Il Gender New Deal Nuovo Patto di Genere. nelle Politiche della UIL. A cura del Coordinamento P.O. e Politiche di Genere

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1 Il Gender New Deal Nuovo Patto di Genere nelle Politiche della UIL A cura del Coordinamento P.O. e Politiche di Genere

2 Il Gender New Deal Nuovo Patto di Genere nelle Politiche della UIL A cura del Coordinamento P.O e Politiche di Genere Roma aprile

3 Un nuovo patto di genere All art. 4 dello Statuto UIL, il Coordinamento Pari Opportunità e Politiche di genere viene indicato come luogo per l individuazione, la verifica e l attuazione delle politiche di genere. Il Coordinamento, dunque, è il luogo della elaborazione, analisi e proposta da parte delle donne UIL delle politiche sindacali, avente come obiettivi la rimozione di tutte le forme di discriminazione legate al genere (con riferimento anche ai diversi orientamenti sessuali) nel lavoro e nella società, l aumento della presenza femminile a tutti i livelli di rappresentanza, il potenziamento del ruolo delle donne e delle differenze di genere, la formazione continua delle donne, in quanto elementi decisivi della crescita economica e sociale del Paese. Per il ruolo e i compiti di cui è investito, il Coordinamento Nazionale e, a ricaduta, tutti i coordinamenti regionali e nazionali di categoria, - in coerenza con i cinque punti dell Agenda UIL, intende dare il proprio contributo di idee e proposte per una lettura della politica confederale comprensiva dell ottica di genere. Per le donne della UIL la politica dei prossimi anni deve essere prioritariamente orientata alla promozione della crescita del Paese, sia in termini prettamente economici e di sviluppo delle potenzialità delle nostre imprese, sia in termini culturali, ovvero promuovendo nelle politiche la cultura del benessere sociale quale valore imprescindibile di una nazione coerente con la propria Carta Costituzionale che in particolare recita agli articoli: 3

4 Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. E la politica del gender New Deal della UIL, coerentemente con il dettato costituzionale, individua nell azione congiunta di donne e uomini, la ripresa del Sistema Italia. Una ripresa che, inequivocabilmente, deve passare per il rilancio dell occupazione femminile, per la valorizzazione dell apporto delle competenze delle donne al lavoro, allo sviluppo sociale, alla realizzazione dell ammodernamento istituzionale del Paese. La tendenza recessiva della nostra economia deve essere ribaltata attraverso interventi mirati a contrastare efficacemente l impoverimento 4

5 delle famiglie e dei lavoratori, che riportino il nostro Paese in un area di sicurezza effettiva con l obiettivo di riprogrammare lo sviluppo e la crescita del sistema economico e sociale negli anni a venire. L azione di rilancio del Paese è una responsabilità che deve essere condivisa da tutti i cittadini e non può certo essere espressione univoca di questa o quella parte sociale, né è più tempo di deleghe in bianco alla politica in quanto solo attraverso la partecipazione alle scelte della politica e la condivisione e alla realizzazione delle stesse, è possibile ritrovare le spinte necessarie a restituire agli uomini e alle donne del nostro Paese la speranza di uscire dalle sabbie mobili di questa crisi infinita, ridare fiato ai mercati e offrire ai giovani prospettive di un futuro meno avverso di quello che attualmente vivono. Tutto questo è anche compito del sindacato e le donne della UIL intendono assumersi la responsabilità di partecipare alla sfida di ricostruzione dello Stato sociale, frutto delle decennali conquiste dei lavoratori, perché protagoniste a pari titolo nello sviluppo della società civile italiana. Le donne della UIL non hanno mai inteso erigere muri tra i sessi. Non parlano solo tra di loro e la loro forza è sempre stata la capacità di condividere progetti e obiettivi dell Organizzazione senza preclusioni o preconcetti nei confronti dei loro colleghi uomini. Si lavora perciò insieme perché i risultati sono comuni. Tutto ciò senza dimenticare il valore delle parole e la consapevolezza di un cambiamento nella società non recepito dai tempi della lenta politica: la famiglia non è più quella tradizionalmente intesa ma il frutto della scelta di convivenza di due persone. Oltre a questo è necessario ripartire da un impegno sui temi eticamente sensibili non più rinviabili: risvegliare l'italia dal torpore su questioni irrisolte come gli errori della legge sulla fecondazione assistita corretta 5

6 dalle numerose sentenze che ne hanno modificato radicalmente i contenuti peggiori. Con questa piattaforma, Il Coordinamento indica quali siano le sue priorità e chiede all Organizzazione che queste entrino a far parte dell Agenda UIL da proporre al nuovo Governo. 6

7 Occorre mettere al primo posto dell agenda del Gender New deal 1. IL LAVORO e le sue priorità 1.1 Il rilancio dell occupazione femminile: le donne per un lavoro dignitoso Il contributo del lavoro femminile al PIL nazionale Le nuove strategie per lo sviluppo dell occupazione e l utilizzo dei Fondi Europei per l inclusione sociale La precarietà giovanile 1.2 La Crescita del Paese passa per le Politiche di genere. Gli strumenti attivi del mainstreaming: il rifinanziamento della L. 125 e la piena operatività del Comitato nazionale di Parità L La ripresa delle attività della Commissione di Parità presso la Presidenza del Consiglio. Declinare la politica di genere nella contrattazione aziendale L accoglienza da parte delle forze governative e l applicazione del protocollo CGIL, CISL, UIL contro la violenza sulle donne del 27 novembre all interno della contrattazione di secondo livello. L attuazione della campagna sulla cultura di genere. L apprendistato e le sue opportunità. 2. IL WELFARE TERRITORIALE E AZIENDALE Nell attuale crisi economica il ruolo del welfare aziendale è quello di essere strumento di contenimento degli effetti della crisi sui lavoratori: iniziative di assistenza e previdenza volte ad agevolare la vita dei dipendenti, e sviluppo di strategie di intervento anche in relazione a tempi di vita e di lavoro, orari di lavoro e strumenti family friendly. Si intende, dunque, proporre l avvio di un nuovo percorso di condivisione e progettazione negoziata del sistema di welfare locale, che si realizza attraverso la concertazione - intesa come partecipazione collaborativa - tra tutti i soggetti interessati allo sviluppo sociale della nostra comunità, producendo come esito finale la sottoscrizione (potremmo chiamarlo così) di un nuovo patto sociale, con l obiettivo dell adozione da parte delle aziende "benessere aziendale", 7

8 dove le Regioni potrebbero intervenire al fianco delle reti di impresa. Nel nuovo modello di welfare è necessario: assumere la centralità della persona e del progetto quale dimensione necessaria e qualificante delle politiche sociali; praticare l integrazione tra le politiche e gli interventi; favorire il protagonismo territoriale (gli ambiti distrettuali la programmazione territoriale i Piani di zona); riconoscere il valore dei processi di democrazia partecipata 3. L INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE L allungamento della durata media di vita è uno dei fenomeni più significativi del nostro tempo, che non può più essere ignorato, e una delle più grandi conquiste delle nostre società contemporanee. Una vera rivoluzione demografica è in atto e comporta la necessità di cambiamenti altrettanto profondi a tutti i livelli della società e in tutte le fasi dell esistenza, cambiamenti che devono essere attuati da tutti i soggetti istituzionali, politici, economici e sociali. Secondo noi è necessario: - attuare politiche attive del lavoro in un ottica di genere, che incrementino strumenti adeguati per la conciliazione, promuovendo nella società, a partire dalla scuola, una reale cultura di parità. Attuino nell ambito della più generale azione per il recupero del potere d acquisto di tutte le pensioni in essere, misure per ridurre il gap negli importi delle pensioni oggi esistente tra donne e uomini. - potenziare la contrattazione territoriale in un ottica di genere e tenendo anche conto dell invecchiamento della popolazione. 4. LA VIOLENZA SULLE DONNE Nella necessità di contrastare ogni forma di violenza e molestia contro le donne, in linea con l accordo sulle violenze e molestie nei luoghi di lavoro e la Convenzione di Istanbul, La nostra attenzione si è focalizzata sui seguenti punti: Protocolli e convenzioni La definizione di violenza e la forza della definizione La violenza della supremazia culturale 5. Il BILANCIO DI GENERE, STRUMENTO DI PARITÀ Tra gli strumenti per superare i diversi gap di genere Il bilancio di genere è quello che consente di programmare budget aziendali in ottica di vera e concreta parità tra i generi, valutando l impatto che il bilancio di una 8

9 azienda, pubblica o privata, ha su donne e uomini afferenti a quella azienda. In tale contesto, le entrate e le uscite di una Amministrazione o di una organizzazione (quindi anche della UIL) debbono essere riconsiderate in funzione della ricaduta che tali risorse economiche potrebbero avere su donne e uomini con ruoli diversi sia nella propria attività lavorativa che nella società. I modelli di sviluppo socio-economico influenzano le scelte politiche e quindi gli obiettivi, le priorità, i criteri di ridistribuzione, etc., producendo impatti ed effetti diversi su donne e uomini. Così, in termini fiscali, di benefici e costi le politiche sociali ed economiche rivelano spesso una gender blindness, ovvero una cecità rispetto ai generi, così diversi in quanto a bisogni, condizioni, priorità e vincoli. L analisi del bilancio di genere secondo l ottica di genere si concentra, pertanto, essenzialmente su: - le spese e i metodi per ottenere le entrate - le implicazioni e gli impatti sulle donne paragonati a quelli degli uomini. 1. IL LAVORO 1.1 Il rilancio dell occupazione femminile: le donne per un lavoro dignitoso Se dovessimo definire il ruolo della donna nel mondo del lavoro, lo potremmo definire subalterno. Le donne risultano in Italia «schiacciate dalle rigidità sociali»: La società non si è adeguata ancora ai nuovi bisogni delle donne. La rete di servizi per la prima infanzia è scarsa e costosa, la flessibilità nei posti di lavoro limitata, il lavoro femminile più precario e prolungato mentre la nascita di un figlio spesso è causa della perdita del lavoro. La conseguenza è un forte sovraccarico sulle donne con forti differenze tra quelle che vivono nel centro nord e quelle che lavorano nel sud, fortemente svantaggiate su tutti i piani. 9

10 L inserimento delle donne nel mercato del lavoro è uno dei problemi strutturali del nostro Paese. I dati indicano il permanere di differenze troppo accentuate tra generi rispetto agli altri Paesi, accentuate inoltre dalla diversificazione elevata tra Nord, Centro e Mezzogiorno. 1. Tasso di attività anni (ovvero la misura della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro): secondo l ISTAT, al 2011 il tasso medio nazionale è pari al 62,2%, contro il 71,2% della UE 27 Paesi ed il 72,5% della UE 15 Paesi. Per le donne nel 2011 il tasso di attività è pari al 51,5% (contro il dato medio UE 27 pari al 64,9% ed a quello UE 15 pari al 66,2%), mentre per gli uomini è del 73,1% (77,6% UE 27, 78,9% UE 15). Ciò significa che solo la metà delle donne è presente sul mercato del lavoro italiano. Da notare che tale situazione appare strutturale per assenza di politiche attive in favore delle donne, per la carenza complessiva della domanda di lavoro da parte del sistema economico e per l incidenza dei fattori congiunturali (crisi), che vanno ulteriormente a disincentivare l ingresso delle donne nel mercato del lavoro. In sintesi, il tasso di attività delle donne passa dal 44,3% del 1995 al 51,5% al 2011: è da rilevare che dal 2002 la percentuale cresce solo di 1,3%. 10

11 Tasso di attività in età lavorativa 2011 fascia di età ITALIA: 62,2% EUROPA: 71,2% DONNE: 51,5 DONNE: 64,9 UOMINI: 73,1 UOMINI: 77,6 TASSO ATTIVITA DONNE 1995: 44,3% TASSO ATTIVITA DONNE 2002: 50,2% 2. Tasso di occupazione: esiste una elevata differenziazione tra donne e uomini. Nel 2011 il tasso di occupazione (ovvero la percentuale della popolazione attiva sul mercato del lavoro che è effettivamente occupata) è al 56,9% (64,3% per UE 27, 65,5% per UE 15). Per le donne il tasso di occupazione è al 45,5% (per UE 27 58,5%, per UE 15 è 59,8%), mentre per gli uomini è pari al 67,5% (per UE 70,1%, per UE 15 è 71,3%). TASSO DI OCCUPAZIONE 2011 ITALIA: 56,9% EUROPA: 64,3% DONNE: 45,5 DONNE: 58,5 UOMINI: 67,5 UOMINI: 70,1 3. Tasso di disoccupazione: in Italia al 2011 è pari all 8,4% (contro il 9,7% UE 27 e 15, dato che coincide). Per gli uomini il tasso di disoccupazione si attesta al 7,6% (UE 27 e 15 è 9,7%) mentre per le donne è al 9,6% (contro il 9,8% UE 27 e 15). Su questo dato vanno dette due cose. In generale esiste in Italia una 11

12 differenziazione di genere maggiore rispetto a quanto si osserva in Europa (9,8% per le donne contro il 7,6%). Inoltre, il tasso di disoccupazione in Italia è più basso anche perché si sconta un basso tasso di attività: ciò significa che chi perde il lavoro dopo un po smette di cercarlo (e ciò in particolare accade per le donne) e rientra statisticamente nella popolazione inattiva (la metà della popolazione femminile con età 15 64). TASSO DI DISOCCUPAZIONE 2011 ITALIA: 8,4% DONNE: 9,6 UOMINI: 7,6 EUROPA: 9,7% DONNE: 9,8 UOMINI: 9,7 La strategia Europa 2020, definisce tra gli obiettivi prioritari il raggiungimento del 75% del tasso di occupazione: ciò è evidente non sarà possibile senza incrementare il tasso di occupazione femminile. 1.2 come accrescere in Italia la partecipazione delle donne al mercato del lavoro Non c è occupazione femminile se non si attuano politiche di governance che programmino: politiche e servizi per l infanzia. La scelta tra maternità ed occupazione incide negativamente sul lavoro delle donne: ciò è vero per quelle occupate e per quelle in cerca di lavoro, ancora di più per le precarie. Altri Paesi UE supportano l ingresso delle donne nel mercato del lavoro (e quindi hanno tassi di attività maggiori al femminile) e l occupazione con servizi di assistenza 12

13 quali maternità e asili nido. In Italia tali servizi sono assolutamente insufficienti specie nel Mezzogiorno. Inoltre, la partecipazione alla spesa che oggi viene richiesta risulta particolarmente pesante per le famiglie. Ancora irrisolto il tema della flessibilità degli orari dei servizi per l'infanzia anche alla luce della maggiore indisponibilità dei nonni che con l'innalzamento dell'età lavorativa saranno sempre meno disponibili a fare i nonni. Politiche e servizi di assistenza domiciliare e di sostegno ed assistenza agli anziani. Il lavoro di cura ricade sempre sulle spalle delle donne per l'insufficienza di rete di servizi domiciliari. Servizi di assistenza scolastica: tempo pieno e doposcuola. Ruolo della scuola pubblica anche per la promozione dell occupazione e dello sviluppo professionale delle donne. Modifica del sistema del welfare in Italia, incentrato sulla famiglia. Necessità di cambiamento culturale non solo per agevolare donne sul lavoro, ma anche perché tale modello non regge più. Politiche del lavoro: 1) ridurre la percentuale delle donne da sempre inattive, ovvero che non hanno fatto mai tentativi di inserirsi nel mercato del lavoro; 2) ridurre la percentuale delle donne che sono divenute inattive a seguito della perdita del lavoro e difficoltà a trovare altra occupazione a causa di: a) maternità b) scadenza di contratti precari c) licenziamento per chiusura delle imprese. Flessibilità positiva dell orario di lavoro. E utilizzato oggi nel quadro della flessibilità contrattuale e delle necessità produttive delle imprese. In Italia esiste una rigidità di orario che non favorisce le donne a causa dei loro compiti nel contesto famigliare ed in rapporto agli orari dei servizi publici. E necessario avere strumenti 13

14 utili di flessibilità positiva e per le emergenze (es.: permessi specifici) e strutturali (diversificazione dell orario del lavoro). Interventi per ridurre il gap retributivo e prospettive di carriera tra donne ed uomini. Tale differenziazione è attestata da tutti gli studi e determina un forte disincentivo per le donne ad inserirsi nel mondo del lavoro, a cercare nuova collocazione a seguito di licenziamento, ad investire sulla carriera professionale. Tassazione: problema del quoziente famigliare unico che di fatto disincentiva il secondo reddito famigliare (quello della donna). 1.3 Donne e PIL Secondo Saccomanni, Direttore Generale della Banca d'italia, nel confronto col resto del mondo l'italia «ha una posizione un poco migliore per quanto riguarda l'istruzione delle donne siamo al 49 posto - ma decisamente peggiore se si guarda alla partecipazione delle donne all'economia». Il che vuole dire lavoro e occupazione: nel 2010 era occupato il 46,1% delle donne tra 15 e 64 anni, contro il 67,7% degli uomini della stessa età. Il divario è particolarmente pronunciato nel Mezzogiorno, dove solo 3 donne su 10 lavorano. Il dato preoccupa se si guarda alla crescita, che è bassa anche perché il Paese non utilizza appieno le risorse dei giovani e delle donne. La Banca d'italia ha calcolato che se il Paese riuscisse a centrare l'obiettivo di Lisbona dell'occupazione femminile al 60%, il PIL crescerebbe del 7%. Secondo l ex Vice Direttore Generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola ed ora Direttore Generale RAI, l'aumento del tasso di occupazione femminile influenzerebbe positivamente il Pil" e "ridurrebbe il rischio povertà". Secondo diversi studi inoltre una maggiore presenza femminile nelle imprese, specie al vertice, sarebbe associata a migliori performance e a un minore rischio di fallimento dell'impresa". Tarantola 14

15 ha citato una recente indagine francese che ha mostrato che le imprese con più donne nel board (CdA) hanno una migliore performance in Borsa". Ma la drammatica situazione del precariato si rivelerà in tutta la sua distruttività nel medio periodo: morti i genitori o i nonni con stipendi o pensioni decenti, se non si inverte il trend i giovani - ormai non più giovani - non saranno autosufficienti, e non avranno redditi tali da garantire loro una pensione. Infine, una particolare attenzione va data alle madri single, separate e divorziate che sono maggiormente a rischio povertà. Per l ISTAT dopo la separazione e il divorzio il 52,4% delle donne risulta monogenitore, mentre il 50,8% degli uomini vive da single. Il 24,6% dei separati/divorziati ricostituiscono una coppia (senza figli o con figli), mentre solo il 14,8% è monogenitore. Le donne single sono il 27,1% e quelle in coppia il 13,4%. Attualmente - il 7,9% dei separati o divorziati di anni è povero, in particolare le donne (9,5% contro 5,8%). La situazione si aggraverà in futuro perché si prevede che le separazioni coinvolgeranno gli strati sociali più bassi. Si aggraverà soprattutto la situazione delle donne che hanno il carico dei figli. 1.4 Strategie di sviluppo dell occupazione Giovani e donne disoccupati o sottoccupati senza futuro e senza pensioni, o con pensioni troppo basse trascinano il Paese in emergenza sociale, mentre ha bisogno di strategie di breve periodo per uscire dalla crisi, ma anche di medio e lungo per riprendere lo sviluppo. Nel breve periodo serve immissione di denaro alle famiglie ed una tassazione meno oppressiva; ma nel medio e lungo periodo nessuno sviluppo sarà possibile senza investimenti in cultura, innovazione e ricerca, in cui 15

16 l Università non sia più considerata l ultimo grado dell istruzione ma il primo gradino dell inserimento nel mondo del lavoro. La UIL deve adoperarsi affinché ci sia una riduzione delle forme di reclutamento consentite, senza le innumerevoli formule definite in mille modi diversi (interinale, cococo, cocopro, assegno di ricerca, nota d'autore, triangolati, apprendistato, formazione - lavoro, stage, tutte forme di reclutamento che vengono prima del tempo determinato, che dovrebbe essere invece l'unica forma di reclutamento alternativo al contratto a tempo indeterminato). I giovani devono assolutamente entrare nel processo economico, ma il lavoro deve essere tutelato in quanto elemento più debole senza aspettare che il mercato si "regoli" da solo, perché il lavoratore nelle altalene del mercato è sempre il soggetto più debole. L attuale momento di crisi ha portato alla chiusura di moltissime piccole e micro aziende. Sono migliaia di posti di lavoro che si perdono ed è nostro dovere concorrere a frenare questa emorragia attraverso proposte di sostegno al mondo dell impresa femminile e delle lavoratrici, includendo la disabilità, che prevedano: - l estensione anche ai settori commercio/servizi alla persona/turismo (dove peraltro l'attività dell'imprenditoria femminile è prevalente) della legge regionale di aiuti alle imprese femminili anche in cooperativa; - un punteggio premiale per l'imprenditoria femminile per i prossimi bandi relativi ad aiuti alle imprese anche cooperative di tutti i settori, che assumano donne; - l IRAP differenziata per imprese femminili anche cooperative costituite nell'ultimo triennio e per le imprese anche cooperative che assumono donne; 16

17 - un punteggio premiale per imprenditoria femminile per il credito d'imposta; - il microcredito per le imprese anche cooperative femminili di nuova costituzione o in fase di start up; - un fondo rosa per consorzi fidi per contributo dedicato alle imprese femminili, anche imprese cooperative di nuova costituzione e per auto imprenditorialità; - la premialità per le imprese anche cooperative che realizzano progetti conciliativi, di pari opportunità; - Il sostegno alla realizzazione di centri di custodia oraria e di nidi aziendali, quindi infrastrutture (scuole, asili, mense scolastiche) a supporto della conciliazione famiglia/ lavoro; - incentivi per l assunzione di donne over 35 e/o loro stabilizzazione; - l inclusione delle donne vittime di violenza fra i soggetti svantaggiati ai fini delle agevolazioni a questi ultimi concessi; - la semplificazione delle procedure per l assunzione di colf, badanti e babysitter; - la promozione della cultura di Parità e Pari Opportunità attraverso moduli formativi obbligatori, finanziati dai Fondi regionali; - la destinazione di una percentuale stanziata nei capitoli di spesa degli appalti pubblici ad imprese e cooperative sociali che impieghino diversamente abili; - la creazione di Zone Franche Urbane in cui concentrare programmi di defiscalizzazione fiscale e previdenziale, volta a favorire lo sviluppo di nuova imprenditorialità e lavoro femminile; - di promuovere i tempi di città a favore delle politiche di conciliazione che adeguino i Piani degli orari e/o le Banche del Tempo; 17

18 - Politiche abitative family friendly, che promuovano un nuovo housing sociale permettendo alle giovani coppie, ma anche ai pensionati (e alle pensionate, spesso con risibili pensioni di reversibilità), di fruire di canoni di affitto equi calcolati sulla base del reddito familiare. Una fetta delle nuove povertà sono rappresentate dalle separate e dai separati a cui deve essere garantita particolare attenzione. Oggi i Comuni in crisi si ritrovano a fare cassa vendendo grande parte degli alloggi di residenzialità pubblica riducendo la possibilità di accesso, aumentando le graduatorie a dismisura; - Cooperative edilizie: dotazione speciale a fondo perduto da erogare alle cooperative edilizie al fine di sostenere/sostituire la copertura delle quote d'ingresso per l'acquisto prima casa in cooperativa per le donne separate e con figli a carico. Riteniamo che le summenzionate proposte da discutere ed approfondire in dettaglio, possano essere supportate economicamente anche dai fondi europei. Merita un focus a parte la precarietà giovanile. Donne e uomini (però più donne) sono alle prese con una politica che sicuramente non favorisce la loro occupazione né offre elementi sistemici di occupabilità per il futuro. Focalizzandoci sul lavoro parasubordinato, si registra un grave divario retributivo tra le donne e uomini, il reddito annuo per le donne è al di sotto degli 11mila euro e per gli uomini poco più di 20mila euro. Riprendendo il riferimento ai valori dell'istat per la determinazione della soglia relativa e della soglia assoluta di povertà per cui le donne (parasubordinate) guadagnano mediamente 896 euro al mese in mono committenza e possono dunque essere considerate assolutamente povere se residenti al Nord, la cui soglia 18

19 di povertà assoluta è stabilita a 984,73 euro al mese, e relativamente povere se abitano al Sud, la cui soglia assoluta di povertà è di 761,39 euro al mese. In relazione a ciò la nostra azione sindacale deve puntare ad una contrattazione che: Sostenga i diritti individuali in una rete collettiva di protezioni sociali costruendo un sistema bilaterale anche per il lavoro parasubordinato mutandolo dai buoni esempi di bilateralità contrattuale: l Ente Bilaterale potrebbe contribuire al rinnovamento del sistema ed alla costruzione di un complesso di protezioni e opportunità. Affronti il tema della distribuzione delle tutele, in particolare per le lavoratrici con contratti di collaborazione. Promuova, al fine di favorire la professionalità femminile, il diritto alla maternità, alla tutela della sicurezza e della salute, con particolare riferimento alla prevenzione contro lo stress lavorocorrelato. Promuova un azione di sistema a rete per favorire i sistemi già esistenti dei sistemi bilaterali e fondi pensionistici integrativi di categoria. Sostenga attivamente il principio della genitorialità con un valido programma di azioni per l inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Preveda misure per il riconoscimento del lavoro di cura come valore sociale attraverso l individuazione di strumenti di sostegno economici e previdenziali. A tal proposito si potrebbe proporre la contribuzione figurativa per chi decide di occuparsi del lavoro di cura. Il Fondo Sociale europeo riserva il 10 per cento delle risorse disponibili all obiettivo del sostegno e della partecipazione femminile al mondo 19

20 del lavoro: ebbene, occorre che queste risorse siano investite avendo una visione d insieme. Disponga strumenti di monitoraggio e di informazione sull entità delle risorse dei Fondi Europei destinate all inclusione lavorativa delle persone; questo allo scopo di evitare che nel nostro Paese siano perseguite misure territoriali che pongono le lavoratrici/ori in una condizione di concorrenza sleale (dumping sociale), e, a tal proposito, venga elaborato un piano d intervento sulle risorse disponibili per progettare l inclusione sociale con una supervisione a livello nazionale. 1.5 La Crescita del Paese passa per le Politiche di genere. Attuare il gender mainstreaming nelle politiche di governance è stato uno degli obiettivi prioritari degli anni 90 che individuava nella declinazione del principio di parità tra i sessi l obiettivo di uguali opportunità per tutti, uomini e donne. Una parità, dunque, sostanziale che si è concretizzata nel corso degli anni attraverso strumenti legislativi ed economici che hanno cambiato notevolmente la cultura nazionale, migliorando le condizioni di trattamento sul lavoro di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Tra gli strumenti di parità, non va sottaciuta la rilevanza che la Legge 125 del 1991, in oltre 20 anni di vigenza, ha avuto sulla cultura del lavoro; i progetti finanziati dalla Legge 125 hanno evidenziato in modo esplicito la necessità nel mercato del lavoro di una forza intellettuale diversa che ne migliorasse l organizzazione in un ottica di reciproche convenienze, eliminando vecchi stereotipi di genere e valorizzando competenze e capacità nuove, almeno per il mercato. La continua costante diminutio nel corso degli anni delle risorse disponibili per la declinazione delle pari opportunità nei luoghi di lavoro è sfociata nell ultimo anno nella sospensione di qualsiasi forma di 20

21 finanziamento con l obiettivo di dare alla Legge 125 compiti innovativi, peraltro già previsti nel dettato di legge che, utilizzando risorse minimali, indirizzassero le strategie di genere verso nuove finalità coerenti anche con l Agenda sociopolitica Europa La crisi economica internazionale ha cambiato notevolmente gli obiettivi delle strategie economiche e politiche in Europa e le conseguenze sono state ribaltate sulla politica nazionale i cui effetti si sono fatti sentire e pesantemente in tema di pari opportunità, rimettendo al centro la questione femminile con tutte le negatività presenti attualmente. Il Coordinamento PO Politiche di Genere della UIL, in tema di occupazione femminile e sviluppo della cultura del mainstreaming, intende focalizzare l attenzione su alcuni elementi che riteniamo strategici nell evoluzione delle politiche di genere, in particolare: il rifinanziamento della L. 125 e la piena operatività del Comitato nazionale di Parità L Alle parti sociali è stato chiesto di ripensare la 125 in termini diversi superando la fase prettamente progettuale per dare avvio ad una politica di genere con proposte concrete, sempre più mirate alle reali necessità delle lavoratrici e sempre più attinenti alla realtà occupazionale del nostro Paese utilizzando gli strumenti giuridici ed economici ancora a disposizione delle donne potremmo rivedere in termini propositivi quanto l auspicabile rifinanziamento della legge 125 potrebbe offrire individuando nella crescita delle donne in aeree svantaggiate l obiettivo cardine per nuove strategie di sviluppo. La ripresa delle attività della Commissione di Parità presso la Presidenza del Consiglio; il rilancio della 125 deve procedere di pari passo con la ripresa delle attività della commissione P.O. presso la Presidenza del Consiglio che deve in modo sistematico gettare le 21

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