Introduzione all Economia sperimentale e agli strumenti di analisi empirica nelle discipline economiche. A cura di

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1 Introduzione all Economia sperimentale e agli strumenti di analisi empirica nelle discipline economiche A cura di Marco Novarese e Salvatore Rizzello Laboratorio di Economia Cognitiva Università degli Studi del Piemonte Orientale Facoltà di Giurisprudenza

2 1 Introduzione Obiettivo di queste dispense è di presentare l economia sperimentale, inquadrandola nell ambito degli strumenti utilizzati per l analisi empirica nelle discipline economico-sociali. Gli argomenti trattati sono: - presentazione dei principali tipi di dati empirici utilizzabili nell analisi empirica, - approfondimento metodologico sull economia sperimentale, - panoramica storica delo sviluppo dell'economia sperimentale (questa sezione è tratta dall'articolo Novarese e Rizzello, 1999). Queste dispense sono pensate per studenti che non hanno basi di statistica. Per questo motivo presentano anche alcuni concetti basilari relativi ai principi dell'analisi empirica. 2 L'analisi empirica nella scienza economica 2.1 Le finalità dell analisi empirica Nelle discipline economico-sociali l analisi empirica è utilizzata con varie finalità. Alla base dei diversi modi di procedere ci sono visioni diverse del metodo scientifico e del ruolo dell analisi empirica in rapporto alla teoria. Non esiste quindi un metodo unico di procedere nella raccolta e nell analisi dei dati e non c è una visione univoca del rapporto tra osservazioni empiriche e teoria. - Analisi empirica con scopi euristici (o pre-teorici) Si ricercano nei dati regolarità empiriche che possano portare ad elaborare nuove teorie o essere comunque utilizzate per approfondire il dibattito teorico. - Analisi empirica per testare una teoria o confrontare teorie alternative Si ricerca il riscontro ad una particolare teoria o si confrontano teorie in competizione. La valutazione può riguardare le assunzioni di base (ad esempio le ipotesi sulla razionalità degli individui) o i risultati previsti (ad esempio le conclusioni sul raggiungimento o meno di un dato punto di equilibrio). In alcuni casi l analisi empirica viene utilizzata con scopi pratici, cioè con l obiettivo di influenzare direttamente politiche o decisioni. In altri casi invece il lavoro di analisi empirica si inserisce in un dibattito a livello scientifico, con minor attenzione per gli aspetti pratici immediati. Queste differenze possono influenzare il modo di procedere e di condurre l analisi. Le procedure di raccolta e analisi dei dati sono soggette ad evoluzione nel tempo. Il cambiamento è determinato, oltre che da fattori interni allo sviluppo della scienza economica (nuove visioni della scienza, nuove teorie, nuovi strumenti di analisi), anche da fattori esterni (sviluppo di nuove tecnologie, disponibilità di nuove fonti). 2.2 L analisi di basi di dati (principi e definizioni alla base dell analisi statistica) L analisi empirica è in genere svolta utilizzando basi di dati. Queste basi di dati possono contenere una serie di informazioni rilevate su soggetti diversi in un dato momento oppure una serie di rilevazioni su un unico soggetto relative a tempi diversi (serie storiche) 1. Sui soggetti analizzati si possono rilevare uno o più aspetti e questi aspetti possono essere di carattere quantitativo (es. quantità scambiata o prezzo) o qualitativo (es. titolo di studio di una persona). L analisi svolta sui dati può essere relativa ad una sola variabile (es. il reddito), di cui si è interessati a conoscere la distribuzione nella popolazione 2. L analisi può alternativamente cercare di valutare la relazione tra due o più variabili 3. Si può cioè essere interessati a 1 Le basi di dati dette panel contengono invece rilevazioni relative a momenti diversi e su più soggetti. 2 In questo caso in statistica si parla di analisi univariata. 3 In questo caso in statistica si parla di analisi multivariata. 2

3 conoscere se tra due variabili c è una qualche relazione ed eventualmente di quale intensità, segno, forma, ecc. (ad esempio, se la variabile x aumenta, cosa succede alla variabile y, cambia o rimane immutata, aumenta o diminuisce, di quale entità è l eventuale cambiamento). Le rilevazioni utilizzate per l analisi possono essere di due tipi diversi. Rilevazioni censuarie. Sono rilevazioni che riguardano tutto l'universo di riferimento 4 (ad esempio il censimento ISTAT sulla popolazione in cui vengono rilevate informazioni su tutti gli italiani). La popolazione non deve necessariamente essere limitata, circoscritta e reale. Ci sono anche popolazioni ipotetiche, cioè popolazioni di possibili infiniti elementi. Una popolazione ipotetica è quella dei soggetti presi a riferimento per una data teoria. Ad esempio la teoria potrebbe riguardare la categoria generale dei consumatori che è infinita perché non riferita ad un dato contesto ma a tutti i possibili consumatori. Rilevazioni campionarie. Sono rilevazioni relative ad un sottoinsieme della popolazione cui si è interessati. Abbiamo già visto che in alcuni casi l universo può essere ipotetico e quindi impossibile da analizzare. In altri casi l impossibilità ad utilizzare dati censuari può derivare da considerazioni di fattibilità pratica o economica (difficoltà o costi elevati per analizzare l universo). In questi casi si analizzeranno campioni di osservazioni, estendendo poi i risultati ottenuti all universo di riferimento 5. E chiaro che difficilmente i valori o le relazioni calcolate sul campione saranno esattamente gli stessi che avremmo ottenuto sull universo. A determinate condizioni, c è però una probabilità molto elevata che i risultati ottenuti sul campione (le stime) siano molto vicini ai valori effettivi che si sarebbero ottenuti sull universo. I procedimenti scientifici statistici consistono nel limitare il rischio di false inferenze rendendolo calcolabile. Non è però possibile eliminarlo completamente. Perché si possano legittimamente estendere i risultati ottenuti su un campione all intero universo di riferimento, il campione deve però rispettare determinate condizioni, in modo da essere rappresentativo dell universo di riferimento. - Il campione deve essere casuale. La statistica ha dimostrato che i campioni così scelti danno delle stime migliori. Un campione è casuale se è scelto in base al caso e non in base a regole di alcun tipo. - Il campione deve avere una numerosità adeguata, dipendente dal tipo di analisi che si intende svolgere e da determinate caratteristiche delle variabili in esame nella popolazione. 2.3 I casi studio L analisi empirica non è svolta solo utilizzando metodi quantitativi su basi di dati. Un altra possibilità è quella dei casi studio. Si tratta di analisi di situazioni particolari (vere o artificiali) e non raccolte sistematiche di dati su più soggetti. Su un singolo caso sono possibili analisi più approfondite ed è possibile prendere in considerazioni aspetti più precisi rispetto all analisi realizzabile su masse di dati. I risultati ottenuti possono però avere una valenza limitata al caso esaminato. 2.4 Le tipologie dei dati I dati possono essere raccolti in contesti diversi. - Dati raccolti in contesti reali: raccolti come sottoprodotto di processi accaduti autonomamente, e quindi non controllati e non riproducibili. - Dati raccolti in contesti sperimentali: raccolti in contesti controllati e in condizioni di riproducibilità. Cosa si intende con esperimento controllato? Un esempio classico che si trova su alcuni libri di statistica è il seguente. Poniamo di essere interessati valutare l effetto di un fertilizzante sul raccolto di un determinato prodotto. La teoria di riferimento potrebbe essere il fertilizzante x fa aumentare la produzione di y. 4 Con il termine universo in statistica si indica tutta la popolazione di riferimento per il fenomeno in esame, ad esempio possiamo essere interessati all universo degli studenti di Alessandria. 5 Questo è il modo di procedere che amplia i risultati dal particolare al generale, cioè dal campione all universo. 3

4 Per verificare l'ipotesi seminiamo il prodotto su lotti di uguale dimensione di uno stesso terreno, utilizzando utilizzando su ciascun lotto una diversa quantità di fertilizzante. Dopo qualche mese osserviamo la quantità prodotta in ciascun lotto. Le eventuali differenze nella produzione sui diversi lotti sono attribuibili all effetto del fertilizzante. Perchè l esperimento sia valido devono essere rispettate una serie di condizioni, in alcuni casi magari non verificabili: il terreno deve essere lo stesso (se un lotto è caratterizzato da una migilore fertilità, non sarà possibile valutare il ruolo del fertilizzante), i semi devono essere identici, le condizioni atmosferiche cui sono soggetti i diversi lotti devono essere le stesse,... L esempio mostra che anche in un esperimento può essere difficile tenere sotto controllo tutti i fattori rilevanti. Dati reali, in una situazione di questo tipo, potrebbero essere tratti da un questionario distribuito ad agricoltori che hanno utilizzato (su terreni probabilmente diversi, con condizioni metereologiche probabilmente diverse, con sementi probabilmente diversi,...) il fertilizzante, chiedendo loro la quantità prodotta del bene in esame. Un altro modo di classificare i dati è il seguente: - Dati raccolti in laboratorio - Dati raccolti sul campo Questa distinzione non è esattamente coincidente con la precedente. Le due classificazioni possono infatti essere incrociate. Si ottiene così la tabella A che consente una classificazione dei dati utile a fini espositivi 6, anche se presenta, come molte classificazioni, una serie di limiti. Le quattro categorie individuate hanno rilevanza diversa. La tipologia identificata in tabella dal numero 4, cioè gli accadimenti reali in laboratorio, è praticamente irrilevante. Ad esempio la penicillina è stata scoperta in laboratorio osservando una situazione verificatasi spontaneamente in parallelo ad un esperimento che aveva altri obiettivi. Tabella A Classificazione dei dati in base al contesto in cui sono raccolti accadimenti reali accadimenti sperimentali dati raccolti sul campo 1 3 dati raccolti in laboratorio 4 2 1) Dati reali raccolti sul campo Sono i dati tradizionali generalmente utilizzati nell analisi economica (sono raccolti sul campo e frutto di accadimenti reali). Un esempio del modo in cui sono raccolti questi dati è il seguente: il rilevatore osserva il prezzo al quale viene scambiato un dato bene tra due soggetti su un particolare mercato. L'evento (scambio del bene) sarebbe avvenuto anche senza il suo intervento. All'interno di questa tipologia rientrano dati molto diversi. Si possono individuare almeno due sottotipi principali. Rilevazioni effettuate per altri scopi primari e acquisiti per l analisi economica (es. dati amministrativi o bilanci) Rilevazioni effettuate direttamente a fini statistici L analisi di questi dati e dei rispettivi punti di forza e debolezza richiederebbe molto spazio. Esiste una letteratura ed un ampio dibattito. Qui possiamo riportare solo alcuni spunti. I dati amministrativi, proprio perché non raccolti a fini statistici, possono non misurare determinati aspetti rilevanti per l'analisi economica ma irrilevanti per il fine proprio per cui sono raccolti. Inoltre possono riguardare un gruppo di persone limitato rispetto a quello che sarebbe utile per l analisi. Le rilevazioni effettuate a fini statistici sono in genere raccolte con questionari sottoposti ai soggetti in esame. I questionari possono essere sottoposti ai soggetti in modi diversi (per posta, per telefono, di persona, ecc.). La persona che compila il questionario può quindi fornire 6 Questa classificazione è ripresa da Friedman e Sunder (1994). 4

5 dati errati o non perfettamente rispondenti agli interessi dell indagine per diversi motivi, ad esempio, disinteresse, difesa della propria privacy, errata comprensione della domanda. E opportuno considerare problemi del tipo di quelli esemplificati, anche se a volte apparentemente banali, nel momento in cui si utilizzano o si leggono le statistiche. La modalità di raccolta dei dati non è infatti un aspetto secondario e irrilevante. Immaginiamo di voler analizzare i processi decisionali degli imprenditori o i meccanismi decisionali delle imprese utilizzando dati reali. Ci sono fonti diverse, ma nessuna soddisfacente. - Una possibile fonte è rappresentata dai bilanci delle imprese. Questi dati hanno il vantaggio di essere relativamente facili da reperire. Rispetto al fine della nostra ipotetica indagine permettono però solo una analisi indiretta dei processi decisionali, filtrata tramite il valore di bilancio risultato dalle scelte effettuate. Questa analisi indiretta può inoltre essere resa più complessa dalle politiche di bilancio delle imprese e da una serie di artifici contabili, oltre che da alcuni altri problemi. - Un altra possibilità è quella di realizzare questionari da sottoporre ai manager. Anche qui incontriamo una serie di limiti. Il fatto stesso di porre determinate domande implica la presenza di uno schema teorico e quindi i dati raccolti vengono ad avere un dato inquadramento. Inoltre è difficile che gli intervistati riescano ad esplicitare taluni processi mentali, in genere inconsci e comunque difficili da verbalizzare. La progettazione e la realizzazione delle interviste può presentare costi e difficoltà elevate. - Un altra possibilità è quella di osservare e studiare i comportamenti delle imprese vere dall interno delle imprese stesse 7. In questo modo è però possibile analizzare solo un numero limitato di casi, è necessario molto tempo e bisogna comunque trovare le imprese disponibili a farsi osservare. Poniamo di voler valutare se le imprese tendono ad avere un comportamento imitativo. E difficile farlo utilizzando i bilanci, perché potremmo avere comportamenti simili (evoluzione di determinati indicatori) anche senza imitazione. E anche difficile che un imprenditore dichiari in un questionario di imitare il comportamento di altri imprenditori. Inoltre il processo di imitazione potrebbe essere, almeno in parte, inconscio. I problemi (cui si è accennato sopra) che si incontrano nella raccolta di dati mediante questionari non riguardano esclusivamente la specifica situazione portata ad esempio ma sono più generali. La realizzazione di questionari presuppone un lavoro preliminare di categorizzazione che può non essere neutro. Il tipo di domande poste può infatti dare ai dati raccolti un determinato inquadramento. In genere nei questionari si utilizzano domande a risposte chiuse. Le possibili risposte introdotte sono probabilmente legate ad una serie di modelli teorici utilizzati come punto di riferimento. Un altra possibilità è quella di realizzare in via preliminare delle interviste di tipo qualitativo con un campione ridotto di soggetti e di utilizzarle come guida per la realizzazione del questionario a risposte chiuse. I questionari a risposte aperte sono più difficili da trattare dal punto di vista dell elaborazione dei dati e quindi meno utilizzati. 2) Dati sperimentali raccolti in laboratorio L economia sperimentale crea in laboratorio situazioni artificiali in cui è possibile osservare il comportamento degli individui in dati contesti (problemi di scelta, incertezza, apprendimento, cooperazione, ecc.). Ad esempio lo sperimentatore può creare un contesto in cui due o più soggetti possono scambiarsi un bene e osserva quindi prezzo e quantità scambiata. Gli esperimenti assumono talvolta la forma di simulazioni 8 di situazioni reali, in altri casi assumono invece la forma di giochi. In altri casi gli esperimenti consistono in semplici questionari relativi a situazioni ipotetiche. 7 Si vedano ad esempio i lavori di Cyert e March. 8 In queste dispense si parla di simulazioni intendendole in senso diverso rispetto al modo di intenderle nell ambito degli studi sull intelligenza artificiale e sulle reti neurali. Le simulazioni sperimentali di cui si parla qui utilizzano sempre individui umani. 5

6 La forma e le caratteristiche dell esperimento differiscono in base alla finalità dello stesso. Gli esperimenti con finalità pratiche (influenzare politiche o decisioni di imprese) tendono in genere a riprodurre nel miglior modo possibile i contesti reali di riferimento. Gli esperimenti realizzati nell ambito di un dibattito scientifico sono invece in genere meno vincolati dalla rappresentazione della realtà e possono piuttosto avere come punto di riferimento un modello teorico. In altri casi gli esperimenti mirano invece a valutare quanto i risultati teorici tengono spostandosi dalla teoria alla realtà. Non necessariamente il rivestimento dato all'esperimento è lo stesso della situazione che si vuole analizzare: si può deliberatamente dare un rivestimento diverso, ad esempio per evitare possibili distorsioni nel comportamento degli individui. Le osservazioni sperimentali, proprio perché raccolte in contesti controllati e costruiti ad hoc, sono replicabili. È quindi possibile controllare se determinati risultati sono confermati da nuovi esperimenti. Nel prossimo paragrafo verrà presentato un profilo storico dell'economia sperimentale che evidenzierà anche diverse questioni metodologiche. 3) Dati sperimentali ottenuti sul campo Sono esperimenti realizzati non in laboratorio ma sul campo, cioè in contesti reali. Un esempio significativo è quello fornito dagli esperimenti sul reddito negativo svolti in alcune città degli Stati Uniti negli anni 60. L obiettivo era quello di valutare un tipo di imposta che prevede, per chi non lavora, una sovvenzione pubblica (imposta negativa). Il timore di alcuni economisti era che con questo sistema di tassazione i cittadini potessero essere invogliati a non lavorare, avendo comunque un reddito garantito. Furono così individuate delle famiglie alle quali applicare un meccanismo di tassazione basato sul principio dell imposta negativa. Quindi le famiglie sperimentali prive di reddito avevano diritto a ricevere una sovvenzione. L esperimento ebbe una durata di 3 anni, durante i quali fu osservato il comportamento di ciascuna famiglia relativamente alla propensione ad accettare posti di lavoro. Accanto alle famiglie per le quali valeva il principio dell imposta negativa, erano tenute sotto controllo anche altre famiglie che costituivano il gruppo di controllo. Al gruppo di controllo non era applicato il principio dell imposta negativa. Se la possibilità di ricevere una sovvenzione in caso di disoccupazione avesse avuto effetti negativi sull offerta di lavoro degli individui, sarebbe stata riscontrata una differenza tra il comportamento dei due gruppi analizzati. I soggetti del gruppo di controllo avrebbero dovuto avere una maggiore propensione a cercare e ad accettare posti di lavoro. In realtà non furono riscontrate differenze. Se non fosse stato utilizzato un gruppo di controllo sarebbe stato però impossibile giudicare l eventuale effetto dell imposta. Solo la presenza del gruppo di controllo permise di giudicare che la propensione ad accettare lavoro dei soggetti sottoposti ad imposta negativa non era ridotta. In generale, quando si vuole valutare se una o più variabili influenzano un risultato, è quindi necessario disporre di due gruppi di osservazioni: - osservazioni dei casi sottoposti alle variabili, - osservazioni dei casi non sottoposti alle variabili in esame (gruppo di controllo). Il gruppo di controllo permette di valutare l effettivo ruolo delle variabili in esame sul risultato finale. Il risultato finale potrebbe dipendere da variabili non sotto controllo e non dalle variabili analizzate. Solo la presenza di un gruppo di controllo, composto da unità non sottoposte al presunto effetto delle variabili in esame, permette una valutazione corretta. E necessario che i soggetti del gruppo di controllo provengano dalla stessa popolazione dei soggetti sottoposti alle variabili. Non ci devono cioè essere differenze tra i due gruppi. Altrimenti i due insiemi non sono confrontabili. Il gruppo di controllo è utilizzato in tutti i tipi di analisi, sperimentale e non. Gli esperimenti sul campo sono molto costosi e tendono comunque ad avere grossi limiti. 6

7 Nell esperimento citato il limite più grosso è costituito dalla durata troppo breve dell esperimento. Difficilmente una persona avrebbe rinunciato ad un lavoro, sapendo che alla fine del periodo di tre anni non avrebbe comunque più ricevuto la sovvenzione. Il comportamento potrebbe essere diverso se la sovvenzione fosse concessa per tutta la vita. 3 Profilo storico dell'economia sperimentale 3.1 Introduzione Nel variegato panorama della teoria economica contemporanea, l economia sperimentale spicca come un settore molto fiorente che investe praticamente tutti gli ambiti della microeconomia e si estende all economia pubblica e all economia ambientale 9. Essa inoltre si intreccia talvolta con un'altra branca di successo dell economia contemporanea, la teoria dei giochi, mentre, soprattutto nei suoi sviluppi più recenti, si avvale dei contributi dell intelligenza artificiale 10, della psicologia cognitiva 11, della neurobiologia (Hayek 1952; Rizzello 1997, Leland 1998) e delle simulazioni con agenti e reti neurali artificiali (approccio connessionista) 12. Occorre innanzitutto precisare che il termine sperimentale nella letteratura economica viene utilizzato sia per definire ambiti analitici in cui si raccolgono dati in contesti artificiali controllati ma anche, con una interpretazione più generale, per indicare genericamente un approccio empirico alla scienza economica, basato quindi sull utilizzo di dati e quindi da contrapporre a quello deduttivo Si veda a questo proposito il recente Handbook of Experimental Economics di Kagel e Roth (1995) e per quanto riguarda l estensione all economia dell ambiente si veda l attività svolta nell Environmental & Experimental Economics Research Laboratory, della Georgia State University ad Atlanta ( 10 Il legame con quest ultima disciplina non è solo di tipo strumentale (l uso del software quale strumento per la realizzazione degli esperimenti), ma si evidenzia nell uso dell intelligenza artificiale per studiare la sintassi del cervello umano applicata al decision making, oppure per studiare l emergenza delle norme di comportamento e l insorgenza di equilibri multipli, mediante l uso di simulazioni con agenti artificiali e reti neurali (si veda oltre il riferimento al filone connessionista, Terna 1992 e 1995). 11 Intorno agli anni '50, si è registrata la convergenza di varie discipline nella nascita di quella che è stata definita la "nuova scienza della mente". Al culmine di questo processo di integrazione si può riscontrare l'elaborazione in cibernetica del concetto di feed-back e la sua applicazione in psicologia che comportò l abbandono del behaviorismo a favore del cognitivismo. Il behaviorismo propugnava la necessità di un psicologia totalmente oggettiva, che si occupasse di atti comportamentali, che potevano essere descritti in termini di stimolo-risposta. Il soggetto non agiva in base a proprie idee o intenzioni ma in base agli stimoli ambientali. Per il cognitivismo, ogni individuo è dotato di funzioni cognitive che permettono di interagire con l'ambiente. L'organismo non solo si adatta all'ambiente, ma lo modifica in base ai propri bisogni. L'attenzione è posta sui processi di acquisizione delle informazioni tramite la percezione, la rielaborazione e l'interpretazione del mondo circostante. Il soggetto è attivo e aggiusta di volta in volta il proprio comportamento, in base alle informazioni che riceve dall'esterno (Gardner 1985). 12 A partire dalla seconda metà degli anni '80 si registra l'emergenza del paradigma connessionista. A differenza del cognitivismo, che affonda le sue radici nelle scienze umanistiche e manifesta un certo disinteresse per gli elementi fisico-biologici, il connessionismo è fortemente interessato alle attività mentali elementari e all'intelligenza artificiale. In questo tipo di approccio l'attenzione è rivolta all'evoluzione dinamica del sistema e, quindi, più che sui soggetti, sul fascio di relazioni che li collega (Parisi 1991). Nei suoi sviluppi più recenti, l approccio connessionista cerca di costruire modelli di comportamento che simulano, mediante agenti artificiali, la formazione e l evoluzione di sistemi adattivi complessi. In questo approccio è cruciale la realizzazione di software ad hoc. Tuttavia, l uso esteso dell intelligenza artificiale per le simulazioni al computer ha scatenato delle critiche. Le simulazioni, secondo Friedman e Sunder (1994, pag. 5) ad esempio non forniscono in realtà dati empirici, e non possono essere considerate alla stregua di esperimenti. Devono invece essere considerati alla stregua di risultati teorici. 13 Si consideri la seguente affermazione Pareto non mancò mai di opporre il proprio punto di vista marcatamente positivista a favore di una scienza sociale sperimentale... (Salanti 1997, p 6, corsivo nostro) che fa riferimento all interesse di Pareto per una scienza non meramente deduttiva. Ovviamente Pareto non pensava di realizzare esperimenti sociali. L espressione economia sperimentale è utilizzata anche per definire gli esperimenti sociali. Uno dei più celebri esperimenti sociali fu realizzato negli anni 60 negli Stati Uniti, introducendo, per alcuni gruppi di individui, una 7

8 L improvvisa voglia di sperimentalismo, che sembra manifestarsi in seno alla scienza economica come fenomeno di ampia portata, rappresenta un aspetto assai curioso, se si pensa che all inizio del secolo la stessa disciplina veniva considerata, in modo piuttosto unanime, in termini aprioristico-deduttivi. Le teorie erano del resto ritenute non verificabili empiricamente a causa dell'impossibilità di effettuare esperimenti e quindi di raccogliere dati sotto le ipotesi ceteris paribus 14. Per poter analizzare i dati statistici desunti da contesti reali non controllati si è sviluppata l econometria. Nella maggior parte dei testi di econometria si afferma che l economia non può essere considerata una scienza sperimentale, intendendo che non è possibile raccogliere dati a fini economici in contesti controllati 15. Sono quindi necessarie opportune tecniche statisticoeconometriche. L economia sperimentale viene così talvolta contrapposta all econometria 16. In realtà questa contrapposizione non è molto convincente in quanto gli strumenti econometrici sono utilizzabili anche per analizzare i dati raccolti in contesti sperimentali nei quali ci sono comunque fattori che sfuggono al controllo del ricercatore. Ma al di là di questa contrapposizione e del ruolo dell econometria, rimane il fatto che, seppur con notevoli sfumature, dopo la rivoluzione marginalista, l approccio aprioristico-deduttivo ha rappresentato uno dei punti saldi dell economics, non confinato alla teoria standard, ma accettato da molte scuole di pensiero economico del 900. Esso ha caratterizzato infatti l approccio dei teorici dell equilibrio (Walras - Pareto, Arrow-Debreu) e quello dei teorici delle aspettative (intesi in senso lato da Friedman a Lucas). E stato condiviso dal fondatore dell evolutionary economics 17 (Alchian 1950) e dalla scuola austriaca (in particolare Mises e Hayek), solo per citare alcuni filoni, che spesso divergono su questioni analitiche cruciali. 18 Oggi parafrasando il titolo di un paper di Charles Plott (1990) sembra del tutto legittimo porsi la domanda la scienza economica sta diventando una scienza sperimentale? Se da un lato sono ancora molti a considerare valido l approccio di Von Mises - che affermava economics is a theoretical science and as such abstains from any judgement of value - Vernon Smith (1989) sintetizza felicemente il punto di vista di coloro i quali ritengono che la maggior parte della teoria economica può essere appropriatamente definita una teoria ecclesiastica, accettata o respinta sulla base di autorità, tradizioni o opinioni circa le assunzioni, piuttosto che sulla base della sopravvivenza a rigorosi processi di falsificazione che possono essere replicati. E proprio il riconoscimento di questo handicap epistemologico sarebbe la causa che avrebbe spinto, dalla metà degli anni 50 - anche se, come vedremo, i primi esperimenti risalgono a molto tempo prima - alcuni economisti ad introdurre esperimenti di laboratorio nel loro metodo, con l obiettivo di esaminare la validità di quelle cosiddette teorie, che alla luce dell approccio sperimentale, devono essere considerate in prima istanza delle semplici ipotesi. imposta negativa. Il comportamento di questo gruppo, in termini di offerta di lavoro, fu analizzato per tre anni e confrontato con quello di un gruppo di controllo. Si veda Neuberg (1989). 14 Questa idea è riportata anche nel principale manuale di economia ancora oggi in uso. Samuelson e Nordhaus (1985) sintetizzano in tal modo il loro pensiero su questo aspetto: One possible way of figuring out economic laws... is by controlled experiments... Economist... cannot perform the controlled experiments of chemist or biologists because they cannot easily control other important factors. Like astronomers or meteorologists, they must be content largely to observe. (Samuelson e Nordhaus, 1985, pag. 8). 15 Si consideri ad esempio la seguente affermazione Economic theory, through a formal deductive system, provides the basis for experimental abstraction and the experimental design, but society in most cases carries out the experiment, possibly using its own design. (Judge et alii 1980, pag. 4) 16 Si veda ad esempio Hey (1991). 17 Si tratta di un filone di successo dell economia contemporanea, i cui maggiori esponenti sono Nelson e Winter, in cui il concetto di selezione naturale viene applicato al comportamento delle imprese sul mercato. L'evoluzione dovuta alla selezione naturale viene presentata come una specie di "genetica organizzazionale" per cui ogni organizzazione adotta strategie di sopravvivenza basate sulla selezione soggettiva delle informazioni provenienti dall'ambiente circostante. 18 I presupposti e le caratteristiche dell approccio aprioristico-deduttivo della scienza economica furono esplicitate in modo sistematico, com è ben noto, da un seguace di Jevons e Wicksteed, L. Robbins (1932) e ulteriormente riprese e generalizzate da Milton Friedman (1953). 8

9 In generale si può anzitutto affermare che oggetto dell economia sperimentale, con l eccezione del filone di analisi sui mercati, è il rapporto tra human reasoning e decision making. Spesso uno dei punti di partenza di questa letteratura è il rigetto dell ipotesi di conoscenza perfetta e razionalità sostantiva da parte degli agenti economici, tipico dell approccio economico standard. Pur con lievi differenze, la maggior parte delle ipotesi sul comportamento individuale (siano tacitamente assunte o esplicitamente dichiarate) sono coerenti con le assunzioni di razionalità limitata, mentre le performance vengono spesso descritte sulla base dei criteri della razionalità procedurale (Simon 1976), o strategica (game theory). 19 A seconda della prospettiva analitica, queste assunzioni sono spesso arricchite da riferimenti diretti alla psicologia cognitiva e più in generale ai risultati della psicologia sperimentale, con, a volte, delle complete intersezioni tra economia sperimentale e psicologia sperimentale. Ciò genera un coacervo in cui elementi tipici della teoria economica e altri tipici della psicologia del comportamento si fondono insieme, per lo studio dei processi decisionali tout court (è il caso di autori quali Kahnemann, Tversky, Simon). Questo aspetto introduce al secondo elemento comune a questa letteratura: l interdisciplinarietà. Nell economia sperimentale è ormai prassi consolidata un analisi interdisciplinare delle ipotesi di partenza. In particolare, i rapporti tra economia e psicologia hanno caratterizzato, a vari livelli, abbastanza costantemente la letteratura economica. E spesso si trovano rilevanti tracce, nella storia del pensiero economico, perfino di legami tra teoria economica e neurobiologia ben prima della seconda metà del nostro secolo (Marshall , Raffaelli 1994). Il legame con l intelligenza artificiale è invece praticamente costante, sin dalla nascita di questa nuova disciplina, a partire dagli anni 50 dopo la nascita e il consolidamento della cibernetica 20. Dopo queste doverose precisazioni introduttive, passiamo ora alla storia della nascita dell economia sperimentale. Abbiamo diviso questa letteratura in quattro filoni, che non hanno la pretesa di essere esaustivi, data l ampiezza della letteratura. Nell illustrazione cercheremo di tenere conto di quelli che a nostro avviso sono i contributi più interessanti. Non mancheranno tuttavia riferimenti al presente e in particolare a una branca dell economia sperimentale, sviluppatasi nell ultimo decennio e che appare molto feconda. La parte che segue illustrerà quindi la nascita e i principali sviluppi nei seguenti ambiti: esperimenti sul comportamento individuale, esperimenti sui mercati, esperimenti relativi alla teoria dei giochi, esperimenti sull apprendimento individuale e organizzativo. I punti a, b e c rappresentano i tradizionali settori dell economia sperimentale, come in genere viene suddivisa nei rari lavori di storia presenti in letteratura e che qui viene accolta. Il punto d, parzialmente sovrapposto nell oggetto di indagine al punto a, riguarda invece gli sviluppi più recenti che, per questo motivo, non hanno ancora trovato spazio in lavori di tipo storico. Abbiamo ritenuto utile separarlo per evidenziare il fatto che rappresenta un approccio nuovo. 3.2 Esperimenti sul comportamento individuale e sui meccanismi decisionali I primi esperimenti e i limiti metodologici 19 Dopo aver introdotto il concetto di razionalità limitata nei processi decisionali a partire dalla fine degli anni 40 (Simon 1947), ponendo in luce i limiti cognitivi e computazionali, H. Simon ha in seguito elaborato il concetto di razionalità procedurale, sviluppando dei modelli di problem solving e decision making coerenti con gli sviluppi della psicologia cognitiva, in cui si analizzano i processi di come gli individui risolvano i problemi, attraverso la formulazione di euristiche. Inoltre il concetto di razionalità procedurale diviene centrale nella comprensione delle dinamiche interne alle organizzazioni, presentate come entità in cui i problemi vengono risolti attraverso la divisione delle competenze, che deriva dalla divisione delle conoscenze e l elaborazione di routines. La razionalità strategica è emersa nell ambito della game theory e, come vedremo meglio successivamente, è tipica del comportamento di un individuo che si trova in una situazione di incertezza e sa che l esito della sua scelta dipende anche dal comportamento di uno più altri soggetti. 20 Il termine "cibernetica" fu introdotto da N. Wiener, che nel 1948 pubblicò Cybernetics. La parola di origine greca vuol dire timoniere ed indica una teoria dei sistemi dotati di autoregolazione, applicabile sia alle macchine che agli esseri viventi. 9

10 Il primo esperimento di cui siamo a conoscenza è quello di Thurstone del 1931, che ebbe però poco seguito e generalmente viene trascurato anche nelle rassegne che danno conto dei principali esperimenti. Di solito, infatti, viene segnalato come lavoro capostipite dell economia sperimentale quello di Chamberlin del 1948 (che classifichiamo qui in un altro filone). L esperimento di Thurstone merita però di essere ricordato per diversi motivi. Esso puntava a una verifica della teoria neoclassica del consumatore, attraverso la determinazione empirica di una curva di indifferenza individuale. Ad ogni soggetto sottoposto all esperimento, Thurstone chiese di effettuare una scelta ipotetica tra panieri composti alternativamente di cappelli e scarpe oppure di cappelli e giacche oppure di scarpe e giacche. Ad esempio i soggetti dovevano scegliere tra un paniere con 8 cappelli e 8 paia di scarpe e un paniere con 6 cappelli e 9 paia di scarpe. Le scelte erano ipotetiche e quindi i soggetti non erano costretti ad acquisire effettivamente le combinazioni preferite. L autore riportò i dati raccolti su un soggetto e stimò una curva di indifferenza (assunta di forma iperbolica) che si adattava in buona misura alle osservazioni empiriche. Egli concluse il suo lavoro osservando che le curve di indifferenza potevano essere stimate ed erano adeguatamente rispondenti ai risultati che emergevano dalle osservazioni empiriche. Il lavoro di Thurstone fu pubblicato sul Journal of Social Psychology e non su una rivista di economia. Come vedremo, non si tratterà di un fatto isolato, poiché per lungo tempo importanti lavori di economia sperimentale non furono pubblicati su riviste di economia, ma solo di psicologia. Di grande interesse dal punto di vista metodologico è il commento critico che Milton Friedman e W. Allen Wallis (1942) rivolsero molti anni dopo a questo esperimento. La critica principale colse uno degli aspetti più delicati dell economia sperimentale, cioè la presunta inattendibilità dei risultati poiché i soggetti sottoposti a test si trovavano ad agire in un ambiente artificiale e, nel caso specifico, le loro scelte risultavano semplicemente ipotetiche 21. Si tratta di una critica spesso rivolta all economia sperimentale, sintetizzabile nel fatto che i soggetti sottoposti ad esperimento non sarebbero caratterizzati dalle motivazioni ipotizzate dalla teoria. Per ovviare a questo limite, successivamente è introdotta una remunerazione per i partecipanti all esperimento, che, come sottolineano Friedman e Sunder (1994), dev essere commisurata alle performance perseguite durante l esperimento. Ma su questo punto non esiste un giudizio unanime. Non tutti gli sperimentalisti ritengono infatti necessaria la presenza di una remunerazione. Importanti risultati sono infatti stati conseguiti anche in esperimenti condotti senza alcuna remunerazione per i soggetti coinvolti (in seguito ne daremo conto) 22. Maggiore consenso ha invece riscosso l altra critica, conosciuta anche come problema del parallelismo, che investe l artificiosità del contesto in cui si svolge l esperimento e l affidabilità dei risultati al di fuori di quell ambito. 23 Ma gli economisti sperimentali sostengono, a loro volta, che se una teoria non risulta verificata in un contesto semplice come quello sperimentale, in cui i soggetti possono guadagnare denaro vero, a maggior ragione non varrà in un contesto reale. 24 Inoltre, 21 It is questionable wheter a subject in so artificial an experimental situation could know what choices he would make in an economic situation (Wallis and Friedman 1942, p. 179) 22 A proposito degli incentivi negli esperimenti sul comportamento individuale, Kahneman e Tversky, due dei principali economisti sperimentali, sostegono... we maintain that monetary incentives are neither necessary nor sufficient to ensure subjects cooperativeness, thoughtfulness, or truthfulness. The similarity between the results obtained with and without monetary incentives in choice between simple prospects provides no special reason for skepticism about experiments without contingent payment. (Kahneman e Tversky 1992, p 320) Di parere opposto è, ad esempio, Binmore (1994) che sostiene: no credence whatsoever should be accorded to experiments in which the subjects performance is not rewarded with proper regard to their opportunity costs. 23 Si veda ad esempio:... l evidenza derivante dagli esperimenti controllati fatti servendosi di studenti... può non essere applicabile alle aree di decisione economica a cui la teoria è in fin dei conti rivolta. Lo stesso si può dire degli esempi della poltrona di Allais. (Gravelle H., Rees, R., Microeconomia, Milano, 1991, Hoepli, pag. 622) 24 Considerazioni di questo tipo si ritrovano in tutti i manuali di economia sperimentale. Plott, nella sua pagina web, nota ad esempio che Models, general theories and principles that are unable to explain the simple and special cases of phenomenon created in the laboratory are not good candidates for application in the complex cases found in the field. 10

11 la eccessiva semplicità non deve essere imputata all economia sperimentale quanto alla teoria. A questo proposito, Hey (1991) nota come l economia sperimentale permetta innanzitutto di verificare la validità intrinseca della teoria rispettando esattamente le condizioni che essa prevede. Se la teoria si dimostra internamente valida sarà possibile verificarne anche la validità sotto condizioni meno stringenti e in situazioni più simili al mondo reale. Tornando all esperimento di Thurstone, la risposta alla critica avanzata da Friedman e Wallis venne da un successivo esperimento realizzato da Rousseau e Hart (1951), concepito proprio come una prosecuzione dell esperimento del Anche in questo caso gli autori provarono a stimare una curva di indifferenza, costruendo però un contesto a loro avviso più concreto e realistico di quello predisposto da Thurstone. I soggetti dovevano scegliere tra differenti menù per colazione (composti da differenti quantità di uova e bacon). Ogni individuo fu obbligato a consumare il menù scelto, non avendo la possibilità di risparmiare per un consumo futuro. I risultati confermarono ancora l esito di Thurstone. Ma, se da un lato questo esperimento provò a risolvere il problema dell artificiosità dell ambiente sperimentale, ne pose tuttavia un altro. Esso riguardava il fatto che le curve di indifferenza furono stimate a partire da dati raccolti su un insieme di individui, mentre, com è risaputo, in base alla teoria le curve di indifferenza sono individuali. Questa pratica, che si ritrova anche in altri esperimenti, ha così aperto un altro fronte di critica, che ha spesso diviso anche gli stessi sperimentalisti 25. I critici sostengono che, affinché i risultati ottenuti possano essere considerati validi, è necessario costruire esperimenti in cui ci sia perfetta rispondenza tra le assunzioni della teoria, le caratteristiche dei soggetti coinvolti e il modo di raccogliere e analizzare i dati. Altrimenti i dati ottenuti perdono ogni attendibilità. Questi due esperimenti non ricevettero tuttavia particolare attenzione e spesso sono trascurati nelle rassegne. Gli esperimenti che in genere caratterizzano e definiscono quello che abbiamo identificato come filone di studio sul comportamento individuale e sui processi decisionali sono in realtà altri. Si tratta degli esperimenti che seguirono alla pubblicazione del lavoro di Von Neumann e Morgerstern, Theory of Games and Economic Behavior (1944) che aprì la strada all uso della teoria dei giochi nella teoria economica e alla nascita della teoria dell utilità attesa, che soppiantò la tradizionale teoria del consumatore neoclassica. Sulla teoria dei giochi torneremo nel prossimo paragrafo. 3.3 La teoria dell utilità attesa. Nel 1944 Von Neumann e Morgerstern hanno formulato una teoria normativa della decisione, secondo cui un azione è razionale se massimizza l utilità derivante dall esito di una scelta. Mediante l introduzione del metodo probabilistico, von Neumann e Morgerstern hanno riproposto in termini più realistici le eroiche assunzioni della teoria standard, mantenendo il metodo assiomatico, l eleganza formale e l indipendenza dai vincoli del decisore. La teoria dell utilità attesa rimase a lungo al margine della teoria neoclassica, ma divenne in seguito un fertile terreno da cui emersero molti lavori di economia sperimentale. Oltre alle critiche di stampo cognitivista che sottolinearono la non rispondenza empirica tra le assunzioni sulle capacità degli agenti economici e le effettive caratteristiche umane nell acquisire e processare solo quantità limitate di informazioni, emersero altre critiche che investirono direttamente la struttura interna della teoria e in particolare i principi di invarianza, transitività e dominanza. Ed è interessante sottolineare che queste critiche si svilupparono sul nuovo terreno della verifica empirica della validità della teoria, mediante l uso di test sperimentali Gli esperimenti di Allais (1953) Una delle più famose violazioni della teoria dell utilità attesa è quella verificata sperimentalmente da Allais nel 1953 e nota come paradosso di Allais. La tecnica sperimentale utilizzata da Allais fu molto semplice e si basava sull uso di questionari ipotetici che non prevedevano alcuna remunerazione. I soggetti dovevano compiere due scelte tra alternative diverse. La prima scelta era tra le alternative A e B, la seconda tra le alternative B e C. Ciascuna alternativa era caratterizzata da un diverso esito, certo o aleatorio. Gli esiti delle varie alternative erano: 25 A proposito di questo dibattito si veda ad esempio Roth (1993). 11

12 alternativa A alternativa B alternativa C alternativa D Certezza di guadagnare 100 franchi * Probabilità 0.1 di guadagnare 500 franchi * Probabilità 0.89 di guadagnare 100 franchi * Probabilità 0.01 di guadagnare 0 * Probabilità 0.11 di guadagnare 100 franchi * Probabilità 0.89 di guadagnare 0 * Probabilità 0.1 di guadagnare 500 franchi * Probabilità 0.9 di guadagnare 0 In base alla teoria dell utilità attesa, un individuo che preferisce A rispetto a B deve anche preferire C a D. Indicando con u(x) l utilità derivante all individuo dalla somma x, posto che l alternativa A sia preferita a B, si ricava che u(100)>0.1*u(500)+0.89*u(100)+0.01*u(0) 0.11*u(100)>0.1*u(500)+0.01*u(0) Se D è preferito a C si ha 0.11*u(100)+0.89*u(0)<0.1*u(500)+0.9*u(0) 0.11*u(100)< 0.1*u(500)+0.01*u(0) Ma l esperimento dimostrò che molti individui preferivano A a B e D a C, contraddicendo così le assunzioni alla base della teoria. L esperimento di Allais fu ripetuto, in forma più o meno simile, da altri autori, con risultati analoghi anche in esprimenti remunerati, in cui i soggetti effettuavano quindi scelte reali (con cifre però inferiori rispetto a quelle del questionario originale) Gli esperimenti di Kahneman e Tversky A partire dagli anni 70 Kahneman e Tversky hanno sviluppato il lavoro di Allais 26. Con i loro esperimenti essi hanno dimostrato come gli individui, a differenza di quanto sostenuto dalla teoria dell utilità attesa, valutino le probabilità ed effettuino scelte in condizioni di incertezza utilizzando regole euristiche che conducono ad errori sistematici. In estrema sintesi, Kanheman e Tversky sostengono che il ragionamento umano sia costellato da punti deboli e quindi da continui fallimenti della razionalità, così com'è intesa nell'approccio maximizing. Ciò è dovuto ai limiti delle capacità di calcolo della nostra mente, ma anche e soprattutto al fatto che nei processi di scelta agiscono impulsi biologici che spesso si manifestano come emozioni. Uno degli esiti più famosi degli esperimenti di Kahneman e Tversky è la dimostrazione della non validità del principio di invarianza, secondo cui se un esito viene preferito ad un altro, tale ordine di preferenze non può essere modificato o rovesciato per effetto del modo con cui le opzioni sono messe a confronto. Il ragionamento probabilistico degli individui non corrisponde inoltre alle regole della teoria delle probabilità (Kahneman, Slovic e Tversky 1982) 27. Queste critiche sono state confermate anche successivamente da diverse sessioni sperimentali condotte in contesti diversi e utilizzando soggetti diversi (non solo studenti, ma 26 Si veda in particolare Kahneman e Tversky (1979). 27 Questi studi sono anche alla base di un nuovo approccio all insegnamento della statistica. Si veda ad esempio Konold (1995) e Garfield (1995). 12

13 anche professionisti e manager 28 ). In genere gli esperimenti prevedevano risposte a questionari ipotetici. Risultati analoghi sono stati però ottenuti introducendo payoffs nella prova. La violazione del principio di invarianza è stata ad esempio verificata sottoponendo ai soggetti i due casi seguenti. Caso I. Assumi di essere più ricco di 300$ di quanto sei oggi. Devi scegliere tra: * un guadagno sicuro di 100$ *50% di possibilità di vincere 200$ e 50% di non vincere nulla Caso II. Assumi di essere più ricco di 500$ di quanto sei oggi. Devi scegliere tra: * una perdita sicura di 100$ * 50% di possibilità di perdere 0 e 50% di perdere 200$ In entrambi i casi i soggetti dovevano scegliere tra 400$ certi e una lotteria con pari possibilità di vincere 500$ o 300$. Ma le alternative erano presentate in maniera diversa. Questa variazione ebbe un effetto estremamente rilevante sulle preferenze. Mentre il 72% dei soggetti preferì il guadagno sicuro nel caso I, solo il 36% degli stessi soggetti optò per la stessa alternativa nel caso II. Nel caso I, di fronte alla possibilità di un guadagno, la maggioranza dei soggetti si rivelò avversa al rischio. Nel secondo caso, a fronte dell eventualità di una perdita, i soggetti si rivelarono in maggioranza favorevoli al rischio. Questi risultati sono stati utilizzati da Kahneman e Tversky anche per elaborare una nuova teoria, la Prospect Theory, coerente con l evidenza empirica, che dimostra come, in molti contesti, gli individui siano in genere più avversi alle perdite di quanto non siano attratti dai guadagni di pari ampiezza. Secondo Kahneman e Tversky, dagli esperimenti emergerebbe che gli individui darebbero un valore quasi doppio a perdite di modesta entità rispetto ad analoghi guadagni. Nella Prospect Theory la funzione di utilità attesa è sostituita da una funzione del valore. I risultati sono ponderati con pesi decisionali che sono funzione delle probabilità ma non sono probabilità. Gli esiti delle scelte vengono valutati rispetto ad un punto di riferimento rappresentato dallo status quo e non in termini assoluti. Negli esperimenti di Kahneman e Tversky i soggetti hanno dimostrato di preferire lo status quo ad una lotteria in cui si può vincere 11$ o perdere 10$ con pari probabilità. Il valore atteso della lotteria è positivo e, quindi, in base alla teoria dell utilità attesa, preferibile allo status quo. L avversione alla perdita è dovuta all endowment effect, come è stato definito da Thaler (1980). Si tratta di un fenomeno psicologico che spinge un soggetto che acquisisce la proprietà di un bene ad attribuire al bene stesso un valore maggiore rispetto a quello che gli attribuiva in precedenza, per il semplice fatto di possederlo. 29 La funzione del valore che risulta è a forma di S ed è centrata rispetto al punto di riferimento che coincide con l origine. Tale funzione è concava per i guadagni e convessa per le perdite ed è più inclinata per le perdite che per i guadagni e illustra analiticamente come le scelte siano influenzate dal modo in cui il problema è formalizzato. Gli esiti, come già detto, risulteranno differenti a seconda che uno stesso problema venga presentato in termini di perdita o di guadagno. In seguito, Kahneman e Tversky (1992) hanno proposto una nuova versione della teoria, fondata su nuovi esperimenti, che, utilizzando pesi cumulativi per ponderare i possibili esiti, estende la versione originale alle situazioni di incertezza, oltre che a quelle di rischio, in cui sono possibili anche più di due esiti contrapposti 30 (si veda anche Wakker e Tversky 1993). 28 Spesso, per motivi di comodità negli esperimenti vengono utilizzati studenti. Anche questo ha costituito un motivo di critica per l economia sperimentale. Si considerino ad esempio gli esperimenti che simulano il comportamento delle imprese sui mercati, - tali esperimenti sono discussi nel paragarafo successivo. I critici della sperimentazione hanno messo in evidenza che le imprese sono gestite da manager esperti e non da giovani studenti, quindi i risultati ottenuti sarebbero di scarso interesse. Per questo motivo sono stati condotti taluni esperimenti utilizzando manager e non studenti. Talvolta non sono emerse significative differenze. Talaltra sì, poiché i manager tendevano a comportarsi in base alle proprie conoscenze e abitudini, non adattandosi alle condizioni di neutralità richieste dagli esperimenti, dimostrando dinamiche path-dependent (si veda oltre). A proposito di questi aspetti si vedano Friedman e Sunder (1994, p. 40) e Davis e Holt (1993, p. 17). 29 A proposito dell endowment effects si veda anche Kaheman, Knetsch e Thaler (1990). 13

14 Negli anni 80, l approccio sperimentale si dimostra particolarmente fecondo nell ambito della teoria microeconomica della domanda. Partendo dai limiti della teoria dell utilità attesa, Bell (1982), Loomes e Sudgen (1982) sviluppano simultaneamente, dopo una serie di esperimenti, un altra teoria alternativa all utilità attesa, la Regret Theory. Alla base di questa teoria c è l idea che quando un individuo si trova a scegliere tra due o più alternative, egli non decide solo sulla base del concetto di acquisizione dell opzione scelta, ma anche in termini di rinuncia alle alternative scartate. Scoprendo, in seguito, che un alternativa scartata avrebbe dato esiti migliori, egli prova dispiacere (regret). In altri termini il soggetto non ragiona solo in termini di guadagno, ma contemporaneamente di guadagno e perdita, soppesando il piacere per ciò che acquisisce e il dispiacere per quello a cui rinuncia. Questo dispiacere, provato ex post, è incorporato nella funzione di utilità dell individuo. 31 Questa teoria è stata testata con dati sperimentali. Gli esiti sono stati prevalentemente, ma non univocamente, favorevoli (Loomes, 1987a e 1987b). Oltre a Prospect Theory e Regret Theory sono state sviluppati altri approcci alternative a quello proposto da von Neumann e Morgenstern. 32 Recentemente alcune di queste teorie sono state comparate da Hey e Orme (1994). Utilizzando i dati sperimentali relativi a decisioni di scelta individuale, gli autori stimano una serie di generalizzazioni della teoria dell utilità attesa, tra cui la Prospect theory al fine di valutare la eventuale superiorità di uno dei modelli alternativi. Tuttavia da questo confronto la teoria dell utilità attesa esce ancora intatta, anche se i risultati devono essere letti con cautela, in quanto il campione sottoposto a esperimento non è, a detta degli stessi autori, rappresentativo. In altri esperimenti John Hey, uno dei principali economisti sperimentali, direttore del laboratorio dell Università di York, ha riscontrato come, nonostante i soggetti prendano decisioni utilizzando regole non ottimali (regole del pollice), 33 i risultati a livello aggregato di statica comparata tendano ad essere all incirca quelli previsti dalla teoria dell utilità attesa (Hey 1982). Risultati analoghi sono stati riscontrati in esperimenti su consumo e risparmio intertemporale si vedano ad esempio Hey (1987), Hey e Dardanoni (1988) La distinzione tra rischio e incertezza fu introdotta per la prima volta da Knigth (1921, p. 19): "c'è una fondamentale differenza tra una determinata incertezza o rischio e una indeterminata e non misurabile". Si può definire l'incertezza come l'assenza di informazioni relative alla probabilità oggettiva di eventi futuri rilevanti ai fini delle scelte che gli agenti economici devono compiere. Invece si ha rischio quando: i) assumendo che i possibili stati del mondo non si escludono a vicenda, ad ogni singola decisione è associata una molteplicità di conseguenze, ciascuna delle quali corrisponde alla realizzazione di un particolare stato del mondo; ii) l'agente economico attribuisce determinate probabilità ai possibili stati del mondo. La Prospect Theory risulta estesa alle situazioni di incertezza in virtù della sostituzione delle probabilità associate agli eventi con i pesi decisionali. 31 Proviamo a illustrare questo concetto con un piccolo esempio tratto da Butler-Hey (1987). A man in a restaurant studies the menu, and after due deliberation is unsure wheter to choose lemon sole or fillet steak. Finally, he decides to go for the lemon sole. When the waiter arrives to take his order, he informs the man tha roast chicken, not mentioned on the menu, is also available. "In that case", replies the man, "I'll have the steack".(p. 162). Se l individuo avesse avuto una chiara preferenza per la sogliola avrebbe confermato comunque la sua scelta, ma visto il comportamento, la scelta della sogliola risultava da valutazioni di tipo regret, e la sua struttura di valutazione è stata chiaramente alterata con l introduzione di un altra alternativa. 32 Alcuni riferimenti si trovano in Hey(1991), Camerer (1989) e Machina (1989). 33 Con questa espressione si indica una regola decisionale di semplice applicabilità, che non necessariamente garantisce la scelta migliore. 34 Connessi a questo filone e a quello successivo ci sono gli studi sperimentali condotti nell ambito del marketing per analizzare i comportamenti dei consumatori. Si tratta di esperimenti con obiettivi, almeno in linea di principio, diversi da quelli dell economia sperimentale. Le metodologie e alcuni riferimenti teorici sono però in realtà simili. Gli esperimenti condotti nell ambito degli studi di marketing presentano obiettivi molto pratici, quali verificare le variabili utilizzate dai consumatori nei processi di scelta o capire su quali basi avvenga il confronto tra due beni analoghi ma di marca differente. A questo proposito si veda ad esempio Dalli e Tedeschi (1997). Alcuni esperimenti di marketing sono descritti anche in Rumiati (1990). Negli ultimi anni questi studi sono stati estesi al commercio elettronico. A questo proposito si veda il sito 14

15 In conclusione, si può affermare che i principali lavori ricollegabili a questo filone dell economia sperimentale hanno finito inevitabilmente con il mettere in discussione, implicitamente o esplicitamente, le ipotesi alla base della teoria neoclassica. In particolare, come abbiamo visto, è stata messa in discussione la teoria dell utilità attesa. E per quanto non sia ancora emerso un approccio alternativo dominante, come è stato osservato da Guala e Salanti (1998, p. 9), i teorici della teoria dell utilità attesa sono ormai ben consapevoli dei risultati sperimentali e delle sfide che essi pongono alla teoria. 3.4 Esperimenti sui mercati Accanto al filone sui processi individuali decisionali, ne esiste un altro, altrettanto vasto, che concerne gli esperimenti sui mercati. Anzi spesso si tende a pensare che lo sperimentalismo in economia sia cominciato in questo settore. Infatti, sebbene come abbiamo visto non fu il primo, il lavoro generalmente ricordato come capostipite dell economia sperimentale è quello di Edward Chamberlin del 1948, in cui si simularono le transazioni di un bene in un mercato concorrenziale, verificando prezzi e quantità scambiate. Chamberlin divise gli studenti del suo corso in due gruppi: consumatori e venditori. La struttura della domanda o dell offerta di ciascuno (cioè l utilità di ciascuna unità acquisita dai consumatori o il costo di ciascuna unità prodotta dai venditori) era indicata su un foglio consegnato all inizio dell esperimento. I venditori guadagnavano la differenza tra il prezzo al quale vendevano l unica unità di cui disponevano e il costo di produzione. I consumatori invece guadagnavano la differenza tra il prezzo di acquisto e l utilità attribuita ex-ante al bene. Costi di produzione e utilità differivano per ciascuno dei consumatori e degli acquirenti. A ciascun partecipante erano ignoti i prezzi degli altri. Il mercato inoltre non presentava alcuna forma di regolamentazione. Gli studenti erano cioè liberi di circolare per la classe e contrattare liberamente con chi desideravano. Alla fine venivano registrate quantità totali scambiate e prezzi ai quali erano avvenuti gli scambi. Anche in questo caso i guadagni erano ipotetici, non era infatti prevista alcuna remunerazione. Dati i prezzi di riserva e i costi dei due gruppi di giocatori, era possibile costruire le curve aggregate di domanda e offerta di mercato e quindi calcolare il prezzo di equilibrio previsto in base alla teoria. Furono testate trentasei diverse combinazioni di curve di domanda e offerta (variando le combinazioni di costi di produzione e utilità dei beni) e i risultati ottenuti violarono sistematicamente le conclusioni della teoria sia in termini di quantità scambiate che di prezzi. Malgrado ciò, Chamberlin presentò obiettivi e risultati del suo esperimento con molta cautela - The purpose of this article is to make a very tiny breach... (Chamberlin 1948, p. 95) - e negli anni successivi non sviluppò il lavoro iniziato. Il suo articolo non ebbe una particolare risonanza fino agli anni 60, quando questi esperimenti furono ripresi e sviluppati da Vernon Smith (1962), un allievo di Chamberlin che aveva partecipato all esperimento del Smith introdusse in questo esperimento una struttura istituzionale nei mercati, cioè un meccanismo per raccogliere domanda ed offerta a ciascun livello di prezzo. Si trattava di una vera e propria forma di regolamentazione, la cui presenza comportò risultati diversi da quelli ottenuti nel Dopo un certo numero di sessioni di prova, nei quali i soggetti apprendevano il funzionamento del mercato, quantità scambiate e prezzi tendevano a diventare simili ai valori previsti dalla teoria. Il numero di sessioni necessarie a raggiungere l equilibrio variava in base al tipo di istituzione. La forma istituzionale che si dimostrò più efficiente fu quella denominata double-action, in cui nello stesso turno ai soggetti era consentito effettuare diverse domande e offerte entro un dato limite di tempo. Prezzi e quantità ottenuti con questa forma istituzionale risultavano più vicini a quelli di equilibrio, già dopo un numero molto basso di round di prova. Le varie forme istituzionali prevedevano diverse forme di asta, caratterizzate da meccanismi alternativi di dichiarazione dei prezzi, con la possibilità di scambiare quantità maggiori o minori del bene. 15

16 Questi esperimenti hanno avuto in seguito un grosso sviluppo 35 e sono stati successivamente estesi anche ad altre forme di mercato, quali monopolio e oligopolio, incrociandosi con la teoria dei giochi e le relative analisi sperimentali, alcune delle quali sono illustrate nel paragrafo successivo. Oggi tra i principali esponenti di questo filone, oltre a Vernon Smith, direttore di uno dei principali laboratori di economia sperimentale presso l Università dell Arizona, occorre annoverare Charles Plott del California Insitute of Technology e A. Roth dell Università di Harvard. Gli esperimenti sui mercati si sono sviluppati soprattutto in una direzione applicata che ha lasciato in secondo piano gli aspetti prettamente teorici. Alcuni di questi lavori sono stati, ad esempio, realizzati per verificare comportamenti ritenuti contrari alle norme antitrust. Altri sono stati utilizzati invece per testare l efficacia di alcune norme prima di renderle obbligatorie e operative (esperimenti di questo tipo sono definiti testbed). 36 A questo proposito è significativo il parere di Roth il quale auspica per questo settore dell economia sperimentale un ruolo di microingegneria sociale, il cui compito non dev essere solo quello di comprendere, ma anche quello di trovare soluzioni. Egli intravede addirittura una nuova area di consulenza, che riguarda la progettazione di istituzioni. 37 Just as chemical engineers are called upon not merely to understand the principles which governs chemical plants, but to design them... a misure of the successof microeconomics will be the extent to which it becomes the source of pratical advice... (Roth 1991, pag 113). Tuttavia anche in questo filone l influenza del lavoro sperimentale sulla teoria dominante è stata poco rilevante. Negli esperimenti sui mercati raramente si ritrovano analisi approfondite delle implicazioni che avrebbero per la teoria. Questo non ha impedito al filone di assumere una notevole rilevanza, al di fuori della teoria economica, nel campo dell attività consulenziale Esperimenti per testare la teoria dei giochi Come abbiamo già affermato, l intreccio tra economia sperimentale e teoria dei giochi è evidente sin dalle origini 38. Spesso alcuni teorici della teoria dei giochi sono esponenti dell economia sperimentale e anche a chi ha solo una conoscenza superficiale della teoria dei giochi, appare evidente come essa si presti con facilità, rispetto ad altre teorie, ad essere testata sperimentalmente. In molti casi, infatti, il test è quasi immediato e suggerito dalla teoria stessa. Innocenti (1995) individua due approcci sperimentali originatisi a partire dalla teoria dei giochi e sviluppatisi nel corso degli anni 50. Il primo si occupò di aspetti che riguardavano l economia solo indirettamente, investendo soprattutto studi di carattere psicologico, sociale e politologico. Gli articoli relativi a tali esperimenti erano generalmente pubblicati su riviste non economiche Per una rassegna dei risultati di questi esperimenti si veda Davis e Holt (1993). Il meccanismo della doppia asta è un meccanismo molto simile a quello utilizzato, nella realtà, in alcuni mercati mobiliari. Questa somiglianza è stata incrementata dall introduzione dei personal computer negli esperimenti di questo tipo. Sono stati realizzati anche esperimenti che prevedevano una serie di mercati sui quali gli agenti operavano in contemporanea. Il meccanismo del double-action è diventato un termine di riferimento per valutare l efficienza di altri mercati. 36 Si veda ad esempio Plott (1996). Alcuni sperimenti di tipo testbed sono descritti anche nel sito web dell Università dell'arizona dove lavora Smith Ad esempio è descritto un esperimento per valutare gli effetti della deregolamentazione del mercato elettrico. Questi esperimenti sono utilizzati anche con scopi didattici e dimostrativi. Altri esempi si trovano nella già citata pagina di Plott presso il California Insitute of Technology A tal proposito si vedano Innocenti (1995) e Roth (1993). 39 Anche gli economisti, come abbiamo già visto, furono spesso costretti a pubblicare i loro primi articoli di economia sperimentale su riviste non economiche: When I began my own experimental work about a dozen years ago, it was most convenient to publish the results in journals of psychology and business (Roth 1987, pag. 1) 16

17 Il secondo approccio è quello dei business game in cui la dimensione sperimentale derivava unicamente dalla creazione di un ambiente simulato con il fine di addestrare e selezionare i manager. Le teorie economiche non erano messe in discussione, ma accettate come sfondo dell esperimento. Il primo business game fu realizzato da Richard Bellman, insiemi ad altri ricercatori, e presentato in un articolo nel Il gioco simulava un mercato oligopolistico. Ogni giocatore doveva dirigere un impresa. Il suo compito era di determinare il prezzo di vendita del bene avendo a disposizione una serie di informazioni sulla propria impresa e sul mercato nel periodo precedente. Il gioco veniva ripetuto per un certo numero di turni. A partire dai lavori di Hoggatt (1959) e di Siegel e Fouraker (1960), i business game iniziarono ad essere utilizzati come uno strumento per verificare la teoria. Un ruolo di primo piano nello sviluppo di questo filone spetta alla RAND Corporation che nel 1952 promosse a Santa Monica il seminario The design of experiments in decision processes e alla quale facevano riferimento i principali esponenti della teoria dei giochi e dell economia sperimentale americani. In January 1950, at the Rand Corporation, Dresher and Flood carry out an experiment which introduced the game later becamed known as Prisoner's Dilemma 40. A due giocatori, che non potevano comunicare tra di loro, veniva presentata una matrice come quella riportata di seguito. colonna 1 colonna 2 Riga 1-1, 2 0.5, 1 Riga 2 0, 0.5 1, -1 Ciascuno doveva scegliere, in ognuno dei cento turni in cui si svolgeva il gioco, rispettivamente una riga o una colonna. A ciascuna delle quattro possibili combinazioni di colonna/riga che i giocatori potevano scegliere, erano associate le ricompense (pay-off) reali in pennies riportate in tabella. Sommando le ricompense ottenute nei vari turni si determinava la vincita complessiva di ciascun giocatore. In un gioco di questo tipo, in forma singola, l equilibrio (di Nash) 41 è dato dalla combinazione di riga 2 e colonna 1. Per il soggetto che sceglie rispetto alle righe è infatti sempre preferibile la riga 2, che garantisce il miglior risultato, indipendentemente dalla scelta dell avversario (0 contro -1 se la scelta è colonna 1, 1 contro 0.5 se la scelta è colonna 2). Analogamente si trova che la scelta razionale rispetto alle colonne è colonna 1. Le conclusioni di Dresher e Flood furono che i soggetti tendevano a privilegiare un comportamento diverso da quello previsto dalla teoria, sebbene non optassero per un comportamento perfettamente cooperativo. Queste conclusioni si basavano sull analisi dei payoffs di una coppia di giocatori, riportati in Flood (1952) e (1958). Nel rapporto che descrisse il lavoro fu riportata anche l interpretazione data da Nash, diversa da quella degli autori. Nash segnalò che la differenza rispetto alla teoria era dovuta ad una serie di fattori: i giocatori interagivano per cento turni e quindi la strategia di ciascuno doveva tenere conto delle reazioni dell altro. I risultati sarebbero stati diversi se alcune condizioni fossero state diverse (coppie diverse per ogni turno, scelte del partner rivelate solo alla fine dei cento turni, numero complessivo di turni indeterminato). Il commento di Nash segnalò una serie di punti che furono al centro della ricerca negli anni successivi. In particolare le considerazioni sull importanza dell apprendimento nei giochi ripetuti furono sviluppate negli anni 80 da Axelrod. Egli invitò molti individui, geograficamente distanti, a ripetere l esperimento un numero elevato di volte, mediante l uso di un software per A proposito del ruolo dell economia nello sviluppo delle tecniche sperimentali nell ambito delle discipline sociali, si considerino anche le affermazioni di Simon I do not think that impetus for experimentation within a game-theoretical framework initially came from economists, but rather from psychologists... statisticians and interdisciplinary types close to cybernetics and management science. (Simon, in Smith 1992, pp ) 40 La famosa storia associata al gioco è dovuta a A.W. Tucker. La pubblicazione del memorandum di Tucker del (1950) avvenne nel Com è noto, nella teoria dei giochi si definisce Equilibrio di Nash, dal nome del matematico John Nash insignito del premio Nobel, la situazione in cui esiste un set di strategie e corrispondenti payoffs tale che nessun giocatore può migliorare la propria posizione cambiando la sua strategia mentre gli altri giocatori mantengono le proprie immutate. 17

18 computer. A differenza di quanto succede nel dilemma del prigioniero (competizione strategica ed equilibrio di Nash ), i risultati di Axelrod (1984) misero in luce che nei giochi ripetuti, sempre in condizioni di incertezza e non comunicabilità, emerge un comportamento cooperativo, con un esito paretiano e non di Nash. Il dilemma del prigioniero è stato comunque utilizzato in un numero veramente molto ampio di esperimenti realizzati in forme diverse, in contesti singoli o ripetuti e contestualizzando l esperimento in vari framework analitici. E se i giocatori di Dresher e Flood dovevano semplicemente indicare il numero della riga o della colonna e la matrice dei payoff era asimmetrica, generalmente negli esperimenti successivi si utilizzarono matrici simmetriche 42 e i giochi furono presentati utilizzando contesti di natura diversa (ad esempio scegliere se inquinare o no, oppure se pagare le tasse o evadere 43 ). Sempre in questo ambito, Siegel e Fouraker (1960) descrissero una serie di esperimenti, proseguiti poi negli anni successivi, che avevano l obiettivo di sottoporre a verifica alcuni modelli di contrattazione (in una situazione di monopolio bilaterale) riformulati utilizzando la teoria dei giochi. 44 Questi esperimenti presentano una serie di motivi di interesse anche da un punto di vista metodologico. Furono infatti realizzati con estrema cura e nell esposizione riportavano una dettagliata descrizione delle regole seguite, elemento invece molto carente nei primi lavori di economia sperimentale 45. I partecipanti agli esperimenti furono motivati con una remunerazione monetaria e anche questo aspetto fu analizzato in dettaglio dagli autori. 46 Siegel e Fouraker analizzarono anche la rilevanza dell informazione disponibile ai giocatori confrontando situazioni in cui gli individui conoscevano solo il proprio payoff, con altre in cui uno solo dei soggetti disponeva di maggiori informazioni e con contesti in cui entrambi disponevano di piena informazione. 47 I due autori fecero inoltre molta attenzione a fare in modo che i soggetti interagissero in maniera anonima in modo da evitare di introdurre nell'esperimento fattori sociali non controllati. Sempre nell ambito della teoria dei giochi occorre menzionare il contributo di Thomas Schelling con una serie di esperimenti, condotti tra gli anni 50 e 60, che riguardavano i punti focali e fornirono anche importanti indicazioni metodologiche a proposito della progettazione degli esperimenti 48. Gli esperimenti di Schelling erano basati su quesiti del tipo illustrato di seguito. Tu e il tuo partner (rivale) riceverete 100 $ se riuscirete ad accordarvi su come dividerli senza comunicare. Ognuno deve scrivere l'ammontare della cifra che attribuisce a se stesso su un foglio. Se le due cifre sommano a 100$ ciascuno riceve la cifra indicata sul foglio, altrimenti nessuno riceve nulla. Tu e i tuoi due partners (rivali) siete identificati ciascuno da una lettera (A, B o C). Ognuno deve scrivere le tre lettere in sequenza, senza comunicare con gli altri. Se la sequenza è la stessa per tutti e tre i soggetti, il soggetto la cui lettera è indicata per prima nella sequenza riceve 6 $, il soggetto la cui lettera è indicata per seconda nella colonna riceve 3 $ e il soggetto la cui lettera è indicata al terzo posto riceve 1 $. Se le sequenze sono diverse, nessuno riceve nulla. Nel primo caso, i soggetti tendevano a scegliere 50$. Questo comportamento potrebbe essere spiegato con la preferenza per una soluzione equa. In realtà la scelta di una equa divisione 42 Le matrici simmetriche prevedono pay-offs analoghi a parità di esito. 43 Si veda, ad esempio, Kagel e Roth (1995). 44 In questi esperimenti è particolarmente evidente l intreccio con il filone illustrato precedentemente sui mercati. 45 A partire dal 1991, Econometrica ha introdotto una serie di requisiti che i lavori sperimentali devono soddisfare per poter essere presi in considerazione per la pubblicazione. Gli esperimenti devono essere descritti in maniera molto dettagliata, specificando, ad esempio, tipo di soggetti partecipanti, presenza o meno di remunerazione, numero dei soggetti ed eventuale numero di turni, ecc. 46 Se le differenze tra i payoffs della situazione ottimale e delle situazioni vicine all ottimo non erano molto elevate i soggetti rinunciavano a contrattare fino al punto di massima efficienza. 47 Al crescere dell informazione i soggetti tendevano ad instaurare rapporti collusivi stabili. 48 Si vedano ad esempio Schelling (1957), (1958) e (1960). 18

19 della somma può anche essere spiegata con la considerazione che 50$ rappresenta un punto focale, cioè un punto che risulta evidente in maniera automatica alla maggioranza degli individui. Allo stesso modo la sequenza A, B, C del secondo quesito rappresenta un punto focale. Tale sequenza fu scelta nel maggior numero dei casi, pur implicando payoffs disomogenei. Da un punto di vista metodologico, questo lavoro mise in evidenza che i dati raccolti e la loro interpretazione possono dipendere dal modo in cui l esperimento è costruito. Altro esperimento che merita di essere ricordato è quello noto come Ultimatum Game (Thaler 1988). In questo contesto ci sono due giocatori, uno attivo e uno passivo. Al giocatore attivo è richiesto di proporre la divisione di una data cifra tra lui e il giocatore passivo. Se il giocatore passivo accetta la divisione, entrambi vincono la quota così suddivisa. Se il giocatore passivo rifiuta, entrambi non vincono nulla. La teoria sostiene che il giocatore attivo offrirà al giocatore passivo la minima frazione possibile della quota. Il giocatore passivo accetterà preferendo un guadagno ridotto ad un guadagno nullo. Le verifiche sperimentali evidenziano invece come nella maggioranza dei casi i soggetti attivi propongano divisioni paritarie della somma. Anche per questo filone non è possibile dare un quadro completo degli esperimenti realizzati. Le applicazioni sono state infatti moltissime e molto diversificate. Come già ricordato gli esperimenti basati sulla teoria dei giochi potrebbero rientrare anche in una delle altre categorie individuate in quanto la stessa teoria dei giochi è stata applicata a settori diversi della scienza economica. Gli esperimenti condotti nell ambito della teoria dei giochi hanno inoltre fornito risultati utili anche da punto di vista metodologico, rappresentando un punto di riferimento importante anche per gli altri filoni. 3.6 Esperimenti sull apprendimento e sulla formazione delle routines I primi esperimenti Sul finire degli anni 80 è emerso un nuovo filone di experimental economics che si è posto l obiettivo di analizzare i meccanismi di apprendimento e di creazione delle routines, a livello individuale e organizzativo. Per quanto molto recente esso affonda le radici nella letteratura che intreccia psicologia ed economia, così come era venuta emergendo negli anni 50 ad opera soprattutto di H. Simon, che ha fornito importanti contributi a partire dalla fine degli anni 40 (Simon 1947), culminati nella formulazione dell ipotesi di razionalità limitata degli agenti. Questo filone pone al centro dell attenzione l'analisi delle capacità cognitive e computazionale reali dei soggetti, esplorate anche dalla psicologia cognitiva, che non trovano alcun riscontro nei modelli decisionali dell economia standard. Man mano che la ricerca è avanzata su questa strada, i processi di apprendimento hanno assunto sempre maggiore centralità. Ciò significa che l analisi si è incentrata sulla specifica capacità umana di modificare il comportamento in base all esperienza. Certo la presenza dell apprendimento è riscontrabile anche nell'impostazione analitica di Von Neumann- Morgerstern, dove il comportamento strategico degli individui si basava sulla capacità degli stessi di rappresentarsi il mondo in un contesto di incertezza (seppur inteso come rischio secondo Knight). Ma in questo contesto essa rimane finalizzata solo alla definizione di razionalità strategica e non presenta la ricchezza analitica che dimostrerà di avere nei prosecutori del lavoro di Allais. Per capire meglio questo aspetto, occorre precisare più approfonditamente il concetto di apprendimento. Si può parlare di apprendimento di tipo associazionista, come un aspetto del mondo naturale, come fenomeno di associazione di stimoli e risposte, oppure di apprendimento di tipo cognitivista. In questo secondo caso, si descrive un fenomeno diverso, un processo attivo che il soggetto mette in atto nel rappresentarsi l ambiente. Questo meccanismo è legato alle cognizioni individuali del mondo esterno (percezioni, interpretazione dei dati, costruzione della conoscenza) e al modo in cui queste cognizioni determinano l azione. Gli esperimenti condotti in questo settore partono in genere dalla creazione di una situazione, controllata, in cui i soggetti si trovino ad affrontare un problema nuovo che devono imparare a risolvere. 19

20 Diversi studi sui processi decisionali si sono occupati di analizzare sperimentalmente i meccanismi di acquisizione dell informazione, utilizzando a tal fine tecniche di tracciamento del pensiero (process tracing methods). I soggetti vengono impegnati in situazioni nelle quali devono effettuare una scelta che richiede l utilizzo di una serie di informazioni. Vengono creati contesti in cui le informazioni utilizzate dagli individui per prendere le decisioni possono essere osservate. I dati raccolti riguardano le informazioni richieste, la sequenza di acquisizione delle stesse, la quantità di informazione utilizzata, il tempo per cui essa viene utilizzata. Alcuni esperimenti di questo tipo sono descritti ad esempio da Rumiati (1990) o nel manuale del software Mouselab della Wharton School (reperibile presso il sito web Per raccogliere informazioni di questo genere sono state utilizzate metodologie diverse. Uno degli strumenti utilizzati è la protocol analysis: ai soggetti viene richiesto di pensare ad alta voce mentre stanno effettuando una scelta che comporta l utilizzo e la ricerca di informazioni diverse. Queste possono essere rese disponibili in forma diversa. Una possibilità è quella di predisporre una bacheca con una serie di buste appese. Dentro ogni busta è riportata un informazione. In questo modo, conoscendo le buste visualizzate dal soggetto è possibile sapere quali informazioni ha analizzato. Un altro modo è quello di utilizzare strumenti che registrano i movimenti oculari mentre il soggetto analizza le informazioni riportate su una matrice. Altra possibilità è quella di utilizzare programmi per computer costruiti appositamente. Ciascuna informazione è inizialmente nascosta e viene visualizzata in risposta a determinate azioni del soggetto, compiute, ad esempio, con il mouse. Lo schermo potrebbe contenere il disegno di una griglia con un certo numero di celle. Per visualizzare una particolare informazione, il soggetto dovrebbe selezionare con il mouse la cella in cui essa è contenuta. Questo modo di acquisire informazioni è assolutamente naturale per chi dispone di una certa familiarità con i personal computer ed è facilmente assimilabile anche da utenti non esperti. Tuttavia il meccanismo scelto per la raccolta dei dati non è ininfluente sull esito finale. In base al tipo di meccanismo utilizzato, varia il tempo e la complessità nell acquisizione dell informazione. Negli esperimenti che utilizzano tecniche di analisi dei movimenti oculari, la ricerca e l acquisizione dell informazione è senza dubbio più rapida e meno macchinosa rispetto agli esperimenti in cui le informazioni sono riportate dentro buste appese ad una lavagna. La possibilità di rivedere più volte le stesse informazioni è rilevante anche in virtù dei limiti della memoria a breve termine. Non sono chiare a priori le eventuali distorsioni derivanti dall utilizzo di una tecnica piuttosto di un altra. I soggetti potrebbero utilizzare meccanismi di acquisizione dell informazione diversa in base al tipo di situazione. Sarebbero quindi auspicabili esperimenti realizzati in parallelo con le diverse procedure per testare la robustezza dei risultati. Negli ultimi anni si sta peraltro autonomamente sviluppando un contesto elettronico in cui le informazioni vengono selezionate utilizzando il mouse (come nel software sviluppabile con Mouselab), in cui è disponibile una quantità smisurata di informazione da analizzare e in cui avvengono scelte di consumo reali e non solo simulate. Si tratta del World Wide Web che è basato sugli ipertesti, cioè su testi in cui determinate parole chiave o determinate immagini rimandano ad altre pagine contenenti ulteriori informazioni. Lo sviluppo del commercio elettronico via Internet crea in questo modo dei laboratori in cui le scelte di acquisto sono reali. Su uno stesso sito potrebbero essere pubblicizzati prodotti di marca diversa. Per ciascun prodotto potrebbero essere riportate, in pagine diverse, una serie di informazioni. Le variabili analizzate dal soggetto per scegliere quale bene acquisire diventano quindi osservabili. In questo modo è possibile raccogliere dati sulle modalità di scelta dei consumatori in situazioni reali e non solo in situazioni sperimentali Gli esperimenti più recenti: i processi di apprendimento differenziati. Da qualche tempo in alcuni laboratori si stanno studiando i processi di apprendimento, partendo dall'ipotesi che essi siano differenziati. Tale ipotesi è formulata sulla basa della 49 Per considerazioni su queste tematiche si veda ad esempio il sito internet: 20

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