ANTONELLA ANEDDA: un percorso di lettura

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1 UNIVERSITA CA FOSCARI VENEZIA FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE FILOLOGIA E LETTERATURA ITALIANA PROVA FINALE ANTONELLA ANEDDA: un percorso di lettura RELATRICE: Ch.ma Prof.ssa RICCIARDA RICORDA LAUREANDA: ANTONELLA BONTAE MATRICOLA ANNO ACCADEMICO 2011/12

2 In memoria di mio padre

3 INDICE Premessa e introduzione p. 3 Brevi notizie biografiche p. 12 Cap. 1 I RACCONTI p. 14 Cap. 2 LE POESIE p. 18 Cap. 3 LE TRADUZIONI: esercizi di «mitezza» p Nomi distanti p Traduzioni dal francese e dall inglese p. 44 Cap. 4 TRA SAGGI E PROSE VARIE p. 53 Cap. 5 LA CRITICA LETTERARIA p. 76 Da Dante a Brönte e Dostoevskji, ricordando la lezione di Deledda p. 77 Poetesse e poeti italiani contemporanei p. 88 Cap. 6 LA CRITICA ARTISTICA p Da Palma il Giovane alla contemporaneità p. 100 Cap. 7 L ULTIMA SILLOGE POETICA. Salva con nome p. 105 POSTFAZIONE: incontri letterari ed eventi p. 116 Bibliografia p. 121

4 PREMESSA Si considera che una tesi su una scrittrice contemporanea, Antonella Anedda, presupponga una serie di domande: che cosa è la poesia? Quale è la funzione del poeta nella società odierna? Esiste una poesia al femminile o rappresenta una declinazione superata? Ai seguenti quesiti il mio lavoro nella sua articolazione tenterà, appunto, di fornire una serie di possibili risposte, adottando in primis l opinione di Giorgio Bàrberi Squarotti, secondo cui la letteratura «non deve dirti quello che sai, deve andare ben oltre la realtà [ ] deve darci di più» e la sua predilezione per i poeti, ritenuti più interessanti ed incisivi dei narratori, perché in grado di suscitare «ancora reazioni, commozione» 1 e di ricoprire un ruolo ancora fondamentale nella società odierna, in profonda interrelazione con la realtà storica in cui vivono 2. INTRODUZIONE Si può affermare che la storia della poesia femminile non sia ricca, ma antica, anche se dopo i frammenti di versi delicati di Saffo di Lesbo (VII-VI sec. a. C.), da cui la struttura ritmica prende il nome, rimane in oblio fino al XIII sec., quando compare Compiuta Donzella, la prima rimatrice fiorentina del Duecento che, sulla scia delle trobairitz provenzali 3, compone sonetti in volgare italiano. Di nuovo, fino al Cinquecento «da un punto di vista numerico la presenza di donne comunque scriventi nell Italia (e nell Europa) durante il Medioevo è minima» 4, poiché «dove la scrittura non è patrimonio comune, è ben difficile che scrivano le donne [ ], infatti alle donne devono essere precluse tutte le attività che in qualche modo reggono o guidano la società, ed è indubbio che lo scrivere è tra queste» 5. Per Luisa Miglio «il fenomeno scrittura [ ] si costituisce come una matrice di significati sociali, come un luogo privilegiato di produzione simbolica» 6 e in questa 1 Cfr. Giovanni Tesio, Sono sempre alla ricerca di Proust, «Tuttolibri», supplemento a «La Stampa», 24 luglio Cfr. Bruno Traversetti, Stefano Andreani, Le strutture del linguaggio poetico, Torino, Eri, 1972, p Guido Davico Bonino e Paola Mastrocola, Nota dei curatori, in L altro sguardo. Antologia delle poetesse del Novecento, a cura di Guido Davico Bonino e Paola Mastrocola, Milano, Mondadori, 1996, p Armando Petrucci, Premessa in forma di postilla, in Luisa Miglio, Governare l alfabeto. Donne, scrittura e libri nel Medioevo, Roma, Viella, 2008, p Giorgio Raimondo Cardona, Antropologia della scrittura, Torino, Loescher, 1981, p Luisa Miglio, Governare l alfabeto, cit., Roma, Viella, 2008, p. 8. 3

5 prospettiva esamina, col metodo paleografico, le scarse testimonianze superstiti del Rinascimento, insieme a sessantasei testi epistolari femminili. La prima antologia di scrittrici e la prima raccolta di lettere varie di donne risalgono, dunque, al sesto secolo 7 e, nel successivo, si ricordano letterate come la veneziana Lucrezia Marinella, che scrive poesie, epica e trattati, la monaca Arcangela Tarabotti con Inferno monacale e la cantante Margherita Costa, che produce satire e poemi. Nel 1678 Elena Lucrezia Corner Piscopia è la prima donna laureata nel mondo, cui viene «comunque impedito di studiare teologia e ripiegò sulla filosofia» 8, anche se, ancora nel 1723, all Università di Padova costituisce ragione di discussione l ammissione delle donne allo studio «delle scienze e delle arti nobili» 9. Così due anni più tardi Aretafila Savina De Rossi è l unica rappresentante femminile a difendere l istruzione, secondo un idea di uguaglianza di sesso e di ceto, in un discorso tenuto alla patavina Accademia dei Ricoverati 10. Dopo le sillogi di fine secolo a opera di Antonio Buliffon 11 con cinquanta presenze e quella di Teleste Ciparissiano 12 del 1716 su trentacinque scrittrici viventi, dieci anni più tardi Luisa Bergalli, moglie di Gasparo Gozzi, riunisce duecentoquarantotto rimatrici del periodo compreso tra il 1290 e il 1575, a testimonianza di una uguaglianza di «stile, e concetti e pensieri [ ] al pari di quante Raccolte d Uomini», con lo scopo di superare «l universal pregiudicio» Lettere di molte valorose donne, nelle quali chiaramente appare non esser né di eloquentia né di dottrina agli uomini inferiori, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1548 e Rime diuerse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne, raccolte per m. Lodouico Domenichi, Lucca, Vincenzo Busdrago, Il secondo testo prende in esame cinquantatrè scrittrici. Si fa riferimento a Adriana Chemello, Luisa Ricaldone, Erudite, biografe, croniste, narratrici, èpistolières, utopiste tra Settecento e Ottocento, Padova, Il Poligrafo, 2000, n. 24, p Bruno Rosada, Donne Veneziane. Amori e valori. Da Caterina Corsaro a Peggy Guggenheim, Venezia, Corbo e Fiore, 2005, p Giuliana Morandini, Introduzione, in Giuliana Morandini, La voce che è in lei, Milano, Bompiani, 1980, pp Discorsi Accademici di varj autori viventi intorno agli studj delle done; la maggior parte recitati all Accademia de Ricoverati di Padova del 1725, Padova, Stamperia Seminario c/o Giovanni Manfrè, 1729, p. 55. Si fa riferimento a Adriana Chemello, Luisa Ricaldone, Erudite, cit., p Rime di cinquanta illustri poetesse in novo date in luce, a cura di Antonio Buliffon, Si fa riferimento a Adriana Chemello, Luisa Ricaldone, Erudite, cit., n. 24, p Poesie italiane di Rimatrici viventi, a cura di Teleste Ciparissiano, Venezia, Sebastiano Coleti, Si fa riferimento a Adriana Chemello, Luisa Ricaldone, Erudite, cit., n. 24, p Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d ogni secolo, raccolti da Luisa Bergalli, Venezia, Antonio Morra, Si fa riferimento a Adriana Chemello, Luisa Ricaldone, Erudite, cit., pp

6 Veneziana è anche la prima giornalista della storia, Elisabetta Caminer, vissuta nel Settecento, che traduce opere straniere di altre letterate d avanguardia, soprattutto d oltralpe; con la rivoluzione francese, infatti, Olympe de Gouges teorizza per tutti/e i diritti civili e politici, rimettendoci la vita con la ghigliottina, e sono proprio i paesi nordici e anglosassoni ad allargare il diritto di voto alle donne, tra il 1869 e il , concesso in Italia solo nel Le donne intellettuali italiane, che non collaborano al perfezionamento delle opere da parte di scrittori, come Catella Papi con Tommaseo e Emilia Luti con Manzoni, conquistano finalmente una loro identità e, nell ultimo ventennio dell Ottocento, nasce una generazione di letterate le quali, coniugando vita e scrittura, indagano lucidamente l esistenza femminile, riconoscendovi una specificità inedita e drammatica 15. È nel 1903 che la rivista «Almanacco» può, dunque, pubblicare i nomi di venti scrittrici e, nel 1930, Jolanda De Blasi si cimenta in un altra fatica, raccogliendo varie produzioni dalle origini al 1800: «la lirica e la drammatica, la storia e l autobiografia, l encomio e il giornale, il romanzo e la novella» di «sante, sovrane, gentildonne, monache, attrici, cortigiane, ciarlatane» 16. Con il fascismo «sospeso tra il superomismo dannunziano e i deliranti attributi della donna futurista» si interrompe, però, la produzione femminile legata all emancipazione delle donne, che, comunque, anche Benedetto Croce registra nella sua storia letteraria della nuova Italia, anche se non manca di precisare che «la grande poesia è maschile, nel senso di universale» 17. Bisogna attendere la rinascita culturale del dopoguerra perché sia valutata la nuova poesia femminile italiana, come nell antologia La giovane poesia di Enrico Falqui 18, che, nella seconda edizione, accoglie tredici scrittrici tra centoquaranta poeti. Negli anni Settanta, sull onda del femminismo, si reputa che le donne siano state destinate per lungo tempo ad essere oggetto, non soggetto, di rappresentazione, una Importante lavoro su ventiquattro poetesse è anche Le stanze ritrovate. Antologia di Scrittrici Venete dal Quattrocento al Novecento, a cura di Antonia Arslan, Adriana Chemello, Gilberto Pizzamiglio, Mirano-Venezia, Eidos, Andrea Minello, Il noi dei poeti: percorsi femminili nel secondo Novecento italiano, Tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Lettere, Relatore Prof.ssa Ricciarda Ricorda, Anno Accademico , p Giuliana Morandini, Introduzione, in Giuliana Morandini, La voce, cit., pp. 9-10, 12-3, Jolanda De Blasi, Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800, Firenze, Nemi, 1930, p Biancamaria Frabotta, Introduzione, in Donne in poesia. Antologia di poesia femminile in Italia dal dopoguerra ad oggi, a cura di Biancamaria Frabotta, Roma, Savelli, 1977, p Enrico Falqui, La giovane poesia. Saggio e repertorio, Roma, Colombo, 1957². 5

7 «presenza obliqua» per Simone de Beauvoir 19, al punto che Dacia Maraini afferma che i contributi alla poesia delle donne scrittrici vanno considerati con «l occhio antropologico» con cui si analizzano i contributi dei popoli oppressi, poiché «le parole come strumenti sono serviti ad esprimere il punto di vista dell uomo, non della donna». Oggi che la donna ha conquistato tutti i campi delle professioni e del sapere viene da ritenere come valida la sua dichiarazione che «la letteratura non ha sesso» 20, in accordo con Luciana Frezza, la quale scrive che «le matrici della "vocazione poetica" sono misteriose e, alla loro origine, non hanno sesso» e con Jole Tornelli, che pensa che «non esista una poesia maschile e una poesia femminile, ma soltanto la poesia più o meno valida». Non a caso «le donne geniali rifiutano questa separazione, quasi fosse una degradazione», perché, aggiunge Maraini, «la specificità femminile (cioè un modo non libero e compiuto di vivere all interno della cultura androcentrica) può prendere due aspetti diversi e contrari in letteratura: da una parte il ripiegarsi sulla solitudine, il dolore individuale, che possono degenerare in crepuscolarismo e maniera, dall altra il buttarsi sulla denuncia, la rabbia che a loro volta possono degenerare in oratoria e brutale contenutismo». Infatti, negli anni Settanta, le scrittrici reagiscono in modo differente: Rosanna Guerrini giudica che il «leitmotiv di tutto quello che ho scritto sia la solitudine della donna», Silvia Batisti precisa che «il mio operare poetico è il distacco-stacco di un disagio storico e sociale, una definizione sessuale cercata e sofferta» e Armanda Guiducci considera che «il senso di Poesie per un uomo fu appunto quello di [ ] esprimere il desiderio di una donna per il corpo dell uomo. [ ] Io, nelle mie poesie ho cercato di rompere questo pudore lessicale». Gilda Musa specifica, poi, che «nel mio concreto operare poetico [ ] mi realizzo [ ] unicamente quale homo sapiens, partecipe-testimone della storia nel suo divenire» -non cogliendo la dissonanza del termine latino- e che «se lo scrittore è donna, il suo punto di osservazione deve essere quello della donna, tuttavia senza nuove discriminazioni». 19 Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, (trad. it. Roberto Cantini e Mario Andreose), Milano, Il Saggiatore, 1961, p Dacia Maraini, Nota critica, in Donne in poesia, cit., p Da questa nota in poi si fa riferimento a dichiarazioni rilasciate dalle scrittrici desunte da tale testo. 6

8 Evento di difficile realizzazione se Guerrini si è accorta «su come nella società in cui viviamo [ ] il potere letterario sia gestito dagli uomini e diretto dagli uomini. Dalle minuzie, come il partecipare a un premio letterario, alla pubblicazione di un libro»: analisi non ottimista, se anche Mariella Bettarini reputa che «tranne sporadiche eccezioni, le "poetesse", le "letterate" italiane non costituiscono -per quanto ne so- un panorama confortante di consapevolezza femminista-politica». Una delle domande del questionario, che Biancamaria Frabotta sottopone alle donne poeta nella sua antologia Le donne in poesia, riguarda la possibile rintracciabilità di una «connotazione della specificità femminile negli esiti linguistico-poetici delle opere», a cui Amelia Rosselli risponde che «esista una differenziazione linguistica femminile è da sospettarsi [ ] e forse un suo rintracciare forme artistiche sue originarie o perfino chimicamente più sue, resta problema aperto», mentre Guiducci non crede «alla poesia "maschile" e alla poesia "femminile"», distinguendo dalla «sottopoesia "patetica o sentimentale"», dal momento che di tale tipo «ne esiste anche una maschile».. Si osserva che «uno dei motivi d impasse è l insistenza con cui [ ] si dichiara "la poesia delle donne" (espressione datata e che sottolinea una rivendicazione di diversità col rischio di renderla evanescente e minoritaria/elitaria) frutto di un movimento "espressionistico", termine con cui si designa una poesia rivolta all autobiografismo» 21, anche se Paola Mastrocola, analizzando un secolo di poesia femminile non nazionale e non monolinguistica, nota proprio una certa tendenza all autoriflessività, con l io posto in primo piano, come una caratteristica «naturale» della scrittura poetica per la donna. Rileva, anche, una forte presenza di casi omosessuali, di anticonformismo, sia sul piano formale-stilistico sia nelle scelte biografiche, con un tasso di suicidi elevato nelle letterate, come in Italia la fine tragica di Antonia Pozzi, di Amelia Rosselli e di Nadia Campana 22. In Nord America, negli anni Settanta e Ottanta, emergono i gender s studies, che si diffondono in Europa, e partendo da una prospettiva femminista, uniscono metodi differenti, per cogliere e analizzare molteplici aspetti della vita della donna e dell uomo nella società e sono applicabili a diverse branche delle scienze umane, tra cui la letteratura. 21 Andrea Minello, Il noi dei poeti, cit., p Paola Mastrocola, Introduzione, in Antologia delle poetesse del Novecento, a cura di Guido Davico Bonino e Paola Mastrocola, Milano, Mondadori, 1996, pp

9 Nello specifico, partendo dal presupposto che il «discorso» è «sessuato», perché anche la lingua italiana lo è 23, si assiste alla proposta di mutazioni linguistiche con declinazioni al femminile di lemmi tradizionalmente solo maschili, per cui oggi si acquisito, ad esempio, l uso di «assessora» per definire una donna che ne ricopre l incarico 24. Intendendo la poesia come «lo spazio dell autentico: della genuinità, della verità» 25, le scrittrici continuano ad operare, in momenti in cui si fa sentire la «tendenziale dissoluzione della figura socio-culturale e ideologica dell autore» 26 e, negli anni Ottanta, la stagione del «ritorno all individuo [ ] dell edonismo, del disimpegno» 27, diventa importante non solo la loro visibilità e testimonianza, ma il loro esito poetico, in rapporto col tradizionale modello petrarchesco. È l epoca del postmoderno per la cultura, con la ricerca di nuove forme per rappresentare un mondo globalizzato e l uso del pastiche in letteratura; nel periodo in cui si ricostituisce un robusto polo monostilistico e un contrapposto polo plurilinguistico, emergono due scrittrici della generazione degli anni Cinquanta: Patrizia Valduga che restaura metri come la terzina, il sonetto e l ottava e Vivian Lamarque, che mescola filastrocca infantile e spezzoni linguistici. La generazione entrante. 15 poeti nati negli anni ha il pregio di evidenziare che: 23 Cfr. Luce Irigaray, Io tu noi. Per una cultura della differenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, p Secondo le indicazioni di Alma Sabatini, Raccomandazioni per un uso non sessista nella lingua italiana. Per la scuola e l editoria scolastica, Roma, Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1986 e Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, con la collaborazione di Marcella Mariani e la partecipazione alla ricerca di Edda Billi e Alda Santangelo, Presidenza del Consiglio dei ministri, Direzione generale delle informazioni della editoria e della proprietà letteraria artistica e scientifica, stampa, Roma, 1987, che invitano a declinare i sostantivi, evitando il suffisso -essa se esiste un femminile in -a, oppure se il femminile in -a può essere formato senza recare disturbo alla lingua. A questo proposito si segnalano il convegno dedicato ad Alma Sabatini del 23 maggio 2012 svoltosi a Roma e il progetto del comune di Firenze con l Accademia della Crusca per i ruoli declinati al femminile, cfr. Sindaca, ministra, prefetta qualcosa si muove, in Giulia.globalist.it, 26 maggio Paola Mastrocola, Introduzione, in Antologia, cit., p Alfonso Berardinelli, Effetti di deriva, in Il pubblico della poesia, a cura di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli, Cosenza, Lerici, 1985, p Ci sono fiori che fioriscono al buio. Antologia della poesia italiana dagli anni Settanta a oggi, a cura di Simone Caltabellota, Francesco Peloso, Stefano Petrocchi, Milano, Frassinelli, 1997, p La generazione entrante. 15 poeti nati negli anni 80, a cura di Matteo Fantuzzi, Roma, Ladolfi,

10 i nuovi poeti [ ] si liberano dal peso di dover trovare un compromesso tra linguaggio quotidiano e linguaggio aulico e vanno verso quella lingua mediana che molti critici auspicavano per la prosa. [ ] Interessante è invece l introduzione dell elemento dialogico o narrativo [ ] la presenza della poesia dialettale [ ] l abbassamento del livello concettuale e filosofico in favore di un aderenza alla realtà, che significa anche realtà del dolore dell esistenza 29. Nel 1989, con il crollo del muro di Berlino, la letteratura, dunque, conferma il disagio esistenziale ed emerge il «Gruppo 93», caratterizzato dall incrocio di generi e linguaggi, con l uso della citazione, che si distingue per la proposta di «una stilizzazione linguistica ben riconoscibile» e l intento di contrastare una lingua media poetica, il cosiddetto «poetese», allineata alla lingua media o mediale; intanto le antologie convergono sulla propria «nicchia specialistica» 30. Gli anni Novanta sono caratterizzati dallo sviluppo di tecnologia sempre più raffinata, eppure per la seconda volta nel corso del Novecento, sorgono in Jugoslavia i campi di concentramento; così la letteratura occidentale sembra spiazzata. Arrivano, invece, nuovi libri «dalle zone di "confine"» 31, per cui vengono assegnati Nobel ad Octavio Paz, messicano, a Nadine Gordimer, sudafricana, a Derek Walcott, poeta delle Antille. Franco Loi ritiene, comunque, che in Italia sia avvenuta una crescita complessiva della personalità femminile, che ormai ha sviluppato «nell approccio alla società come nel modo di considerare l esistenza, le qualità dell yin come dello yang, dell accoglimento e della creazione. C è una sorta di riscatto del femminile nel coraggio dell assunzione di tante responsabilità e nella volontà d espressione» 32. Secondo Giancarlo Pontiggia, tuttavia, «non mancano i poeti, manca la poesia [ ] nel senso che il nostro tempo non la esige, e [ ] la maggior parte dei poeti non crede più che la poesia abbia a che fare con il mondo», poiché essi sono preoccupati «di liberare le parole da ogni significato [ ], di costruire versi dispersi, riparati dalla possibilità del tempo», anche se nel momento dell «arroganza tecnologica» è 29 Tommaso De Beni, La poesia entrante, in Con altri mezzi, conaltrimezzi.wordpress.com/, 16 gennaio Paolo Giovannetti, Appendice. Postmodernità?, in Modi della poesia contemporanea. Forme e tecniche dal 1950 a oggi, Roma, Carocci, 2005, pp. 95 e Ci sono fiori, cit., pp Franco Loi, Antonella Anedda, in «Lengua», n. 14, 1994, p

11 proprio la poesia, per la sua «forma antimoderna», che ha il dovere di proporsi da guida, di costituire il «simbolo di un ordine spirituale e intellettuale». 33 Nel ventunesimo secolo il problema della sua funzione è, comunque, destinato a coinvolgere la persona, indipendentemente dalla sua identità sessuale, se è vero che, ad esempio a proposito del premio Strega, Benedetto Marzullo dichiara: «A un certo punto si è affermata una nuova generazione, quella dell industria del libro [..] alla fine degli anni Sessanta. [ ] È cambiata completamente la fisionomia della cultura. Oggi la nostra comunicazione è affidata solo in parte alla letteratura» 34. In particolare, nella poesia moderna, il poeta ha ingigantito il soggetto fino a farlo esplodere e cancellarlo, eliminando la lirica di un io che dice io, in modo che l autore si nasconde dietro metafore e formule incantatorie 35 e la produzione contemporanea appare contrassegnata da due filoni, «l esistenziale-esperenziale» e il «neorficoneoermetico» 36 : in quest ultimo Andrea Afribo colloca la poetessa Antonella Anedda, «nel solco di quella poesia tragica che in Italia vede nel poeta milanese Milo De Angelis il suo rappresentante più autorevole» 37. Della «linea neo-orfica» è portavoce la rivista «Niebo», dal 1977 al 1980, e l antologia La parola innamorata di Pontiggia e Di Mauro, in una sorta di identificazione con la natura, nell idea della poesia come mito fondante di una civiltà diversa, che, appunto, spazia anche nel repertorio atzeco, celtico, degli indiani d America. Niva Lorenzini, che identifica l orfismo tra gli anni Trenta e Quaranta come una stagione di autori che patiscono un vero «diaframma con il reale», segnala negli anni più vicini il cliché di confondere orfismo ed ermetismo e una tendenza, da parte di alcuni, a prediligere una forma autosufficiente, che si risolve in «una poesia che contempla il proprio ombelico» 38. La studiosa si riferisce, quindi, all «energia della parola», alla sua carica emozionale, in grado di conservare la sua ambiguità nel risolversi, sia in potenziale mitico, sia in antimito e di rimanere una «meditata elaborazione del mistero». 33 Giancarlo Pontiggia, Che cosa si deve chiedere oggi ai poeti, in La parola ritrovata. Ultime tendenze della poesia italiana, a cura di Maria Ida Gaeta e Gabriella Sica, Venezia, Marsilio, 1995, pp Francesco Erbani, C era una volta lo Strega, «la Repubblica», 20 giugno Cfr. Giacomo De Benedetti, Poesia italiana del Novecento, Milano, Garzanti, Andrea Afribo, Introduzione, in Poesia contemporanea dal 1980 a oggi. Storia linguistica italiana, Roma, Carocci, 2007, pp Antonella Anedda, ivi, p Niva Lorenzini, Tra evento e racconto: nuovi esiti della poesia, in La parola ritrovata, cit., pp

12 Anche Maria Luisa Spaziani ritiene che «se orfismo vuol dire canto del profondo, uso dell intelligenza espressiva al margine dell onirico e del profetico, trivella profonda che deve portare alla luce il magma primordiale sottratto alle etichette del letterario, è chiaro che nessun grande poeta non può non dirsi orfico» 39. Su tale linea la segue Emanuele Trevi, che spiega l assenza di una voce dedicata all orfismo nel Dizionario della letteratura italiana del Novecento, come dovuta al fatto che sia un fenomeno «eterno», mancante di un «vero e proprio campo stilistico», concepito in maniera diversa, ad esempio da Dino Campana con la sua poesia «ellittica e atonale» e da Rainer Maria Rilke con le «regole formali del sonetto»; in ogni caso pure lui annovera Anedda tra i poeti orfici 40. Giorgio Manacorda, che la include in una cinquina di poeti dell ultimo decennio del ventesimo secolo, poiché contribuisce «ad alterare significativamente il panorama della poesia italiana rispetto agli anni Ottanta», dichiara, in contrasto con i critici Afribo e Trevi, che in lei «non c è più nulla di Postmoderno, nulla di neoclassico o neoromantico o neo-orfico [ ]. E finito il Novecento» 41. Lo conferma, infatti, la stessa poetessa che in un intervista, rispetto ad una sua affiliazione con una linea orfica, precisa che «quello che scrivo cerca la realtà. [ ] chissà perché, una donna che scrive deve essere per forza viscerale, preda di forze incontrollabili, laviche» 42. Traversetti e Andreani ritengono, poi, che il posto particolare che la civiltà moderna ha assegnato all arte poetica: espulsa, fin dalle prime origini della civiltà industriale-capitalistica, dal novero delle attività organiche e «utili» alla vita sociale, espulsa quindi totalmente dal novero delle attività in qualche modo «produttive», la poesia ha mantenuto un insperato prestigio come «esotico interno» delle civiltà industriali e, forse, come illusoria fonte di recupero di quella individuale libertà che il mondo tardoborghese estirpa dalla prassi per confinarla nello sfumato arbitrio del sogno personale» e «ponendola, fra l altro, come una delle forme di risarcimento personale con cui le classi colte delle società industriali recuperano la carenza di forme immaginative o le aspirazioni di «totalità» conoscitiva Maria Luisa Spaziani, Tutti i poeti sono orfici?, in La parola ritrovata, cit., p Emanuele Trevi, Per una mappa dell orfismo. Declino dell identità e realtà abissale, in ivi, pp Giorgio Manacorda, Introduzione, in La poesia italiana oggi. Un antologia critica, Roma, Castelvecchi, 2004, pp Claudia Crocco, «La poesia crea uno spazio, che è un luogo in comune». Intervista ad Antonella Anedda, quattrocentoquattro.com/, (Novembre 2011), 9 marzo Traversetti Bruno, Andreani Stefano, Le strutture del linguaggio poetico, Torino, Eri, 1972, pp. 155,

13 BREVI NOTIZIE BIOGRAFICHE Antonella Anedda Angioy è nata a Roma nel 1958 e si è laureata in Lettere Moderne, perfezionandosi in Storia dell Arte Medievale e Moderna all Università La Sapienza della città, sotto la guida del Prof. Augusto Gentili, con una tesi su Palma il Giovane e la sua pittura conservata nella Chiesa dei SS. Geremia e Lucia di Venezia 44. Proveniente da una famiglia aristocratica sarda, nell infanzia trascorre le vacanze estive in Sardegna o dalla nonna a Venaco, vicino a Corte, in Corsica; così impara a comprendere, ma non a parlare, il dialetto sardo 45. Nel pubblica alcuni brevi racconti in riviste, poi altri in «Nuovi Argomenti» e una parte di un romanzo in «Malavoglia»; al riguardo Amelia Rosselli precisa che Anedda ultima l opera nel 1987, ma, anche se segnalata da Italo Calvino nella rivista «Indice», non è edita, perché, a causa della mancanza di intenzioni commerciali, è lunga, priva di metafore e suspense, pur se d azione, e scritta in uno «stile serrato e severo». In un intervista la scrittrice rivela che Franco Fortini, membro della giuria, le dichiara che gli piace, precisando, però, che «non è un romanzo, è una poesia» 46 e aggiungendo di continuare e di non smettere; d altra parte, in un altra conversazione, lei stessa dichiara che «tutta la grande prosa è poesia. È una questione di ritmo. La Bibbia è poesia, Flaubert, Kafka sono poeti» 47. Oggi è poetessa, traduttrice, saggista, giornalista; tiene seminari presso il Master di Traduzione dell Università La Sapienza di Roma e collabora con il Master di Italianistica di Lugano all Istituto di Studi Italiani dell Università della Svizzera Italiana 48, oltre ad essere docente di Lingua francese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell Università di Siena, nella sede di Arezzo. Fa anche parte del Comitato scientifico della Libera Università di Lingue e Comunicazione di Roma 49 ; scrive dal 1981 per «il Manifesto», dal 2011 tiene la 44 Antonella Anedda, Introduzione in La vita nei dettagli. Scomporre quadri, immaginare mondi, Roma, Donzelli, 2009, p. IX. 45 Amelia Rosselli, Stringersi all osso dei propri pensieri, «Il Manifesto», 8 maggio Claudia Crocco, «La poesia», cit. 47 Antonella Anedda. Il quadro delle parole, in Poetiche contemporanee. Colloqui con 10 poeti italiani, a cura di Tommaso Lisa, Arezzo, Zona, p Antonella Anedda, Salva con nome, Milano, Mondadori, 2012, terza di copertina. 49 Cfr. Alessandra Giannitelli, Studio sulle scrittrici contemporanee, in Bibliomanie, 24 settembre

14 rubrica «Isole» sulla rivista on-line «Doppiozero» 50 e attualmente insegna a part-time in un Istituto professionale della città USI-Università della Svizzera Italiana, 19 marzo Cfr. Roberto Carnero. Conversando con Antonella Anedda, «l Unità», 11 maggio

15 Cap. 1 I RACCONTI Queste prose sono caratterizzate dai temi in fieri, che, nel corso del mio lavoro, si ritroveranno come consueti della scrittrice: l ambiente marino e quello domestico, la fatica del vivere, il dolore del mondo, l amore per il suo cane, con la presenza costante e indicibile della morte e delle sue conseguenze, anche postume. Nei suoi racconti Anedda utilizza sia la narrazione, ossia i processi di azioni o di eventi, considerati nell aspetto temporale e drammatico, sia la descrizione, con la doppia funzione decorativa e simbolica, che attuando una specie di sospensione del corso del tempo, amplia e dilata i processi nello spazio 1. I primi tre degli anni Ottanta, intitolati Luglio, Agosto, Settembre, raccolti sotto il titolo di Mesi, rappresentano la vita di una coppia, come in Residenze invernali, la prima silloge poetica 2. In Luglio la narratrice omodiegetica 3, racconta al passato, in prima persona, che il suo compagno si è addormentato sul divano degli ospiti con il telecomando della televisione in mano; sono quasi le quattro del mattino e lo sveglia, perché vada a letto con lei, in quella parte che si premura di non oltrepassare, neanche durante i sogni agitati, affinché le lenzuola restino pulite e piacevolmente fredde fino al suo arrivo. L uomo, però, dopo un iniziale risveglio, ricade nel sonno, cominciando a russare e a lei non resta che tornare in camera da sola, con l amara consolazione di accarezzare il cuscino di lui, quasi fosse la sua fronte. Emerge una sensazione di solitudine e una mancanza di attenzione da parte maschile: il compagno si dimostra disinteressato a dividere, sia prima che dopo, il talamo nuziale. In Agosto la situazione si ribalta: è mattino, in una località marina e la storia, raccontata in prima persona al passato, inizia con la riluttanza della donna a vestirsi e ad uscire, anche se, come la incalza lui, sono cominciate le vacanze. Perfino l invito ad annodarsi i capelli lunghi la riempie di tristezza, al pensiero che spesso gli uomini, credendola giovane, la sorpassano veloci per vederle il viso e, poi, 1 Cfr. Gérard Genette, Figure II. La parola letteraria, (trad. it. Franca Madonna), Torino, Einaudi, pp Antonella Anedda, Mesi, con disegni di Beate von Essen, «Prato Pagano», autunno inverno 1987, n. 4-5, pp Cfr. Gerald Prince, Dizionario di narratologia, (trad. it. Annamaria Andreoli), Firenze, Sansoni, 1990, p

16 si allontanano delusi; pure i piedi, seppur curati, con le unghie laccate di rosso, non possono che ubbidirle durante tutto il giorno in tanti tragitti privi di senso. Non reagisce neanche al suo rimprovero, perché il giorno prima se ne è andata in silenzio, senza proferire parola; lui, allora, a sua volta, si veste, esce, senza richiudere la porta e il cancello, e scompare. In Settembre la protagonista, che racconta al passato, va dal desiderio che i suoi ospiti siano in ritardo alla decisione, al loro arrivo, di non aprire la porta, fingendo di non essere presente in casa. Traspare tutta l infelicità di un anno di matrimonio, in cui, quando lui non torna e la notte sembra senza fine, sposta mobili e quadri, trascinando le piante nel punto dove il giorno seguente il sole non giunge, quasi a punirle per quanto le succede; il ricordo del giorno di nozze, infatti, sembra essere rovinato, come lo strascico che un invitato ha calpestato per errore e la cui impronta non è riuscita a pulire mai completamente, quasi sia un presagio di malaugurio. Giunge la sera e, mentre si spoglia, con tanta fatica, dal momento che qualsiasi gesto le pesa, si profila un immagine funerea: rintoccano «i bottoni della camicetta [ ] come ossa smarrite, sul pavimento», a sottolineare quanto il pensiero della morte nella sua mente sia, invece, vivo e presente. Nel quarto racconto, sempre degli anni Ottanta, Oltre l acqua, di notte, spicca l architettura dei discorsi diretti, che si snoda quasi seguendo un andamento musicale, creatore sia di attese informative sia di successive esplicazioni. È una storia triste, narrata al passato in terza persona singolare, di una donna che si suicida, la quale, nella solitudine della sua casa, medita l insano gesto e il racconto si distingue, appunto, per una conversazione, dai toni bassi iniziali, rivolta al cane, che prorompe, ad un certo punto, in un invocazione in prima persona: «chiamatemi, disse lei all improvviso a voce alta», segnando il punto di svolta, senza ritorno, della sua mente sconvolta 4. Continua, poi, nell incalzare degli imperativi di quella/e voce/i che, nell oscurità della notte, la chiamano, che lei soavemente saluta, alle quali confida, nell ultimo momento di lucidità: «Ho lasciato tutto»; sono le stesse che le ordinano, infine, in un sussurro, di scendere in acqua e lasciare la barca ormai giunta al largo. 4 Antonella Anedda, Oltre l acqua, di notte, «Prato Pagano», dicembre 1987, n. 1, 1987, pp

17 I gesti della sua vita, «la linea orizzontale che avrebbe tracciato il suo polso, dal fornello alla tovaglia» e «la verticale della sua schiena immobile contro la poltrona», corrispondono parallelamente a quella distesa di mare, che l accoglie nell abbraccio mortale, e a quella sua discesa nell acqua, dove, purtroppo, scopre che la voce dell oltremondo non si è trasformata, ma assomiglia ad una voce umana ed è priva di purezza e di pietà. Si accorge, infatti, di non aver perso nulla: il suo corpo continua pesare e le sue caviglie a ferirsi; anche l ambiente che sorvola è rimasto uguale, è solo diventato senza suono, così il gocciolìo del lavandino e lo zoccolìo delle mucche non provocano alcun rumore. Quando torna nello stesso paese una notte d autunno, per ironia della sorte, come in una novella pirandelliana 5, ritrova nella morte la sua vita di sempre: chiudendo gli occhi prende sonno e, come da viva, sorgono gli stessi poveri sogni, pieni di miseria; così la breve prosa diventa emblema della disperazione di un gesto, che porta ad un punto di non ritorno, recando con sé null altro che altrettanta disperazione. Nel quinto racconto dello stesso periodo, La domanda dei cani morenti, la storia comincia con la descrizione al passato di alcuni cani, dai musi dalla tristezza infinita, i quali, in un giorno di pioggia lenta, dicono nel loro linguaggio che stanno morendo e la narratrice omodiegetica, in prima persona, si stupisce di capire improvvisamente la loro lingua sconosciuta; seguendo i loro inviti, si avvicina per vederli: ci sono tre animali con le zampe sollevate ed altri, più in là, non più vivi 6. Dopo anni, la donna ritorna, da morta, nello stesso luogo e non riesce a soddisfare la richiesta di un cane -che non le pare più sano come le era apparso allora- di entrare per seppellirli: seppure in vita voleva bene a quegli animali, ora che anche loro non sono più al mondo, non può più amarli ed aiutarli. Comprende, quindi, di non essere destinata al regno dei cieli e che sarebbe «andata avanti ciecamente di corpo in corpo», finché la miseria che la spinge non si sarebbe placata. Si osserva che, in tutti e cinque questi racconti degli anni Ottanta, la protagonista è delineata priva di rapporti personali profondi: nel primo, il compagno, pur 5 Si ricorda la novella Visita, che racconta di una donna morta, la signora Wheil, che appare al narratore, cfr. Luigi Pirandello, Novelle per un anno, a cura di Mario Costanzo, premessa di Giovanni Macchia, vol. 3, t. II, Milano, Mondadori, 1990, pp Antonella Anedda, La domanda dei cani morenti, «Nuovi Argomenti», 24 dicembre 1987, p

18 coabitando, conduce una vita notturna separata e, nel quarto, il cane è presente, ma non le risponde. Nel secondo e nel terzo, invece, è lei a non prestare attenzione agli altri, sia quando giudica inutile trascorrere la giornata di vacanza al mare insieme al suo uomo, sia quando escogita un espediente per non accogliere gli invitati in casa. Il quarto e il quinto sono simili, perché in entrambi, la donna, agisce perfino dopo la morte, in un atmosfera sospesa e surreale, vivendo, però, senza pace anche questa condizione. Nel 1997 segue Dialogo, il racconto di Anedda, che «inventa la solitudine di una madre e di una figlia», e, trattando di Dio, affronta un tema religioso, in analogia col precedente testo in prosa Tre stazioni, che indaga le radici del male che hanno provocato la Shoah; Decalogo, infatti, è scritto da dieci scrittori italiani, che raccontano i dieci comandamenti, legati da «un desiderio di chiarezza e di profondità, una narrazione libera, concreta e leggibile» 7. Inizia con una mamma che si trova in chiesa con la sua bambina e prosegue con il ricordo infantile di quando sua madre le recitava una poesia, poi la narrazione ci riporta sulla scena di prima, in cui la figlia, dormiente in penombra, si sveglia e la paura assale entrambe; tentano di uscire dalla cattedrale, ma vi sono ricacciate da un temporale violento, che provoca perfino una rottura di vetri, al punto che alla genitrice sfugge l invocazione di venire protette da Dio. La paura invade anche la stessa narratrice, reduce da un incidente, la quale si chiede se pure lei ha gridato «Dio», mentre il tram precipitava, causandole una ferita ad un piede; in quel momento le sono venute in mente tre parole: «ruota, fuoco, noci» 8, come il fuoco delle navi colpite e della casa sventrata che la madre del racconto fa in modo che la figlia non veda. La prosa della scrittrice, che si caratterizza per l alternanza di eventi reali e fantastici che si incrociano, pone una domanda finale sostanziale, a se stessa e al lettore: il decalogo dei Comandamenti avrebbe potuto non esistere se l umanità avesse semplicemente ascoltato «davvero» le parole del Signore pronunciate sul Sinai? 7 Decalogo. Picca, Anedda, Ferri, Carbone, Doninelli, Susani, De Santis, Pera, Pariani, De Luca raccontano i dieci comandamenti, a cura di Arnaldo Colasanti, Milano, Rizzoli, 1997, seconda di copertina. 8 Il corsivo è di Anedda, modalità adottata dall autrice anche in prosa, non solo nei versi. 17

19 Cap. 2 LE POESIE Secondo Traversetti e Andreani il/la poeta è l ordinatore di una comunicazione, con la caratteristica della polivalenza, ossia una gamma di significati, che impegna il lettore alla sua decodificazione, attingendo ad una sua zona profonda, poiché l arte registra le esperienze che l umanità più sensibile ha reputato di valore, ottenuta mediante un sistema informativo economico. La teoria della ricezione e produzione estetica, infatti, valuta i rapporti con il lettore e la storia dell efficacia di un opera letteraria, in relazione con tutte le altre opere e con tutti i fenomeni della società e della storia, attraverso un analisi sia diacronica che sincronica, collocandola in un sistema relazionale complessivo; la poesia moderna considera la soluzione conoscitiva dell autore tra tutte le soluzioni conoscitive possibili ad altri fruitori, ma il pubblico, anche se eterogeneo e numeroso, tende ad interpretare secondo alcune direttrici culturali generalizzate e comuni 1. Gli inizi degli anni Novanta in Italia sono caratterizzati da un aridità, una specie di rigetto della comunicazione in versi e resta solo la generazione degli scrittori cinquantenni; l evento è forse dovuto anche alla stretta editoriale, che ha ridotto le collane nazionali di poesia e alla proliferazione della narrativa. In seguito, la poesia riprende voce, si registra un ritorno alle forme chiuse della tradizione, dal sonetto al poemetto, ed, emergendo la necessità di valutare il panorama poetico di quegli anni, vengono pubblicate nuove antologie: nel 1995 La parola ritrovata, a cura di Sica e Greta, l anno seguente La poesia italiana dal 1945 al 1995 di Giovanardi e Cucchi e Nuovi poeti italiani contemporanei di Galaverni; nel 1997 Ci sono fiori che fioriscono al buio. Antologia della poesia italiana dagli anni Settanta a oggi, di Caltabellota, Peloso e Petrocchi 2. Petrocchi sostiene, riguardo alla poesia italiana di quel periodo, che «il paesaggio esistente [ ] è vasto e ricco di talenti, tanto vitale da renderlo inquietante» 3, ma che essa, «non ha quasi più un pubblico» e si rifugia in un autorefenzialità, favorendo il proliferare di una nicchia di esperti, anche a causa del mercato editoriale, diventato l unico regolatore culturale. 1 Cfr. Bruno Traversetti, Stefano Andreani, Le strutture, cit., pp. 8, 19-34, 68, La poesia italiana dal 1945 al 1995, a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, Milano, Mondadori, 1996, Nuovi poeti italiani contemporanei, antologia a cura di Roberto Galaverni, Rimini, Guaraldi, 1996, La parola ritrovata, cit., e Ci sono fiori, cit. 3 Stefano Petrocchi, Presentazione, in Ci sono fiori, cit., pp. VIII-IX. 18

20 In questo panorama la trentenne Anedda, nel 1989, consegna alle stampe una cartella d arte, contenente alcune poesie intitolate Residenze invernali, una prosa critica di Gianluca Manzi e due litografie originali di Ruggero Savinio, che viene subito considerata «nella società dell informazione generalizzata [ ] un episodio di nobiltà, di discrezione» 4. L edizione del libro nel 1992 con lo stesso titolo -ed un arco più completo di testiin una collana di Crocetti diretta da Milo De Angelis, è salutato dalla critica come un opera d esordio folgorante e le fa aggiudicare nello stesso anno il Premio di Poetica Opera Prima Leonardo Sinisgalli, il Premio Diego Valeri e il Tratti Poetry Prize 5. La scrittrice racconta che «alla poesia sono arrivata [ ] attraverso la Russia e attraverso mia nonna Ester che conosceva e amava la letteratura russa. È successo ascoltando casualmente i versi di Aleksandr Blok. Li ho sentiti recitare in russo, poi li ho trovati in un libro intitolato Poeti russi nella rivoluzione con testo a fronte e li ho decifrati faticosamente imparando l alfabeto» 6 e confessa di aver subito come «l effetto di uno spalancamento» proprio all età di dodici tredici anni, iniziando a scrivere presto, anche se pubblica «le prime poesie tardi, dopo i trent anni». Secondo lei «è una cosa terrena, un dono e un lavoro. [ ] Insomma un fare molto precario, come la vita» e «nel momento stesso in cui scriviamo apriamo un dialogo molto duro con noi stessi. Quando questo succede, noi siamo altro, la poesia è la nostra alterità, la premessa necessaria per parlare anche agli altri. C è un verso di Tomas Transtromer che è perfetto a questo proposito: ( )/sentire la poesia mentre io mi ritiro./cresce, prende il mio posto./si fa largo a spinte./mi toglie di mezzo./la poesia è pronta» 7. La silloge, che oggi è inserita fra «i libri imprescindibili della contemporaneità» 8, composta in versi liberi divisi in strofe ineguali, è costituita da cinque sezioni: Altari di riposo, Residenze invernali -da cui il titolo del libro-, Voci per alleati, Chiusa di vento e 1991, con la poesia di apertura Ora tutto si quieta, tutto raggiunge il buio. 4 Cfr. Residenze invernali, nota introduttiva di Gianluca Manzi, con due litografie di Ruggero Savinio, Roma, Bulla, Stefano Crespi, Lo sguardo d inverno, «Il Sole 24 ore», 15 novembre Alessandra Giannitelli, Studio sulle scrittrici romane, cit. 6 Antonella Anedda, Il quadro, cit., pp Intervista ad Antonella, fatta nel 2000 da Vera Lucia de Oliveira, in Informatica & Poesia, 16 ottobre Andrea Minello, Il noi dei poeti, cit., p

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