CONFIMI. 16 aprile 2015

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1 CONFIMI 16 aprile 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.

2 INDICE CONFIMI 16/04/2015 La Provincia di Cremona - Nazionale Piva a CremonaFiere È il quinto mandato 16/04/2015 La Voce di Mantova Api e Veneto Banca creano PmiExport 5 6 CONFIMI WEB 16/04/ :57 Appalti pubblici: opportunità all'estero per le aziende sarde 15/04/2015 laprovinciadelsulcisiglesiente.com 19:49 Venerdì 17 aprile si terrà a Cagliari un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici". 8 9 SCENARIO ECONOMIA 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Pensioni una sottile tortura 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Draghi e il balzo dell'ex Femen 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Josephine: «La protesta? La rifarei ancora» 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale La rete di Nokia Con Alcatel Lucent terzo polo al mondo 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Alleanze industriali, Fca parla con Gm 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Partner Re, Elkann fiducioso «Amichevole l'offerta Exor, si può chiudere a fine anno» 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Reazione lenta ma inesorabile 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Draghi: il Qe funziona, andiamo avanti

3 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Una ripresa che non può (ancora) fermare la Bce 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Le stranezze dell'euro e la «bolla» dei Bund 16/04/2015 Il Sole 24 Ore «Ora commissione d'inchiesta bicamerale sugli appalti pubblici» 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Parla il ceo Guerin: «Il gruppo è risanato, Brasile terzo mercato» 16/04/2015 La Repubblica - Nazionale La grande alleanza per fermare il monopolio Nel mirino dell'antitrust Expedia e i big dei viaggi 16/04/2015 La Repubblica - Nazionale Nel labirinto del 730 online tutti a caccia del magico Pin 16/04/2015 La Repubblica - Nazionale Ue accusa Google: abuso di posizione dominante, rischio multa da 6 miliardi 16/04/2015 La Repubblica - Nazionale "L'Italia può accelerare bene Jobs act e tesoretto" 16/04/2015 La Repubblica - Nazionale Mps vende il 10% di Anima Sgr a Poste Italiane Un cadeau per i soci oggi in assemblea 16/04/2015 La Stampa - Nazionale "Ma nelle case degli italiani è rimasto un tesoretto" 16/04/2015 MF - Nazionale Arriva la bad bank popolare 16/04/2015 MF - Nazionale Sileoni: i bancari ci seguiranno 16/04/2015 Panorama Troppo facile scaricare i tagli sugli enti locali SCENARIO PMI 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Strade sicure e droni leggeri Ecco la Cernobbio under 35 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Tavolo sui bonus per i professionisti 41 42

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5 16/04/2015 La Provincia di Cremona Pag. 7 (diffusione:22748, tiratura:28110) Piva a CremonaFiere È il quinto mandato CREMONA -Quinto mandato alla guida di CremonaFiere per il presidente uscente A n t on i o P iv a, confermato ieri dall'a ssemblea dei soci che ha approvato il bilancio consuntivo 2014 e rinnovato i vertici della società di Ca' de' Somenzi per il triennio 2015/2018. Il presidente è stato rieletto con il sostegno del 90% del capitale sociale, mentre sulla composizione del consiglio di amministrazione si è registrata l'unanimità dei voti. A favore di Piva Comune e Provincia di Crem o n a, C a m e r a C o m m e r c i o, Apa, Associazione Industriali, Banco Popolare, Apindustria, Confartigianato, Confcommercio, Consorzio Agrario, Libera Agricoltori, Banca Cremonese e Confcooperative; astenute Cna e Federazione provinciale Coldiretti. A questo voto si è arrivati dopo settimane di contatti e trattative tra i soci, in uno scenario magmatico che aveva visto a lungo contrapporsi due nomi alternativi: da una parte lo stesso Pi va, espressione della Libera Associazione Agricoltori da lui presieduta per due mandati, dall'al tra l'imprenditore Mau riz io F e r ra r o n i, presentato da Assoindustriali che alla vigilia dell'assemblea ha però ritirato candidatura e appoggio. Un segnale rilevante del confronto anche acceso di queste settimane è rimasto sia nell'astensione finale di Cna e Coldiretti, sia nella proposta formulata in extremis dal Comune di Cremona e da Camera Commercio: in prima battuta avevano pensato di astenersi, chiedendo di rinviare il voto di due o tre mesi per verificare l'effettiva consistenza di un'eventuale candidatura alternativa. Alla fine però la base sociale si è largamente ricompattata sul nome di Piva, forte di risultati che hanno consentito a CremonaFiere prima di occupare e poi di rafforzare una posizione di leadership internazionale nei settori degli strumenti musicali di alto artigianato, nella zootecnia e nell'agricoltura. «Mi sembra che l'esito dell'as semblea si commenti da solo», ha dichiarato il presidente P iv a subito dopo la rielezione. «La convergenza sul mio nome dei tre soci istituzionali (Comune, Provincia e Camera di Commercio) disinnesca del tutto certe polemiche della vigilia. Inizio questo quinto mandato dopo dodici anni di lavoro nei quali CremonaFiere ha sempre presentato bilanci in utile, effettuato importanti investimenti, accresciuto il suo valore in misura significativa». «Mentre diversi centri fieristici stanno per arrendersi (o si sono già arresi) alla crisi pressoché generalizzata del comparto, noi continuiamo a crescere e progredire. Alla fine di questo mandato mi auguro quindi di lasciare una società che primeggia nel sistema fieristico nazionale. Anche in questa occasione - ha proseguito Piva - voglio sottolineare il lavoro del consiglio di amministrazione e manifestare la mia personale gratitudine al direttore generale M as s im o B ia n ch ed i, un manager di grande professionalità, insieme al quale è stato possibile raggiungere risultati significativi». Il mandato triennale formalmente avviato ieri porterà nel cartellone di CremonaFiere altre manifestazioni internazionali di grande rilievo: da 'Be Ital ia n' (il BonTà a Stelle e strisce atteso al debutto newyorkese nel 2017), alle due rassegne dedicate al mondo dell'equi tazione, per le quali venerdì mattina verrà siglata l'intesa con l'orga nizzatore; ad altre che sono ancora 'top secret'. «Desidero poi aggiungere un ringraziamento personale particolarmente sentito ad una grande figura dell'agricoltura, del mondo economico e delle organizzazioni professionali cremonesi» conclude Piva. «Mi riferisco ovviamente al commendator Piero Mondini, vicepresidente nel mandato appena concluso, che in assemblea ha tenuto un intervento di straordinaria profondità sulla storia della Fiera ed il suo sviluppo. Mondini è stato l'anima e per molti aspetti il fondatore della nostra società; tutti noi gli dobbiamo gratitudine, e sto pensando ad una speciale sorpresa per testimoniarlo una volta di più». CONFIMI - Rassegna Stampa 16/04/ /04/2015 5

6 16/04/2015 La Voce di Mantova Pag. 9 Api e Veneto Banca creano PmiExport Apindustria Mantova insieme a Veneto Banca e alle aziende associate Export Più e Koinè Servizi linguistici presenta Api PmiExport, un progetto con una nuova veste grafica e di contenuti che prevede iniziative, corsi, informative per le aziende che vogliono esportare. E' un percorso iniziato nel 2013 e che oggi rilancia una serie di servizi, corsi di formazione e sportelli a supporto delle imprese che abbiano l'idea di iniziare a esportare (per offrire loro un orientamento iniziale) e per le aziende che già esportano (per assisterle nell'ul teriore sviluppo di nuovi mercati o nell'ottimizzazione della gestione di quelli già esistenti). CONFIMI - Rassegna Stampa 16/04/ /04/2015 6

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8 16/04/ :57 Sito Web Appalti pubblici: opportunità all'estero per le aziende sarde pagerank: 4 Venerdì 17 aprile a Cagliari, presso la sala anfiteatro della Regione Sardegna, in via Roma 253, si terrà un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici: opportunità in Romania e nell'europa dell'est", organizzato dallo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche in collaborazione con Aniem Sardegna e Confindustria Romania. La filiera della progettazione e delle costruzioni in Italia continua a subire i contraccolpi della crisi economica e del ridimensionamento degli investimenti pubblici. L'internazionalizzazione può essere, in questo contesto, un'opportunità, anche perché in alcuni Paesi la spesa pubblica per opere e lavori è in grande crescita, così come la necessità di investire nel miglioramento delle città e nello sviluppo delle infrastrutture. È però necessario conoscere le difficoltà e gli ostacoli all'ingresso in un nuovo mercato e sapere come reperire i dati e le informazioni utili ad intraprendere consapevolmente i nuovi percorsi di sviluppo. Il seminario intende approfondire le opportunità d'investimento e lavoro nell'europa dell'est e in particolare in Romania, dove lo Sportello Appalti Imprese ha già organizzato una prima delegazione di imprese e sta portando avanti un progetto di affiancamento e assistenza di medio periodo. Il programma della mattinata prevede gli interventi di relatori esperti dei mercati esteri che presenteranno i dati macroeconomici e finanziari, le opportunità di lavoro presenti e il sostegno che le strutture pubbliche e associative possono fornire agli imprenditori sardi. Nel pomeriggio sarà possibile incontrare individualmente i relatori e gli esperti, previo appuntamento. Saranno inoltre raccolte le manifestazioni d'interesse per la partecipazione alle prossime missioni imprenditoriali in Romania. Interverranno, tra gli altri, Valentina Meloni (Aniem Sardegna); Vincenzo Francesco Perra (responsabile Sportello Appalti Imprese, Sardegna Ricerche); Pierluigi Piselli (Studio legale Piselli); Marco Sechi (Servizio Affari internazionali, Regione Sardegna); Rocco Ferri (Direttore generale, Confindustria Romania). La partecipazione è libera e gratuita, ma è necessario registrarsi sul sito dello Sportello Appalti Imprese, all'indirizzo dove è possibile consultare il programma dell'evento. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere a Franca Murru (tel ; info@sportelloappaltimprese.it). LO SPORTELLO APPALTI IMPRESE Lo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche ( è un luogo fisico e virtuale di incontro tra gli operatori economici sardi che intendono entrare o consolidare la propria presenza nel mercato degli appalti. L'iniziativa ha l'obiettivo di promuovere la competitività delle imprese sarde e aiutare il sistema economico ad avvicinarsi ad un mondo poco conosciuto e non semplice da aggredire come quello delle gare pubbliche. Attraverso lo Sportello, Sardegna Ricerche fornisce, in modo del tutto gratuito, servizi di formazione, informazione e consulenza, in particolare favorendo la costituzione di reti di imprese e lo scambio di esperienze tra le stazioni appaltanti. Contatti: info@sportelloappaltimprese.it tel fax sito web: CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 16/04/ /04/2015 8

9 15/04/ :49 laprovinciadelsulcisiglesiente.com Sito Web Venerdì 17 aprile si terrà a Cagliari un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici". Venerdì 17 aprile a Cagliari, presso la sala anfiteatro della Regione Sardegna, in via Roma 253, si terrà un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici: opportunità in Romania e nell'europa dell'est", organizzato dallo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche in collaborazione con Aniem Sardegna e Confindustria Romania. La filiera della progettazione e delle costruzioni in Italia continua a subire i contraccolpi della crisi economica e del ridimensionamento degli investimenti pubblici. L'internazionalizzazione può essere, in questo contesto, un'opportunità, anche perché in alcuni Paesi la spesa pubblica per opere e lavori è in grande crescita, così come la necessità di investire nel miglioramento delle città e nello sviluppo delle infrastrutture. È però necessario conoscere le difficoltà e gli ostacoli all'ingresso in un nuovo mercato e sapere come reperire i dati e le informazioni utili ad intraprendere consapevolmente i nuovi percorsi di sviluppo. Il seminario intende approfondire le opportunità d'investimento e lavoro nell'europa dell'est e in particolare in Romania, dove lo Sportello Appalti Imprese ha già organizzato una prima delegazione di imprese e sta portando avanti un progetto di affiancamento e assistenza di medio periodo. Il programma della mattinata prevede gli interventi di relatori esperti dei mercati esteri che presenteranno i dati macroeconomici e finanziari, le opportunità di lavoro presenti e il sostegno che le strutture pubbliche e associative possono fornire agli imprenditori sardi. Nel pomeriggio sarà possibile incontrare individualmente i relatori e gli esperti, previo appuntamento. Saranno inoltre raccolte le manifestazioni d'interesse per la partecipazione alle prossime missioni imprenditoriali in Romania. Interverranno, tra gli altri, Valentina Meloni (Aniem Sardegna); Vincenzo Francesco Perra (responsabile Sportello Appalti Imprese, Sardegna Ricerche); Pierluigi Piselli (Studio legale Piselli); Marco Sechi (Servizio Affari internazionali, Regione Sardegna); Rocco Ferri (Direttore generale, Confindustria Romania). CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 16/04/ /04/2015 9

10 SCENARIO ECONOMIA 21 articoli

11 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Annunci e ricalcoli Pensioni una sottile tortura Daniele Manca Si sta alzando un rumore di fondo poco sopportabile sulle pensioni. Chiunque, a diverso titolo, abbia a che fare con la previdenza sembra sentirsi in diritto di indicare quali debbano essere i cambiamenti necessari al sistema pensionistico. E quello che disturba maggiormente è che viene utilizzato un approccio esclusivamente contabile per farne discendere possibili modifiche o, abusando del termine, riforme. Si dimentica che ogni volta che si interviene sulle pensioni è come se si procedesse, con molta leggerezza, alla rottura di un patto tra cittadino e Stato. Nel 2011 è stata varata una dolorosa riforma che porta il nome dell'allora ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Dolorosa quanto necessaria e, a unanime giudizio, il passo che ha garantito all'italia di poter riprendere un cammino di risanamento dei conti pubblici e di potenziale sviluppo. Gli effetti sono stati pesanti sui cittadini ma altrettanto positivi sulla stabilità finanziaria del nostro Paese. La dimensione di quanto fatto nel settore l'ha ricordata Enrico Marro lo scorso 14 aprile su questo giornale, sottolineando come a pagina 83 del Documento economico e finanziario (Def) venisse indicato il risparmio dovuto ai vari interventi sul sistema pensionistico dal 2004 al 2011 (Fornero compresa). Risparmi valutati in 60 punti di Prodotto interno lordo fino al Vale a dire mille miliardi attuali. Una cifra rilevante e che di per sé dà la misura delle conseguenze sulle persone. Per avere un punto di riferimento, il debito pubblico italiano, secondo Banca d'italia, era pari a febbraio di quest'anno a 2.169,2 miliardi. È comprensibile quindi come ogni volta che si paventano possibili misure sulle pensioni si mandi in fibrillazione, in modo superficiale e immotivato, larghe fasce di popolazione. Con leggerezza si parla di trattamenti pensionistici e spesso ci si dimentica, in buona o in malafede, di distinguere tra quelli già in essere e percepiti attualmente da quelli futuri. Con altrettanta poca accortezza si procede a ricalcoli che riguardano i redditi di alcune categorie, lasciando sottintendere, anche qui, dei provvedimenti. Si alimenta così nel Paese una paralizzante sensazione di precarietà. Colpevolmente si tende a indicare come un problema previdenziale l'assistenza dovuta a persone che in tarda età e lontani dalla pensione si trovano a perdere il lavoro. Con artifici retorici si disegnano interventi per accompagnare al ritiro definitivo dal mondo del lavoro chi si ritrova disoccupato attorno ai 60 anni. Si vorrebbe rendere più flessibile l'uscita con l'illusione che la si possa finanziare attraverso una riduzione dell'assegno percepito da chi ne usufruisce e, magari, intervenendo su quanti godono di elevati trattamenti. Già: ma chi decide quando un trattamento diventa «elevato»? E non è un errore mettere in uno stesso calderone chi si gode una pensione pagata con i propri contributi e altri che devono il proprio assegno all'uso furbo di leggi e leggine? Si parla di pensione e se ne fa una questione di risorse. Come se a decidere di intere generazioni debbano essere dei calcoli attuariali. Con singolare miopia si fa di tutto per accompagnare al ritiro quanti sono nel pieno della maturità lavorativa. Invece di risolvere una eventuale disoccupazione cercando di ricollocare e utilizzare al meglio le qualità accumulate dal singolo, si cerca di eliminare il problema mettendolo a carico della collettività. Si prefigura incoscientemente una situazione paradossale nella quale individui ricchi di professionalità ed esperienza vengono messi da parte per incapacità di aiutarli a trovare un nuovo impiego. Lo si fa con la motivazione di dare spazio ai più giovani. Quasi fosse più semplice inserire nel mondo del lavoro chi ci prova per la prima volta. Si trasforma il drammatico problema dell'occupazione o del reimpiego ancora una volta in una questione previdenziale. Ed è questo l'inganno peggiore: far pagare padri e madri illudendo i figli. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

12 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Daniele Manca RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

13 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Coriandoli e urla Blitz alla Bce Draghi e il balzo dell'ex Femen Danilo Taino D raghi fa una conferenza stampa per dire che il Quantitative Easing va avanti senza incertezze e non finirà prima del tempo. Ma una giovane di 21 anni, ex del movimento Femen, balza sul suo tavolo e urlando «fine alla dittatura della Bce» lancia coriandoli al presidente della Banca centrale europea. a pagina 13 Gergolet, Tamburello DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Berlino La «conferenza stampa dei coriandoli» è servita, ieri, a Mario Draghi per affermare che l'operazione di acquisto di titoli sui mercati per 60 miliardi al mese sta funzionando e per frenare l'idea che possa finire prima del previsto. La Banca centrale europea, insomma, va avanti sulla linea decisa in gennaio senza ripensamenti, al momento. Certo, anche tra qualche contestazione e momenti di tensione. Mentre il presidente della Bce parlava ai giornalisti, nella nuova sede della banca a Francoforte, dopo la riunione del Consiglio dei governatori, una ragazza di 21 anni è balzata sul tavolo a cui era seduto, ha urlato «fine alla dittatura della Bce» e gli ha lanciato manciate di coriandoli. Momento di allarme. I servizi a protezione della banca subito intervenuti, hanno fermato la ragazza e consegnata alla polizia. La conferenza è ripresa con una certa tranquillità. Resta il problema - serio - di una falla nel servizio di sicurezza che ora la banca sta investigando. «I risultati iniziali - ha sostenuto la Bce in un comunicato - suggeriscono che l'attivista si sia registrata come giornalista di un'organizzazione di informazioni che non rappresenta. Come tutti i visitatori della Bce, era passata attraverso un controllo d'identità, un metal detector e la sua borsa sottoposta a raggi-x prima di entrare nell'edificio. Il presidente Mario Draghi non ha subito conseguenze e ha proceduto tranquillamente con la conferenza stampa». Conferenza che - cosa probabilmente mai successa - è terminata con un applauso da parte di giornalisti. In serata si è saputo - da informazioni del quotidiano tedesco Bild - che la ragazza è conosciuta come Josephine Witt (vero cognome Markmann), attivista del collettivo Femen: sarebbe la stessa che nel 2013 interruppe la messa di Natale nel Duomo di Colonia protestando a seno nudo contro il maschilismo della Chiesa. Draghi ha detto che la Bce si aspetta un'accelerazione della ripresa nell'eurozona nei prossimi mesi. Ciò nonostante, ha ribadito che questa non è una ragione per ridurre di volume o accorciare il programma di acquisto titoli, previsto in miliardi, da acquistare entro settembre Sui mercati si è diffusa l'idea che l'operazione, il cosiddetto Quantitative easing, potrebbe essere tra non molto ridimensionato perché l'economia non ne avrebbe più bisogno e perché i pericoli di deflazione (calo dei prezzi) si sarebbero ridotti. Draghi ha invece parlato di «piena realizzazione» del programma. E ha aggiunto: «Sono piuttosto sorpreso dall'attenzione che riceve una possibile uscita dal programma quando ci siamo entrati solo da un mese» (gli acquisti sono iniziati in marzo). È chiaro che Draghi vuole evitare che si apra una discussione sull'eventualità di una cessazione prematura degli acquisti, qualcosa che creerebbe incertezze e tensioni sui mercati. Quando una discussione del genere prese piede negli Stati Uniti, in occasione del Quantitative easing della Fed, gli effetti sui mercati mondiali furono molto significativi. Draghi ha anche detto che, al momento, sui mercati non c'è una scarsità di titoli, soprattutto pubblici, che possa fare pensare a una difficoltà della Bce a trovare «carta» sufficiente per impiegare i 60 miliardi che ogni mese ha deciso di immettere nell'economia dell'eurozona. Danilo RIPRODUZIONE RISERVATA 60 miliardi L'ammontare mensile di acquisti di titoli di Stato e bond da parte della Bce nell'ambito del Quantita-tive easing SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

14 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) -0,1 per cento L'inflazione nell'eurozona a marzo: è sempre negativa ma in risalita rispetto al -0,3% di febbraio Foto: Sui mercati si è diffusa l'idea che l'operazione, il cosiddetto «Quantitative easing», potrebbe essere a breve ridimensionato perché l'economia non ne avrebbe più bisogno come prima e perché i pericoli di deflazione, cioè di calo dei prezzi, si sarebbero ridotti. Draghi, invece, ha parlato di «piena realizzazione» del programma SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

15 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 13 (diffusione:619980, tiratura:779916) Intervista Josephine: «La protesta? La rifarei ancora» Studia Filosofia, 21 anni: non sono contro Draghi ma quello che rappresenta Così ho beffato i controlli e sono riuscita a passare. La Bce non è un'istituzione democratica Mara Gergolet Josephine, sei stata tu? Sei salita sul tavolo di Mario Draghi? «Sì, sono io. Mi avete già trovato». Ride. Prima di ieri, prima della clamorosa protesta dentro la Bce, Josephine Witt, 21 anni, studentessa di Filosofia, era (o meglio è stata) la Femen più famosa della Germania. Due le sue azioni che hanno fatto scuola: quando saltò, a seno nudo, davanti a Merkel e Putin a Francoforte, e quando manifestò in Tunisia a favore di Amina, la prima Femen araba, sempre svestita, fu arrestata e si fece 29 giorni di carcere. Sono le 7 di sera e risponde al telefono al Corriere. «La polizia? Mi hanno tenuto dentro due ore e mezzo, hanno preso il nome, è tutto a posto». Perché quest'azione? «Non è contro Mario Draghi, ma contro ciò che rappresenta: la Bce. Da tempo in Germania ci sono proteste contro la Banca centrale per la situazione greca, a Francoforte c'è stata una lunga mobilitazione contro il suo nuovo grattacielo. Si tratta di un'istituzione che ha un'enorme influenza sulle nostre vite, però su di lei non c'è nessun controllo di tipo democratico, non viene eletta. Rappresenta l'arroganza del potere, privato della legittimità popolare. Un problema enorme». Diciamo che è legittimata dai trattati. È stato difficile beffare la sicurezza? «Avevo esperienza». Un'azione studiata nei dettagli, come fanno le Femen? «Sì. Poi mi sono accreditata come giornalista della rivista Weiss, ho passato i controlli» Hai incrociato lo sguardo di Draghi? «Sì, ci siamo guardati» Fai ancora parte delle Femen? Un anno fa ti sei raccontata in un'intervista alla Lettura. Di recente ci sono state molte critiche a questo movimento femminista... «Ho perso contatto con loro. Per esempio, non sfilo più a seno nudo, a Draghi non ho mostrato le tette. Non so cosa succede dentro l'organizzazione, ci sono state cose poco chiare. Ma non rinnego assolutamente niente, lì ho imparato molto». Un anno fa hai detto che la tua battaglia era per i diritti umani. «Assolutamente, lo è ancora». RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Sulla «Lettura» Il servizio su Josephine Witt pubblicato dalla «Lettura» il 4 agosto 2013 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

16 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) La rete di Nokia Con Alcatel Lucent terzo polo al mondo Operazione da 15,6 miliardi del gruppo finnico Massimo Sideri «Insieme, Alcatel Lucent e Nokia intendono sviluppare tecnologia e servizi di rete di nuova generazione, con lo scopo di creare una connettività senza soluzione di continuità per le persone e le cose, ovunque si trovino». Nelle parole con cui il chief executive officer di Nokia, Rajeev Suri, ha confermato l'operazione da 15,6 miliardi con Alcatel Lucent c'è tutta la cultura finlandese, compassata ma solida: Suri ha citato elegantemente prima Alcatel Lucent. Intanto, da predatore, se l'è mangiata. Inoltre «connettività senza soluzione di continuità» ricorda molto da vicino quel connecting people che per un decennio e oltre è stato il mantra con cui l'azienda aveva conquistato il mondo. Michel Combes, il carismatico amministratore delegato di Alcatel Lucent che era stato chiamato due anni fa per mettere dei tappi alle falle di un'operazione in pieno stile grandeur dell'era di Nicholas Sarkozy che stava facendo affondare tutta la baracca, è stato più laconico: «Molto rapidamente è apparso chiaro che il gruppo non poteva continuare da solo, per far fronte alle sfide future, c'era bisogno di un partner. Da soli non avevamo i mezzi finanziari per investire nella misura necessaria, né la taglia adeguata per fare economie di scala indispensabili a garantire la nostra competitività nel settore» ha detto ieri a Le Monde. Per Le Figaro la Francia perde un altro pezzo di industria. L'operazione avverrà tutta con scambio di carta sulle borse di Parigi e New York dove la società francoamericana è rimasta quotata dopo la fusione del 2006 che era costata miliardi al governo francese: i soci di Alcatel riceveranno 0,55 euro per azione e avranno il 33,5% della nuova società, mentre quelli Nokia il 66,5%. Nokia Network che rappresenta oggi oltre il 90% del gruppo ha chiuso il 2014 con un fatturato di 11,2 miliardi. Alcatel-Lucent ha avuto un giro d'affari nello stesso periodo di 13,2 miliardi. Ericsson ha chiuso il bilancio 2014 a quota 25,1 miliardi e la cinese Huawei a 23,6 miliardi. In questa prateria o si è prede o predatori. E Nokia ha deciso di essere predatore diventando uno dei tre grandi operatori mondiali di rete. RIPRODUZIONE RISERVATA L'accordo L'intesa prevede l'acquisto di Alcatel da parte di Nokia che pagherà 15,6 miliardi in azioni I vecchi soci di Alcatel avranno tre posti nel cda del nuovo gruppo che si chiamerà solo Nokia Foto: La firma Da sinistra, Risto Siilasmaa e Rajeev Suri (Nokia) con Michel Combes e Philippe Camus (Alcatel) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

17 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 35 (diffusione:619980, tiratura:779916) Alleanze industriali, Fca parla con Gm Contatti tra i vertici dei due gruppi dell'auto. Oggi l'assemblea. Cnh sospesa in Borsa per eccesso di rialzo Bianca Carretto Oggi è il giorno della prima assemblea di Fca - Fiat Chrysler - fuori dal nostro Paese, ad Amsterdam. In una lettera agli azionisti il presidente John Elkann ha così riassunto: «Sono convinto che il settore debba ulteriormente consolidarsi ed è quello che accadrà in futuro. C'è da sperare che il consolidamento sia guidato più dalla ragione e dal buon senso, che non dall'emergenza». Sergio Marchionne, ceo di Fca, da tempo sostiene che i costruttori devono unirsi per affrontare - pur nel rispetto dell'assoluta concorrenza e della propria individualità -la ricerca necessaria per realizzare l'auto futura, spalmando su un numero maggiore di vetture gli enormi costi della ricerca. I vertici di Fca stanno «parlando» con General Motors. Dopo aver scartato un possibile partner francese (Carlos Ghosn, il numero uno dell'alleanza Renault/Nissan nei giorni scorsi è stato «avvisato» dal suo azionista, lo Stato francese, che la strategia industriale deve essere condivisa e Psa si è dichiarata indisponibile poiché ancora impegnata nella ristrutturazione) e dopo l'imbarazzante contenzioso creatosi ai vertici di Volkswagen, rimanevano solo le case americane con cui aprire una trattativa. Anche con Ford ci sono stati colloqui (da sempre le famiglie Agnelli/Elkann e Ford sono amiche) ma è General Motors la società adatta per definire accordi che non significano assolutamente l'acquisizione di una o dell'altra, ma possono portare a cooperazioni industriali ormai fondamentali per difendersi e tutelarsi entrambe. Marchionne conosce bene Gm, visto che undici anni fa, nel 2004, appena entrato in Fiat, fu lui stesso a siglare il divorzio tra il gruppo torinese e quello americano. Intanto ieri, all'assemblea di Cnh, Marchionne ha detto di «guardare ad opportunità» nel settore delle macchine agricole. E il titolo dell'ex Fiat Industrial ha chiuso con un guadagno del 6,4% a 8,22 euro, dopo un congelamento per eccesso di rialzo. Un commento anche sull'imminente incontro con i sindacati: «Era ora che li vedessi, non conosco ancora i nuovi segretari generali di Cisl e Uil», ha detto il manager in risposta a una domanda dei giornalisti. Sulla quota che andrà in Borsa di Ferrari, di cui è presidente, Marchionne ha spiegato: «Non credo che andremo oltre il 10%. Stiamo ancora valutando». Un commento, infine, sulla riforma del lavoro in Italia: «La credibilità dell'italia ha raggiunto livelli che non esistevano prima del Jobs act. Il Paese sta cambiando, sta andando nella direzione giusta, è diventato più attraente per gli investitori anche se ci sono ancora tante cose da mettere a posto». RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

18 16/04/2015 Corriere della Sera Pag. 35 (diffusione:619980, tiratura:779916) L'operazione Partner Re, Elkann fiducioso «Amichevole l'offerta Exor, si può chiudere a fine anno» Raffaella Polato MILANO Adesso tutto sta a PartnerRe. A meno che Axis, il promesso sposo a rischio di abbandono, non decida di accettare la sfida di Exor. E al momento appare complicato: con un'offerta cash da 6,4 miliardi di euro, che al sesto gruppo riassicurativo mondiale riconosce un premio del 16%, John Elkann è fondatamente «fiducioso» di avere le carte migliori. Non le scopre proprio tutte, ovviamente. Ieri, in conference call, qualcuno ci ha anche provato, a capire se il plenipotenziario di casa Agnelli sia per esempio disponibile a sostenere un'eventuale guerra al rialzo. È la domanda che tutti si fanno, la speranza di mercati che l'altra sera hanno reagito all'annuncio torinese correndo a Wall Street a comprare titoli della società contesa (+9%). Elkann è però abile a dribblare. Un piano B? Presupporrebbe che PartnerRe respingesse l'offerta, o che Axis rinunciasse al «carta-contro-carta» e trovasse contanti per almeno un dollaro in più rispetto ai 6,4 miliardi già pronti in cassa al Lingotto. Complicato, appunto. Così il numero uno della holding può liquidare in questo modo l'idea di una battaglia azionaria: «La nostra è una proposta amichevole. Sono totalmente fiducioso, non vedo ragioni per le quali il board di PartnerRe non debba prendere la decisione giusta per la società e per i suoi azionisti». In effetti, la prima reazione non è ostile: se è vero che l'offerta «non è stata sollecitata» né poteva esserlo, perché gli accordi di fusione vincolavano all'esclusiva fino all'altro ieri, «il consiglio esaminerà la proposta di Exor per decidere la linea di maggior interesse per PartnerRe e per i suoi azionisti». Dall'altro lato del tavolo, per contro, Axis sembra spiazzata: prende atto dell'«offerta non sollecitata», fa presente di essere «totalmente impegnata nell'aggregazione», si dichiara «fiduciosa nel valore superiore della società comune». È una posizione che Elkann, in conference call, smonta sistematicamente: «La nostra offerta riconosce un valore pieno, immediato e certo contro il valore incerto e soggetto a variabili della proposta Axis». E, ancora «a differenza»: «Noi garantiamo l'indipendenza, la continuità di gestione, il supporto che un socio totalmente privato può dare nell'ottica di un investimento a lungo termine». Se il board di PartnerRe la penserà allo stesso modo, «potremmo chiudere per fine anno». In tempo per includere nel bilancio 2015 quello che sarebbe il secondo asset della holding dopo Fca. E archiviare così anche il capitolo «diversificazione». RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Exor ha presentato al board di PartnerRe un'offerta d'acquisto tutta per cassa di 130 dollari ad azione, il 16% in più rispetto alla fusione con solo scambio di azioni trattata dal gruppo di riassicurazione con Axis PartnerRe diventerebbe il secondo investimento di Exor, la holding della famiglia Agnelli che possiede il 30,8% di Fca (46% i diritti di voto), il 27% di Cnh industrial (40% i voti) e l'81% di Cushman & Wakefield Exor ha un Net asset value (il valore corrente degli investimenti) ben oltre 10 miliardi che includono anche la Juventus e una quota dell'economist Foto: John Elkann, presidente di Fiat Chrysler e di Exor, la holding d'investimenti che ha avanzato un'offerta d'acquisto sulla PartnerRe. Un'offerta da 6,4 miliardi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

19 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Reazione lenta ma inesorabile Luca De Biase L'Europa si muove. Con i suoi tempi, simboleggiati dai 5 anni che ci sono voluti per arrivare a 10 settimane dal termine della sua indagine sulle presunte pratiche anticompetitive di Google e al lancio di una nuova inchiesta sulla piattaforma mobile Android. u Continua pagina7 u Continua da pagina 1 Ma le decisioni dell'antitrust di Bruxelles su Google si fanno sempre più stringenti e sono operate nel contesto di uno stillicidio di azioni, sempre più frequenti, che riguardano l'azienda americana: dal copyright al fisco, dal diritto all'oblio alla richiesta di pubblicazione dell'algoritmo di Google emergente in Francia. L'Antitrust ha dato dieci settimane a Google per rispondere alle accuse con argomentazioni diverse da quelle offerte finora. Dunque non basterà a Google rispondere per esempio che definire la posizione dominante nella ricerca online non è facile perché gli utenti adoperano il motore di ricerca ma anche con i servizi verticali per lo shopping, i viaggi, l'informazione. La quantità di osservatori soddisfatti di queste decisioni è proporzionale al crescente sentimento di rivalsa nei confronti delle piattaforme americane che stanno rivoluzionando molti mercati e mettendo a rischio un certo numero di rendite di posizione, ma trova l'appoggio di quegli innovatori europei che denunciano come l'estensione sempre più evidente del servizio di Google - dalla ricerca orizzontale tra i siti, alla ricerca verticale, soprattutto per l'ecommerce - metta a rischio molti servizi specializzati. Ma gli utenti che invece danno ragione alle piattaforme americane, da Amazon a Uber, da Apple a Facebook, segnalano un'altra realtà della quale sarebbe assurdo non tenere conto. Di questa realtà siè fatto interprete Günther Oettinger, commissario Ue agli affari digitali, che ha denunciato come l'eccesso di dipendenza dell'europa dalle piattaforme americane sia anche causato dalle molte occasioni perse dalle imprese europee in questo settore. Un parlamentare europeo come Renato Soru, fondatore di Tiscali, lo sostiene da molto tempo, descrivendo la materia come una questione centrale della geopolitica culturale ed economica europeae agendo da imprenditore con coerenza: la suaè una delle poche aziende europee che investe in un suo motore di ricerca, Istella,e valorizza l'antica competenza sviluppata dai ricercatori di Pisa in questo settore. La sua storia dimostra per lo meno che la mancanza di un motore di ricerca europeo non dipende dalla incapacità di realizzarlo.e del resto, in altri paesi la dominanza di Google non esiste: non solo in Cinae in Russia, ma anche in Corea del Sud, il motore dominante nonè quello dell'azienda americana. La battaglia antitrust con Google non può dunque essere il finale della storia. Anzi.E il vero terreno di prova riguarda la creazione del mercato unico digitale che la Commissione dovrebbe annunciare il7o l'8 maggio. La nuova regolamentazione dovrà vedersela con le lobby, europee e americane, come dovrà accettare il confronto con il Parlamento che ha già dato risposte forti per esempio sulla net neutrality. Ma la creazione di un mercato unico integratoe forte, con meno ostacoli alla crescita di imprese di scala europea,è un percorso altrettanto importante del contrasto alla dominanza delle piattaforme americane. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

20 16/04/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1,3 (diffusione:334076, tiratura:405061) Crescita e mercati LE MOSSE DELLE BANCHE CENTRALI Draghi: il Qe funziona, andiamo avanti Nessun tapering all'orizzonte Il programma di acquisti proseguirà almeno fino al settembre 2016 Il nodo del credito Migliora, ma resta debole, la dinamica dei prestiti alle imprese Secondo la Bce si consolida la ripresa nell'eurozona mentre crescono le aspettative d'inflazione EFFETTI COLLATERALI? Al momento la Banca centrale europea non ha indicazioni sul rischio di possibile bolle sui mercati obbligazionari Alessandro Merli PL'economia dell'eurozona migliora e ci sono «chiari segni» che le misure di politica monetaria della Banca centrale europea, compreso l'acquisto di titoli avviato il mese scorso, funzionano. In una conferenza stampa che passerà alla storia per la protesta dell'attivista balzata sul suo tavolo, il presidente della Bce Mario Draghi ha voluto dare un messaggio rassicurante sui progressi dell'area euro e sulla determinazione dell'istituto di Francoforte a mettere in atto «in pieno» il Quantitative easing (Qe) da miliardi di euro appena varato. Sono «sorpreso», ha detto Draghi, che si parli di un'uscita dal programma solo un mese dopo la sua partenza. «È come se un maratoneta- ha scherzato- dopo aver percorso un solo chilometro, si chiedesse quando finisce». Il presidente della Bce ha ribadito l'intenzione di continuare con il Qe fino a settembre 2016, o fino a quando l'inflazione sia avviata in modo sostenuto verso l'obiettivo di avvicinarsi al 2% (il mese scorso era a -0,1%), precisando che non vuol farsi distrarre da deviazioni temporanee dal trend. Il programma di Qe, ha precisato, ha comunque la flessibilità sufficiente per essere modificato secondo la circostanze, ma questoè «prematuro». Le aspettative d'inflazione sui mercati, intanto, sono aumentate, prima con le attese del Qe, poi con il suo annuncio, e infine con la sua partenza. La politica monetaria della Bce, insieme al calo del prezzo del petrolioe alla discesa dell'euro, ha contribuito alla ripresa, che ha preso maggior spinta dalla fine del 2014 e dovrebbe allargarsi e rafforzarsi. Si tratta però di una ripresa «ciclica», ha sostenuto Draghi, che per trasformarsi in strutturale e aumentare il potenziale dell'economia, ha bisogno del supporto delle riforme e della politica fiscale, il consueto appello del banchiere centrale italiano. Il Qe, secondo il presidente della Bce, ha già mostrato i suoi effetti sui mercati finanziari e le condizioni del credito e sta cominciando a raggiungere l'economia reale. Draghi ha riconosciuto però che per ora la dinamica dei prestiti alle imprese resta debole, un tema sollevato questa settimana anche dal Fondo monetario. A differenza dell'organizzazione di Washington, però, non lo attribuisce alla debolezza delle banche, dopo che sono state sottoposte lo scorso anno all'esame della Bce. Sui mercati finanziari è stata anche discussa con insistenza, dopo l'avvio del Qe il 9 marzo, la possibilità che la Bce presto si ritrovi senza titoli da acquistare (il programma prevede operazioni per 60 miliardi di euro al mese), in parte perché le banche e altre istituzioni finanziarie sarebbero riluttanti a vendere, in parte perché i rendimenti di molti titoli dei Paesi del "centro" dell'eurozona sono scesi sotto il -0,20% del tasso sui depositi delle banche presso la Bce stessa, limite minimo di intervento. «Non ne abbiamo nessuna prova», ha detto Draghi, il quale ha sostenuto anche che per il momento non ci sono indicazioni che si stiano formando bolle sui mercati obbligazionari. Ha riconosciuto però che un lungo periodo di bassi tassi d'interesse può creare squilibri sui mercati, ma la Bce tiene sotto continuo monitoraggio la situazione e la "prima linea di difesa" sono in ogni caso misure macro-prudenziali per evitare appunto la formazione di bolle. Draghi ha anche smentito che la banca possa abbassare ulteriormente il tasso sui depositi. Inevitabilmente, molte domande hanno affrontato la vicenda della Grecia, ma Draghi ha insistito che la soluzione è «interamente nelle mani del Governo greco», ripetendo che la Bce (che oggi ha un'esposizione verso Atene di 110 miliardi di euro) continuerà a consentire la fornitura di liquidità alle banche elleniche finché sono solvibili e hanno i titoli da fornire in garanzia alle operazioni di finanziamento. Mentre crescono le preoccupazioni che il Governo greco possa presto trovarsi senza fondi, il banchiere centrale ha sostenuto di «non voler nemmeno contemplare l'ipotesi di un'insolvenza della Grecia. E le dichiarazioni delle autorità greche mostrano che la pensano allo stesso modo». L'incremento del portafoglio ,1 312,7 Fonte: Bce 10 03/ /03 Ammontare dei titoli in possesso della Bce. In miliardi di SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/ /04/

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