CONSULENZA FINANZIARIA INDIPENDENTE

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1 CONSULENZA FINANZIARIA INDIPENDENTE D&P NEWS - LETTERA di INFORMAZIONE FINANZIARIA Anno VI Numero 5 del 9 Maggio 2011 ARTICOLO - INVESTITORI FINANZIARI. DE DOCTA IGNORANTIA. Aduc.it E andandomene via, dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest uomo ero più sapiente io: in questo senso, che l uno e l altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buoni né di bello; ARTICOLO - L IDIOZIA DEI TRADERS CHE AFFAMANO IL MONDO. Teleborsa.it Nel mondo oltre un miliardo di persone ha fame. Le promesse fatte dai potenti della terra a margine del congresso della FAO nel 1974, convergevano sull obiettivo che la moria per fame non doveva più ARTICOLO - DOV E FINITO IL RISPARMIO? Borsaitaliana.it Secondo l Istat, la povertà grava già su un quarto delle famiglie italiane, ma potrebbe diventare più pesante se l economia non riuscirà a crescere a ritmi sostenuti. Sempre l Istat, dichiara che oggi la... ARTICOLO - DERIVATI: PER LE BANCHE UN BUCO DA 52 MILIARDI. IlSole24ore.com E altrettanto quasi certo, però, che le grandi banche italiane non hanno resistito ai lauti profitti consentiti da altri derivati over the counter di copertura contro il rialzo dei tassi di interesse venduti a enti ARTICOLO - MUTUI, TORNA IL FINTO REGALO DELLA RINEGOZIAZIONE. LaVoce.Info in realtà il provvedimento non porta alcun vero vantaggio per chi ha sottoscritto il mutuo. Semmai ne porta alle banche. Inoltre, si sancisce per legge la morte della concorrenza. Il decreto sviluppo ARTICOLO - GOLDMAN SACHS E ALTRE 15 BIG BANKS INDAGATE WallStreetItalia.com Il mercato del Credit default swap (Cds) è finito nel mirino dell antitrust Ue: e, con esso, ben 16 banche, aatra cui compaiono i nomi ben noti di Goldman Sachs, JP Morgan, Citigroup e Deutsche Bank. La ARTICOLO - MEDIOLANUM INDAGATA. IlFattoQuotidiano.it Sotto il cielo d Irlanda, se sei straniero e porti denaro, si pagano poche, pochissime tasse. Lo sa bene aaennio Doris che ha trasferito da quelle parti la cassa di Mediolanum. Somme importanti: profitti per DONADI & PARTNERS di Baldasso V. & C. S.a.s. Sede Legale: Via XXIV Maggio, 51/2 Sede Operativa: Piazza Caduti per la Libertà, 1/ Spresiano fraz. Visnadello (TV) Telefono Telefax info@donadiandpartners.it SE NON DESIDERA PIU RICEVERE QUESTA MAIL CLICCHI qui

2 ADUC - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori via Cavour Firenze Telefono Fax maggio :45 Investitori finanziari. De docta ignorantia di Alessandro Pedone E, andandomene via, dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest uomo ero più sapiente io: in questo senso, che l uno e l altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buono né di bello; ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere e mi parve insomma che almeno per una piccola cosa io fossi più sapiente di lui, per questa che io, quel che non so, neanche credo saperlo. (*) Nello scorso editoriale ( parlato di un programma di formazione finanziaria rivolto agli investitori non professionisti. Chiunque organizzi un programma del genere, se vuole essere utile ai partecipanti, deve avere ben presente un pericolo insidioso che in inglese prende il nome di overconfidence e che potremmo tradurre con eccesso di fiducia. Sintetizzando al massimo, possiamo affermare che occuparsi di finanza significa, prima di tutto, assumere decisioni in condizioni di incertezza. Altre volte abbiamo ribadito come l'elemento caratterizzante della finanza non sia il rischio, bensì qualcosa di peggiore, ovvero l'incertezza (per approfondimenti sul tema si legga qui ( Il risultato delle decisioni che assumiamo, in campo finanziario, dipende in misura determinante da fattori non conoscibili. Ciò significa che è inutile studiare perché tanto è tutto imprevedibile? Ovviamente no. Ci sono una serie di informazioni che ci aiutano a prendere decisioni, ex-ante, migliori, ma non potranno mai eliminare l'incertezza di base che caratterizza il mondo della finanza. In altre parole, la formazione finanziaria ci può aiutare a sbagliare un po' di meno. E qui veniamo al tema: quanto meno? Dobbiamo introdurre una distinzione: errori legati ad un andamento inatteso dei mercati finanziari, errori legati agli strumenti utilizzati per investire. Mentre sul primo aspetto la formazione non riduce in maniera significativa gli errori, conoscere gli strumenti per investire ci permette almeno di eliminare quella parte di errori che prescinde dall'andamento del mercato. In altre parole, se uno strumento finanziario è inefficiente il mercato può salire o scendere, ma se sale io guadagno meno e se scende io perdo di più. Questo genere di errori si possono evitare. Non dobbiamo, però, cadere nella facile illusione che più studiamo i mercati finanziari e maggiormente siamo in grado di prevederne l'andamento. I mercati finanziari sono e restano sostanzialmente imprevedibili a prescindere dal livello di conoscenze che riusciamo ad incamerare riguardo ad essi. Sono ormai numerosi gli studi che mostrano come la mente umana abbia la naturale tendenza a sovrastimare l'impatto delle informazioni che acquisiamo nel migliorare la qualità delle scelte in condizioni di incertezza. E' il fenomeno al quale accennavo in apertura dell' eccesso di fiducia. Da questo punto di vista un percorso di formazione finanziaria non progettato correttamente potrebbe essere addirittura dannoso! Gli investitori consapevoli di essere totalmente ignoranti in campo finanziario sono naturalmente molto prudenti e diffidenti. Questa diffidenza, questa forte paura di sbagliare, conduce sovente a scelte estremamente conservative, magari molto inefficienti (e quindi comunque sbagliate), ma almeno non devastanti. Un investitore che ha l'illusione di poter prevedere come si muovono i mercati finanziari ( adesso è il momento di comprare... adesso di vendere ) può fare danni irreparabili. E' questo il caso dei corsi di trading rivolti ad investitori del tutto inesperti. In alcuni di questi corsi si forniscono infarinature su alcuni strumenti apparentemente affascinanti che si utilizzano in finanza per tentare di fare previsioni sui mercati finanziari. Alla fine di questi corsi i partecipanti hanno l'impressione di aver capito, se non tutto, almeno le basi ed invece non sanno quasi niente! La cosa più pericolosa è che iniziano a pensare che più studiano e più precise potranno essere le loro previsioni. Questo è estremamente pericoloso, tanto è vero che i risultati dei trader sono, complessivamente, semplicemente disastrosi. Charles Schwab, il fondatore di una delle prime grandi realtà finanziarie dedicate al trading on-line soleva dire che i trader sono come le farfalle, con la bella stagione accorrono numerose, con il freddo muoiono a migliaia e poi con la bella stagione ritornano di nuovo. La percentuale di trader che si rovinano è molto significativa. La grande maggioranza per fortuna (si fa per dire) perde semplicemente moltissimi soldi, ma non arriva a rovinarsi. Solo una minoranza, inferiore al 5%, riesce a guadagnare. Si tratta di quei trader che hanno ben capito che i mercati sono del tutto imprevedibili ed adottano le adeguate strategie di money-management unite, solitamente, ad approcci sistematici. Ma qui il discorso ci porterebbe fuori tema. Purtroppo il tema dell' eccesso di fiducia riguarda anche (e forse soprattutto) i così detti esperti della finanza. Gli esperti, infatti, sono i 1 / 2

3 (*) Da l'apologia di Socrate, del quale riportiamo un brano più ampio. Nel racconto di Platone, Socrate espone la tesi del so di non sapere nel momento più drammatico della sua vita, durante il processo che lo porterà a bere la cicuta, e quindi morire, per la condanna a morte. Ritengo che interiorizzare questo brano, valga più di 10 corsi di finanza. Naturalmente le evidenziazioni sono aggiunte. Platone, Apologia, 20 e-23 c 1. [20 e] [...] Della mia sapienza, se davvero è sapienza e di che natura, io chiamerò a testimone davanti a voi il dio di Delfi. Avete conosciuto certo Cherefonte. Egli fu mio [21 a] compagno fino dalla giovinezza, e amico al vostro partito popolare; e con voi fu esule nell ultimo esilio, e ritornò con voi. E anche sapete che uomo era Cherefonte, e come risoluto a qualunque cosa egli si accingesse. Or ecco che un giorno costui andò a Delfi; e osò fare all oracolo questa domanda: ancora una volta vi prego, o cittadini, non rumoreggiate domandò se c era nessuno più sapiente di me. E la Pizia rispose che più sapiente di me non c era nessuno. Di tutto questo vi farà testimonianza il fratello suo che è qui; perché Cherefonte è morto. 2. [b] Vedete ora per che ragione vi racconto questo: voglio farvi conoscere donde è nata la calunnia contro di me. Udita la risposta dell oracolo, riflettei in questo modo: Che cosa mai vuole dire il dio? che cosa nasconde sotto l enigma? Perché io, per me, non ho proprio coscienza di esser sapiente, né poco né molto. Che cosa dunque vuol dire il dio quando dice ch io sono il più sapiente degli uomini? Certo non mente egli; ché non può mentire. E per lungo tempo rimasi in questa incertezza, che cosa mai il dio voleva dire. Finalmente, sebbene assai contro voglia, mi misi a farne ricerca, in questo modo. Andai da uno di [ c] quelli che hanno fama di essere sapienti; pensando che solamente così avrei potuto smentire l oracolo e rispondere al vaticinio: Ecco, questo qui è più sapiente di me, e tu dicevi che ero io. Mentre dunque io stavo esaminando costui, il nome non c è bisogno ve lo dica, o Ateniesi; vi basti che era uno dei nostri uomini politici questo tale con cui, esaminandolo e ragionandoci insieme, feci l esperimento che sono per dirvi; ebbene, questo brav uomo mi parve, sì, che avesse l aria, agli occhi di molti altri e particolarmente di se medesimo, di essere sapiente, ma in realtà non fosse; e allora mi provai a farglielo capire, che [d] credeva essere sapiente, ma non era. E così, da quel momento, non solo venni in odio a colui, ma a molti anche di coloro che erano quivi presenti. E, andandomene via, dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest uomo ero più sapiente io: in questo senso, che l uno e l altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buono né di bello; ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere; e mi parve insomma che almeno per una piccola cosa io fossi più sapiente di lui, per questa che io, quel che non so, neanche credo saperlo. E quindi me ne andai da un altro, fra coloro che avevano fama di essere più sapienti di quello; [e] e mi accadde precisamente lo stesso; e anche qui mi tirai addosso l odio di costui e di molti altri. 3. Ciò nonostante io seguitai, ordinatamente, nella mia ricerca; pur accorgendomi, con dolore e anche con spavento, che venivo in odio a tutti: e, d altra parte, non mi pareva possibile ch io non facessi il più grande conto della parola del dio. Se vuoi conoscere che cosa vuole dire l oracolo, dicevo tra me, bisogna tu vada da tutti coloro che hanno fama di essere sapienti. Ebbene, o cittadini [22 a] ateniesi, a voi devo pur dire la verità, questo fu, ve lo giuro, il risultato del mio esame: coloro che avevano fama di maggior sapienza, proprio questi, seguitando io la mia ricerca secondo la parola del dio, mi apparvero, quasi tutti, in maggior difetto; e altri, che avevano nome di gente da poco, migliori di quelli e più saggi. Ma voglio finire di raccontarvi le mie peregrinazioni e le fatiche che sostenni per persuadermi che era davvero inconfutabile la parola dell oracolo. 4. Dopo gli uomini politici andai dai poeti, sì da quelli che scrivono tragedie e ditirambi come dagli [b] altri; persuaso che davanti a costoro avrei potuto cogliere sul fatto la ignoranza mia e la loro superiorità. Prendevo in mano le loro poesie, quelle che mi parevano le meglio fatte, e ai poeti stessi domandavo che cosa volevano dire; perché così avrei imparato anch io da loro qualche cosa. O cittadini, io ho vergogna a dirvi la verità. E bisogna pure che ve la dica. Insomma, tutte quante, si può dire, le altre persone che erano presenti, ragionavano meglio esse che non i poeti su quegli argomenti che i poeti stessi avevano poetato. E così anche dei poeti in breve conobbi questo, [ c] che non già per alcuna sapienza poetavano, ma per non so che naturale disposizione e ispirazione, come gl indovini e i vaticinatori; i quali infatti dicono molte cose e belle, ma non sanno niente di ciò che dicono: presso a poco lo stesso, lo vidi chiarissimamente, è quello che accade anche dei poeti. E insieme capii anche questo, che i poeti, per ciò solo che facevano poesia, credevano essere i più sapienti degli uomini anche nelle altre cose in cui non erano affatto. Allora io mi allontanai anche da loro, convinto che ero da più di loro per la stessa ragione per cui ero da più degli uomini politici. 5. Alla fine mi rivolsi agli artisti: tanto più che dell arte loro sapevo benissimo di non intendermi affatto, [ d] e quelli sapevo che li avrei trovati esperti di molte e belle cose. E non m ingannai: ché essi sapevano cose che io non sapevo, e in questo erano più sapienti di me. Se non che, o cittadini di Atene, anche i bravi artefici notai che avevano lo stesso difetto dei poeti: per ciò solo che sapevano esercitar bene la loro arte, ognuno di essi presumeva di essere sapientissimo anche in altre cose assai più importanti e difficili; e questo difetto di misura oscurava la loro stessa sapienza. Sicché io, in nome dell oracolo, [ e] domandai a me stesso se avrei accettato di restare così come ero, né sapiente della loro sapienza né ignorante della loro ignoranza, o di essere l una cosa e l altra, com essi erano: e risposi a me e all oracolo che mi tornava meglio restar così come io ero. 6. Or appunto da questa ricerca, o cittadini ateniesi, [23 a] molte inimicizie sorsero contro di me, fierissime e gravissime; e da queste inimicizie molte calunnie, e fra le calunnie il nome di sapiente: perché, ogni volta che disputavo, credevano le persone presenti che io fossi sapiente di quelle cose in cui mi avveniva di scoprire l ignoranza altrui. Ma la verità è diversa, o cittadini: unicamente sapiente è il dio; e questo egli volle significare nel suo oracolo, che poco vale o nulla la sapienza dell uomo ; e, dicendo Socrate sapiente, non volle, io credo, riferirsi propriamente a me Socrate, ma solo usare del mio nome come di un [b] esempio; quasi avesse voluto dire così: O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore. Ecco perché ancor oggi io vo dattorno ricercando e investigando secondo la parola del dio se ci sia alcuno fra i cittadini e fra gli stranieri che io possa ritenere sapiente; e poiché sembrami non ci sia nessuno, io vengo così in aiuto al dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno. E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m è rimasto più tempo di far cosa veruna considerabile né per la città né per la mia casa; e vivo in estrema [ c] miseria per questo mio servigio del dio. [...] (Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg ) ADUC - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori via Cavour Firenze Telefono Fax soggetti maggiormente esposti ad un bombardamento di informazioni di ogni genere. Notizie, studi, grafici, serie di dati. I professionisti della finanza corrono costantemente il rischio di sovrastimare il valore di tutte queste informazioni sulla qualità delle scelte che fanno o che devono suggerire ai propri clienti. Personalmente, come piccolo antidoto a questo pericolo, sempre incombente, da anni tengo sulla mia scrivania una piccola statuetta di Socrate per ricordarmi che l'unica casa di cui sono veramente certo è di non sapere / 2

4 ADUC - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori via Cavour Firenze Telefono Fax maggio :35 Formazione finanziaria: solo per pochi fortunati? Speriamo di no di Alessandro Pedone Spesso ci muovono l'accusa secondo la quale noi criticheremmo e basta e non forniremmo indicazioni in positivo su come investire. Lo scopo di questo sito è principalmente mettere in guardia gli investitori dai mille pericoli che sono diffusi nel mondo della finanza. Il messaggio fondamentale che cerchiamo, da sempre, di comunicare attraverso questo sito è il seguente. Caro investitore, non ti fidare dei consigli interessati che vengono dagli intermediari finanziari. Seguendo delle semplici regole, puoi fare da solo già molto meglio di quello che mediamente ti propongono i venditori della finanza che sono interessati a rifilarti i loro prodotti e non a fare i tuoi interessi. Non è necessario essere super-esperti. Evitare le fregature è già un ottimo punto di partenza (si veda il Decalogo per gli investitori ( ) alla portata di tutti, individualmente. Se si vuole di più è necessario studiare in proprio oppure rivolgersi a liberi professionisti, consulenti finanziari indipendenti retribuiti direttamente dall'investitore. Fino ad oggi, la strada dello studio individuale della finanza era qualcosa di molto difficile da raggiungere. Fino ad oggi, infatti, il mercato non proponeva offerte formative serie nel campo della finanza individuale. Abbiamo, in passato, stigmatizzato quei corsi che promettono di diventare ricchi, ma purtroppo non potevamo indicare alternative valide. Finalmente questa lacuna è stata colmata grazie ad una scommessa di Marco Liera, giornalista del settore finanziario e docente universitario, supportato da un giovane ricercatore nel campo della finanza, Nicola Zanella, che ha anche collaborato con questo sito. L'iniziativa si chiama YouInvest: ( la scuola per investire. Diciamo subito che noi condividiamo al 100% l'impostazione di questo progetto. Non conosciamo nessuna iniziativa di formazione finanziaria rivolta ad investitori italiani che possa essere migliore di quella proposta da YouInvest. L'idea del sito, infatti, non è soltanto quella di fornire semplicemente corsi sulla finanza. Forniscono un'approccio agli investimenti serio e gli gli strumenti informativi per applicare e verificare nel tempo questa metodologia. Nella sezione del sito denominata YouInvest e le sue alternative, Marco Liera scrive delle cose estremamente condivisibili. Il settore degli investimenti finanziari si differenzia notevolmente da altri campi per il rapporto che c'è fra competenza e risultato. Non v'è dubbio, infatti, che fare scelte finanziarie in maniera inconsapevole conduca al disastro finanziario. Se questo è assodato, non è però certo che le scelte fatte da un investitore consapevole ed informato, ma non professionista, siano ex-post, peggiori di quelle fatte da un professionista del settore. In altre parole, nel campo della finanza, tolti gli errori che tipicamente fanno gli investitori non informati, non vi è un rapporto stretto e proporzionale fra competenza e risultati. Per capirci meglio, faccio un esempio tratto dal mio hobby preferito. Un campione di scacchi, che ha dedicato la sua vita a studiare questo meraviglioso gioco-sport, nel 99,99% dei casi batterà un neo giocatore che conosce appena le regole del gioco e poco altro. In finanza non è così. Chi scrive, si occupa di finanza, professionalmente, da oltre un decennio. Credo, senza falsa modestia, di avere accumulato in questo decennio una notevole esperienza e competenza nel settore. Ciò nonostante, il risultato, ex-post, di un portafoglio finanziario che posso progettare io non sarà drammaticamente migliore del portafoglio che potrebbe progettare un investitore non professionale, che conosce le regole fondamentali degli investimenti finanziari. In una percentuale di casi, minoritaria ma non trascurabile, il risultato ex-post potrebbe anche essere a favore dell'investitore non professionale ma competente (sempre nel senso di conoscere le regole principali della finanza personale). Una delle differenze fondamentali, in termini di risultati ex-post, fra gli investitori competenti non professionali (cioè quelli che conoscono le regole) e quelli professionali è data dalla disciplina. Per disciplina, intendiamo la capacità di reagire saggiamente ai movimenti del mercato (si badi bene, non prevedere, ma reagire!), il che significa continuare a seguire le decisioni già prese (ciò è vero nella maggior parte dei casi, ma non sempre!). Questa disciplina, solitamente, deriva dall'esperienza e dalla fiducia nella correttezza delle scelte fatte. Questi concetti sono chiarissimi ai fondatori del sito YouInvest. Per questo hanno progettato di affiancare alla formazione finanziaria degli strumenti informatici che consentono di seguire l'andamento delle proprie scelte, valutare correttamente e con il supporto di una comunità di investitori che condividono le stesse metodologie. Questo certamente contribuisce molto a mantenere la disciplina. In altre parole, se si ha la capacità di applicarla, il valore della conoscenza che si acquisisce nel campo della finanza personale, è molto elevato poiché i risultati attesi dall'applicazione di queste conoscenze sono paragonabili a quelli derivanti dall'applicazione di conoscenze ed esperienze più approfondite. Molte altre volte, su questo sito, ho scritto che l'educazione finanziaria non può essere la soluzione al problema della tutela del risparmio. La maggioranza degli investitori non ha le competenze di base, il tempo e/o la voglia per accedere a programmi di formazione finanziaria. L'unico vero problema di YouInvest (o di iniziative simili che potranno venire in futuro e delle quali non mancheremo di dare un simile caloroso benvenuto) è che solo poche persone (in percentuale alla massa degli investitori) avrà la voglia o la possibilità di accedervi. Sia chiaro, acquisire le conoscenze fondamentali nel mondo della finanza personale non è difficile. Non servono lauree né tanto meno master. Le informazioni finanziarie di base (le regole del gioco ) sono alla portata di chiunque sia in grado di leggere e capire un quotidiano anche non del settore finanziario. Serve, in altre parole, la cultura di base ed un minimo di matematica finanziaria (cioè la differenza fra interesse semplice e composto ed altre cose semplici). Purtroppo queste minime competenze non sono alla portata di una fetta importantissima della popolazione italiana. La parte degli investitori che dispone di queste competenze di base deve avere il tempo e la voglia per dedicarsi al progetto di acquisire quella che io chiamo l'indipendenza finanziaria. Purtroppo solo pochi hanno realmente la voglia di farlo. Parliamoci chiaro. Studiare costa fatica! Si tratta forse di uno degli investimenti più importanti che una persona può fare nella propria vita, ma molti vi rinunciano essenzialmente per pigrizia! Da parte nostra, non possiamo che sperare che un numero sempre maggiore di persone abbia la voglia di seguire seri programmi di formazione finanziaria individuale come quelli di YouInvest. Se solo il 10/15% degli investitori fosse seriamente educato finanziariamente, questo 1 / 2

5 ADUC - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori via Cavour Firenze Telefono Fax innescherebbe un processo virtuoso nel settore finanziario, simile a quello che potrebbe portare la diffusione di massa del servizio di consulenza finanziaria indipendente. Purtroppo, né l'una né l'altra cosa sono destinate a realizzarsi a breve. Individualmente, però, chi ha la fortuna di conoscere e pratica questa possibilità, è bene che non se la faccia scappare. 2 / 2

6 L'idiozia dei traders che affamano il mondo... l'ultimo rifugio dell'ignoranza imperterrita da oltre due anni. 26 aprile 2011 Nel mondo oltre un miliardo di persone ha fame. Le promesse fatte dai potenti della terra a margine del congresso della FAO nel 1974, convergevano sull'obiettivo che la moria per fame non doveva più essere la normalità e che chiunque avrebbe potuto avere libero accesso alle derrate alimentari. Dopo trent'anni ci si accorge che non è così e, stante ai numeri delle organizzazioni internazionali e degli enti non governativi, le cose andranno sempre peggio. Ma c'è un distinguo e cioè che ad affamare il mondo non sono disastri naturali o le carestie, ma i subdoli effetti dell'attività speculativa che, attraverso i mercati finanziari, hanno provocato l'impennata dei prezzi alimentari che continua In Tunisia come in Egitto o in Algeria, in Sudamerica come in Medio Oriente, una paradossale deriva democratica ha promosso le rivolte del pane, laddove l'aumento dei prezzi spinge fuori dalla portata della povera gente i beni di prima necessità. Un'anomalia generata dalle storture dell'economia mondiale dove il libero mercato è l'unica guida del processo di globalizzazione. Non fattori strutturali, carestia, crescita della domanda o dipendenza dall'importazione dei paesi poveri, ma esclusivamente speculazione su mercati organizzati per tutelare solo gli interessi degli operatori e, in parte dei produttori, dalle fluttuazioni dei prezzi e dall'impennata dei tassi di interesse. Emblematico il caso dell'india dove milioni di persone rischiano di morire di fame pur essendo, l'india, un paese esportatore netto di riso, o come la Cina, il più grosso produttore di grano del mondo, rischia un serio "cornering" per non poter onorare il rispetto dei contratti per una grave siccità che va avanti dall'ottobre La straordinarietà di questa crisi sta nel fatto che è dominata dalle aspettative degli operatori finanziari, con il dollaro che si svaluta sempre di più e il petrolio che in pochi anni ha messo a segno un rialzo spettacolare di tipo "Sky Rocket", riverberando effetti devastanti su tutte le materie prime, alimentari comprese. Il circolo vizioso è complesso, articolato e parte dal petrolio, con i paesi produttori che vengono remunerati in dollari e stimolano l ascesa dei prezzi per compensare i disavanzi legati al deprezzamento della valuta americana. Contestualmente, più sale il greggio e più salgono i costi di produzione agricola. Da qui l'impennata dei prezzi delle derrate. E gli attori sono tutti tipicamente finanziari; dalle banche ai fondi d investimento per terminare con i più aggressivi hedge funds, fiumi di denaro si incanalano nei contratti a termine. Si scommette sul deprezzamento del dollaro e l aumento del prezzo del petrolio. Dati presentati all'inizio di quest'anno fanno emergere un netto aumento dell'attività speculativa sui mercati delle materie prime, passata dai 13 miliardi di dollari nel 2003 ai 265 del 2008; per i generi alimentari, la componente speculativa è arrivata fino al 35% di tutti i contratti a termine sul mais, fino al 43% di quelli sui semi di soia e ben oltre il 64% su quelli attivati sul grano e che dieci orsono erano tutti, abbondantemente, sotto il 10%. L'effetto perverso del denaro, l'ossessione degli operatori, tutto concorre ad affamare il mondo, saccheggiato in nome del libero mercato. E' speculazione, non aumento di domanda. Stupirsi per la nuova ondata di aumenti dei prezzi delle materie prime dimostra che, dal fallimento della Lehman Borthers in poi, si accosta l'utopia alla percezione della realtà. Giustificare la recente impennata inflazionistica con una fantomatica ripresa o con il ruolo trainante, quindi assetato di risorse, del dragone cinese vuol dire essere irresponsabili. L impennata dei prezzi delle materie prime ha un solo padrone: la speculazione. E' chiaro che se un sistema viene inondato di liquidità senza criteri regolamentari, questa andrà dove è possibile ottenere i più alti profitti, a spese dell intera economia. Il salvataggio bancario negli USA è costato miliardi di dollari. Tutti soldi finiti negli ingranaggi del sistema finanziario a cui è corrisposto il collasso del commercio mondiale e il crollo della produzione industriale. Una spinta speculativa artatamente concertata per contrastare il sistema politico mondiale che continua a parlare di riforme, revisioni o correzioni di anomalie, ma fatica a realizzarle... come nel 1974.

7 Dov è finito il risparmio? FTAOnline News, Milano, 26 Mag - 16:41 Secondo l Istat, la povertà grava già su un quarto delle famiglie italiane, ma potrebbe diventare più pesante se l'economia non riuscirà a crescere a ritmi sostenuti. Sempre l Istituto nazionale di statistica, dichiara che oggi la propensione al risparmio si è attestata al 9,1 %, il valore più basso dal 1990, con una perdita di 1,4 punti percentuali rispetto all anno scorso. Mentre secondo Confcommercio il risparmio reale di ciascuno di noi è sceso di quasi il 60% rispetto ai primi anni novanta: da 4000 euro l anno a persona fino a 1700 euro. Gli italiani e gli europei Ciò che risulta strano è il comportamento degli italiani durate la crisi: a differenza delle altre nazioni come ad esempio Germania, Gran Bretagna e Francia che cercavano di ridurre i consumi e aumentare i risparmi, l Italia ha azzerato i risparmi e mantenuto i livelli sempre bassi dei consumi. La ragione sta nel fatto che le famiglie italiane, a differenza di quelle inglesi, tedesche o francesi hanno subito un forte calo del reddito disponibile risulta quindi molto difficile poter risparmiare qualcosa in una situazione di disagio come questa. La povertà Una quota crescente di famiglie non è più in grado di mettere i soldi da parte ed è quindi costretta ad intaccare le risorse accumulate. Questo perché i redditi medi da lavoro sono molto più bassi rispetto a 10 o 20 anni fa. Cosa significa essere poveri secondo la statistica? Significa dover spendere il 65-70% del reddito totale a disposizione per i prodotti di prima necessità, indispensabili per vivere, dalla casa all alimentazione ai trasporti necessari per andare al lavoro. Insomma chi è povero non ha scelta: spende e consuma solo per sopravvivere. I giovani e le nuove generazioni Sono i giovani e quindi le nuove generazioni a soffrire maggiormente di questa situazione di povertà. Le nuove generazioni si trovano spiazzati: hanno studiato, si sono laureati ma non trovano lavoro e se lo trovano hanno contratti da precari. I loro stipendi non consentono di lasciare il nido familiare e poter diventare indipendenti. Un tempo però non era così: se ci guardiamo indietro di qualche anno, i padri di famiglia lavoravano e riuscivano a risparmiare e sapevano che quei soldi sarebbero serviti per compare un auto, una casa o per far studiare i figli all università. Ma oggi, i figli, nei quali erano stare riposte molte speranze e che hanno dedicato molto anni agli studi nella speranza di un posto di lavoro gratificante, non trovano che lavori precari e sono più poveri dei padri.

8 In Italia inoltre la situazione tende a migliorare meno che altrove a causa dei minori sostegni pubblici. L insieme di strumenti d aiuto al reddito - dagli assegni familiari all indennità di disoccupazione, all integrazione per la maternità o agli aiuti per l acquisto della casa - in Paesi come Francia e Germania, secondo Luigi Campiglio, economista e docente alla Cattolica di Milano, abbattono la quota di poveri di punti percentuali. In Italia al massimo di 5 punti. La social card? È in attesa di ricarica per poter essere efficace, risponde l economista milanese. Secondo il quale sul fronte della miseria è sensibile il divario tra Nord e Sud ma anche quello esistente nelle singole regioni. Non solo, per fare un esempio, in Sicilia o in Calabria il disagio economico è più diffuso che in Lombardia. Ma è anche più ampia la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi, il solco tra poveri e ricchi.

9 Derivati: per le banche un buco da 52 miliardi di Marcello Frisone e Laura Serafini Il Sole 24 ore 1 maggio 2011 È un dato quasi certo: i disastri dei derivati ingegnerizzati nel mondo anglosassone non sono stati "importati" dalle banche italiane nei propri bilanci, come invece è successo a tanti altri istituti di credito stranieri. È altrettanto quasi certo, però, che le grandi banche italiane non hanno resistito ai lauti profitti consentiti da altri derivati Over the counter (Otc, scambiati cioè fuori da mercati regolamentati) di "copertura" contro il rialzo dei tassi di interesse venduti a enti territoriali, imprese, società finanziarie e piccoli istituti di credito nostrani. Al 31 dicembre scorso, infatti, le perdite potenziali sui derivati Otc del "sistema Italia" nei confronti degli istituti di credito (italiani e quelli esteri con filiali nel nostro paese) sono di 52,2 miliardi di euro. È questa cioè la cifra complessiva che i sottoscrittori di questi contratti dovrebbero versare ai grossi istituti di credito operanti nel nostro paese nel caso in cui decidessero (oppure fossero costretti a farlo) di chiudere anticipatamente gli swap. Adesso, parlare di derivati "tossici" in Italia, così come lo si è fatto per quelli delle banche straniere che hanno portato alla crisi finanziaria del 2008 è improprio; ma si può tranquillamente parlare di vita "intossicata" per le migliaia di imprese (ma anche enti locali e società finanziarie) che stanno lottando giorno dopo giorno (o meglio semestre dopo semestre) con le rate da pagare sugli swap (sulla cui efficienza i tribunali si stanno man mano esprimendo), con la crisi economica nonché con la spada di Damocle dell'attuale valore di mercato negativo dello swap che con molta probabilità lo sarà anche alla scadenza tra qualche anno. Ma andiamo con ordine. Il buco potenziale Come detto, le perdite potenziali complessive sui derivati ammontano a 52,2 miliardi. La variazione rispetto al trimestre precedente è del 31% (da 75,8 miliardi): questo dato può essere imputato per la maggior parte alla effettiva materializzazione delle perdite dovuta alla chiusura dei contratti e per il resto dalla variazione dei tassi d'interesse. I dati tratti dalla base informativa pubblica di Bankitalia non finiscono mai di stupire sul "fenomeno" derivati (swap sui tassi d'interesse e, in minima parte, sui tassi di cambio): il calo del 31% del periodo ottobre-dicembre 2010 è notevole ma è anche il primo così consistente dal 2005; bisogna dire che anche l'aumento del 26% nel trimestre aprile-giugno è stato sorprendente. Insomma, in pochi mesi la variazione di 23,6 miliardi è davvero una cifra enorme. Rischi e costi occulti Dai dati Bankitalia si trae un'altra considerazione: esiste un rischio di controparte (improbabile ma non impossibile) per le banche di ben 52,2 miliardi e che nel corso di sei anni (dal 2005 vengono rese note le perdite in derivati in Centrale Rischi di Bankitalia) le perdite sono man mano cresciute (erano 34,7 miliardi al 31 marzo 2005) e "scollegate" dall'andamento dei tassi di d'interesse (si veda il grafico sotto). Insomma, un mistero che potrebbe essere spiegato dalla presenza in questo valore di mercato negativo (per gli altri

10 operatori ma non per le banche) di costi occulti, gli stessi per esempio contestati dalla Procura di Milano nel processo contro JP Morgan, Deutsche Bank, Ubs e Depfa sui derivati venduti nel 2005 al comune meneghino. Sarà l'esito del processo a stabilire chi avrà ragione nella disputa sui costi occulti per 100 milioni tra banche e Procura anche se (nonostante la fattispecie sia diversa) la VI Sezione civile del Tribunale di Milano ha accertato la presenza di costi occulti nella causa tra UniCredit e il Comune di Ortona (si veda Il Sole 24 Ore del 21 aprile). Questa voce evidenzia un calo del 27% nelle perdite potenziali: dai 4,6 miliardi del 30 settembre scorso scendono infatti a 3,3 miliardi a fine Gli enti in perdita però aumentano da 285 a 316 per una perdita media di 10,6 milioni a operatore. Le perdite potenziali delle amministrazioni pubbliche italiane, però, sono decisamente di più. In questi dati, infatti, non è riportato il passivo potenziale dei contratti derivati sottoscritti all'estero e con banche straniere dagli enti territoriali italiani (come nel caso del comune di Milano riportato sopra).

11 Famiglia / Finanza MUTUI, TORNA IL FINTO REGALO DELLA RINEGOZIAZIONE di Angelo Baglioni Come tre anni fa, il ministro Tremonti estrae dal cappello una regola per rinegoziare i mutui a tasso variabile. Dovrebbe servire a proteggere i mutuatari più deboli dal preannunciato rialzo dei tassi, che inevitabilmente farà salire le rate da pagare. Ma in realtà il provvedimento non porta alcun vero vantaggio per chi ha sottoscritto il mutuo. Semmai ne porta alle banche. Inoltre, si sancisce per legge la morte della concorrenza. Il decreto sviluppo, approvato dal governo la scorsa settimana, prevede la possibilità per i clienti meno abbienti (indicatore Isee fino a 30mila euro) che abbiano stipulato un mutuo a tasso variabile fino a 150mila euro, di chiederne la rinegoziazione alla propria banca, trasformando così il tasso variabilein un tasso fisso. (1) In una fase in cui la Bce ha aumentato il tasso ufficiale il mese scorso e lo farà ancora nel prossimo futuro, la finalità dell operazione è evidente: proteggere i mutuatari più deboli dal rialzo dei tassi, che inevitabilmente farà salire le rate da pagare sui mutui a tasso variabile, tipicamente indicizzati al tasso interbancario Euribor. Ma come al solito il diavolo si nasconde nei dettagli. Se leggiamo bene il decreto, scopriamo che non c è nessun vantaggio per i clienti; casomai, per le banche. DA TASSO VARIABILE A FISSO Vediamo cosa prevede il decreto, riducendo al minimo i dettagli tecnici. Consideriamo un mutuo di 120mila euro a vent anni, stipulato all inizio del 2008, a tasso variabile determinato così: interbancario a breve termine (Euribor) + 1 per cento. Il decreto dice al mutuatario: bene, puoi chiedere di sostituire il parametro di riferimento (Euribor) con il tasso Irs a dieci anni. Cos è mai questo Irs? Diciamo che è la media dei tassi a breve termine che il mercato si attende per i prossimi dieci anni. (2) Quindi il nuovo tasso fisso sarebbe determinato così: tasso medio dei prossimi dieci anni + 1 per cento. Il vantaggio per il cliente è quello di fissare la rata. Ma attenzione: questa viene determinata in base alle aspettative del mercato sull andamento futuro dei tassi. Il cliente avrà quindi un vantaggio dalla rinegoziazione solo se i tassi d interesse saliranno di più rispetto a quanto il mercato si aspetta oggi. In caso contrario, si rivelerà una scommessa perdente per il cliente (e vincente per la banca, naturalmente). Sarebbe quindi sbagliato presentare l operazione come una protezione della clientela più debole rispetto al rialzo dei tassi d interesse. In realtà, l operazione è neutrale dal punto di vista finanziario: prevede lo scambio tra un flusso di rate variabili e un flusso di rate fisse con uguale valore atteso. Il cliente avrebbe una convenienza a richiedere la rinegoziazione, a queste condizioni, solo se Page 1/2

12 credesse che i tassi d interesse saliranno, nei prossimi dieci anni, più di quanto il mercato prevede ora. Ma quanti clienti sono in grado di fare questa valutazione? Forse verranno consigliati dalla loro banca. La quale ha almeno una convenienza immediata a fare l operazione: il tasso applicato al mutuo aumenterebbe subito di oltre due punti percentuali e la rata mensile del nostro esempio di oltre cento euro. (3) Forse il decreto vuole fare un regalino alle banche, consentendo loro di anticipare il rialzo dei tassi previsto per il prossimo futuro? E LA CONCORRENZA? C è poi un altro aspetto che colpisce: il totale disprezzo per il mercato. Non dovrebbe essere la concorrenza che induce le banche a offrire la rinegoziazione dei mutui a condizioni convenienti per i mutuatari? Si sa, il mercato non è perfetto. Ma non si favorisce certo il suo funzionamento stabilendo per legge le nuove condizioni che i clienti possono chiedere in sostituzione di quelle vecchie. A maggior ragione, se tali condizioni non portano alcun reale vantaggio ai clienti, sorge il sospetto che si voglia proprio evitare che la concorrenza eserciti i suoi effetti. (4) Per concludere, un ricordo del passato che ritorna. Nel maggio del 2008, il ministro dell Economia, appena insediato, concordò con l Abi una convenzione per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile. Anche allora si presentò come vantaggiosa una regola di revisione delle rate che in realtà non presentava alcun beneficio per la clientela. L unico effetto era limitare la concorrenza tra le banche. Già allora fummo critici su quell iniziativa. Ora ci risiamo. Che tristezza: quando potremo scrivere che in Italia le cose cambiano? (1) Articolo 8 del decreto legge Prime disposizioni urgenti per l economia. (2) Per il lettore più tecnico: l Irs è l Interest Rate Swap sull interbancario. Quindi l effetto economico del decreto è quello di consentire al mutuatario di swappare il suo tasso variabile con un fisso, alle condizioni di mercato. (3) I dettagli di questo e di altri esempi sono disponibili sul Sole-24Ore del 5 maggio (4) Naturalmente, si può obiettare che il tasso stabilito dal decreto è un livello massimo: le banche sono libere di applicare tassi inferiori. Ma sappiamo come vanno queste cose. Il livello massimo stabilito dalla legge finisce per diventare un punto focale al quale tutte le banche si adeguano: sembra fatto apposta per facilitare il coordinamento delle banche in un equilibrio collusivo. Page 2/2

13 WallStreetItalia.com Goldman Sachs e altre 15 big banks indagate dalla Ue per abusi e speculazioni su derivati e CDS Pubblicato il 29 aprile 2011 Ora 14:45 Roma - Il mercato dei Credit default swaps (Cds) è finito nel mirino dell'antitrust Ue: e, con esso, ben 16 banche, tra cui compaiono i nomi ben noti di Goldman Sachs, JP Morgan, Citigroup e Deutsche Bank. La Commissione europea ha deciso di avviare due indagini per capire se le banche in questione si siano messe d'accordo nel dare informazioni di mercato a Markit, la società principale fornitrice di informazioni finanziarie nel mercato dei CDS. Le autorità di regolamentazione esamineranno anche se nove di queste banche abbiano concluso accordi di natura anti-competitiva con l'ice Clear House, la società di compensazione dei derivati, impedendo ad altri operatori di partecipare al mercato. "L'assenza di trasparenza sui mercati può tradursi in un comportamento di abusi e facilitare la violazione delle leggi sulla concorrenza - ha reso noto, stando a quanto riporta Bloomberg, Joaquin Almunia, commissario della Ue alla concorrenza - Spero che la nostra indagine contribuirà a migliorare il funzionamento dei mercati finanziari". L'inchiesta deve essere considerata nell'ambito delle recenti dichiarazioni di altre autorità di regolamentazione globali, che stanno tentando di rendere più stringenti le regole sul mercato dei credit-default swap. Oltre all'unione europea, sul mercato stanno indagando separatamente anche il Regno Unito e gli Stati Uniti: in questi casi si vuole anche approfondire il dubbio secondo cui le banche si sarebbero messe d'accordo per manipolare il tasso interbancario di Londra. Le banche coinvolte nell'indagine lanciata dall'ue sono, oltre a quelle su citate, Bank of America Merrill Lynch, HSBC, Barclays, BNP Paribas, Wells Fargo Bank/Wachovia, Commerzbank, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland, UBS, Crédit Agricole, Société Générale, Crédit Suisse First Boston. La seconda indagine, quella che coinvolge l Ice, valuterà se le tariffe preferenziali concesse a nove banche abbiano urtato la concorrenza. Le nove banche sono: Bank of America Corporation, Barclays Bank plc, JP Morgan Chase & Co, Citigroup Inc, Goldman Sachs Group Inc., Morgan Stanley, UBS AG, Crédit Suisse Group AG e Deutsche Bank AG. Amelia Torres, portavoce della Commissione europea, si è così espressa: "Stiamo cercando di capire se i principali attori dei mercati si siano comportati in modo negativo, raggiungendo accordi anti-competitivi o abusando di una possibile posizione dominante". Nessun commento è arrivato per ora da Deutsche Bank, Commerzbank, JP Morgan, BNP Paribas, Morgan Stanley, RBS, Goldman Sachs; anche l'ice di Atlanta non ha rilasciato alcuna dichiarazione, nonostante sia stata contattata. Silenzio anche da parte di Giles Croot, portavoce di Barclays, e Teresa Chick, portavoce di Markit.

14 Si continua a indagare sui "giochetti" delle big di WS Pubblicato il 17 maggio 2011 Ora 15:13 Roma - Banche americane ancora nel mirino della giustizia. E sempre per i loro sporchi giochetti nel mercato dei mutui. Eric Schneiderman, procuratore generale di New York, ha appena lanciato una nuova indagine sugli istituti di credito più importanti degli Stati Uniti. Obiettivo: capire il ruolo effettivo che queste banche hanno ricoperto durante la crisi finanziaria. Il procuratore avrebbe già chiesto incontri con i funzionari di Bank of America, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Altre tre banche, i cui nomi non sono al momento conosciuti, sono state contattate. Non si sa ancora di preciso qual è in particolare l'oggetto dell'indagine; ma si sospetta che l'inchiesta possa riguardare una vasta gamma di attività, partendo dalle attività di prestito alla creazione di prodotti derivati garantiti dai mutui. La notizia arriva poi qualche ora dopo quella resa nota dall'huffington Post, secondo cui alcune fonti avrebbero parlato di cinque indagini separate avviate dal Dipartimento immobiliare e per lo sviluppo urbano Usa, su - ancora, Bank of America, JP Morgan Chase - e anche Wells Fargo, Citigroup e Ally Financial. L'accusa risiederebbe nella violazione del False Claims Act, una legge che risale ai tempi della guerra civile che viene utilizzata come "arma" contro quelle aziende che si macchiano del reato di frode fiscale ai danni del governo. Insomma, nonostante la crisi finanziaria sia passata, tanti scheletri continuano a essere trovati negli armadi delle big di Wall Street.

15 Mediolanum indagata Pubblicato il 05 maggio 2011 Milano - Sotto il cielo d Irlanda, se sei straniero e porti denaro, si pagano poche, pochissime tasse. Lo sa bene Ennio Doris che ha trasferito da quelle parti la cassa di Mediolanum. Somme importanti: profitti per centinaia di milioni riescono ogni anno a dribblare le imposte con il risultato di ridurre al minimo l impatto del Fisco sui conti del gruppo controllato dallo stesso Doris insieme al suo amico Silvio Berlusconi. Tutto bene, se non fosse che dopo anni d inerzia l Agenzia delle entrate ha messo nel mirino questo gioco di sponda tra Milano e Dublino. Quei soldi che tornano in Italia sotto forma di commissioni per la gestione dei fondi d investimento irlandesi vanno tassati come reddito nostrano. Questa in sintesi la contestazione degli ispettori ministeriali che a giugno e poi a ottobre del 2010 hanno messo per iscritto i loro rilievi a Banca Mediolanum e a Mediolanum Vita. In totale fanno 134 milioni di proventi sottratti, sostiene l accusa, alla tassazione negli anni 2005 e Il secondo siluro è arrivato un paio di mesi fa, a fine febbraio. Questa volta Banca Mediolanum si è vista contestare un imponibile supplementare di 121 milioni per il periodo che va dal 2006 al Che fare? Di fronte all attacco del Fisco, Doris ha pensato bene di venire a patti. In gergo tecnico si chiama "accertamento con adesione". In pratica, pur di incassare in fretta, l Agenzia delle entrate è disposta a fare uno sconto alla banca e l accordo potrebbe essere siglato già nelle prossime settimane. Questo però è solo il primo round. Restano aperti gli altri procedimenti avviati nei confronti del gruppo e per Mediolanum, alla fine, il conto potrebbe rivelarsi pesante, con decine di milioni da versare pronta cassa allo Stato. Peggio ancora: il Fisco contesta altri 64 milioni di Iva non pagata su compensi ai promotori. Qui però i manager di Doris sembrano intenzionati a dare battaglia. "Ci siamo comportati secondo la prassi di mercato", sostengono con il conforto di pareri legali e precedenti a loro favorevoli sulla stessa materia. Tant è vero che nel bilancio 2010 non sono stati fatti accantonamenti per far fronte ad eventuali sanzioni. A questo punto, però, il problema maggiore non sembra neppure la vertenza fiscale in sé. Del resto negli ultimi due anni l Agenzia delle entrate è partita lancia in resta contro diversi istituti di credito per sanzionare operazioni finanziarie costruite apposta, questa è la contestazione, per pagare meno tasse. Sono finiti nel mirino, per esempio, alcuni pesi massimi del settore come Intesa e Unicredit, al centro di contenziosi per svariate centinaia di milioni. Mentre la Popolare di Milano ha preferito chiudere in gran fretta la questione sborsando quasi 140 milioni.

16 Per Mediolanum però la questione sembra diversa e per molti aspetti anche più preoccupante. Come il Fatto Quotidiano ha già raccontato (Leggi l articolo) il gruppo guidato da Doris è una macchina che viaggia a tutta velocità grazie soprattutto alla benzina irlandese. Il bilancio del 2010 si è chiuso con 246 milioni di utili, in aumento del 15 per cento circa sull anno precedente. Gran parte dei profitti vengono realizzati a Dublino proprio grazie al gioco di sponda delle commissioni. Lo stesso che adesso viene contestato dal Fisco. Per dare un idea delle cifre in gioco va segnalato che la controllata irlandese Mediolanum International Funds amministra oltre 17 miliardi di euro raccolti per lo più in Italia sotto forma di sottoscrizioni di fondi comuni d investimento. Ebbene, questa società di Dublino ha realizzato la bellezza di 257 milioni di profitti lordi. Le imposte però, come risulta dal bilancio, non hanno superato i 32 milioni. Ovvero il 12 per cento circa degli utili. Tutto merito del generoso Fisco irlandese, che per attirare nuovi business da anni garantisce un trattamento di favore alle società straniere. E così, grazie al trasloco sotto il cielo d Irlanda, la Mediolanum International Funds, vera macchina da soldi della galassia Doris, è riuscita a cavarsela pagando all erario meno della metà di quanto dovrebbe versare se avesse sede nel nostro Paese. Risultato finale: il tax rate dell intero gruppo Mediolanum, cioè l aliquota media di tassazione applicata, si aggira intorno al 18 per cento. Un dato di gran lunga inferiore rispetto ad altri grandi gruppi finanziari nostrani come Intesa, Unicredit e Monte dei Paschi. Domanda: che cosa succederebbe se alla fine dovesse prevalere la nuova linea interventista dell Agenzia delle entrate? Quali sarebbero gli effetti sui conti del gruppo finanziario se il Fisco nostrano si mettesse di traverso sulla strada che va da Milano a Dublino? Facile immaginare che i vertici di Mediolanum sarebbero costretti a rivedere lo schema operativo che fin qui ha garantito utili a palate. Non è detta l ultima parola, ovviamente. I procedimenti aperti nei mesi scorsi potrebbero anche dar ragione alla "banca costruita intorno a te", per citare lo slogan più celebre recitato per anni in tv da Doris. Un tipo ambizioso. Uno che solo pochi giorni fa nel sermone autocelebrativo recitato nell annuale convention del gruppo si è detto convinto che Mediolanum conquisterà un posto tra le prime cinque banche nazionali. Fisco permettendo, naturalmente. Copyright Il Fatto Quotidiano. All rights reserved

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