È evidente che ci troviamo di fronte ad una parabola allegorica, cioè ad

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Franca Zanetti
7 anni fa
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1 1 Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: 2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". 5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. 8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. 12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti». È evidente che ci troviamo di fronte ad una parabola allegorica, cioè ad un racconto che mostrandoci fatti ed esperienze reali mette molti significati, spesso simbolici, dietro a parole o descrizioni. Se dovessimo dare un titolo a questa allegoria la chiameremo sicuramente la storia della salvezza. Il ruolo di Dio corrisponde a quello del re che vuole condividere un momento molto importante della sua vita, come quello delle nozze del proprio figlio. Chi è genitore conosce benissimo il valore di questo momento perché è una di quelle situazioni che ci permettono di guardare oltre all orizzonte della nostra vita terrena e traguardare in qualche modo il dopo, spesso una sorta di continuità tra le generazioni, altre volte come la continuità della famiglia o altre volte ancora come l aspettativa di offrire il nostro amore anche a dei nipotini futuri. 1

2 A questo re, nonostante lui abbia un ruolo importante ed un potere nelle proprie mani, sembra che le cose non vadano molto bene visto che incontra il disinteresse o il rifiuto degli invitati. Se noi fossimo nei panni di quel re forse proveremo subito sentimenti come la rabbia o come la frustrazione, sentimenti insomma che ci porterebbero in qualche modo a delle ritorsioni e ad abbandonare l idea di festeggiare. Il re non si scoraggia e manda i propri servi dagli invitati per offrire nuovamente la propria offerta. Ci è facile vedere in questi servi i vari profeti ma anche tutti i cristiani che hanno cercato di evangelizzare come ci è facile leggere nelle motivazioni con cui si declinava l invito o nei maltrattamenti dei servi nei comportamenti che hanno segnato la storia dell umanità dal momento della resurrezione sino ad oggi. Il pensare al proprio commercio o al proprio campo significa mettere il noi stessi davanti a Dio ed a quella testimonianza che la chiesa è chiamata a dare giorno dopo giorno; davvero diventa irreale pensare che ci sono state delle persone che hanno scelto di svolgere un lavoro di minore prestigio o meno remunerato solo perché questo dava opportunità maggiori di testimonianza, oppure persone che hanno messo il proprio tempo o le proprie energie personale non al servizio del proprio campo, ma del campo di Dio. Chi lo ha fatto lo ha scelto liberamente in cuor suo, ma chi non lo ha fatto o non lo fa è ancora oggi è l invitato che rifiuta l invito. 2

3 Nella lettura allegorica del testo lo sterminio ed il rogo della città si riferiscono alla caduta di Gerusalemme per mano dei conquistatori romani e quindi ad una punizione di Dio per il rifiuto del Messia, ma nella sostanza del significato è la risposta di Dio, il suo giudizio espresso nei confronti di coloro che lo hanno ignorato o rifiutato. Si riprende quindi un filone costante dell Evangelo, un aspetto già messo in risalto la scorsa domenica riflettendo sul testo di Luca 18, 1-8: i pubblicani, i peccatori e le prostitute diventano lo strumento comunicativo della Parola di Dio perché loro sono tra i buoni e cattivi del nostro testo. Dio non si rivolge più in modo selettivo a questo od a quello, ma agli uomini e alle donne dei crocicchi: Dio và, attraverso i suoi servi nei luoghi dove le persone passano e si incontrano facendoci comprendere che solo se abbiamo rapporti e relazioni con gli altri riusciamo ad evangelizzare. Lavorare sui crocicchi e sulle strade porta invitati alle nozze, porta le persone ad essere così numerose da riempire la sala e, trattandosi di una reggia, possiamo bene immaginare che la sala fosse adeguatamente grande. Ad osservare la scena potremmo essere soddisfatti perché ci sono numerose persone e tutte sembrano avere uno scopo comune: partecipare alla festa di nozze del figlio del re. In realtà non è così! Nel punto culminante di questa parabola ne spunta un altra, quasi fosse un tempo supplementare della precedente: c è un invitato senza l abito adatto, 3

4 senza quell abito da cerimonia che necessario indossare in una cerimonia del genere. Siamo perplessi perché se una persona è chiamata per la strada a venire ad un pranzo di matrimonio non ha certo il tempo di prepararsi e poi le scene che abbiamo davanti, cioè un primo invito disertato, un secondo invito ugualmente disertato ed un terzo rivolto nei crocicchi e sulle strade ci danno l'idea di richieste avvenute in poco tempo, talmente poco da non permetterci di andare a comprare un vestito nuovo oppure a rinfrescare il nostro migliore abito. Oltre a questa contraddizione c è anche quella legata alla lettura allegorica; noi che siamo abituati ad un Dio che guarda alla sostanza e non alla forma forse cominciamo a domandarci che cosa non funziona in questo assurdo puntare il dito su un uomo che è venuto al banchetto e non ha fatto in tempo a mettersi il vestito adeguato. Ma qui non siamo ad un banchetto di nozze o in una chiesa, stiamo leggendo un testo allegorico dove si parla dell età futura. Visto in questa prospettiva il vestito non adatto allora è sostanza e non forma perché quest uomo pure chiamato a riconoscere l Evangelo è rimasto fermo al momento dell invito e nonostante abbia potuto godere delle pietanze del pranzo nuziale non è voluto cambiare, ha scelto la forma di essere del gruppo di coloro che festeggiano ma non si è rivestito dell abito che riservato al giusto, cioè al credente salvato e giustificato da Dio, non ha voluto accettare 4

5 gli insegnamenti di Gesù (28, 19) e non ha voluto adeguare la sua vita alla conversione cui era stato invitato. Anche lui ha fatto parte dei molti che erano stati chiamati, ma purtroppo non della schiera degli eletti perché lui stesso se ne è tirato fuori, nonostante Dio gli avesse fatto capire che la porta della sua casa è aperta a tutti, agli emarginati come a coloro che sono riconosciuti dalla società umana, ai perdenti come ai vincitori, ai dolenti come ai gioiosi, perché Dio ci conosce per il nostro peccato ma ci salva per la sua grazia, basta che ci rivestiamo dell abito giusto, quello di coloro che si conformano alla Sua Parola. 5

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