INTERPRETAZIONI FRA LE ANTICHE MURA SARDE

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1 INTERPRETAZIONI FRA LE ANTICHE MURA SARDE La presente ricerca, svolta nell ambito del Dottorato in Riqualificazione e Recupero insediativo della Sapienza, Università di Roma, con la supervisione dei professori Giovanni Carbonara, Daniela Esposito, Antonino Gallo Curcio e Giancarlo Palmerio, ha riguardato, in modo particolare, lo studio del cantiere medievale in Sardegna fra il X e il XV secolo, arco temporale all interno del quale nascono, si sviluppano e decadono i Giudicati sardi. Un excursus tra tradizione e innovazione delle tecniche murarie medioevali in Sardegna che accresce la conoscenza dell antica pratica costruttiva di Maria Giovanna Putzu

2 MATERIALI PER IL RESTAURO Nella pagina precedente Solarussa (Or), chiesa di San Gregorio (XII sec. A destra La Sardegna Medievale. I giudicati di Calari, Torres, Gallura, Arborea. In basso Norbello (Or), chiesa di Santa Maria delle Mercede (XII sec.). Lo studio nasce dalla volontà di contribuire a un accrescimento delle conoscenze storiche e tecniche relative alle pratiche costruttive medievali, ipotizzando criteri di datazione e d interpretazione delle tipologie murarie e valutandone la consistenza fisica e le cause di degrado che possono indebolire le strutture architettoniche. Tali conoscenze sono utili al fine di pervenire a una maggiore comprensione dell architettura storica e costituiscono la base per qualsiasi intervento mirato alla sua conservazione. La Sardegna alterna nel corso della sua millenaria storia momenti di effettivo isolamento a momenti di significativa apertura e di totale immersione nei flussi della storia mediterranea. Nell ampissima letteratura storiografica inerente alla regione concordemente si ammette che l isolamento geografico abbia comportato notevoli conseguenze sulla sua storia politica, economica, sociale e sulle sue espressioni culturali e artistiche, favorendo lo sviluppo di una civiltà per molti versi originale. Peraltro, in anni recenti, l af

3 In ordine a partire dall alto: Fordongianus (Or), chiesa di San Lussorio (VI-XIV sec). Santa Giusta (Or), chiesa di Santa Giusta (XII sec.) Milis (Or), chiesa di San Paolo (XII-XIV sec.). finamento metodologico della riflessione storiografica ha mostrato come alla base di tale assunto soggiaccia una concezione deterministica del fattore geografico. Per contro, oggi si tende ad assumere che l insularità sia una condizione geografica che di per sé non determina isolamento. Pertanto, solo alla luce di una considerazione storica avvertita e scevra da determinismi metodologici e sedimentati topoi storiografici, è stato possibile comprendere i fenomeni che - tra conservazione e innovazione - caratterizzano la storia politica e culturale della Sardegna. Così «l Isola appare da questo punto di vista come un interessante laboratorio, per certi versi ancora da studiare a fondo, un crogiolo di romanità e grecità che insieme all elemento locale danno vita a importanti manifestazioni e fenomeni culturali, artistici, politici, militari, giuridici etc., che in parte persistono ancora nella cultura della Sardegna» (Spanu 1998, p. 14). Dallo studio della distribuzione topografica dei siti fenicio-punici, romani e, in ultimo, medievali, si evince che il territorio prescelto per la fondazione di insediamenti urbani ex novo o per l espansione di quelli preesistenti, nel periodo compreso fra l VIII sec. a.c. e il basso Medioevo, sia il versante occidentale e meridionale dell isola. Dall indagine retrospettiva emerge che alcuni aspetti che caratterizzano l edilizia medievale nell arco temporale compreso tra il X e il XV secolo possiedono origini antiche; in particolare si evidenzia l utilizzo prevalente, o addirittura esclusivo, di alcuni tipi murari in ciascuna tipologia edilizia. Tale connotazione trova riscontro nella tradizione storica locale. Nell ambito dell architettura religiosa medievale, sia nelle grandi cattedrali sia nelle chiese di medie e piccole dimensioni, vengono utilizzati prevalentemente i conci. Nel primo caso vengono realizzati in conci tutti i prospetti, mentre nel secondo caso, soprattutto per quanto riguarda le piccole chiese, la pietra concia viene impiegata nei prospetti principale e absidale; talvolta i prospetti laterali presentano una muratura irregolare, in bozze e raramente in blocchetti, destinata a essere rifinita a intonaco. In quest ultimo caso vengono realizzati in pietra concia solo i cantonali, i portali e le monofore. I laterizi risultano pressoché assenti nell ambito dell architettura religiosa. Infatti, nonostante i ritrovamenti archeologi e le fonti documentarie testimonino l impiego di tale materiale nell edilizia funeraria, civile e, in parte, militare, anche durante il medioevo, esistono in tutta la Sardegna solo due chiese interamente

4 In ordine a partire dall alto: Oristano, torre di San Cristoforo ( ). Cagliari, torre dell Elefante (1307). realizzate in cotto. L assenza dei laterizi nell edilizia religiosa, in continuità con la tradizione storica, è dunque giustificata, non dalla perdita di competenze tecniche, ma da scelte di natura estetica e di rappresentanza. Nell architettura fortificata i conci, talvolta bugnati disposti nella parte basamentale, vengono utilizzati quasi esclusivamente nelle torri maestre dei castelli, o nelle torri delle cinte murarie urbiche, ma sempre e unicamente in contesti ben visibili e accessibili, solo in rari casi nelle mura cittadine. Cura particolare veniva riservata anche alla realizzazione delle cisterne, costruite spesso in conci o in laterizi e rifinite con il cocciopesto. Nei castelli arroccati in luoghi impervi, dove da valle non sarebbero apprezzabili le valenze estetiche e il livello di rifinitura tecnica delle superfici murarie, vengono utilizzati quasi esclusivamente bozze, blocchi o blocchetti, con elementi più rifiniti predisposti nei cantonali o negli stipiti di portali, finestre interne, feritoie etc. È documentato anche l impiego dei laterizi, soprattutto per la realizzazione di cisterne, feritoie e canalizzazioni per il deflusso delle acque. In ultimo nell ambito dell edilizia civile vengono utilizzate prevalentemente le murature in bozze. Nell area dei Campidani di Oristano e Cagliari è diffuso l utilizzo delle murature in mattoni crudi e in laterizi. Dall indagine storica emerge che fin dall epoca fenicio-punica l opera quadrata venne utilizzata prevalentemente nell ambito dell edilizia religiosa e difensiva, mentre nell ambito dell edilizia civile venne impiegata soprattutto l opera africana. In età romana si continuarono a realizzare le fortificazioni e gli edifici sacri in opera quadrata, e l edilizia domestica in opera africana. Le tipologie edilizie che mantennero caratteri più conservatori furono dunque quelle in cui era più forte la tradizione punica (le strutture difensive, i templi e le abitazioni). Ancora fino ai primi decenni del dominio bizantino è attestato l impiego dell'opera africana. Accanto a questa tipologia muraria nell architettura religiosa e nell architettura fortificata trova applicazione anche la muratura realizzata in grossi blocchi, spesso di riutilizzo. Per tutta l epoca tardoantica e altomedievale sono numerosi i ritrovamenti di materiali fittili da costruzione, soprattutto in contesti funerari, dove è stato riscontrato anche l utilizzo di mattoni crudi. Mentre nell ambito dell architettura religiosa sono pochi i casi in cui siano stati adottati i laterizi. A partire dall XI secolo la Sardegna appare com

5 Cagliari, castello di San Michele (XIII-XIV sec.). pletamente immersa nei flussi culturali del mondo mediterraneo. Abbandonata la tecnica a grandi blocchi, la muratura in conci troverà largo impiego diventando, come già in passato, la tipologia Siliqua (Ca), muraria che contraddistinguerà l architettura mocastello di Acquafredda numentale dalla seconda metà dell XI fino a parte (XI-XV sec.), (Fois 1992, p. 48). del XVII secolo, mentre nell edilizia minore si con- tinuarono sostanzialmente a utilizzare le tecniche tramandate dall antichità. I dati sinora analizzati mostrano che le tecniche murarie medioevali in Sardegna rappresentano un caso particolare di sintesi tra costanti conservative tramandate dalla tradizione e innovazioni dapprima tenui e poi sempre meglio delineabili e caratterizzate. Bibliografia Barreca 1986, Barreca, Ferruccio, La civiltà fenicio punica in Sardegna, Sassari Carbonara 1996, Carbonara, Giovanni (a cura di), Trattato di restauro architettonico, Torino Chiovelli 2007, Chiovelli, Renzo, Tecniche costruttive murarie medievali. La Tuscia, Roma Coroneo 2006, Coroneo, Roberto, Chiese romaniche della Corsica. Architettura e scultura (XI - XIII secolo), Cagliari Delogu 1953, Delogu, Raffaello, L architettura del Medioevo in Sardegna, Roma De Meo 2006, De Meo, Mauro, Tecniche costruttive murarie medievali. La Sabina, Roma Esposito 1998, Esposito, Daniela, Tecniche costruttive murarie medievali. Muratura a tufelli in area romana, Roma Fiorani 1996, Fiorani, Donatella, Tecniche costruttive murarie medievali. Il Lazio meridionale, Roma Ghiotto 2004, Ghiotto, Andrea Raffaele, L Architettura romana nelle città della Sardegna, Università degli studi di Padova, Roma Fois 1992, Fois, Foiso, Castelli della Sardegna medioevale (a cura di B. Fois), Cinisiello Balsamo Spanu 1998, Spanu, Pier Giorgio, La Sardegna Bizantina tra il VI e il VII secolo, in «Mediterraneo tardoantico e medievale scavi e ricerche», 12, Oristano

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