La necropoli etrusca della Riserva del Ferrone (Roma)

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1 22 n. 15 (1996), pp Naso et al A. Naso, E. Gubitosi, R.M. Asensi, La necropoli etrusca di Pian Conserva, in «Archeologia» 2, pp Naso, Zifferero 1985 A. Naso, A. Zifferero, Etruscan Settlement Patterns in the Monti della Tolfa Area (Lazio), in Papers in Italian Archaeology, «BAR International Series 243», pp Peroni 1989 R. Peroni, Protostoria dell Italia continentale. La penisola italiana nell età del bronzo e del ferro, in Popoli e civiltà dell Italia antica, 9, Roma. Persiani 1992 C. Persiani, Presenze preistoriche sui Monti della Tolfa (ROMA), in «Bullettino di Paletnologia Italiana» 83, pp Prayon 1975 F. Prayon, Fruhetruskische Grab- und Hausarchitektur, Heidelberg. Rasmussen 1979 T.B. Rasmussen, Bucchero Pottery from Southern Etruria, Cambridge, Cambridge University Press. Rendeli 1993 M. Rendeli, Città aperte. Ambiente e paesaggio rurale organizzato nell Etruria meridionale costiera durante l età orientalizzante e arcaica, Roma, Gruppo Editoriale Internazionale. Ricci 1955 G. Ricci, Necropoli della Banditaccia. La Zona A «del Recinto», in «Monumenti Antichi» 42, pp Rizzo 1990 M.A. Rizzo, Anfore da trasporto e commercio etrusco arcaico, I. Complessi tombali dall Etruriamerdionale, (Studi di archeologia, 3), Roma, De Luca Edizioni d Arte. Zifferero 1990 A. Zifferero, Città e campagna in Etruria meridionale: indagine nell entroterra di Caere, in A. Maffei, F. Nastasi (a cura di), Caere e il suo territotio. Da Agylla a Centumcellae, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, pp Zifferero 1991 A. Zifferero, Forme di possesso della terra e tumuli orientalizzanti nell Italia centrale tirrenica, in The Archaeology of Power (Papers of the Fourth Conference of Italian Archeology), Oxford, pp La necropoli etrusca della Riserva del Ferrone (Roma) Domenico Colucci, Serena Sabatini Gruppo Archeologico Romano MORFOLOGIA E TERRITORIO La necropoli del Ferrone, indicata nella cartografia militare dal toponimo di «Riserva del Ferrone» (I.G.M. F 143 III NO «Bagni di Stigliano»), è situata su una di quelle alture denominate localmente «castelline». Si tratta di formazioni tufacee emergenti dalla pianura circostante e testimoni di un antica e intensa attività vulcanica. La catena dei Monti della Tolfa, sebbene non raggiunga altezze elevate, costituisce un imponente e compatto ostacolo per le comunicazioni fra le regioni costiere e quelle dell Etruria interna. Numerosi sono però i varchi praticabili e le vie di comunicazione, che percorrono le numerose valli fluviali del sistema montuoso. Tra queste non è difficile ipotizzare, in base a considerazioni di carattere sia fisico-geografico che storico-archeologico, una direttrice di primaria importanza lungo il fiume Mignone, della quale faceva uso la città di Caere, accedendovi tramite le valli del fosso della Caldara e del Lenta, per raggiungere poi a nord, superate Luni e S. Giovenale, attraverso il Biedano, il lago di Bolsena, Orvieto e la valle del Tevere (tav. 1). L area dei Monti della Tolfa risulta densamente abitata e le tracce archeologiche di tale popolamento lasciano supporre un tipo di occupazione del territorio fittamente diffusa (Zifferero 1980, p. 96). Tralasciando ora la pur importante questione della funzione politica ed economica di questi insediamenti, è fondamentale sottolineare lo stretto rapporto con la metropoli ceretana, che estende la sua influenza sul territorio alla stregua di una capitale territoriale, influenzando sensibilmente la cultura materiale e la tipologia tombale delle necropoli 1. All interno di questa più o meno consapevole fitta rete di presenze, l altipiano sul quale è collocata la necropoli del Ferrone si trova in posizione dominante sul fiume Lenta poco prima della sua confluenza col Mignone, limitato a sud e a nord dalle vallate scavate rispettivamente dal fosso Ferrone e da un torrente (tav. 2). Tutta la zona, indagata con periodiche ricognizioni, vede l addensarsi di presenze proprio in corrispondenza dei rilievi lungo la valle del Lenta. Di tali evidenze è degno di nota

2 24 Colucci, Sabatini 25 l abitato etrusco della Piana di Stigliano che assumerà una più ricca definizione sulla base di recenti ricerche di superficie. Il pianoro, che accoglie la necropoli del Ferrone, presenta limiti netti e scoscesi su tre lati (N, E e S), mentre è congiunto lungo il versante occidentale tramite una lingua di terra al sistema montuoso retrostante, del quale costituisce un estrema propaggine. Le presenze archeologiche finora rilevate, che si susseguono, con interruzioni, dal Bronzo Medio fino all Altomedioevo, mostrano un costante interesse per le possibilità strategiche offerte dall area in questione, da non sottovalutare in una qualsiasi analisi volta a meglio qualificare il tipo e la funzione di tali insediamenti. Arroccato a est sull estrema lingua tufacea del pianoro e da esso separato tramite due fossati paralleli distanziati fra loro, si trova un insediamento medievale fortificato. Il secondo fossato, giungendovi dal pianoro, isola l estremità della castellina dove sono ancora visibili i resti della cinta muraria e di parte delle strutture interne; in tale località è in corso un rilevamento al fine di conoscere le fasi strutturali del centro, datato dalla ceramica rinvenuta al XIII - XIV sec. d.c. S.S. Proprio al centro dell area monumentale della necropoli gli scavi hanno portato alla luce una serie di buche di palo e di materiale ceramico in parte sicuramente attribuibile all età del Bronzo Medio. Purtroppo il successivo impianto della necropoli monumentale etrusca ha sconvolto pesantemente le stratificazioni precedenti. Risalendo cronologicamente, l area conserva i resti di un insediamento rustico romano, identificato sulla base di ricognizioni e databile fra il I sec. a.c. e il I sec. d.c. Tavola 1. I centri dell Etruria interna. Tavola 2. Pianta topografica con localizzazione della necropoli del Ferrone e dei siti limitrofi (da base IGM F 143 III NO). 1: Riserva del Ferrone, necropoli etrusca; 2: Riserva del Ferrone, villa rustica; 3 Riserva del Ferrone, castrum medievale; 4: Monte Seccareccio, necropoli etrusca; 5: Grottini di Rota, necropoli etrusca; 6: Piana di Stigliano, abitato etrusco; 7: Piana di Stigliano, necropoli etrusca; 8: Riserva del Ferrone, abitato protostorico.

3 26 Colucci, Sabatini 27 STORIA DEGLI SCAVI L area archeologica della Riserva del Ferrone è oggetto dal 1989 di un attività di scavo, ripristino e valorizzazione da parte del Gruppo Archeologico Romano, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per l Etruria Meridionale. Nella necropoli, già conosciuta nel 1942 dal Bastianelli (1942), sono stati condotti scavi a più riprese negli anni , , da parte dell ispettore onorario G. Stefanini e soprattutto dell assistente L. Gobbi. Si trattava di scavi di emergenza volti a salvare i corredi dall azione dei clandestini, quanto mai attivi in questa zona; i numerosi materiali raccolti sono conservati oggi al Museo Civico di Tolfa, ma l assenza di diari di scavo o di disegni non permette di attribuire direttamente i corredi alle singole tombe (Rendeli 1990), a eccezione del corredo della F11 (Colonna 1983). Nulla fu, inoltre, reso noto della struttura esterna delle tombe e della loro organizzazione topografica. Si conoscevano invece gli interni di alcune camere, rilevati dal G.A.R. durante alcune ricognizioni effettuate negli anni Partendo da questi presupposti l intervento tuttora in corso si presenta del tutto nuovo. Lo scopo delle campagne di ricerca è la conoscenza globale della necropoli, sotto tutti i suoi aspetti, fino alla tutela dall azione dei clandestini, al ripristino dei tumuli e alla sistemazione delle tombe, al fine di rendere fruibile l intero complesso. A questa attività sul campo si affianca un opera di divulgazione dei risultati ottenuti con periodiche pubblicazioni, conferenze, lezioni nelle scuole, mostre, visite guidate, rivolte in primo luogo alla popolazione locale. Tutto il lavoro, inoltre, è svolto unicamente da volontari italiani (Gruppi Archeologici d Italia) e stranieri a cui vanno i più sentiti ringraziamenti. All inizio l attività ha previsto una serie di ricognizioni per localizzare correttamente e quantificare le emergenze archeologiche nell area in questione. Si è potuta così accertare la presenza di 45 tombe. Solo in un secondo momento si è passati a operare sulle singole tombe conosciute ripulendo e documentando le camere e aprendo saggi di scavo all esterno per accertarne la configurazione esteriore. Sono così emersi otto tumuli, quattro tombe a dado, tre tombe rupestri, due a facciata. Successivamente si è avviata l esplorazione delle zone comprese tra le tombe conosciute per comprendere il tessuto organizzativo della necropoli. A questi interventi di scavo intensivo si riferiscono i ritrovamenti di cinque tombe a fossa, di due ipogei non conosciuti prima, ma già precedentemente violati (F46 e F47) e della tomba F19, una bicamerale rinvenuta sostanzialmente intatta all interno. Da ricordare anche l individuazione della strada sepolcrale, tramite due saggi stratigrafici a cui è seguito uno estensivo ancora in corso, la cui esistenza era comunque già stata ipotizzata osservando l orientamento dei dromoi delle tombe (tav. 4). All attività sul campo si è affiancato il restauro e la documentazione dei materiali. Laddove è stato possibile far combaciare i frammenti ceramici ritrovati sullo scavo con vasi incompleti conservati al museo, si è potuto ricollegare i corredi ai contesti di provenienza. D.C. LA NECROPOLI ETRUSCA La necropoli risulta articolata in tre nuclei distinti, attualmente denominati A, B e C, i cui rapporti non sono ancora completamente chiariti (tav. 3). Una prima definizione dell organizzazione della necropoli è suggerita dall osservazione del percorso viario che attraversa tutto il pianoro in direzione NE-SO, collegando l area C posta al margine orientale del pianoro stesso con l area A. Rimane tuttavia da stabilire la relazione dell area B con le due precedenti, in parte intuibile ipotizzando una diramazione in direzione N-S del percorso principale. Il nucleo più antico e numericamente più consistente è rappresentato dall area A, la cui importanza è sottolineata dalla monumentalizzazione della strada. Le aree B e C sono caratterizzate da un numero più esiguo di tombe, la cui tipologia, per altro decisamente omogenea in tutta la necropoli, non autorizza a considerarle secondarie; tuttavia bisogna sottolineare che in queste aree le ricerche non sono state ancora condotte in modo sistematico 2. Tavola 3. Riserva del Ferrone. Pianta topografica dell area occupata dalla necropoli e dall insediamento romano (equidistanza tra le curve di livello: 25 m, linee tratteggiate: 5 m).

4 28 Colucci, Sabatini 29 Per ragioni di consistenza dei dati l analisi presentata sarà limitata alla sola zona A, l unica da ora in poi considerata sotto la denominazione generale di necropoli (tav. 4). Cronologicamente il sito presenta un interessante sequenza a partire dalla metà del VII sec. a.c. fino al primo quarto del V sec. a.c., complessivamente inquadrabile in tre fasi principali. Una prima fase è rappresentata da tre tombe monocamerali (F14, F33, F40, tav. 5, A), collocate in posizioni dominanti a quote più elevate rispetto alle sepolture successive. I dromoi delle tombe sono orientati E-O, secondo una pratica assai diffusa nel VII sec. a.c. La tecnica costruttiva a finta volta e i resti del corredo individuano nella F40 la tomba più antica. Si tratta di una struttura parzialmente scavata nel tufo e in origine coperta da una pseudovolta a blocchi aggettanti dello stesso materiale. La F14, invece, di poco successiva, completamente scavata nel tufo, è compresa nel tumulo più imponente della necropoli (13,5 m di diametro). La camera interna riproduce una struttura a capanna con columen a dischi rilevati sulla volta a padiglione (Brocato, Galluccio 1992, pp ). Foto 1. Veduta generale dell area monumentale A. Tavola 4. Località Riserva del Ferrone. Planimetria dell area A della necropoli. Foto 2. Veduta del tumulo 35 (ricostruito).

5 30 Colucci, Sabatini 31 Tavola 5. Località Riserva del Ferrone. Fasi cronologiche dell area A della necropoli: A) seconda metà del VII sec. a.c.; B) prima metà del VI sec. a. C.; C) seconda metà VI - inizio V sec. a.c. Una più fitta occupazione connessa con una sistemazione più organica del sepolcreto si registra durante tutto l arco della prima metà del VI sec. a.c. Si modifica l orientamento dei dromoi (tav. 5, B) adesso rivolti verso il percorso stradale che probabilmente in quest epoca riceve la sua sistemazione definitiva. Il primo venticinquennio del VI sec. vede la costruzione della serie delle tombe più monumentali e più articolate: una monocamerale con cella sul lato sinistro (F16, tav. 6, B), due bicamerali in asse (F8, F17), con celle laterali (F17, tav. 6, C) e una tetracamerale a vestibolo (F11, tav. 7, B) la cosiddetta «Tomba dei troni» 3. La buona qualità del tufo, compatto e ben lavorabile, permette la cura dei particolari interni, che riproducono l arredo essenziale delle abitazioni, secondo lo schema dell identificazione tra casa e tomba che nasce in ambito cerite nel VII sec. a.c. (Colonna 1986, p. 396). Tutte queste tombe presentano pareti lisce e soffitto displuviato con largo columen e banchine laterali lavorate a foggia di letto sul quale erano deposti il defunto e parte del suo corredo. Si può riconoscere una doppia tipologia di letti: a «kline» con piedi a colonnette e a «sarcofago» con piedi a listelli probabilmente destinati a deposizioni maschili e femminili 4.

6 32 Colucci, Sabatini 33 Tavola 6. Località Riserva del Ferrone. Piante e sezioni: A) tomba F15; B) tomba F16; C) tomba F17. Tavola 7. Località Riserva del Ferrone. Piante e sezioni: A) tomba F2; B) tomba F11; C) tomba F13.

7 34 Colucci, Sabatini 35 Nella F17 si trovano piccoli letti risparmiati nel blocco tufaceo in asse con quelli maggiori, verosimilmente utilizzati per deposizione di bambini. I troni scolpiti, presumibile segno del rango della famiglia proprietaria del sepolcro, appaiono con due imponenti esempi affrontati nella F11, che da essi prende il nome. In soli due casi le porte interne delle camere sepolcrali sono ornati da cornici doriche: F17 e F11; quest ultima conserva eccezionalmente tracce di pittura rossa. Questo importante gruppo di tombe è caratterizzato da sistemazione esterna monumentale: a tumulo (F16, F17) o a dado (F11) 5 ; la F8 invece è una tomba rupestre ricavata su uno stretto rilievo tufaceo, disposto parallelamente al tracciato della tagliata, della quale costituisce il limite sud-orientale. Ancora nella seconda metà del VI sec. a.c. numerose tombe riempiono gli spazi liberi compresi fra le tombe precedenti (tav. 5, B). Si annovera una notevole varietà di sistemazioni esterne: dado (F28, F13, tav. 7, C), tombe ipogee (F4, F5, F6, F22, F25, F30, F36), rupestri (F9, F10), rupestri a facciata (F26), e tumuli (F7, F24, F31, F34, F35) a volte con crepidini in parte scavate e in parte costruite con grandi blocchi di tufo (F31, F34). Nella III fase (seconda metà del VI sec. a.c.), le nuove tombe sono davvero poche e si collocano in posizioni marginali (F39), o in piccoli spazi ancora liberi (F15) o addirittura si sovrappongono a sepolcri già esistenti (F21) (tav. 5, C). La F15 è senz altro la tomba più tarda della necropoli (tav. 6, A). Si tratta di una tomba a dado monocamerale: la camera è ben scavata e rifinita e ha soffitto displuviato e columen longitudinale. Lungo le pareti si allineano ben otto letti, assai semplici con cuscino semilunato sovrastato da un incisione a omega, listello rilevato lungo il bordo e fiancata liscia. Questa tipologia è caratteristica della seconda metà del VI sec. a.c. I resti dei corredi attestano che la pratica funeraria continuò sino al primo quarto del V sec. a.c., sebbene nell ultimo periodo di vita del sito non si costruirono più monumenti funerari, preferendo riutilizzare quelli preesistenti. La situazione trova riscontro nelle necropoli del comprensorio come quella di Pian della Conserva 6. Questo fatto è connesso, sicuramente, con le profonde trasformazioni che investono Caere e il suo territorio nel V sec. a.c., in parte dovute anche alla forte espansione tarquiniese registrata in questo periodo. I sepolcri appaiono in parte riutilizzati in epoca romana come mostrano i resti di corredo nella cella laterale della F36. Probabilmente a epoca romana risalgono le numerose cave presenti sul sito, localizzabili sui tumuli della F16 e della F34 e a ovest della F32 in una zona libera da precedenti utilizzazioni (tav. 4). Considerazioni condotte in base all analisi della tipologia tombale e alla ricchezza dei corredi rinvenuti, restituiscono con sufficiente chiarezza uno stretto rapporto con la città di Caere e in tale misura da poter considerare almeno probabile l intervento diretto di maestranze ceretane. Foto 3. Dromos della tomba F19. Foto 4. Interno della prima camera della tomba F19.

8 36 Colucci, Sabatini 37 Sebbene ancora non si conosca l abitato connesso alla necropoli, i dati a disposizione permettono di ipotizzare un centro caratterizzato dalla presenza di famiglie se non di rango gentilizio, per lo meno con capacità economiche tali da giustificare la presenza di beni di lusso come gli oggetti di importazione. A questo punto non si può non sottolineare l assenza delle sepolture «povere». Le classi subalterne non sono infatti rappresentate all interno dell area scavata. Tali sepolcri «minori» sarebbero da localizzarsi per ora in via del tutto ipotetica o nelle zone non ancora indagate del pianoro o direttamente nei pressi degli insediamenti rustici (fattorie) nei quali è plausibile credere che essi vivessero e lavorassero. D.C., S.S. LA TOMBA F19 Durante la campagna estiva 1995, mentre si procedeva a un indagine volta a chiarire la sistemazione esterna della F13 è stata scoperta una tomba. Le due tombe sono risultate comprese in un unica struttura a dado costruito, di considerevoli dimensioni, di cui si conservano alcuni filari di fondazione. Il dromos era riempito da uno strato compatto di terra e pietre a eccezione della parte superiore in prossimità dell ingresso dove, probabilmente in antico, era stata praticata una fossa per entrare nella tomba. Mancava, infatti, l ultima pietra del sigillo che chiudeva l ingresso del sepolcro (foto 3). La F19 è una bicamerale in asse con letti lungo le pareti e columen longitudinale. Al momento della scoperta conteneva i resti di cinque defunti, uno scheletro nella prima camera sul letto destro e quattro nella seconda sui letti laterali, due per parte. Il corredo attualmente in corso di restauro, per la maggior parte deposto sui letti e sul pavimento (foto 4), comprende le ceramiche di impasto rosso (olle, dolii e un olla cratere), bucchero (calici, ciotole, kyathoi, oinochoai e patere), ceramica a figure nere (lekythoi, anfore e una kylix) e depurata dipinta (patere). Inoltre comprendeva due fusaiole, tre coltelli, due anelli di cui uno con decorazione incisa, un braccialetto e un manico di specchio in osso. Da una prima analisi del corredo e della tipologia architettonica, la tomba sembra databile alla metà del VI sec. a.c., con deposizioni successive a fine secolo. S.S. 5 Prima della scoperta delle tombe del Ferrone la tipologia a dado non era attestata sui Monti della Tolfa (Brocato, Galluccio 1992). 6 Ampiamente studiata e indagata da scavi intensivi e del G.A.R. BIBLIOGRAFIA Bastianelli 1942 Brocato, Galluccio 1992 Colonna 1967 Colonna 1983 Colonna 1986 Rendeli 1990 Zifferero 1980 A. Bastianelli, Il territorio tolfetano nell antichità, in «Studi Etruschi», XVI, pp P. Brocato, F. Galluccio, Tolfa. Località Riserva del Ferrone: ricerche nella necropoli etrusca, in «Bollettino di Archeologia», nn , luglio-dicembre, pp (con bibliografia precedente). G. Colonna, L Etruria meridionale interna dal villanoviano alle tombe rupestri, in «Studi Etruschi», XXXV, pp G. Colonna, Un iscrizione paleoitalica dall agro tolfetano, in «Studi Etruschi», LI, pp G. Colonna, Urbanistica e architettura, in Rasenna, Storia e civiltà degli Etruschi, Milano, Libri Scheiwiller, pp M. Rendeli, La necropoli del Ferrone: un preliminare, in AA.VV., Caere e il suo territorio. Da Agylla a Centumcellae, Roma, pp A. Zifferero, L abitato etrusco di Piana di Stigliano, «Quaderni del G.A.R.», n. 14, Roma. NOTE 1 Riguardo alla problematica del popolamento e dei traffici dell Etruria interna cfr. Colonna Per esempio: area B: F46 bicamerale in asse con finestrelle. Area C: F2 monocamerale con cella laterale sul lato destro del dromos, gradino-scendiletto e trono ai piedi del letto sinistro (tav. 3). 3 Questo tipo di sepolcro è eccezionalmente attestato otto volte a Cerveteri e cinque volte nel territorio (Ferrone, Monterano, Tuscania, S. Giovenale, Castel D Asso) (Colonna 1986, p. 427). 4 Per i non pochi problemi riguardo questa ipotesi cfr. Colonna 1986, p. 420.

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