La Corte europea boccia la legge 40: sì alla diagnosi preimpianto
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- Enrico Mosca
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1 Accolto il ricorso di una coppia italiana. Dubbi sulla copertura finanziaria, rischia di saltare il decreto sulla salute Fecondazione, stop dell Ue La Corte europea boccia la legge 40: sì alla diagnosi preimpianto La Corte europea dei diritti umani rimette in discussione la legge 40. Infatti, è stata bocciata la parte della normativa che riguarda l impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Dubbi sulla copertura finanziaria, decreto salute a rischio. ALLE PAG. 2, 3, 8 E 9
2 FECONDAZIONE ASSISTITA SENTENZA STORICA Sì alla diagnosi preimpianto La Corte Ue boccia la legge 40 Il verdetto dopo il ricorso di due genitori portatori sani di fibrosi cistica RAFFAELLO MASCI ROMA Se hai una malattia genetica e non vuoi trasmetterla ai tuoi figli, non puoi fare la diagnosi preimpianto degli embrioni per vedere se sono malati o meno, poi, però, puoi decidere di abortire l embrione medesimo una volta in pancia. Questa, secondo la Corte europea dei diritti dell uomo, di Strasburgo, è un incoerenza della legge italiana che va sanata. E questo è scritto in una sentenza emessa ieri e destinata a spaccare il paese che, su questo tema «eticamente sensibile» (come su altri), non è riuscito a trovare una soluzione condivisa. Circa un anno e mezzo fa Rosetta Costa e Walter Pavan, moglie e marito, portatori sani di fibrosi cistica, e già genitori di una bambina affetta da questa malattia, decidono di avere un figlio e di ricorrere, per questo, alla fecondazione in vitro per poter esaminare l embrione prima dell impianto in utero. La legge 40 del 2004, però, impedisce loro questa pratica, che è riservata esclusivamente alle coppie sterili (e loro non lo sono) o a quelle in cui il padre sia portatore di una malattia sessualmente trasmissibile, come le epatiti B e C oppure l Aids. Walter non ha patologie di questo genere, quindi niente. Vogliono un figlio? Che lo facciano con il sistema solito, se poi risulta ma- Per queste patologie finora l unica strada era l interruzione di gravidanza lato possono sempre abortirlo: questo la legge (la 194 in questo caso) lo consente. La cosa sembra paradossale alla coppia che per questo si rivolge agli avvocati Ginevra e Niccolò Paoletti e si fa assistere nell iter giudiziario che li ha portati fino alla Corte di Strasburgo. La Convenzione europea per i diritti dell uomo, all articolo 8 dice «ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare», la coppia si sente discriminata proprio rispetto a questo diritto, e la Corte le ha dato ragione, al punto da definire anche l ammontare dei danni: lo Stato dovrà versare ai coniugi 15 mila euro per danni morali e per le spese legali. Rosetta e Walter, insomma, hanno ragione. Ma la legge 40 del 2004, non è una legge qualsiasi: voluta dall allora ministro Girolamo Sirchia è stata sottoposta a referendum il 12 e 13 giugno del 2005, ma non ha raggiunto il quorum, grazie all impegno astensionista della Chiesa, guidata allora dal cardinale Camillo Ruini. Ora, dunque, la Corte di Strasburgo riapre una controversia mai sopita. La sentenza può essere appellata entro 90 giorni, ma il ricorso presso la Grand Chambre non è automatico: deve passare al vaglio di una apposita commissione di 5 magistrati che valuta se ci sono gli estremi per accogliere l istanza. Se il ricorso non dovesse esserci o se venisse respinto, la legge dovrebbe essere cambiata. Ma quando, e in che tempi? Il problema è lì. Peraltro, la legge 40 ha già impattato diverse volte con le sentenze dei tribunali anche? le domande in Italia. Cinque volte in tutto è finita sui banchi della Corte Costituzionale (nel 2005, due volte nel 2009 e una nel 2010 e infine nel maggio del 2012). Se si considerano i ricorsi per altre parti della legge come Igiudiciitalianil avevano giàbocciata16volte Oraunacommissione decideràsefarericorso Otto anni dopo La legge 40 del 2004 fu sottoposta a referendum nel 2005 ma non raggiunse il quorum grazie all impegno astensionista della Cei quelli per ottenere la possibilità di congelamento degli embrioni, la diagnosi preimpianto e il limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione, sono complessivamente 16 (17 con la sentenza europea di ieri) le volte che i giudici hanno ordinato l esecuzione delle tecniche non previste dalla norma Quando diventerà definitiva la sentenza della Corte di Strasburgo? Quali punti della legge 40 sono stati bocciati? Qual è la situazione nel resto d Europa? Alla luce della sentenza cosa può fare adesso l Italia? Cosa potrà succedere nei mesi di «vacatio legis»? Ci vorranno almeno tre mesi. È il tempo concesso allo Stato italiano per fare ricorso alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell uomo. Il processo d appello, in ogni caso, potrebbe anche ribaltare la sentenza. La Corte europea ha bocciato gli articoli 13 e 4. L articolo 13 è quello che vieta «qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano» mentre il 4 sostiene che la pratica è consentita solo alle coppie sterili (mentre la coppia in questione è fertile). Lecoppiechesononellastessasituazionedi quellaitalianapossonoricorrereallafertilizzazioneinvitro,equindialloscreeningembrionale,in15paesi:belgio,repubblicaceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi bassi, Norvegia, Portogallo, Russia, Slovacchia,Slovenia,SpagnaeSvezia. L Italia ha l obbligo di conformarsi alla sentenza o con una modifica della legge 40 da parte del legislatore o con una pronuncia di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale, oppure può fare ricorso e aspettarne l esito. Se la coppia volesse accedere alla diagnosi preimpianto in un centro di procreazione assistita e questo si rifiutasse di farla, potrebbe ricorrere al tribunale. Il giudice può autorizzare la diagnosi alla luce della sentenza europea o adire alla Consulta.
3 Il Pdl fa subito pressing Monti faccia ricorso UGO MAGRI ROMA Con tutti i guai che deve già fronteggiare, la tegola della fecondazione assistita è certamente l ultima di cui Monti sentiva il bisogno. Perché è materia politicamente esplosiva, perché rialza vecchi steccati, perché lacera le coscienze, forse pure quella del Professore. Ma il presidente del Consiglio sarà costretto in un modo o nell altro a occuparsene, in quanto dal centrodestra già si leva l intimazione al governo: contro il verdetto della Corte di Strasburgo sia presentato ricorso alla Grande Chambre. Monti ha tre mesi di tempo, provveda. Lo gridano esponenti del mondo ciellino, a cominciare da Lupi e da Mauro, ma pure «laici devoti» tra cui si segnala l ex-ministro ed ex-socialista Sacconi: l Italia, sostiene, «non può prendere surrettiziamente la via della selezione genetica», oltretutto «in assenza di una consapevole volontà parlamentare»; dunque non far scadere il ricorso è un atto politicamente obbligato... In verità nel Pdl non tutti la vedono come Sacconi. Ad esempio Bondi considera «giusta» la sentenza della Corte europea, idem la Repetti, per non dire della Mussolini. E Cicchitto (nel silenzio del Cavaliere che di questi temi poco è appassionato) invita i suoi a non esagerare nello zelo, perché «le forzature non funzionano mai». Eppure le dinamiche della campagna elettorale finiranno per dare ragione agli «ultrà»: si può scommettere che, tempo qualche settimana, l intero Pdl sposerà la causa del ricorso, se non altro per ficcare un cuneo tra laici e cattolici del fronte nemico. Qualora Monti volesse svicolare, un argomento lo avrebbe, e pure di sostanza. Potrebbe legittimamente sostenere che il suo governo è nato per contrastare l emergenza economica, l intervento sui temi valoriali non fa parte della sua «mission». Non per nulla evitò di scendere in campo Il Presidente del Consiglio Mario Monti dopo che la Cassazione aprì uno spiraglio sui matrimoni gay. E fece rapidamente dietrofront quando il ministro Riccardi sollevò il tema della cittadinanza per gli immigrati. Ironia del destino, a pretendere con successo che il governo si tenesse alla larga dalle questioni etiche nella circostanza fu proprio il centrodestra (nella persona di Gasparri). A rigor di Ma il Governo potrebbe invocare la sua natura «tecnica» ed evitare didecideresuuntemaetico logica Monti potrebbe negare il ricorso proprio appellandosi alla veste di «tecnico», di cui non può spogliarsi a comando. Però Monti, per quanto interessato a chiamarsi fuori, sa già che non sarà così facile. La prudenza del ministro Balduzzi, il quale prende tempo in attesa di leggere la sentenza, è parecchio indicativa. Quali che siano i personali convincimenti del premier (cattolico praticante, reduce da un incontro cordialissimo con Sua Santità), è lecito scommettere che la decisione ultima terrà conto di spinte e di controspinte. Da una parte, la voglia di riscossa del mondo laico, cui la sentenza europea offre munizioni insperate, e certo non vorrà continuare a soccombere. Sotto questo aspetto fanno testo la Finocchiaro («pronunciamento di civiltà»), Vendola («sentenza saggia»), Di Pietro Bianco e Marino («legge 40 da riscrivere»). Sull altro piatto della bilancia, guai a va sottovalutare la pressione che su Monti potrà esercitare la Chiesa, in particolare la Cei. Da dove muoveranno richiami attraverso canali riservati, ma non per questo meno pressanti, affinché sia presentato il ricorso. E del resto, come potrebbe il cardinale Bagnasco restare inerte quando una parte del Pdl denuncia ai quattro venti lo «scandalo» della vera o presunta «selezione genetica»? Ragion per cui la politica rischia di infiammarsi, senza che né Monti né i vari leader siano in grado di domare l incendio.
4 Lecita la diagnosi preimpianto. Accolto il ricorso di una coppia di Roma Legge 40, stop da Strasburgo Norma che viola i diritti umani ORA LIBERI DALLE IDEOLOGIE STEFANO RODOTÀ PEZZO dopo pezzo la terribile legge sulla procreazione assistita, la più ideologica tra quelle approvate durante la sciagurata stagione politica che abbiamo alle spalle, viene demolita dai giudici italiani e europei. SEGUE A PAGINA 28 ROMA Nuova bocciatura per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita: questa volta arriva dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che sul ricorso di una coppia di Roma, fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica, ha ritenuto il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni «incoerente col diritto all aborto». In 8 anni la normativa è stata bocciata 17 volte dai tribunali. CASADIO, CUSTODERO, DE LUCA E VINCI ALLE PAGINE 12 E 13
5 Molti dei divieti approvati nel 2004 sono stati modificati o cancellati dai giudici Uno smantellamento che non ha fermato la fuga all estero di migliaia di aspiranti genitori IL DOSSIER. La situazione in Italia Lo scontro In 8 anni 17 bocciature nei tribunali cosa resta delle norme sulla provetta MARIA NOVELLA DE LUCA 2012 I RICORSI Partono le cause contro la legge. Ieri la vittoria di una coppia italiana alla Corte europea ritto dei genitori ad avere un figlio, e il soggetto debole, il nascituro, ad avere un solo padre o una sola madre (e questo fu il motivo per il no alla fecondazione eterologa). L altro caposaldo era evitare che la fecondazione artificiale aprisse la strada a una selezione eugenetica in forza della quale il genitore sceglie il figlio che vuole e sopprime quello che non gli piace». C è però il problema sollevato da Strasburgo sulla compatibilità tra legge 40 e 194. «La 194 non è una legge neroniana o figlia della rupe tarpea : non autorizza, infatti, la soppressione di feti malati, ma prevede che si possa consentire l aborto quando la salute fisica e mentale della madre è messa a repentaglio. Da questo punto di vista le due leggi mantengono la stessa impostazione di fondo: non consentono la soppressione della vita perché malata. E chiudono le porte al supermercato della vita, e ai rischi delle sue derive eugenetiche e razziste. Mostruosità di cui la storia è piena». FOTO:ANSA Sepolta dalle sentenze, bocciata dalla Scienza, spesso definita inumana. Ciò che resta della legge 40, causa diretta di centinaia di rischiosissime gravidanze trigemine, e causa indiretta di centinaia di aborti terapeutici frutto del diktat contro la diagnosi preimpianto, è un cumulo di divieti bruciati. E le (poche) norme ancora in vigore, tra cui la proibizione di fecondazione eterologa o l impossibilità di accesso alle tecniche per le donne single, sono già minate da cause e ricorsi che ne hanno messo radicalmente in discussione l impianto giuridico. Approvata nel 2004 dopo una feroce battaglia politica, confermata da un referendum senza quorum del 2005, la legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita è stata bocciata nelle aule dei tribunali ben diciassette volte in otto anni, e con la fuga delle coppie italiane all estero ha provocato il più grande esodo sanitario che si ricordi. Oggi in Italia, dopo la sentenza della Consulta del 2009, molte tecniche sono di nuovo consentite, in particolare il congelamento e lo screening genetico degli embrioni. A quest ultimo però possono accedere soltanto le coppie sterili, e non quelle fertili pur affette magari dalle stesse anomalie genetiche trasmissibili al feto. Le coppie fertili, invece, dopo l amniocentesi possono ricorrere alla drammatica scelta dell aborto terapeutico... Una incoerenza appunto, come Strasburgo ha contestato all Italia. Diagnosi preimpianto Screening vietato dalle ultime linee guida ma dopo la Consulta lo fanno in tutti i centri LA DIAGNOSI preimpianto è una tecnica che permette di effettuare la ricerca di alcune anomalie genetiche nell embrione congelato. In caso di coppie portatrici di malattie come la fibrosi cistica o la talassemia, poter scegliere l embrione da impiantare fa sì che nascano bambini sani e non gravemente malati. Vietata dalla legge 40, la diagnosi preimpianto è stata riammessa (in parte) dal ministro Livia Turco nel 2008, quindi praticata in seguito a decine di ricorsi nei tribunali, e finalmente resa legale dopo la sentenza della Consulta del Eliminando il divieto di congelare gli embrioni la Consulta ha infatti permesso che i centri ricominciassero gli screening pre-natali. Nel 2011, ultimi giorni del governo Berlusconi, il sottosegretario Roccella deposita nuove linee guida in cui si ribadisce l illegittimità della diagnosi preimpianto. Molti centri però, a Roma, a Milano e a Catania continuano ad effettuarla senza problemi. Embrioni Scomparso l obbligo di impiantarne tre ora è il ginecologo a sceglierne il numero CON la sentenza della Corte costituzionale del 2009 alcuni divieti della legge 40 vengono sepolti per sempre. Tre in particolare, considerati i più rischiosi e antiscientifici: il limite di produzione di tre embrioni per la coppia che si sottoponeva alla fecondazione assistita, il divieto di congelamento di questi e l obbligo per il ginecologo di impiantare contemporaneamente tutti e tre gli embrioni nell utero della paziente. Una tecnica pericolosissima per le donne, che restano spesso incinte di tre gemelli, con gravidanze che si concludono in parte con drammatici aborti spontanei. Migliaia di coppie abbandonano l Italia per poter congelare gli embrioni ed evitare dolorosi e ripetuti cicli di stimolazioni ormonali. Dopo la sentenza del 2009 della Consulta, i centri pubblici e privati hanno ricominciato a congelare gli embrioni e il ginecologo può oggi decidere autonomamente quanti embrioni impiantare nella donna. Eterologa Impossibile concepire con l aiuto di donatori l unica strada restano i viaggi della speranza TRA i punti cardine della legge 40, ciò che oggi in Italia resta in vigore è il divieto di fecondazione eterologa, ossia la possibilità di concepire un bambino con il seme di un donatore o l uovo di una donatrice. Legale fino al 2004, prima cioè dell arrivo della legge sulla procreazione medicalmente assistita, quando in Italia esistevano vere e proprie banche del seme, e le prime donazioni di ovociti, oggi la fecondazione eterologa è una tecnica a cui ricorrono circa il 50 per cento delle coppie sterili. Ed è questa una delle voci principali del cosiddetto turismo procreativo, cioè coppie che partono dal nostro Paese per fare la fecondazione eterologa all estero, in Spagna in particolare. Nella primavera scorsa la Corte costituzionale si è occupata di fecondazione eterologa, rimandando però gli atti ai tribunali da cui erano partiti i ricorsi. Di fatto una non decisione che ha lasciato intatto il divieto. Accesso alle tecniche Avere una malattia genetica non basta solo chi è sterile ha diritto a provarci E SUL fronte dell accesso alle tecniche di procreazione assistita che la Corte di Strasburgo ha espresso un duro giudizio sull Italia. La legge 40 prevede che possano ricorrere alla provetta soltanto le coppie sterili, sposate o di fatto, mentre sbarra la strada a donne single, coppie gay o lesbiche. Una legislazione in netto contrasto con il resto d Europa, Spagna, Inghilterra e Belgio in particolare, dove possono diventare madri anche le donne single, con il ricorso alla banca del seme, o l adozione di un embrione. Resta vietato in quasi tutta Europa (tranne che in alcuni stati come l Ucraina) l utero in affitto. Ma la particolarità tutta italiana è che vengano a escluse dalla provetta coppie fertili che possono concepire da sole. Anche coppie con anomalie genetiche e che invece attraverso la fecondazione in vitro, e dunque lo screening sull embrione, potrebbero mettere al mondo bambini sani.
6 Legge 40, lo stop dell Europa Il no alla diagnosi preimpianto incoerente col diritto all aborto Coppia fertile vince il ricorso. Balduzzi: ora riflettere ELSA VINCI ROMA Coppia fertile vince a Strasburgo contro l Italia. La Corte europea ha bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita che consente la diagnosi preimpianto degli embrioni solo se si è sterili. Una legge «incoerente», secondo Strasburgo, che sottolinea le incongruenze del nostro sistema normativo: da una parte proibisce l indagine clinica degli embrioni a coniugi fertili ma portatori di malattia genetica, dall altra consente l aborto terapeutico nel caso in cui il feto sia affetto dallo stesso male. Il giudizio è stato promosso da Rosetta Costa e Walter Pavan, romani, portatori di fibrosi cistica, che hanno chiesto alla Corte europea di intervenire sulla legge 40 e di condannare l Italia. Così è stato. Perché le norme sulla fecondazione assistita violano «l articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell uomo: lo Stato non può intervenire nella vita privata delle persone». Anzi in questo caso «l ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto della loro vita privata e familiare è sproporzionata». Per riparare al danno morale il governo dovrà versare 15mila euro, a meno che entro tre mesi non presenti ricorso alla Grande Camera. Allora si dovrà attendere la sentenza di secondo grado. Tuttavia dopo la battaglia in Parlamento, 17 giudizi di cui 5 alla Consulta, la novità introdotta dalle toghe europee è dirompente. «Sono contenta, certo dice Rosetta Costa ma di che devo parlare? Delle sofferenze che subisco ogni giorno?». Ha una bambina di sei anni ammalata di fibrosi cistica che quasi ogni mattina accompagna in ospedale. Lei e il marito proprio in occasione della nascita della figlia nel 2006 hanno scoperto di essere portatori sa- IL MINISTRO Renato Balduzzi, ministro della Salute Le tappe L intervista / 1 ve partire dal bilanciamento di due principi: sono beni da tutelare la soggettività giuridica dell embrione e la salute della madre». La questione, ha spiegato Balduzzi, «nel nostro paese era già stata posta dai giudici di merito e in prospettiva probabilmente sarà riproposta alla Corte». Il ministro anticipa: «Faremo presto, deciderà il governo collegialmente, siamo rispettosi delle indicazioni europee». Le polemiche sono iniziate subito, dividendo il Parlamento. Per la capogruppo dei senatori pd, Anna Finocchiaro, «è venuto il momento di riscrivere completamente la legge 40, sbagliata, crudele e inumana». Questo sarà «l impegno del Partito democratico», assicura Ignazio Marino. Esponenti del Pdl come Maurizio Lupi ed Eugenia Roccella sperano in un ricorso del governo. Tranchant il Centro di bioetica dell università Cattolica di Milano, che parla di «eugenetica liberale» LA LEGGE In Italia la fecondazione assistita è regolata dalla legge 40, varata nel 2004 dal centrodestra Emma Bonino, dei Radicali Quel testo era fuori dal tempo anche l eterologa va sdoganata Non mancano i distinguo negli schieramenti. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, non tace le «forzature» nella legge 40, e Francesca Martini (Lega) valuta la sentenza europea come «un passo di civiltà». L ex presidente della Consulta, Valerio Onida, sottolinea che se non si rivolgerà alla Grande Camera, «l Italia è obbligata a conformarsi alla pronuncia di Strasburgo, e di fatto dovrà cambiare la legge» I REFERENDUM I quesiti su eterologa, numero di embrioni e diritti dell embrione non raggiungono il quorum 2008 IL TAR Dopo Cagliari e Firenze, anche il Tar del Lazio boccia il divieto di diagnosi preimpianto L intervista / LA CONSULTA Dichiarate illegittime le norme su numero di embrioni, congelamento e diagnosi preimpianto Beppe Fioroni, cattolico del Pd Attenti alla deriva eugenetica la vita non è un supermercato Il caso sollevato da genitori portatori di fibrosi cistica: Ma la sofferenza per noi continua ni della malattia. Di nuovo incinta nel 2010, da un esame diagnostico prenatale, la donna ha scoperto quel male nel feto e ha deciso per l aborto terapeutico. «Oggi la coppia desidera fare ricorso alla fecondazione assistita con una diagnosi preimpianto», spiega l avvocato Nicolò Paoletti. Ma la legge italiana non consente le indagini a chi è fertile. La diagnosi preimpianto infatti è solo per le coppie sterili o se l uomo è affetto da una malattia virale trasmissibile per via sessuale (come l Hiv o l epatite B o C). Adesso lo stop dell Europa riapre la partita. Se non farà ricorso, l Italia è chiamata a colmare «l incongruenza». «La questione della compatibilità tra legge 40 e la legge 194 è problema già noto», dice il ministro della Salute Renato Balduzzi, sottolineando che «una riflessione va affrontata». La riflessione «de- GIOVANNA CASADIO ROMA Ci vuole l Europa per difendere i diritti civili, presidente Emma Bonino? «Nel nostro Paese, leggi come questa sulla fecondazione assistita violano i diritti umani tutelati dalla Corte europea. Il maggior numero di condanne riguardano l irragionevole durata dei processi e la disastrosa situazione dell amministrazione della giustizia, ma si estendono a una molteplicità di ambiti dell azione statale: dalle politiche sui respingimenti dei migranti alle condizioni disumane delle carceri, dall utilizzo del segreto di Stato alla tutela della reputazione degli indagati. Nel novembre 2010 il Gotha degli esperti di diritto internazionale, riuniti nella sala del Refettorio dai Radicali italiani, stese una Dichiarazione in cui denunciava gravissime preoccupazioni in ordine al rispetto dei parametri di base dello Stato di diritto in Italia». I cattolici parlano di sentenza ideologica sulla legge 40, e annunciano battaglia. «I cattolici, il Movimento per la,, Emma Bonino Purtroppo su questo tema una maggioranza non c è. E quando viene condannata l Italia fa spesso finta di niente vita, si erano già costituiti proprio in questo procedimento di fronte alla Corte, così come noi Radicali come Associazione Luca Coscioni contro i divieti della legge. E la Corte ha prodotto questa sentenza. Quante inutili sofferenze si sarebbero potute evitare». Secondo lei, ora si modificherà qualcosa o si farà melina? «Bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza, poi il governo deciderà se fare ricorso o meno. Se non lo farà e la sentenza diventerà operativa, è chiaro che bisognerà arrivare a una modifica parlamentare. Ma l Italia spesso, anche quando viene condannata come sulle carceri, fa finta di niente». Le norme sono perciò da riscrivere? «Questa è una legge ormai completamente svuotata da sentenze italiane ed europee. Resta l articolo sul divieto di fecondazione eterologa, che aspetta una sentenza della Consulta». C è oggi una maggioranza per modificare le norme sulla fecondazione assistita, che furono sottoposte a referendum nel 2005, in cui andò a votare solo il 25 per cento degli italiani? L armata del cardinal Ruini fece una campagna per l astensionismo. «Non mi pare proprio ci sia una maggioranza. Però c è il valore della giurisprudenza europea che è fonte primaria rispetto a quella nazionale. Di fatto una nuova legge c è». ALBERTO CUSTODERO,, Beppe Fioroni Nel nostro ordinamento nessuna disposizione autorizza a sopprimere un figlio solo perché è malato ROMA «È appena il caso di ricordare che la legge 194 non sostiene da nessuna parte che sia consentito l aborto del feto perché malato». Giuseppe Fioroni, leader cattolico del Pd in attesa di conoscere le motivazioni, e senza entrare nel merito del ricorso interviene sulla questione della compatibilità tra legge 40 e legge 194 sollevata dalla Corte di Strasburgo. Fioroni, dovevamo aspettare l Europa per consentire anche a chi è fertile l accesso alla diagnosi preimpianto? «Le linee guida del ministro Turco durante il governo Prodi avevano già introdotto l utilizzo della tecnologia preimpianto, ma solo per finalità diagnostiche e terapeutiche sull embrione stesso. Avevano escluso quelle tecnologie, invece, per i fini osservazionali, ovvero per quella forma di diagnosi che può portare a dire ai genitori: Come lo volete il figlio, alto, occhi azzurri...?». Dopo la sentenza di Strasburgo, voterebbe ancora la legge 40? «Sono sempre possibili miglioramenti normativi, come quelli fatti da Livia Turco. Ma i valori guida della legge erano validi ieri. E sono validi oggi». Quali sono? «La legge 40, emanata per garantire alle coppie sterili di poter ottenere una gravidanza, ha due obiettivi. Da una parte tutela il di-
7 ORA LIBERI DALLE IDEOLOGIE STEFANO RODOTÀ (segue dalla prima pagina) Ieri è intervenuta la Corte europea dei diritti dell uomo con una sentenza che ha ritenuto illegittimo il divieto di accesso alla diagnosi preimpianto da parte delle coppie fertili di portatori sani di malattie genetiche. Si tratta di una decisione di grandissimo rilievo per diverse ragioni, che saranno meglio chiarite quando ne sarà nota la motivazione. Viene eliminata una irragionevole discriminazione tra le coppie sterili o infertili, che già possono effettuare la diagnosi grazie ad un intervento della nostra Corte costituzionale, e quelle fertili. Viene rilevata una violazione dell articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell uomo, che tutela la vita privata e familiare. Viene constatata una contraddizione interna al sistema giuridico italiano, che permette l aborto terapeutico proprio nei casi in cui una diagnosi preimpianto avrebbe potuto evitare quel concepimento. Viene messo in evidenza il rischio per la salute della madre, quando viene obbligata ad affrontare una gravidanza con il timore che alla persona che nascerà potrà essere trasmessa una malattia genetica (è questo il caso della coppia che si era rivolta alla Corte di Strasburgo perché, dopo aver avuto una bambina affetta da fibrosi cistica e dopo un aborto determinato dall accertamento che nel feto era presente la stessa malattia, intendeva ricorrere alla diagnosi preimpianto per procreare in condizioni di tranquillità). È bene sapere che tutte queste obiezioni erano state più volte avanzate nella discussione italiana già prima che la legge 40 venisse approvata, senza che la maggioranza di centrodestra sentisse il bisogno di una riflessione, condannando così la legge al destino che poi ha conosciuto, al suo progressivo smantellamento. La Corte costituzionale, già nel 2010, aveva dichiarato illegittime le norme che indicavano in tre il numero massimo degli embrioni da creare e accompagnavano questo divieto con l obbligo del loro impianto. Vale la pena di ricordare quel che allora scrissero i nostri giudici: la giurisprudenza costituzionale ha ripetutamente posto l accento sui limiti che alla discrezionalità legislativa pongono le acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione e sulle quali si fonda l arte medica; sicché, in materia di pratica terapeutica, la regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali (così la sentenza n. 151 del 2010). Le pretese del legislatore-scienziato, che vuol definire quali siano le tecniche ammissibili, e del legislatore-medico, che vuol stabilire se e come curare, vennero esplicitamente dichiarate illegittime. La sentenza della Corte europea dei diritti dell uomo si colloca lungo questa linea. Quando si parla del rispetto della vita privata e familiare, si vuol dire che in materie come questa la competenza a decidere spetta alle persone interessate. Quando si sottolineano contraddizioni e forzature normative, si fa emergere la realtà di un contesto nel quale le persone sono obbligate a compiere scelte rischiose proprio là dove dovrebbe essere massima la certezza, come accade tutte le volte che si affrontano le questioni della vita. Vi sono due diritti da rispettare, quello all autodeterminazione e quello alla salute, non a caso definiti fondamentali. Di questi diritti nessuno può essere espropriato. Questo ci dicono i giudici, che non compiono improprie invasioni di campo, ma adempiono al compito di riportare a ragione e Costituzione le normative che investono il governo dell esistenza. Né si può parlare di una deriva verso una eugenetica liberale, proprio perché si è di fronte ad una specifica questione, che riguarda gravi patologie. Ma la sentenza della Corte di Strasburgo è una mossa che apre una complessa partita politica e istituzionale. Saranno necessari passaggi tecnici per far sì che tutte le coppie a rischio di trasmissione di malattie genetiche possano effettivamente accedere alla diagnosi preimpianto. Passaggi che potranno essere ritardati dal fatto che il governo ha tre mesi per impugnare la decisione davanti alla Grande Chambre di Strasburgo. Questa impugnativa è invocata dai responsabili di questo disastro legislativo e umano. Il ministro Balduzzi, prudentemente, parla della necessità di attendere le motivazioni della sentenza: Ma può il Governo scegliere una sorta di accanimento terapeutico per una legge di cui restano soltanto brandelli, di cui le giurisdizioni europea e italiana hanno ripetutamente messo in evidenza le innegabili violazioni della legalità costituzionale? Questa sarebbe, invece, la buona occasione per uscire finalmente dalle forzature ideologiche. In primo luogo, allora, bisogna prendere atto, come buona politica e buon diritto vorrebbero, che bisogna riscrivere la legge davvero sotto la dettatura, non dei giudici, ma delle indicazioni costituzionali, obbedendo alla logica dei diritti fondamentali. Ma, in tempi di carte d intenti e di programmi elettorali, sarebbe proprio il caso di abbandonare fondamentalismi e strumentalizzazioni. Il dissennato conflitto intorno ai valori non negoziabili dovrebbe lasciare il posto ad una attitudine capace di riconoscere che vi sono materie nelle quali l intervento del legislatore deve essere in primo luogo rispettoso della libertà delle persone e della loro dignità, che non possono essere sacrificate a nessuna imposizione esterna.
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