA A 5 E 10 ANNI SECONDO IL pt (4-6) Sopravvivenza totale a 5 anni Sopravvivenza totale a 10 anni pt0 37% 15% ptis 29% 7% pta 21% 0 pt1 27% 14% pt2 23% 0 pt3 18% 0 pt4 5% 1.7% TABELLA II - SOPRAVVIVENZA A 5 E 10 ANNI SECONDO IL pn (4-6) Sopravvivenza totale a 5 anni Sopravvivenza totale a 10 anni pnx 13% 0 pn0 27% 6% pn1 20% 0 pn2 5% 0 pn3 0 0 S11

16 Cistectomia radicale: 12 anni di esperienza, 525 casi TABELLA III - SOPRAVVIVENZA A 5 E 10 ANNI SECONDO IL GRADING: G Sopravvivenza totale a 5 anni Sopravvivenza totale a 10 anni G1 25% 0 G2 9% 0 G3 17% 2% G4 20% 0 Conclusioni Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una diminuzione del numero dei pazienti che viene sottoposto a cistectomia, da 50 interventi/anno negli anni 90 a 30 interventi/anno negli anni Le caratteristiche dei pazienti sono cambiate: oggi i pazienti sono più giovani, il carcinoma vescicale è meno invasivo, i linfonodi non sono quasi mai interessati, e per tutti questi motivi oggi confezioniamo prevalentemente neovesciche ileali ortotopiche. La sopravvivenza totale dei nostri pazienti, stratificata per pt, pn, e grading conferma l aggressività del carcinoma uroteliale. Secondo la nostra esperienza, la sopravvivenza totale dipende dal ptnm, ma non sembra correlare con il grado di differenziazione cellulare (Grading, G). La sopravvivenza è maggiore nei bassi gradi, il che suggerisce una prognosi migliore per quei pazienti sottoposti a cistectomia quando ancora la neoplasia non ha avuto il tempo di invadere profondamente l organo o diffondersi ai linfonodi, in modo da poter confezionare una neovescica ileale ortotopica, aumentare la sopravvivenza totale e garantire una migliore qualità di vita dal paziente. Riassunto Dal gennaio 1993 al maggio 2005 abbiamo sottoposto a cistectomia radicale 525 pazienti, 456 uomini e 69 donne, età media 68 anni (44 96 anni). L indicazione alla cistectomia radicale in 510 casi è stato tumore infiltrante della vescica, in 15 casi patologia oncologica degli organi pelvici viciniori o cistite attinica. Dalla rivalutazione degli esami istologici abbiamo evidenziato la presenza di 40 tumori rari della vescica e 49 casi di assenza di neoplasia dopo cistectomia radicale, benché la pregressa TURB evidenziasse tumore infiltrante della vescica. Non abbiamo eseguito la linfoadenectomia in 121 pazienti per malattia avanzata, mentre l abbiamo eseguita nei restanti 404 casi. All atto operatorio, 7 pazienti presentavano già metastasi. Su 456 uomini ben 74 pz. (16%) avevano un contemporaneo adenocarcinoma prostatico. Le derivazioni urinarie confezionate sono state: UCS, ureteroileocutaneostomia sec. Bricker; Indiana pouch; Indiana variata Alcini; ureterosigmoidostomia sec. Mainz II; neovescica ileale ortotopica sec. Camey II; neovescica ileale ortotopica classica sec. Studer; neovescica ileale ortotopica sec. Studer variata J; 1 cistectomia senza derivazione in paziente anurico in emodialisi. La sopravvivenza a 5 e 10 anni, calcolata in relazione al pt, al pn e al grading, evidenzia l alta aggressività della neoplasia vescicale. Indirizzo degli Autori: Manuela Efrem Graziano, M.D. Via Zumaglia 29, Torino manuela.graziano@libero.it Bibliografia 1. Studer Urs E, Zingg EJ, Ileal orthotopic bladder substitutes. What we have learned from 12 years experience with 200 patients, Urol Clin of North America 1997, vol 24 (4), Madersbacher S., Studer Urs E et al. Long-term voiding pattern of patients with ileal orthotopic bladder substitutes. The J of Urology May 2002; vol 167, Marcus L, Skinner G et al, Prognostic significance of lymphovascular invasion of bladder cancer treated with radical cystectomy. The J of Urology July 2005; vol 174, Lotan Y, Sagalowsky I et al lymphovascular invasion is independently associated with overall survival, cause-specific survival, and local and distant recurrence in patients with negative lymph nodes at radical cystectomy. Of clinical oncology 2005, vol 23 (27), Hong SK, Lee SE et al Do vascular, lymphatic, and perineural invasion have prognostic implications for bladder cancer after radical cystectomy? Urology 65 (4), 2005, Visser O, Horenblas S et al Local recurrence after cystectomy and survival of patients with bladder cancer: a population based study in greater Amsterdam. The J of Urology July 2005; vol 174, S12

17 COMUNICAZIONI Urologia / Vol. 73 no. 3, S / pp. ENDOUROLOGIA - TECNICA CHIRURGICA Lo stenting ureterale per via percutanea renale: evoluzione della tecnica M. LUCIANO, P. PARMA, B. DALL OGLIO, C. BONDAVALLI Divisione di Urologia, Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova Percutaneous ureteral stenting: evolution of technics ABSTRACT: Ureteral stenting is a therapeutic choice in severe ureteral obstructions needing long term urinary derivation. When it s impossible to perform a classical retrograde stenting this is the only alternative to persistent nephrostomy. We report our five years experience on 59 patients and our changes in techniques. We use a modified pig-tails nephrostomy, hydrophilic guide wires and a particular kind of long during tumour-stent which is very easy to locate for his release system. We perform a simple kidney puncture pushing a point - cutted pigtail nephrostomy on a hydrophilic guide wire through the medium calyx. This way to proceed makes easier correct positioning of the wire in ureter even if kinkings or loops are present. Using a hygrophilous catheter it s possible to straighten ureter and to reach the bladder. A tumour stent is positioned using a button releasing system that makes position even correct. This simple technique, doesn t need anaesthesia, is well tolerated and makes radiations exposition very short. (Urologia 2006; 73: S13-5) KEY WORDS: Percutaneous stenting, Tumour stent, Hydrophilic guide wire, Modified nephrostomy PAROLE CHIAVE: Stent percutaneo, Tumor stent, Giude idrofile, Nefrostomia modificata Introduzione Lo stent ureterale è una scelta terapeutica generalmente ritenuta preferibile alla nefrostomia percutanea nelle ostruzioni ureterali gravi che necessitano di una derivazione permanente o a lungo termine. Spesso però limitazioni quali l invisibilità dell ostio ureterale, le tortuosità, le fistole o le stenosi severe precludono ogni possibilità di accesso retrogrado classico. In questi casi, opzione alternativa alla derivazione nefrostomica è lo stenting per cutaneo (1-2). Sin dalla fine dalla fine degli anni 70 sono descritte procedure di cateterismo anterogrado per stenosi gravi della via escretrice. Il cateterismo retrogrado infatti ha una percentuale di successo nettamente inferiore rispetto all anterogrado (20% contro il 95%) (1). L uso di stent tradizionali e di guide metalliche rendeva a volte tale procedura indaginosa e poco tollerata (3). Riportiamo la nostra esperienza relativa agli ultimi 5 anni e le modifiche apportate alla tecnica di posizionamento. Materiali e Metodi Negli ultimi 5 anni ( ) abbiamo sottoposto a posizionamento di stent double J per via anterograda percutanea 65 pazienti per le seguenti patologie ureterali: 8 stenosi iatrogene Wichtig Editore, /S13-03$15.00/0

18 Lo stenting ureterale per via percutanea renale Fig. 1 - Posizionamento stent. 3 per stenosi di anastomosi uretero-intestinali 51 per compressione neoplastca 2 per calcolosi complessa 1 per fibrosi retroperitoneale. In particolare i pazienti neoplastici, con spettanza di vita superiore ad 1 anno presentavano: 20 neoplasia del colon 16 neoplasia ovarica/uterina Fig. 2 - Uretere rettilineizzato. 6 neoplasia gastrica 3 neoplasia prostatica 6 linfoadenopatia da neoplasia mammaria. In 3 casi la manovra è fallita per stenosi insuperabile, in 2 siamo ricorsi alla anestesia generale. Sino a qualche anno fa si utilizzavamo un set da dilatazione percutanea con miniamplatz da 12 Ch che consentiva di penetrare in cavità renale garantendo al filo guida un tragitto rettilineo sino al giunto pielo-ureterale. Utilizzavamo inoltre stent double J classici, morbidi ed a breve durata. Negli ultimi anni sono state introdotte guide idrofile tipo Terumo, cateteri ureterali idrofilici, stent ureterali tipo Tumor stent idrofilici con dispositivo di rilascio a scatto e cateteri nefrostomici pig-tail opportunamente modificati. La nefrostomia pig-tail in precedenza posizionata sotto guida ecografica, tagliata in modo da eliminare in parte il ricciolo autostatico salvando una semplice semicurva, consente di direzionare agevolmente la guida idrofila in uretere con opportune manovre di rotazione. La Terumo si presta particolarmente al superamento di stenosi serrate per le sue doti di flessibilità e delicatezza. I kinking vengono quindi risolti posizionando sulla guida un catetere ureterale idrofilico fino in vescica. Una volta rettilineizzato l uretere, sempre sotto guida radiologica, si può, se il caso lo richiede, sostituire la guida con una stiff più rigida sulla quale si cala il double J. L uso del catetere ureterale e della guida stiff consentono di ridurre al minimo l inconveniente delle genicolature e delle loops cui sono soggetti i presidi morbidi in una pelvi renale dilatata. Il dispositivo di rilascio a scatto e la presenza di markers radioopachi permettono inoltre un ottimale posizionamento dello stent evitando correzioni in cistoscopia. La maggior parte degli interventi è stata eseguita in anestesia locale, in posizione prona o semisupina, sotto controllo radiologico. Conclusioni Rispetto alla metodica precedentemente utilizzata notiamo i seguenti vantaggi: intervento ben tollerato minori tempi minore esposizione a raggi pochi insuccessi costi contenuti. L evoluzione delle tecniche e dei materiali consente di considerare lo stentino ureterale anterogrado percutaneo come una valida alternativa alla nefrostomia specie nelle ostruzioni complesse e di lunga durata della via escretrice. S14

19 Luciano et al Riassunto Lo stent ureterale è una scelta terapeutica generalmente ritenuta preferibile alla nefrostomia percutanea nelle ostruzioni ureterali gravi che necessitano di una derivazione permanente o a lungo termine. Spesso però limitazioni quali l invisibilità dell ostio ureterale, le tortuosità, le fistole o le stenosi severe precludono ogni possibilità di accesso retrogrado classico. In questi casi opzione alternativa alla derivazione nefrostomica è lo stenting percutaneo. L uso di stent tradizionali e di guide metalliche può rendere tale procedura indaginosa e mal tollerata. Riportiamo la nostra esperienza relativa agli ultimi 5 anni su 59 pazienti e le modifiche apportate alla tecnica di posizionamento. In particolare riteniamo che l uso di un nefrostomia pig-tail opportunamente modificata, di guide idrofiliche e di un tumor-stent con dispositivo a scatto abbiano reso l intervento più rapido, semplice e maggiormente tollerato. Indirizzo degli Autori: Marco Luciano, M.D. Strada Chiesanuova Mantova urologia.mantova@vigilio.it Bibliografia 1. The management of ureteric obstruction secondary to malignant pelvic disease. Chitale SV, Scott Barret S., Ho ET, Burgess NA. Clin Riol 57: Bondavalli C, Dall Oglio B, Schiavon L, Luciano M, Guatelli S, Patma P, Galletta V.:Patology of gynecologic ureter: our experience. Arch Ital Urol Androl Kaskarelis IS, Papadaki MG, Malliazaki NE, Robotic ED, Malagari KS, Piperopulos PN.; Cardiovasc Int Radiol , S15

20 COMUNICAZIONI Urologia / Vol. 73 no. 3, S / pp. UROONCOLOGIA - MISCELLANEA Prostatectomia radicale nel carcinoma prostatico localmente avanzato: 10 anni di follow-up P. PARMA, B. DALL OGLIO, L. SCHIAVON, M. LUCIANO, S. GUATELLI, V. GALLETTA, E. DE LUISE, C. BONDAVALLI Divisione di Urologia, Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova Radical prostatectomy in patients with pt3 prostate cancer ABSTRACT: We report a long term experience with radical prostatectomy in patients with pt3 prostate cancer. PATIENTS AND METHODS: From 1985 to the 1998, 300 radical prostatectomies were performed at our institution. A group of 123 patients (41%) presented pathological stage pt3. 99 patients in stage pt3 N0 (58 pt3a and 41 pt3b) were retrospectively studied with a medium follow-up of 10 years. In 28 patients (28.2%) an adiuvant treatment (androgenic block in 23 cases and radiotherapy in 5 cases) was performed while in 71 cases (71.7%) salvage therapy was performed in case of biochemical or clinical failure. RESULTS AND CONCLUSIONS: With follow-up medium of 10 years overall and specific survival was 73.7% and 79.7% respectively. In the group of patients pt3a the specific survival has been equal to 89% while in the group pt3b it has been reduced to 65% (p<0.0011). In the 53.5% of the cases PSA has been maintained undetectable. Patients with Gleason score <=7 had significant difference in cancer specific survival (80% vs 65%, p=0.018). We didn t find any significant advantage to adiuvant therapy in the group of patients with Gleason>7. (Urologia 2006; 73: S16-9) KEY WORDS: Prostate cancer, Locally advanced prostate, Radical prostatectomy PAROLE CHIAVE: Carcinoma prostatico, Prostatectomia radicale Introduzione Per carcinoma prostatico localmente avanzato si intende una neoplasia che si estende oltre la capsula prostatica, con invasione del tessuto pericapsulare, o delle vescicole seminali senza coinvolgere i linfonodi o presentare metastasi a distanza. Il 12-25% dei tumori prostatici si presentano in stadio T3, ma l incidenza è in riduzione grazie all uso del PSA per la diagnosi precoce. Per una corretta stadiazione della malattia vengono impiegati la esplorazione rettale, l ecografia prostatica transrettale con il mappaggio prostatico, il valore del PSA. Per valutare meglio l estensione extra capsulare della malattia o il coinvolgimento delle vescicole seminali si possono utilizzare la RMN con bobina endorettale o eseguire la biopsia del tessuto periprostatico e /S16-04$15.00/0 Wichtig Editore, 2006

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