Storia e STS. La telefonia italiana e i suoi primi abbonati ( )

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1 STS Italia online paper Questo paper è disponibile online sul sito web di STS - Associazione Italiana per lo Studio Sociale della Scienza e della Tecnologia; può essere citato in accordo con le consuete convenzioni accademiche e non può essere pubblicato in altri luoghi senza il permesso esplicito di autori o autrici. Si tenga presente che, qualora questo paper venise fatto circolare in forma cartacea o elettronica, vi si dovrà sempre accludere questa medesima nota sul copyright e, in ogni caso, esso non deve essere utilizzato per fini commerciali o per trarne anche indirettamente profitto. Citare questo paper nella seguente forma: Balbi, G., 2008, Storia e STS. La telefonia italiana e i suoi primi abbonati ( ), paper presentato al II Convegno nazionale STS Italia: Catturare Proteo. Tecnoscienza e società della conoscenza in Europa, Università di Genova, Giugno; disponibile sul sito Pubblicato online su il 30 novembre Paper presentato al II Convegno nazionale STS, Catturare Proteo. Tecnoscienza e società della conoscenza in Europa, Genova, Giugno 2008, all interno della sessione Processi sociotecnici, pratiche di appropriazione e conoscenza situata Storia e STS. La telefonia italiana e i suoi primi abbonati ( ) Gabriele Balbi IMeG Istituto di Media e Giornalismo, Università della Svizzera italiana (Lugano) (gabriele.balbi@lu.unisi.ch)

2 Storia e STS. La telefonia italiana e i suoi primi abbonati ( ) di Gabriele Balbi Abstract Although politicians and private companies were the driving forces of the early Italian telephone, between nineteenth and twentieth century users influenced the evolution of this new medium in a critical way. First of all they set up a continuous dialogue with the other relevant social groups. For example, through telephone books, private companies either gave many kinds of suggestions or criticized incorrect uses of their subscribers: this was a symbolic space where discussion took place. Secondly subscribers imposed models of consumption that forced changes in the telephonic administration. For example, for a long time Italian telephones were offered with flat rates and subscribers often borrowed their telephones, sometimes asking for money and sometimes for free. This social practice, called parasitism, forced major changes in rate s policies. Finally, subscribers tried to metabolize this new medium using it in unexpected ways : the telephone was used or pictured as a tool fit to be used for fishing, for surgery, to evaluate the quality of wines, as a video-phone, as a broadcasting tool. This paper aims to understand why and how users modified and co-constructed not only the practices of use, but even the way in which the Italian telephone was understood. 5 index key-words History of the Telephone; Subscribers; Parasitism ; Unexpected uses; Co-construction. 1. Introduzione. Storia e STS: gli abbonati al telefono La telefonia giunse in Italia tra la fine degli anni Settanta e l inizio degli anni Ottanta dell Ottocento, poco dopo l assegnazione del brevetto allo scozzese, ma americano d adozione, Alexander Graham Bell. Tanto in Italia come in altri paesi, nei primi decenni di diffusione del servizio svariati gruppi sociali si scontrarono per imporre logiche ed usi al nuovo medium: in Italia, i protagonisti di tale confronto furono in particolare il ceto politico, le società telefoniche private, gli ingegneri elettrotecnici in qualità di esperti e gli abbonati. Ciascuno di questi gruppi contribuì a co-costruire il nuovo strumento e, dallo sconto-incontro delle varie riflessioni, nacque un significato condiviso di telefonia, che per certi versi permeò tutto l immaginario tecnologico italiano del Novecento in tema di telecomunicazioni. In primo luogo, fin dai primi anni e w w w. s t s i t a l i a. o r g 1

3 praticamente per tutta la storia della telefonia italiana, il ceto politico non seppe cogliere la strategicità del telefono e, di conseguenza, decise di non scegliere tra la gestione pubblica e quella privata del servizio: per questa ragione la legislazione in materia risultò spesso penalizzante soprattutto nei confronti di quei gruppi capitalistici interessati ad investire nella rete. Le stesse società telefoniche private, in secondo luogo, dovettero subire le oscillazioni del pensiero politico e sottostare a questa spada di Damocle che per lungo tempo minacciò gli investimenti effettuati. Nonostante ciò, fin dai primi anni di diffusione del servizio, il business del telefono interessò svariati gruppi capitalistici italiani e stranieri, che gestirono la maggior parte delle reti telefoniche urbane ed interurbane almeno fino alla nazionalizzazione del Anche a causa della legislazione che esponeva le aziende al rischio di non ammortizzare i capitali impiegati, però, queste società investirono poche risorse nell innovazione, nell ampliamento dei servizi e nella razionalizzazione del sistema. Furono proprio queste le accuse che i tecnici imputarono alle aziende private. Il terzo gruppo sociale pertinente considerato, quello degli esperti, fu infatti sempre attento a valutare il grado di efficienza, di standardizzazione e di rinnovamento della rete telefonica: in Italia, per azione congiunta della legislazione e della scarsa propensione all investimento dei privati, questi criteri vennero storicamente trascurati e, conseguentemente, la qualità con cui venne erogato il servizio fu per lungo tempo inferiore a quella di molti altri paesi europei. Le disfunzioni del sistema caratterizzano in maniera così profonda l incipiente telefonia da scoraggiare addirittura i potenziali utenti: questi ultimi attuarono infatti una serie di pressioni e di vere e proprie re-azioni nei confronti degli altri gruppi sociali sia per ottenere un servizio qualitativamente migliore, sia per imporre dal basso i propri modelli e significati d uso al nuovo medium. Il presente lavoro prenderà specificamente in esame il ruolo esercitato dai primi abbonati al servizio telefonico italiano, e dagli aspiranti tali, nel processo di co-costruzione del nuovo oggetto tecnico. Anche se, specie in questo primo periodo di diffusione del mezzo, le scelte della politica e le politiche d investimento delle aziende private possono sembrare più rilevanti nell orientare gli sviluppi del sistema, l analisi approfondita delle pratiche di appropriazione e metabolizzazione del nuovo medium da parte degli utenti è significativa per una serie di ragioni. In primo luogo, perché essi mantennero un costante dialogo con gli altri gruppi sociali e parteciparono così attivamente alla formazione socio-tecnica della telefonia italiana. In secondo luogo, i primi utenti del servizio ebbero la straordinaria possibilità di modificare ed indirizzare alcuni dei nascenti caratteri del servizio telefonico e, più in generale, del sistema delle telecomunicazioni italiane. Specie in un periodo in cui la flessibilità interpretativa dell oggettotelefono era ancora elevata, infatti, gli abbonati tentarono di realizzare un opera di traduzione w w w. s t s i t a l i a. o r g 2

4 dello strumento al fine di adattarlo alle proprie esigenze spesso distanti da quelle degli altri gruppi sociali e, in definitiva, di metabolizzarlo nella propria realtà quotidiana. Infine, mai come in questi primi anni di diffusione del telefono, gli erogatori del servizio riservarono una così solerte attenzione agli utilizzatori. Il telefono fu infatti una delle primissime tecnologie di rete ad essere adottata all interno delle abitazioni e, quindi, ad essere sottoposta alla quotidiana valutazione degli abbonati (Aurini 1915: 112): all introduzione della commutazione automatica, ad esempio, l amministrazione statale ritenne che il grado di soddisfazione per la nuova tecnologia espresso dagli utenti fosse il parametro più importante per valutare l adozione di tale sistema «giacché l impianto avrebbe potuto essere tecnicamente perfetto, pur non soddisfacendo pienamente gli abbonati; e in questo caso non sarebbe stato opportuno insistere» (Relazione della Commissione di sorveglianza 1915: 21). Per queste ed altre ragioni, quindi, analizzare il contributo che i primi utenti del servizio telefonico diedero alla formazione del concetto stesso di telefonia significa, da un lato, raccontare una porzione perlopiù trascurata della storia di una nuova tecnologia e, dall altro, tentare di gettare nuova luce sull origine di alcuni dei caratteri che hanno contraddistinto il sistema delle telecomunicazioni italiane nel corso di tutto il Novecento. 2. Dialoghi di carta: gli elenchi telefonici come luogo di confronto La fonte storica più indicata ad analizzare il processo di negoziazione tra gli usi suggeriti dagli erogatori del servizio e quelli effettivamente praticati dagli abbonati è rappresentata dagli elenchi telefonici. Specie nel periodo oggetto del nostro studio, infatti, i cosiddetti libri del telefono erano dotati di specifiche sezioni in cui le aziende telefoniche fornivano agli abbonati precise istruzioni sull utilizzo del mezzo, indicavano gli atteggiamenti corretti da tenere durante le conversazioni e, infine, ricordavano i principali errori che a loro avviso gli utenti commettevano. I comportamenti scorretti dei propri clienti vennero regolarmente sottolineati e blanditi dalle società telefoniche. In primo luogo, nel corso di tutto il periodo preso in esame, gli erogatori ricordarono agli utenti di tenere una corretta distanza dal microfono e, soprattutto, di mantenere anche al telefono un «tono di voce naturale» (Società Telefonica Ligure 1894: 52; Unione Telefonica Lombarda 1904: 5), evitando di gridare all apparecchio nell illusione di farsi sentire meglio dall interlocutore. I consigli e censure riguardo al tono di voce da mantenere durante le conversazioni segnalavano implicitamente il fatto che gli abbonati fossero soliti urlare o parlare w w w. s t s i t a l i a. o r g 3

5 distanti dal ricevitore: con questi e altri comportamenti impropri, in definitiva, gli utenti dimostravano di non aver ancora compreso pienamente il funzionamento del nuovo strumento. Oltre alle difficoltà del controllo vocale, gli abbonati si lasciavano spesso andare ad atteggiamenti definiti violenti, il più delle volte dettati da impazienza. Gli utenti ad esempio erano soliti «battere sopra i microfoni» (Società Telefonica Ligure 1894: 52), credendo così di migliorare la qualità di ricezione dello strumento e, in generale, utilizzavano con noncuranza e «veemenza» gli apparecchi (Società Telefonica per l Alta Italia 1906: 8). Un terzo atteggiamento scorretto che le società telefoniche cercarono di proibire fu il fatto che gli abbonati intervenissero in prima persona sull oggetto tecnico: questa pratica contrastava con le indicazioni fornite dagli erogatori del servizio i quali temevano un danneggiamento del singolo apparato o addirittura dell intera rete e, forse, volevano anche mantenere un certo grado di riservatezza sulle apparecchiature. Vi erano infine alcuni comportamenti degli abbonati che le società telefoniche ritenevano scorretti, ma che difficilmente potevano essere controllati e puniti: dal tentativo di «sorprendere il segreto telegrafico, servendosi dei fili e degli apparecchi telefonici» (Telefoni dello Stato. Compartimento di Palermo 1909: 5) all utilizzo del telefono «contro la morale e l ordine pubblico» (Ivi: 6); dal mettere a disposizione di terzi il proprio apparecchio (argomento su cui torneremo), alla curiosa notazione contenuta nel regolamento per i posti telefonici pubblici di Napoli, in cui «Non sono accordate le comunicazioni alle persone in istato di alterazione alcoolica o mentale» (Telefoni dello Stato. Direzione Compartimentale di Napoli 1908: 11). Le aziende telefoniche e l amministrazione statale non tentarono soltanto di suggerire una sorta di galateo telefonico o di reprimere pratiche d uso comuni tra gli abbonati ed a loro avviso erronee, ma cercarono anche di coinvolgere i propri clienti nel perfezionamento del servizio. Spesso, infatti, gli stessi erogatori invitarono gli abbonati a segnalare eventuali «irregolarità o trascuranze» emerse nella gestione della rete (Società Telefonica Ligure 1894: 59) ed a presentare reclamo: solo in questo modo, infatti, le stesse società telefoniche potevano «conoscere i guasti dei proprii impianti e le imperfezioni del proprio servizio» (Telefoni dello Stato. Compartimento di Palermo 1909: 11). Attraverso le pagine degli elenchi telefonici, quindi, si realizzò un tentativo di dialogo tra erogatori ed utenti del servizio che può essere considerato di grande interesse per almeno tre ragioni. In primo luogo, le società telefoniche cercarono di imporre quello che Bruno Latour ha definito un programma d azione (Latour 1992: 42): attraverso i consigli e le critiche rivolte ai propri clienti, i fornitori del servizio intendevano, da un lato, promuovere l alfabetizzazione del nuovo strumento ma, dall altro, progettare anche un contesto d uso predefinito e per loro ideale al w w w. s t s i t a l i a. o r g 4

6 fine di gestire in maniera più efficace il sistema telefonico. In secondo luogo, come abbiamo cercato di illustrare, il programma d azione dei fornitori del servizio venne significativamente trasformato dagli abbonati: essi misero infatti in costante discussione i suggerimenti e le imposizioni d uso, adottando pratiche ritenute scorrette e talvolta addirittura dannose al buon andamento del servizio (cfr. il concetto di copione in Akrich 1993). Infine, occorre notare che questo dialogo tra providers e users non fu esclusivamente caratterizzato dallo scontro, ma anche dalla collaborazione: le società telefoniche tentarono infatti di includere gli abbonati tra i controllori della qualità e, addirittura, tra i promotori di quella educazione all uso del telefono che ancora mancava nella società italiana tra Otto e Novecento. 3. Perché e come gli usi contano: il parassitismo telefonico Come abbiamo appena ricordato, talvolta gli utenti utilizzavano il telefono in maniera differente da quanto veniva loro indicato da parte degli erogatori del servizio, cosa che contribuì a generare una serie di contrasti tra i due gruppi sociali pertinenti. L esempio più noto di una pratica d uso comune tra gli abbonati e ritenuta errata dalle aziende telefoniche fu, senza dubbio, il cosiddetto parassitismo telefonico. Per comprendere appieno il significato dell espressione occorre anzitutto ricordare che, nel sistema telefonico italiano tra Otto e Novecento, era in vigore la cosiddetta tariffa à forfait: questa tipologia di tassazione che corrisponde a grandi linee all attuale flat prevedeva che gli abbonati corrispondessero alle società una cifra mensile o annuale prestabilita ed indipendente dalla frequenza d uso del mezzo. Dal momento che la quantità delle chiamate non influiva sul costo finale della bolletta, quindi, fin dai primi anni di sviluppo del telefono fra i fruitori si diffuse una modalità d uso imprevista dagli erogatori del servizio: gli abbonati infatti, talvolta a scopo di lucro e talaltra senza percepire alcun compenso, cominciarono a mettere a disposizione il proprio apparecchio a coloro i quali ne erano sprovvisti. Il dibattito sul tema divenne centrale negli anni seguenti alla nazionalizzazione delle reti telefoniche realizzata nel In primo luogo, perché in questo periodo le pubblicazioni tecniche e l amministrazione statale cominciarono a riservare un attenzione crescente alle politiche tariffarie degli altri paesi, che avevano già sostituito o stavano sostituendo la tariffa à forfait con quella a consumo. In secondo luogo, negli anni immediatamente successivi alla nazionalizzazione delle reti, si palesarono numerose difficoltà d accesso al sistema dovute, da una parte, alla scarsità delle linee interurbane e, dall altra, all utilizzo eccessivo che ne veniva fatto da parte degli utenti. Questa crisi fu causata principalmente proprio dal sistema tariffario à forfait, che incentivava l uso del w w w. s t s i t a l i a. o r g 5

7 telefono da parte degli abbonati (ma anche dei non abbonati) e che contribuiva sia a congestionare le reti nelle ore di maggior traffico sia, di conseguenza, a dilatare i tempi d attesa per ottenere le comunicazioni. La terza ragione per cui l uso smodato del nuovo mezzo divenne tema d attualità all indomani della statalizzazione fu appunto il cosiddetto fenomeno del parassitismo telefonico. Fu l ing. Oreste Villa, in un articolo apparso sulla Rivista delle Comunicazioni nel gennaio 1911, ad identificare ben sei diverse pratiche parassitarie con cui a suo avviso gli abbonati stavano defraudando lo Stato e le aziende telefoniche private. Anzitutto, come abbiamo già ricordato, vi era la «corrispondenza abusiva per parte di non abbonati ad un posto di abbonato», che si realizzava quando Una persona risparmia di pagare l abbonamento o di ricorrere ad una cabina pubblica, servendosi per favore dell apparecchio di chi primo capita, oppure prega per telefono un abbonato di chiamare o fare chiamare, di riferire, o di fare riferire. È la forma più diffusa ed è quella più molesta per l abbonato, posto nell imbarazzo di negare il richiesto favore o di subire perdite di tempo, seccature, distrazioni di personale, ecc.; talvolta poi il favore diventa consuetudine e si dà perfino il caso di abbonati che rinunziano all abbonamento del telefono, visto che esso li riduce al servizio degli importuni. (Villa 1911: 43). Una seconda forma di parassitismo si realizzava quando i non abbonati utilizzavano gratuitamente il telefono nei locali pubblici: specie nei primi anni di diffusione del nuovo mezzo. Tra gli abusi commessi dagli abbonati, Villa citò anche i cosiddetti abbonamenti collettivi. La legislazione telefonica italiana, infatti, concedeva agli inquilini di uno stesso stabile di corrispondere con la rete urbana mediante derivazioni dalla portineria : in sostanza, il portiere del condominio si incaricava di rispondere alle chiamate indirizzate ai locatari, di smistarle e, infine, di preoccuparsi che i destinatari della comunicazione completassero la conversazione per poi avvertire il centralino. Questa operazione veniva giudicata una forma di parassitismo perché teneva impegnate per lungo tempo le reti ed intralciava così il regolare funzionamento del servizio telefonico. Un ulteriore abuso veniva frequentemente commesso dai grandi abbonati quali ad esempio compagnie di navigazione, assicurazioni, alberghi che non a caso furono tra i principali sostenitori del sistema à forfait e, a più riprese, tentarono di ritardare l introduzione delle tariffe a consumo w w w. s t s i t a l i a. o r g 6

8 (Rivista delle Comunicazioni 1910: 54). I grandi utilizzatori, infatti, erano soliti sottoscrivere un numero limitato di abbonamenti e poi collegare ad essi centinaia di apparecchi telefonici. Una quinta forma di parassitismo era rappresentata dall uso del mezzo da parte degli utenti morosi. Come ricordò Oreste Villa, infatti, sempre più spesso chi sottoscriveva un abbonamento telefonico non era in grado di sostenerne le spese e quindi doveva rinunciarvi dopo pochi mesi: fino al momento in cui l amministrazione non procedeva all eliminazione dell apparecchio dall abitazione del sottoscrittore insolvente, però, questi poteva fruire gratuitamente del servizio. La sesta ed ultima pratica d uso comune tra gli abbonati e che, secondo Oreste Villa, poteva essere annoverata tra i parassitismi fu la cosiddetta corrispondenza vana : come avvenne in altri paesi (Fischer 1994), infatti, anche in Italia gli erogatori del servizio condussero una lunga battaglia contro gli utenti che, a loro avviso, facevano un utilizzo fàtico 1 e sostanzialmente inutile del nuovo mezzo (Villa 1911: 44). Contro il parassitismo telefonico si schierarono i tecnici ed il ceto politico, ma soprattutto le stesse società telefoniche private. Esse non solo proibirono ai propri abbonati di mettere l apparecchio a disposizione di terzi a scopo di lucro 2 ma, attraverso una propaganda poi massicciamente adottata dalle aziende telefoniche italiane negli anni 20 del Novecento (Ortoleva et Pallavicini 1996: 30), condannarono anche coloro i quali offrivano il proprio apparecchio in maniera volontaria e senza pretendere alcuna corresponsione di denaro. In sostanza, il cosiddetto parassitismo telefonico era costituito da alcune pratiche d uso adottate dagli abbonati e perlopiù consentite dalla legislazione che quindi ancora una volta si rivelava, oltrechè vaga, dannosa allo sviluppo della telefonia, ma che al contempo causava numerosi problemi di gestione agli erogatori del servizio, nonché rischiava di inficiare l efficienza complessiva della rete. Il parassitismo telefonico segnalava inoltre l importanza dei primi abbonati telefonici per due ragioni. In primo luogo, come abbiamo già ricordato, l adozione di questa pratica d uso indicava il 1 La cosiddetta funzione fàtica è una delle 6 funzioni della comunicazione teorizzate dal linguista Roman Jackobson. Essa si realizza quando un partecipante all atto di comunicazione controlla se il contatto è aperto e quindi se il flusso informativo può transitare attraverso il canale: un esempio tipico è il Pronto! che si pronuncia al telefono per avviare la conversazione (Volli 2000: 19). In senso lato, però, si definiscono fàtiche quelle conversazioni telefoniche il cui scopo non è tanto quello di trasmettere un contenuto preciso, ma bensì quello di instaurare e mantenere un contatto, e quindi un legame di natura sociale, tra mittente e destinatario 2 Si vedano a titolo d esempio questi due avvisi. Il primo, contenuto in un elenco telefonico della società di Bologna nel 1894, ricordava ai propri abbonati il fatto che essi avessero il diritto di «servirsi del Telefono per loro uso individuale, dei propri impiegati e persone di famiglia. La legge vieta qualunque comunicazione a scopo di lucro» (Società Telefonica per l Italia Centrale 1894: 4); il secondo della Società Telefonica per l Alta Italia era ancora più categorico e affermava: «La Società è in obbligo di togliere il telefono ai contravventori, salvo il diritto alla rifusione dei danni. [ ] Saranno soggetti a contravvenzione gli Utenti che permettono l uso del telefono mediante pagamento di una quota qualsiasi, anche se questa è chiesta ed offerta a titolo di beneficenza» (Società Telefonica per l Alta Italia 1904: 3). w w w. s t s i t a l i a. o r g 7

9 fatto che gli utilizzatori avessero la possibilità di negoziare e di modificare il programma d azione che i fornitori del servizio volevano loro imporre; in altre parole, come spesso accade nella storia della tecnologia, anche in questo caso il telefono venne utilizzato dagli utenti in maniera imprevista rispetto a quanto avevano immaginato coloro i quali lanciarono ed, in seguito, gestirono il servizio. In secondo luogo, questo uso del telefono ritenuto scorretto stimolò in realtà un serrato dibattito tra i vari gruppi sociali pertinenti: le pratiche parassitarie indussero infatti gli ambienti politici e tecnici ad interrogarsi sul sistema tariffario in vigore ed a prendere alcuni provvedimenti in proposito. In definitiva, l esempio del parassitismo telefonico mostra in maniera efficace come gli usi di una tecnologia possano influenzare il dibattito e le decisioni assunte da quelli che Thomas Hughes definirebbe i system builders (Hughes 1987), ovvero coloro i quali vengono spesso ritenuti gli unici responsabili della formazione e della diffusione di un nuovo mezzo di comunicazione. 4. Gli usi inattesi del telefono Con la locuzione uso inatteso gli storici della tecnologia vogliono generalmente indicare il fatto che, nel corso dell evoluzione di uno strumento tecnico, spesso si affermino delle modalità d uso cui i gestori del servizio non avevano pensato e che vengono invece adottate dagli utenti. Anche il telefono non fece eccezione e, in questi primi 35 anni di diffusione, venne spesso impiegato in alcune attività profondamente diverse dalla comunicazione punto-a-punto, che sembrava essere il principale scopo per cui esso venne inventato ed introdotto nella società di fine Ottocento. Gli esempi sono molteplici. In primo luogo, il telefono venne utilizzato come indicatore del corretto funzionamento dei motori industriali: in alcune fabbriche, per controllare a distanza il movimento di un generatore o alterarne la velocità, era prassi comune mettere in collegamento telefonico un operaio addetto alla manutenzione con il punto in cui era collocato l apparato e «dall altezza del suono che (egli) percepisce è(ra) in grado di esercitare esattamente il suo controllo» (L elettricista 1912: 301). In secondo luogo, il nuovo strumento trovò un inedita applicazione in campo medico, e specialmente nella chirurgia di guerra, per individuare la presenza di oggetti metallici quali ad esempio schegge e proiettili nel corpo umano (Telefono, Poste e Telegrafi 1903: 11). Un inventore di Berlino, poi, scoprì e brevettò il modo di applicare un microfono telefonico alla pesca, collocando un microfono in una scatola metallica a tenuta stagna ed immergendolo nel mare si poteva udire la quantità di pesce presente in quelle acque. Anche i palombari si servirono di un applicazione del telefono che permetteva loro di tenersi in contatto con la superficie e di evitare quindi quelle incomprensioni che, con i sistemi di w w w. s t s i t a l i a. o r g 8

10 comunicazione precedenti, avevano talvolta causato la morte di alcuni sommozzatori (L elettricità popolare 1905). Due ulteriori usi inattesi del telefono segnalati nelle riviste italiane dei primi anni del Novecento avrebbero trovato alcune forme di realizzazione soltanto nella seconda metà del secolo. Il primo è il video-telefono, un mezzo di comunicazione che, come ha ricordato Peppino Ortoleva, fin dalla fine del XIX secolo venne ritenuto di imminente commercializzazione, ma che ancora oggi non ha trovato piena applicazione nella società contemporanea (Ortoleva 1998): nel 1907 anche in Italia i Bollettini Postali-Telegrafici riportarono la notizia secondo cui la trasmissione simultanea dell immagine e della voce fosse stata sperimentata e realizzata negli Stati Uniti e, quindi, che un modello di Televue sarebbe stato a disposizione degli utenti entro pochi anni (Bollettini Postali- Telegrafici 1907: 1594). Il secondo esempio di unexpected use è l impiego del telefono come mezzo di trasmissione di contenuti editoriali. Il telefono, infatti, fin dai primissimi anni della sua introduzione, mantenne un incerto status tra mezzo di comunicazione punto-a-punto e mezzo di broadcasting (Balbi & Prario 2008) e l esempio più noto di tale flessibilità d uso furono le cosiddette audizioni telefoniche. Una prima istituzionalizzazione di questo servizio avvenne a Budapest intorno alla metà degli anni 90 dell Ottocento: da una sorta di centralino ed attraverso le comuni reti telefoniche venivano infatti trasmessi nelle case degli abbonati informazioni meteorologiche, servizi di notizie, spettacoli teatrali e molti altri generi di programmi. Successivamente il modello del Telephone Hirmondò venne esportato in altri paesi, tra cui Inghilterra, Stati Uniti ed Italia: qui l Araldo Telefonico continuò le trasmissioni fino alla fine degli anni 20 del Novecento e costituì di fatto un prodromo della radiotelevisione sia da un punto di vista tecnico, sia soprattutto artistico (Balbi in corso di pubblicazione). 5. Conclusione. Alcuni paradigmi degli Science and Technology Studies (STS) Gli eventi, le pratiche d uso e le tecnologie telefoniche che hanno trovato spazio nel presente lavoro possono essere riconsiderati alla luce di alcuni capisaldi degli studi sociali sulla tecnologia. Anzitutto, seguendo le teorie dell approccio SCOT, abbiamo ricordato che la storia delle telefonia italiana, e più in generale delle telecomunicazioni, non possa prescindere dal considerare le relazioni che intercorrono tra i diversi soggetti coinvolti nella nascita e nello sviluppo del sistema (Summerton 1994: 15). Il concetto di relevant social group (Pinch and Bijker 1984: 414) è quindi fondamentale per comprendere il modo in cui una nuova tecnologia di comunicazione si formi e si evolva anche a partire dagli scontri e dal dialogo che intercorre tra i diversi gruppi: in quest ottica gli elenchi telefonici tra Otto e Novecento possono essere considerati un luogo simbolico in cui gli w w w. s t s i t a l i a. o r g 9

11 erogatori del servizio e, di riflesso, gli abbonati espressero il proprio immaginario tecnologico e dove, in sostanza, il nuovo strumento cominciò ad essere metabolizzato dalla società. Un altro paradigma fondante delle teorie del costruttivismo tecnologico è quello di flessibilità interpretativa (Ivi: ). Il termine vuole indicare come, nella fase iniziale di diffusione di una nuova tecnologia, i diversi gruppi sociali pertinenti si confrontino per assegnare ad essa una determinata forma socio-culturale e come quindi, in questi momenti, possano coesistere diverse interpretazioni e pratiche d uso riferite al medesimo oggetto. Nel corso del nostro lavoro abbiamo ricordato svariati esempi di flessibilità interpretativa riferita alla telefonia italiana tra Otto e Novecento. Gli usi inattesi, ad esempio, segnalavano che il telefono non fosse definitivamente ed esclusivamente confinato alla comunicazione personale, ma che al contrario gli utenti avessero ancora spazio e modo per ideare una serie di utilizzi alternativi della nuova tecnologia. Allo stesso modo, anche le critiche che gli erogatori del servizio mossero agli usi scorretti degli abbonati testimoniavano, da un lato, il fatto che questi ultimi non volessero aderire totalmente al programma d azione concepito dalle società telefoniche e, d altro canto, che quantomeno in rapporto agli usi vi fossero ancora ampi margini di negoziazione tra i due gruppi sociali. Proprio questa possibilità di intervenire, di suggerire e di rifiutare le pratiche d uso testimoniava il fatto che, almeno fino alla prima guerra mondiale, la flessibilità interpretativa dell oggettotelefono non fosse ancora stata chiusa e, cioè, che per oltre 35 anni continuarono a coesistere diverse interpretazioni di questo strumento tecnico. Nonostante ciò e nonostante il fatto che alcuni recenti ed autorevoli contributi abbiamo sollecitato gli storici della tecnologia ad approfondire lo studio delle fasi di maturità delle tecniche (Edgerton 1999), l aver indagato il contributo degli utenti e degli altri gruppi sociali nel periodo di formazione del telefono è risultata un operazione fondamentale per almeno due ragioni. In primo luogo, specie nel settore delle telecomunicazioni, le fasi iniziali di sviluppo di una nuova tecnologia hanno un importanza decisiva nel plasmare e nell indirizzare il sistema tecnico futuro (Jackobsen 2005): non caso, già durante i primi anni in cui comparve il servizio telefonico, l assetto e le decisioni assunte in materia furono di lunga durata e, di fatto, influenzarono la storia politica, tecnologica ed economica delle telecomunicazioni italiane nel corso di tutto il Novecento. In secondo luogo, proprio in queste prime fasi, i fruitori possono generalmente imporre le proprie scelte e pratiche d utilizzo con più facilità rispetto ai periodi in cui la tecnologia ha trovato un quadro d uso definitivo, cioè quando la flessibilità interpretativa tende a chiudersi: nei primi periodi di diffusione della telefonia, quindi, il contributo degli utenti al processo di progressiva appropriazione e popolarizzazione dello strumento fu più rilevante che in ogni altra fase della storia del medium. w w w. s t s i t a l i a. o r g 10

12 Un altro concetto centrale degli STS è quello di simmetria generalizzata (Mongili 2007: ), secondo cui l analisi dell avvento e della diffusione di un nuovo strumento tecnico deve prendere necessariamente in considerazione «successo e fallimento in modo simmetrico» (Ivi: 111). Come abbiamo cercato di dimostrare nel caso dell incipiente telefonia, durante i primi 35 anni di diffusione del servizio convissero numerosi usi alternativi del mezzo, alcuni dei quali risultarono vincenti (la comunicazione punto-a-punto, la videotelefonia e, anche se non attraverso il telefono, il broadcasting) ed altri sconfitti (l applicazione della telefonia alla pesca, all analisi dei vini, alle previsioni meteorologiche). Per comprendere appieno il significato e la storia sociale della telefonia occorre, però, analizzare tutte le pratiche d uso emerse nel periodo oggetto di studio, anche e soprattutto quelle che sono poi state abbandonate nel corso dell evoluzione del mezzo di comunicazione: queste modalità di utilizzo del mezzo, sebbene al lettore contemporaneo possano apparire in alcuni casi risibili, per il solo fatto di essere accettate e di trovare spazio sulle più note riviste tecniche del tempo, dimostravano di essere pienamente inserite nell orizzonte del possibile della società passata e rappresentavano una delle possibilità di sviluppo del telefono. La centralità ed il contributo che gli utenti forniscono alla co-costruzione degli strumenti tecnici, infine, è una delle principali argomentazioni che si contrappongono al cosiddetto determinismo tecnologico. Come già ricordato in svariati contributi scientifici (Nye 1990, Fischer 1994, Richeri 1996, Agar 2003, Oudshoorn e Pinch 2003) e come abbiamo cercato di illustrare nel corso del presente lavoro, i fruitori riescono spesso a riconfigurare i significati e le modalità d uso che i system builders vorrebbero applicare a quella determinata tecnologia: evidentemente tutto ciò è possibile perché i mezzi di comunicazione si evolvono e, nel corso della loro esistenza, mutano quelle che inizialmente appaiono come caratteristiche predeterminate. In altre parole, in Italia la natura ed il significato sociale del telefono dipese in misura notevole anche dalle pressioni, dagli usi e dall investimento psico-sociale che gli utenti fecero nel nuovo mezzo di comunicazione. Bibliografia Fonti primarie Aurini, Guglielmo Sulla fusione del servizio telegrafico col telefonico. Rivista delle Comunicazioni. Pubblicazione del Ministero delle Poste e dei Telegrafi, Anno VIII, Fascicolo II, Febbraio: Bollettini Postali-Telegrafici Anno La visione a distanza per telefono. N. 46: L elettricista. Rivista quindicinale di elettrotecnica Trasmettitore telefonico usato come indicatore di velocità: 301. w w w. s t s i t a l i a. o r g 11

13 L elettricità popolare Il telefono in fondo al mare. Anno II, n. 29, 10 Maggio: 4-5. Relazione della Commissione di sorveglianza sugli impianti telefonici a sistema automatico in Roma Roma: Tipografia dell Unione Editrice. Rivista delle Comunicazioni. Pubblicazione del Ministero delle Poste e dei Telegrafi La riforma delle tariffe telefoniche. Anno III, Fascicolo I, Gennaio: Società Telefonica Ligure Elenco degli abbonati del gruppo Genova, Sampierdarena, Cornigliano Ligure, Pegli, Prà, Voltri, Rivarolo, Bolzaneto, Quarto al Mare, Quinto e Nervi. Genova: Stab. Pellas. Società Telefonica per l Alta Italia Elenco degli Abbonati al telefono reti di Alessandria, Biella, Como, Lecco, Legnano, Milano, Monza, Rho, Pinerolo e Torino esercite dalla Società e principali reti collegate a dette agenzie. Milano: Stabilimento Lito-Tipografico G. Abbiati. Telefoni dello Stato. Compartimento di Palermo Elenco degli abbonati. Reti di Caltanissetta, Catania, Messina, Palermo, Siracusa, Trapani. Palermo: Stabilim. Tipo-Litografico G. Fiore & Figli. Telefoni dello Stato. Direzione Compartimentale di Napoli Elenco degli abbonati della rete urbana di Napoli. Napoli: Libreria Detken & Rocholl. Telefono, Poste e Telegrafi Il telefono come ausiliario nella Chirurgia. Anno I, n. 3, Maggio: 11. Unione Telefonica Lombarda Elenco Abbonati delle reti telefoniche di Brescia, Busto, Gallarate, Laveno, Varese. Milano. Villa, Oreste Il parassitismo telefonico. Rivista delle Comunicazioni. Pubblicazione del Ministero delle Poste e dei Telegrafi. Anno IV, Fascicolo I, Gennaio: Letteratura secondaria Abeille, Renato Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip Milano: Franco Angeli. Agar, Jon Constant touch: a global history of the mobile phone. Cambridge: Icon Books. Akrich, Madeleine Les objets techniques et leurs utilisateurs. Raisons pratiques, 4 : Balbi, Gabriele & Benedetta Prario Back to the Future. The past and the present of Mobile TV. In Mobile Technologies: From Telecommunications to Media, edited by G. Goggin and L. Hjorth. London: Routledge. Balbi, Gabriele. In corso di pubblicazione. The Araldo Telefonico: Origins, Structure and Model of the Italian Broadcasting. Bottiglieri, Bruno SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane. Milano: Franco Angeli. w w w. s t s i t a l i a. o r g 12

14 Edgerton, David From innovation to use: ten eclectic theses on the historiography of technology. History & Technology, 16: Fisher, Claude S (ed. or. 1992). Storia sociale del telefono. America in linea Torino: Utet- Telecom. Hughes, Thomas P The Evolution of Large Technical Systems. In The Social Construction of Technological Systems, eds. W. E. Bijker, T. P. Hughes, T. Pinch, Cambridge MA: MIT Press. Jackobsen, Kurt Institutional Change and path dependence in Danish telecom development. Conference Cross-Connections: Communications, Society and change. Science Museum, London, November. Latour, Bruno Aramis ou l amour des techniques. Paris: La Découverte. Mongili, Alessandro Tecnologia e società. Roma: Carocci. Nye, David Electrying America. Social Meanings of a New Technology. Cambridge MA: MIT Press. Ortoleva, Peppino et Paola Pallavicini Une société en réseau: mode d emploi. L annuaire téléphonique et le client en Italie. Les cahiers 4: Ortoleva, Peppino Il videotelefono. In Oggetti d uso quotidiano, a cura di M. Nacci, Venezia: Marsilio. Oudshoorn, Nelly and Pinch, Trevor, eds How Users matter: The Co-construction of Users and Technologies. Cambridge MA: MIT Press. Pinch, Trevor and Bijker Wiebe E The Social Construction of Facts and Artefacts: Or How the Sociology of Science and the Sociology of Technology Might Benefit Each Other. Social Studies of Science 14 (August): Richeri, Giuseppe Tra comunicazione e servizio: le reti telematiche come mercato. In Lo strabismo telematico. Contraddizioni e tendenze della società dell informazione, a cura di F. Di Spirito, P. Ortoleva, C. Ottaviano, Torino: Utet-Telecom. Summerton, Jane Introductory Essay: The System Approach to Technological Change. In Changing Large Technical Systems, ed. J. Summerton, Boulder, San Francisco and Oxford: Westview Press. Volli, Ugo Manuale di semiotica. Roma-Bari: Laterza. w w w. s t s i t a l i a. o r g 13

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