IL PU N TO. Le notizie di LiberaUscita. Febbraio n 116

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1 IL PU N TO Le notizie di LiberaUscita Febbraio n 116 SOMMARIO LE LETTERE DI AUGIAS Italia, un paese senza società Il Papa e le dimissioni storiche Temi etici: il paese che il centrodestra non vede Il dilemma del Belgio Quando la Chiesa si occupa della terra CHIESA, STATO, DIRITTI Chiesa cattolica e diritti umani inconciliabili di Cecilia Maria Calamani febbraio 1929: patti chiari, amicizia lunga di Cecilia Maria Calamani Per il superamento del concordato in Italia - di Sergio Lariccia Dalla teocrazia politica a quella ideologica - di Enrico Galavotti Dove c è religione non c è istruzione - di Meredith Tax ARTICOLI I cattolici bocciano la Chiesa - di Marco Ansaldo La chiesa perde il pelo ma non il vizio - di Enzo Marzo Chiesa troppo lontana dai fedeli di Hans Küng In vent anni l Italia è diventata più laica - di Marco Ansaldo La svolta della Chiesa sui divorziati - di Marco Ansaldo La pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo La morte di Eluana continua a dividere l Italia di Laura Montanari I limiti di una globalizzazione solo economica - di Vincenzo Matera Temi etici: una sfida per Renzi - di Guglielmo Pepe Lasciateci decidere come morire - di Maria Laura Cattinari DALL INTERNO Regione Toscana: il fascicolo sanitario e le volontà di fine vita Arzignano (Vicenza): aveva scelto l eutanasia DALL ESTERO ONU: Vaticano riveda posizioni su aborto, contraccezione e gay Spagna: chiede di morire perché ama la vita USA: sposi gay uguali davanti la legge - di Gabriel Bertinetto Belgio: eutanasia per i bambini - di Adriano Sofri Svizzera: eutanasia scelta da donne, single e persone istruite PER SORRIDERE Le vignette di Enzo D Amore - lotta all evasione Le vignette di Staino 8 uomini e 8 donne LiberaUscita associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità Tel: Fax: info@liberauscita.it web:

2 ITALIA, UN PAESE SENZA SOCIETA - DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di mercoledì 5 febbraio 2014 Gentile Corrado Augias, oggi ci meravigliamo dei fascismi scomposti di Grillo, ieri di Berlusconi, domani chissà. Forse dovremmo ricordarci che personaggi del genere, le loro esibizioni, sono solo lo specchio o il termometro della composizione del popolo italiano. Quello che nel referendum del 1946, dopo 500 mila morti per la guerra firmata da Vittorio Emanuele III, votò al 43% per la monarchia. Quello che ancora oggi sceglie, con oltre 7 milioni di voti, un imprenditore condannato in via definitiva per frode fiscale. Ma non erano le tasse il vero problema? E, per chi è stato ripetutamente presidente del Consiglio, la soluzione è quella di frodare? Gli italiani dovrebbero fare un po' di mea culpa, non sempre solo la gogna o l'esaltazione della macchietta di turno. E prevedere tempi lunghi, non miracoli. Franco Ajmar - Genova Risponde Corrado Augias Sull'antropologia degli italiani esistono biblioteche, non è il caso di riassumerle. Posso però citare brevi stralci da un testo fondamentale, il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani scritto nel 1824, a 26 annì, da Giacomo Leopardi. Il male di fondo del paese egli vedeva nel fatto che in Italia manca una vera "società". Scrive che molti italiani presi individualmente, nulla hanno da invidiare ai cittadini di altri paesi. Infatti: «la nazione italiana presa insieme e paragonando classe a classe conforme e corrispondente tra lei e l'altre nazioni, è pressappoco a livello con qualunque altra più civile e più istruita d'europa o d'america». Dov' è allora la differenza? Appunto nella mancanza di una società. Osserva che nelle altre nazioni: «la società producendo il buon tuono produce la maggiore anzi unica garanzia de' costumi sì pubblici che privati che si possa ora avere, e quindi è causa immediata della conservazione di sé medesima». In Italia, questo non succede. Quali le ragioni?ecco la parte centrale della sua risposta: «molte ragioni concorrono a privarnela, che ora non voglio cercare. Il clima che gl'inclina a vivere gran parte del dì allo scoperto, e quindi a' passeggi e cose tali, la vivacità del carattere italiano che fa loro preferire i piaceri degli spettacoli e gli altri diletti de' sensi a quelli più particolarmente propri dello spirito, e che gli spinge all'assoluto divertimento scompagnato da ogni fatica dell'animo e alla negligenza e pigrizia [... ] Certo è che il passeggio, gli spettacoli, e le Chiese sono le principali occasioni di società che hanno gl'italiani, e in essi consiste, si può dir, tutta Ia loro società [... ] Essi dunque passeggiano, vanno agli spettacoli e divertimenti, alla messa e alla predica, alle feste sacre e profane. Ecco tutta la vita e le occupazioni delle classi non bisognose in Italia». Fa molta impressione pensare che dopo due secoli siamo ancora lì IL PAPA E LE DIMISSIONI STORICHE - DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di giovedì 13 febbraio 2014 Gentile dottore, in relazione al sondaggio di Repubblica sulla posizione dei fedeli cattolici su vari temi, il teologo Hans Küng parla di un' affettuosa lettera indirizzata a lui - ribelle - da Benedetto XVI in cui il papa emerito scrive: «lo oggi vedo come unico e ultimo mio compito sostenere il suo pontificato (di Francesco) nella preghiera». La lettera è anteriore al sondaggio, ma è certo che Benedetto deve aver colto il passo e la direzione diversi che Francesco ha già impresso all'azione del papato. Così, dopo un anno e per il tramite così inatteso di Küng, abbiamo avuto la risposta alla domanda: «Che farà il dimissionario Benedetto?»: pregherà per l'opera di Francesco. Qui però giganteggia la frase «ìngravescente aetate», causa delle dimissioni di papa Ratzinger ma non di altri papi. Diventa quindi probabile l'interpretazione secondo la quale quelle parole esternarono la gravità di un compito che papa Benedetto ebbe timore di non 2

3 poter svolgere. Una specie di "Non possumus" che scontava un'eccessiva e troppo fiduciosa adesione ad una Chiesa che, durante la permanenza romana, gli era apparsa sempre meno adeguata ai tempi. Giovanni Moschini - g.moschini@yahoo.it Risponde Corrado Augias Il cambio di passo tra i due pontificati è nel campo dei comportamenti di uomini con responsabilità pubbliche - il fatto più clamoroso del XXI secolo. Molto spesso ci sono stati passaggi che hanno segnato profonde diversità nella dinastia pontificia. Quello tra lo ieratico e controverso Pio XII e Giovanni XXIII, fortemente innovatore sotto l'apparenza bonaria, quasi di campagna. Quello tra l'intellettuale Pio VI e l'angelico Giovanni Paolo I. Quello stesso tra Karol Wojtyla un papa di battaglia e lo studioso Joseph Ratzinger, uomo di seminario. Nessun cambiamento però ha mai proceduto, se partiamo dal Novecento, alla velocità dell'attuale. Ha ragione il signor Moschini a dire che papa Ratzinger s'era reso conto d'essere diventato inadeguato ai cambiamenti profondi ormai necessari in una corte fortemente inquinata da lobby, interessi di carriera, inquinamenti mafiosi nelle sue stesse finanze. Inadeguato per insufficiente energia fisica ma, ritengo, anche per scarsa propensione personale a compiti di quella natura, così lontani dai suoi interessi e dai suoi studi. Lasciando in quel modo la carica, papa Benedetto ha però attuato una specie di mossa di lotta giapponese:abdicando s'è tirato indietro di colpo, così facendo ha provocato la caduta dell'intera corte facilitando grandemente il compito di rinnovamento del suo successore. Chi volesse aver idea del programma di papa Francesco, legga l'illuminante libretto "Evangelii Gaudiurn", la gioia del vangelo. In quelle poche pagine ce n'è per tutti, per i sacerdoti, per gli alti dignitari di Curia, per lo stesso papa TEMI ETICI: IL PAESE CHE IL CENTRODESTRA NON VEDE - DI C. AUGIAS da: la Repubblica di martedì 18 febbraio 2014 Caro Augias, il senatore Renato Schifani, Nuovo Centro-Destra, ha dichiarato: "È per noi inaccettabile che sui temi etici Renzi vada a cercarsi un'altra maggioranza". Nel gergo politico, nei "temi etici" si comprendono i problemi sui quali i clericali vorrebbero che le leggi dello Stato adottassero le indicazioni che la Chiesa cattolica dà (legittimamente, in campo religioso) ai suoi aderenti; i problemi che toccano la coscienza morale (inizio e fine vita), e anche quelli che riguardano l'organizzazione della società (diritti degli omosessuali, coppie di fatto). Se, quando la DC dominava i governi, fosse stato in vigore questo nuovo "Lodo Schifani" (il precedente meglio dimenticarlo), l'italia non avrebbe né la legge sul divorzio né quella sull'aborto: tali norme, volute dalla maggioranza del Paese, furono approvate in Parlamento da maggioranze diverse da quella che dava vita al governo. Oggi, con una maggioranza meno solida, qualcuno vorrebbe blindarla, non solo sui temi del programma di governo ma su tutto. Giunio Luzzatto - giunio.luzzatto@unige.it Risponde Corrado Augias Spero che il senatore Schifani sia stato ingannato da un eccesso di zelo quando s'è espresso in quel modo. Molti uomini pubblici parlano preoccupati solo di non perdere voti; il paese, le future generazioni non entrano nel campo visivo. Come fa giustamente notare il professor Luzzatto, la Democrazia cristiana si dimostrò più laica di certi settori del cattolicesimo oltranzista di oggi. La Dc si oppose, combatté, perse e gli italiani fecero due piccoli passi avanti nel campo della parità dei diritti. Quando ha parlato, il senatore Schifani non aveva probabilmente soppesato i risultati di due sondaggi da noi pubblicati il 9 e l'11 febbraio scorsi. Mi limito all'italia dove si registra un enorme favore sul 3

4 lavoro di papa Francesco; tra eccellente e buono siamo al 95%, quasi troppo. Altrettanto rilevante però il dissenso dall'insegnamento della Chiesa su temi particolari. Sui divorziati esclusi dalla comunione, 79%; il 57% chiede che i preti possano sposarsi; il 59% vuole il sacerdozio femminile; l'83% è favorevole in vario modo all'aborto. Solo il matrimonio omosessuale è respinto a larga maggioranza, 66%. L'altra inchiesta mostra come siano in netta diminuzione battesimo, prima comunione, cresima, matrimonio in chiesa mentre aumenta: "un modo alternativo di vivere il privato". Un dato significativo, i bambini battezzati erano l'89% nel 1991, sono oggi il 70,3 con una perdita di 19 punti. Altro esempio: le donne che assumono anticoncezionali per via orale (la "pillola") negli anni tra il 1992 e il 2004 sono cresciute dal 10,3 al 18,9. Tutti, compreso il senatore Schifani, dovremmo considerare che il paese sta cambiando velocemente; c'è il rischio di correre dietro non ai voti di oggi ma a quelli di ieri IL DILEMMA DEL BELGIO - DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di mercoledì 19 febbraio 2014 Caro Augias, Jack Kevorkian, famoso paladino dell'eutanasia soprannominato "Dottor Morte", aveva ragione di affermare che l'intento di porre fine alle sofferenze non ha nulla da spartire con quello di uccidere. Diceva che, se toglieva la spina, lo faceva per un gesto umanitario, consapevole che una dolce morte libera da atroci tormenti. Dunque, il diritto alla vita presuppone anche il suo opposto, cioè il diritto a morire. Ma che dire del Belgio, che ha approvato l'eutanasia per i bambini? Questi non sembrano in grado di chiedere la morte, per porre fine alle sofferenze, sia pure con l'accordo dei genitori. La cosa lascia sconcertati non per il fatto, come qualcuno sostiene, che è difficile discuterne in Italia, Paese cattolico e molto conservatore. «L'eutanasia per i bambini è un passo di troppo: apre le porte all'estensione agli handicappati, ai dementi, ai malati mentali e magari anche a quelli che sono stanchi di vivere», così hanno scritto i vescovi belgi e mi fanno venire in mente che Hitler cominciò a eliminare i minori minorati o gravemente malati (a suo dire: «vite indegne d'essere vissute»), per passare poi allo sterminio di massa. Luigino Piccirilli - luigino.piccirilli@libero.it Risponde Corrado Augias Il signor Piccirilli solleva una questione per la quale è difficile trovare risposta. Quanto meno una risposta pubblica, cioè potenzialmente, in teoria, valida per tutti. La notizia dalla quale muove è la legge approvata alcuni giorni fa in Belgio che consente di praticare l'eutanasia anche su bambini. Sono naturalmente previste alcune inderogabili condizioni: una malattia incurabile e in fase terminale, sofferenze intollerabili, fisiche ma anche psichiche. Il 70 percento dei cittadini si sono detti favorevoli. Ci sono state invece forti proteste da parte di numerose confessioni religiose. Non solo nella lettera, sono stati evocati i precedenti eugenetici del nazismo sulle vite «indegne di essere vissute», a mio giudizio impropriamente trattandosi qui non di eugenetica ma di un gesto misericordioso; due cose simili solo in apparenza. Ciò detto resta il fatto che l'eutanasia sui bambini è assai diversa da quella su un adulto consenziente in caso di sofferenze intollerabili o di una malattia senza speranza. In un'ottica laica dovrebbe essere pacifica I'esistenza di un diritto alla morte così come esiste un diritto alla vita. Senza dimenticare che parliamo di un paese come il nostro dove le recenti leggi su questi temi sono state di impronta medievale, dove si discute invano da anni di introdurre almeno il cosiddetto testamento biologico, di rendere concreto il diritto all'interruzione di ogni terapia per le malattie incurabili. S'è anche detto, ed è la verità, che l'eutanasia sui bambini nella pratica ospedaliera già avviene, tacitamente e, se si vuole, ipocritamente. 4

5 Non mi sento di aggiungere altro QUANDO LA CHIESA SI OCCUPA DELLA TERRA - DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di giovedì 20 febbraio 2014 Caro Augias, sono uno studioso di religioni e di metafisica. Lei ha scritto di recente sulle dimissioni di Benedetto XVI. Ritengo che il vero problema della Chiesa Cattolica non riguardi tanto le persone, bensì la dottrina. l Papi moderni, pur con i loro difetti, non mi sembrano peggiori di quelli che ressero la "Barca di Pietro" nei secoli bui. Ormai il Papa, più che pastore di anime, è diventato un "anchorman" perché dal suo carisma dipendono i destini della Chiesa. È!'intelaiatura metafisica del Cristianesimo che non regge più alla luce delle più recenti teorie scientifiche sull'origine e sull'evoluzione dell'universo. Se a questo aggiungiamo che anche molti principi etici non sono più condivisi dalla maggioranza dei credenti, rimane più che altro l'aspetto direi di richiamo sulle masse. Le migliaia di persone che ogni settimana si radunano in piazza San Pietro, fanno venire in mente quelle che a Londra si recano a vedere il cambio della guardia davanti a Buckingham Palace. La domanda che faccio è se basterà il folclore unito all'assistenzialismo (reso possibile soprattutto grazie ai soldi pubblici) a salvare un kerygma ormai obsoleto. Giuseppe Valentini - paquitus@alice.it Risponde Corrado Augias La risposta a caldo alla domanda finale del signor Valentini è solo onesta: non lo so. potrei forse aggiungere che in questo momento non lo sa nessuno. In compenso sappiamo alcune altre cose. La più clamorosa è la straordinaria popolarità di questo papa (un recente sondaggio lo dava al 95%) che non è solo d'immagine come si afferma nella lettera. Francesco ha riacceso delle speranze, ha "scaldato i cuori" come si dice in gergo ecclesiastico, per una religione questo è fondamentale; le religioni esistono per questo. Ma la Chiesa è anche una struttura di potere, all'interno di questa struttura non tutti sono contenti del cambiamento. Si tengono al coperto ma sono in attesa, nella speranza ovviamente che la loro attesa sia lunga e inutile. La lettera sfiora, nella sua brevità, un altro problema di fondo: l'intelaiatura metafisica di quella religione (e di altre) scossa dalle scoperte scientifiche e dalla laicizzazione della vita. L'ultimo dogma di fede proclamato da un papa (Pio XII) è del 1950, dubito che oggi se ne potrebbe proclamare uno nuovo. L'epoca delle grandi e tremende dispute sulle verità di fede sembra al momento tramontata. Oggi si discute di testamento biologico o di comunione ai divorziati, di coppie di fatto e di embrioni, norme di comportamento sulle quali anche tra i fedeli prevalgono le scelte personali molto più che!'insegnamento dalla cattedra. Sembra di poter dire che la Chiesa ha lasciato il cielo per occuparsi di più della terra. Se fatto con spirito di "carità" e non di "verità" (che vuol dire imposizione forzata) non è un male CHIESA CATTOLICA E DIRITTI UMANI INCONCILIABILI - CECILIA M. CALAMANI da: cronachelaiche.it di domenica 9 febbraio 2014 C'è un aspetto importante della replica della Santa Sede al Rapporto Onu sulle numerose violazioni della Convenzione sui diritti del fanciullo da parte della Chiesa. Mentre da un lato il Vaticano ribadisce il suo impegno nella protezione dell'infanzia, facendo ovvio riferimento alle migliaia di casi di pedofilia clericale su cui l'onu chiede conto, dall'altro mostra stupore e addirittura rincrescimento perché in alcuni punti del Rapporto si intravede «un tentativo di 5

6 interferire nell'insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell'esercizio della libertà religiosa». Leggendo il Rapporto, non è difficile capire quali siano questi punti: l'onu chiede una revisione del diritto canonico e dell'insegnamento morale della Chiesa riguardo alla pedofilia, alla confessione (il cui inviolabile segreto, pena la scomunica latae sententiae, ha permesso il proliferare indisturbato degli abusi), alla contraccezione, all'aborto, e alle discriminazioni verso l'omosessualità. Ciò che fa infuriare Oltretevere, in sostanza, non è tanto la richiesta di rimuovere immediatamente e consegnare alla giustizia i responsabili delle violenze o chi li ha coperti, né di adottare misure più restrittive per individuare i colpevoli. Al Vaticano non va giù la richiesta di modificare la legislazione interna e la dottrina, e giustifica l'irritazione denunciando un presunto tentativo di ingerenza e di violazione della libertà religiosa da parte delle Nazioni Unite. Il che porta a farsi un paio di domande. La prima: è possibile che la libertà religiosa di alcuni, un aspetto fondamentale della libertà personale, possa comportare la violazione dei diritti di altri? La risposta è facile: sì. Non serve guardare all'islam perché, come l'onu ci fa notare, anche il cattolicesimo non rispetta alcuni diritti umani. La seconda domanda invece è insidiosa: si può istituzionalmente tollerare una religione che promulga la condanna della libera scelta su sessualità e maternità e la discriminazione di intere categorie di persone - i gay ma anche le donne, che non possono accedere agli ordini sacerdotali - contro la legislazione nazionale e tutte le convenzioni internazionali sui diritti umani? Qualsiasi risposta è un autogoal per la democrazia. Se si risponde sì si sta creando una zona franca del diritto, una sfera protetta, quella religiosa appunto, in cui sono lecite la discriminazione e la violazione delle libertà fondamentali. Se si risponde no, invece, si infrange il principio di libertà religiosa, come ci ricorda la replica all'onu del Vaticano. L'argomento, insomma, è spinoso, perché nell'alveo "religione" può essere compreso tutto e il suo contrario. In Italia in particolare siamo in un vicolo cieco, perché riconosciamo l'ordinamento giuridico e morale della Chiesa addirittura nella nostra Carta costituzionale e le permettiamo, in virtù del Concordato, di insegnare ai ragazzi delle scuole pubbliche che l'omosessualità è un inaccettabile «disordine morale», che l'aborto è un peccato tale da portare alla scomunica immediata - anch'essa latae sententiae - della donna e, invece, che l'abuso su un minore è solo un "delitto contro la morale", come lo definisce il diritto canonico, e non un orrendo crimine su un bambino. E questo per restare nell'ambito delle osservazioni dell'onu, perché potremmo anche parlare della demonizzazione di altre libertà personali e persino delle distorsioni scientifiche che compromettono la conoscenza e quindi la capacità di scelta, ma lasciamo perdere. Ora, che la religione cattolica promuova la discriminazione è un fatto. Perché condanna chiunque scelga in libertà, e contro gli insegnamenti della Chiesa, sulla sua vita. Perché crea un discrimine tra chi è "giusto" e chi non lo è. Perché instilla nelle menti che gli appartenenti alla seconda categoria non possono avere gli stessi diritti degli altri. Perché mischia la morale privata con l'etica pubblica. E a poco valgono esternazioni quali «Chi sono io per giudicare un gay?» di papa Francesco quando a giudicare i gay ci pensano proprio il Catechismo e i documenti della Congregazione della dottrina per la fede. Peraltro il "rivoluzionario" Bergoglio è la stessa persona che non più tardi di un mese fa ha tenuto a precisare che «un bambino battezzato non è lo stesso che un bambino non battezzato». Ma torniamo alla seconda domanda, e proviamo a superare l'impasse della risposta con una formulazione diversa: uno Stato democratico che sancisce, giustamente, l'irrinunciabile diritto alla libertà religiosa, può accettare che questa libertà sia lesiva di altri diritti? 6

7 Nel mondo dei sogni una strada per salvare la libertà degli uni e i diritti degli altri c'è. La fede è personale, e come tale rientra nella libertà di opinione garantita da ogni democrazia. L'istituzionalizzazione della fede, invece, se va contro i principi di autodeterminazione e non discriminazione che uno Stato garantisce tramite le sue leggi e la ratifica di convenzioni internazionali, non può essere in alcun modo riconosciuta. Ma siamo nel mondo dei sogni, appunto. Al solo immaginare che il parlamento italiano depenni l'articolo 7 della Costituzione e rescinda il Concordato, ci si sveglia. dal documentario "Mea Maxima Culpa - Silenzio nella casa di dio" FEBBRAIO 1929: PATTI CHIARI, AMICIZIA LUNGA DI CECILIA M. CALAMANI da: cronache laiche.it di martedì 11 febbraio 2014 Maggio Il capo del governo Benito Mussolini mette ai voti nel parlamento fascista la ratifica dei Patti lateranensi già firmati l'11 febbraio con il cardinale Pietro Gasparri in rappresentanza della Santa Sede. Nel discorso conclusivo al Senato, il Duce bacchetta apertamente Benedetto Croce, che ravvisa nei Patti un tradimento del principio "Libera Chiesa in libero Stato" evocato da Cavour subito dopo la costituzione del Regno di Italia: «Ma ora debbo occuparmi del discorso del Senatore Croce [...] Ed allora siccome il protocollo lateranense si compone di tre parti: trattato, concordato e convenzione finanziaria, bisogna scendere al concreto. E' il "modo" del trattato che non vi piace? Vi sembrano forse eccessivi quei quarantaquattro ettari, cioè l'attuale Vaticano con qualche cosa in meno, passati in sovranità al Sommo Pontefice, oppure vi sembra sterminato il numero di quattrocento sudditi volontari, non tutti italiani, che formeranno il popolo della Città del Vaticano? Sono i millecinquecento milioni di lire carta che feriscono la vostra sensibilità di cauti amministratori delle vostre rendite, oppure è il concordato, oppure tutte le tre cose insieme? [...] Ho molto riflettuto su questa formula; ma io credo che lo stesso Cavour non si rendesse conto di che cosa, in realtà, questa formula potesse significare. Libera Chiesa in libero Stato! Ma è possibile? Nelle nazioni cattoliche, no. Le nazioni protestanti hanno risolto il problema, facendo in modo che il capo dello Stato sia anche il capo della loro religione, e hanno costituito la Chiesa nazionale. V'è un solo paese, fra quelli di razza bianca, dove la formula cavouriana sembra aver trovato la sua applicazione: gli Stati Uniti. Là veramente lo Stato è libero e sovrano, e le Chiese sono libere, ma perché? Perché, come ha detto uno studioso di questi problemi, negli Stati Uniti c'è un polverio di religioni per cui lo Stato non ne può scegliere nessuna, né proteggerne alcuna. Io credo invece che Cavour volesse intendere che lo Stato dovesse essere libero completamente e sovrano in quelle che sono le proprie attribuzioni, non soltanto però di ordine materiale e pratico, come si vorrebbe dare ad intendere - e su ciò torneremo tra poco - e che la Chiesa dovesse essere libera per il suo magistero e per la sua missione pastorale e spirituale. Non si può pensare una separazione nettissima tra questi due enti, perché il cittadino è cattolico e il cattolico è cittadino. Bisogna 7

8 dunque determinare i confini tra quelle che sono le materie miste. D'altra parte la lotta tra la Chiesa e lo Stato è millenaria: o è l'imperatore che domina il Papa o è il Papa che domina l'imperatore. Negli Stati moderni, negli Stati a solida organizzazione costituzionale moderna, dato lo sviluppo dei tempi, si preferisce vivere in regime di concordato. Io credo che Cavour volesse appunto pensare a una siffatta soluzione del problema dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato». Le votazioni si concludono con 316 sì e 6 no, tra i quali quello di Benedetto Croce. Alla Camera, dove il copione si ripete, Mussolini pronuncia un famoso "discorso fiume". Esalta l'irrilevanza dei 44 ettari di concessione territoriale al Vaticano: «Io spero che voi avvertirete l'enorme importanza di questo fatto. D'altra parte, a prescindere dalla constatazione che sul Vaticano non vi fu mai compiuto atto di sovranità italiana, nessuno, neanche il più fanatico dell'integrità territoriale, potrà sentirsi diminuito per i quarantaquattro ettari che formano la Città del Vaticano; quando, poi togliete la Piazza San Pietro e la Chiesa vastissima che rimangono di uso promiscuo, la superficie di questa divina Città, di questo Stato, si riduce ancora: è, in ordine di grandezza, veramente irrilevante. La Repubblica di Andorra, che ha quattrocentocinquantadue chilometri quadrati di superficie, e la Repubblica di San Marino, che ha cinquantanove chilometri quadrati, al paragone sono Imperi. Naturalmente questa città del Vaticano è ancora uno Stato sui generis, per il fatto che è circondata da tutti i lati da un altro Stato, per il fatto che ha zone nel suo stesso territorio, di uso promiscuo collo Stato confinante e per altre peculiarità che formeranno la delizia dei commentatori tra qualche tempo». Prosegue, sminuendo l'aggravio economico della conciliazione per lo Stato: «Vengo alla convenzione finanziaria e al concordato. Quando si è saputo che esisteva una convenzione finanziaria, anzitutto, per arrotondare le cifre, si è detto che si trattava di due miliardi. Molto meno! Si tratta, infatti, di settecentocinquanta milioni in contanti e di un miliardo di Consolidato, il quale però, non è piacevole il constatarlo, si può comperare oggi con ottocento milioni. Sono dunque millecinquecentocinquanta milioni, ma di lire carta. Bisogna dividere per tre e sessantasei: sono quattrocento milioni di lire oro. Poco, quando voi pensate, e scommetto che non ve ne spaventate affatto, che noi abbiamo duecento miliardi di debiti. La cifra è una di quelle che fanno rabbrividire, ma noi rimandiamo i brividi a migliore stagione. Cosa sono quattrocento milioni di lire oro? Tuttavia la curiosità del pubblico si è manifestata: "Come farete a pagare? Soprattutto, come farete a trovare un miliardo di consolidato?" Rispondo a questi interrogativi, che io riconosco legittimi. I provvedimenti che si stanno predisponendo presso il ministero delle Finanze sono tali che si potrà far fronte agli impegni assunti senza aumentare il debito pubblico e senza ricorrere al mercato». Poi rivendica il carattere cattolico dello Stato fascista: «Siamo principalmente fascisti! Ognuno si ricordi che il regime fascista, quando impegna una battaglia, la conduce a fondo e lascia dietro di sé il deserto. Né si pensi di negare il carattere morale dello Stato fascista, perché io mi vergognerei di parlare da questa tribuna se non sentissi di rappresentare la forza morale e spirituale dello Stato. Che cosa sarebbe lo Stato se non avesse un suo spirito, una sua morale, che è quella che dà la forza alle sue leggi, e per la quale esso riesce a farsi ubbidire dai cittadini? Che cosa sarebbe lo Stato? Una cosa miserevole, davanti alla quale i cittadini avrebbero il diritto della rivolta o del disprezzo. Lo Stato fascista rivendica in pieno il suo carattere di eticità: è cattolico, ma è fascista, anzi soprattutto esclusivamente, essenzialmente fascista. Il cattolicesimo lo integra, e noi lo dichiariamo apertamente, ma nessuno pensi, sotto la specie filosofica o metafisica, di cambiarci le carte in tavola. Ognuno pensi che non ha di fronte a sé lo Stato agnostico demoliberale, una specie di materasso sul quale 8

9 tutti passavano a vicenda; ma ha dinanzi a sé uno Stato che è conscio della sua missione e che rappresenta un popolo che cammina, uno Stato che trasforma questo popolo continuamente, anche nel suo aspetto fisico. A questo popolo lo Stato deve dire delle grandi parole, agitate delle grandi idee e dei grandi problemi, non fare soltanto dell'ordinaria amministrazione. Per questa anche dei piccoli ministri dei piccoli tempi erano sufficienti». E arriva finalmente al punto: «Onorevoli camerati! Voi avete inteso, e soprattutto deve avere inteso il popolo italiano, devono avere inteso i nostri fascisti, i migliori dei nostri camerati, che costituiscono sempre la spina dorsale del regime. Ho parlato netto e chiaro per il popolo italiano: credo che il popolo italiano mi intenderà. Con gli atti dell' 11 febbraio, il fascismo raccomanda il suo nome ai secoli che verranno. Quando, nel punto culminante delle trattative, Camillo Cavour, ansioso, raccomandava a padre Passaglia: "Portatemi il ramoscello d'olivo prima della Pasqua", egli sentiva che questa era la suprema esigenza della coscienza e del divenire della rivoluzione nazionale. Oggi, onorevoli camerati, noi possiamo portare questo ramoscello d'olivo sulla tomba del grande costruttore dell'unità italiana, perché soltanto oggi la sua speranza è realizzata, il suo voto è compiuto!» Applauso, cala il sipario. La Camera, costituita quasi interamente da membri del Partito fascista, vota in favore in modo pressoché plenario (due soli i no). Per Mussolini il guadagno di immagine è enorme: il fascismo ha finalmente anche il plauso della Chiesa. Il 7 giugno, dopo la cerimonia di scambio delle ratifiche tra Italia e Santa Sede, entrano in vigore i Patti e nasce ufficialmente lo Stato della Città del Vaticano di cui «il Sommo Pontefice» è sovrano con «pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario» (Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, art. 1). Nel 1948 la neonata Repubblica italiana sigilla nell'articolo 7 della Costituzione l'eredità fascista dei rapporti tra Stato e Chiesa sanciti dai Patti lateranensi. La loro revisione, pur non richiedendo modifica costituzionale, deve essere accettata da entrambi i contraenti, unico trattato internazionale che gode di tale privilegio. La rivisitazione concordataria del 1984 ad opera del governo Craxi elimina il cattolicesimo come religione di Stato ma non muta, de facto, la sostanza degli accordi. Il nostro Paese è ancora soggetto a quei Patti che chiusero la questione romana ma ne aprirono un'altra tuttora irrisolta: quella di uno Stato che, pur dichiarandosi laico, prevede per norma costituzionale un rapporto economico e legislativo privilegiato con una religione. Il Popolo d'italia, organo del Partito nazionale fascista, annuncia la firma dei Patti Lateranensi dell'11 febbraio PER IL SUPERAMENTO DEL CONCORDATO IN ITALIA - DI SERGIO LARICCIA (*) da: cronache laiche.it di martedì 11 febbraio

10 La filosofia concordataria esprime una logica di privilegio: per questa ragione coloro che coerentemente sostengono una posizione anticoncordataria ritengono opportuno continuare a impegnarsi per realizzare, anche nel nostro Paese, una società civile e politica priva di concordati. Una valutazione delle scelte politiche con le quali si è stipulato il Concordato l'11 febbraio 1929, lo si è richiamato nella Costituzione del 1948 e lo si è revisionato (melius: restaurato) il 18 febbraio 1984, consente di verificare quali conseguenze negative siano da esse derivate. In proposito hanno esercitato un'azione di notevole importanza l'assemblea Costituente, il Parlamento (e i partiti politici), il governo, la pubblica amministrazione, la Corte Costituzionale, la magistratura. Con riferimento all'attività dell'assemblea Costituente, è necessario considerare il voto sull'art. 7, 2 comma Cost. (I rapporti tra Stato e Chiesa cattolica «sono regolati dai Patti lateranensi»), una disposizione - atipica e rinforzata - che continua a esercitare una pesante eredità sull'evoluzione democratica della società italiana. La mancanza di un preciso indirizzo politico riguardante il tema specifico dei rapporti tra Stato e confessioni religiose, se ha ostacolato l'approvazione di riforme costituzionali riguardanti tali rapporti, non ha però impedito che la legislazione italiana venisse profondamente mutata proprio nei settori nei quali le relazioni tra società civile e società religiosa sono più intense: la scuola, l'assistenza, il diritto familiare, il controllo delle nascite, i principi di libertà dei singoli e dei gruppi. Le riforme legislative entrate in vigore con riferimento a tali aspetti della questione religiosa inducono a valutare le relazioni tra società civile e società religiosa in una prospettiva capace di porre in rilievo i vari aspetti legati alla dinamica sociale del fenomeno religioso, come la vita familiare, i problemi sessuali, il controllo delle nascite, l'emancipazione femminile, il sistema scolastico e le questioni dell'educazione, i diritti civili, i poteri e i diritti della persona, gli orientamenti delle forze politiche sul tema della disciplina dei rapporti tra Stato e confessioni religiose e, più in generale, sul problema religioso. Dal 1984 esiste un nuovo Concordato, rispetto a quello del 1929, perché i rappresentanti dello Stato (dopo la Costituzione) e della Chiesa cattolica (dopo il Concilio Vaticano II) non hanno condiviso la tesi di chi da anni sostiene l'esigenza del superamento del regime concordatario, ritenendo che quest'ultimo provochi un danno sia agli interessi della confessione cattolica (la quale non dovrebbe affidare la soluzione dei propri problemi all'ausilio del braccio secolare ma alla coscienza dei cattolici) sia quelli dello Stato (il potere politico, rimanendo in vigore il Concordato, è indotto a contare sull'appoggio della Chiesa, alterando il ritmo naturale della dinamica sociale). È stato riformato il Concordato ma non il Trattato lateranense, mentre in quest'ultimo sono contenute disposizioni per le quali, nel periodo che ha preceduto l'approvazione dell'accordo di revisione, sono sorte molte difficoltà di interpretazione: ricordo in particolare l'art. 11 del Trattato, che prevede l'esenzione degli enti centrali della Chiesa cattolica da ogni «ingerenza» da parte dello Stato italiano, a proposito del quale è stato discusso il problema della posizione giuridica dell'istituto per le Opere Religiose (Ior) nel diritto italiano. È stata sottolineata la configurazione dell'accordo di revisione come un patto «di libertà e di cooperazione», ma le garanzie di libertà sono già contenute nella Costituzione repubblicana e a tal fine il Concordato (vecchio e nuovo) è del tutto superfluo. Ritengo ora necessaria l'approvazione di una riforma costituzionale. Premesso che, a mio avviso, ogni riforma costituzionale potrà realizzarsi soltanto nel rigoroso rispetto delle procedure richieste dall'art. 138 Cost., concludo auspicando l'entrata in vigore di una legge di revisione costituzionale che, tenendo conto dell'esperienza, talora drammatica, di sessantacinque anni di vita democratica, si traduca nell'approvazione dei 10

11 seguenti quattro passaggi: nell'art. 1 della Costituzione, dopo le parole «L'Italia è una Repubblica», viene aggiunta l'espressione «laica e»; l'art. 7 della Costituzione è abrogato; nel secondo comma dell'art. 8 sono soppresse le parole «diverse dalla cattolica»; all'art. 8 vengono aggiunti i due commi seguenti: «La regolamentazione dei rapporti fra lo Stato e le singole confessioni religiose non deve in ogni caso ledere la libertà religiosa, l'eguaglianza e la pari dignità delle diverse confessioni, nonché i diritti costituzionali garantiti a tutti i cittadini». E poi: «Le attività ecclesiastiche, in quanto afferenti a interessi diversi da quelli propriamente spirituali, sono disciplinate dal diritto comune». Nell'art. 19 viene aggiunto il seguente primo comma: «La Repubblica garantisce la libertà di coscienza» (*) Professore emerito di Diritto amministrativo all'università di Roma La Sapienza Benito Mussolini e il cardinal Gasparri firmano i patti lateranensi DALLA TEOCRAZIA POLITICA A QUELLA IDEOLOGICA - DI ENRICO GALAVOTTI da: cronache laiche.it di martedì 11 febbraio 2014 La "teocrazia" non è solo un concetto politico (il governo del clero), ma anche un concetto filosofico (qualunque governo in cui dio non possa essere escluso). La teocrazia s'è formata sin dalle prime società schiaviste e da allora non ha mai cessato d'esistere, proprio perché hanno continuato a riprodursi, in forme e modi diversi, i rapporti sociali basati sull'antagonismo di ceto, di classe, di casta. In maniera "diretta", come governo del clero (del papato in particolare), in Italia è esistita - dicono gli storici - dalla Donazione di Sutri del 729 alla Breccia di Porta Pia, che vi pose fine nel 1870, salvo ripristinarla, questa volta in forma "indiretta", dapprima con la Legge delle Guarentigie, del 1871, con cui si assicuravano alla Chiesa romana privilegi intollerabili in uno Stato laico, e successivamente col Concordato del 1929, con cui lo Stato fascista tradì definitivamente e vergognosamente l'ispirazione laica dell'unificazione nazionale, sconfessando tutte le idee che, in merito, avevano avuto le correnti politiche che si rifacevano al repubblicanesimo, al liberalismo e al socialismo. Ancora oggi, in virtù di quel Concordato (parzialmente revisionato dal governo Craxi), recepito nell'articolo 7 della nostra Costituzione, ci troviamo ad avere i crocifissi nelle istituzioni pubbliche, il "ruolo" per gli insegnanti di religione, i finanziamenti statali alle scuole private e così via. Quale paese potrebbe mai dirsi "laico" con un articolo costituzionale che pone tra lo Stato e una particolare confessione un rapporto privilegiato? Dunque se, da un lato la Chiesa romana ha dovuto rinunciare, con la forza delle armi, al proprio "Stato" nella parte centrale della penisola, accontentandosi di una porzione di mezzo chilometro quadrato, avente circa mille abitanti, con cui pur esercita un potere enorme, assolutamente sproporzionato rispetto alla propria entità, dall'altro gli Stati (e più che mai il nostro) continuano a legiferare rispettando tutti i principi di questa confessione. Al massimo le differenze stanno tra Paesi a orientamento cattolico e quelli a orientamento protestante. 11

12 Sicché ancora oggi tutti gli Stati borghesi occidentali (o capitalistici) restano "confessionali", anche se formalmente si dicono "laici e democratici". Esattamente come lo erano gli Stati Sumero, Babilonese, Egizio, Greco, Romano, il cui confessionalismo politeistico impediva l'ateismo e persino il monoteismo, essendo visto, quest'ultimo, come una variante ateistica. Naturalmente anche gli Stati capitalistici a orientamento islamico sono "confessionali", ma almeno essi si risparmiano l'ipocrisia di dichiararsi formalmente o giuridicamente "laici". Ancora oggi presidenti americani (di una nazione che viene detta la più aperta al pluralismo religioso) giurano sulla Bibbia quando vengono eletti, chiedono la protezione divina quando entrano in guerra e fanno stampare banconote con la scritta In God we trust. Gli unici due momenti in cui abbiamo avuto una certa separazione tra Chiesa e Stato sono state le rivoluzioni francese e russa, che però han fatto dell'ateismo una nuova religione, suscitando opposizioni ancora più forti di quando c'era lo Stato confessionale. Questo insomma per dire che la teocrazia esiste, come principio di vita, da quando sono nate le civiltà basate sui conflitti di classe e non è ancora finita. Che poi questa teocrazia sia stata un governo "diretto" del clero o "indiretto" degli Stati politici, e che l'oggetto in cui credere sia stato un unico dio o molti dèi, non cambia molto la sostanza delle cose. Non possiamo illuderci che, siccome non esiste più uno "Stato della Chiesa", come ai tempi di Bonifacio VIII, lo Stato è finalmente diventato "laico". Anzi, persino la nozione di "Stato laico" è, in parte, un controsenso, in quanto fino a quando vedremo la presenza degli "Stati" tout-court, dovremo anche supporre che esistano società in cui dominano rapporti fortemente conflittuali. In situazioni del genere gli Stati possono sempre usare la religione per regolamentare detti conflitti. Si può persino usare un'ideologia "laica" come se fosse una religione. Non l'hanno forse fatto tutti i dittatori che si richiamavano alle idee del socialismo? Un uso strumentale della religione rende automaticamente "confessionale" qualunque Stato. Oggi anzi dovremmo dire che lo diventa anche quello che usa in maniera "religiosa" la propria laicità, come quando per esempio i governi francesi dicono che nelle loro scuole non vogliono vedere negli studenti dei simboli di appartenenza specifica alla loro propria religione. La teocrazia finirà soltanto quando i rapporti umani non avranno motivi oggettivi per vivere in maniera antagonistica, e di questi motivi il primo resta senza dubbio quello della proprietà privata dei fondamentali mezzi di sussistenza. La libertà di coscienza sarà davvero autentica quando sul piano pratico s'imporra la gestione collettiva delle risorse di un determinato territorio, senza condizionamenti esterni impropri. Solo allora "dio" diverrà davvero una questione di "coscienza" e non di "governo". E non basterà semplicemente smettere di pronunciare il suo nome o vederlo trasformato in mille modi diversi per sentirsi davvero liberi, proprio perché, volendo, anche un cosiddetto "governo democratico", oggi, potrebbe acconsentire a questo desiderio. Occorrerà che tale rinuncia nasca da una convinzione interiore, non condizionata dai poteri forti di uno Stato che vuole dominare la societ DOVE C È RELIGIONE NON C È ISTRUZIONE - DI MEREDITH TAX da: cronache laiche.it di sabato 15 febbraio

13 Per gentile concessione di Lettera Internazionale, pubblichiamo il saggio di Meredith Tax comparso sul numero 117 della rivista bimestrale europea dedicato al tema della Malaeducazione. La scrittrice e attivista, membro di Bread and Roses, dal 1994 al 2005, è stata presidentessa fondatrice del gruppo internazionale PEN's Women Writers. È stata anche presidentessa fondatrice della Women's World, rete globale di espressione libera che ha combattuto la censura basata sull'identità di genere. È attualmente direttrice del Centre for Secular Space e ha un blog personale, dove è possibile trovare l'elenco delle sue pubblicazioni. (Traduzione e note di Francesca Anzelmo Cronachelaiche). Viviamo in un'epoca in cui, secondo gli ambientalisti, la nostra esistenza su questo pianeta è a rischio. Più che mai, per affrontare questa sfida negli anni a venire, le persone avranno bisogno tanto del sapere scientifico quanto di quello umanistico. Ma le nostre istituzioni preposte all'istruzione, invece di attrezzarsi per mobilitare le vaste riserve di creatività umana che saranno necessarie per affrontare cambiamenti climatici irreversibili, sono in ritardo. Sono in ritardo per due ragioni. La prima consiste nei tagli. Negli Stati Uniti, l'ultima grande stagione della spesa pubblica destinata all'istruzione e ad altri beni sociali risale agli anni Sessanta. L'odierna Chicago del sindaco progressista Rahm Emmanuel sta chiudendo 49 scuole nei quartieri disagiati delle minoranze e ha appena annunciato che spenderà parte del denaro risparmiato dalla città per finanziare un nuovo stadio per la DePaul University (cattolica privata). Allo stesso modo, la miccia che ha fatto scoppiare le rivolte in Brasile è stata la priorità negli investimenti riservata agli stadi (panem et circenses), piuttosto che all'istruzione pubblica e al trasporto. Negli ultimi anni, proteste di massa contro le tasse universitarie hanno avuto luogo, tra gli altri paesi, in Cile, nel Québec, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Ma i programmi neoliberisti di austerità non sono l'unica minaccia per l'istruzione. Un'altra insidia arriva dal fondamentalismo. Non sono ammesse né le donne, né le scimmie Ottantotto anni fa, l'american Civil Liberties Union (1) decise di avviare la prima battaglia legale, che creò un precedente, contro la Legge Butler del Tennessee che vietava l'insegnamento dell'evoluzionismo nelle scuole pubbliche. Il risultato fu il celebre Processo Scopes, un circo mediatico che vide come protagonista imputato John Scopes, un supplente di scienze. William Jennings Bryan, tre volte candidato presidenziale, vestiva i panni della pubblica accusa, rigettando in particolare l'idea che gli uomini potessero discendere dalle scimmie; mentre, a capo del team della difesa era un famoso avvocato, Clarence Darrow, un agnostico. La giuria ritenne Scopes colpevole, sebbene il verdetto fosse stato poi ribaltato per un cavillo e il processo avesse condotto a diversi tentativi di approvazione di leggi antievoluzionismo in numerosi altri stati. L'evoluzionismo è stato riconosciuto come parte essenziale del programma di studi dell'istruzione pubblica degli Stati Uniti d'america solo negli anni Cinquanta, quando lo Sputnik (2) scatenò il panico nazionale sull'istruzione scientifica e il Congresso approvò il National Defense Education Act. Oggi, come nel 1925, i fondamentalisti religiosi stanno cercando di controllare l'istruzione in tutte le parti del mondo. I talebani sono famosi per gli attacchi alle scuole femminili; negli anni in cui governavano l'afghanistan arrivarono a vietare del tutto l'istruzione femminile. Nel clamore dell'anno scorso, seguito al tentato assassinio di Malala Yousafzai (3) i talebani pakistani hanno dichiarato di essersi opposti solo all'istruzione "laica", ma poco tempo fa, a Quetta, hanno fatto esplodere uno scuolabus pieno di ragazze, perseguitando le sopravvissute al primo attacco suicida con un secondo attacco contro l'ospedale dove erano state ricoverate. Anche l'istruzione laica, in Pakistan, non è affatto laica; tanto le scuole pubbliche quanto quelle private sono obbligate a utilizzare, per gli studi islamici e per la storia del Pakistan, un 13

14 programma statale che può essere descritto come un'interpretazione restrittiva dell'islam che incoraggia l'intolleranza religiosa e l'estremismo attraverso riferimenti negativi alle minoranze del Paese (religiose e non). Reem Abdel-Razek, una giovane egiziana, ex studentessa di una scuola superiore internazionale dell'arabia Saudita, racconta che i testi scientifici includevano capitoli sull'evoluzione e sulla riproduzione umana, ma all'insegnante veniva chiesto di strappare quelle pagine e di insegnare il creazionismo. Quando la giovane provò a ordinare online libri di scienze sociali o libri laici, non riuscì ad averli a causa della censura in internet. Suo padre, un uomo di scienza, le disse che la teoria evolutiva era un complotto degli ebrei per indebolire l'islam affinché i musulmani cominciassero a dubitare del Corano - il fatto che molti scienziati sono ebrei ne è una prova. "Dicono che le società arabe sono stagnanti a causa degli effetti del colonialismo e del potere degli ebrei - afferma Reem - ma la vera ragione è che loro non ci permettono di imparare niente!" Fondamentalisti di ogni ordine e grado Questo problema non riguarda solo l'islam. I fondamentalisti di ogni credo si oppongono a qualunque programma d'insegnamento che possa indurre i bambini a mettere in discussione il dogma religioso. In Israele, l'opposizione fondamentalista all'istruzione laica è diventata non solo un problema economico ma anche politico; gli haredi (gli ebrei israeliani ultra-ortodossi), che costituiscono una percentuale crescente della popolazione per il loro alto tasso di natalità, sono quasi "inoccupabili" perché non studiano altro che testi religiosi. Il governo sta adesso minacciando di tagliar loro i sussidi per la didattica se ai programmi non aggiungono corsi di inglese e di matematica. Al pari degli islamisti, dei fondamentalisti cristiani e del Vaticano, gli haredi hanno anche problemi con le donne. In India, un Paese con molte minoranze, inclusa una musulmana molto estesa, il movimento Hindutva promuove una nozione unica e immutabile di cultura indiana identica alla versione induista. La RSS, Rashtriya Swayamsevak Sang (4) ha una propria rete di scuole che, seppur vincolata a utilizzare i comuni programmi di studio e libri di testo, possiede un programma supplementare nel quale "i fatti" insegnati per l'esame includono non solo l'idea che gli Ariani siano originari dell'india e che successivamente si siano diffusi in Iran, ma anche che il vecchio sito della Babri Masjid sia stato il luogo di nascita di Rama e che l'iliade di Omero sia un adattamento del Ramayana. Secondo Latha Menon, ovunque il BJP (il partito politico del movimento Hindutva) sia salito al potere, ha tentato di includere queste idee nei programmi educativi statali, nonostante l'opposizione degli intellettuali laici: «Dalla fine del 1990, l'istruzione nazionale è diventata un campo di battaglia, nel quale sono scesi molti illustri storici, scienziati e accademici che rifiutano qualsiasi allontanamento da un sistema di istruzione rigorosamente laico e protestano contro la commistione tra mito e storia, tra pseudoscienza e scienza». Negli Stati Uniti, circa due milioni di bambini vengono educati a casa - un numero analogo si ha nelle Charter Schools (5) che in alcune zone del Paese risultano essere subdole accademie religiose. La stragrande maggioranza dei bambini scolarizzati a casa proviene da famiglie con un'obiezione religiosa all'istruzione laica. La Minerva Coalition, istituita "per dar voce alle vittime di abusi religiosi", ha un sito web spin-off e una pagina Facebook chiamata Homeschoolers Anonymous (Studenti anonimi a casa), piena di testimonianze come questa: "Sono un diciannovenne del Missouri; di recente mi sono affrancato dai miei genitori e dalla mia scuola a casa. Devo la mia formazione scolastica al programma di studi offerto da Alfa Omega Academy, una serie di programmi modellati sulla teoria YEC (Young Earth creationism) che insegnano cose sbagliate e non sanno nemmeno insegnarle bene. Ho 14

15 imparato che π = 3, che la Terra esiste da anni e che l'"unica" spiegazione per l'eventuale esistenza dei fossili è che si sia verificata un'inondazione. Le lezioni di storia avevano la tendenza a diventare un vero e proprio indottrinamento, perché insegnavano ai bambini di nove e dieci anni che alle elezioni avrebbero dovuto votare solo per i cristiani perché altrimenti sarebbero stati costretti a vivere secondo la legge dell'uomo e non secondo quella di Dio. Tutto questo, naturalmente, impallidisce rispetto al ben più grave disagio che ne è derivato: sono rimasto completamente isolato dalla civiltà per la maggior parte della mia vita, con l'unica eccezione di internet". Educare alla religione con i soldi pubblici Negli Stati Uniti, nonostante la separazione costituzionale tra Stato e religione, ci sono continue battaglie contro l'insegnamento del creazionismo, la preghiera e i simboli religiosi nelle scuole pubbliche, i sistemi di voucher che consentono ai genitori di mandare i figli nelle scuole religiose finanziate dalla spesa pubblica e l'utilizzo degli edifici scolastici per incontri di preghiera. Nel Regno Unito, dove non c'è separazione costituzionale, lo Stato in realtà finanzia l'istruzione religiosa; come ha osservato l'attivista Gita Sahgal nel 2011, «ingenti somme di denaro pubblico sono messe a disposizione di un programma di lavoro che trasforma l'istruzione da un sistema che incoraggia la discussione e un atteggiamento critico, a uno in cui, secondo i cristiani evangelici, anche l'esistenza del dubbio è dovuta all'influsso satanico». In Canada, a eccezione del Québec, le scuole pubbliche impongono corsi di educazione morale e religiosa mentre il multiculturalismo ha creato altri problemi promuovendo, secondo Ariane Brunet, l'"identity education che accoglie valori religiosi, culturali e patriarcali". Uno spazio laico per la libertà di pensiero In un periodo in cui la Chiesa cattolica sembra in stato di guerra sulle questioni come il celibato, la pedofilia e l'ordinazione delle donne, l'educazione è diventata un altro campo di scontro. A Lima, per esempio, il Cardinale Juan Luis Cipriani, sostenitore di Fujimori (6) e membro dell'organizzazione ultra-conservatrice Opus Dei, ha ordinato alla Pontificia Università Cattolica del Perù di sottomettersi all'autorità del Vaticano o di cambiare il suo nome; l'università ha rifiutato. Il Vaticano sostiene che l'università sia un covo di teologi della liberazione (oh, che orrore!), mentre l'università afferma che la Chiesa non voglia fare altro che controllare il proprio programma di studi e il valore del proprio patrimonio immobiliare. Pablo Quintanilla, un membro della facoltà, si è chiesto di recente: "Il conflitto qui è su che cosa dovrebbe essere un'università cattolica: un luogo pluralistico per la libertà religiosa e per il pensiero cattolico? oppure il guardiano dogmatico di un modo particolare di intendere la fede?". Queste battaglie per l'istruzione ci coinvolgeranno tutti. È dagli anni Novanta che le femministe ci mettono in guardia su due grandi ostacoli al progresso umano: l'ognuno per sé dell'ideologia di mercato delle economie neoliberiste e la crescita di movimenti religiosi fondamentalisti. Il pensare creativo richiede tempo e denaro per l'istruzione, ma richiede anche spazio laico per la libertà di pensiero. Per questo motivo l'istruzione è un fronte cruciale nella lotta per la sopravvivenza planetaria. (1) Organizzazione impegnata nella difesa dei diritti civili e delle libertà individuali negli Stati Uniti. Le cause legali intentate dall'american Civil Liberties Union (ACLU) hanno avuto un ruolo importante in molte delle evoluzioni del diritto costituzionale americano. (2) Il 4 ottobre del 1957, l'unione Sovietica lancia lo Sputnik, il primo satellite in orbita intorno alla Terra. Non appena il primo beep dello Sputnik raggiunge la Terra, negli Stati Uniti si diffonde la preoccupante convinzione che i sovietici stiano spiando l'america dallo spazio. 15

16 Questa preoccupazione scatena il bisogno di un cambiamento radicale nel campo dell'istruzione scientifica americana. (3) Giovane studentessa e attivista pakistana. È nota per il suo attivismo nella lotta a sostegno dei diritti civili e del diritto allo studio delle donne. Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico sul quale la ragazza si trovava. È la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace (candidatura proposta nel febbraio 2013). (4) È un'organizzazione fondata nel 1925, formata da volontari e strettamente legata al pensiero del movimento nazionalista Indù. Ad oggi risulta essere tra le più grandi organizzazioni di volontariato al mondo. L'ideologia del gruppo si basa sul principio del servizio disinteressato alla nazione attraverso, ad esempio, l'offerta di servizi in materia di istruzione, sanità, sviluppo rurale, emancipazione tribale ecc. (5) Negli Stati Uniti, le Charter Schools sono istituti, soprattutto primari e secondari, che offrono un sistema di istruzione alternativo rispetto alla scuola pubblica. Ricevono denaro pubblico e, sebbene siano soggette ad alcune regole dell'insegnamento pubblico statale, è concesso loro di muoversi in maniera più autonoma. (6) Alberto Kenya Fujmori è stato Presidente del Perù dal 1990 al Nel 2009 è stato condannato a 25 anni di prigione per le innumerevoli violazioni dei diritti umani perpetrate durante il suo regime totalitario e repressivo I CATTOLICI BOCCIANO LA CHIESA - DI MARCO ANSALDO da: repubblica.it di domenica 9 febbraio 2014 I fedeli contro la dottrina ufficiale. La maggior parte dei cattolici di tutto il mondo non condivide le posizioni del Vaticano su temi decisivi per la famiglia. E non è una contraddizione. Ad esempio in materia di divorzio, aborto, contraccettivi. Non solo. Ma la maggioranza dei credenti di Europa, America Latina e Stati Uniti è in totale disaccordo con le politiche che non ammettono il matrimonio dei preti o il sacerdozio per le donne. Questi risultati sorprendenti emergono da un sondaggio condotto per Univision (*), la principale TV degli Stati Uniti in lingua spagnola, dall'azienda internazionale di consulenza Bendixen & Amandi, che in passato ha lavorato per Nazioni Unite, Banca Mondiale e Casa Bianca. Presi insieme, e analizzati, questi dati rivelano una straordinaria discrepanza fra gli insegnamenti della Chiesa su temi fondamentali come la famiglia e invece la visione reale che ne ha il miliardo di cattolici nel mondo. È, dovrebbe essere, un campanello d'allarme per il Vaticano. Perché più rilevante appare il fatto che le generazioni di giovani cattolici hanno su questo tipo di argomenti posizioni ancora più radicali e contrarie alla dottrina guardata come tale. Con un'eccezione. Esiste infatti una sola area in cui il sentimento pubblico si mostra quasi allineato con gli insegnamenti tradizionali, ed è il matrimonio gay. Difatti, con l'esclusione di Stati Uniti e Spagna, la maggior 16

17 parte dei cattolici nel mondo si oppone all'unione fra due persone dello stesso sesso, con un margine di 2 a 1. Questa indagine anticipatoria arriva nell'anno in cui in Vaticano si svolgerà, a ottobre, l'importante Sinodo sulla famiglia. Non più tardi di due giorni fa, lo stesso Papa Francesco ha parlato del nucleo famigliare come della "cellula fondamentale della società". E a proposito del nuovo Pontefice, il sondaggio di B&A conferma il pieno successo che raccoglie Francesco su scala internazionale, a quasi un anno dalla sua elezione nel Conclave del 13 marzo Il rating di gradimento di Jorge Mario Bergoglio è altissimo: ben superiore all'80 per cento, con segni di non gradimento solo sotto il 5 per cento. Già lo scorso ottobre il Vaticano aveva lanciato un proprio sondaggio alle diocesi di tutto il mondo, inviato per raccogliere informazioni e opinioni utili a preparare i cosiddetti "lineamenta" del Sinodo. Una sfida complessa, perché è un tentativo di trovare elementi basso per costruire la Chiesa di domani. Ora, lentamente, le prime risposte di quell'indagine ufficiale cominciano ad affluire. Secondo quanto anticipa il Sir (Servizio Informazione Religiosa) su questo ampio rilevamento vaticano, vi si legge già l'esigenza di una Chiesa "più aperta". Dove una questione particolarmente avvertita, ad esempio dai cattolici belgi, è quella che "riguarda le persone omosessuali e i divorziati". Oppure, nella Conferenza episcopale tedesca, "l'esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati" è addirittura percepita come "una discriminazione ingiustificata e una crudeltà". Come si vede, si tratta di elementi che collimano con il rilevamento operato invece dalla B&A, il cui spirito è quello di tentare di anticipare, interpretare e comprendere quei dati. Un'indagine svolta in 12 Paesi che rappresentano Africa, Asia, Europa, America Latina e Nord America. Per il Vecchio continente sono stati scelti Francia, Spagna, Polonia e Italia. Per quanto riguarda i dati disaggregati che riguardano solo il territorio italiano, alla domanda "come giudica il lavoro che sta facendo Papa Francesco?", il 74% risponde "eccellente", e il 25% "buono", mentre solo l'1% replica "mediocre", e lo 0% "male". Sul tema del divorzio, al quesito se si è d'accordo o meno con la politica della Chiesa secondo cui "una persona che ha divorziato e si è risposata vive nel peccato e non può ricevere la comunione", il disaccordo raggiunge il 79%, e solo il 16 si dice d'accordo. Sul fatto poi se i preti possano sposarsi il 57% degli italiani risponde sì, e il 38 no. E sulle donne sacerdote la replica è a favore con il 59%, con un 35% di contrari. Aborto: il 15% afferma che la necessità dell'intervento dovrebbe essere permessa in tutti i casi, il 68% in casi particolari dove ad esempio la vita della madre sia in pericolo, e solo il 13% risponde negativamente. Per i contraccettivi, la stragrande maggioranza è favorevole: 84%, con solo il 12% contrario. Sul matrimonio fra omosessuali, il 30% lo sostiene, mentre il 66% vi si oppone. Gli italiani intervistati nel sondaggio vanno in maggioranza a messa di frequente (il 65%, ogni settimana o almeno un paio di volte al mese). Chi va in chiesa solo a Natale o quasi è invece il 34% Dati che appaiono piuttosto significativi. Interessante, in fondo, è capire se chi si chiama fuori dalla dottrina della Chiesa lo faccia per ragioni proprie, oppure se in disaccordo con gli insegnamenti ufficiali. Davvero un punto di riflessione per il Vaticano. Molto utile per l'opera riformista che Francesco vuole imprimere al suo pontificato. (*) Il sondaggio, che ha coinvolto 12mila cattolici in 12 paesi, è realizzato da "Bendixen & Amandi" per Univision News, la principale tv in spagnolo d'america. E' pubblicato in partnership con "Washington Post", "El Pais" e "Repubblica". Commento. Come riporta il titolo originale dell articolo, sempre di più emergono tutti i no dei cattolici alla morale della Chiesa, conseguenza logica di una società ormai cambiata rispetto a duemila anni fa. In occasione del Sinodo sulla famiglia che si svolgerà ad ottobre, sapendo che la maggioranza dei cattolici non la condividono più, Papa Francesco ha 17

18 l occasione per rendere tale morale più vicina al vero insegnamento del Cristo, dando così sostanza al suo indubbio spirito di apertura verso le difficoltà della gente. Staremo a vedere. Se son rose LA CHIESA PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO - DI ENZO MARZO da: critica liberale.it di lunedì 10 febbraio 2014 Dopo le molte chiacchiere cominciano le prime grandi delusioni. Almeno per chi si era illuso. Sempre più evidente si manifesta il rischio che la Chiesa cattolica, con la sua mentalità ipocrita, resti sempre la stessa. Nonostante Francesco. Grande delusione, infatti, hanno provocato le parole pronunciate da Nunzio Galantino nel suo debutto pubblico come segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Eppure Galantino dovrebbe essere un homo novus, un uomo di punta della politica di Bergoglio in Italia. Sentite cosa ha detto: Non è il vescovo che deve fare denuncia all'autorità civile, in caso di un prete della sua diocesi sospettato o accusato di pedofilia: lui non è né un pubblico ufficiale né un pubblico ministero. Né un cittadino normale, aggiungiamo noi. Poi ha continuato: Il ruolo del vescovo è molto più importante, certamente non è colui che deve difendere d'ufficio il prete accusato dalla vittima, ma il suo impegno è quello di far emergere la verità nel suo ambito ecclesiale che non è l'ambito giudiziario. Insomma, si ripropone l'oscena linea di sempre. Così ancora una volta la chiesa, soprattutto italiana, conferma il suo rifiuto delle regole prima di tutto del vivere civile e di comportarsi come farebbe ogni buon cittadino di fronte a un crimine nefando com'è quello della pedofilia. Sicuramente in caso di furto di un arredo sacro il vescovo corre a denunciare la sottrazione ai carabinieri. Ma si sa, quando si tratta di quattrini il vescovo si preoccupa davvero. Se invece accade solo lo stupro di un bambino o di una bambina da parte di un prete, il vescovo non considera suo dovere andare a denunciarlo, bensì aspetta che sia il magistrato (ma avvisato da chi?) a muoversi. Anche questa, dichiarata pubblicamente, è una forma di collusione inaccettabile. Dopo le tante belle parole del Papa ci saremmo aspettati di più dalla Chiesa italiana. Solo una cosa non riusciamo a capire: come mai i genitori, da veri incoscienti, fanno correre gravissimi pericoli ai loro figli mandandoli in parrocchia e affidandoli a individui che si sono dimostrati in troppe occasioni delinquenti incalliti e che continuano sfacciatamente a proteggersi l'uno con l'altro. 18

19 CHIESA TROPPO LONTANA DAI FEDELI DI HANS KÜNG da: repubblica.it di lunedì 10 febbraio 2014 intervista di Andrea Tarquini Berlino - "Adesso papa Francesco può appellarsi al responso della maggioranza dei fedeli su temi così importanti, nel confronto con i reazionari della Curia. Il Papa emerito Benedetto XVI mi ha da poco scritto, a me eterno ribelle, una missiva affettuosa in cui s impegna a sostenere Francesco sperando in ogni suo successo». Insomma, in sostanza è quasi dire Francesco come Gorbaciov, l uomo nuovo contro gli ortodossi, ma con la gente al suo fianco. Ecco la voce di Hans Küng, massimo teologo cattolico critico vivente, sul sondaggio-shock pubblicato ieri su Repubblica e il suo effetto nella Chiesa. Professor Küng, come giudica il sondaggio sui cristiani nel mondo? «Presi insieme e analizzati, questi dati rivelano la straordinaria discrepanza tra gli insegnamenti della Chiesa sui temi fondamentali, come la famiglia, e invece la visione reale dei cattolici nel mondo». Per lei tra i molti risultati del sondaggio quali sono i più importanti? «Per me la cosa più importante è comunque la stragrande maggioranza di consensi per papa Francesco: l 87 per cento dei cattolici interrogati in tutto il mondo e il 99 per cento degli italiani sono d accordo con lui. È un enorme manifestazione di fiducia per il Sommo Pontefice Francesco. Per me è un piccolo miracolo, dopo gli anni della crisi di fiducia che aveva investito la Chiesa negli anni di papa Benedetto. Adesso in meno d un anno papa Francesco è riuscito nell inversione di tendenza dei sentimenti dei fedeli di tutto il mondo». E il papa emerito Benedetto secondo lei sarà felice o triste del responso del sondaggio? «Naturalmente lo rattristerà vedere questi risultati, specie ripensando oggi agli ultimi mesi vissuti da lui come Pontefice, nel suo mandato. Però sicuramente si rallegrerà del fatto che adesso si va avanti, e lui secondo me pensa più al destino della Chiesa che non di quanto riguardi se stesso». È solo una sua supposizione o può provare quanto dice sui sentimenti di Joseph Ratzinger in questo momento? «Io credo che spiegherò al meglio il pensiero di Benedetto citandole frasi della sua recentissima lettera a me». Benedetto le ha scritto, dopo anni di contrasti? E che cosa le ha scritto? «Ecco, attenda solo un momento, mi lasci prendere qui sulla mia scrivania affollata quel manoscritto con la carta della Santa Sede intestata a lui personalmente dalla sua residenza di Papa emerito. Data, 24 gennaio Intestazione, Pontifex emeritus Benedictus XVI. Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera». Credo siano parole molto belle. Certo, scritte prima della pubblicazione del sondaggio. Tanto più questa scelta di schieramento del Papa emerito Benedetto mi convince». E che cosa significa il sondaggio per i vescovi, e in generale per le gerarchie ecclesiastiche? «Io vorrei distinguere tra tre categorie di prelati. Per i vescovi pronti alle riforme, e ne esistono in tutto il mondo, i risultati del sondaggio significano un grande incoraggiamento: dovranno impegnarsi apertamente per le loro convinzioni, e non restare troppo timidi. Secondo, per i conservatori che hanno le loro riserve: dovrebbero riflettere sulle loro riserve, e dovrebbero ascoltare gli argomenti dei rinnovatori. Terzo, per i vescovi reazionari, presenti non solo in Vaticano ma in tutto il mondo, dovrebbero abbandonare la loro resistenza caparbia e scegliere la ragionevolezza». 19

20 E che cosa significa il sondaggio per la base, per i cristiani? Incoraggiamento alla riforma dall interno, come sognò invano Gorbaciov per il socialismo reale e l Impero sovietico? «È importante il segnale che il movimento per la riforma all interno della Chiesa ha dalla sua parte la grande maggioranza dei fedeli. Il movimento di riforma è appoggiato dalla base movimenti di riforma come Noi siamo Chiesa più di quanto non sia apparso finora, più di quanto non sia appoggiato all interno della Chiesa ufficiale. È un fatto a livello internazionale». Professore, Lei da decenni chiede cambiamenti e aperture nella Chiesa, fu il primo e ne pagò le conseguenze. Per Lei questo sondaggio è una vittoria, una vittoria amara, o cos altro? «Non mi considero come vincitore, non ho condotto la battaglia per me ma per la Chiesa. Ho fatto evidentemente molte esperienze amare, ma è bello vedere un cambiamento nella direzione del Concilio Vaticano II. Ho avuto la grande gioia di poter vedere ancora da vivo il successo delle idee di riforma della Chiesa per cui ho combattuto così a lungo, di poter vedere l inizio della svolta. Per me è un nuovo impulso vitale, come dice Benedetto, per quest ultimo tratto del percorso della vita che noi ora abbiamo davanti». Papa Francesco che conseguenze dovrebbe trarre dai risultati di questo sondaggio? «Se posso dargli un umile consiglio, dovrebbe andare avanti con coraggio sulla via su cui si è incamminato e non avere paura delle conseguenze». Concretamente che significa? «Spero che usi l arte del Distinguo che abbiamo imparato entrambi alla Pontificia Università Gregoriana: dove c è secondo il sondaggio consenso nella Comunità ecclesiale dovrebbe proporre una soluzione positiva al Sinodo. Dove c è dissenso dovrebbe permettere e suscitare un libero dibattito nella Chiesa. Dove egli stesso è di altra opinione rispetto alla maggioranza dei cattolici, come sul sacerdozio per le donne, dovrebbe nominare una task force di teologi e di altri scienziati, di uomini e donne, per affrontare il tema». Hans Küng IN VENT ANNI L ITALIA È DIVENTATA PIÙ LAICA - DI MARCO ANSALDO da: la Repubblica di martedì 11 febbraio 2014 I sacramenti? Stanchi riti di passaggio. Il battesimo, la prima comunione, la cresima, il matrimonio in chiesa. Tutti questi eventi religiosi, un tempo tappe fondamentali per ogni cattolico italiano, oggi presentano una tendenza alla diminuzione. E il modello tradizionale di famiglia? In drammatico calo. C'è una crescente indifferenza al Modello proposto dalla Chiesa cattolica. E si nota la sempre maggior diffusione di un modo alternativo di vivere il privato. L'approccio alla famiglia, insomma, sta radicalmente cambiando. 20

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