La Camera Degli Specchi

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1 La Camera Degli Specchi Mi fermai un secondo a guardarli. Erano tutti in trance, in fila dinnanzi a quegli schermi. Prima bui e poi luminosi. E premevano pulsanti, ridevano giocando con le loro dita tozze. Il dolore al petto si acutizzò : io non facevo forse parte di loro? Cosa stavo facendo, fermo ad osservarli? Cosa avevo fatto il giorno prima? Versavano monete, soldi, crediti per quegli stupidi schermi. Per vedere ciò che non dovrebbe esistere. Torture, stupri, sangue. Versavano interi patrimoni per vivere una finta vita in cui interpretavano un ammasso di pixel, un immagine digitale che si muove in un mondo inesistente. Era questo il destino dell umanità? Fermi dinnanzi ad uno schermo prima buio e poi luminoso, incantati dalla luce e dalle immagini. Eravamo uomini o falene attratte da un finto fuoco? Li osservavo sparire dentro quegli schermi vuoti. Convinti di vivere.

2 Senza neanche esistere. Sicuri che muovere quelle pedine che chiamavano avatar in un mondo fatto di codici fosse migliore che muoversi per davvero. Continuavano a giocare a quell assurdità, mentre gli occhi gli si sgranavano, la saliva gli colava dalle labbra, i piedi sbattevano in terra frenetici, le dita ticchettavano sulla tastiera. Si eccitavano alla visione di due immagini nude. Provavano piacere alla visione di una bistecca digitale. Dimenticando che tutto questo esisteva anche nella realtà ed era molto più piacevole, gustoso, vero, vivo. Non sapevo quale di loro mi facesse più ribrezzo : quelli che pagavano per giocare o quelli che pagavano per vedere. Per giocare con finti corpicini che si intrecciavano, dimenticandosi del mondo esterno che corre e scalpita. Per vedere la parte più putrida dell essere umano: stupri in diretta, uomini o animali torturati nella mente

3 e nella carne, bestie che combattono per il piacere dei loro padroni. Sangue, sudore, sesso. Questo attraeva quei manichini dinnanzi agli schermi, prima bui e poi illuminati. Non potevo credere che io lavorassi lì. Quando tutti gli schermi erano spenti io rimanevo a pulire i resti di quelle bestie. Spazzavo, lavavo per terra e mi sentivo quasi osservato da quegli schermi scuri. Come se volessero trascinare anche me nel loro universo fittizio. Era una sensazione terrificante. La Camera degli Specchi era il locale più frequentato della città da qualche anno. Io lavoravo in quel posto, soffrivo alla vista di quegli schermi, mi disperavo osservando quegli uomini divorati dalle tastiere. E non potevo fare nulla per cambiare le cose. L umanità digitalizzata aveva preso il sopravvento. Ed era perfetto il nome di quel locale. Evocativo. La Camera degli Specchi. Un posto in cui tutti possono perdersi

4 in uno schermo. In un universo digitale di immagini, segnali, pixel e codici. Un bar in cui oramai non servono più gli alcolici poiché la gente si ubriaca di raffigurazioni. Uno spaccio in cui non vendono droghe perché le persone sono già assuefatte dagli schermi. Un posto in cui perdersi, in cui gettare la propria vita per un altra più colorata,più piacevole, ma terribilmente finta. La Camera degli Specchi. Perché quegli schermi vacui non facevano altro che riflettere il vuoto abissale presente nell animo di quelle persone, tanto finte quanto le immagini grazie alle quali si masturbavano corpo e cervello. Quella sera rimasi a contemplare gli schermi che anche da spenti mi sembravano eccessivamente minacciosi. Pensai che magari avrei potuto inserire una moneta, fare una partita anch io. Vedere cosa provavano gli altri. Perché amavano tanto quelle assurde ricostruzioni.

5 Poi pensai a Beth, mia moglie. A Jim e Byron, i miei figli. Pensai che era tardi e volevo tornare a casa per abbracciarli. Mi ricordai di quanto fossero stupidi quegli occhi che fissavano imbambolati e intontiti la luce emanata degli schermi. E pensai ancora una volta che non sarei mai voluto diventare come loro. Uscii dal locale, ma sempre impaurito. Terrorizzato dal pensiero che magari un giorno avrei provato anche io, mi sarei lasciato trascinare e sarei diventato uno di loro. Guardai l insegna luminosa del locale. La Camera degli Specchi. Magari un giorno avrei provato, ma in quel momento fui certo che, per quella sera,l unica cosa che mi importava era tornare dalla mia famiglia. Che idiozia, La Camera degli Specchi. Salvatore Vivenzio