Un bimbo, una famiglia
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- Alberta Longhi
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1 L INCHIESTA Adozione ed affido Un bimbo, una famiglia 10 Piccolo viaggio nel mondo delle adozioni e dell affido familiare. Dove si scopre che il Veneto... Circa 12 coppie del Veneto, su 100 mila residenti di età compresa fra i 30 ed i 59 anni, ogni anno, chiedono un bimbo in adozione. E sono esattamente 137 quelle che l hanno fatto, per quanto riguarda le adozioni internazionali, nel primo semestre In numeri assoluti il Veneto è la seconda regione in Italia come coppie, che dal 2001 ad oggi, hanno ottenuto un figlio adottivo proveniente da uno stato estero. Sono contro le della Lombardia. Seguono, distaccate, il Lazio (863) e la Toscana (863). In pratica, su 100 coppiie che ogni anno chiedono di adottare un figlio all estero, undici sono venete. Un ulteriore segnale di sensibilità verso il più debole, di etnia e colore diversi, che cozza decisamente contro gli stereotipi correnti. E non è certo un percorso semplicissimo, ottenere un figlio in adozione. I requisiti, molto rigidi nella legislazione italiana al fine di proteggere il minore, sono gli stessi sia per l adozione nazionale, sia per quella internazionale. Sono previsti dall art. 6 della legge 184/83 (modificata dalla legge 149/2001) che disciplina l adozione e l affidamento: "L adozione è permessa ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni, o che raggiungano tale periodo sommando alla durata del matrimonio il periodo di convivenza prematrimoniale, e tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto e che siano idonei ad educare, istruire ed in grado di mantenere i minori che intendano adottare." Riguardo all età, secondo la legge: la differenza minima tra adottante e adottato è di 18 anni, mentre la differenza massima tra adottanti ed adottato è di 45 anni per uno dei coniugi, di 55 per l'altro. Tale limite può essere derogato se i coniugi adottano due o più fratelli, ed ancora se hanno un figlio minorenne naturale o adottivo. Ciò vuol dire, per esempio, che se la futura madre ha 47 anni ed il futuro padre 56, la coppia può adottare un bambino non più piccolo di 2 anni. Se la futura madre ha 54 anni ed il futuro padre 63, la coppia può adottare un bambino non più piccolo di 8 anni. Se la futura madre ha 50 anni ed il futuro padre 68, la coppia può adottare un ragazzino di 13. I limiti introdotti dalla legge garantiscono all adottato genitori idonei ad allevarlo e seguirlo fino all età adulta, in una condizione analoga a quella di una genitorialità naturale. Questo secondo la nostra legge. Poiché, però, l'abbinamento con il bambino adottabile è deciso dall'autorità straniera, i limiti che il nostro legislatore ha spostato molto in avanti, per permettere anche a coppie non giovani di adottare, hanno poca efficacia nella realtà, perché la maggior parte dei paesi stranieri privilegia le coppie giovani. Quindi, per adottare bisogna: essere in due; essere coniugati al momento della presentazione della dichiarazione di disponibilità; provare documentalmente o per testimonianza, ove il matrimonio sia stato contratto da meno di tre anni, la continua, stabile, perdurante convivenza antecedentemente alla celebrazione del matrimonio per un periodo almeno pari al complemento a 3 anni; non avere in corso nessun procedimento di separazione, nemmeno di fatto. Infine, gli aspiranti genitori adottivi devono essere idonei ad educare ed istruire, e in grado di mantenere i minori che intendono adottare. È chiaro che per questi ultimi requisiti non si può procedere, come per i precedenti, con una semplice verifica formale, ma occorre una valutazione più complessa nel merito, cioè nei contenuti e nelle modalità del rapporto di coppia, che viene espletata dai Tribunali per i minorenni e realizzata tramite i servizi socio-assistenziali degli Enti locali, anche in collaborazione con i servizi delle aziende sanitarie locali; e ciò perché l'interdisciplinarità è necessaria per un'osservazione corretta della relazione di coppia e della sua reale disponibilità ad accogliere un figlio, delle sue risorse a fronteggiare le eventuali difficoltà di inserimento.
2 Ma una sentenza della Corte Costituzionale potrebbe cambiare tutto Secondo una sentenza di luglio scorso della Corte Costituzionale, anche in Italia i single possono adottare un bimbo. Cosa che già accade in molti stati esteri, ma che, come abbiamo visto, in Italia non è ancora contemplato dalle leggi vigenti. La storica sentenza ha premiato la tenacia di una donna cagliaritana, da luglio neomamma di una piccola bielorussa. Non ci speravo quasi più nella Corte costituzionale. Ma per Natasha avrei combattuto ancora una lunga battaglia durata otto anni, ha dichiarato alla stampa Annalisa Dessalvi, la donna cagliaritana che grazie ad una sentenza della Corte costituzionale diventerà la prima single italiana ad adottare un minore: una bambina bielorussa conosciuta nel 1997 e giunta in Italia a trascorrere le vacanze con un gruppo di bambini di Chernobyl. Ho sempre saputo ciò che stavo facendo, la tremenda lotta giudiziaria che stavo portando avanti. Spero che il mio diventi un caso pilota. Natasha è cresciuta in una situazione di terribile degrado familiare - ha raccontato la neo mamma - è da anni in un istituto e ha un handicap legato all'udito. Sono certa che nelle decisioni dei giudici costituzionali queste circostanze hanno avuto il loro peso. Il governo di Minsk fa di tutto per impedire le adozioni e i viaggi in Italia dei bambini di Chernobyl. La propaganda dice loro che qui verranno trattati male, che ci sarà chi verrà sfruttato e finirà su una strada. La vicenda ha provocato molte reazioni, anche contrastanti riaprendo il dibattito sull opportunità o meno che, con gli orfanotrofi all estero pieni di bambini che soffrono, sia giusto o meno negare una madre a un bambino solo perché lei è single. Risale al 4 agosto dell anno scorso la firma di un Protocollo operativo per rendere più rapido ed efficace l'iter per le adozioni nazionali e internazionali. Fu sottoscritto dall allora assessore regionale alle politiche sociali, Antonio De Poli, e dai rappresentanti delle 21 Ulss del Veneto (dove operano le 26 equipe che seguono le coppie in tutte le fasi dell adozione) e dei 18 enti autorizzati nella nostra regione. All assessore de Poli, tornato con le elezioni di aprile scorso nella carica interrompendo la breve esperienza europea, abbiamo chiesto come marcia il Veneto in questo settore. Intanto, assessore, perché ha lasciato l Europa per far ritorno nel Veneto? Il Parlamento europeo rappresenta certo una bella esperienza, ma è ancora l Europa dei mercati, non ancora quella che dovrebbe essere veramente: l Europa delle genti. Il mio apporto come politico ed amministratore, più a contatto con le persone ed i loro problemi, mi sembrava più importante. Anche per costruire l Europa dal... basso. Parlando di adozioni, sta funzionando il protocollo per snellire le pratiche? E' il secondo Protocollo operativo dopo quello del 2001, tiene conto dell'esperienza di questi anni e coinvolge anche le Ulss. Tra le novità rispetto al precedente c'è l'individuazione di modalità di gestione nella fase di informazione e sensibilizzazione, da parte delle équipes adozioni e degli enti autorizzati, che stanno effettivamente portando all'ulteriore riduzione dei tempi di attesa. E stata poi fissata una migliore definizione dei compiti dei soggetti impegnati nel procedimento adottivo per evitare sovrapposizioni e la costituzione di un gruppo di Vigilanza (composto dall'assessore regionale alle politiche sociali, dal Presidente del tribunale dei Minori e da un rappresentante degli enti autorizzati) che sorveglia l'attuazione del Protocollo. Tutto sembra funzionare meglio, insomma... Nell ultimo anno le cose si sono velocizzate, da tutta Il Veneto all avanguardia Italia guardano con grande interesse all esperienza veneta, prendendone spunto. I progetti, con durata biennale, che si sviluppano su base provinciale coinvolgendo gli enti autorizzati, sono stati messi in atto dalle Ulss e sono finanziati con uno stanziamento complessivo di circa un milione di euro. Gli obiettivi concreti, quali sono? Sono il sostegno psicologico e pedagogico del nucleo nelle fasi evolutive della famiglia adottiva; favorire il confronto tra le famiglie adottive per lo scambio di esperienze e l'aiuto reciproco; favorire l'inserimento scolastico e sociale del bambino adottato e l'adeguamento dei tempi di attesa per la partecipazione ai corsi di informazione e sensibilizzazione e per lo studio di coppia. Il Protocollo regionale per le adozioni - ha concluso De Poli - assieme al progetto pilota e alla pubblicazione delle linee guida alla famiglia, rappresenta il consolidamento del già buono sistema veneto a sostegno delle adozioni. E per quanto riguarda l affido? Nei confronti dell affido c è una certa riluttanza culturale in negativo, nella nostra società. Invece, tramite questa forma di sostegno, un minore che vive una situazione difficile trova nella famiglia affidataria un punto di riferimento fondamentale. Perché l affido dà la possibilità ad una bambino di uscire da un tunnel di maltrattamenti fisici e/o psicologici. Per diventare affidataria, una famiglia deve rivolgersi ai distretti sociosanitari e ai Consultori della propria Ulss, dove operano le stesse equipes dedicate sia alle adozioni che agli affidi. L assessore alle politiche sociali del Veneto, Antonio De Poli. 11
3 Quando un bimbo si affida 12 Sono circa 750 i minori che ogni anno in Veneto trovano un alternativa, anche se temporanea, ad una vita in un ambiente disagiato. Ogni bambino, ogni ragazzo ha diritto ad avere una propria famiglia e a vivere in un ambiente in cui poter essere educato ed amato. Quando ciò non è possibile perché la famiglia sta vivendo un periodo di difficoltà, un altra famiglia può offrire aiuto e sostegno per superare questi momenti. L affidamento familiare è quindi uno degli interventi più significativi di tutela degli interessi e dei diritti dei bambini che vivono in condizioni di disagio. Ogni anno circa 750 minori vivono nel Veneto l esperienza dell affidamento familiare. L affido può essere utile quando i genitori hanno problemi di salute, o hanno problemi organizzativi e non possono garantire continuità nella loro funzione genitoriale, o quando il nucleo familiare si disgrega, quando tra i genitori esiste una situazione di alta conflittualità che pregiudica la crescita equilibrata del figlio, quando ci sono evidenti inadeguatezze nella funzione educativa dei genitori, quando il bambino o il ragazzo è emarginato o disadattato o ancora quando è inserito impropriamente in un istituto per minori. L affido familiare è temporaneo e può limitarsi ad alcune ore della giornata o alcuni giorni della settimana (come aiuto alla famiglia), avere una durata breve e definita a fronte di problemi transitori (ad esempio il ricovero di un genitore in ospedale) o un accoglienza a tempo prolungato che prevede una permanenza del bambino o del ragazzo a tempo pieno presso la famiglia affidataria. Essendo un intervento di natura temporanea, l affido può durare da pochi mesi a un massimo di due anni consecutivi, prorogabili solo in particolari situazioni. Durante la permanenza nella famiglia affidataria, il minore mantiene con la propria famiglia d origine regolari rapporti che sono stabiliti con i servizi sociali. L obiettivo è infatti quello di ricongiungere il minore con la propria famiglia appena si siano risolti i problemi che l affliggono. Le situazioni di disagio sono spesso gravi e a volte si tratta di problemi non facilmente risolvibili, che rendono la situazione molto problematica e complessa. Per questo i servizi sociali, nell attuare un affidamento familiare, tengono conto di tutti i diversi interventi che gravitano intorno alla famiglia d origine per poter arrivare prima possibile a una situazione che permetta il rientro del figlio. L affidamento familiare avviene con il consenso dei genitori del minore, oppure con un provvedimento del Tribunale dei Minorenni. Per diventare una famiglia affidataria non c è bisogno di essere persone straordinarie, ma occorre avere disponibilità di tempo e spazio fisico, oltre che il desiderio di accogliere e ascoltare il bambino o l adolescente accettando tutto ciò che appartiene al suo mondo, alla sua storia e alla sua famiglia. Ci si rivolge ai distretti sanitari e ai consultori della propria Ulss, che sono organizzati in equipe che seguono prima, durante e dopo sia la famiglia affidataria che quella d origine. Essere famiglia affidataria significa essere una famiglia in più e non alternativa a quella d origine, perché è con essa che egli ritornerà. Tutti possono diventare affidatari: coppie sposate o conviventi, con o senza figli, persone singole. Famiglie italiane e straniere, anche di immigrati. Non è necessario avere requisiti specifici, limiti d età o di reddito, determinati titoli di studio, o particolari competenze. Fondamentale è essere se stessi e avere una disponibilità all accoglienza, che deve essere vissuta da tutti i membri della famiglia, figli compresi. Dal momento in cui il giudice fissa la data d inizio dell affido a tempo pieno, il bambino passa sotto la responsabilità della famiglia affidataria che provvede al suo mantenimento, alla sua educazione e istruzione, tenendo conto delle indicazioni di chi esercita la potestà parentale (genitori o tutore) impegnandosi a rispettare le norme vigenti e le deliberazioni dell autorità competente. Gli affidatari hanno gli stessi diritti previsti per i genitori naturali in materia di congedo per maternità e paternità, congedo parentale, congedi per riposi giornalieri, per malattia e flessibilità dell orario di lavoro. Lo stesso vale per gli affidi di diversa durata, ovviamente durante il tempo in cui il bambino è affidato alla famiglia. La normativa regionale prevede che alla famiglia che accoglie in modo residenziale un bambino possa essere erogato un contributo fisso svincolato dal suo reddito: è l impegno dell Ente locale nei confronti della famiglia affidataria e il riconoscimento per l impegno sociale svolto. Per gli affidi diurni l importo dovrà essere eventualmente definito di volta in volta. La Regione del Veneto sostiene i Comuni e le Aziende Ulss erogando l 80% di quanto da loro corrisposto alle famiglie affidatarie.
4 Ai nostri tre diamo un altro fratello Giovanna ed Ivano, trentacinquenni, veneti, tre figli di 3, 6 e 8 anni. Una famiglia già di per sé numerosa, che ha deciso di accogliere un altro bambino... in affido. Perché? Glielo abbiamo chiesto direttamente, a conclusione dell iter che ha visto l intera famiglia frequentare il corso per l idoneità in un Consultorio trevigiano. Perchè? Semplice, per aiutare un bambino che non é fortunato come i nostri, che si trova a vivere in una situazione familiare difficile - ci spiega Giovanna - Qualche anno fa, dopo la nascita dei nostri primi due figli, avevamo preso in considerazione l idea di adottare un bambino, per regalare una famiglia a chi non ce l aveva. Completato l iter e ricevuta l idoneità all adozione, la famiglia ha visto rallentato il cammino successivo a causa dei tragici fatti dell 11 settembre 2001 che di fatto hanno bloccato e reso difficili per un certo periodo le adozioni internazionali. Ci è stato proposto allora l affido, ma non ci sentivamo pronti. Nel frattempo è nata la terza figlia. L idea dell affido si è fatta avanti a poco a poco, forse maturata dall esperienza e dal vedere la nostra famiglia crescere felice raccontano ci sentivamo pronti e così ci siamo rivolti nuovamente al Consultorio della nostra Ulss. A seguire tutto ciò che riguarda l affido c è una equipe, composta da psicologi, un educatrice e un assistente sociale che valutano le caratteristiche della famiglia e la sua disponibilità, in termini di tempo, a seguire il bambino affidato. Noi ci siamo resi disponibili per un affido pomeridiano e siamo stati inseriti in un gruppo di sei famiglie per il corso di preparazione. Il corso consiste in una serie di incontri con famiglie già affidatarie, che raccontano la propria esperienza fatta di gioie e difficoltà, quindi con gli psicologi e con un legale. Al corso hanno partecipato anche i nostri figli (una coppia ne aveva cinque) e questo è bellissimo continua Giovanna perché attraverso i disegni, i giochi e le domande si riesce a cogliere le loro emozioni, i loro pensieri, i loro timori in vista dell arrivo, in seno alla propria famiglia, di un altro bambino, magari con una pelle di colore diverso. Ad aiutarli in quello che anche per loro diventa un cammino di formazione, è l educatrice. Completato l iter e ricevuta l idoneità all affido, la famiglia sta ora attendendo di conoscere il bambino che potrebbe arrivare con l inizio dell anno scolastico. A seguirli, dal momento in cui il giudice affiderà il bambino, ci sarà uno psicologo. Abbiamo avuto un ottima impressione di tutta l organizzazione, delle capacità e della preparazione dell equipe, il corso è stato davvero importante, oltre che piacevole. Consiglio ad altri genitori di fare questa esperienza. Le famiglie già affidatarie ci hanno spiegato che l affido comporta non poche difficoltà, che spesso il bambino che viene affidato non ha regole e vive un disagio profondo - conclude Giovanna - che molto critici sono il suo graduale reinserimento nella famiglia d origine e il giorno in cui ci si dovrà staccare definitivamente da lui. Ma ci hanno raccontato anche tutto l amore e la gioia che una simile esperienza porta in famiglia. E la luce che brillava negli occhi di quei genitori la diceva lunga.... Inchiesta a cura di Michela Rossato e Beppe Castellano La testimonianza diretta da parte di una madre di famiglia che, già con tre figli naturali, ne ha chiesto un altro in affidamento. 13
5 AVIS Giovane Sempre di più 14 corrono all Avis I giovani E tornata anche quest anno, con 214 partecipanti, la manifestazione Corri all Avis!, che si svolge mestrini nella splendida cornice del Forte Carpenedo. colpiscono Risultato che appaga le fatiche di un gruppo tanto ancora! prodigo a impegnare il proprio tempo per la sensibilizzazione al dono. La faticosa novità della stagione è stata la possibilità di svolgere un percorso più lungo, che Un concerto organizzato dai giovani avisini vera novità alla Festa provinciale di Treviso La vera novità sono stati i giovani e la musica, quest anno. I giovani (avisini) hanno organizzato, giovani (musicisti) hanno suonato, giovani (ed anche non) hanno gustato. Ed è diventato doppio l appuntamento della tradizionale Festa dell Avis provinciale di Treviso al Tempio del Donatore. Sabato 3 settembre, in piazza Marconi a Valdobbiadene, era infatti previsto il concerto di musica rock Festa per la vita: la musica nel sangue. Sul palco la Istiria Rock Cover Band e i Mire-Improbe, due gruppi di giovani musicisti. I primi hanno proposto cover di noti artisti rock, i secondi loro composizioni originali. L evento è stato organizzato, in collaborazione con il Comune di Valdobbiadene e il Forum degli Spumanti, dal Gruppo Giovani dell Avis provinciale coordinato da Davide Cagnato. Il giorno successivo, domenica 4, invece, il Tempio del Donatore di Pianezze ha assistito come ogni anno alla tradizionale sfilata di labari, alla S. Messa, al pranzo dei rappresentanti delle 89 Avis e ai canti corali. Sempre domenica sono stati consegnati 30mila euro a fra Gianpaolo, raccolti fra le Avis, per realizzare un pozzo per l acqua in una missione della Guinea Bissau. Cronaca del concerto e foto sul prossimo numero. è stato accolta in maniera entusiastica da molti atleti. Un successo nel successo! Punto di forza della nostra corsa è lo spirito che la contraddistingue: da sempre mira a raggiungere il cuore di tutte le persone, sia grandi sportivi sia famiglie, che con entusiasmo aggiungono ai loro passatempi domenicali la nostra manifestazione. Lo spirito con cui noi affrontiamo questi impegni è quello di far emergere il bisogno di donatori, cercando di avvicinare i giovani, gli sportivi. Sono state molte, anche stavolta, le persone che ci hanno aiutato: Otello, Raffaele dei Podisti Veneti, Nicola per la sponsorizzazione, Vittorio, il Gruppo dei Tempi che si è preso l onere di gestire l arrivo di così tanti partecipanti in condizioni tanto precarie, il Consiglio della nostra comunale, il presidente Sergio Gasparini per l appoggio, e l infaticabile Roson. Un nostro ringraziamento va alle ragazze che si sono occupate dei rinfreschi, delle iscrizioni, a tutti coloro che erano in giro per strada con le bandierine per la sicurezza dei partecipanti, ai vigili, a tutto il Gruppo Giovani dell Avis comunale di Mestre e Marghera, i nostri sponsor: Le Roi Merlin, Pettinelli, Banca Intesa e la Farmacia Medina. Un lungo elenco per far capire a chi legge e a chi partecipa alla nostra come a qualsiasi altra manifestazione, che sono sempre tante le persone che danno una mano, dietro le quinte. L Avis è anche questa! Il Gruppo Giovani
6 Verona: giovane, calda felpa per l autunno Grazie ad una idea del Gruppo Giovani provinciale di Verona, approvata dall Avis nazionale e dalla Regionale Veneto, in collaborazione con l azienda Tre Effe Creazioni di San Bonifacio che la commercializza, è disponibile per le sedi Avis, per i donatori e per i simpatizzanti la nuova Felpa promozionale. E disponibile nei 3 colori blu, azzurra e bianca, la nuova felpa vuole dare un tocco giovanile e alla moda alla nostra associazione durante gli eventi Avis, ma non solo. Il disegno moderno e i colori la rendono infatti, un articolo valido per tutte le età e per tutte le occasioni. Chi fosse interessato può rivolgersi all Avis provinciale di Verona o direttamente a Umberto Panarotto del Gruppo Giovani o visitando il sito internet della provinciale: E sempre più difficile contattare i giovani, avvicinarli all Avis in modo organizzato, confrontarsi con loro sul tema della solidarietà e del dono. Eppure rimangono la nostra più grande risorsa. Il nostro progetto è nato quindi dalla necessità di sperimentare nuove forme e nuovi luoghi d incontro, cercando un dialogo con i giovani nel loro territorio e adeguando le nostre forme di comunicazione alle loro. L Avis di Marcon si è proposta di sensibilizzate i giovani alla solidarietà ed alla donazione utilizzando spazi e occasioni d incontro consolidati, come il Marcon Festival che richiamano sul territorio comunale giovani provenienti da tutta la regione, rendendoli protagonisti delle attività di informazione e di sensibilizzazione attraverso nuove tecnologie e nuovi linguaggi di comunicazione. Il Festival si svolge ogni anno a luglio (con il Patrocinio del Comune) al Prato dei Popoli di Marcon (Ve), organizzato dal New Age Club e dal Gruppo Marcon Cultura che propongono per 12 serate musica rock, pop, metal... All interno degli spazi del Festival sono presenti stand gastronomici, bar, birrerie e mercatino dell artigianato. Lo stand dell Avis è stato posizionato presso l entrata, con una postazione fissa per il computer che ha permesso ai visitatori di accedere alle informazioni che maggiormente interessavano loro, con un proiettore per la visione a ciclo continuo dei materiali informativi appositamente preparati dall Associazione, e con uno spazio riservato a gadget e depliant Avis. Per i giovani che hanno gestito lo stand, era stato tenuto un breve corso di formazione dal Direttore sanitario dell Avis A sinistra Umberto Panarotto, e Matteo Nardi della Tre Effe assieme al Presidente provinciale Luigi Piva provano le prime copie della felpa. Felpa che decisamente rende un po meglio indossata dalle giovani volontarie che potete ammirare a destra. I giovani di Marcon raccolgono 180 promesse locale, Dott. Roberto Savi, e del Centro trasfusionale di Mestre, Dott. Gianfranco Sportelli, oltre che dal socio Alberto Bordoni, esperto in marketing e informatica sui temi: aspetti medici della donazione, funzione dell Avis e comunicazione. 32 soci tra i 18 ed i 35 anni si sono alternati nello stand dal 22 al 24 luglio, 5 hanno curato la realizzazione dei materiali informativi in formato elettronico, 3 i corsi di formazione e 5 le attività inerenti la diffusione di promesse di donazione e la tabulazione, l analisi e la valutazione dei risultati raggiunti. Sui circa giovani presenti alle serate, si è stimato che siano stati avvicinati e interpellati dai nostri volontari, mentre 180 sono state le promesse di donazione del sangue raccolte provenienti da tutto il Veneto. Avis Marcon (VE) A luglio, al Marcon Festival di musica rock, contattati oltre 2000 coetanei con uno stand organizzato dall Avis. Alcuni componenti del gruppo giovani di Marcon nello stand Avis. 15
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