GLI ANNI DELLE COSE. Media e società italiana negli anni settanta. contributi di: FRANCESCO A NZELMO ANDREA B ELLAVITA

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1 GLI ANNI DELLE COSE Media e società italiana negli anni settanta a cura di FAUSTO COLOMBO contributi di: FRANCESCO A NZELMO ANDREA B ELLAVITA LORENZO FACCHINOTTI Pubblicazioni dell I.S.U. Università Cattolica

2 GLI ANNI DELLE COSE Media e società italiana negli anni settanta a cura di FAUSTO COLOMBO Contributi di: FRANCESCO ANZELMO ANDREA BELLAVITA LORENZO FACCHINOTTI Milano 2000

3 2000 I.S.U. Università Cattolica Largo Gemelli, 1 Milano ISBN

4 INDICE PREMESSA...5 GLI ANNI DELLE COSE...7 di Fausto Colombo 1. Una prospettiva di studio Un decennio contraddittorio Il sistema dei media...10 PIÙ DI UN DECENNIO. GLI ANNI SETTANTA E I LIBRI...13 di Francesco Anzelmo IL CINEMA DEI MOSTRI...55 di Andrea Bellavita Una premessa metodologica Il momento creativo: il cinema dei mostri Il secondo momento: la distribuzione Il pubblico: il momento del cambiamento...72 L INDUSTRIA DISCOGRAFICA TRA PRODUZIONE E CONSUMO...83 di Lorenzo Facchinotti Transizioni di fine decennio...83 La musica progressiva...91 I cantautori...96 La programmazione RAI...98 La musica ribelle delle radio libere Il riflusso: dalla disco-music alla nuova crisi degli anni Tabelle Le classifiche Bibliografia

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6 PREMESSA Una dispensa universitaria è sempre la traccia di un lavoro durato diverso tempo. Spesso è anche il segno della volontà di rilanciare verso il futuro, buttando il cuore oltre l ostacolo. Questa dispensa non sfugge alla regola. Tenta di sedimentare una parte dei risultati provvisori e parziali del corso di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa da me tenuto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell Università Cattolica del S. Cuore di Milano nell anno 1999/2000. In particolare, riguarda il lavoro svolto per le lezioni monografiche del corso, relative appunto all industria culturale italiana negli anni settanta, e riprende così idealmente una tradizione che ha già visto nascere altre due dispense ISU negli anni passati: Studi per una storia sociale dei media in Italia (1996) e L industria culturale italiana dal 1900 alla Seconda Guerra Mondiale. Tendenze della produzione e del consumo (1997). Da quelle prima prove è nato il mio volume La cultura sottile. Media e industria culturale italiana dall ottocento agli anni novanta 1, per cui sto attualmente pensando a una revisione, soprattutto per quanto concerne i capitoli della seconda parte, dedicata al secondo dopoguerra fino all oggi. Concretamente, questa dispensa presenta alcuni dei carotaggi che uno studio di storia sociale può compiere per dare conto della fisionomia di un sistema industriale di cultura in un arco di tempo dato. In particolare, vengono presentati il sistema editoriale-librario, il circuito cinematografico e l industria discografica. Durante le lezioni sono stati presentate anche riflessioni sul sistema informativo a stampa, nonché alcune analisi dettagliate su prodotti specifici, come la produzione musicale del duo Mogol Battisti, il cinema di Sergio Leone e i fumetti di Grazia Nidasio e di Hugo Pratt. Questi contributi non hanno trovato spazio qui, ma confidiamo di poter dare loro forma editoriale più avanti, così come ci proponiamo di continuare il nostro lavoro di ricognizione, ancora ben lontano dal potersi dire completo. 1 F. Colombo, La cultura sottile, Bompiani, Milano

7 Dunque, ciò che viene qui presentato è un work in progress, che però non mi vede più solo, perché questa volta sono stato accompagnato da alcuni preziosi collaboratori, che si sono appassionati all avventura di rileggere il passato della nostra storia attraverso la curiosa lente dell industria culturale, e che mi hanno ridato entusiasmo e voglia di continuare. Per la verità, gli ultimi anni hanno visto un fiorire di saggi su questo tema, e mi dà veramente soddisfazione accorgermi che una strada fino a poco tempo fa abbastanza negletta (per non dire soggetta all ostracismo di un congruo numero di intellettuali) si è ora popolata di tanti competenti compagni di strada. Proprio lo sviluppo crescente degli studi si questi temi ha reso indispensabile da un lato una forte specializzazione nei vari settori sia in termini di contenuto che di competenza rispetto alle fonti, dall altro il conseguente lavoro d équipe, e questo spiega perché soltanto grazie alla creazione di una vera e propria squadra mi sia stato possibile affrontare un tema come quello presentato in questa dispensa. Ecco allora la necessità di ringraziare in queste pagine sia gli estensori dei singoli saggi (Francesco Anzelmo, Andrea Bellavita, Lorenzo Facchinotti), sia Anna Sfardini, che pur non avendo lasciato traccia scritta dei suoi contributi, è stata come noi impegnata nello sforzo comune. Un altro ringraziamento va ai nostri studenti, davvero protagonisti come poche altre volte con la loro attenzione, le loro domande piene di curiosità e soprattutto la molta passione dimostrata durante alcune rievocazioni. 6

8 Fausto Colombo GLI ANNI DELLE COSE 1. Una prospettiva di studio La prima domanda che credo il lettore sia autorizzato a porsi aprendo questa dispensa è: quale significato culturale può avere studiare il sistema dell industria culturale di un decennio? La dimostrazione che questa prima, istintiva domanda non è affatto ingenua consiste nella complessità della risposta. In primo luogo: qual è l obiettivo finale di ogni indagine sull industria culturale affrontata come questa con gli strumenti della storia sociale? Vorrei ribadire quanto ho affermato in altra occasione presentando un lavoro assai complesso sull industria culturale milanese: La prospettiva della storia sociale non è quella filologica nei confronti del testo, o quella collezionistica di fronte all oggetto, bensì, molto più banalmente e umilmente, quella di chi vuole guardare al cuore degli uomini delle generazioni passate e presenti, e vuole scoprire e ricostruire i loro gusti, le loro invenzioni, le loro passioni 1. Il contributo consiste dunque nel trovare qualcosa che riguarda la vicenda umana, non quella dei sistemi, delle strutture o delle tecnologie della cultura. In secondo luogo: come si isola un periodo? Date le premesse che ho appena illustrato, credo che la risposta possa essere soltanto una: vi è una consonanza tra lo sviluppo dei media e dell industria della cultura e lo zeitgeist di un certo periodo, solcato all inizio e alla fine da cesure di ordine storico, sociale, economico e culturale. Il motivo di questa consonanza sta proprio nella radice dell industria e del mercato della cultura, che ha la forma di un circuito in cui il pubblico entra in gioco 1 F. Colombo, Commenti introduttivi, in Idem (a cura di), Libri giornali e riviste a Milano. Storia delle innovazioni nell editoria milanese dall ottocento ad oggi, Abitare Segesta-AIM, Milano 1998, p

9 quanto le istituzioni politiche, economiche e culturali, e in cui quindi le tendenze si materializzano con irrisoria facilità e si traducono in simboli, strategie produttive, tendenze di consumo. In terzo luogo: quali sono i limiti di questo tipo di studi? Risposta: non credo ci siano confini netti. Bisogna arrangiarsi, fare bricolage fra sociologia e storia, fra semiotica e critica. Bisogna trovare una bussola che in buona parte è data dall esperienza. Immergersi nei fatti passati. Farli risuonare dentro. Vecchie questioni che riguardano ogni storiografia, ma più in generale ogni disciplina delle scienze umane. Le spiegazioni sono finite, per quel tanto che si può dire. Cominciamo. 2. Un decennio contraddittorio Quando cominciano gli anni settanta? Prima del settanta, naturalmente. Solo che chi viveva allora non lo sapeva, e se ne è accorto che il decennio si avviava già alla conclusione. Un passo indietro: se identifichiamo gli anni sessanta con il boom e la prima esperienza del Centrosinistra (ossia con la seconda e questa volta definitiva spinta verso la modernizzazione del Paese), ossia con un periodo in cui si è tentato di costruire una modernizzazione ben temperata che mediasse i valori tradizionali con il nuovo che avanzava, allora non vi è dubbio che gli anni settanta cominciano con la crisi di quel periodo, che certamente è collocabile nel biennio 1967/68, anno della prima contestazione studentesca presso l Università di Trento (questa è appunto l ipotesi formulata dallo storico P. Ginsborg 2 ). Per comprendere il significato di quelle prime lotte occorre guardare alle loro cause prossime e remote: In primo luogo il sistema universitario pagava la sua arretratezza, spiazzata da un afflusso massiccio di nuovi studenti, in parte frutto del boom delle nascite, in parte causato dalle riforme che avevano elevato l obbligo scolastico fino ai 14 anni (la legge è del 1962) e che avevano aperto l accesso ai corsi universitari, prima piuttosto direttivo e 2 Cfr. P. Ginsborg, Storia d Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica , Einaudi, Torino 1989, in particolar modo i capitoli IX e X. Sulla storia del nostro Paese in questi anni si veda anche, tra gli altri, il volume di E. Santarelli, Storia critica della repubblica. L Italia dal 1945 al 1994, Feltrinelli, Milano

10 costrittivo (a certi corsi di laurea ci si poteva iscrivere soltanto con certi diplomi di media superiore). In secondo luogo la crisi espressa dal mondo studentesco era la prima avvisaglia di un sentire diffuso che avvertiva la fine della fase espansiva del boom, e che prefigurava un futuro assai più incerto di quanto certe ingenue promesse consumistiche continuavano a sottolineare nell ufficialità dei media. In terzo luogo era il mondo giovanile, nella sua complessità ad avvertire una nuova coerenza interna, che si radicava da un lato nelle trasformazioni strutturali (industrializzazione, urbanizzazione, meridionalizzazione delle grandi città del nord a causa dell immigrazione interna), dall altro nella omogeneità dei consumi sia di merci che di cultura. È tanto vera questa autoaffermazione di identità del mondo giovanile che anche il movimento operaio troverà proprio nei giovani meridionali, estranei alle tradizionali logiche del sindacato, i più forti sostenitori di nuove forme di lotta. La base culturale del movimento antagonista che inizia nel biennio 67/68 ha poco a che vedere con il marxismo tradizionale. È piuttosto una miscela composta di testi del giovane Marx, di Mao (con riferimenti alla cosiddetta rivoluzione culturale), di Marcuse, Laing e Cooper, e quindi presenta svariati elementi di anticonsumismo, antifamilismo, alternativismo giovanile, mito della liberazione sessuale. Interessante è anche definire il limite estremo del decennio, che questa volta coincide con il suo limite di calendario: è infatti ravvisabile nel 1980, anno della cosiddetta marcia dei , la celebre manifestazione con cui quadri e altre forze sociali chiesero a voce alta la fine dell ultimo grande sciopero alla Fiat. È infatti la fine del movimento antagonista e il segnale più evidente del riflusso che già serpeggiava sotto traccia dalla seconda metà del decennio. Scegliendo come inizio e fine del periodo eventi che riguardano la lotta sociale e politica si è dato un particolare taglio interpretativo alla ricostruzione storica, taglio che qualcuno potrà non condividere. Questa scelta è comunque motivata da due ordini di ragioni: Lo scontro politico e sociale ha segnato obiettivamente (anche se in modo non esclusivo) il periodo: basti pensare alla durata delle 9

11 contestazioni studentesche (assai più lunghe che in qualunque altro Paese dopo la fiammata del 68), o al terrorismo come svolta radicale e drammatica dei conflitti di piazza, culminata con il rapimento e l uccisione di Aldo Moro nel 1978; su un altro piano, anche l esperienza della corresponsabilizzazione del PCI di Enrico Berlinguer nell appoggio agli ultimi governi del periodo segna una stagione unica del Paese. La rivolta giovanile è stata un arma determinante nell imprimere alla società italiana una spinta alla modernizzazione dei costumi che forse avrebbe altrimenti richiesto più tempo e si sarebbe esercitata con più mediazioni. Si pensi invece che in questo periodo si modifica persino la legislazione sulla morale familiare e su alcune scelte riguardanti quella che potremmo definire etica della vita (abrogazione del reato di adulterio fra il 1967 e il 1968; leggi e poi referendum sulla legalizzazione del divorzio e dell aborto), base di una qualunque convivenza civile; e d altronde, assume definitiva visibilità la questione femminile. Infine, il contrasto evidente fra questo brusco scarto di modernizzazione e il successivo riflusso, che comunque fa propri gli elementi del consumismo accentuando la pulsione alla soggettività, segnala l ambiguità profonda delle istanze che attraversarono la società italiana, che da un lato potevano apparire antagoniste, dall altro possono essere lette sotto alcuni aspetti come puramente funzionali a uno sviluppo liberal-moderno, con l accentuazione dei diritti di consumo e di garanzia rispetto a quelli di partecipazione. 3. Il sistema dei media Se dallo sguardo sulla società nel suo complesso ci lanciamo in uno zoom sul sistema dei media, il dato dell ambiguità risulta ancora più illuminante. In effetti molte istanze possono essere interpretate in modo assolutamente legittimo come istanze di democratizzazione e di partecipazione o, viceversa, come spinte al diritto al consumo. 10

12 Facciamo qualche esempio, soffermandoci in particolare su quegli aspetti che non sono stati messi a tema in questa dispensa La stampa giornalistica è segnata in questo periodo da due fenomeni: Una trasformazione del sistema legata alla nascita e alla morte di alcune esperienze del tutto nuove, dai quotidiani alternativi ( Il manifesto, Lotta Continua ) ai quotidiani ideologicocommentativi come La Repubblica e Il Giornale, fino alle esperienze di popular all inglese, come L Occhio di Rizzoli, diretto da Maurizio Costanzo, destinato a una breve e sfortunata vita. Si aggiunga a questo l esperienza del Corriere della Sera di Piero Ottone, che riuscì, con una fortunata e originale formula, a innovare il più tradizionale dei quotidiani italiani lasciandone immutato il ruolo editoriale. La scalata al sistema giornalistico italiano della Loggia P2, emblema di una concezione tipicamente nazionale del controllo dell informazione come strumento di potere (occulto e non). 3.2.Il sistema radiotelevisivo è invece caratterizzato da un lato dalla riforma della Rai, dall altro dalla nascita dell emittenza privata, prima radiofonica, poi televisiva (non a caso, il 1980 è anche l anno della nascita di Canale 5 dell imprenditore Silvio Berlusconi). Le istanze di questa doppia nascita sono almeno quattro: In primo luogo si tratta di dare conto delle obiettive trasformazioni della società italiana. Nella riforma della Rai (la nascita della terza rete è del 1979) si evidenzia l ultimo grande tentativo di governare il cambiamento dal centro politico e istituzionale, dando vita in modo ottriato a un radicamento sul territorio della produzione 3 Rimando qui a tre possibili testi di approfondimento sulla vicenda dell industria culturale nazionale: D. Forgacs, Italian Culture in the Industrial Era Cultural Industries, Politics and the Public, Manchester University Press, Manchester and New York 1990; tr. it. L industrializzazione della cultura italiana ( ), Il Mulino, Bologna 1992; M. Sorice, L industria culturale in Italia, Editori Riuniti, Roma 1998; M. Morcellini, P. De Nardis (a cura di), Società e industria culturale in Italia, Meltemi, Roma

13 televisiva e aprendo spazi (le cosiddette trasmissioni dell accesso) alle identità sparse nel Paese. In secondo luogo esplode per la prima volta in modo così ampio il localismo che si esprime nelle radio e nelle televisioni libere : un localismo che si sviluppa attraverso non tanto lo scimmiottamento di modalità appartenenti alla tradizione mediatica italiana, ma attingendo a un altra Italia sommersa, fatta ancora di bar e di pruriti, di voglia di divertimento e di sberleffo. In terzo luogo, emerge una nuova creatività, ancorata almeno culturalmente ai movimenti alternativi, che trova nei media e non più nella politica il proprio spazio espressivo (le radio politiche, da Radio Popolare a Milano, fino a Radio Alice a Bologna, che in realtà hanno il proprio specifico anche nelle innovazioni linguistiche). Infine, nasce un nuovo terreno di professionalità e di consumi, per certi versi sorprendente: esplode il cinema in televisione, esplode la pubblicità al di fuori di ogni tentativo di mantenerla entro i confini delle rubriche dedicate come Carosello ; esplode soprattutto una tecnologia televisiva che è fatta di colore (contro il bianco e nero) e di zapping attraverso varie molte scelte possibili (contro la monoliticità dell offerta monopolistica). Fu tutto selvaggio. Spesso ai confini della legalità (come dimostrano le sentenze, le controsentenze, le battaglie giudiziarie). Ma fu vero quanto il movimento antagonista. E fu la matrice di ogni possibile riflusso. Ecco dunque alcune brevi tracce di sviluppo di un indagine che è appena cominciata, e i cui frutti più evidenti si trovano nei pezzi che seguono. In tutti, si ritrova l ambiguità che ho cercato sommariamente di segnalare qui. In tutti, si trova anche l idea che comunque questo decennio abbia avuto a che fare con le cose, ossia con la trasformazione del corpo della società italiana. Alla trasformazione radicale del suo immaginario avrebbe provveduto il decennio seguente. Ma questa come si dice è un altra storia. 12

14 Francesco Anzelmo PIÙ DI UN DECENNIO. GLI ANNI SETTANTA E I LIBRI Due date mi sono parse in un primo momento significative per raccontare cosa ne è stato dei libri in Italia nel decennio settanta. Il 1968, naturalmente: ma non tanto per quanto riguarda gli eventi politici e sociali legati alla nascita del movimento degli studenti (il quale, a voler essere precisi, soprattutto per ciò che riguarda il nostro paese, si è formato un anno prima. Dell autunno 67, infatti, sono le prime occupazioni universitarie: la facoltà di sociologia di Trento a ottobre e l Università Cattolica di Milano a novembre). Piuttosto, e questo fatto riguarda più da vicino il nostro problema, nel 1968 l editore Feltrinelli pubblica Cent anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. Una vicenda editoriale esemplare: un editore tradizionalmente di sinistra pubblica il capolavoro di uno scrittore sud americano (che per altro è vissuto e ha lavorato lungamente in Italia come giornalista) e raggiunge un pubblico relativamente ristretto, costituito dai soli cultori della letteratura latino americana. Passano alcuni anni, e il lavoro di Garcia Marquez diventa un vero e proprio oggetto di culto di quanti fanno parte o si sentono vicini al movimento studentesco nella prima metà degli anni settanta. Infine i diritti del libro cambiano di proprietà e passano in mano a Mondadori. Il romanzo, all inizio degli anni ottanta (1982) torna di attualità: Garcia Marquez vince il premio Nobel per la Letteratura, e questo titolo, certamente il suo più famoso, balza nuovamente in cima alle classifiche dei libri più venduti. Vicenda editoriale esemplare per tanti motivi: secondo un percorso librario che si ripete spesso, un piccolo editore acquista i diritti e pubblica uno scrittore di una certa notorietà, ma sicuramente molto distante dall essere la personalità pubblica e mediatica che di lì a poco diventerà. Alcuni, non molti, amanti della letteratura latino americana lo leggono e lo apprezzano, ma saranno necessari alcuni anni perché diventi un best- 13

15 seller. Necessario sarà soprattutto il diffondersi di un clima politico e sociale molto particolare, di un gusto che si identifica volentieri nelle atmosfere di Garcia Marquez. Cosa è successo? Franco Moretti, in Opere Mondo 1, individua almeno due elementi in Cent anni di solitudine che fecero impazzire l Europa a cavallo dei nostri due decenni: il reale fantastico e l apertura al mondo. Reale fantastico, e non, come si indica solitamente, realismo (che è una cifra stilistica, e una poetica, prettamente europea): un dato di fatto, una caratteristica che appartiene a quel particolare mondo, a quella realtà: a Haiti, scrive Carpentier, il surrealismo è nelle cose stesse: è un fatto quotidiano, collettivo, che restituisce realtà alle tecniche moderniste: che prende l avanguardia e la rimette con i piedi per terra 2. Se l Europa ha perso ormai da decenni la fiducia nella capacità dei propri discorsi di dire la realtà senza mistificarla, senza piegarla all ideologia, improvvisamente si presenta ai lettori uno scrittore che sembra in grado di produrre un discorso innocente, portato avanti con una scrittura trasparente, priva di ironia e di moltiplicazioni dei piani di senso, che dice di una realtà meravigliosa (perché ai nostri occhi quella realtà non può che essere meravigliosa) e di ridare senso al mondo a partire dalle azioni degli individui. Il colonnello Aureliano Buendia promosse trentadue sollevazioni armate e le perse tutte. Ebbe diciassette figli maschi da diciassette donne diverse, che furono sterminati l uno dopo l altro in una sola notte, prima che il maggiore compisse trentacinque anni. Sfuggì a quattordici attentati, a settantatre imboscate, e a un plotone di esecuzione. Sopravvisse a una dose di stricnina nel caffè Niente di astratto qui: nessuna ragione oggettiva delle guerre. Tutto ha origine da un soggetto concreto, in carne e ossa, che si ripete identico, in principio di frase, per nove lunghi periodi consecutivi. È un modo mitico di spiegare gli eventi, come ha detto tante volte Karl Popper degli dei di Omero? Certo. Ma è una spiegazione. E dopo mezzo secolo di enigmi, di spiegazioni c è sempre un gran bisogno 3. 1 Franco Moretti, Opere Mondo, Einaudi, Torino Id., p Id., p Il brano di Garcia Marquez è citato dallo stesso Moretti. 14

16 Cent anni di solitudine è, come si disse allora, un ritorno alla narrazione. Una saga familiare, i Buendia, un paese, Macondo, e intorno il corso del mondo visto da questo esatto punto, raccontato senza il ricorso a schemi e strutture concettuali, con una passione per il reale (fantastico) di cui i nostri lettori ritrovano il gusto. Ma il romanzo di Garcia Marquez, sempre secondo Moretti, ha un altra peculiarità che lo distingue dai suoi parenti più prossimi europei: l apertura al mondo. Moretti, infatti, ancora in Opere Mondo, traccia la storia di una progressiva contrazione spaziale che colpisce tutti i romanzi europei (che condividono una medesima forma epica) a partire dall Ulisse di Joyce. Così, passando attraverso I Buddeenbrook, i Viceré, il Gattopardo, la Saga dei Forsyte, la forma simbolica romanzo epico subisce un processo di delimitazione continua dello spazio scelto per gli accadimenti: dallo Stato-nazione alla città, alla casa. Neppure Cent anni di solitudine si sposta da Macondo, ma questo luogo è continuamente attraversato dal mondo: è una realtà che affiora fin dalle primissime parole del romanzo, con il ghiaccio e le guerre: e prosegue poi con le invenzioni degli zingari e i mercanti arabi, i damerini italiani e le puttane francesi, il savio catalano, l ebreo errante, l aviatore fiammingo 4. Macondo, insomma, come uno spazio in cui il meraviglioso è reale e disponibile (cioè non costruito come un progetto d avanguardia), ed è nello stesso tempo un luogo straordinariamente aperto sul mondo in tutto la sua varietà, a fronte di una narrativa italiana, vedremo meglio in seguito, sempre più provinciale e ripiegata su se stessa. Probabilmente non è del tutto legittimo trarre conclusioni immediate e dirette sulla natura del pubblico e della società che accolse entusiasta, all inizio degli anni settanta, Cent anni di solitudine, ma certamente il lettore vi trovò qualcosa di profondamente rispondente alle proprie aspettative, alla propria ricerca di senso, rispetto al reale. E il reale raccontato da Garcia Marquez è senz altro multiforme, variegato e piuttosto caotico: è, come conclude Moretti, il mondo della possibilità. Infine, questo mondo non è fuori dalla storia: la storia gli appartiene, ed è una storia in divenire: nel realismo magico, infatti, la disomogeneità del tempo storico [per cui un evento viene annunciato all inizio nelle sue estreme conseguenze nel futuro, per tornare poi 4 Id., p

17 indietro, nel resto della narrazione, a raccontare quanto conduce a quella fine, inizio dell intreccio e fine della fabula] è [ ] l indizio di una storia in cammino 5. Insomma Cent anni di solitudine, il romanzo del movimento, il romanzo del 68 e oltre, è l opera della realtà riscoperta nella sua magia, dell apertura al mondo, dove il mondo è quello della possibilità, attraversato da una storia aperta, in cammino; è l opera senza ironia, dalla scrittura trasparente, in cui le parole, insomma, servono a dire le cose, per quello che sono: È lo stile di Cent anni di solitudine questa scrittura senza polifonia e senza ironia: questa scrittura trasparente, come una bella mattina d estate, cui il romanzo deve tanto del suo successo era divenuto da tempo impossibile per la letteratura europea, che aveva scoperto l onnipresenza delle ideologie, e dunque l inesistenza di un punto di vista oggettivo. Bene, è come se un colpo di genio avesse suggerito a Garcia Marquez il desiderio segreto del lettore colto europeo: avere di nuovo fiducia nel racconto. Leggere una storia strana e complicata quanto si vuole: però, oggettiva. Leggere, insomma, un romanzo senza ideologia 6. Nel 1982 Garcia Marquez vince il premio Nobel. L editore italiano, abbiamo detto, è ora Mondadori. Secondo una strategia che caratterizza questa casa editrice, a costo di spendere ingenti somme, Mondadori preferisce acquistare i diritti di un autore nel momento in cui il suo successo è già largamente consolidato: si fa valere, insomma, il peso delle proprie dimensioni economiche. Garcia Marquez, circa dieci anni dopo è tornato d attualità : ma il pubblico, come l editore, è sicuramente cambiato, come sono cambiati i motivi di interesse e i bisogni a cui il consumo di Garcia Marquez risponde. Al bisogno di una narrazione trasparente intorno a un mondo aperto, sembra ragionevole supporre che sia subentrata la volontà di essere a conoscenza dell opera di un autore ufficialmente riconosciuto far parte della Letteratura con la L maiuscola. Prima che a Garcia Marquez, nel 1977, il premio Nobel per la letteratura era stato assegnato a Eugenio Montale. Secondo il settimanale Tuttolibri il Quaderno di quattro anni compare nella classifica dei libri più venduti: fatto più unico che raro, per una raccolta di poesia; ma le ragioni sono le stesse. 5 Id., p Id., p

18 La seconda data da cui, inizialmente, mi è sembrato interessante aprire questa indagine sui libri negli anni settanta è l ultimo anno del decennio precedente: il Nel luglio di quest anno L Istituto finanziario italiano (direttamente legato alla Fiat e alla famiglia Agnelli) acquista il 53% delle azioni della Fratelli Fabbri editori e una delle più grosse cartiere d Italia, situata in Sardegna. Un gruppo estraneo, per la prima volta nella storia del nostro paese, interviene nel mondo editoriale. La Fabbri, in pochi anni, diventerà anch essa un gruppo industriale, assorbendo la Etas Kompass, la Sonzogno, la Bietti, la De Vecchi e la Bompiani; infine si fonderà con la Rizzoli, divenendo, a tutt oggi, il secondo gruppo editoriale italiano. L editoria, tra la fine degli anni sessanta e l inizio degli anni settanta, è un buon affare : i profitti sono in continuo aumento (dal 1968 al 1971 il fatturato complessivo dell editoria registrò un incremento del 46,7%, senza considerevoli aumenti del prezzo dei libri). Ma, oltre alla possibilità di buoni guadagni, l imprenditoria italiana sembra acquisire la consapevolezza: della necessità di una restaurazione politica e sociale dopo l esplosione delle rivolte studentesche e operaie; anche il controllo dell editoria libraria sembrava essere utile per ottenere il consenso di un numero di utenti ancora più vasto rispetto agli anni sessanta 7. Nel decennio che va dal 1970 al 1979 in Italia nascono ben 545 case editrici; in quello precedente ne sono nate solo Le tirature complessive passano, tra il 1971 e il 1974, da a , con un incremento di circa il quaranta per cento rispetto alla media del decennio precedente. Eppure questa proliferazione di editori e di nuovi titoli che appaiono sugli scaffali delle librerie non impedisce che si accentui sempre più la polarizzazione tra piccole o medie imprese editoriali, a carattere per lo più artigianale, non in grado di gestire secondo criteri industriali la produzione e la distribuzione, ed editori più grossi, sempre più attenti agli aspetti di marketing del proprio lavoro, capaci di (o avviati a) dare una 7 Alberto Cadioli, L industria del romanzo, Editori Riuniti, Roma 1981, p Da quest opera sono prese anche le informazioni statistiche riportate di seguito nel testo. 8 Giuliano Vigini, Il libro e la lettura, Editrice Bibliografica, Milano 1984, p

19 organizzazione razionale alla produzione e all immissione sul mercato del prodotto librario. La formazione di gruppi editoriali, avviata intorno alla Fabbri, ma che nei decenni successivi si attuerà anche intorno a Mondadori e Longanesi, almeno nelle intenzioni dovrebbe facilitare proprio questa razionalizzazione del lavoro editoriale. L accorpamento di più marchi consente infatti la condivisione degli uffici tecnici, degli uffici stampa, della distribuzione (con un conseguente risparmio di denaro) e permette di eliminare i titoli presenti contemporaneamente nei cataloghi di più editori. Così, da una parte, tra la fine degli anni sessanta e l inizio dei settanta, l Italia vede nascere (e spesso rapidamente morire) una grossa quantità di piccoli editori, impegnati nella pubblicazione di politica, storia, economia, filosofia, spesso come iniziative parallele e strettamente legate a gruppi politici o organizzazioni studentesche e operaie. La fortuna, brevissima e in verità piuttosto contenuta di queste iniziative, sta in un generale incremento di interesse, tra il 1968 e il 1973, per la saggistica legata ai temi e ai problemi che le agitazioni di questi anni aprono. Se, ad esempio, la tiratura di libri genericamente ascrivibili nella categoria Scienze politiche e economia politica è, nel 1967, di 1176 unità, l anno dopo questa balza a 2028 volumi 9. Era, in particolare nel 68 e dopo, l ondata della saggistica (ma è parola inadatta a descrivere quel tipo di testo): un numero molto elevato di titoli e di nuovi piccoli editori [ ] Vi si incontravano (ed era inevitabile, vista la forte articolazione raggiunta dalla cultura di ricerca, anche in senso generazionale) varie tendenze; sia la spinta alla demistificazione critica della tradizione, sia la scoperta della dimensione linguistica, e della storiografia, assunte come nuove basi per un sapere antiborghese. Ma nasceva anche l ideologia dell inchiesta collettiva, dello smontare e rimontare in gruppo un fenomeno culturale e sociale [ ] Proprio attraverso questa pratica, rafforzata dalla tempesta che si abbatteva sulla scuola e da una ripresa vigorosa della ricerca in campo educativo (che assestò colpi vistosi all asse idealistico ancora predominante) vasti settori giovanili, nelle università e poi nelle scuole, erano coinvolti in un meccanismo di acculturazione alternativa 10, 9 Alberto Cadioli, L industria del romanzo, cit. p Giovanni Ragone, Un secolo di libri, Einaudi, Torino 1999, p

20 La passione per la realtà (raccontata in maniera trasparente e soprattutto senza ironia) che si intravede nella rapida diffusione di Cent anni di solitudine, ha qui, mi sembra, una sua ulteriore manifestazione, per tanti motivi diversa, ma sicuramente accomunata da quel desiderio di far parte di una storia in cammino. Dall altra parte, invece, abbiamo visto che si vanno profilando sempre più delle vere e proprie industrie editoriali, che non rimangono però certo immobili rispetto ai nuovi andamenti di questo mercato. E quindi, nonostante Mondadori, solo per citare un esempio, non si possa certo dire legata dal punto di vista ideologico al movimento, e tanto meno dal punto di vista organizzativo (come invece sono molti piccoli editori), già nel 1968 presenta negli Oscar le opere di Trockij. Se esiste una domanda di marxismo, Mondadori è già pronto a soddisfarla. Eppure, probabilmente, per raccontare le vicende del libro, della sua industria e soprattutto dei suoi lettori in questi anni, si può fare un salto molto più indietro. Potremmo andare addirittura al 1951, anno dell apparizione di una delle prime e più significative forme simboliche che hanno attraversato questi anni: The Catcher in the Rye di J.D. Salinger. Nel 1952 ne esce nel nostro paese una traduzione pirata, pubblicata da Gherardo Casini Editore, intitolata Vita da uomo, ma non se ne accorge praticamente nessuno. I pochi critici che vengono a conoscenza dell opera di Salinger, lo fanno attraverso l edizione inglese. E prima che qualcuno ne parli positivamente, e lo faccia con sufficiente autorevolezza da attrarre l attenzione di un qualche importante editore, dovranno passare altri cinque anni, quando Alberto Arbasino, nel 1958, legge e recensisce l edizione inglese economica Penguin 11. Solo nel dicembre 1961 è pronta la traduzione ufficiale, intitolata Il giovane Holden e pubblicata da Einaudi; nel marzo dell anno successivo sarà già stata stampata la seconda edizione. Perché ci interessa questo lungo racconto che in fondo nasce molto prima del periodo per noi importante e che ha dimostrato di avere in sé la forza necessaria per non rimanere legato a esso? Per una sua particolare, forse unica, capacità di racchiudere dentro di sé la storia del decennio 11 Alberto Arbasino, Il Telemaco moderno, Il Mondo, 12 agosto

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