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1 El Shatt, un grande cimitero dalmata nel deserto del Sinai Goran Vežić nelle pagine 2 e 3 DEL POPOLO dalmazia Anno V n. 40 Sabato, 10 gennaio 2009 IL PROLOGO Dal primo febbraio parte la carica verso gli immobili della Dalmazia di Dario Saftich Nelle agenzie immobiliari dalmate i contratti di compravendita, freschi di stampa, sono pronti. Attendono l arrivo degli italiani. Gli agenti sono fiduciosi: si aspettano numerosi acquirenti dalla penisola appenninica, a partire dal primo febbraio quando finalmente cadranno le ultime barriere amministrative che ancora possono scoraggiare i cittadini comunitari dall imbarcarsi nell avventura di comprare casa in Croazia. La pubblicità negli ultimi tempi è martellante, potrebbero esserci davvero buoni affari. Ma chissà se l ottimismo degli agenti immobiliari è davvero giustificato, è possibile che decine di migliaia di friulani, veneti, lombardi, siano pronti a farsi la (seconda) casa, sulle dolci colline dell Istria ( Più bella della Toscana ) o lungo le coste e nelle isole glamour della Dalmazia ( È come la Costa Smeralda )? Il guaio è che gli italiani arrivano in ritardo. Dal 1991, da quando la Croazia si è resa indipendente inglesi, tedeschi, austriaci hanno comprato di tutto, dal villaggio turistico al casale ottocentesco in pietra. E nemmeno nell est europeo non sono rimasti con le mani in mano: in particolare ungheresi e russi sono calati numerosi in riva all Adriatico. Finora gli italiani per comprare casa, dovevano come tutti gli altri stranieri, fare richiesta al Ministero della Giustizia della Croazia (tempi di risposta, dai 12 ai 18 mesi), oppure creare una società di diritto croato a cui intestare l immobile. Paletti che hanno scoraggiato sicuramente tantissimi interessati. La liberalizzazione immobiliare, pertanto, schiude prospettive importanti tanto più che chi va a investire, in particolare in Dalmazia, lo fa in luoghi bellissimi. Secondo diversi analisti il mercato immobiliare sull Adriatico orientale può ripetere il boom della Costa Azzurra primi anni 90. Non mancano gli agenti convinti di poter incrementare le vendite anche del 100 per cento in cinque anni. Sarà, fatto sta che le case non sono mica in regalo. A Ragusa (Dubrovnik) si arriva, persino, a 8mila euro il metro quadrato: in questo caso, però, si paga il vip watching dato che la Dalmazia meridionale e in particolare la Perla dell Adriatico, sono meta di vacanze per Michael Douglas, Catherine Zeta-Jones, John Malkovich e la regina Rania di Giordania. Da altre parti i prezzi sono più abbordabili, ma comunque certo non da realizzo. In Croazia è ormai passata la psicosi di massa di anni addietro quando si temeva che gli stranieri avrebbero fatto incetta del patrimonio immobiliare nazionale e che ai cittadini locali sarebbero rimaste soltanto le briciole. Ci sono naturalmente sempre quelli che temono che i nuovi venuti finiranno per accaparrarsi i posti più belli della stupenda costa. Secondo le clausole concordate con l Unione Europea, soltanto i terreni agricoli e le foreste fanno eccezione alla liberalizzazione delle vendite. Si stima che siano stati finora circa gli stranieri che hanno acquistato immobili in Croazia. Dal luglio 2006 le autorità hanno ricevuto richieste da parte di stranieri che intendevano acquisire proprietà immmobiliari. Nei nove anni precedenti erano state autorizzate solamente domande. Tra i compratori più numerosi sono stati gli anziani, desiderosi di godere di un clima migliore e di un tenore di vita meno dispendioso, ma ci sono anche, come rilevato, diverse celebrità che hanno acquistato proprietà di lusso. Ad esempio, l ex tennista Thomas Muster ha comperato a Ragusavecchia (Cavtat), vicino a Ragusa, una villa da 1,2 milioni di euro, ad un prezzo che che gli esperti hanno calcolato pari a euro al metro quadrato.

2 2 dalmazia Sabato, 10 gennaio 2009 STORIA Nella seconda guerra mondiale un esodo di massa dall area costiera, da El Shatt, un grande cimitero di Goran Vežić Correvano gli ultimi mesi del La popolazione della fascia costiera, per l ennesima volta nella storia, si era trovata costretta a cercare rifugio sulle isole. Dopo la caduta dell Italia, infatti, i tedeschi temevano che gli alleati stessero preparando uno sbarco sulla costa adriatica. Avevano dato vita, pertanto, a massicci rastrellamenti nell area da Ragusa (Dubrovnik) a Spalato... A Bačina, vicino all odierna Ploče, avevano compiuto un autentico massacro. Valentin Juras della non lontana Gradac (litorale di Makarska) aveva trovato la salvezza con un sandolino che Boško Kačić, della vicina Brist, aveva lasciato sulla spiaggia a Zaostrog. Erano fuggiti praticamente tutti coloro che avevano dei legami con i partigiani. Giovani e vecchi. Correva voce che stessero arrivando anche i carri armati tedeschi... Con i battelli partigiani venivano trasferiti sulle isole invalidi, vecchi, donne e bambini. Per me e Riko Korljan non c era posto. Potevamo soltanto ritornare sul Biokovo. Però riuscimmo, comunque, a raggiungere Sućuraj sull isola di Lesina (Hvar) con il sandolino di Boško. Soffiava lo scirocco, fu una brutta traversata. La zona fu sorvolata a due riprese dagli aerei tedeschi. Li chiamavano mlikarice. O non ci videro, o decisero di risparmiarci. Con grande fatica raggiungemmo Sućuraj, avevamo le mani insaguinate. Io remavo mentre Riko gettava l acqua fuori dal sandolino, ci racconta l ottantacinquenne Valentin Juras. Le isole in mano tedesca Le isole dalmate cadevano, una dietro l altra, in mano ai tedeschi. Da Lesina, Valentin, assieme a migliaia di altri sfollati passò a Lissa dove aveva sede all epoca il comando supremo dell Esercito popolare di liberazione. I profughi provenienti in genere dalla terraferma dalmata, però, rappresentavano un onere non indifferente per i partigiani e gli alleati, alla pari degli abitanti stessi, i civili di Lissa. Per tale motivo, circa 40mila persone furono trasferite a bordo di navi alleate, alla fine del 1943, nell Italia meridionale. Nella Puglia rimasero circa persone. Le altre proseguirono per destinazioni più lontane. Fra di loro c era anche Branko Veža, di Brist, nel litorale di Makarska. Ferito sulla Sutjeska dove era rimasto senza un occhio, ora era ormai al sicuro e poteva pensare alla riconvalescenza. Via dalla Puglia Vista la situazione in Italia e in Medio Oriente gli alleati decisero che dovevamo lasciare la Puglia, racconta Branko Veža. I leader dei profughi chiedevano il trasferimento sulla costa mediterranea dell Algeria, gli alleati promettevano di sistemare gli sfollati in qualche oasi egiziana; alla fine finirono nelle sabbie del Sinai, all inizio del canale di Suez dalla direzione del Mar Rosso, a 15 chilometri di distanza dalla città di Suez. Ad attenderli c era una tendopoli. Tutto era organizzato. Lì esisteva un campo profughi creato dall esercito monarchico che aveva rifiutato di obbedire al re Pietro. Si trattava in genere di sloveni che avevano preparato per noi le tende, narra Branko Veža che a El Shatt divenne comandante delle sentinelle partigiane. A capo degli Valentin Juras con la consorte sfollati a El Shatt c era il Comitato centrale dei rifugiati. Una distesa di sabbia ostile invece dell oasi promessa Avevamo i nostri gradi, uguali a quelli partigiani, racconta ancora Branko Veža. La storia deve ancora fornire una risposta sui motivi per i quali gli sfollati vennero alloggiati in un deserto ostile e non in una delle oasi lungo il Nilo. Probabilmente c era di mezzo lo zampino del governo del Regno di Jugoslavia in esilio al Cairo, che desiderava compromettere agli occhi dell opinione pubblica alleata la dirigenza partigiana dell esodo. I primi sfollati giunsero a El Shatt 65 anni fa, nel febbraio del Essi organizzarono ben presto a puntino la loro vita nel deserto. Costituimmo anche le nostre scuole, per i bambini in età scolare. Dapprima si scriveva soltanto sulla sabbia per cui più tardi gli artigiani organizzarono dei laboratori: falegnamerie, sartorie, I due fratelli copti che si prendono cura del cimitero ecc. Era stata creata persino una scuola d arte applicata per quanti avevano del talento artistico. Tutto ciò fece capire agli alleati che non volevamo rappresentare per essi un peso, bensì eravamo decisi a procurarci da soli il necessario per vivere, spiega Branko Veža, fratello del pittore Mladen Veža. Branko aveva l onore di trovarsi nella stessa tenda con nomi di spicco del mondo della letteratura: Ranko Marinković, Marin Franičević, Vjekoslav Kaleb, Šime Vučetić... Comunque a El Shatt non si scordava la guerra che infuriava in patria: oltre un migliaio di giovani, volontari, ritornarono agli inizi del 1945 per combattere tra le file partigiane. L arte di arrangiarsi L arte di arrangiarsi e l istinto di sopravvivenza fecero capolino fra le sabbie del deserto. Le donne non avevano a sufficienza biancheria intima. Le tende erano fatte con tre tipi di materiale: grigio, bianco e azzurro. Con il materiale bianco le abili mani femminili davano vita a raggiseni, mutandine, ecc.. Nonostante le difficili condizioni di vita il morale era altissimo. La leadership dei rifugiati non volevano che il re Pietro facesse visita al campo profughi, mentre gli sfollati che avevano familiari nei paesi d oltremare si rifiutavano di raggiungerli nonostante le insistenze degli alleati. Racconta Branko Veža: Non lo permettemmo. Facemmo capire agli alleati che il nostro popolo era in grado di organizzarsi da solo, di lavorare e non intendeva vivere alle spalle altrui. Al Cairo e ad Alessandria vennero allestite persino mostre d arte ed esposizioni di oggetti d artigianato che ebbero vasta risonanza e permisero di pubblicizzare il movimento di Tito. Nessuna defezione I profughi a El Shatt sono stati probabilmente gli unici della storia fra i quali non vi sono state defezioni di alcun tipo: nessuno è rimasto a vivere nel paese che li aveva ospitati, praticamente nessuno ha raggiunto paesi terzi. Gli sfollati nel Sinai, inoltre, sono stati molto probabilmente, anche gli unici nella storia ad aver aiutato la popolazione domiciliare. Quei poveracci venivano dalle nostre vecchiette nelle tende a chiedere del cibo. Avevano persino imparato a dire in lingua croata Mamma buona, dacci del pane, dacci della stoffa. E le nostre vecchiette venivano loro incontro di buon grado. La polizia alleata questo non lo permetteva. Gli agenti venivano da me per convincermi a influire sulla nostra gente affinché non desse nulla agli egiziani. Io dicevo però loro: Il nostro popolo è fatto così, non si può vietargli di condividere con gli altri quello che ha, narra Branko Veža. San Giuseppe con il berretto partigiano A El Shatt frequentava la già menzionata scuola d arte applicata anche il protagonista dell inizio della nostra storia, Velentin Juras. Nel Museo croato di storia a Za-

3 Sabato, 10 gennaio 2009 Spalato a Ragusa, per sfuggire ai rastrellamenti dei tedeschi (1 e continua) almata nel deserto del Sinai gabria proprio il 4 gennaio scorso si è chiusa la grande mostra su El Shatt nel corso della quale sono stati esposti al pubblico anche dei disegni di Valentin Juras. Eravamo in 14 a frequentare la scuola, disegnavamo in genere ritratti e aiutavamo lo scultore Ante Kostović. Mi ricordo di quando eravamo intenti a preparare un grande rilievo per la chiesa che si trovava nella tenda. Realizzammo le figure di San Giuseppe e Santa Maria. E San Giuseppe portava il berretto con la stella rossa... Ante Kostović ci diceva che lui era stato costretto a lasciare la sua terra proprio come noi. Kostović aveva realizzato all epoca anche il monumento in cemento armato alla Madre Dalmata posto nel nostro cimitero a El Shatt. Durante una delle guerre arabo-israeliane la statua venne distrutta, per cui nel 1985 Ante Kostović ne realizzò un altra di bronzo. I morti furono 856 Il monumento domina il deserto. Le navi con equipaggi croati suonano la sirena quando passano nella zona, attraversando il canale di Suez. Nel cimitero vi sono i nomi di 856 persone morte durante l esodo nell Italia meridionale, a El Shatt e in due campi profughi minori in Egitto: El Khatatbi e Tulumbatu. Durante i circa 800 giorni di permanenza nel deserto (gli ultimi sfollati fecero ritorno a casa nel marzo del 1946) veniva celebrato in media un funerale al giorno. Il clima terribile falcidiava vecchi e bambini. Neda Ivičević di Drvenik aveva all epoca sette anni: Finii in ospedale che ero ancora bambina. Sopravvissi al morbillo di cui i bimbi morivano in massa.... Nel vortice delle guerre Il loro destino ci ricorda che il destino di chi si ritrova in mezzo alla guerra è la tomba. Coloro che sono rimasti nel deserto del Sinai non hanno potuto riposare in pace a due riprese, ossia nelle guerre arabo-israeliane del 1967 e del Nel 1985 il cimitero è stato riassettato, però la nuova guerra, questa volta nel Paesi d origine nel quale i defunti non avevano avuto la ventura di ritornare, ha avuto i suoi riflessi anche sulla lontana El Shatt. Il cimitero nel Sinai è stato dimenticato in seguito al moltiplicarsi dei sepolcri in patria. Lo Stato che si prendeva cura del camposanto lontano si era ormai dissolto. Il vento del deserto, il ghibli, portava sabbia sulle tombe, i viandanti asportavano le pietre. La Madre Dalmata continuava a svettare, intatta, soltanto il basamento era stato deturpato con graffiti in arabo. Ancor oggi, a ricordo delle guerre, vi sono nei dintorni campi minati. Non è raccomandabile, pertanto, allontanarsi dal camposanto e dalla pista che conduce ad esso dalla strada principale. Il camposanto riassettato Nel 2001 abbiamo avviato l iniziativa per riassettare il cimitero, dice il ministro aggiunto degli Esteri Ivica Tomić che all epoca era ambasciatore croato al Cairo. Il camposanto era in condizioni pietose. Non c erano le lapidi con i nomi dei defunti, non vi era più la porta d ingresso, le pietre sepolcrali erano state devastate, erano rimasti intatti soltanto il monumento e il muro di recinzione. Non disponevamo nemmeno della lista con i nomi delle persone sepolte. Ci rimboccammo allora le maniche e riuscimmo a procurare una lista di persone morte durante tutto l esodo: ci siamo fermati alla lista per adesso definitiva con 856 nomi. Nel 2003 lo Stato croato ha deciso di riassettare il cimitero: si è lavorato alacremente dal giugno E infine il 24 aprile 2005, alla cerimonia con la quale è stata contrassegnata la fine dei lavori, ha partecipato anche il presidente della Repubblica Stjepan Mesić. La Madre Dalmata spicca nella sabbia Non infuria più la guerra nel Sinai, però il cimitero si trova pur sempre in una zona militare, posta a difesa del canale di Suez. Passando attraverso il tunnel, dopo due ore di macchina dal Cairo, l autista dell ambasciata croata Alì ed io, arriviamo sulla sponda asiatica, sulla penisola del Sinai. Alcuni chilometri dopo il tunnel, lungo la strada principale che conduce in direzione nord, si trova l area di El Shatt. La viabile prosegue verso il noto centro di villeggiatura di Sharm El Sheik sul Mar Rosso, distante 300 chilometri. Siamo a fine agosto: la colonnina di mercurio tocca i 37 gradi. Va bene così, dice Alì, la settimana scorsa la temperatura raggiungeva i 45 gradi. Il canale di Suez nelle vicinanze è troppo piccolo per dare refrigerio a questa distesa infinita di sabbia nella quale spicca, quasi come una presenza irreale il camposanto di El Shatt con il monumento alto nove metri (assieme al basamento) alla Madre Dalmata. In precedenza era chiamato anche diversamente: Madre Dolente, Madre Patria, Madre Jugoslavia... Due copti si prendono cura dei sepolcri La Madre Dalmata non è più abbandonata sola a se stessa a chilometri di distanza dalla Madrepatria. A prendersi cura del camposanto sono due fratelli Samuil Assed Ebed e Mina Soliman Ebed, sono copti, appartenenti alla Chiesa Egizia cristiana monofisita. Una volta al mese il personale dell ambasciata croata al Cairo fa visita al cimitero. Gli stranieri, americani, tedeschi, greci... capitano qui di rado. Quando vedono il monumento rimangono sorpresi e ci chiedono di che cosa si tratti, ci spiegano i fratelli copti. Cerchiamo di spiegarglielo come possiamo, aggiungono. I viandanti europei restano interdetti perché non tanto lontano c è un altro cimitero di guerra europeo, quello di El Alamein nel quale si moriva anche rinchiusi nei carri armati. Giunti dalle sponde della Dalmazia All ingresso nel cimitero campeggia la scritta: Cimitero memoriale croato. All interno vi sono 800 monoliti bianchi di pietra alti un metro e mezzo e larghi trenta centimetri. Su due muri, su lapidi di marmo sono incisi i nomi dei defunti. All inizio scrive: Nel vortice della seconda guerra mondiale sono venuti qui, pieni di speranza nella salvezza e nel ritorno, dalle lontane sponde della Dalmazia e qui, nel Sinai, hanno trovato la pace eterna. La patria non li dimenticherà mai.

4 4 dalmazia 5 Sabato, 10 gennaio 2009 Sabato, 10 gennaio 2009 SPORT Negli anni trenta i calciatori dalmati bloccati soltanto dall isolamento geografico e dalla penuria di fondi (3 e continua) La squadra di Zara imperversò nelle Marche e in Abruzzo di Igor Kramarsich kigor@edit.hr Il primo presidente, Luigi Lubin Una formazione del G.U.F.D. Zara e il calcio? Un connubio con lontane origini, ma poco noto. Il calcio a Zara vanta una lunga tradizione, ma non ha mai registrato grandi successi, non è mai riuscito a raggiungere i livelli di popolarità di altri sport. È rimasto, purtroppo, parecchio indietro rispetto alla pallacanestro che da sempre è stato lo sport numero uno della città dalmata. Ma quali la sua storia, le sue origini e i suoi successi? Sicuramente la passione per il gioco del pallone non è mai mancata nel capoluogo della Dalmazia settentrionale: se fra le due guerre mondiali gli zaratini hanno incontrato qualche difficoltà questo non è stato sicuramente per la mancanza di giocatori di talento o di spettatori entusiasti, tutt altro. A frenare l ascesa del calcio zaratino è stato l isolamento geografico di allora della città rispetto alla penisola appenninica, ovvero rispetto ai luoghi dove si giocavano i campionati che contavano. Ma nonostante tutto i dalmati fecero bella figura. Dopo anni trascorsi a giocare a livello locale, finalmente, nell estate del 1931 la squadra zaratina ebbe la possibilità di partecipare ad un vero campionato italiano. Visto da una parte il successo registrato al campionato ULIC anche a livello nazionale e dall altra il grande interesse per il calcio di tutta Zara e della regione nel suo insieme si decise di ritornare a disputare incontri di campionato in ambito appenninico. Considerati i fattori logistici e di comunicazione, senza trascurare le spese di gestione, la dirigenza alla fine optò per il campionato delle Marche. Anche se da un ottica tradizionale, spiccaramente regionale, Zara era maggiormente legata alla Venezia Giulia, inevitabilmente le Marche erano più vicine e più facilmente raggiungibili via mare. Anche se per gli zaratini questo era la scelta più logica e quella che comportava i minori costi, si trattò di un vero e proprio grattacapo per le altre squadre che non di rado davano forfait con tutti i rischi che questo comportava. Così nell estate del 1931 l A.C. Dalmazia fu iscritta al campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia. Vi parteciparono pure le seguenti squadre : S.Pol. Alma Juventus (Fano), Abruzzo (Pescara), Sambenedettese (San Benedetto del Tronto), US Jesina, SS Fabriano, Falconarese (Falconara), Anconitana B (Ancona) e Fermana. L esordio in questo campionato avvenne il primo novembre 1931 in casa contro l Alma Juventus di Fano, squadra che alla fine vinse il campionato. Il risultato fu più che soddisfacente, un 1-1. Seguirono partite disputate praticamente tutti i fine settimana. Questo creò non pochi problemi ai giocatori dalmati. Da una parte gli allenamenti si facevano molto serrati e poi non erano trascurabili i tempi delle trasferte. Siccome diversi giocatori soffrivano pure di mal di mare andare in Abruzzo era un autentica impresa. Fra alti e bassi Per gli zaratini fu un campionato con grandi alti e bassi. Dopo l ottimo pareggio seguì un incredibile 6-0 contro la Sambenedettese ed altre vittorie e risultati più che positivi tanto che il girone di andata finito il 10 gennaio la squadra zaratina lo chiuse con ben 11 punti. Il girone di ritorno iniziò con un disastroso 10-0 subito a Fano contro l Alma Juventus. Con altri risultati negativi e il ritiro dal campionato della Fermana gli zaratini finirono la competizione al quarto posto con 17 punti, frutto di sette vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte. Pochi visti i risultati lusinghieri all andata, però pur sempre sufficienti a piazzarsi a soli quattro punti dal vincitore, l Alma Juventus. Un risultato tutto sommato positivo per i dalmati viste tutte le difficoltà di viaggio e la scarsa forma dei giocatori che ormai da anni non erano abituati a partecipare a competizioni impegnative e prolungate. Per questo campionato per gli zaratini giocarono: Perdach, Stratta, Hess, Magas, Beccaria, Fedel, Szommer, Comesar, Zlodre, Marzari e Bonifazi. Tra gli inserimenti sporadici da ricordare i fratelli Detoni, Vezil e Verdogliak. Soprattutto nelle trasferte furono utilizzati i fratelli Aldo e Ferruccio Zerauschek, Ogriscek e Dicelie. Anche in questa stagione si svolse il campionato italiano di livello ULIC. Un campionato che a livello regionale dalmato vide in campo le seguenti formazioni: Società Ausonia, la Pro Calcio, Borgo Erizzo, Ceraria, la Manifattura Tabacchi Orientali e la rappresentativa di studenti del G.U.F.D. Un campionato di minore importanza a livello nazionale rispetto all anno precedente, ma un campionato visto come una finestra dove trovare giocatori emergenti da impiegare nelle successive stagioni a livello nazionale dall AC Dalmazia. Numerose le amichevoli Durante la pausa estiva a Zara arrivarono diverse squadre di spessore per disputare partite amichevoli. Inoltra la squadra fu rinforzata dall ex giocatore dell Ambrosiana e poi del Palermo, lo spalatino Anton Blazevich. Inoltre nell estate del 1932 la squadra si prese una bella rivincita sconfiggendo la Pro Modena. Arrivarono, tra le altre, pure le squadre triestine, la forte Triestina e la più modesta Ponziana. Nell autunno si tornò a giocare a livello di campionato sotto la guida dell allenatore Natale Duviani. La squadra non subì grandi cambiamenti. Ritornò il portiere Giacomo Schitarellich a sostituire il titolare Lorenzo Perdach chiamato a prestare il servizio di leva. Si fece notare il giovane atletico Rodolfo Popper e la squadra fu rafforzata dai giocatori in servizio di leva a Zara: Stratta, Beccaria, Marzari e Bonifazi. Girone d andata davvero coi fiocchi L inizio del campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia fu davvero coi fiocchi: gli zaratini conclusero il girone di andata al primo posto senza nessuna sconfitta. Però il pericolo era dietro l angolo. Si trattava della grave situazione finanziaria che faceva sì che per quasi tutto il campionato la squadra fosse a un passo al ritiro e metteva non poche volte a repentaglio le trasferte. Alla fine la squadra riuscì a finire il campionato ottenendo un dignitoso terzo posto. In questi anni, sin dalla costituzione della AC Dalmazia la presidenza fu affidata a Luigi Lubin, vicepresidente Giovanbattista Tamino, cassiere Adalberto Schuh, segretario e portavoce Giuseppe Drizzi. Poi c era il consiglio composto da: Domenico Alampi, Giuseppe Baroni, Roberto de Denaro, Armando Lana, Rodolfo Malusà, Antonio Marin, Bruno Vezil e Riccardo Zohar. Interessante poi il ruolo di promozione, di diffusione del calcio, affidato al trio Giuseppe Gazzari, Giacomo Schitarellich e Giovanni Vuletin. Il campo in «Val de Ghisi» Società Ginnastica del 1935 Quello che fu nei primi anni un vero problema, ossia il campo da gioco, in questi anni fu completamente risolto ed in ottima maniera. Il campo chiamato Val de Ghisi era un complesso sportivo completo. Il campo di calcio era di misure minime, ma il terreno di gioco era ben separato dal pubblico. C era una tribuna centrale coperta ed al lato opposto un altra gradinata. Nell agosto del 1933 a Zara fu concesso l onore di organizzare il raduno nazionale indetto dal Comitato italiano tecnico arbitrale, ossia della C.I.T.A. Così in Dalmazia vennero oltre 200 giudici di gara insieme a tutti i membri della Federcalcio nazionale ossia della F.I.G.C. Sfiorata la promozione Il crescente successo nel Campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia proseguì pure nella stagione 1933/34. Alla fine si sfiorò pure la promozione. L AC Dalmazia arrivò prima a pari merito con Dopolavoro Cantieri Navali di Ancona, ma non fu promossa. Al campionato parteciparono 11 squadre. Tra i giocatori emergenti di questa stagione da segnalare i fratelli Lissicich, Toparelli, Ciossich, Sliepcevich, Giuseppe Canzia e il triestino Ghersinich. Troppi i guai finanziari Nella stagione 1934/35 l AC Dalmazia partecipò al campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia ma con minore successo. Alla fine si classificò al quinto posto, un piazzamento frutto di otto vittorie, un pareggio e sette sconfitte. Il risultato poteva essere di sicuro migliore se teniamo conto del fatto che per motivi economici la Società Ginnastica del 1930 squadra dovette dare forfait in ben tre occasioni, per cui oltre alle sconfitte a tavolino le furono pure inflitti tre punti di penalità. Nonostante il risultato finale le speranze degli zaratini erano grandi visto che a metà marzo la squadra si trovava al secondo posto. Il disastro cominciò con la costruzione della Casa del Balilla, per cui la squadra rimase senza campo sportivo. Inoltre c era l impossibilità di allenarsi, non c erano incassi, ragion per cui la crisi economica divenne più forte che mai. Il che costrinse i responsabili a decidere che la squadra non disputasse le rimanenti tre partite in trasferta. Fu una vera disperazione per tutti gli sportivi zaratini, ma di questo e di quello che seguì nella prossima puntata. Il campionato Marche-Dalmazia 1931/32 Campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia dall 1 novembre all 1 maggio Squadre partecipanti 9: 1. S.Pol. Alma Juventus (Fano) : Abruzzo (Pescara) : Sambenedettese (S.B.d.Tronto) : AC Zara : AS Jesi : SS Fabriano : Falconarese (Falconara) :40 4 (-1) 8. Anconitana B (Ancona) :42 0 (-1) 9. Fermana ritirata Fermana eslusa dal campionato dopo la 16.esima giornata, tutte le gare sono state annullate. Risultati: Abruzzo 1-2, 0-2 Alma Juventus 1-1, 0-10 Anconitana B 3-1, 3-2 Fabriano 1-1, 0-1 Falconarese 3-0, 2-1 Fermana 2-0, 3-1 (poi annullate) Jesi 5-2, 3-2 Sambenedettese 6-0, /33 Campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia la lista delle squadre partecipanti è ignota 1933/34 Campionato di II. Divisione Marche-Dalmazia Squadre partecipanti 11: AC Dalmazia di Zara Polisportiva Adriatica di Porto Recanati SS Porto Civitanova di Porto Civitanova Dopolavoro Cantieri Navali di Ancona; US Sangiorgese di Porto San Giorgio US Anconitana Bianchi B O.N.D. Gruppo Sportivo Urbino di Urbino SS Ascoli di Ascoli Piceno Comando Federale dei F.G.C. (Fasci Giovanili di Combattimento) di Macerata Dopolavoro Montecatini di Bellisio Dopo l inizio del campionato si iscrisse anche la squadra dei F.G.C. di Ancona. 1934/35 Campionato di II. Divisione Marche dal 4 novembre al 26 maggio Squadre partecipanti 9: 1. Dopolavoro Cantieri (Ancona) : SS Portocivitanova(Civitanova) : US Tolentino : US Anconitana Bianchi B : AC Zara :28 14 (-3) 6. AC Adriatica Portorecanati : Dopolavoro Sambenedettese :32 11 (-1) 8. Ac Macerata :36 11 (-1) 9. Fabriano :38 7 (-1) Risultato: Adriatica Portorecanati 4-2, 0-2 Anconitana Bianchi B 1-1, 2-6 Dopolavoro Cantieri 0-1, 0-2 Dopolavoro Sambenedettese 4-0, 0-2 Fabriano 4-2, 5-1 Macerata 6-2, 2-1 Portocivitanova 2-0, 0-5 Tolentino 4-0, 0-1 Anton Blazevich, nel 1928/29 fu capocannoniere in Italia Anton Blazevich fu un grande attacante, sconosciuto ai più. Nato nel 1902 a Spalato fece un grande carriera all estero. La parte più importante della sua carriera la costruì in Italia dove fu il migliore giocatore di origine dalmata fino ai tempi dei vari Bokšić, Jarni, Tudor e altri. Nel 1926 arrivò nelle file della Triestina dove rimase per una stagione. Seguì una tappa a Verona. Nell estate del 1928 passò all Ambrosiana di Milano, oggi squadra nota con il nome di Inter. Vi rimase per tre stagioni, però importanti, trascorse da vero protagonista. Nell ordine registrò 28 partite e 20 reti, 32/14 e 29/6. Con l Ambrosiana vinse lo scudetto della Serie A del Seguì l esperienza al Palermo dal 1931 al Dopo due anni nel Napoli nell estate del 1936 approdò all Hajduk nel quale rimase fino al Fu un classico centravanti, dotato di un grande fisico e in possesso di un tiro formidabile. Nel 1928/29 fu pure capocannoniere del campionato italiano! Non approdò, però, mai in nazionale. Dopo la carriere di calciatore fu pure allenatore, tra cui pure della AC Dalmazia, senza registrare però grandi successi. Morì a Trieste nel 1958.

5 6 dalmazia Sabato, 10 gennaio 2009 AMBIENTE Il bellissimo libro di Maurizio Crema dimostra eloquentemente che l A Viaggio alla scoperta della Da di Giacomo Scotti Curzola Maurizio Crema, autore di questo diario di un viaggio a vela da Venezia a Corfù sulle orme della Serenissima, è un giornalista professionista de Il Gazzettino. Nato a Verona, vive a Venezia collaborando con riviste quali Diario, D-Donna e il quotidiano Repubblica. Gli piace viaggiare, soprattutto in moto e in barca. Ha all attivo reportages dai Balcani, dall India, Cina e Sud America. Con Ediciclo ha già pubblicato Viaggio ai confini dell Occidente (in moto sulle strade dell Albania). Non è la prima volta che uomini di penna compiono viaggi su barche a vela sulle rotte dell Adriatico. Le biblioteche sono stracolme di libri del genere. Anzi, negli ultimi due-tre decenni, per le ragioni più disparate, compresi gli echi della guerra nell ex Jugoslavia nella prima metà degli anni Novanta del secolo appena tramontato, c è stata un accentuata attenzione di giornalisti e scrittori oltre che di uomini politici per il mare Adriatico, per l Istria e la Dalmazia in particolare e per i Balcani più in generale. A determinare l interesse è stato anche il turismo, un industria in pieno sviluppo sulle coste e sulle innumerevoli isole della parte orientale del nostro mare-lago. Anch io, mi si perdoni la scarsa modestia, ho contribuito a questa riscoperta con una decina di libri dedicati agli arcipelaghi del Quarnero, di Zara e Sebenico, alle Incoronate, alle isole della Dalmazia centrale, e questa navigazione fra le isole si concluderà presto con il volume Nell azzurro isole verdi sull arcipelago raguseo. Ho anche trattato le complesse vicende dell Adriatico sul piano storico-culturale nei libri I pirati dell Adriatico, La battaglia navale di Lissa, Vele di ventura, Avventure sui mari, Ragusa, la quinta repubblica marinara fino alle Fiabe e leggende del Mar Adriatico ed al recentissimo Un mare due sponde. Mi hanno fatto compagnia, nei miei viaggi sulle vie azzurre centinaia di libri che hanno infittito la biblioteca adriatica nella seconda metà del Novecento, ma anche i libri degli ultimissimi anni firmati da scrittori curiosi come Hans Kitzmüller, autore di Viaggio nelle Incoronate, Fabio Fiori autore di Un mare. Orizzonti adriatici ed altri scrittori diventati poi miei cari amici, come lo è diventato Maurizio Crema che è arrivato in mezzo a noi con il suo nuovo libro di viaggi Sulle ali del Leone. Uno spettacolo meraviglioso L arcipelago lagostano Leggendolo, chiunque si convincerà che l Adriatico è un mare stretto, è vero, ma offre sempre nuove sorprese a chi vuole conoscerlo meglio, a chi vuole goderselo, a chi lo frequenta per i motivi più svariati, e ancor più, a chi lo scopre per la prima volta. Esso riesce soprattutto ad affascinare chi, navigando a vela da Venezia a Corfù sulle orme della Serenissima, come ha fatto Maurizio Crema da buon veneto e veneziano, tocca la sua sponda e il suo bacino orientale con le quasi seicento isole disseminate al largo della Dalmazia. Allora, al meraviglioso spettacolo offerto dalla natura che conquista l anima ed eleva lo spirito dell uomo, si aggiunge la mentale visione panoramica di una storia altrettanto fascinosa che mescola i destini di genti e stirpi diverse, che nei secoli hanno saputo collaborare, convivere, mescolarsi anche nel sangue, che si sono reciprocamente arricchite negli ambiti culturali, artistici, linguistici perfino. Certo, talvolta si sono combattute, ma più spesso hanno combattuto insieme a difesa di una comune civiltà che affonda le radici nella romanità, nel cristianesimo, nel radicamento europeo. A chi preferisce porre l accento sul contributo culturale dato da Venezia e, in genere dalla sponda occidentale, alla crescita civile degli Slavi meridionali residenti sulla sponda orientale, vorrei ricordare per inciso, che l Umanesimo, il Rinascimento e in genere lo sviluppo delle arti e della cultura in Italia e nell Europa occidentale furono possibili grazie al sacrificio di sangue degli Slavi meridionali che eressero un muro di valorosi petti, di ossa umane e di teschi per arrestare l inondazione degli Ottomani, che per secoli soffrirono la loro dominazione, preferendo essere impalati piuttosto che tradire la loro fede, che non cessarono mai di lottare per difendere i valori dell Occidente senza respingere quanto di buono veniva dall Oriente. Ripercorse le antiche rotte Chiedo venia per questa digressione e torno al libro di Maurizio Crema. Egli ha voluto donarci il diario di una sua avventura in centoventi pagine. Spinto dal vento, su una barca di legno d altan, ha ripercorso le antiche rotte più precisamente: alcune di quelle rotte per rivisitare alcuni dei porti, delle insenature, delle città e delle terre che già conobbero l amministrazione dell aristrocratica Repubblica marinara di San Marco protrattasi dall inizio del Quattrocento (ed anche prima) fino alla caduta del Leone negli ultimissimi anni del Settecento. Segnate con amore le tracce perdute Lasciando al lettore il piacere della scoperta dei dettagli, delle storie e storielle disseminate nelle pagine del libro, diciamo subito che a presentarlo con una breve ma densa prefazione è Alvise Zorzi, nome prestigioso, uno dei più importanti studiosi della storia di Venezia, autore tra l altro di un corposo volume di circa 800 pagine dal titolo La Repubblica del Leone uscito recentemente. Seguono gli agili capitoletti, una ventina, del diario di Crema che, con la sua barca a vela Brancaleon non ha scoperto nuovi mondi come dice Zorzi -, né ha piantato il gonfalone marciano su terre sconosciute, ma ha il merito citiamo ancora il prefatore di raccontare un viaggio per mare attraverso terre note registrandone ciò che le rende diverse da com erano, nuove per noi anche quando le conoscevamo bene; di registrare nell area adriatica un cambiamento che investe tutto il mondo, fissando così la nostra memoria su ciò che esse non sono più, segnandone con amore le tracce perdute e registrando tutto il bello che nemmeno l uomo, bestia distruttrice, può sopprimere, le acque limpide le luci, le ombre, il vento. Traversata fino a Lagosta Si parte da Venezia l undici luglio 2006, si sosta a Chioggia, si va a Rimini. Una volta le galee venete seguivano la linea della parenzana toccando dapprima l Istria e proseguendo poi per la Dalmazia. Crema e i suoi compagni di viaggio hanno deciso diversamente: si fanno una traversata di 214 miglia fino a Lagosta, l isola esterna dell arcipelago raguseo da dove, però, invece di puntare verso Ragusa o qualche isola delle Elafiti, vanno ancora più a sud toccando la costa del Montenegro: Bar alias Antivari, l antica Antibaris così detta perché dirimpettaia di Bari. Crema la definisce la Pompei veneziana ritrovata. A questo punto non sappiamo se seguire la Scheda del viaggio che chiude il libro o i titoli dei capitoli. Scegliamo questi che, dopo Bar, indicano: Dulcigno, il nido assediato (l odierna Ulcinj era un covo di pirati saraceni); Antivari- Corfù, Otranto e nuvole; Corfù, la sentinella del Golfo; Albania, aspra ruga; Scutari, castelli e musica. Dall Albania si risale verso Nord, si entra nei fiord delle Bocche di Cattaro: Perasto, l incontro elfico; Cattaro, fortezza d aquila di mare Anche queste sponde, al tempo del Leone marciano erano dette Albania, Albania Veneta. La decima regione Risalendo ancora ci si immerge nella terre che dai Romani fu detta Decima Legio, la decima regione di Dalmatia et Istria; e da questo punto, dopo un exursus storico a volo d aquila, il diarista e i suoi compagni si lasciano alle spalle quella che Crema definisce la parte più avventurosa del viaggio per procedere in territori fin troppo esplorati. Poi si corregge, era solo un impressione subito smentita: la Dalmazia riserva sempre sorprese. Crema ci accompagna a Ragusavecchia (la Croazia è arrivata) che sarebbe Cavtat ovvero l antica Epidauro, poi a Ragusa- Mèleda ( la quinta repubblica e il lago di miele nel mare ), proseguendo per Curzola, made in Marco Polo, quindi per Lèsina- Hvar l isola delle illusioni ; per Sebenico, la città assediata e dimenticata ; per l Incoronata che, al centro della micronesia disabitata è un valzer di paradiso. Da qui si raggiunge Zara, fabbrica di nostalgia, e infine l Istria passando per Lussino e Parenzo. Da questa città Crema e compagni fanno una volata verso casa sulla barca portata dal vento. Il viaggio finisce a metà agosto e comincia il libro.

6 Sabato, 10 gennaio 2009 dalmazia 7 driatico è sì «un mare stretto», ma offre sempre nuove e piacevoli sorprese lmazia«sulle ali del leone» Lesina Una cavalcata di mille miglia Col libro in mano, anche senza barca, siamo noi ora a compiere la cavalcata di mille miglia nel corso della quale accanto a personaggi italiani attivi nella ricerca e conservazione delle reliquie di un mondo scomparso nelle acque e sulle sponde orientali dell Adriatico scopriamo un gruppo di avventurieri e un giornalista, un mondo giovane, nuovo, attento alle iniziative intese a sciogliere barriere e pregiudizi che dividono alieni e croati (qui citiamo nuovamente il prefatore), attenti anche alle comunità degli italiani rimasti, riconosciute ed attivissime in terra croata e slovena. Tanta nostalgia Certo, questo di Crema, come dice Zorzi, e libro che quando tocca i tasti del passato veneziano e italiano è pieno di nostalgia, ma va aggiunto subito: non è un libro rivendicatorio, così come non lo era il viaggio di Crema e dei suoi amici tra una sponda e l altra dello Ionio e dell Adriatico ; e non vi si parla soltanto di leoni alati, ma anche e molto di stupende ragazze e di bellissimi ragazzi dalmati, del boom del turismo ovunque: in Montenegro e Dalmazia (molto meno in Albania). Mi sembra particolarmente azzeccata e poetica la conclusione delle note del prefatore: Dopo aver letto questo libro, vien voglia di farsi prestare il Brancaleon e di imbarcarsi in fretta e navigare fra isole e fiordi, fra scogli e spiagge e lagune e pinete, e sbarcare nelle raffinate cittadine veneziane, Spalato e Traù, Scardona e Pola, Almissa e Perasto, Rovigno e Cherso, e nella superba Ragusa, ( ) e di immaginare una realtà nella quale, turismo a parte, gli abitanti di una delle aree di più antica e nobile civiltà che esistano possano crescere liberi e amici. Riannodare i legami Concludendo, voglio dire che quello di Crema è un viaggio pieno di bellezze, che riunisce avventura e storia, passione e poesia; la sua navigazione nel tempo e nella realtà presente serve per ricordare, capire, riannodare i legami costruiti fra uomini e donne delle due sponde in centinaia e centinaia di anni. Libri come questo servono a ridare all Adriatico il ruolo che se si eccettua l ultimo secolo, il Novecento, che è stato un muro fu sempre un mare che unisce, un ponte tra genti e culture. Il «battesimo del fuoco» atteso prossimamente a Düsseldorf «Salona 34» naviga con il vento in poppa SALONA (SOLIN) Mihael Primorac, direttore dell impresa AD brodovi di Salona (Solin), sprizza gioia da tutti i pori. La barca a vela Salona 34 al primo impatto con il mare si è dimostrata all altezza delle aspettative, giustificando così appieno la sua candidatura a imbarcazione europea nell anno nella sua categoria. Siamo sicuramente superiori alla concorrenza e ci sentiamo in grado di sbaragliare il campo a Düsseldorf, ha dichiarato raggiante Mihael Primorac. La Salona 34 si è presentata all opinione pubblica dalmata alla 14.esima regata natalizia tenutasi nell area di Spalato e dei Castelli spalatini. Il battesimo del fuoco è atteso in Germania. La barca europea dell anno sarà proclamata al maggior salone della nautica da diporto che si terrà nella città tedesca di Düsseldorf dal 17 al 19 gennaio Della giuria, composta da undici membri, fanno parte i capiredattore e i dirigenti degli equipaggi preposti ai test di undici fra le più influenti riviste nel campo della nautica in Europa: Badnyt (Danimarca), Voile (Francia), Batnytt (Svezia), Fare Vela (Italia), Seilas (Norvegia), Swissboat Yachting (Svizzera), Waterkampioen (Olanda), Yacht (Germania), Yachting world (Regno Unito), Yacht Revue (Austria) e Yate (Spagna). Divertimento nell acqua gelida SPALATO Come vuole una consolidata tradizione, a Spalato Natale e Capodanno si festeggiano anche... in mare. Gli appassionati non sono mancati nemmeno quest anno agli appuntamenti con il popolare picigin nello stabilimento balneare delle Botticelle (Bačvice). L acqua gelida non può certo fermare chi ha voglia di giocare e divertirsi.

7 8 dalmazia Sabato, 10 gennaio 2009 INVESTIMENTI Gli investitori italiani varcano l Atlantico e anche l Adriatico Immobili, è l ora della Dalmazia di Dino Saffi Trascorrere la vecchiaia in serenità in qualche amena località in riva al mare, magari in Dalmazia. È questo il sogno di tanti anziani. E gli italiani non sono sicuramente secondi a nessuno in questo ambito, anzi primeggiano quando si tratta di avviare iniziative concrete per fare sì che questo sogno non rimanga tale, ma si tramuti in realtà. E per le regioni interessate, nel nostro caso la Dalmazia, questo interesse degli anziani italiani può rivelarsi un opportunità da non perdere per fare buoni affari. Le ultime ricerche di mercato del centro indipendente per l analisi degli andamenti sul mercato del mattone, Scenari immobiliari, hanno evidenziato che i grandi investitori si sono gettati a capofitto nell affare case di riposo e costruiscono in giro per il mondo tutta una serie di residenze per la terza età indirizzate ai pensionati italiani. Nemmeno i figli di questi pensionati però se ne stanno con le mani in mano e acquistano anch essi case per le vacanze nelle località più attraenti. Sono due le direttrici principali di marcia degli investitori. Da una parte vi sono le famiglie che vogliono investire i loro risparmi L edificio centrale ha undici piani A Spalato una stupenda biblioteca universitaria SPALATO Nel campus universitario del capoluogo della Dalmazia è stata inaugurata la nuova Biblioteca universitaria che si estende su una superficie di ben metri quadrati e ha undici piani. La costruzione della Biblioteca, la più moderna in Croazia, è venuta a costare 250 milioni di kune. L edificio centrale ha 500 posti a sedere, ripartiti su tre piani, a disposizione degli studenti e degli altri interessati. Non mancano altri ambienti specializzati. Una novità è rappresentata dal fatto che la biblioteca sarà aperta per gli studenti 24 ore su 24 e sarà in rete con le biblioteche delle altre università e facoltà in Croazia. Inoltre studenti e docenti avranno a disposizione praticamente mezzo milione di libri e dodicimila titoli di riviste e giornali, tra i quali anche collezioni rare. I vecchi preziosi volumi verranno restaurati in un laboratorio modernamente attrezzato. Particolare attenzione verrà prestata agli incunaboli e ai volumi di epoca medievale che verranno custoditi in una sezione specifica. Alla cerimonia d inaugurazione sono intervenuti, tra gli altri, il ministro dell Istruzione, della Scienza e dello Sport, Dragan Primorac, il presidente del Sabor Luka Bebić e il vicepremier Slobodan Uzelac. acquistando la seconda o la terza casa al mare: esse puntano al Mediterraneo. In questo caso però non possiamo parlare di investitori nel vero senso della parola, quanto di persone indirizzate alla ricerca di beni rifugio che possano ritornare utili per trascorrere vacanze serene. Il secondo gruppo è più ambizioso, guarda non solo al vicinato, ma va più a oriente, addirittura fino all Asia e all Australia. In questo caso possiamo parlare di investimenti che stanno alla pari con quelli delle piccole aziende. Il peso finanziario medio degli acquisti si aggira attorno ai 200mila euro. Una volta le famiglie italiane desiderose di comprare casa all estero si indirizzavano soprattutto verso la Francia, ovvero verso la Costa azzurra. Negli ultimi anni c era stato un boom immobiliare legato al Mediterraneo in genere. Ora invece assistiamo alla corsa ad est. Persino la Russia comincia a risultare interessante. La crisi dei mercati azionari, il calo del dollaro, la crisi del mercato immobiliare negli Stati Uniti con la conseguente flessione dei prezzi, hanno però spinto ultimamente molti italiani a varcare l oceano. Gli investimenti immobiliari italiani in America sono saliti quest anno dal 30 al 50 per cento rispetto allo scorso anno. New York e Miami sono le mete prferite, però c è chi compra casa addirittura nel Texas o nel Wyoming. Naturalmente l interesse italiano è rivolto anche ai mercati più vicini a est, dalla Croazia, alla Bulgaria, alla Romania, dove i prezzi almeno finora erano più abbordabili che in occidente. Sono zone queste, rilevano gli analisti di Scenari immobiliari, dove si costruisce moltissimo, per cui l offerta è enorme. Le infrastrutture stanno migliorando e i prezzi non sempre sono alle stelle. Come i tedeschi qualche anno fa, ora anche gli italiani si lanciano negli acquisti pensando semmai a rivendere qualche anno dopo quando i prezzi saranno saliti. I più coraggiosi comprano palazzi interi, poi li rinnovano, li suddividono in appartamenti e li rivendono guadagnando fior di quattrini. Vista la struttura dell offerta e del mercato immobiliare in Romania e Bulgaria prevalgono gli acquisti nelle metropoli, mentre dalle nostre parti chiaramente gli investimenti si indirizzano verso le zone costiere. Prevale per il momento l Istria, soprattutto Pola, ma l interesse per la Dalmazia pare destinato a salire. Soprattutto ora che migliorano i collegamenti stradali. A febbraio, inoltre, cadranno gli ostacoli burocratico-amministrativi per l acquisto di immobili in Croazia da parte dei cittadini europei. Ragion per cui c è da attendersi una lievitazione consistente dell interesse italiano per la Dalmazia, sottolineano gli analisti. Inoltre in un periodo di crisi, contrassegnato dal crollo delle azioni, gli immobili vengono considerati un investimento più solido. Non bisogna dimenticare poi, la tendenza a diversificare gli investimenti che favorirà pure la corsa al mattone in riva al mare. Per la Dalmazia, naturalmente, questa è un arma a doppio taglio, visto il rischio cementificazione. Non c è dubbio però che le opportunità per fare buoni affari ci sono. Qualche cifra: nel primo semestre di quest anno le famiglie italiane hanno acquistato la bellezza di immobili fuori d Italia con un incremento del 16,7 p.c. rispetto all anno precedente. Entro la fine dell anno tale cifra dovrebbe salire a quota 30mila. Il boom riguarda, come detto l America, dove il costo degli immobili è calato del 20 p.c. Il Mediterraneo è in fase di stagnazione: tira solo il mercato turco. Salgono sia pure lentamente gli investimenti nell Europa centro-orientale e quindi anche in riva all Adriatico orientale: ma la percentuale è di soli 12 punti. Non mancano quelli che comprano casa a Dubai. I meno danarosi scelgono Santo Domingo e il Marocco. I più coraggiosi giocano la carta cinese, comprando a Pechino e Shangai. Mete esotiche, certo. Ma noi abbiamo i tropici... alle porte di casa, ovvero la Dalmazia. Perché cercare lontano, quello che è a portata di mano... Anno V / n. 40 del 10 gennaio 2009 LA VOCE DEL POPOLO - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat Edizione: DALMAZIA Redattore esecutivo: Dario Saftich / Impaginazione: Teo Superina Collaboratori: Igor Kramarsich, Giacomo Scotti, Goran Vežić e Dino Saffi La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N 2724 del 24 novembre 2004

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